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La Società e l'Uomo: Un Ordine Sociale e la Dinamica Sociale, Schemi e mappe concettuali di Sociologia

Sociologia della FamigliaTeoria del cambiamento socialeTeoria socialeTeoria della Comunicazione

La natura sociale dell'ordine e del cambiamento sociale, analizzando la relazione tra l'uomo, la società e la storia. sulla importanza dell'etica in una società in evoluzione, la contrapposizione tra dinamica e statica sociale, e la comprensione dell'azione sociale. Viene anche presentato il concetto di interazione sociale e la teoria di Talcott Parsons.

Cosa imparerai

  • Che ruolo ha l'etica in una società?
  • Che cosa si intende per dinamica sociale?
  • Che cosa significa l'ordine sociale?
  • Come l'uomo influenza la società?
  • Come la società influenza l'uomo?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2018/2019

Caricato il 12/09/2022

giulia-amati
giulia-amati 🇮🇹

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Scarica La Società e l'Uomo: Un Ordine Sociale e la Dinamica Sociale e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Sociologia solo su Docsity! RIASSUNTO GENERALE AMBROGIO SANT’AMBROGIO AUGUSTE COMTE (1798 - 1857) E LA SOCIETA INDIVIDUALE ● Profeta di una nuova società che deve sostituire il nuovo ordine sociale. I conflitti e le contraddizioni del suo tempo sono conseguenza di tensioni prodotte dal cambiamento in atto, in quanto il vecchio sistema debba tramontare ma non ci riesca. Serve una riforma intellettuale di cui gli scienziati devono farsi promotori → bisogna cambiare la testa alla gente → rivoluzione sociale e culturale ● IL METODO ○ La natura umana ha 3 dimensioni: intellettuale, pratica, morale ○ Se i 3 aspetti hanno caratteristiche armonizzabili così da non creare tensioni tra uno e l’altro → solo così l’uomo può essere totalmente in sintonia e realizzare la sua natura. Senza l'ordine sociale non può esserci equilibrio per permettere all’individuo di realizzarsi. L’ordine sociale è un benefattore dell’umanità poichè indica un futuro che tende al progresso ○ I tempi di cambiamento sociale sono problematici e non è in sintonia con: la dimensione individuale, quella affettiva e morale o con quella pratica. ○ L’intellettuale coglie quello che gli altri non vedono perché può produrre il sapere vero e indubitabile. → l’unico vero sapere è quello scientifico, e viene acquisito attraverso l’osservazione e la generalizzazione. È quindi impossibile avere una conoscenza delle cose ultime perchè non sono empiriche. Neanche la psicologia è considerata una scienza perché è impossibile l’osservazione interiore. L’uomo non è oggetto della scienza, e si spiega a partire dall’ordine sociale. → l’umanità ha condotto una lotta per spiegare e controllare la natura. Ogni sapere umano deve essere sintetico e individuale, quindi deve essere sviluppato un sistema concettuale che riguardi la totalità dei fenomeni. ● LA LEGGE DEI TRE STADI: nella storia dell’umanità sono rintracciabili tre sintesi conoscitive (di ordine sociale). Passando da uno stadio all’altro, l’umanità migliora e si completa, perché può spiegare e controllare meglio la sua natura → serve un controllo razionale sul mondo, che permetta il controllo sull’ordine sociale ○ Stadio teologico: è il prodotto dell’istinto e si basa sulla religione e sulle conoscenze da essa fornite. Si distingue in tre fasi: ■ Animismo: le forze della natura sono espressione di una forza simile a quella dell’uomo ma molto più potenti → l’uomo proietta su se stesso la natura, subordinandolo alla realtà esterna ■ Politeismo: l’uomo cerca cause interne alle forze della natura, suddividendo i fenomeni naturali come se fossero controllati da delle divinità → intervento sulla realtà da parte dell’uomo. La natura diventa modificabile (segue il volere divino) e non più sovrastante. ■ Monoteismo: viene ideato un ordine divino strutturato e coerente, il cosmo è ordinato poiché segue una sola volontà e le leggi prodotte da Dio→l’intelletto influenza la capacità di distinguere il giusto dallo sbagliato ○ Stadio metafisico: sapere critico nei confronti della teologia, si basa non sull’osservazione bensì sulla critica, quindi non costruisce un ordine sociale. È una fase di transizione tra lo stato teologico e quello metafisico. Vengono sviluppate delle capacità di astrazione che vengono affermate nello stadio successivo ■ Prima produce spiegazioni logiche sulla forza della natura (sempre considerate volere di Dio) ■ Poi sostituisce Dio con un concetto di natura che è caratterizzata dalle sue leggi interne e che connette tra di loro tutti i fenomeni ○ Stadio positivo: realizzazione del metodo osservativo (la generalizzazione viene fatta a partire dalle cose osservate e non dalle cose assolute). La scienza è la base di la base dell’attività pratica e tecnica, riesce a controllare il mondo esterno meglio che rispetto al passato. Viene risolto il conflitto tra ordine e progresso, in quanto l’ordine sostiene il progresso dell’umanità. ■ Francis Bacon (centralità dell’osservazione MA rischio di empirismo ), René Descartes (centralità del metodo MA rischio di pensare senza osservare), Galileo Galilei (osservazione del metodo). ● IL METODO: la grande sfida per Marx è essere uno scienziato critico, determinare il rapporto tra l’oggettività del sapere scientifico e la critica sociale. Nelle scienze naturali non c’è spazio per la critica (tutto oggettivo). ○ La scienza critica mostrano falsità in nome di una conoscenza oggettiva e razionale e non critica l’oggetto studiato. Al contrario Marx sostiene che la scienza della società implichi la critica sia di saperi non scientifici sia della società stessa. → critica del metodo e dell’oggetto ■ Una volta in possesso del vero e oggettivo sapere su come funzionino la storia e la società capitalistica non ci si può più sottrarre ma si hanno due strade: ● Si può voler conservare lo status quo ● Si può contribuire all’evoluzione sociale verso un ulteriore step ○ Risponde alla logica di sviluppo della storia → la storia è frutto di ciò che è voluto e fatto dagli uomini Il comunismo divide: è scienza e utopia, e deve essere voluto. ○ Contraddizione tra determinismo e volontarismo, tra legge e libertà → che libertà rimane dopo aver identificato le leggi scientifiche di movimento della storia? Due fasi della storia: 1) L’uomo è inconsapevole delle leggi evolutive 2) All’uomo appare la vera natura della sua vita sociale e la può assecondare L’uomo non è liberato se dominato da miti e religione ma solo attraverso la scienza può cogliere la natura delle sue relazioni sociali→ può realizzare la sua natura. Gli uomini si dividono infatti tra chi vuole conservare il proprio status (particolare) e chi invece vi rinuncia perché non avendo nulla da perdere sceglie il cambiamento. → la storia è il risultato di una tensione continua fra universale e particolare, l’universale si realizza tramite il particolare → la scienza mostra come si possa essere scienziati perché si sta dalla parte dei più deboli. ○ Marx cerca di legare la visione utopica di una società giusta e la critica del capitalismo. Utilizza: ■ La dialettica di Hegel ■ L’economia politica di David Ricardo e di Adam Smith ● LA CONCEZIONE DELL’UOMO E DELLA STORIA: Secondo Marx l’uomo è un “ente generico” che si riconosce come appartenente a una specie, ciò lo differenzia dagli animali ○ L’esistenza è un mezzo dell’essenza: ognuno di noi realizza la sua essenza di “uomo” tramite le diverse esistenze. Ognuno è libero, perché bisogna dare consapevolezza all’apertura di una distanza tra essenza ed esistenza. L’animale è solo la sua attività vitale, l’uomo invece l’attività vitale è il mezzo per realizzare la sua essenza. ○ Di conseguenza l’uomo non può realizzare se stesso da solo, perché la realizzazione di un individuo implica quella di un altro individuo. Se fosse altrimenti, ci sarebbe una divisione netta tra l’esistenza e l’essenza→ l’uomo si coglierebbe come singolo e il particolare prenderebbe il sopravvento sull’universale. ○ L’uomo realizza se stesso attraverso il suo lavoro → idea moderna, nell’antichità il lavoro era tipico degli schiavi e delle donne, mentre l’uomo si emancipava per occuparsi della polis (vita di città) → vita contemplativa > vita lavorativa. La centralità del lavoro emerge con lo sviluppo della modernità. Per Marx il lavoro è l’estraneazione dell’uomo, l’alienazione. L’essenza dell’uomo si realizza oggettivandosi e diventando “altro da sé”. L’uomo produce oggetti in cui si riconosce, sono prodotti della sua essenza. Senza alienazione non c’è realizzazione. La storia dell’uomo è la storia della sua realizzazione come ente generico. Le società sono forme con cui l’uomo si relaziona con altri uomini per produrre oggetti. → l’evoluzione storica è l’evoluzione delle tecniche di produzione. L’arte, la religione, il diritto e la politica sono connessi alla produzione, essendo la variabile indipendente dell’evoluzione umana. ○ Avviene così la distinzione tra struttura economica e sovrastruttura (determinata dalla prima): nel processo di produzione, gli uomini entrano in rapporti indipendentemente dalla loro volontà→ l’insieme di questi rapporti costruisce la struttura economica, cioè la base della società, sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica\politica alla quale corrisponde la coscienza sociale. È l’essere sociale degli uomini che determina la loro coscienza (l’oggetto prodotto determina il suo produttore che alienandosi organizza la produzione, quindi entra nella storia. Le relazioni da lui indipendenti diventano così forti da determinare la sua esistenza→ la storia dell’uomo è la storia della sua alienazione. ○ Marx ritiene che l’alienazione umana sia inevitabile se l’uomo vuole acquisire consapevolezza in sé. Ogni stadio dello sviluppo storico è caratterizzato da uno specifico grado di sviluppo delle forze di produzione → capacità produttiva del lavoro umano cioè da a) quanto sono sviluppati i mezzi di produzione e b) dalle condizioni sociali. Esistono 4 modi di produzione, ognuno con uno specifico sviluppo delle forze di produzione (basso nelle prime e raggiunge il suo massimo nel capitalismo): tribale, antica, feudale, capitalista. EMILE DURKHEIM (1858- 1917): LA SOLIDARIETA’ SOCIALE IL METODO: la realtà è una cosa materiale studiata da un soggetto, mentre la società ha una realtà materiale, che esiste e produce effetti - Polemica con l’utilitarismo inglese (le azioni degli uomini sono mosse da interessi), poiché al contrario le azioni degli uomini sono troppo mutevoli nel tempo La società per Durkheim è quindi un fatto morale, un insieme di credenze condivise che se messe insieme costituiscono la coscienza collettiva su cui si basa la solidarietà sociale, cioè di stare insieme a degli individui socializzati → la società è una realtà ideale, quindi costituita da cose immateriali (prodotte dallo spirito umano). Se il mondo è un insieme di fatti naturali, la società è un insieme di fatti sociali. → UN FATTO SOCIALE è un prodotto dell’uomo, che però ci appare come esterno. Infatti la società è fatta da uomini ma poi ci sembra indipendente, diventa qualcosa che ha una sua natura autonoma, diventa una realtà sui generis. Un fatto sociale è quindi ogni modo di fare capace di esercitare una costrizione esterna sull’individuo. La religione ha uno scopo pratico, è l’insieme delle credenze e delle pratiche e mantiene la stabilità sociale. L’INDIVIDUALISMO COME RELIGIONE CIVILE: la modernità è caratterizzata da un profondo cambiamento, ciò che era l’eccezione ora è la normalità. La motivazione dell’azione individuale e collettiva non può essere solo economica, deve essere morale. La vita sociale deve essere un insieme di valori comuni. L’unica cosa in cui può credere l’individuo è proprio se stesso, cioè nell’individualità. È un culto senza templi e senza simboli, si basa sul valore dell’individuo. MAX WEBER (1864-1920) E IL PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE: IL METODO: ritiene superato il positivismo francese, secondo il quale è possibile arrivare a formulare leggi generali che spiegano i fenomeni storici. Secondo Weber l’oggetto della sociologia è l’AZIONE SOCIALE, cioè l’azione degli uomini che tutte insieme compongono l’insieme delle azioni umane: - Processo di comprensione: per studiare l’azione devo prima capirla, processo che avviene interpretandola→ interpretandola però si svolge un’altra azione→ circolo vizioso. Lo scienziato sociale è anch'egli un attore, quindi interpretando agisce su quello che sta studiando. - Dopo aver interpretato l’azione, è possibile quindi spiegarla e collocarla dentro una sequenza storica → si ricostruiscono i nessi che collegano ogni azione al passato che le spiega e al futuro che l’azione può spiegare. → tipo ideale: concetto generalizzante,cioè si può generalizzare l'interpretazione ottenuta tramite il processo di comprensione tramite i TIPI IDEALI delle azioni, costruiti dal sociologo al fine di trovare nessi tra sequenze di azioni, dando un senso alla storia. Il sociologo cerca di prevedere il futuro corso e gli effetti delle azioni. Ogni fatto storico è sempre il prodotto di possibili concatenamenti di circostanze. Anche lo scienziato sociale è un attore, per cui non è imparziale teoricamente, ma Weber sostiene sia possibile che la sociologia sia oggettiva. Distingue a questo riguardo tra riferimento al valore e giudizio di valore (che dovrebbe essere escluso dal lavoro scientifico). Secondo Weber, per evitare che il ricercatore sceglie il valore solo in base ai suoi interessi personali occorre eliminare la totalità storica → ogni ricerca produrrà un sapere valido e oggettivo a partire dalla selezione con cui il ricercatore privilegia alcuni aspetti. SENSO E PERSONALITÀ’: all’uomo non è dato di vivere a contatto diretto con la realtà, in quanto troppo sfuggente. Quindi l’uomo deve crearsi una propria posizione nel mondo dando un senso personale alla realtà che lo circonda. Weber ha una concezione individualista, in quanto pensa che sia l’uomo a dover dare un senso a se stesso e a ciò che lo circonda. Oltre a questo, deve anche dare un senso alle proprie azioni. Ciò che distingue le azioni è il senso che l’attore intenzionalmente da ad esse. Bisogna quindi fare una prima distinzione tra comportamento ed azione, in quanto non tutto che facciamo è azione, in quanto non tutto è sempre intenzionale e nemmeno tutte le nostre azioni sono sociali. Sono azioni intenzionali solo quando sono rivolte verso altri→ l’agire umano raramente è un agire in senso proprio Esistono, secondo Weber,quattro tipi ideali di azione: - NON RAZIONALI: azioni passive e non consapevoli. - Agire tradizionale: si basa su abitudini consolidate nel tempo,è prevedibile perchè ripetitivo. - Agire affettivo: mosso da sentimenti e fa quindi riferimento alle pulsioni dell’uomo. Questo tipo di agire è imprevedibile - RAZIONALI: forma consapevole e chiara, azioni autonome che danno senso alle proprie azioni. A seconda del modo in cui l’attore pensa di agire razionalmente nel mondo: - Agire razionale rispetto al valore: è caratterizzato dalla logica di coerenza. Questo atteggiamento è determinato dalla consapevole credenza del valore in sé. Viene compiuto a prescindere dalle conseguenze. Il soggetto sente garantita la sua personalità attraverso un’azione coerente con quei valori che egli usa per costruire la sua relazione con il mondo. Tutte le azioni vengono ordinate tramite un continuum che va da massimo a minimo di coerenza. - Agire razionale rispetto allo scopo: non c’è più l’imperativo di un valore con cui ci si deve per forza uniformare coerentemente. Il comportamento razionale avviene se le condizioni esterne sono mezzi utili per raggiungere il mio scopo. Ora, al contrario di prima il mio rapporto con il mondo dipende dalle conseguenze. Le mie azioni sono giudicate razionalmente e non più moralmente, quindi sono giudicate dal valore del successo. → questi due aspetti sono diversi per tre aspetti principali: 1) L’agire razionale rispetto al valore si basa su un metodo che isola ogni azione dal suo contesto, e di questa azione isolata si valuta la coerenza. L’azione razionale rispetto allo scopo invece non permette di separare l’azione dal suo contesto, l’adeguatezza viene quindi valutata in base a una catena di scopi connessi e influenzabili dall’azione. 2) Si basano su diversi criteri: l’adeguatezza è una questione di misurazione e può essere verificata, mentre la coerenza è misurata solo in senso metaforico e può essere solo testimoniata. 3) Si può prevedere un’azione razionale rispetto al valore comprendendo il valore che segue, ma non un’azione razionale rispetto allo scopo. È da questo concetto che Weber affronta il tema della razionalità, cioè sostiene che con il progressivo affermarsi della scienza come metodo valido per misurare l’adeguatezza delle azioni umane si può prevedere sempre meglio le azioni umane. IL PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE: la storia dell’umanità è sostenuta da un processo progressivo di disincantamento del mondo. Si vede il mondo come qualcosa che supera il magico e non è più retto da forze misteriose. Il mito è il primo passo razionale che l’uomo compie, si superano infatti la paura per le forze naturali spiegandole e razionalizzandole. Il processo continua con l’avvento delle grandi religioni, che costituiscono racconti che ordinano il rapporto tra l’uomo e il mondo in maniera razionale, rendendo la realtà quindi sempre meno passiva.→ Questo processo di razionalizzazione è anche un processo di individualizzazione, perché il soggetto moderno è il risultato di un mondo razionale di rapportarsi con il mondo. Alcune religioni giudicano positivamente il mondo come il confucianesimo e il taoismo, altre negativamente, come ad esempio tutte quelle di tradizione giudaico-cristiana. Secondo questo secondo gruppo, la realtà è corrotta al confronto con la perfezione divina, si crea quindi l’imperfezione dell’uomo. Secondo Weber ci sono due vie per la redenzione: LA SCUOLA DI CHICAGO E L’INTERAZIONISMO SIMBOLICO Nasce negli Stati Uniti in quanto paese forte dopo la fine della guerra, il suo peso culturale e scientifico cresce. La scuola di Chicago viene fondata e diretta da Albion Small, e influenzerà la sociologia fino agli Anni Trenta del ‘900. ELEMENTI CHIAVE: - Superamento dell’influenza che Comte ha sul mondo culturale americano. - Interesse ai problemi sociali come la povertà, il disattamento, le diseguaglianze, problemi che si trovano nelle grandi città americane. A Chicago nello specifico si verificano processi di immigrazione dall’Europa che provocano grandi delusioni. - Lavori condotti con metodi qualitativi (interviste, analisi di documenti, osservazione) La sociologia DEVE avere uno scopo sociale, perché studiando la realtà devo riuscire a cambiarla con riforme sociali che migliorino le condizioni di vita dei più svantaggiati → la società è il risultato delle interazioni concrete tra individui dentro un contesto che però non è una realtà oggettiva ma il risultato di un processo di costruzione sociale. GEORGE HERBERT MEAD E IL CONCETTO DI INTERAZIONE IL METODO: influenzato da Watson, noto copontamentista, che si chiede se esista la coscienza umana e, in tal caso, come si possa definire o studiare. Il comportamentismo rifiuta di affidarsi all’introspezione perché è un’avventura individuale nella soggettività, mentre per questa scuola di pensiero l’unico metodo capace di produrre osservamenti scientifici e obiettivi è l’osservazione della condotta esterna. La condotta esterna può infatti essere osservata, e il pensiero secondo questa logica è la condotta che solo noi possiamo osservare. Dunque l’unica differenza tra agire e pensare è l'accessibilità (ciò che penso lo vedo solo io). → Mead critica questa assunzione comportamentista sostenendo che osservare il pensiero significa quindi pensare, e il pensiero non può essere oggetto di se stesso. Se è quindi vero che la psicologia non è coscienzialista, non può evitare l’uso dell’introspezione. La condotta esterna osservata è iniziata all’interno, quindi bisogna sviluppare il corpontamentalismo in una direzione sociale. A questo proposito la psicologia sociale studia il comportamento individuale come parte di un contesto sociale. L’insieme precede la parte, cioè la società precede l’individuo. → la psicologia è quindi comportamentalista perchè studia azioni osservabili ma senza ignorare le esperienze interne dell’individuo. ASSUMERE L’ATTEGGIAMENTO DELL’ALTRO: Il senso nasce all’interno dell’interazione, che è a sua volta il luogo dove si formano il SÉ’ e la società. → ≠ Weber: il senso non è il risultato dell’attribuzione di un soggetto alla sua azione. = Weber: il senso emerge dentro interazioni quotidiane. Il mondo sociale non ha regole perché è una realtà dinamica, come gli essere umani sono sempre in contatto e si autocostruiscono sulla base di quelle relazioni. Perciò soggetto e società sono il risultato di un processo. I rapporti umani sono caratterizzati da gesti significativi, che rendono l’interazione simbolica e costituisce una comunicazione. L’interazione quindi deve essere interpretata. Il SÉ’: è riflessività, e deve avere un oggetto esterno su cui può esercitare riflessività per essere riconosciuto. L’oggetto nella fattispecie è il contenuto dei gesti significativi. Solo tramite l’atteggiamento dell’altro il sé diventa oggetto di se stesso. Se si pensa all’insieme del senso fatto proprio dentro le varie interazioni, si forma il ME. → Il ME è l’esperienza sociale, sono tutti gli atteggiamenti altrui che vengono assunti da se stessi. Esempio: un bambino quando impara a giocare a nascondino, impara a comportarsi sulla base di come gli altri si aspettano che lui si comporti. Sviluppa quindi una COSCIENZA , cioè un pensiero che è la capacità di assumere in modo consapevole l’atteggiamento degli altri. L’atto esterno può essere quindi inteso come espressione del mio SÉ’, cioè della mia coscienza. Senza interazioni sociali non c’è quindi assunzione di senso, cioè la coscienza non ha nulla su cui riflettersi. Secondo Mead ci sono diversi tipi di interazione sociale: - Giochi semplici: ego deve rendere suo l’atteggiamento di alter e reagire positivamente a tale presa di coscienza (esempio: due bambini si lanciano la palla l’un l’altro). - Giochi complessi: ego deve rendere proprio l’atteggiamento di molti alteri, e ognuno di questi ha il proprio atteggiamento nei confronti di ego. Ego deve quindi fare proprio l’atteggiamento non di un unico alter ma della struttura di un Altro Generalizzato , cioè che non si concentra più solo sul singolo individuo che partecipa all’azione (esempio: una partita di calcio). La società è quindi una quantità di interazioni simboliche assunte dal soggetto nella sua interiorità→ questo è l’Altro Generalizzato, nel massimo della generalizzazione. Si può quindi dire che Mead è un comportamentalista perchè permette di conoscere il SÉ solo tramite atti esterni→ tramite interazioni si comprende la soggettività del comportamento. Quindi Il SÉ’ è un prodotto sociale, e il concetto su cui si basa è l’intersoggettività che esiste dentro l’interazione, quindi il comportamento non è solo ciò che vediamo fuori ma anche il suo processo di costruzione. DAL ME ALL’IO: per Mead la coscienza quindi è il prodotto di un processo, si comprende che il sé si coglie capendo il senso dell’atteggiamento che alter rivolge verso di lui. Ma ego come risponde all’azione altrui? A differenza dagli animali, l’uomo ha una reazione riflessiva, basata anche su fattori esterni. La coscienza, essendo una dimensione interna ed autonoma, può essere conosciuta tramite le sue manifestazioni esteriori. Il processo sociale che caratterizza le interazioni sociali ha due flussi principali: - Dall’esterno si produce l'interno, cioè che porta al ME - Dall'interno produce l’esterno, cioè che è il risultato dell’azione autonoma dell’IO. Il SE’ è quindi l’insieme di ME ed IO: il ME è il risultato dell’assunzione interna di atteggiamenti interni, mentre l’IO è la risposta che l’interno da alle regole sociali (atteggiamento che altri hanno verso il ME). → esempio: tutti i portieri cercano di parare il rigore perché tutti sanno le regole del gioco (ME), ma ognuno lo fa a modo proprio (IO). PER UNA SOCIETÀ’ DEMOCRATICA E RAZIONALE: secondo Mead il principio base per l’organizzazione sociale è la comunicazione, poiché tramite l’assunzione dei ruoli altrui si controlla il proprio comportamento. Così l’individuo diventa consapevole del suo SÉ’, e allo stesso tempo ne può essere critico. Se il SÉ’ è un prodotto sociale, la società non obbliga gli individui a schemi di comportamento prefissati. L’identificazione del rapporto tra la società e l’individualità Infatti Parsons pensa che l’azione sociale dovrebbe essere ricondotta ai significati che l’attore da alle sue scelte. Sviluppa una teoria volontaristica dell’azione che cristica positivismo, comportamentalismo e utilitarismo. Questa teoria è capace di spiegare ogni azione sociale, all'interno di ogni contesto e in qualsiasi contesto storico, non rimandando ad altri elementi. Alla base della teoria di Parsons c’è l’atto elementare, costituito da 4 elementi: 1) L’attore 2) Il fine dell’azione 3) La situazione in cui si da l’azione a) Elementi che l’attore può controllare, cioè i mezzi b) Elementi che l’attore non può controllare, le condizioni 4) La relazione che specifica tra vari elementi dell’azione Tutti questi elementi costituiscono un sistema di azione sociale. Ognuno di noi quando agisce ha un margine di autonomia più o meno ampio, e può quindi coordinare mezzi, condizioni e fini→ questo è l’aspetto volontaristico. Potendo scegliere la combinazione di questi tre, ogni attore ha ordinamenti normativi diversi. Per poter capire l’azione sociale di un attore, l’osservatore deve quindi entrare in contatto con il punto di vista del suddetto attore. → Parsons = Durkheim: la società è un insieme di credenze collettive che orientano l’azione individuale cioè la coscienza collettiva dipende da quella degli individui. Per Parsons la sociologia è quindi la scienza che si propone di sviluppare una teoria dei sistemi dell'azione sociale e in base all’assunzione che questi sistemi possano essere compresi in termini dell’integrazione dei valori comuni. Occupandosi quindi la sociologia del senso in cui le azioni sono orientate da valori e credenze socialmente condivisi, Parsons giunge a formulare l’esistenza di 3 sistemi d’azione: 1) Sistema sociale: quali sono i processi che assicurano la stabilità delle società? Il ruolo sociale , cioè la soluzione alla tensione tra l’autonomia individuale e l’esigenza di stabilità del sistema sociale. Il sistema sociale quindi funziona perché gli individui interiorizzano le credenze alla base dei diversi ruoli. Il sistema sociale quindi resta stabile solo se la struttura dei ruoli si mantiene nel tempo e si può mantenere solo se gli individui interiorizzano i valori socialmente condivisi alla base delle aspettative di ruolo. - ruolo sociale: è indipendente dalla persona, è definito dalle aspettative di ruolo, si coordina con altri ruoli per garantire la messa in atto di azioni sociali che si aspettano altri ruoli. (ex. Insegnante di sociologia) 2) Sistema di personalità: si riferisce alla personalità individuale, che viene stabilita tramite processi di socializzazione che seguiamo per tutta la vita, sin da bambini. Questi processi sono messi in atto dalle agenzie di socializzazione, cioè da strutture come la famiglia, la Chiesa, la scuola, i partiti politici e i mass media. 3) Sistema di cultura: garantisce la permanenza degli orientamenti normativi che saranno poi interiorizzati. L’interazione di questi sistemi spiega come è possibile l’ordine sociale e come un sistema d’azione possa essere stabile. Quando sembra che venga meno la volontarietà dell’azione, ricompare il tema della devianza. Parsons sostiene infatti che per evitare un eccesso di devianza, che potrebbe rovinare la stabilità sociale, devono essere enfatizzate le agenzie di controllo e di repressione. Ci sono in ogni individuo dilemmi dell’azione che lasciano al soggetto la libertà di avere altre alternative. Questi dilemmi sono definiti come variabili strutturali: 1) Affettività- neutralità→ se agisco in maniera affettiva, agisco istintivamente mentre se agisco in modo neutrale entrano in gioco altre variabili strutturali 2) Diffusione-specificità → un'azione può essere compiuta in una prospettiva ampia oppure in un contesto ristretto (il rapporto con un coniuge è più diffusa del rapporto con il panettiere) 3) Universalismo- particolarismo → un’azione può essere ispirata a criteri universali o particolari (un giudice applica la legge a livello universale mentre la madre sgrida il figlio a livello particolare) 4) Realizzazione - ascrizione → se considero azioni che posso stabilire io o indipendenti da me (titolo di studio o età) 5) Orientamento verso il sé- orientamento verso la collettività→ i criteri normativi ispirano l’azione sono elaborati da un soggetto o dalla società? Nel testo “Working Papers in the Theory of Action” elabora il sistema AGIL, che contiene la formulazione dei quattro principali imperativi funzionali di tutti i sistemi sociali. Questi imperativi rendono possibili la comparazione tra diverse società. Incrocio le dimensioni di spazio INTERNO ed ESTERNO e di tempo PRESENTE e FUTURO. A→ adattamento, funzione che si deve procurare dall’ambiente le risorse necessarie a renderle disponibili all’interno (dimensioni: esterno e futuro) G→ raggiungimento di scopi, funzione che serve a realizzare gli scopi del sistema sociale e a predisporre i mezzi per raggiungerli (dimensioni: esterno e presente) I→ integrazione, funzione che si occupa di mantenere l’ordine tra tutti i sottoinsiemi differenti (dimensioni: interno e presente) L→ latenza, funzione che serve al mantenimento delle credenze condivise per la stabilità del sistema (dimensioni: interno e futuro) → OGNI SISTEMA SOCIALE SI DEVE PROCURARE TRAMITE L’ADATTAMENTO ALL’AMBIENTE ESTERNO (A), I MEZZI PER RAGGIUNGERE I SUOI FINI ESTERNI (G). → PER RAGGIUNGERE IL FINE INTERNO DELLA STABILITÀ’ (I) SERVE UN MODELLO ISTITUZIONALIZZATO DI CREDENZE (L). Allo stesso tempo, le 4 funzioni corrispondono a sottoinsiemi funzionali in cui si articola il sistema sociale, ed ognuno ha il proprio mezzo di scambio: A è il sottosistema economico (denaro), G è il sottosistema politico (potere), I rappresenta la comunità societaria dell’integrazione (influenza), L è il sottosistema fiduciario della latenza (impegno di valore). - Parsons critica la concezione di potere, in quanto la sua quantità non è fissa ma varia a seconda dei processi di interscambio tra sottosistemi. Come il denaro, il potere circola e non ha un valore in sé ma vale simbolicamente per gli effetti che può raggiungere. EVOLUZIONE PER DIFFERENZIAZIONE FUNZIONALE E GENERALIZZAZIONE DEI VALORI: ogni società storica può essere vista come una diversa combinazione di strutture e processi che realizza le 4 funzioni fondamentali. Secondo Parsons questo schema rappresenta un processo di differenziazione funzionale. Ad esempio, nel Medioevo si svolge una progressiva differenziazione funzionale nella lotta alle investiture che contrappone per secoli la Chiesa e l’Impero. Ciò che causa la differenziazione si trova nella struttura degli ordinamenti normativi, che rappresentando il centro del sistema d’azione, rappresenta che la prima cosa a cambiare sono le credenze. società possa opporsi all’individuo. La società non è una realtà autonoma, lo diventa reificandosi. → reificazione: processo attraverso cui la società diventa una cosa. La società è quindi il prodotto di uomini concreti, se metto in discussione l’oggettività della società allora scopro i rapporti di potere su cui si basa. Se rispetto le regole non obbedisco alla società ma ai soggetti sociali dominati. La totalità sociale è espressione del dominio, e così deve essere colta la società, come una totalità. La teoria è sempre teoria se critica, altrimenti è cieca, non vede la falsità dell’oggetto che studia. La critica deve mettere mettere in luce la differenza tra ciò che la società è e ciò che dice di essere. Una società vera è quella dove non esiste più nessuno scarto tra individuo e società e gli uomini hanno completa autodeterminazione, cioè senza rapporti di dominio. DIALETTICA DELL’ILLUMINISMO O IL “E’ TUTTO FALSO”: “La pagliuzze nel tuo occhio è la miglior lente di ingrandimento”. Cioè la sofferenza ci mostra cose che altrimenti non saremmo in grado di vedere, aguzza la vista. La sofferenza è il luogo della critica. Ogni sofferenza indica che la società non permette la realizzazione di tutti. Se il pensare non può diventare reificato, deve riconoscere un bisogno (il nostro pensiero cerca di raccogliere la verità) e di un affanno (perché la realtà è sfuggente). Critica della metafisica occidentale, che permette di formulare un pensiero che sviluppa un concetto. Ma il concetto non potrà mai esprimere bene la realtà, e lo spazio tra concetto e realtà è il luogo della sofferenza. Questa sofferenza può essere espressa come “contraddizione”. Pensando io identifico qualcosa, e l’identificazione coglie solo una parte quindi la contraddizione è il richiamo all’incompletezza del concetto. →Marx pensava che una volta raggiunta una società senza contraddizioni, cioè alla fine del movimento storico, non ci sarà più sofferenza. Adorno pensa che la dialettica non avrà mai fine, e pensare il contrario è la peggiore forma di autoinganno del pensiero. Una società perfetta che metterà fine alla storia non si raggiungerà mai, perchè è anch’essa una società reificata (fatta cosa), e perché assolutizza la reificazione. La società perfetta quindi è un’utopia senza nome. L'illuminismo mostra la falsità di magia e religione, ma anche questo movimento rischia di diventare il “mito della ragione”. L’illuminismo è già presente nella civiltà greca, e la ragione liberando l’uomo dalle forze della natura le costringe imponendo nuove costrizioni, la libertà di pochi infatti indica l’asservimento di molti. → come sosteneva Weber, razionalizzando e liberando l’uomo dal dominio della natura, si procede verso un processo di disincantamento. Il mondo capitalista è la massima espressione della ragione che rende l’umanità schiava di un nuovo mito, che illude gli uomini di poter dominare il mondo. IL TOTALITARISMO E LA SOCIETÀ AMERICANIZZATA: la società è sempre e solo parziale, l’unica verità è ciò che sta tra il desiderio di autorealizzazione e ciò che realmente posso realizzare, cioè la sofferenza. Il colpevole della sofferenza è il capitalismo, ed essa ormai è vissuta non più solo dalle classi operaie ma da tutti. Ormai con il capitalismo tutto è scambiabile, anche la cultura. Secondo Adorno la caratteristica della società è l’associazione tra alienazione e razionalizzazione. Per alienazione si intende il dominio della tecnica. → esempio: il nazifascismo. Esempio del nuovo dominio sugli uomini, essi sono ridotti a cose perchè sono rinchiusi dentro concetti che non gli permettono di scegliere. Distinguendo tra ariano ed ebreo si provoca sofferenza. Il controllo sociale è stato ciò che ha permesso al nazifascismo di espandersi, senza l’uso della tecnica ma tramite gli strumenti di propaganda. Costruendo una partecipazione alla vita collettiva tramite l’organizzazione totale della vita, il nazifascismo ottiene l’asservimento delle più intime pulsioni individuali (anche la sessualità viene regolata, lo si capisce anche tramite lo sterminio degli omosessuali). Adorno è personalmente coinvolto, essendo ebreo ed intellettuale, e ritiene che la causa dello sterminio sia il dominio del concetto sulla cosa e riducendo quindi l’individuo a un “esemplare”. La situazione non cambia dopo la fine della guerra, poiché avviene la nascita della “società dei consumi”, anche detta società americanizzata. All’ideologia e alla religione si sostituisce il desiderio del consumo. Il fenomeno delle masse assume la forma di consumo sfrenato e compulsivo. Consumare diventa la forma di gratificazione collettiva che regge l’ordine sociale, è la realtà che promette a tutti benessere. Vivere è uguale ad acquisire, questa è la logica alienante e razionalizzata che è tipica della società americanizzata. L’individuo moderno è dedito al consumo, vive per consumare e si realizza attraverso di esso non vedendo la falsità di un mondo dove ogni oggetto, e persino persona, sono visti come qualcosa da consumare. Anche la cultura diventa consumabile, non viene più goduta nelle sue forme tradizionali, ma viene riprodotta e scambiata (Hollywood→ simbolo dell’asservimento della cultura alla massificazione). ILLUMINISMO DELLA DIALETTICA: Adorno vuole spiegare due processi, cioè la fine della speranza e l’arrivo di una nuova barbarie. La speranza che è alla radice dell’illuminismo l’uomo possa liberarsi della magia, dei miti e della religione. Infatti l'illuminismo promette una vita senza privazioni, grazie alle nuove tecniche di produzione si potrebbe vivere una vita senza fame, così che l’uomo possa diventare veramente se stesso. Non c’è quindi salvezza senza illuminismo, e criticando si prepara un concetto positivo di esso, evitando di cadere nell’irrazionale. La ragione resta fedele a se stessa esercitando sempre la sua capacità di pensare, cioè essendo critica. Essa tende ad assolutizzare e mettendo alla luce la dialettica che la muove può salvare se stessa. SVILUPPI DELLA SCUOLA DI FRANCOFORTE: Ha un grande impatto sulla teoria sociale del Novecento. L’allievo più importante di Adorno sarà Jurgen Habermas. LA SOCIOLOGIA FENOMENOLOGICA: La fenomenologia è lo studio dei fenomeni, cioè delle cose per come appaiono. Edward Husserl suggerisce di non dare mai per scontate le cose apprese ma di chiedersi sul modo in cui si vede la realtà. Bisogna quindi mettere in discussione quello che noi diamo per scontato, e capire che quindi il mondo è ciò che noi vediamo e il senso che gli diamo, e che le nostre percezioni sono plasmate dai concetti. La società ci fornisce i concetti con cui i soggetti vedono il loro mondo sociale. - Opacità verso gli altri→ l’attore da per scontato che gli altri diano lo stesso senso alla sua azione - Opacità verso la validità→ l’attore pensa che il senso voluto sia corretto Corrispettivamente ci sono tre forme di riflessività: - Riflessività autodiretta (verso noi stessi) - Riflessività eterodiretta (verso gli altri) - Riflessività critica (verso la correttezza) Il soggetto esiste, ma non sa in cosa consista, gli altri esistono ma non si sa chi siano, la validità esiste ma non si può conoscerla. Se il soggetto elimina l’opacità tramite la riflessività autodiretta si crea il senso soggettivo. Come si costruisce il senso oggettivo? Per non essere “io isolati” serve intersoggettività, quindi do per scontato che l’altro dia lo stesso senso che do io ad un’azione → l’autista del bus da al mio gesto il mio stesso senso La costruzione di senso dell’altro è diversa dalla mia, ma l’altro mi capisce perchè mi è contemporaneo. Infatti io vedo l’azione di un’altro individuo svolgersi, quindi applico la riflessività al suo vissuto. → il senso del mio gesto è comprensibile all’autista ma anche agli altri passeggeri Con la riflessività autodiretta comprendo i miei vissuti e costruisco l’”io”, ma con la riflessività eterodiretta costituisco il senso altrui e costruisco il “tu”. Al mondo del soggetto quindi affianco il mondo ambiente, con il quale capisco il mio vissuto e anche quello di chiunque mi sia contemporaneo. → l’autista dell’autobus comprende il mio gesto perché non è solo il mio gesto, ma quello di chiunque debba salire sull’autobus. Egli comprende quindi il mio progetto d’azione. Per capire il senso di alter devo avere qualcosa in comune con lui, e questo qualcosa è il senso oggettivo. TIPIZZAZIONI E SENSO COMUNE: il noi comune per Schutz è vivere insieme nella durata, è il mondo ambiente. I soggetti vivono la loro relazione sociale in modo naturale e non riflessivo, e la vita quotidiana è l’insieme degli automatismo indotti dall’intenzionalità. Il noi comune quindi non è mai riflessivo, e si sviluppano tre situazioni: 1) Vivo nell’immediatezza irriflessiva sia la soggettività di alter che il noi comune→ no riflessività 2) Sottopongo a riflessività l’intenzionalità di alter→ l’autista comprende il mio gesto 3) Rivolgo l’attenzione riflessiva al noi → nessuno alza il braccio ma solo il gesto indipendentemente da chi lo fa. Il senso soggettivo è messo in secondo piano e appare il senso comune tipico Il senso soggettivo ora pare come senso comune. Nel mondo ambiente non esiste una relazione insensata, e non tutte le relazioni sono basate sulla compresenza→ mondo dei contemporanei. Nel mondo dei contemporanei non c’è partecipazione comune, il flusso delle relazioni è discontinuo. → ogni volta che vedo l’autista dell’autobus mi comporto nello stesso modo I comportamenti diventano tipici. Chiamo tipizzazioni l’insieme delle conoscenze che hanno la loro storia specifica, ma non hanno vita propria. Sono sempre vissute da soggetti che possono creare nuovo senso. Ogni relazione può variare da un massimo a un minimo di tipicità. Le tipizzazioni valgono soprattutto nel mondo dei contemporanei. Si costituisce quindi il vivere sociale quando ho un insieme di relazioni tra contemporanei anonimi, regolato dalle tipizzazioni. Nella vita quotidiana le tipizzazioni sono scelte in base a quello che mi serve (struttura delle rilevanze). Quindi la vita quotidiana è regolata da un sistema di rilevanza che da peso alle diverse tipizzazioni a seconda della situazione. OPACITÀ VERSO LA VALIDITA’: il mondo dei contemporanei è un insieme di tipizzazioni, di vissuti di senso comune. Senza tipicità non esiste società. Ego e alter fanno società nel momento in cui il senso da loro vissuto è senso tipico, e potrebbe quindi valere per un terzo soggetto. Il compito della sociologia è quello di sollevare l’ultimo velo di opacità. ERVING GOFFMAN (1922-1982) E IL SOGGETTO COME ATTORE: l’oggetto di studio della sociologia per lui sono le interazioni sociali, quelle faccia a faccia. Il soggetto fa riferimento a un senso socialmente dato, è quindi una specie di attore che recita copioni socialmente costituiti. IL METODO: Goffman vuole spiegare l’agire partendo dal significato, non le sue cause. L’azione sociale si definisce come tale se il suo significato è comprensive per altri. Il suo metodo quindi è la capacità di vedere (tic, stereotipi, luoghi comuni) e anche la capacità di far sembrare che non usi alcun metodo (prende i dati da fonti disparate immergendo il lettore nella vita altrui). Goffman fa microsociologia, cioè usa come oggetti di riferimento ciò che riguarda la nostra vita comune, il suo scopo è mostrare come nell’interazione si costruisca la società e il soggetto. Non deve esserci nessuna spiegazione esterna da cui partire poiché l’interazione è autonoma, non servono particolari condizioni o contesti. La sociologia deve mostrare le maschere che ognuno assume. IL SOGGETTO E LA MASCHERA: una situazione si può studiare partendo da macro strutture sociali o dal senso intenzionato dai soggetti che compongono l’interazione. Secondo Goffman invece sono sbagliate entrambe le direzioni siano sbagliate, ma che si debba partire dalla centralità dell’interazione faccia a faccia come se fosse una realtà specifica. Essa ha caratteristiche proprie. Il soggetto (il sé) per Goffman è il prodotto di una scena che viene rappresentata e non una sua causa, è un effetto drammaturgico che emerge da una scena presentata. Non si vedono quindi soggetti che agiscono ma copioni che vengono recitati. Il soggetto è quindi il prodotto delle sue azioni dentro le sue interazioni, è l’insieme dei ruoli sociali che mette in atto. Ad essere il palcoscenico è la scena sociale. Perchè il ruolo fornisca un’identità non può solo recitare ma deve avere una natura morale. Si sviluppano poi diverse situazioni nel rapporto tra individuo e ruolo (l’impegno, l’attaccamento, l’assorbimento). Si parla di distanza dal ruolo in tutte le situazioni in cui quando si recita un copione si prendono le distanze da esse, quindi si trova un divario tra l’obbligo e l’esecuzione. Quando ci si distanzia da un ruolo, il soggetto agisce in nome di un’altra realtà sociale. Nessun individuo è interamente assorbito dalla situazione perchè ha una molteplicità di sé e deve regolarsi su come essi interagiscono tra di loro. Gli elementi dell’individuo sono le morali ricevute dall’esterno, le regole sociali. Esse non sono riconducibili a forme di potere o di disuguaglianza. In Goffman non esistono forme di potere perché il soggetto non può emanciparsi. e quella di potenza siano connesse così da costruire il principio alla base dell’evoluzione della società. IL METODO: è impossibile denunciare l’intreccio di potere senza rimanere attaccati da esso. Il potere produce forme di dominio perchè struttura la vita di ognuno nelle sue quotidiane manifestazioni. Lo strutturalismo di Foucault si concentra in due aspetti: 1) Posizione antisoggettivista→ (fine del soggetto) cioè risultato dell’imposizione di strutture anonime e impersonali che trasformano il soggetto in una costruzione sociale 2) Critica alla concezione evolutiva della storia → (fine della storia) cioè l’esito della fine del soggetto. Ogni società e periodo storico sono caratterizzati dal loro episteme, cioè da una propria struttura: nel Rinascimento è l’idea di somiglianza universale, nell’epoca moderna classica è l’idea di ordine dei segni e di linguaggio che rispecchi l’ordine delle cose. Il pensiero non si coglie direttamente, l’ordine lo produce rappresentandolo nel suo linguaggio. L’episteme dell’attuale modernità è l’idea del soggetto che rappresenta il mondo. Nel passaggio dal Rinascimento al nostro mondo attuale l’uomo si mette sempre più al centro della conoscenza, smettendo di conoscersi. Nel momento in cui rappresento me stesso perdo il mio io profondo. Il passaggio da un episteme all’altro è caratterizzato da fratture epistemiche, cioè di discontinuità caratterizzate da elementi di rottura con il passato. La storia quindi non è un processo verso il meglio, per questo finirà la storia e ogni epoca sembra autonoma. Ogni cultura considera la propria concezione dell’uomo come l’unica valida → si tratta del metodo critico di Foucault, che deve smascherare questa illusione mostrando come ogni cultura si sia formata a seguito di un processo storico. Questo metodo usa due strategie: la genealogia e l’archeologia. RAZIONALITÀ’ E FOLLIA: l’ordine e la razionalità sono i concetti cardine della costruzione moderna. La modernità per Foucault è il compimento del destino dell’Occidente, più la ragione è consapevole di sé, più imprime la sua natura sull’ordine delle cose. Lo studio della follia aiuta a capire meglio il progetto razionale della modernità. Oggi si da per scontato il concetto di follia (seguito della del successo che ha il processo di costruzione sociale della follia). Si tratta del dominio sulle forme di esclusione. Il folle deve essere internato, rappresenta una minaccia all’ordine razionale poiché viene considerato un criminale. Con l’Illuminismo viene poi visto come un malato da curare, e quindi la follia viene vista come una malattia da studiare razionalmente con la medicina. Il folle non può essere pienamente un soggetto perché è l’emblema dell’uomo che perde la sua soggettività. POTERE , SESSUALITA’ E BIOPOLITICA: il potere assume diverse forme dentro il processo di civilizzazione. → Egli si collega all’analisi di Nietzsche, secondo cui la morale è il prodotto di violenze che l’umanità ha subito in un oscuro passato, la civilizzazione e la moralizzazione dell’umanità sono processi che hanno sull’uomo lo stesso effetto che il passato avevano le torture. Foucault vede tre fasi di trasformazione del potere: - Esclusione: la manifestazione più brutale è l'eliminazione fisica, altrimenti si usa la tortura per far emergere la verità, che poi verrà resa legittima tramite l’esecuzione pubblica. Una forma meno brutale è l’espulsione civile. - Integrazione normativa: invece della violenza si usa la forza delle norme morali. Il diverso viene disciplinato (normalizzato come direbbe Goffman). Un esempio è il manicomio, l’oggetto della disciplina è l’anima. - Detenzione: il processo è pubblico e la pena è segreta (prigione). Questa forma di potere è tipica della nostra modernità Questi metodi non vengono più usati solo per reprimere, ma anche per produrre soggettività morale. Il potere è anche una forza produttiva che ha effetti costruttivi e positivi. - Potere disciplinare → Panoptico di Bentham. Si tratta di un carcere progettato con una torre di sorveglianza che si erge nel mezzo delle celle. Tutte le celle hanno solo una finestra di osservazione, che punta verso la torretta, così che il guardiano può controllare i detenuti senza che essi lo vedano. Se se ne va, nessuno se ne accorge. Questo tipo di esperimento produce autocontrollo, riportando i detenuti a comportarsi bene sempre. Tutta la società si trasforma in un unico spazio sottoposto a potere disciplinare razionale. Il Panoptico infatti è una metafora della società moderna, poiché il soggetto moderno subisce un potere invisibile che lo obbliga a comportarsi bene sempre. Il potere per Foucault non è attribuito a persone fisiche, non è qualcosa che si ha. → diversamente da come credeva Parsons, associandolo al denaro Non si può distribuire il potere perché non è una sostanza fisica che può essere posseduta. Al contrario, il potere è produttivo e i suoi effetti circolano nella società continuamente. La vera natura del potere non si ha quando qualcuno deve comunicare cosa fare a un altro individuo, ma sta in un esercizio continuo ottenuto tramite apparati impersonali attraverso i quali ci comportiamo in un modo piuttosto che in un altro. Il soggetto è un prodotto del potere e quindi non può avere potere. La teoria del potere di Foucault “taglia la testa al re”, cioè fa a meno della sovranità visto che non è detenuto da qualcuno. Vi si collega l’analisi della sessualità. Il potere qui si produce entrando nella nostra psiche. Si tratta di un meccanismo di potere, non di persone di potere. Il sapere della sessualità diventa una disciplina del corpo. Secondo questo disciplinamento, la sessualità viene portata alla luce nei minimi dettagli. Cosi come la follia è un prodotto dell’ordine del discorso e del potere. → la confessione cristiana costringe i fedeli a regolamentare i propri impulsi, disiciplinandoli, è solo l’inizio di tutte le regolamentazioni successive. Il sesso si nasconde quindi dal cristianesimo in poi, la rivoluzione sessuale è il più efficace discorso sul sesso, e tutto ciò crea il bio-potere. Se il sovrano decideva sulla morte, il bio-potere decide sulla vita, plasmandola. La biopolitica è la forma dei dispositivi di controllo esercitati sull’uomo moderno. Lo strutturalismo di Foucault diventa un metodo per smascherare il potere. Il potere non reprime il sapere ma lo produce, la volontà di sapere e la volontà di potere solo volontà di verità. Foucault critica sia il potere socialista stalinista sia il liberal democratismo, perché sono forme diverse dello stesso potere che non calcolano i drammi degli esclusi e dei discriminati. È quindi il turno degli esclusi, di proferire parola, e di fare della loro diversità la possibilità di andare oltre la logica del biopotere. Per Habermas la critica deve far emergere la normatività dentro alla società stessa. La manipolazione degli individui tramite i mass media diventa un fatto da stabilire empiricamente. Habermas da centralità al linguaggio, visto come base della società. È un prodotto sociale perché coincide con un uso comunicativo. Quindi egli cerca di trovare le regole alla base dell’uso comunicativo del linguaggio, queste regole sono già usate da chi parla inconsciamente. Queste regole infatti sono semplici regole sintattiche. La cosa più importante è la competenza comunicativa, cioè l’uso delle regole che permettono di comunicare un contenuto. Habermas studia infatti la pragmatica, cioè le espressioni (frasi dal punto di vista di come vengono usate). Noi parliamo basandoci sul fatto che sia possibile intenderci. Ma non è detto che questo avvenga, senza questi presupposti però sarebbe impossibile comunicare. → ego dice ad alter di aver letto un nuovo libro. Alter può essere d’accordo o meno, ma perchè questa discussione avvenga entrambi devono parlare la stessa lingua e devono decidere se il libro sia nuovo o no. Il linguaggio contiene una sua normatività, identificata in tre pretese di validità: 1) Pretesa di verità→ verificabile oggettivamente 2) Pretesa di sincerità→ fiducia della veridicità del parlante 3) Pretesa di correttezza→ adeguata rispetto alle norme e valori socialmente condivisi Tutte e tre devono essere valere contemporaneamente in ogni espressione, e la validità non può essere data da noi stessi, ma deve provenire da alter. Esse sono regole empiriche che possono essere eventualmente cambiate. Habermas teorizza una situazione discorsiva ideale, in cui non ci sono distorsioni della comunicazione e le tre pretese di validità sono presenti. Gli individui vogliono solo trovare intesa con gli altri. Si tratta di una forma di società impossibile da realizzare, ma utile per misurare come la comunicazione di ogni giorno sia distorta. Posso infatti criticare una società in quanto distorta se ho criteri che rappresentino una società non distorta. Habermas in seguito distingue tra lavoro e interazione, formulando la teoria dell’evoluzione sociale, sviluppando quella di Marx. Secondo Habermas, i fattori che muovono la storia devono tenere conto della razionalizzazione che si trova all’interno dell’interazione. Habermas distingue tra due ambiti in cui si affermano le logiche del lavoro e dell’interazione: - Sistemi sociali: il fine dell’agire è la conquista del successo. Le sue dimensioni sono la sfera politico-amministrativa e quella economica. - Mondi della vita: l’agire è comunicativo, la conquista dell’intesa. Il vero obiettivo è l’autonomia che si acquisisce tramite la comunicazione. Si tratta di situazioni della vita in cui non conta ottenere denaro o economia, ma realizzare se stessi e vivere entro i confini del bene e del giusto. La discussione critica si esprime pienamente senza essere condizionata. Partendo poi da queste due sfere, Habermas individua tre fasi dello sviluppo sociale (per completare la teoria dell’evoluzione): 1) Centralità della famiglia e delle strutture di parentela, con bassa complicità sociale 2) Affermarsi dello Stato come ambito sistematico indipendente dell’integrazione 3) Differenziazione tra sistemi sociali e mondi della vita, allo Stato si unisce lo sviluppo economico. Il mondo moderno è basato sullo sviluppo dello Stato burocratico e dal capitalismo, si sviluppano il pluralismo delle immagini del mondo e i principi morali vengono relativizzati. Una volta avvenuto questo, il rischio maggiore è quello della colonizzazione dei mondi della vita, cioè un processo secondo il quale la logica dei sistemi sociali si impone alla logica dei mondi della vita. DEMOCRAZIA DELIBERATIVA: la razionalizzazione dei mondi della vita presuppone la liberazione della razionalizzazione tecnica. Gli uomini devono potersi intendere ed esprimere le loro idee all’interno di un confronto pubblico. L’agire comunicativo è razionale perché contiene le pretese alla validità e l’ipotesi di una comunicazione ideale, essendo questi principi più o meno validi, il rapporto della razionalizzazione dovrebbe essere equilibrato. Habermas introduce un percorso teorico che definisce un modello di democrazia radicale, che supera i vecchi miti come il nazionalismo. → Habermas polemizza con Nolte secondo cui i lager nazisti sono una risposta ai gulag sovietici e il nazismo sarebbe una reazione al comunismo russo. Questo tipo di visione serve a liberare i tedeschi da un senso di colpa, a togliergli la vergogna di essere tedeschi. Si pensa di ridargli un senso di visione collettiva. Il pensiero neoconservatore accetta i processi di razionalizzazione dello Stato e fa fronte al vuoto che la razionalizzazione crea in ideologia e religione. Habermas ritiene questo insensato, e propone di sostituire il nazionalismo con il patriottismo della Costituzione, la fedeltà alla nazione si trasforma in fedeltà ai principi costituzionali, cioè l’adesione all’universalismo razionale. Si può formulare un principio universalistico valido per ogni tempo storico e per ogni luogo, che possa distinguere da una morale ingiusta a una morale giusta? A questo proposito, Habermas sviluppa un principio U (principio di universalizzazione) che sancisce la validità di una norma se tutti possono accettare le conseguenze che derivano dall’applicazione universale di essa. → Habermas non dice cosa è giusto, ma come si può identificare ciò che è giusto in un discorso libero e aperto a tutti, una norma non è valida se definita solo dal singolo senza un confronto pubblico. Il diritto quindi è sempre più il garante della norma morale, è lo strumento che permette a tutti di rispettare le suddette norme. Habermas teorizza cosi il principio D, secondo il quale un principio deve valere sia per le norme morali sia per le norme giuridiche. Dal principio D si sviluppano sia il principio U, sia un principio democratico, che genera norme giuridiche alla base della democrazia. L’idea di democrazia deliberativa è quindi un grande spazio in cui i cittadini sono sempre impegnati nella definizione di ciò che è giusto per la propria vita in comune, si stabilisce quale sia la cosa giusta solo dopo un discorso pubblico in cui vince l’argomento migliore. Essa si basa sull’interazione umana. PUBBLICITÀ’ E ILLUMINISMO: il filo che lega tutta la produzione habermasiana è identificato nel legame tra la pubblicità, l’illuminismo e l’emancipazione, ne emerge che non si può essere liberi da soli. Il progetto illuminista è pubblico, e si tratta di un processo di liberazione dell’invasività della razionalizzazione tecnica e strumentale.
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