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Corso Introduttivo allo Studio della Storia del Cinema, Sintesi del corso di Storia E Critica Del Cinema

Capitolo 5 - Il cinema muto italiano

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 06/09/2019

smilla-tononi
smilla-tononi 🇮🇹

4.6

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Scarica Corso Introduttivo allo Studio della Storia del Cinema e più Sintesi del corso in PDF di Storia E Critica Del Cinema solo su Docsity! 4. il cinema muto italiano 4.1. La presa di Roma (Filoteo Alberini, 1905) 20 settembre 1905 F 0 E 0 nascita ufficiale del cinema italiano, con la proiezione a Porta Pia del film. Relativo ritardo, ma è subito evidente l’intenzione di recuperare. È un film emblematico, anticipa gli indirizzi propri dello sviluppo successivo del cinema italiano: tema patriottico e impegnativo, la conquista della capitale da parte dell’esercito italiano. Punto di forza del film è la precisione storica della ricostruzione1. Nel finale si ha un quadro emblematico, una sola immagine che riassume in modo emblematico il senso dell’intero film – molto in voga all’epoca F 0 E 0 l’apoteosi dell’Italia, una giovane che regge un tricolore e la palma della vittoria. I primi investitori del cinema italiano erano parte della piccola nobiltà e dell’alta borghesia F 0 E 0 influenzano molto le scelte di stile e di temi – il cinema diventa uno strumento di propaganda delle classi dirigenti; raramente vengono rappresentati conflitti sociali dal punto di vista delle classi più umili. L’Italia è ancora un paese giovane, tra le priorità ha quella di costruire un’identità nazionale condivisa- sono molto diffusi in questo periodo filma tema risorgimentale, almeno fino al 1912. Tuttavia, l’argomento non bastava a competere con nazioni come Francia e Gran Bretagna – bisognava trovare un altro terreno su cui gareggiare, sul quale l’Italia non aveva rivali: le glorie antiche e le vite dei grandi uomini. Un ulteriore punto di forza erano le bellezze artistiche e naturali italiane, invidiate da tutti gli stranieri, assieme alla possibilità di utilizzare ambienti esterni, dovuta al clima favorevole e alla luce solare. La presa di Roma rappresenta l’emblema della futura vocazione del cinema italiano successivo: ambizione, paternalismo, ricercatezza tecnica, abilità nella ricostruzione storica, sfruttamento delle bellezze naturali – contribuisce ad indebolire il genere protagonista del cinema delle origini, il film a trucchi (pochi esperimenti in ambito italiano, dovuti all’influenza di quelli francesi). 4.2. un modello alternativo All’inizio del XX secolo nascono nelle principali città italiane varie case di produzione cinematografica, alcune molto importanti e longeve: Alberini&Santoni2, Itala Film, Società Anonima Ambrosio, Milano Films, Comerio Films, Polifilms etc. Sistema produttivo policentrico: caratteristico dell’età d’oro del cinema muto italiano – in pochi anni, diventa una delle principali cinematografie mondiali. 1 Alberini era ex militare. 2 Futura Cines Nonostante avesse influenzate molti registi stranieri, lo stile dei primi film italiani pare maggiormente legato a forme primitive e ancora di ascendenza teatrale di rappresentazione (montaggio interno alla sequenza scarso, assenza di campo- controcampo, recitazione fisica e stilizzata) – modello alternativo di messa in scena3. Fondamentalmente, sostituisce la frammentazione dello spazio data dal montaggio con delle costruzioni complesse in profondità di campo – si cerca di sintetizzare in un unico quadro più elementi narrativi. Si tratta di un tipo di messa in scena che, in particolare in Italia, è particolarmente rispettoso delle proporzioni e dell’integrità del corpo dell’attore (dovuto anche all’influenza delle arti figurative4 sul gusto comune, maggiore in Europa rispetto agli Stati Uniti) F 0 E 0 strutturazione dell’inquadratura come fosse un quadro. 4.3. comici a confronti Confronto tra stile americano e italiano: A Night in the Show (Charlie Chaplin, 1915) F 0 E 0 prima gag ambientata in una sala di spettacolo; Chaplin è un elegantone che ha a che fare con una maschera incapace di assegnargli il posto e continua a farlo alzare e spostarsi. L’intera scena è ripresa da un’inquadratura laterale, che riprende i profili – continuità spazio-temporale relazionata ai continui spostamenti del personaggio – aumenta l’effetto comico, effetto di “giro a vuoto”. Inizialmente sceglie una composizione dello spazio in profondità di campo – proprio della produzione italiana. Ad un certo punto, sul palco arriva un’incantatrice di serpenti: il cesto per errore si rovescia ed i rettili si spargono per la platea F 0 E 0 lo spazio del racconto si frammenta, tramite il montaggio, in diverse sezioni – gli spettatori riconoscono le relazioni spaziali del teatro, sono in grado ora di muoversi assieme alla macchina da presa nella sala da spettacolo senza perdere i riferimenti F 0 E 0 stile proprio della produzione americana. Robinet innamorato di una chanteuse (Marcel Fabre, 1911) F 0 E 0 Robinet, a teatro, assiste all’esibizione di un’artista di cui si innamora – la insegue ovunque, provocando continuamente situazioni di caos. La prima parte richiama in molti dettagli la prima gag del film di Chaplin, il quale deve averne tratto ispirazione: il balletto delle sedie; il taglio dell’inquadratura etc. Spazio della scena secondo il modello di produzione italiano (sebbene la struttura della composizione sia ancora piuttosto semplice): azione su piani differenti, in profondità di campo – i vari punti vengono attivati in momenti successivi della narrazione. Nella seconda parte, invece, Robinet si reca nel retropalco per incontrare l’oggetto del suo desiderio: strutturazione dell’inquadratura su quattro diversi piani, isolati dalla geometria delle quinte e degli assi del palcoscenico, ma collegati allo stesso tempo dagli sguardi e movimenti dei personaggi: 1. In avanti, a destra, Robinet con in mano un mazzo di fiori mentre gesticola verso la sua amata; 3 Destinato ad essere sconfitto 4 Più forte di quella teatrale. Trama: piuttosto complessa, ambientata ai tempi delle guerre puniche; disavventure della siciliana Cabiria, rapita da bambina dai pirati durante l’eruzione dell’Etna e venduta come schiava a Cartagine, affinché venisse sacrificata al dio Moloch; fu salvata all’ultimo secondo dal romano Fulvio Axilla e dal suo schiavo Maciste. La vicenda dura vent’anni. Si tratta di un soggetto originale. Pastrone decide per un argomento esotico, probabilmente alludendo all’entusiasmo coloniale che viveva in Italia in quel periodo. Non trattandosi di un adattamento, il solo modo per essere compreso completamente dal pubblico era affidandosi alla chiarezza ed efficacia dei nessi causali esplicati dalle immagini e dalle didascalie6. Messa in scena: grande abilità nel padroneggiare le tecniche dell’epoca; pochi primi piani e piani ravvicinati; montaggio molto più libero; fotografia molto originale; ricostruzione scenografica efficace. inizio: si apre con la scena dell’eruzione vulcanica, un evento spettacolare, di solito riservato al finale F 0 E 0 pare suggerire che il punto d’arrivo di altri film è per Cabiria solo l’inizio. sequenza del tempio di Moloch: utilizza un carrello sinusoidale inventato da Pastrone – la macchina da presa scorre su rotaie. Maciste F 0 E 0 personaggio che conquista il pubblico, fu in seguito prodotta una serie di film a lui dedicati – uno dei pochi divi maschi del cinema italiano. 4.8. i film delle dive7 Secondo genere principale del cinema muto italiano, in particolare dopo il 1913. Incentrato sulla presenza di una diva – sebbene la prima in assoluto non fosse italiana8, furono queste a rendere il fenomeno diffuso in modo capillare nel cinema mondiale – diventa un vero e proprio fenomeno sociale, le dive vennero assunte come modelli. Lydia Borelli Ma l’amore mio non muore (Caserini, 1913) Capostipite del diva-film, lancia nell’ambito cinematografico la primadonna teatrale – il suo nome sui manifesti è già sinonimo di grazie, eleganza, erotismo. Il film parla delle avventure di Elsa Holbein, figlia di un colonnello di Wallenstein, accusato di tradimento, che giunse a suicidarsi – Elsa è costretta a lasciare il paese e intraprende la carriera di cantante; nonostante il successo, rimane legata al suo passato; incontra e si innamora del giovane principe di Wallenstein – amore impossibile, terminerà con il sacrificio della fanciulla. Si tratta di una storia semplice e convenzionale, ma il film risultò essere una delle vette stilistiche ed artistiche del cinema muto italiano. Punti di forza: performance dell’attrice: sullo schermo non può valersi della voce profonda e calda che era uno dei punti di forza della Borelli F 0 E 0 il cinema rappresenta una sfida – 6 Coinvolge anche D’Annunzio, il più grande poeta italiano del tempo – porre alla pellicola un “marchio” culturale prestigioso F 0 E 0 elevare il ruolo culturale del cinema. 7 Anche chiamato cinema in frac 8 Asta Nielsen, danese. risponde con dei veri e propri monologhi del corpo, vari gesti codificati e reinterpretati a cui corrispondono pensieri e sentimenti – corrispondenza non sempre semplice, ma è comunque una grande attrice che non delude. messa in scena: poche inquadrature, ciascuna esaurisce una sequenza F 0 E 0 comunque perfettamente calibrate nella composizione di attori e oggetti, in posizioni mai casuali. Personaggio F 0 E 0 non la canonica e stereotipata femme fatale, ma ispirato alle eroine romantiche del melodramma, passionali, pronte al sacrificio, perseguitate da una sorte avversa. Il fuoco (1915) Pina Menichelli Tigre reale (1916) Due film d’amore di stampo d’annunziano, presentano protagoniste diverse dai ruoli scelti dalla Borelli: si tratta qui di femmes fatales, misteriose e rapaci, che seducono gli uomini conducendoli alla follia – la diva interpreta le parti (in particolare quella della poetessa del primo) con scatti rapidi e nervosi, improvvisi cambi di tono ed espressioni eccessive – tecnica propria per il contesto del film F 0 E 0 principale artefice del cinema isterico, tuttavia stile poco versatile per ruoli diversificati9 Francesca Bertini Assunta Spina (Serena, 1915) Diverso modello di donna: rappresenta molte eroine indipendenti, capricciose, forti, pronte al sacrificio per amore ma in modo diverso dal carattere melodrammatico dei personaggi della Borelli – gli uomini fanno follie per loro, ma non sono mai veramente distaccate e fatali come i ruoli della Menichelli. Il film con il quale viene lanciata è insolito, si allontana dai topoi del cinema in frac F 0 E 0 dramma popolare, una storia di ambienti e personaggi umili (anche la Bertini), tuttavia senza perdere il loro fascino. N.B. Non si tratta di un caso isolato, vi sono altri film dell’epoca che ambientano le vicende nel mondo degli umili F 0 E 0 però non si possono considerare diretti antenati del neorealismo – si riferiscono, piuttosto, alla letteratura e al teatro verista F 0 E 0 attenzione alla violenza delle passioni di un mondo considerato “naturale”. Eleonora Duse Cenere (Mari, 1916) Unica apparizione cinematografica, a circa sessant’anni – rispetto a molte altre dive, non cerca la gratificazione della sua bellezza sullo schermo, ma piuttosto mostra desiderio di sperimentare con il nuovo mezzo espressivo, che richiede una recitazione completamente diversa da quella teatrale (prima di tutto il fatto di esprimere emozioni esclusivamente attraverso la gestualità). Interpretazione: gioca di sottrazione, carica di intensità ogni gesto semplice e quotidiano, senza strafare – mostra il suo viso solo nell’ultima inquadratura. 1916 F 0 E 0 entrata in guerra dell’Italia – fine dell’epoca d’oro del cinema italiano – crisi economica + difficoltà di adattamento al nuovo ritmo e stile imposti da Hollywood, in crescita e affermazione a livello internazionale 9 Diventa un po’ maniera
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