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Marx e la Stratificazione Sociale: Piccola Borghesia, Ceti Sociali e Mobilità Sociale, Appunti di Sociologia

Antropologia socialeStoria SocialeSociologiaEconomia politica

Sui concetti di classe sociale e ceti sociali secondo marx, con un focus sulla piccola borghesia e la situazione sociale. Vengono esplorate le gerarchie sociali, la stratificazione storica e la mobilità sociale. Il testo include anche discussioni sui ruoli di genere e la divisione del lavoro.

Cosa imparerai

  • Come ha evoluta la stratificazione sociale nella storia?
  • Come si definisce la piccola borghesia secondo Marx?
  • Come influisce la mobilità sociale sulla società?
  • Che classi sociali considera Marx nel suo analisi?
  • Come si definiscono i ceti sociali?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 12/11/2019

AliceRandi
AliceRandi 🇮🇹

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Scarica Marx e la Stratificazione Sociale: Piccola Borghesia, Ceti Sociali e Mobilità Sociale e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! La teoria del conflitto Due impostazioni diverse : - Marx In ogni società le classi si formano per via dei rapporti di produzione e delle relazioni di proprietà: un piccolo numero di persone ha la proprietà dei mezzi di produzione, e la stragrande maggioranza non le ha. La forma di produzione e quella delle proprietà variano poi a seconda del tipo di società: nell’antica Roma c’era la proprietà degli schiavi, nella società antica invece la produzione si basava sulla proprietà della terra e degli strumenti di lavoro ( proprietari terrieri) e dai lavoratori della terra. Infine nella società borghese la proprietà è costituita dal capitale industriale e le due classi principali sono la borghesia ( che lo controlla) e il proletariato (la forza lavoro). Altre classi che Marx prende in considerazione sono la piccola borghesia (artigiani e commercianti).Questa classe si può collocare nel mezzo perché è formata da persone che sono proprietarie di mezzi di produzione, acquistano forza lavoro, ma nello stesso tempo svolgono anche un lavoromanuale. Il sottoproletariato infine è una massa nettamente distinta dal proletariato industriale e ne fanno parte ladri e delinquenti di ogni genere. Marx distingueva tra classi in sé e classi per sé. Con la prima espressione indicava un insieme di individui che si trovano sulla stessa posizione rispetto alla proprietà di mezzi terrieri. Usava la seconda quando questi individui prendevano conoscenza di avere degli interessi comuni e di appartenere alla stessa classe. Il passaggio da una classe all’altra è favorito da tre fattori: Fattori che facilitano la comunicazione fra gli appartenenti a una classe, fattori che riducono le stratificazioni interne di una classe e infine fattori che rendono più rigide le barriere di classe. La storia è essenzialmente la storia di lotte di classe tra sfruttatori e sfruttati. • La stratificazione sociale è lo strumento creato e tenuto in vita da una classe per proteggere e promuovere i propri interessi economici. • In ogni società l’asse portante delle classi si trova nei rapporti di produzione e nelle relazioni di proprietà. La forma di produzione e quella di proprietà variano a seconda del tipo di società. - Weber → Le fonti delle disuguaglianze e i principi fondamentali di aggregazione degli individui vanno ricercati in tre diverse sfere: • Economia: gli individui si uniscono sulla base di interessi materiali comuni, formando classi sociali. • Cultura: gli individui si uniscono seguendo comuni interessi ideali e dando origine ai ceti. • Politica: gli individui si associano in partiti o in gruppi di potere per il controllo dell’apparato di dominio. La sua definizione di classe assomiglia a quella di Mrx : il possesso e la mancanza di possesso costituiscono le categorie fondamentali di tutte le situazioni di classe. Però, mentre per Marx il criterio di appartenenza a una classe era la proprietà e i mezzi di produzione, per Weber era la situazione di mercato. I mercati erano tre: del lavoro, del credito e delle merci. Nel primo si contrapponevano classe operaia e imprenditori, nel secondo debitori e creditori e nel terzo consumatori e venditori. Weber distingue fra <<classi possedenti privilegiate positivamente>>(chi possiede) e <<classi acquisitive privilegiate negativamente>> (chi non ha niente). -Le classi sociali in weber Classi possidenti privilegiate in senso positivo  redditieri • Classi possidenti privilegiate in senso negativo  coloro che non dispongono di nulla • Classi medie  coloro che hanno piccole proprietà o un po’ di istruzione o qualche competenza professionale • Classi acquisitive privilegiate in senso positivo imprenditori di vario tipo o professionisti forniti di un alto livello di preparazione • Classi acquisitive privilegiate in senso negativo  lavoratori -I ceti sociali Situazione di ceto: ogni componente tipica del destino di un gruppo di uomini, la quale sia condizionata da una specifica valutazione sociale, positiva o negativa dell’onore, che è legato a qualche qualità comune di una pluralità di uomini. • Per migliorare la loro situazione, i ceti seguono la strategia della chiusura sociale, restringendo cioè gli accessi alle risorse e alle opportunità a uno strato limitato di persone, dotato di certi requisiti. Teoria dello squilibtio di status Lenski e altri sociologi hanno proposto questo concetto per spiegare alcune forme di comportamento si rifacevano ad una concezione pluridimensionale della stratificazione sociale. • Lenski: in ogni società vi è una pluralità di gerarchie (reddito, potere, istruzione, prestigio) e ciascun individuo occupa una posizione in ognuna di queste gerarchie. • Equilibrio di status: quando una persona si trova in ranghi equivalenti nelle diverse gerarchie. • Squilibrio di status: quando un individuo non si trova allo stesso livello in tutte le gerarchie ( è causa di frustrazioni e di tensioni per colui che vi si trova e può provocare il suo isolamento sociale). La stratificazione nella storia Quattro i più importanti sistemi di stratificazione sociale esistiti nella storia dell’umanità: 1. Sistemi schiavistici Schiavitù: forma estrema di diseguaglianza, in cui delle persone ne possiedono altre, le fanno lavorare, le puniscono e le possono vendere a proprio piacimento. La schiavitù può esistere soltanto in una economia poco sviluppata che richieda grandi quantità di lavoro umano. 2. Sistema delle caste in India La casta è un ceto chiuso caratterizzato dall’endogamia. Ogni casta è legata allo svolgimento di un mestiere o di una funzione rituale (specializzazione ereditaria). Le caste formano un ordine rigidamente gerarchico, basato sul criterio religioso della purezza. Il sistema delle caste esiste in india da almeno 2500 anni. Secondo i testi sacri, la società indiana si divideva in 4 grandi gruppi di caste che avevano funzioni sociali diverse ed erano poste in ordine gerarchico; al vertice vi era la casta dei sacerdoti, poi quella dei cavalieri, poi i contadini e come ultima, la casta dei lavoratori e dei servitori domestici. Sicuramente però l’organizzazione in caste dell’india è formata da alcune migliaia di caste. Indipendentemente dal numero, però le caratteristiche presenti in ogni casta sono: 1:In primo luogo, la casta è un <<ceto chiuso>> ci si entra solo per nascita. In certi casi però è ammesso il matrimonio di una donna con un uomo di casta lievemente superiore. 2:In secondo luogo, caratteristica della casta è la specializzazione ereditaria, ossia ogni casta è legata allo svolgimento di un mestiere. 3:In terzo luogo, le caste formano un ordine rigidamente gerarchico, basato su un criterio religioso: quello della purezza, più una casta è pura, più sarà elevata gerarchicamente. 3. Sistema dei ceti nelle società di antico regime Enorme importanza dello status ascritto. Differenze sociali di diritto tra i cittadini. L’appartenenza a un ceto conferiva un certo grado di prestigio, ma richiedeva un particolare stile di vita e dunque imponeva obblighi e divieti. 4. Sistema delle classi nelle società moderne Si tratta di una sistema di fatto e non di diritto. • Due schemi di classificazione: 1. Sylos Labini  basato sul tipo di reddito percepito dall’individuo 2. Goldthorpe  basato su due criteri: a) la situazione di lavoro. b) la situazione di reddito. Due schemi di classificazione Il primo dei due schemi è stato proposto da Labini, ed è basato principalmente sul tipo di reddito percepito da un individuo. Vi sono 3 grandi categorie di reddito: la rendita, il profitto e il salario. Distingue cinque grandi classi sociali: 1. Borghesia = proprietari di fondi rustici e urbani (rendite), imprenditori e alti dirigenti (profitti e redditi misti), professionisti (redditi misti). 2. Piccola borghesia = lavoratori autonomi (redditi misti). 3. Classe media impiegatizia = impiegati pubblici e private. 4. Classe operaia = braccianti e salariati fissi in agricoltura, operai dell’industria e dell’edilizia e del terziario (salari). 5. Sottoproletariato = coloro che restano a lungo lontani dalla sfera produttiva, disoccupati. Il secondo schema di classificazione è stato proposto da Goldthorpe e si basa su due criteri: la situazione di lavoro e la situazione di mercato. Situazione di lavoro = posizione occupazionale nella gerarchia organizzativa. • Situazione di mercato = complesso dei vantaggi e degli svantaggi simbolici e materiali, di cui godono i titolari dei vari ruoli lavorativi. • Incrociando queste due dimensioni si giunge a uno schema a sette classi. 1. imprenditori, professionisti e dirigenti di livello superiore. 2. professionisti e dirigenti di livello inferiore. 3. impiegati e addetti alle vendite. 4. piccola borghesia urbana (commercianti e artigiani) e agricola. LA MOBILITA NELLE SOCIETA NON CONTEMPORANEE L’india e le caste: La religione indù è molto severe a riguardo della mobilità fra le diverse caste. Tuttavia ammette una forma particolare si mobilità sociale: quella fra una vita e l’altra. I due principi fondamentali dell’induismo sono la credenza nella metempsicosi e la teoria della retribuzione. (Ad ogni successiva morte in un corpo, l’anima passa in un altro corpo, e la posizione che questo occupa nelle caste dipende da come si è comportato nella vita precedente). Per quanto riguarda la mobilità sociale collettiva, invece c’era una speranza movimento. Infatti le caste intermedie e inferiori cercavano spesso di conquistare una posizione più elevata nella scala sociale. Questo processo viene chiamato di <<sancritizzazione>> (ossia il processo con cui gli individui di una casta cambiano costumi ideali e rituali, imitando quelli di una casta superiore). La Cina e il sistema degli esami: In Cina, il rango sociale dipendeva dagli esami che un individuo aveva sostenuto. Questo perché quando l’imperatore, introdusse il sistema degli esami, stabilì che solo coloro che avessero passato tali esami potevano entrare a far parte del ceto al vertice della gerarchia, ossia i funzionari governativi. Questo sistema degli esami favorì la mobilità sociale, in quanto anche proprietari terrieri, mercanti e artigiani, potevano far parte di ceti molto più alti. La società di antico regime: Le ricerche storiche mostrano ch nella società di antico regime, era presente una notevole mobilità assoluta, non solo collettiva ma anche individuale. Molto forte era la mobilità intragestionale, che era dovuta in parte a quel fenomeno chiamata <<circolazione dei giovani>> (i giovani venivano mandati per alcuni anni a servire in casa di altre famiglie spesso di nobili). In altre zone di Europa, flussi consistenti di giovani lasciavano i genitori per emigrare in un centro urbano dove trovare un’occupazione, in attesa poi di tornare a casa e di sostituire il padre o il fratello nella attività familiare. Questo tipo di mobilità viene chiamata mobilità con ritorno alle origini. Nella società di antico regine poi, non mancava neanche la mobilità di tipo intergenerazionale: in linea di principio l’aristocrazia era un ceto a cui si apparteneva per classe, alcuni riuscivano ad entrarci anche se erano nati da un'altra famiglia non aristocratica. Tanto vero che non si entra in una classe non si entrava solo per nascita, tanto è vero che non si esce solo per morte. Infatti alcuni nobili hanno provato la brutta esperienza del <<Declassamento>>della mobilità sociale discendente. Coloro che si trovano in questa situazione venivano chiamati <<Poveri vergognosi>>. La teoria liberale dell'industrialismo Importanza dei fattori economici • Quanto più è avanzata l’economia di un paese, tanto maggiore è la mobilità assoluta e relativa che esso presenta. Secondo questa teoria, il passaggio dalla società preindustriale a quella industriale è stato accompagnato da un aumento della mobilità sociale sia assoluta (grazie ai continui mutamenti del mercato) sia relativa (grazie a un processo di razionalizzazione che rende importanti i ruoli acquisiti e non più gli ascritti). La teoria dei fattori culturali e politici La forte mobilità sociale di alcuni paesi è dovuta a fattori di ordine culturale o politico. è in netto contrasto con la prima. I sostenitori di questa seconda tesi, prevedono che la forte mobilità di alcuni paesi è dovuta a fattori di ordine culturale o politico (tipi di istituzione, comportamento del governo ecc.) Essi sostengono anche che l’andamento della mobilità sociale è diverso da paese a paese. La teoria di Sorokin • Fluttuazioni, ondate di maggiore mobilità o immobilità sono determinate dalla diversa importanza assunta da fattori esogeni (rivoluzioni, guerre, invasioni) ed endogeni (per es. l’interesse di coloro che occupano posizioni di vertice a non far cadere alcune barriere o a sostituirle con altre) al sistema di stratificazione. La teoria di Lipset e Zetterberg • L’andamento della mobilità sociale è simile nelle diverse società industriali occidentali. • Una forte mobilità sociale (assoluta) è una caratteristica specifica dell’industrializzazione. • La mobilità delle società diventa relativamente elevata quando la loro industrializzazione ed espansione economica raggiunge un determinato livello (solitamente nella fase di decollo di questo processo). La teoria di Featherman, Jones e Hauser • La mobilità sociale assoluta dipende da fattori esogeni (di carattere economico, tecnologico e demografico) e quindi varia nei diversi paesi sviluppati. • La mobilità relativa è all’incirca la stessa in tutti i paesi sviluppati e non cresce parallelamente al loro sviluppo economico. Mobilità assoluta in Italia • Cobalti e Schizzerotto analizzano i diversi aspetti della mobilità sociale prendendo in considerazione tre punti: 1. classe sociale della famiglia di origine 2. classe sociale del soggetto alla prima occupazione 3. classe sociale attuale • Fra questi tre punti, sono possibili cinque diversi tipi di itinerari sociali: 1. Gli immobili: restano nella stessa classe del padre e non sperimentano alcun tipo di mobilità. 2. I mobili con ritorno alle origini: entrano nel mercato del lavoro con una posizione diversa da quella del padre, ma dopo alcuni anni tornano al punto di partenza. 3. I mobili all’entrata nella vita attiva: partono da una posizione diversa da quella del padre e vi restano anche in seguito. 4. I mobili nel corso della vita attiva: iniziano dalla stessa posizione del padre che dopo poco lasciano per occuparne una diversa. 5. I supermobili: partono da una posizione diversa da quella del padre e in seguito la cambiano, senza tornare al punto di partenza. Gli effetti della mobilità sociale • Quali effetti ha la mobilità sociale sugli individui, sulla loro percezione del mondo, sui loro valori, sui loro comportamenti, sulle loro relazioni? 1. Ipotesi dello sradicamento sociale-> • La mobilità è un percorso, doloroso e difficile, che può generare tensioni e squilibri (Durkheim e Sorokin). • Superconformismo ai valori della classe di arrivo (casi di mobilità ascendente): gli individui tentano di integrarsi nella nuova classe e di farsi accettare dagli altri. • Rifiuto assoluto dei valori della classe di arrivo (casi di mobilità discendente): il soggetto rifiuta di aderire agli usi e ai modi di agire della nuova classe, considerando, molto spesso, questa situazione come transitoria. 2. Ipotesi dell’acculturazione o risocializzazione Nel passaggio da una classe all’altra, l’individuo: – ridefinisce, necessariamente, la propria identità sociale – cambia il proprio modo di pensare e di agire • Questo mutamento non è repentino e radicale: – il soggetto ridefinisce se stesso gradualmente, abbandonando i valori della vecchia classe per apprendere quelli della nuova. Le differenze di genere • Sesso: gli attributi dell’uomo e della donna riconducibili alle loro caratteristiche biologiche. • Genere: le qualità distintive dell’uomo e della donna definite culturalmente. • Dimorfismo sessuale: uomini e donne presentano differenze chiare e visibili di carattere anatomico. • Le teorie che spiegano le differenze di atteggiamento e di comportamento, riscontrate fra gli uomini e le donne, possono essere ricondotte a due impostazioni opposte: -essenzialismo. Dualismo assoluto dei due sessi → le differenze tra mascolinità e femminilità sono naturali ,universali, immodificabili. Uomini e donne si nasce ; -costruttivismo sociale . Somiglianza dei generi → le differenze sono una costruzione sociale : uomini e donne si diventa. Essenzialismo Le teorie essenzialiste vengono spesso sostenute da studiosi di scienze naturali di sesso maschile. • Esse sono frequentemente di tipo biologico e riconducono la mascolinità e la femminilità a differenze: – ormonali – degli emisferi celebrali: lateralizzazione del cervello o asimmetra emisferica – della capacità riproduttiva (investimento parentale) Essenzialismo femminista • Il genere (la mascolinità e la femminilità) è una essenza che esiste indipendentemente dalla definizione culturale o sociale. • Uomini e donne hanno personalità universalmente diverse, perché radicalmente diverse sono le loro prime esperienze relazionali. I primi tendono alla separazione, isolamento mentre le seconde all'unione, associazione, cooperazione. • Fondamentale il ruolo della figura materna nella costruzione dell’identità di genere. Costruttivismo sociale • Il genere è una costruzione sociale: le differenze negli atteggiamenti e nei comportamenti degli uomini e delle donne variano culturalmente. • La divisione sessuale del lavoro è un universale culturale (esiste in tutte le società primitive). – Ma in società diverse i compiti sono diversi (cucina!). Genere e cultura Numerose prove a favore della tesi che il genere è una costruzione sociale risultano da una ricerca condotta dalla studiosa americana Mead su tre tribù della nuova Guinea: Gli Arapesch: Non solo le donne ma anche gli uomini erano miti, tranquilli, passivi e affettuosi. I Mundugumur: Una tribù di cannibali e cacciatori nella quale non solo gli uomini ma anche le donne, erano sospettose, irascibili e aggressive. I Tschambuli: Nella quale le donne erano pratiche e efficienti, gli uomini passivi, sensibili e delicati. La divisione sessuale del lavoro Compiti che in alcune società sono considerati tipici degli uomini, n altri vengono ritenuti appropriati per le donne. • Ci sono tre ipotesi (discutibili) sulla divisione sessuale del lavoro: 1. maggiore forza fisica degli uomini. 2. Compatibilità con l’allevamento dei bambini: le donne svolgono quei compiti che si possono conciliare con l’allattamento e la cura dei figli. 3. Spendibilità riproduttiva: gli uomini svolgono i compiti più pericolosi, perché ai fini riproduttivi sono più sacrificabili delle donne. Le decisioni politiche spettavano agli uomini ma le donne anziane esercitavano su di loro una notevole influenza (erano loro a eleggerei membri del consiglio ; avevano il controllo sul cibo e su molti manufatti). Con lo sviluppo dell'agricoltura intensiva la divisione sessuale del lavoro si accentuò (le donne persero il ruolo produttivo). Lo status delle donne • Non sono mai esistite società in cui il potere politico è stato nelle mani delle donne (matriarcato). • Le donne avevano notevole importanza solo nelle società di cacciatori / raccoglitori (Irochesi). • «Il regalo che le civiltà agricole fecero alle donne fu di condannarle a svolgere il lavoro domestico, a partorire ed allattare figli, a servire padri, mariti e fratelli». Aristotele sosteneva che la donna era un uomo mancato… una creatura essenzialmente debole, manchevole di qualcosa. • Le grandi religioni universali (cristianesimo, islamismo, induismo, buddismo, giudaismo) prescrivevano, in misura maggiore o minore, la subordinazione delle donne e, all'interno dell'organizzazione, le tenevano lontano dal potere. • Per spiegare nel tempo e nello spazio, la condizione delle donne si possono impiegare tre fattori: 1. il sistema di parentela: l’importanza sociale delle donne è maggiore nelle società a sistema matrilineare. 2. La frequenza con cui una società è in guerra: maggiore è la frequenza, più è probabile che le relazioni fra uomini e donne siano androcentriche. 3. L’entità del contributo che le donne esercitano sulla produzione e controllo delle risorse economiche. Mutamenti recenti Negli ultimi decenni, in molti campi, vi sono stati profondi cambiamenti nelle differenze di genere: lavoro, politica e salute. Nel lavoro Per quanto riguarda il lavoro, alcune ricerche hanno messo in luce importanti differenze tra uomini e donne circa:  uso del tempo  istruzione  tassi di attività  segregazione occupazionale  retribuzione Differenze nell’uso del tempo • Le donne, tendenzialmente, lavorano in media di più degli uomini. • Hanno meno tempo da impiegare per le cure personali e il tempo libero. • Occupano un maggior numero di ore nelle varie forme del lavoro non retribuito, soprattutto nelle attività di cura. È aumentato invece il numero di donne che svolgono un lavoro retribuito e il tempo che esse vi dedicano. • Definiamo razziste quella dottrine, atteggiamenti e pratiche che discriminano, sulla base dell’appartenenza etnica, l’accesso all’esercizio di diritti e a determinate opportunità e posizioni sociali. Assumono la razza come fattore determinante dei rapporti umani, dell'organizzazione sociale e dei comportamenti singoli. • Parliamo di discriminazione razziale quando in una società ai membri di una popolazione identificata per le sue caratteristiche, reali o presunte, di razza, viene negato l’accesso all’esercizio di una serie di diritti. QUATTRO CASI DI DISCRIMINAZIONE RAZZIALE 1: L’antisemitismo (auto-razzizazione) Il termine Antisemitismo fu adottato in Germania verso la fine del 19 secolo dai circoli nazionalisti che si opponevano di riconoscere agli ebrei uguali diritti di cittadinanza. Nel tardo medioevo, gli ebrei vennero esclusi sia dalla proprietà della terra, sia dall’esercizio di mestieri. Essi si specializzarono nell’unico mestiere disponibile, il prestito ad interesse (usura). Per legge, gli ebrei dovevano risiedere in delle aree a loro riservate, ai margini o al di fuori delle mura cittadine. Poi la segregazione spaziale toccò il suo vertice con la creazione del ghetto: un quartiere circondato da mura nella quale gli ebrei erano obbligati a risiedere e le cui porte venivano chiuse ogni sera. Agli ebrei venivano attribuite le colpe delle ricorrenti situazioni di crisi, divennero il capo espiatorio alla quale imputare tutti i mali. Questo portò al tentativo di sterminio messo in atto durante la seconda guerra mondiale dal regime nazista. Infine la persecuzione subita rafforzò il movimento sionista che era nato per dare al popolo ebraico un territorio e uno stato. Si arrivò così alla fondazione in Palestina dello stato di Israele nella quale emigrarono ondate di ebrei. Ciò apri un nuovo fronte di guerra fra Israele e il mondo islamico che va avanti ancora oggi. 2: Il dilemma americano Negli Stati Uniti, i neri per parecchi hanno, sono restati lo strato più povero della società, in quanto subivano forme di discriminazione sia dal punto di vista residenziale sia nell’accesso al mercato del lavoro. La loro condizione cominciò a cambiare, solo quando sotto la spinta del movimento non violento guidato da Martin Luther King, il congresso passò delle leggi che ponevano fine alla discriminazione razziale. Per contrastare la discriminazione però non bastano solo delle leggi, quindi furono adottate delle misure che vanno sotto il nome di Azioni positive, che consistono nel riservare agli esponenti delle minoranze, una quota di posti nell’ammissione alle scuole e nel mercato del lavoro. La grande maggioranza della popolazione nera, resta però ancora nel fondo della società, e questo significa che il dilemma americano, resta ancora un problema aperto. 3: Il Sudafrica dal’apartheid alla convivenza (etero-razzizazione) Nel Sudafrica il regime dell’Apartheid si istaura dopo il 1948. La società dell’apartheid è una società rigidamente gerarchizzata; al vertice si trova la minoranza bianche, seguono gli indiani, i malesi, e infine gli altri neri. In regime di Apartheid i diritti politici, sono esclusivamente riservati ai bianchi e vige una rigida discriminazione nell’accesso al lavoro, proprio come negli stati uniti. Le cose cominciarono a cambiare, solo con a creazione e il rafforzamento di un grande movimento nero: L’African National Congress. Nel 1990, il leader del movimento, Nelson Mandela fu eletto presidente e il Sudafrica volto pagina; si passava da una forma di discriminazione assoluta, alla convivenza pacifica tra i bianchi e i neri. 4: L’immigrazione verso i paesi europei e L’Italia in particolare. Dopo che l’Europa ha cessato di essere area di emigrazione è diventata area di immigrazione. Due fattori sono all’origine di questa corrente migratoria: 1: L’esplosione demografica che in molti paesi del terzo mondo ha spezzato l’equilibrio tra popolazione e risorse. 2: lo straordinario periodo di sviluppo dei paesi de’Europa. In Italia la presenza di stranieri (solo quelli regolari) si aggira sul 2%. In altri paesi la percentuale è più del doppio. I paesi dell’Europa occidentale stanno quindi diventando società multietniche e multirazziali. È ovvio che queste correnti migratorie tendono a produrre tensioni e conflitti. Di fronte a queste tensioni, i paesi dell’Unione Europea hanno adottato negli ultimi anni politiche di contenimento tendenti a porre un contenimento all’immigrazione. Anche in questo caso, ovviamente gli immigrati incontrano atteggiamenti discriminatori nei loro confronti. Le etnie • Il concetto di etnia rimanda a differenze di ordine culturale, che si trasmettono di generazione in generazione, attraverso i meccanismi della trasmissione culturale. • Gli elementi che contraddistinguono un gruppo etnico sono: nomi, miti, tradizioni, cultura, territorio, solidarietà. • Si parla di etnia o gruppo etnico quando: 1. i membri di un gruppo designano se stessi, e sono designati da altri, mediante un nome 2. si è prodotto il mito di una comune origine o discendenza 3. si è creata una comunità che condivide certe memorie comuni (tradizioni) e vi è chi si preoccupa di trasmetterle alle generazioni future. 4. C’è una cultura condivisa (linguaggio, credenze religiose, costumi, forme di alimentazione, espressioni artistiche e letterarie, ecc.) che presenta caratteri distintivi rispetto alle popolazioni geograficamente vicine. 5. C’è un territorio (o soltanto un luogo simbolico) che i membri del gruppo considerano proprio per diritto storico anche quando vivono dispersi o separati. 6. Si sviluppa un sentimento di solidarietà particolaristico tra i membri del gruppo, che non si estende ai membri di altri gruppi. I gruppi etnici cambiano nel tempo • Gli elementi che costituiscono un’etnia si modificano nel tempo per effetto di fattori che possono rafforzarne o indebolirne la coesione. • Endogeni cioè la presenza/assenza di: – un élite letterata, dedita alla conservazione e trasmissione delle tradizioni; conflitti interni di natura religiosa, politica o sociale, che minano la solidarietà. • Esogeni, per esempio: – il contatto con culture etniche; lo stato di guerra con etnie vicine La nazione 1. Primo significato: il concetto di nazione designa una collettività (un popolo) che si richiama a una discendenza comune, ai vincoli creati dalla lingua, dai costumi e dalle tradizioni comuni e che, in virtù di tale comunanza, rivendica a sé il diritto di organizzarsi, su un dato territorio, in forma di stato sovrano. • In questo caso, la nazione si fonda sull’etnia ed entrambe, etnia e nazione, precedono la formazione dello “stato nazione”. 2. Secondo possibile significato: il concetto di nazione designa una collettività di cittadini che hanno comuni diritti e doveri nell’ambito di uno stato territoriale. • In questo caso, lo stato precede la formazione della nazione e questa può essere composta anche da etnie differenti. La politica • Politica: regno del possibile. • Ma politica anche come “fini, obiettivi, scelte di un’organizzazione o associazione”. • Sociologia: ha a che fare col governo e la regolazione della società. In sociologia :Un ambito istituzionale distinto, dove troviamo lo stato e la sua organizzazione, i partiti e la competizione elettorale, i movimenti sociali, i gruppi di interesse. Lo stato e l’interazione politica • Per definire la politica occorre partire dal concetto di potere politico. • Distinguiamo tre tipi di potere in riferimento ai mezzi, ovvero alle risorse di cui dispone un’organizzazione o un attore: 1. potere economico 2. potere ideologico 3. potere politico Il potere • Potere economico: chi possiede certi beni materiali o risorse finanziarie può indurre chi non li possiede ad accettare una determinata condotta. • Potere ideologico: la capacità di influenzare i comportamenti delle persone con idee espresse da soggetti a cui è riconosciuta un’autorità. • Potere politico: il controllo degli strumenti attraverso i quali si esercita la forza fisica. • E la capacità di elaborare, selezionare e introdurre nella competizione politica interessi e identità sociali, costruendo identità politiche. Lo stato (Weber) • Lo stato, cioè la principale istituzione politica, attorno al quale ruota la politica moderna, ha il monopolio dell’uso legittimo della forza. Cioè: 1. lo stato sottrae a qualsiasi altro gruppo l’uso della forza; 2. lo stato è in grado di utilizzare la forza per ottenere obbedienza; 3. è una sfera sociale diversa dalla società civile. La legittimità del potere • Questione della legittimità: potere riconosciuto legittimo → autorità. • Due visioni: politica come esercizio del comando; politica come esercizio della libertà (polis greca). • Nella polis, la sfera politica è caratterizzata da: persuasione e parola; libertà (no sottomissione; azioni liberamente scelte); uguaglianza. Lo stato • Lo stato è un’organizzazione politica particolarmente complessa che governa, organizza e controlla nel suo insieme una società stabilita in un certo territorio (lo «stato nazione»). Caratteristiche dello stato : • Differenziazione: lo stato non è la società ma la organizza (rischio invadenza della politica). • Sovranità: controlla la società con il monopolio della coercizione legittima. • Centralizzazione: superamento delle differenze locali dal punto di vista normativo Nazionalità e cittadinanza • Il popolo è qualcosa di più di una semplice popolazione. È anche politica (A) e cultura (B). • Gli individui sono cittadini (con diritti e doveri connessi) → A: da sudditi a cittadini. • Le comuni radici etniche (storiche, religiose, linguistiche) → B: nazionalità. • L’insieme di esse è l’identità nazionale. La cittadinanza (T. H. Marshall) • Cittadinanza: 1. civile (diritti necessari per la libertà individuale); 2. politica (diritto di eleggere ed essere eletti); 3. sociale (diritto a standard di consumi, salute, istruzione). Lo stato nazionale • Una nazione è allora una comunità di appartenenza alla quale si sente legato un popolo che ha comuni radici etniche e che continua a costruire la sua storia come comunità politica di cittadini che esercitano liberamente i loro diritti e che riconoscono doveri reciproci. • Lo stato moderno è dunque uno stato di cittadini che appartengono a una stessa nazione. In questo senso è anche chiamato stato nazionale. La democrazia • Legittimazione democratica: sovranità appartiene al popolo che la esercita in base a diritti politici. • Democrazia è un regime politico basato sul consenso popolare e su controllo governanti da parte dei governati. • L’opposto della democrazia è autocrazia (totalitarismo): gradi intermedi (anocrazia). La legittimazione del potere • Il potere si trasforma in autorità quando viene legittimato: la legittimazione riguarda un intimo convincimento dei governati che chi comanda ha il diritto di farlo e che è giusto obbedire. • Si possono distinguere tre tipi di potere legittimo (Weber): 1. tradizionale 2. carismatico 3. razionale Il potere legittimo (Weber) • Tradizionale: la legittimità si basa sulla credenza del carattere sacro delle tradizioni. • Carismatico: credenza del carattere straordinario di un capo, dotato di virtù o capacità esemplari. • Razionale: credenza che un certo sistema di norme statuite è valido. Chi occupa il potere ne ha il diritto, perché nominato o eletto secondo criteri previsti dalle norme. – Non considera la politica come libera autodeterminazione del popolo sovrano. La partecipazione politica • La partecipazione politica è il coinvolgimento dell’individuo nel sistema politico a vari livelli di attività, dal disinteresse totale alla titolarità di una carica politica. – La partecipazione politica può essere rappresentata da una scala piramidale, al crescere della quale si restringe il numero di coloro che partecipano. • Partiti politici: associazioni di cittadini, competono per sostenere candidati a cariche pubbliche e promuovere idee e interessi nell’esercizio del potere politico. • Gruppi interesse e pressione: hanno attività politica più specifica. • In cima alla scale chi ricopre carica politica. • Tipologia dei votanti – Voto di opinione: scelta ragionata in base a programmi, esposto a comunicazione di massa, incerto. – Voto di appartenenza: testimonia e ribadisce un’identità, voto stabile. – Voto di scambio: transazione, voto personalizzato perché chi lo offre non si sente parte di interesse collettivo e chi fa favore è ben individuabile (voto clientelare). È patologia del processo democratico I partiti politici • Due attività dei partiti 1. Formazione, aggregazione e trasmissione della domanda politica. L’ebreo [Simmel: lo straniero dal punto di vista della comunità] • Generalità (indifferenziazione): ebrei di Francoforte, nel Medioevo, tasse fisse a prescindere da reddito. • Le differenze e le relazioni intersoggettive non erano percepite dagli altri (gruppo sociale dominante). • I forestieri non si distinguono gli uni dagli altri: omogeneità formale delle relazioni con la comunità… non sono individui, ma un gruppo indifferenziato. • Forestiero come modello di rapporti sociali… ambivalenti L’incontro con l’altro Abbiamo visto il punto di vista della comunità che accoglie… Ma qual è il punto di vista del forestiero? • Il forestiero: – è smarrito nel contatto con la comunità (disorientamento); mancanza di punti di riferimento comuni. – Inoltre, ha bisogno di essere accettato dalla comunità. • Relazione iniziale: osservazione, etnografia… • Si avvicina al gruppo in maniera inadeguata, ambigua, genera diffidenza. La comunità vista dal forestiero • Stile cognitivo: il forestiero deve tradurre il dato osservato nel suo modello culturale (equivalenza interpretativa… etnocentrismo). • Il senso comune, la mappa concettuale e simbolica a lui sconosciuta gli appare incoerente, non razionale… • Comprendere il «naturale», il «dato per scontato» della comunità (Alfred Schütz). • In quanto ospite, immigrato, marginale, turista… • Il forestiero esperisce la distanza sociale dal gruppo integrato. • Differenze: culturali (orizzontali) ma anche sociali (status, verticali). • Anche le differenze culturali tendono ad essere verticali (etnocentrismo di ogni cultura)… Lo straniero nella contemporaneità • L’incontro con l’altro diviene più significativo in alcuni momenti storici. • Con la società moderna, fine dell’omogeneità delle comunità tradizionali (nazionale, etnica, religiosa…). • Aumento delle differenze (anche interne). • Distanza dall’altro: relativa. • Fasi storiche: rifiuto (i Turchi!), falsa carità (colonialismo), fascinazione (esotismo)… • Oggi: l’altro come fonte di conoscenza di sé. • Inoltre, globalizzazione: identità culturali collettive, identità plurali… • Bisogno di appartenenza sempre insoddisfatto (Bauman)… e bisogno di cambiamento. Il movimento • Dallo studio del forestiero allo studio dei suoi movimenti… Interesse (teorico) per i viaggi (soggiorni temporanei, per piacere o per lavoro). • Interesse per le relazioni tra chi si trova temporaneamente in un luogo e la comunità locale. • Tipi di interazione: ostile (conquista), casuale, ospitale… (commerciante, ricercatore, viaggiatore per piacere)… questi diventerà il «turista», soprattutto con il turismo di massa, per la sua valenza economica Turismo di massa • Dopo la II Guerra Mondiale, spinta espansiva del turismo… organizzazione del tempo libero di una società affluente e opulenta (del benessere). • Definizioni: mobilità territoriale, limitata nel tempo, relazioni con la popolazione locale, funzione meramente di consumo. • Ma anche aspettavi soggettivi: motivazione e propensione al movimento… «Innato» desiderio di movimento? • Origine sociale: il piacere del viaggio, stimoli del contesto d’origine (pop. urbana vs rurale) Caratteristiche del movimento turistico • Il turismo come fenomeno per nulla «essenziale» • Esso sorge al di là dei bisogni essenziali (primari, piramide di Maslow), come soddisfacimento di bisogni di lusso (valori post-materiali, Inglehart). • Questi bisogni mutano nel tempo… • Pressione sociale (coercizione al movimento) e bisogni («soggettivi») di consumo di lusso. • Il turista aspira al confort e alla sicurezza Cambiamento • Il turista fa qualcosa di nuovo, insolito, diverso dalla routine quotidiana. • Presupposto: cambiamento e novità sono fonte di piacere. • Questo differenzia il ruolo del turista da altri ruoli di viaggio. Non contano tanto le caratteristiche oggettive (distanza, durata…) quanto le aspettative soggettive. Diversità di motivazioni • La ricerca del piacere cioè di novità e cambiamento… Ma si può distinguere... – … tra sightseers (cacciatori di luoghi e immagini nuove) – e vacationers (vacanzieri che cercano soprattutto cambiamento dalla routine quotidiana). • Se la motivazione è la novità: turismo in senso stretto, orientamento alla novità, è multidimensionale (più esperienze insieme) • Sightseers: prevalenza del movimento (viaggio), visita di luoghi straordinari, con alto valore simbolico, tratti distintivi; movimento di raggio maggiore. • Vacationers: privilegio delle condizioni di soggiorno e ospitalità, luoghi scelti per i servizi presenti (accoglienza, cibo, sole, spiagge…). • Nella realtà, le motivazioni si mescolano in una stessa esperienza. Spesso: alla prima visita, sono tutti sightseers, per diventare dopo vacationers. • Sightseers: vedere le cose da vedere: il turista in viaggio non vede il mondo così com’è ma ciò che l’organizzazione turistica (anche la comunità locale) ha selezionato per lui. • Ciò che viene preso per autentico, reale, naturale… è un prodotto (culturale). • Per uscire da questo vicolo cieco: impregnazione, scoperta, avventura. Relazioni culturali • Relazioni che si instaurano tra tutti gli attori dell’esperienza turistica: altri viaggiatori, organizzatori, popolazione locale. • Relazione con la popolazione locale: possibili conflitti nel contatto con comunità marginali, locali, etnicamente minoritarie… • Forme di turismo con obiettivi diversi che creano relazioni diverse. Il turismo etnico • Motivazione: ricerca di contatto con costumi di vita diversi («pittoreschi»): visita a villaggi dei nativi, osservazione di cerimonie tradizionali… • È turismo lontano da quello di massa, coinvolge ristrette élite dotate di curiosità. • I piccoli numeri riducono l’impatto sulla popolazione locale. • [Può anche configurarsi come turismo d’ambiente: Motivazione: ricerca di luoghi remoti, in ambienti esclusivi e scenari insoliti, per esperire un diverso rapporto con l’ambiente naturale.] Il turismo culturale • Motivazione: ricerca di uno stile di vita diverso, che sta scomparendo. • Frequenza di feste tipiche, sagre; visite a manifatture artigiane… • I numeri sono superiori e se divengono grandi, il rischio di impatto conflittuale con la popolazione locale è alto (fotografare le persone che non lo desiderano). Il turismo storico • Motivazione: ricerca vestigia del passato; sfrutta il circuito museale (ma anche chiese e cattedrali, monumenti, rovine…). • Coinvolge un numero elevato di persone, ma molto strutturato. • I contatti con la popolazione locale sono ridotti e strumentali (economici) Il turismo ricreativo • Tipico del vacationer, cerca relax e distacco dalla vita urbana. • Spesso: modello delle 4 S (Sun, Sea, Sand and Sex). Sport, cibo, convivialità… anche spettacoli e gioco d’azzardo. • Libertà di essere lontano da casa… sperimentare una nuova moralità. • Rapporto con la popolazione locale: stagionalità e quindi lavoro (flussi economici) ma anche mutamenti di valore simbolico e morale. La relazione con l’altro • La relazione con l’altro non elimina mai la distanza. • In realtà, il turista/viaggiatore mantiene sempre una bolla protettiva, che ricorda la propria cultura di origine… come un cordone ombelicale. • Il contatto con la popolazione locale è sempre mediato da questa bolla; le sue dimensioni variano in base all’esigenza di sicurezza del turista. Tra familiarità e novità Tipologia del turismo in base alla capacità di accettare le novità e di trarne piacere. • Il turista di massa organizzato: rimane nella sua bolla per tutto il viaggio; acquista «pacchetti» di viaggio, segue itinerari prefissati, le sue soste sono organizzate. • Il turista di massa individuale (non in gruppo): ha una certa possibilità di controllo del proprio tempo, ma tutto è prefissato da un’agenzia. Non esce dalla sua bolla se non è sicuro e protetto; esperisce il nuovo ma in forme controllate • L’esploratore: si organizza da solo, sceglie mete diverse da quelle di massa; ma cerca ancora confort e affidabilità. Cerca un rapporto con la comunità locale (lingua). Può uscire dalla sua bolla, ma sa subito rientrare se è in difficoltà. Ricerca novità, ma rimane attaccato alla sua vita quotidiana. • Il giramondo, turista errante: la sua bolla scompare quasi totalmente; la ricerca di novità è al suo massimo livello. Lontano da percorsi e da confort del turismo di massa. Assume costumi locali (anche lavoro). CAPITOLO 2 (LE ORIGINI DELLA SOCIETA MODERNA IN OCCIDENTE) La nascita del capitalismo: Il capitalismo va a sostituire il feudalesimo. Formato dai detentori del capitale (fabbriche, macchinari), e dai lavoratori, che prestano la loro forza lavoro in cambio di un salario. Karl Marx da una definizione di Capitalismo che si può dividere in 4 elementi: - Il capitalismo è un economia di scambio, in particolare una economia monetaria - Sul mercato non si scambiano soltanto merci, ma anche prestazioni lavorative tra i capitalistive i proletari - Gli obbiettivi dei capitalisti sono quelli di accumulare profitto come fine in se, e nel suo reinvestimento. - L’organizzazione della produzione deve essere fondata su criteri di razionalità economica. Così il capitalismo si espande in tutti i settori: Agricoltura: Per effetto delle esigenze di equipaggiamento degli eserciti, la domanda di panni di lana aumenta, quindi si ha bisogno di più territori adibiti al pascolo, non avendoli si recintano quelli civici. Così facendo i contadini più poveri, non potendo più alimentare il loro bestiame, sono costretti o a vendere i territori e a prestare lavoro, oppure a emigrare. Così la piccola nobiltà terriera e i contadini benestanti, affittano o acquistano le terre abbandonate, trasformandosi in capitalisti agrari. La differenza tra i feudatari e i capitalisti agrari, era che quest’ultimi aveva interesse a introdurre innovazioni tecnologiche nella coltivazione per aumentarne la produzione. Nasce così l’agricoltura moderna. Attività mercantili: Anche qui, nasce il capitalismo mercantile; mercanti e banchieri avevano accumulato molto denaro e quindi potevano concedere prestiti a principi e re. Inoltre nacque il lavoro a domicilio: I mercanti giravano per i villaggi con materie prime e qualche attrezzo, e distribuivano il tutto nelle case, contadine, ripassando poi a prendere il lavoro finito in cambio di una somma di denaro. Artigianato: Alcuni artigiani riescono a espandere la loro bottega, prendendo altri lavoratori, e così facendo assicurano ai mercanti una produzione costante e abbondante. Alcuni artigiani si sono trasformati così in imprenditori industriali di stampo capitalistico. Tutto questo nacque grazie allo spirito del capitalismo.Un imprenditore che segue lo spirito del capitalismo è un imprenditore razionale, che non è orientato al consumo, vizi e piaceri, ma orientato all’accumulazione del profitto, per il suo reinvestimento nell’impresa. Per Weber lo spirito capitalistico si è formato grazie alla religione, in particolare alle sette protestanti influenzate da Calvino, e più in particolare dal dogma della predestinazione. (ossia dio a stabilito chi si salverà e chi no). Quindi gli uomini, con la paura di questo dogma cercavano una vita terrena senza ozi vizi e piaceri. La nascita dello stato moderno: Nello stato feudale, dominava la dimensione locale. Ogni feudatario, proprietario di un terreno, deteneva il potere sul suo territorio. Le guerre per i feudatari erano all’ordine del giorno, perché si cercava di conquistare nuovi territori.Si continuò così fino a quando, grazie alle guerra, al gioco diplomatico e ai matrimoni, non emerse un potere in grado di sottomettere gli altri, si creò in pratica una unificazione dei territori. Si venne a creare così un monopolio della violenza legittima ( Max Weber), vale a dire il diritto esclusivo di usare la forza da parte del sovrano. Questo processo di unificazione/pacificazione fra i territori, permise di creare grandi eserciti di persone bene addestrate. Le spese militari, però, a volte riuscivano a raggiungere anche il 70% del bilancio dello stato. Così si creò anche un monopolio fiscale. Le somme da spremere ai contribuenti vengono decise dallo stato, i funzionari hanno ora uno stipendio fisso, che non dipende più da quanto riescono a spremere dai contribuenti, e vengono sottoposti a delle norme astratte. Parallelamente nasce anche un monopolio monetario, nato dall’esigenza di avere una moneta unica, per facilitare gli scambi. Così lo stato si prese il diritto del conio della moneta. Infine nacque anche un monopolio della giustizia: farsi giustizia da soli non è più consentito, ma è compito dello stato decidere chi ha torto e chi ha ragione. Individualismo: Con la nascita dello stato moderno nasce anche l’individualismo. L’individuo non viene più solo apprezzato per le caratteristiche che lo rendono uguale ai menbri dl suo gruppo, ma viene apprezzato per le proprie In epoca moderna il movimento religioso più importante nell’ambito del cristianesimo è stato la riforma protestante. Per poter sopravvivere un movimento religioso deve saper affrontare una serie di problemi; la successione del capo, la diffusione della fede e la definizione di regole. Il problema della successione è il più difficile da affrontare. Non è più la persona capo che deve generare fedeltà, ma le sue idee e la sua dottrina. In breve il movimento deve trasformarsi in chiesa attraverso un processo di istituzionalizzazione delle credenze e delle pratiche religiose. Le credenze devono poi essere codificate in un testo scritto che valga come legge fondamentale e come strumento di trasmissione della fede. Quando la religione assume la forma organizzativa della chiesa si forma una differenziazione interna fra ceto sacerdotale e massa dei credenti. Molto importante è prendere in considerazione il rapporto fra chiesa e stato che può svilupparsi in termini di aperto conflitto o di sostegno reciproco attraverso una sorta di alleanza. Ad esempio nella chiesa cattolica sono comparsi movimenti considerati eretici e quindi duramente repressi e altri, gli ordini monastici (tipo comunità religiosa, separata dalla massa dei fedeli di una chiesa, ad essa si appartiene per scelta attraverso un atto di rifiuto del mondo) che invece sono stati accettati. L’esito di un movimento, ereticale oppure no, è però spesso la formazione di una setta. Una setta si differenza da una chiesa perché mentre a una chiesa ci si appartiene per nascita a una setta ci si appartiene per adesione individuale. La setta è una comunità religiosa ristretta, tra cui i membri stabiliscono legami molto forti di fratellanza. Anche le sette passano attraverso un grado di istituzionalizzazione e si trasformano così in denominazioni alle quali di nuovo, come per la chiesa ci si appartiene più per nascita. Tra chiese e denominazioni la differenza fondamentale sta nel fatto che le chiese tendono ad essere organizzazioni religiose dominanti nella società. Tra le diverse religioni, chiese sette e denominazioni la storia ci presenta un quadro di lotte invece che uno di tolleranza. C’è da tenere conto però che la maggior parte delle volte una guerra non è mai pienamente una guerra di religione, ma interessi politici sono spesso nascosti dietro di essa. RELIGIONE E STRUTTURA SOCIALE Le religioni e le organizzazioni religiose, sono strettamente intrecciate alle strutture della società entro la quale si trovano ad operare, la religione è parte della società e ne riflette le caratteristiche. Come è stato detto, l’esperienza religiosa nasce dal bisogno di dare un senso al mondo e alla propria esistenza, è chiaro che questo bisogno è diverso a seconda della posizione che un individuo occupa nella società. I potenti, i ricchi, avvertiranno il bisogno di dare un senso al mondo e alla propria esistenza che giustifichi anche la loro posizione di superiorità; non a caso i faraoni dell’antico Egitto venivano considerati delle divinità. È innegabile poi, che queste persone acquistano poi più potere se la loro posizione viene sanzionata dall’autorità religiosa. Detto questo, è facilmente deducibile che una religione come il cristianesimo, una religione che predica che <<gli ultimi saranno i primi>> contiene un evidente messaggio sovversivo che difficilmente sarà ben accolto dai potenti della terra. La chiesa cattolica infatti è un buon esempio di organizzazione differenziata, dove vi è spesso omogeneità tra i rappresentanti del clero e i fedeli di una parrocchia. Le sue org. Periferiche sono prossime alle realtà sociali del quartiere o del paese e riflettono la cultura locale della popolazione dei fedeli. La chiesa è sempre stata un canale di mobilità sociale ( il figlio diun contadino può raggungere i vertici della gerarchia). L' organizz. Della chiesa è anche funzionale ; vi sono uni, scuole, associazioni professionali che rientrano nel panorama del mondo cattolico. IL PROCESSO DI SECOLARIZZAZIONE Il posto della religione risulta nelle società moderne ridotto rispetto alle società del passato. Esse si collocano infatti in uno stato avanzato di un processo che viene chiamato processo di secolarizzazione. Alle origini di questo processo ci sono le stesse religioni che collocano il sacro e il divino su un piano trascendente in una sfera nettamente alta confronto al mondo e alle cose terrene. Un esempio molto importante dell’operare del processo di secolarizzazione lo si ha nel significato del lavoro. Nel passato la concezione del lavoro era vista come pena e fatica, punizione del peccato originale, mentre ai giorni d’oggi come strumento di realizzazione della volontà divina. Inoltre anche la sfera delle attività e delle istituzioni politiche si è col tempo resa autonoma alla religione. Infine nel processo di secolarizzazione anche lo sviluppo della scienza ha senza dubbio svolto un ruolo decisivo. Scienza e religione si sono spesso trovate a combattere su fronti opposti, in quanto si pensava che scienza e ragione avrebbero contrastato ogni tipo di credenza mistica, mentre oggi, la scienza continua a produrre scoperte ma non vi è più una fiducia così sicura nei suoi illimitati poteri. In certe fasi storiche, sembra quasi che le religioni vengano sostituite da altre fedi di tipo secolare e politico , tipo il marxismo. Poi il declino di queste <<religioni secolari>> hanno portato alla formazione di nuove religioni e di nove sette che sono state raggruppate sotto il nome di New Age. (i prodigiosi sviluppi della scienza nei secoli 17 e 18 hanno aumentato l'idea illuministica che la ragione e la scienza avrebbero svelato tutti i misteri dell'universo e relegato la religione nell'ambito della pura superstizione. LE INTERPRETAZIONI SOCIOLOGICHE DELLA RELIGIONE Le principali interpretazioni sociologiche della religione sono 5: 1: Le interpretazioni in chiave evoluzionistica della sociologia positiva dell’ottocento: secondo questa interpretazione, la religione occupa uno stadio primitivo nella evoluzione delle società umane. Comte individua tre stati nello sviluppo delle società umane: stadio teologico, seguito da uno metafisico, per raggiungere in fine lo stadio positivo dell’epoca moderna. Anche per Spenser la religione è un fenomeno che appare nelle società più antiche che egli chiama società militari in quanto in esse vige un rigido principio gerarchico. 2: La religione come ideologia delle classi dominanti: Secondo questa interpretazione la religione è un fenomeno che oscura le menti e impedisce di vedere la luce della ragione. Per Volteire, la religione da un lato inganna i poveri facendo accettare loro la condizione di subordinazione, e dall’altro inganna i ricchi ai quale la chiesa estorce elemosine in cambio della purificazione dai peccati. Marx chiama la religione <<l’oppio dei popoli>> perché non permette l’attivazione del processo mediante il quale gli oppressi prendono coscienza di essere vittime dei rapporti dominanti. 3: L’interpretazione funzionalistica: per i funzionalisti la religione svolge un ruolo fondamentale in ogni tipo di società. Per loro le società sono un insieme di varie parti tenute insieme da qualche credenza comune. (durkheim) 4: La religione come fattore di mutamento: Questa interpretazione risale prevalentemente a Weber. A differenza di Marx e Durkheim, Weber vede la religione come un fenomeno dotato di una sua autonomia specifica. 5: La concezione fenomenologica: L’elemento universale della religione è l’esperienza del sacro, essa pone quindi l’accento sulla relazione tra il soggetto credente e l’oggetto di venerazione . Secondo questa concezione i tratti dell’esperienza religiosa sono il sentimenti di essere creatura, (inferiore all’onnipotente) e l’esperienza del mistero (il sacro produce un emozione profonda). Il lavoro Occupazione = lavoro che fornisce reddito, svolto in un certo momento da una persona. Importante la distinzione tra lavoroatori dipendenti (imprenditori agricoli, industriali e dei servizi, liberi professionisti) e lavoratori non dipendenti (operai, impiegati e dirigenti) Popolazione attiva: persone che hanno occupazione o ne cercano attivamente una; Popolazione non attiva: coloro che non si offrono sul mercato perché non intendono lavorare. Distinzione lavoratori dipendenti e indipendenti. Occupazione si distribuisce per settore di attività: agricoltura; industria; servizi. Servizi categoria con composizione interna a categoria molto differenziata. Lavoratori in agricoltura e addetti a industria in calo, addetti ai servizi al primo posto. Paesi occidentali à 70% occupati nei servizi, agricoltura meno del 4%. Occupati e disoccupati Forze di lavoro occupate → incontro domanda e offerta su mercato del lavoro in un certo momento (57%). Disoccupati: coloro che non hanno trovato occupazione corrispondente a loro offerta (12%). Tasso attività della popolazione è rapporto tra quanti hanno lavoro o lo cercano su totale popolazione (65%). Tasso occupazione è quanti lavorano su totale popolazione. Caso italiano interessante per diversi motivi: • Tasso attività è notevolmente basso; • Questione occupazione femminile. • Ma disoccupazione giovanile molto superiore alla media europea. Inoltre variazioni nei contesti regionali: tabella pag 472. Condizioni di lavoro:in cerca di flessibilità Esistono diverse condizioni di lavoro: tipica è occupazione stabile a tempo pieno in un'azienda o in un ente pubblico. Condizioni “atipiche” (un insieme complicato e in evoluzione) sempre più tipiche: flessibilità azienda diventa flessibilità lavoratore. Tipi lavori atipici circa 40 in Italia e si sono differenziati nel tempo : apprendistato, contratto di formazione,lavoro interinale. Forme lavoro atipico sono: • Lavoro permanente a tempo parziale. In Italia il 15% dei lavoratori. Soprattutto donne. → Tasso occupazione femminile cresce al crescere del part time. • lavoro a tempo determinato: assicura flessibilità all’impresa (senza assumere una quota di lavoratori con tutti i costi e la rigidità che ciò comporterebbe). In Europa media è 14%. Forti discussioni: sua estensione non ha significato maggiore occupazione né migliorato situazione delle imprese. • Lavoro autonomo molto diffuso in Italia per due condizioni: evasione fiscale facile e capitale sociale famigliare • Lavoro parasubordinato → formalmente indipendente ma simile a quello dipendente. Non protetto, meno remunerato, bassi contributi. Lavoro nero attività di chi non ha contratto regolare, lavori saltuari e occasionali non tutelati. Caso particolare è secondo lavoro. Spostamenti tra posizioni à mobilità lavorativa (estremi sono USA e Giappone). Il lavoro degli immigrati Lavoro persone immigrate: occupazione in costante aumento, tra 2005 e 2010 da 1 a 2 milioni di lavoratori. Ma dove lavorano immigrati? • industria manifatturiera e nelle costruzioni; • attività commerciali; • donne lavorano in servizi sociali e alla persona; → impatto su economia italiana, ruolo sanatorie. 4 modelli funzionali di tipo regionale: 1. Modello a economia diffusa di piccola impresa; 2. Modello metropolitano come a Roma e Milano e nelle grandi città meridionali (il lavoro è diffuso nel basso terziario, in edilizia, nei servizi alle persone e alle famiglie); 3. Modello attività stagionali diffuso nel Mezzogiorno, specie in agricoltura; 4. Modello attività temporanee in alcune aree centro-settentrionali. Caso contrario è “fuga dei cervelli” → domanda di figure esperte e qualificate. Italia esporta lavoratori. Stranieri in Italia → lavori non corrispondenti al loro titolo di studio: immigrati spesso occupati in lavori a bassa produttività, con condizioni di lavoro peggiori. Come funziona il mercato : due modelli interpretativi Esistono più mercati dove si offrono e sono richiesti insiemi diversi della popolazione attiva. Si parla di modelli dualistici del marcato del lavoroe di dualismo del mercato del lavoro. I mercati di vendita sui quali operano le imprese sono più o meno stabiliti e prevedibili. Il contrario succede alle piccole imprese dell'industria e del terziario che operano su mercati più instabili e imprevedibili : l'industria dell'abbigliamento (offrendo salari inferiori). La disoccupazione Distinguiamo 3 tipi disoccupazione: • Disoccupazione frizionale dovuta al fatto che continuamente ci sono persone che cercano un lavoroe si spostano da una città all'altra; • Disoccupazione strutturale (ex. innovazioni tecnologiche) deriva da una cattiva corrispondenza tra domanda e offerta; • Disoccupazione ciclica infine, riguarda una domanda di lavoro più bassa in tutta l'economia, in corrispondenza di una fase ciclica recessiva. Dopoguerra → disoccupazione contenuta, anni ‘70 ha cominciato ad aumentare. Oggi in Italia 12%. Forme della disoccupazione: • Disoccupazione di lungo periodo à difficile rientrare nel mkt lavoro: problema della segregazione sociale con cronicizzazione della disoccupazione • Difficoltà ripetute à individuo scoraggiato che esce da popolazione attiva. Ex. Neet. Esistenza lavoratori meno tutelati e protetti, sono precari e intermittenti, zona grigia di sottoccupazione. In alcuni casi condizioni di lavoro troppo precarie → paradosso della disoccupazione (le condizioni di lavoro sono precarie, malpagate, faticose e sgradevoli) : l'immigrazione da paesi poveri in presenza di fprte disoccupazionenazionale.Si verifica perchè le condizioni di lavoro scendono al di sotto della soglia accettata da una popolazione. Taylorismo e Fordismo (pag 483-484) Legame imprese tecnologia. Macchine aumentano produttività del lavoro. Crescita grande industria → conseguenze nell’organizzazione del lavoro: • figure di coordinamento (impiegati); • classe dirigente di manager; • organizzazione del lavoro particolare e classe operaia. Ma organizzazione di fabbrica ha diverse fasi: I fase: prime macchine utensili universali, operai di mestiere organizzati in squadre. Metodo di organizzazione del lavoro di tipo scientifico → taylorismo Organizzazione centralizzata con compiti divisi e lavoro pianificato e standardizzato. Produzione migliore vuoldire salari più alti ma no autonomia e potere e compressione tempi di lavoro. II fase → nuove macchine speciali poche o solo 1 operazione, funzionano continuamente → operai poco qualificati, lavorazione a catena di montaggio. 1913 Ford → fordismo, fabbrica organizzata in base alle macchine. III fase → nuove qualificazioni alto livello ma lavori di esecuzione diretta diminuiscono. Macchine sempre più raffinate a controllo numerico → nuove tecnologie più flessibili. Il sistema Toyota Modello fordismo riadattato → modello Toyota, produzione just in time. È modello flessibile, continui aggiustamenti ma anche partecipazione e responsabilizzazione di tutti.
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