Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il Processo di Riforma e la Nascita della Repubblica in Inghilterra e Francia: Età Moderna, Appunti di Storia Moderna

Il processo di riforma in inghilterra e francia durante l'età moderna, con un focus sulla nascita della repubblica in inghilterra e la resistenza alla rivoluzione francese. Carlo i e il parlamento, la nascita della repubblica inglese, la decapitazione di carlo i, la nascita della repubblica francese e il terrore. Vengono anche discusse le idee cristiane, il ruolo dell'esercito, l'imposizione di nuove tasse, il controllo sulla chiesa e la creazione di nuove istituzioni giudiziarie.

Tipologia: Appunti

2011/2012

Caricato il 11/01/2012

crist23yo
crist23yo 🇮🇹

4.8

(4)

1 documento

1 / 73

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Il Processo di Riforma e la Nascita della Repubblica in Inghilterra e Francia: Età Moderna e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 1 1 L’ETA’ MODERNA . (Cap. I / X). di Francesco Benigno. 1. Il sogno dell’impero, la realtà di monarchie e repubbliche. L’analisi delle vicende storiche dell’Europa all’inizio della prima età moderna non può prescindere da una attenta valutazione dei principali attori politici e dai quadri di riferimento ideali in cui si muovono. Occorre partire dal ruolo dell’impero e dall’idea della monarchia universale per comprendere una situazione politico/territoriale complessa. All’inizio del XVI secolo, Carlo V d’Asburgo, in seguito a varie eredità, riunisce sotto di se un enorme insieme di possedimenti ( domini d’Asburgo – attuale Austria -, Franca Contea, Paesi Bassi, Castiglia, Aragona, regno di Sicilia Napoli e Sardegna, gran parte dell’attuale Germania e Boemia), sembra quindi realizzarsi la rinascita del Sacro Romano Impero in cui l’imperatore rappresentava un onnipotente esecutore della volontà divina in terra. Già nei secoli precedenti l’impero romano era stato considerato un modello da imitare; Carlo Magno, con l’appoggio di Leone III, tra il’VIII e IX secolo, aveva tentato di far rinasce quell’antica istituzione universale. Carlo V , quale nuovo Carlo Magno, possiede teoricamente risorse economiche e forze in grado di far rinascere quel progetto, ma ben presto la complessità politica europea dimostra che quel sogno è irrealizzabile. Alla morte di Carlo V il regno viene diviso fra il figlio; a Filippo II: Castiglia ed Aragona, al fratello Ferdinando: Austria, Boemia ed Ungheria. E con questa divisione muore il progetto di un unico impero cristiano europeo. 1.1 Le nuove monarchie… All’inizio dell’età moderna le monarchie dispiegano la loro autorità su territori di ampie dimensioni attraverso strutture burocratiche incaricate del controllo della vita civile e religiosa, dell’amministrazione della giustizia e della riscossione delle tasse. Precedentemente i sovrani erano visti come severi detentori della virtù della giustizia che, a somiglianza di Dio, punivano e premiavano raddrizzando torti e ricompensando meriti, unica autorità terrena in grado di riportare un’armonia sociale. Tra i Quattro e Cinquecento i sovrani aumentano le loro capacità di controllo di vasti possedimenti territoriali con conseguante aumento della capacità di prelievo fiscale. Con queste maggiori entrate le corone riescono a finanziare apparati burocratici stabili e soprattutto eserciti e flotte sempre più potenti. Questo accresciuto potere dei sovrani permetterà loro di liberarsi di ogni struttura di potere che li minacci; si pensi ai feudatari che erano abituati a considerarsi «quasi pari al re» , o alle città autonome che si autogovernavano e pretendevano una sostanziale indipendenza. Il secondo effetto della crescita del potere del re fu quello di considerare la propria sovranità come direttamente voluta da Dio e quindi non riconoscendo più alcun potere temporale come superiore al suo, né la teorica supremazia imperiale, né quella spirituale del papato. I sovrani pretesero un ruolo decisivo nella nomina di vescovi e abati, sino a giungere alla separazione dalla Chiesa di Roma – Riforma. Protestante.- Inoltre l’irrobustimento delle monarchie si legano con il primo formarsi di identità protonazionale contribuendo alla nascita e sviluppo di tradizioni/costumi comuni. Lo storico svizzero Jacob Burckhardt afferma che i processi di accentramento politico delle «nuove» monarchie hanno le loro radici nella cultura rinascimentale. Nel novecento agli storici la creazione di un entità superiore quale la monarchia è parsa il presupposto necessario per l’affermarsi di un progressivo principio di tendenziale uguaglianza dei sudditi. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 2 2 Tuttavia, in tempi più recenti si è affermato che le varie esperienze monarchiche europee – a parte la Francia – non hanno portato ad un superamento dei particolarismi amministrativi, culturale e politici in quanto i vari sovrani si limitarono ad accumulare vari possedimenti e territori senza portare ad un’effettiva fusione delle varie unità politiche, giuridiche ed amministrative. Lo storico inglese J. Elliott parla a questo proposito di «monarchie composite» . La prima e più importante monarchia sulla scena europea è quella di Francia, erede del regno franco e retta dalla monarchia dei Valois che nella lunga guerra contro l’Inghilterra – guerra dei Cent’anni 1337/1453 - riuscì a cementare l’unità del regno nella difesa dalle pretese di dominio inglese. Il re Luigi XI di Valois (1451/83) proseguirà questo processo di aggregazione annettendo al regno di Francia le regioni dell’Angiò e della Provenza. Infine suo figlio, Carlo VIII (1483/98) completerà questo processo di espansione sposando Anna di Bretagna, erede di quel territorio. Questo processo di aggregazione e sostenuto da un rafforzamento dell’esercito, dall’imposizione di nuove tasse, da un crescente controllo sulla Chiesa francese e dalla creazione di una amministrazione e di apparati giudiziari stabili ed efficienti. I successori di Carlo VIII, nella prima metà del 1500, si trovarono ad operare in un contesto internazionale mutato dovendo agire per limitare la potenza degli Asburgo. In Inghilterra, dopo la sconfitta nella guerra dei Cent’anni, vi furono una serie di conflitti intestini fra le casate contrapposte degli York e dei Lancaster che si contendeva il diritto alla successione al trono inglese,- guerra delle Due Rose 1455/85. Soltanto con Enrico VII, (1485/1509) erede dei Lancaster e marito di Anna di York, la monarchia inglese ritrova la sua capacità di azione politica riorganizzando il sistema fiscale, istituendo un tribunale di diretta dipendenza regia, e favorendo con una potente flotta militare, una notevole espansione commerciale e marina. Successivamente Enrico VIII (1509/47) separerà la Chiesa d’Inghilterra da Roma, dando vita alla Chiesa anglicana, posta sotto lo stretto controllo della corona. In Portogallo, la dinastia degli Avis, tra i Quattro e Cinquecento, darà il via all’esplorazione, per scopi commerciali, della costa atlantica africana creando basi lungo le coste e sviluppando una rete marittima di scambi Europa/Africa. Gli altri stati iberici, a seguito del matrimonio di Ferdinando II d’Aragona con Isabella di Castiglia, si uniscono mantenendo però leggi ed istituzioni distinte. Ferdinando ed Isabella (i re cattolici) creano un potente esercito comune per condurre a termine il processo di riconquista della Castiglia meridionale ancora sotto i dominio arabo/mussulmano. Dopo la conquista di Granada -1492- i re cattolici si trovano a governare una popolazione composta anche da ebrei e mussulmani. Grazie alla creazione nel 1478 di uno speciale tribunale ecclesiastico – Inquisizione spagnola - riusciranno ad imporre, con la forza, l’uniformità religiosa cristiana. Nel 1492 vengono espulsi gli ebrei, poi si cerca di convertire al cattolicesimo la popolazione di fede mussulmana. Si giunge sino all’idea razzista della cosiddetta purezza di sangue cristiana dall’assenza di antenati di religione ebraica e mussulmana Solo dopo l’acquisizione del regno di Navarra si incomincia a parlare di Spagna. 1.2 … e le «vecchie» realtà. La crescita delle «nuove» monarchie – Francia/Inghilterra/Spagna – avviene in un continente caratterizzato da un minor tasso di innovazione istituzionale, una variegata galassia composta da regni, principati indipendenti, città autonome, repubbliche. L’universo delle organizzazioni statali appare frammentato e multiforme, una realtà sfrangiata e complessa, un puzzle. In questo periodo la Germania, formalmente sotto la sovranità del Sacro romano impero, si presenta come una confederazione di entità territoriali e politiche diverse: piccole città Stato affiancate da grandi principati laici ed ecclesiastici. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 5 5 Anche l’ipotesi di proseguire nel suo progetto - instaurare un ordine imperiale europeo –affidando al proprio figlio, Filippo, unico erede, l’insieme dei propri domini, viene osteggiata da suo fratello Ferdinando che pretende la successione. Il regno viene diviso fra il figlio; a Filippo II: Castiglia ed Aragona, Paesi Bassi, domini italiani; mentre al fratello Ferdinando: Austria, Boemia ed Ungheria. E con questa divisione muore il progetto di un unico impero europeo. 2 Ordini, ceti e forme della rappresentanza politica. Alle soglie dell’età moderna, nell’Europa cristiana l’universo naturale è ritenuto essere preordinato e predisposto da Dio per la salvezza dell’uomo. L’universo è un insieme che funziona entro un disegno divino, di conseguenza la società deve essere organizzata gerarchicamente in parti che disposte in un preciso ruolo creano l’equilibrio dell’insieme. Vi sono tre gruppi chiaramente distinti: - gli oratores, quelli che pregano, il clero; - i bellatores, quelli che combattono, i guerrieri; - i laboratores, quelli che lavorano, tutti gli altri. Queste tre funzioni sociali sono complementari e gerarchicamente il ruolo principale spetta al clero i cui membri vengono selezionati tra i membri degli altri ordini. La funzione del clero – garantire alla comunità la benevolenza divina – è considerata la più importante, di conseguenza gli ecclesiastici devono godere degli onori sociali principali. Il clero è perciò nella società europea di antico regime il primo ordine o primo stato. Siccome il clero – il primo stato - gestisce istituzioni educative, sanitarie ed assistenziali, consiglia e guidi le coscienze di politici e sovrani, si troverà presente nelle principali nelle istituzioni politiche rappresentative dei vari ceti. Anche i guerrieri svolgono una funzione vitale, quella di proteggere, mediante le armi, le vite ed i beni di tutti. Pure i guerrieri devono essere mantenuti ed anche ad essi vanno riservati particolari onori. Diversamente dal clero, i guerrieri sono un gruppo sociale che si riproduce e quindi perpetua i propri beni e privilegi. Esiste quindi una barriera, non invalicabile ma tangibile, tra loro e gli altri. 2.1 Nobili. Anche la nobiltà affianca ben presto all’originale proprio ruolo militare, compiti di direzione politico/amministrativa. Si tratta di una delega da parte del sovrano di funzioni di governo ai vari feudatari. Tale delega finisce per diventare perpetua ed il potere del sovrano si riduce di molto perché i vari feudi si trasmettono in via ereditaria e l’eventualità di confisca del feudo dal parte del sovrano è molto remota. Si afferma nell’universo mobiliare una scala gerarchica: principi/duchi/marchesi/cont i. Di fatto l’universo nobiliare non è mai stato completamente a disposizione del potere del re. I re possono concede titoli o crearne dei nuovi, mai i vari nobili rivendicano una discendenza comune con il re dagli antichi conquistatori barbari – il sovrano è solo un primus inter pares -. Si è tanto più nobili quanto più la discendenza è antica ed acclarata; contemporaneamente nasce non soltanto dalla concessione, ma anche dall’esercizio concreto del potere signorile e questo spesso sfugge al potere del re. L’ordine nobiliare nella società europea occidentale non è stato un gruppo sociale chiuso ed impermeabile. Nobili si nasce, ma lo si può anche diventare sia attraverso il servizio della corona in alte cariche politiche/amministrative o in campo militare, sia attraverso la ricchezza – a partire dal XVI secolo i sovrani (per bisogni finanziari) incominciano a vendere massicciamente titoli nobiliari e onorificenze. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 6 6 2.2 Le corporazioni. Ogni città d’antico regime europea è popolata da una quantità di gruppi definiti rispetto al lavoro che svolgono; centrale è il ruolo sociale ed economico delle corporazioni, che vengono anche definite arti/collegi/compagnie,. Gli artigiani ed i mercanti dello stesso settore produttivo si uniscono per difendere i rispettivi interessi ed impedire che qualcuno di essi diventi troppo ricco e potente a danno degli altri. Le corporazioni mirano ad acquisire anche il monopolio nei diversi ambiti manifatturieri e commerciali controllando i rispettivi settori di attività. Esistono arti maggiori, maggior prestigio economico/sociale, arti minori, lavori più umili. Dal XIV secolo si incrina il meccanismo tradizionale di ricambio, l’accesso alla corporazioni diventa più rigido. La struttura interna delle associazioni è gerarchica: all’apice i maestri che eleggono i capi della corporazione i quali fissano le regole; il rispetto delle norme può essere verificato mediante ispezioni. Le corporazioni sono spesso affiancate da organizzazioni religiose laiche: le confraternite; e da società di mutuo soccorso che gestiscono un fondo comune destinato ai momenti di bisogno dei vari membri. Col passare degli anni le corporazioni acquistano sempre più un notevole grado di controllo sulle attività produttive delle varie regioni europee riuscendo ad influenzare le autorità cittadine: possono assumere la tutelare l’ordine pubblico, ma anche destabilizzare. In sostanza le corporazioni organizzano una parte importante dello spazio sociale dei non nobili e dei non ecclesiastici. 2.3 Una società di ceti e privilegi. Funzione religiosa: potere religioso – il papa – Funzione militare: potere politico – il sovrano: imperatore o re -. Il cosi detto Terzo Stato - la maggioranza della popolazione; accumunata dalla funzione lavoratrice – si differenzia a secondo del ceto di appartenenza. Dai meno prestigiosi, ordine crescente: artigiani (suddivisi in corporazioni); titolari di professioni (avvocati, medici,notai); titolari di uffici pubblici; infine mercanti. Solo attraverso l’appartenenza ad uno di questi gruppi, che gode di riconoscimento politico, un individuo può avere una voce pubblica ed essere tutelato. Una società in cui la legge non è uguale per tutti, ma è diversa a seconda dell’appartenenza ad un determinato ceto, che gode di determinati privilegi. Il clero e la nobiltà sono considerati i grandi i ceti privilegiati per eccellenza. Vi sono privilegi giurisdizionali: diritto di essere giudicati con particolari e specifiche modalità da tribunali speciali; privilegi economici: non pagare certe imposte e godere di particolari beni. I privilegi contribuiscono a determinare il rango di un gruppo sociale, ovvero la posizione sociale in rapporto con gli altri gruppi. La conflittualità dell’antico regime è originata dalla tendenza dei vari ceti a difendere la propria posizione e le proprie preminenze. Nell’ordine nobiliare, forte del proprio ruolo militare, le questioni di precedenza sfocia spesso in duelli perché i nobili si sentono obbligati a difendere il loro status – noblesse oblige : l’essere nobili obbliga- Il processo di inflazione dei ranghi nobiliari, dovuto alla vendita dei titoli da parte dei sovrani, a partire dal XVI secolo, portò ad una distinzione tra antica e nuova nobiltà. Questa funzione di distinzione dai folti ranghi della nobiltà minore viene svolta dagli antichi ordini militari e cavallereschi. I più prestigiosi e antichi: Ordine di San Giovanni di Gerusalemme (XII sec) che stabilitosi a Malta diventa Ordine di Malta; Ordine di Toson d’oro (1430); ordini casigliani: Santiago, Calatrava, Alcantare. Quelli nuovi: Ordine di Santo Stefano (1562); Ordine San Maurizio e Lazzaro (1572). L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 7 7 2.4 Le forme di rappresentanza politica. In questa società che pensa a se stessa come parte di un ordine dato, immutabile in quanto divino, un individuo partecipa alla vita politica non quanto tale, come persona, ma in quanto parte di un ordine o ceto. La società politica nasce perciò dalla composizione di questi corpi sociali funzionalmente legati l’uno all’altro in modo da comporre un organismo unitario. Il re è affiancato da un’assemblea dei rappresentati del regno; non è una assemblea elettiva, ma composta da rappresentati di ciascun ordine. Il sovrano decide sulle più importanti questioni – pace/guerra/imposizioni tasse – dopo aver ascoltato il parere dei rappresentanti degli ordini del regno. Queste assemblee si chiamano palamenti. Parlamento inglese: - Camera dei Lord – Camera alta – composta da nobiltà e clero. - Camera dei Comuni: i rappresentati sono abitanti delle città e terre non infeudate. In Francia e Paesi Bassi questa assemblea, riunita molto di rado, si chiama «Stati Generali»; questo perché è composta dai tre Stati che rappresentano i tre ordini sociali. In Spagna questa assemblea si chiama Cortes. Queste assemblee non sono permanenti, ma periodiche e in genere si riuniscono solo all’occorrenza: per richieste o rimostranze dei vari rappresentanti o per approvare nuovi tributi per il re. In cambio della approvazione di nuove imposte i rappresentanti chiedono al sovrano un contraccambio. Spesso queste procedure comportano un defaticante lavorio di mediazione che fa si che le sedute parlamentari si prolunghino anche per mesi. Viste queste difficoltà di gestione il re tende a convocarle solo in caso di necessità. 2.5 I due carpi del re. Durante le assemblee il sovrano usa stare seduto sul trono per sottolineare la sua superiorità in quanto designato da Dio a governare il regno. Anche in assenza del re, il trono rimane, vuoto, a legittimare il proprio potere superiore, che essendo legato a Dio, può giustamente essere tramandato ai suoi successori. Di fatto il re è l’incarnazione della respublica, ; cioè l’incarnazione della cosa pubblica. L’innalzamento sacrale della monarchia regnante ha lo scopo preciso di allontanare lo spettro della monarchia elettiva – un re eletto da rappresentanti di nobili e magnati -; il sistema elettivo esisteva solo per l’imperatore e per il papa. Il regno del sovrano viene inteso come parte di una missione affidatagli direttamente da Dio, e la sua sovranità è ammantata da tratti soprannaturali: credenza che i re guarivano con tocco della mano Teoria della monarchia sacrale: sdoppiamento della figura del sovrano, ad imitazione delle due nature di Cristo,: - una figura umana: corpo fisico e mortale del re; - una figura spirituale: corpo immateriale ed immortale che cinge tutto il suo regno. Questo secondo corpo abbraccia e raccoglie, con continuità, in se la comunità politica 3 La scoperta dell’America e gli imperi coloniali 3.1 Commerci extraeuropei, rotte atlantiche e tecniche della navigazione. Nel corso del XV secolo l’intensificarsi dei traffici marittimi - navigazione di tipo costiero - favorisce lo sviluppo di alcune città iberiche affacciate sull’oceano atlantico: Cadice, Lisbona. Mentre dalla penisola iberica e dalla Francia si raggiunge Londra, Bruges ed Anversa. Barcellona diventa un importante snodo commerciale del mediterraneo; anche Genova e Venezia percorrono rotte costiere atlantiche. Già da anni i navigatori genovesi e catalani hanno cercato di circumnavigare l’Africa per sottrarsi ai controlli dei veneziani ed alle tensioni politiche fra i regni mussulmani. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 10 10 Successivamente la tipologia delle merci cambia perché le Colonie sono sempre più indipendenti per derrate e merci normali, mentre, grazie alla loro crescente ricchezza, richiedono tessuti di lusso, vini e alimentari pregiati, calzature, orologi e quando le manifatture castigliane non sono in grado di far fronte alla domanda di tali merci si rivolgono a mercanti portoghesi, francesi e inglesi che violano il monopolio castigliano ricevendo in pagamento argento. 4. Umanesimo e Rinascimento. 4.1 Lo studio dei classici e la filologia. Umanesimo e rinascimento possono essere considerati momenti successivi di un medesimo processo culturale che nasce e si sviluppa in Italia fra il Tre e Quattrocento e che assume dimensioni europee nel secolo successivo. Umanesimo: movimento intellettuale caratterizzato da un atteggiamento nuovo nei confronti del mondo antico, cioè della Grecia e di Roma. Il poeta Francesco Petrarca (1304/74) invita allo studio ed analisi dei testi latini. Nelle biblioteche monastiche in tutt’Europa si riscoprono opere di autori dell’antichità da tempo dimenticati. Si cerca anche di restituire purezza al latino. Altro aspetto essenziale dell’umanesimo è il ritorno della cultura della Grecia antica in Europa; autori come Aristotele vengono studiati in greco e non in traduzioni latine. Nel 1438/42, a Ferrara si tiene un concilio per superare lo scisma fra la chiesa Cattolica e quella Ortodossa, questo da modo a molti studiosi greci di stabilirsi in Italia contribuendo alla diffusione della conoscenza del greco antico. Lorenzo Valla (1405/57) da uno studio filologico – uso di diverse espressioni linguistiche – del documento che tradizionalmente segna la nascita dello Stato della Chiesa – cessione di Roma e del Lazio fatta dall’imperatore Costantino a papa Silvestro I (315/314)- dimostra che si tratta di un falso redatto successivamente. Erasmo da Rotterdam (1466/1536), rilevante figure nelle cultura umanistica europea, si impegna a conciliare le istanze della fede con il rigore intellettuale. Si dedica ad elaborare una edizione critica del testo greco del Nuovo Testamento, con traduzione latina a fronte. 4.2 La nascita e la diffusione di un mezzo rivoluzionario: la stampa. L’invenzione della stampa a caratteri mobili ebbe un ruolo fondamentale nella diffusione e circolazione delle idee umanistiche e rinascimentale in tutta Europa. Precedentemente i testi erano realizzati a mano da amanuensi, trascritti da copisti, prima su pergamena e poi su carta. Dapprima la diffusione in Europa di cartiere e poi l’invenzione dei caratteri mobili, tradizionalmente attribuita a Gutenberg (1400/68), consenti di abbassare notevolmente il prezzo dei libri favorendone la diffusione. Fra il 1445 e 1455, a Magonza, sono stampati il Messale e la Bibbia di Gutenberg. In Italia le prime tipografie nascono a Venezia, Roma, Subiaco, Foligno; in poche ore vengono stampati testi che prima richiedevano la fatica di mesi di lavoro. «La fioritura della cultura alto-rinascimentale nell’Italia del Cinquecento dovette molto ai primi stampatori.». L’editore veneziano A. Manunzio (1447/1516) ebbe una notevole importanza nella diffusione in Europa dei classici: Aristotele, Aristofane, Erodoto, Platone, Virginio, Orazio, Ovidio Giovenale. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 11 11 4.3 Tra fortuna ed eccellenza: come cambiano le figure di intellettuali e artisti. La riflessione dei testi antichi porta ad elaborare una visione diversa del mondo. Nel medioevo, la centralità della figura di Dio aveva portato all’ideale ascetico, alla vita contemplativa, alla rinuncia dei beni, al distacco dalle passioni. L’esempio dei classici sottolineava invece l’importanza dell’individuo e delle sue azioni nel mondo per il raggiungimento della gloria. La cultura umanistica elabora un nuovo ideale; mettendo in risalto la dimensione pubblica, politica e sociale dell’individuo. L’uomo con il contatto dei propri simili, svolgendo le sue attività politiche/militari/ culturali, sviluppa le qualità della propria natura, diventa artefice del proprio destino. Leonardo da Vinci (1452/1519) – pittore/scultore/architetto/ingegnere/scrittore - uno dei maggiori protagonisti dell’epoca rinascimentale, è l’esempio di questo nuovo ideale. Egli nutre grande fiducia nelle capacità dell’uomo ed è spinto da una curiosità insaziabile verso ogni aspetto della realtà che lo circonda; per lui l’uomo deve perseguire la conoscenza attraverso l’osservazione diretta della natura. Nel mondo rinascimentale l’artista conquista rispetto e prestigio all’interno della società. Precedentemente, il professare un’arte manuale era considerato avvilente. A partire dal XVI secolo si afferma il concetto che l’artista debba lavorare in solitudine seguendo la propria espirazione, il suo lavoro assume un alto valore intellettuale. Ai giovani promettenti apprendisti, oltre ai rudimenti dell’arte a cui vuole dedicarsi, viene impartita una educazione umanistica e liberale. Agli artisti serve anche maggior qualificazione per realizzare le grandi opere desiderate. Grande esempi di artisti rinascimentali:- Filippo Brunelleschi (1377/1446) , - architetto, ingegnere, scultore; --Michelangelo Buonarroti (1475/1564) – pittore, scultore,architetto, ingegnere, poeta. 4.4 La politica come scienza: Machiavelli e Guicciardini. Il quadro politico del rinascimento italiano è caratterizza da notevoli tensioni e conflitti; grande il contrasto tra valori politici dell’antichità e realtà contemporanea. Nicolò Machiavelli (1469/1527), medita sugli scritti storici dell’antichità classica riflettendo sulle modalità che consentono ai governati di conquistare e conservare uno Stato. Fondamentale è lo studio del passato perché può fornire soluzioni ai problemi che si presentano. Tutte le forme di Stato vanno incontro a processi di trasformazione decadimento; Monarchia/Tirannia - Aristocrazia/Oligarchia -Democrazia/Demagogia. Il Principe (1513: per giungere al potere si deve essere furbi come una volpe e spietato come un leone; per Machiavelli esemplare è la figura di Cesare Borgia, figlio di Alessandro VI, che dopo essersi ricavato, con astuzia e spietatezza, un’ampia signoria territoriale, non riesce a consolidarla alla morte del padre Alessandro VI. Anche Francesco Guicciardini elabora le sue opere –I Ricordi e Storia d’italia - partendo da esperienze personali ed esaminando le azioni dei governanti coetanei. 4.5 L’arte del vivere. I centri di cultura Rinascimentale sono le corti principesche: Visconti/Sforza a Milano, Este a Ferrara, Gonzaga a Mantova, Medici a Firenze, Montefeltro a Urbino. Diversi pontefici sono i committenti delle opere d’arte del, XV e XVI secolo. La figura umana a cui aspirare per ottenere i favori dei vari signori è il cortigiano. Il Cortigiano, libro di successo di Baldassarre Castiglione suggerisce agli uomini di lettere il modo di comportarsi alla corte di un principe, ed agli aristocratici che frequentano le corti l’esempio ideale dei comportamenti da tenere in pubblico. Galateo, libro di Giovanni Della Casa dello stesso periodo, detta le buone maniere. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 12 12 4.5 La natura ed i «saperi occulti». Nella visione cristiano medioevale la natura è semplicemente la raffigurazione della potenza e della volontà di Dio da ammirare nella sue bellezza, mentre gli eventi straordinari – terremoti, siccità, inondazioni – sono i segno dell’ira di Dio. Con l’Umanesimo la natura viene vista come soggetto relativamente autonomo, dotato di proprie regole da studiare ed indagare e questo avviene dopo la riscoperta di testi filosofici e scientifici classici. Però, gli stessi intellettuali dediti alla riscoperta della cultura classica a volte visti quali figure precorritrici delle novità scientifiche seicentesche, sono anche affascinati da dottrine e idee occulte ed esoteriche quali la magia, l’alchimia - virtù magiche, terapeutiche, spirituali -,. Figure quali Paracelso (1493/1541), Cardano (1501/76), Della Porta (1535/1615) sono chiari esempi della singolare mescolanza di cultura e magia - alchemica ed interessi scientifici. Anche la qabbalah – dottrina mistica ebraica interessa e Pico della Mirandola – notevole figura intellettuale dell’epoca – giunge a parlare di vera e di falsa astrologia. Queste teorie si scontrano spesso con la rigida posizione della Chiesa. 5. Solo la grazia salva: la Riforma protestante. Durante la prima metà del XVI secolo si diffondono in Europa idee cristiane sulla religione e sulla vita diverse da quelle insegnate dalla Chiesa cattolica. Già precedentemente la Chiesa aveva dovuto affrontare sostenitori di idee contrarie a quelle ufficiali, ma aveva bollato queste persone come eretici, che dopo essere state definite nemici della fede venivano di norma sterminati con la forza. Le nuove idee cristiane sottolineano che l’insegnamento di Cristo propone un’etica della donazione e del sacrificio molto lontana dalla pratica della Chiesa interessata all’accumulazione di beni materiali e di potere. Nasce il richiamo ad una riforma della Chiesa per farla ritornare alla spiritualità tipica delle origini. Erasmo da Rotterdam, con suo testo: L’elogio della pazzia (1509), critica la ricchezza smodata della Chiesa ed i potere temporale del pontefice. Nonostante questa sua aspra critica del papato, Erasmo rimase cattolico. Quando nel 1517, Martin Lutero (1483/1546), diffonde 95 tesi teologiche sospette di eresia nessuno della Curia si allarma particolarmente perche si ritiene di poter farlo ravvedere, o farlo condannare dalla Santa Inquisizione 5.1 Le 95 tesi che sconvolsero il mondo. Ma le tesi diffuse da Lutero, in breve tempo, sconvolgono il mondo cattolico distruggendo per sempre l’unità della Chiesa. Le sue idee porteranno ad una profonda spaccatura fra Chiesa cattolica e protestanti. La riflessione teologica di Lutero confronta il messaggio di Cristo con il sapere ufficiale tramandato dalla tradizione ecclesiale. Egli asserisce che nelle Sacre Scritture viene affermato che l’unica salvezza per l’uomo discende dalla grazia di Dio che dona al singolo la vita eterna, stando alle Sacre scritture la Chiesa non svolge alcun ruolo ed il papa non è nominato. Per Lutero l’opera di mediazione tra l’uomo e Dio che la Chiesa pretende di esercitare è del tutto inutile, se non addirittura dannosa. Il tradizionale insegnamento cattolico affermava che solo attraverso la Chiesa potevano veder accompagnata la loro anima verso il Paradiso, il più delle volte dopo un lento passaggio in Purgatorio dove i peccati venivano scontati ed annullati. Il Purgatorio era considerato una prigione provvisoria per ridurre la pena bisognava, non solo svolgere opere di carità, ma anche fare offerte in denaro alla Chiesa. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 15 15 6. La frontiera mediterranea e l’impero ottomano. 6.1 L’impero ottomano. Alla metà del Cinquecento la grande espansione ottomana nel mediterraneo, cominciata nel 1453 con la conquista di Costantinopoli, può dirsi conclusa. Grazie a Maometto II, Bayezid II e Solimano il Magnifico il dominio dei sultani si estende dal Marocco alla Persia. L’impero ottomano è una potenza sia territorialmente, sia politicamente. La società cristiana guarda con paura alla potenza del sultano di Istanbul ed ai corsari nord-africani, suoi tributari, autori di scorrerie sulle coste italiane/iberiche. Alla base della potenza ottomana vi è una efficace organizzazione amministrativa e militare; a capo di un impero vastissimo ed abitato da popolazioni diverse, unite sola dalla fede mussulmana, vi è il sultano che ha un potere assoluto. Il Gran Consiglio – il governo – è presieduto dal gran visir, - scelto personalmente dal sultano-, e composto da funzionari che dirigono i singolo settori del governo e controllano i governatori delle varie provincie. Nell’esercito spiccano, oltre ad una potente flotta, anche i giannizzeri, speciali corpi di fanteria fedeli in modo assoluto al sultano. La religione ufficiale è quella mussulmana-sunnita; la base del diritto è costituita dal Corano, il mufti di Istanbul , la più alta autorità religiosa. Nondimeno nell’impero vige una grande tolleranza religiosa. Pur avendo trasformato diverse chiese in moschee, i mussulmani non hanno interesse a far convertire chi professa una fede diversa, ne intendo cancellare le diversità - lingua, tradizioni – delle varie popolazioni che essi governano. La popolazione è divisa in due gruppi; una costituita da chi è al servizio del sultano: militari, autorità civili e religiose esentati dalle imposte; l’altra dai contadini, artigiani, mercanti che sono obbligati al pagare le tasse. 6.2 La monarchia cattolica di Filippo II. Con la morte di Carlo V, i suo impero è diviso fra il fratello, Ferdinando, a cui vanno, oltre la Boemia e l’Ungheria, i territori dell’area austriaca; ed il figlio Filippo II: Castiglia, Aragona, Paesi Bassi, Contea Franca, Stato di Milano, regno di Napoli e quello di Sicilia. Gli unici elementi comuni della monarchia composita di Filippo sono la sua persona e la religione cattolica Prioritaria è la lotta all’eresia protestante che è portata avanti dal tribunale dell’Inquisizione spagnola (1478) – un inquisitore generale, affiancato da un consiglio, di fatto controlla le coscienze e il comportamento dei sudditi. L’inquisizione spagnola opera in modo crudele e la sua estensione in Italia viene duramente osteggiata dalle autorità locali. Nel 1516, Filippo II stabilisce la sua corte a Madrid da dove comanda i suoi territori con grande circospezione - rey prudente -. Alla penisola italiana egli assegna il ruolo di suo bastione nello scacchiere mediterraneo. In Italia continuano ad esistere numerosi piccoli stati che conservano una propria autonomia: Repubbliche di Genova e di Venezia, ducati di Savoia, di Mantova, di Parma Piacenza, di Modena, Stato Vaticano. – L’Italia si presenta come una sorta di sistema di Stati che riconoscono il loro legittimo sovrano in Filippo II, ma che conservano una propria autonomia istituzionale e sociale. 6.3 L’azione di Filippo II nel Mediterraneo. A partire dal 1560 Filippo II cerca di fermare l’espansione dei mussulmani nel Mediterraneo sferrando un attacco contro la pirateria araba dell’Africa del nord, l’esito di questa sua azione militare è però limitato nel tempo. Nel 1571, l’impero ottomano si annette l’isola di Cipro, possedimento della repubblica veneziana e importante snodo commerciale e strategico. La Santa Sede vede nell’avanzata ottomana una minaccia mortale all’esistenza stessa della religione cattolica e papa Pio V si fa promotore di una crociata contro «il pericolo turco» . L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 16 16 Inizialmente, Filippo II, impegnato a sedare una rivolta nelle Fiandre ed una vera e propria insurrezione dei moriscos, - discendenti delle popolazioni di fede mussulmana costretti a convertirsi al cristianesimo -, nei territori di Granada, appare renitente all’appello del papa. Solo nel 1571 prende vita la Lega Santa a cui aderiscono: Filippo II, le repubbliche di Venezia e di Genova, i ducati di Savoia e di Toscana, Malta, ma non la Francia. 6.3 Guerra e guerriglia: le grandi battaglie e le piccole scorrerie. Il 7 ottobre 1571, a Lepanto, la flotta cattolica ottiene una importante vittoria contro quella ottomana; ma questa vittoria non viene sfruttata perche la Lega Santa si dissolve a causa di dissensi tra Venezia e la Spagna, che hanno diversi interessi strategici. Venezia conclude una pace separata con gli ottomani per garantirsi la sicurezza dei propri commerci, le forze asburgiche concentrano i propri sforzi sulla riconquista di Tunisi. L’evento di Lepanto non costituisce l’evento epocale propagandato dal mondo cattolico, - come già era successo con la vittoria dei franchi sugli arabi a Poitiers nel VIII secolo,- . la perdita della flotta fu un duro colpo per gli ottomani, ma l’esaurimento del conflitto nel Mediteranno fu essenzialmente dovuto al riaccendersi della guerra fra impero ottomano e la Persia. Filippo II e Selim III siglano una tregua (1581) perché entrambi sono costretti a spostare i loro eserciti su altri teatri bellici. Il mediterraneo torna ad essere il mare dei commerci; che continuano però ad essere minacciati da una pirateria endemica sia da parte dei saraceni ai danni delle navi cristiane, sia anche da parte dell’ordine di Malta e di Santo Stefano che giustificano le loro azioni come risposta agli attacchi subiti. Da entrambe le parti, oltre ad impossessarsi delle merci, i vincitori riducono i vinti in schiavi che utilizzano sulle loro galere. 7. La Chiesa in armi: l’Europa delle Controriforma. 7.1 Il Concilio di Trento. Una delle vie per risolvere il problema protestante sarebbe stata la convocazione di un concilio ecumenico, la riunione straordinaria di tutti i vescovi eletti dalle singole comunità, l’unica istanza in grado di porre rimedio alla frattura della cristianità. Ma né Leone X, né Clemente VII, nonostante la richiesta di Carlo V, si muovono in questa direzione, soprattutto per la decisa opposizione degli ambienti curiali, preoccupati di essere i primi bersagli delle istanze riformatrici. Solo papa Paolo III convoca il concilio, prima a Mantova, poi a Trento (1544). La vicinanza di Trento ai paesi di lingua tedesca costituisce un segnale di apertura verso il mondo protestante. Con il concilio il Papa vuole imporre l’autorità della Chiesa ed intraprendere la lotta contro gli eretici; l’ imperatore punta ad una soluzione di compromesso che gli consenta di salvaguardare la sua autorità in Germania. Ma vi è anche chi spera in una vera ricucitura della frattura della Chiesa. A causa delle complicata situazione politica, il Concilio si svolge senza continuità, lentamente. Il concilio si apre sotto lo stretto controllo del Papa che, in contrasto con Carlo V, è contrario a qualunque concessione ai protestanti. A causa di guerre tra il Papa e l’imperatore il concilio viene più volte sospeso; di fatto la maggioranza dell’’episcopato italiano non vuole rinunciare ai propri privilegi tradizionali legati alla carica di vescovi che permette grandi entrate e carriere politiche. Sul piano dottrinale sono riconfermati: i sette sacramenti, l’esistenza del Purgatorio, il culto dei santi e delle reliquie, la capacità della Chiesa di ridurre le pene ultraterrene tramite le indulgenze. In seguito viene diffuso un nuovo catechismo che, con una ristrutturazione delle Chiesa stessa, avvia una sorta di ricristallizzazione del mondo cattolico che si chiude in difesa delle proprie idee. La struttura della Chiesa viene ricondotta strettamente sotto il controllo dell’autorità papale. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 17 17 Alla sua conclusione il concilio di Trento si dimostrerà essere stato un’assise esclusivamente cattolica volta a riformare per rafforzare le strutture della Chiesa di Roma. Questa imponente reazione della Chiesa cattolica alla Riforma protestante, denominata Controriforma, influirà enormemente sulla fisionomia dell’Europa nei secoli successivi. 7.2 Apparati e pratiche repressivi Con una bolla papale, nel 1542, Paolo III riorganizza il tribunale dell’inquisizione, istituzione medievale, per la lotta all’eresia in tutta la cristianità. Una vera e propria rete di tribunali per la repressione dell’eresia ed il controllo dei comportamenti opera in tutta l’Italia ed eccezione della Sardegna e della Sicilia sottoposte all’inquisizione spagnola; viene edificato un solido impianto istituzionale poliziesco e giudiziario che decide in materia di fede. Nel mirino dell’inquisizione entrano anche le persone che, seppur cattoliche, sono disponibili ad un dialogo coi protestanti. Anche Ignazio di Loyola, prima che la Compagnia di Gesù divenga uno dei più potenti strumenti della Chiesa, finisce sotto inchiesta da parte dell’Inquisizione. Di norma vengono raccolte denuncie anonime e si opera nell’assoluto segreto, si usano violenze psicologiche e fisiche contro che è considerato eretico. Nei primi decenni si opera con estrema spietatezza contro singoli individui o intere comunità – la comunità valdese della Calabria viene completamente sterminata (1561). - Per controllare e reprimere la circolazione delle idee viene istituito l’Indice dei libri proibiti : dove finiscono anche libri di Erasmo da Rotterdam; mentre Galileo Galilei viere processato e costretto all’abiura per aver aderito alla teoria eliocentrica copernicana – la terra rotonda gira attorno al sole-. Tommaso Campanella, filosofo, incarcerato per molti anni e Giordano Bruno condannato al rogo. La censura e l’azione violenta dell’inquisizione hanno un effetto depressivo sulla vita intellettuale, vengono anche colpite tutte le pratiche, le idee, e le feste che si rifanno a riti di origine pagane. 7.3 L’attuazione dei decreti tridentini e i nuovi Ordini religiosi. L’applicazione delle riforme tridentine incontra all’interno delle varie nazioni europee notevoli resistenze perché tende a mutare comportamenti e pratiche ben radicate nelle società cattoliche europee che devono subire un crescente rafforzamento del potere della Chiesa. Anche i sovrani temono la crescente ingerenza del papato nelle Chiese locali dovuto alle rigide normative tridentine applicate come un vero e proprio strumento di affermazione del potere pontificio a scapito di quello dei vescovi locali. Una nuova generazione di vescovi, sostenuti dai papi, inizia a modellare la vita religiosa delle diocesi sulla base dei decreti della Controriforma. Carlo Borromeo incarna un nuovo modello di vescovo, rigido sostenitore dell’ortodossia, fermo interprete dei dettami tridentini; egli però si scontra con il potere politico che governa Milano. Già nel corso del Medioevo, gli Ordini religiosi mendicanti – domenicani, francescani, carmelitani, agostiniani – sono venuti sostituendosi ad un clero secolare ignorante ed impreparato. Essi rappresentano, grazie un’imponente rete di conventi, una presenza molto radicata soprattutto in virtù delle opere caritatevoli ed esistenziali che svolgono a favore delle popolazioni locali. La Compagnia di Gesù – i gesuiti – fondata dal nobile spagnolo Ignazio di Loyola, è il più importante tra i nuovi Ordini; la forte struttura gerarchica e l’elevato livello di istruzione fanno dei gesuiti il più importante Ordine missionario nelle nuove terre dell’America Latina e Estremo Oriente. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 20 20 9. La rivolta dei Paesi Bassi e la nascita delle Province Unite. 9.1 Un’area fiorente tra crescita e crisi. Prima dell’ascesa di Carlo al trono i Paesi Bassi sono terre fiorenti e popolate; una agricoltura ricca si accompagna ad un florido artigianato tessile. Il fulcro della ricchezza risiede nelle Fiandre e Anversa importante piazza commerciale e finanziaria. Dopo l’Italia, i Paesi Bassi sono un centro nevralgico dello sviluppo europeo non solo economica, ma anche culturale: -pittura fiamminga e realistica –Rembrandt, Bruegel; pensatori e teologi quali Erasmo da Rotterdam - L’inserimento nella monarchia di Carlo V giova grandemente ai Paesi Bassi; sviluppo delle industrie tessili di Liegi e di Bruges, Borsa commerciale e finanziari di Anversa. Però a partire dalle seconda metà del Cinquecento cresce la concorrenza inglese sia nel tessile, sia nei commerci internazionali; pure gli olandesi aumentano la concorrenza dei traffici marini. Anche su piano politico sorgono difficoltà perché ogni provincia ha proprie leggi e ordinamenti. Ulteriore elemento di tensione è dato dai problemi religiosi perché la normativa contro i protestanti era stata inasprita e la persecuzione contro i luterani e gli anabattisti era stata brutale. 9.2 Le ragioni del conflitto con la Spagna. Negli anni sessanta il calvinismo penetra in questi territori facendo breccia nei settori artigianali, fra i mercanti e gli uomini d’affari delle città. Contemporaneamente la guerra commerciale con l’Inghilterra crea sacche di disoccupazione e di malcontento popolare. Anche le relazioni tra la corte di Filippo II e l’aristocrazia locale, che chiede una diminuzione delle imposte, diventano critiche. Infine, Filippo II rifiuta di mitigare la repressione dell’eresia calvinista. La crisi esplode. 9.3 Repressione e rivolta. Nel 1565 l’opposizione alla politica religiosa della corona si fa intensa. Un gruppo della nobiltà minore chiede l’espulsione dai Paesi Bassi dell’Inquisizione e di rivedere la politica religiosa. Margherita di Parma, governatrice in nome dell’imperatore, cede e con un editto invita le autorità ad una minor rigidità ad attuare la repressione, con conseguente aumento dei calvinisti. Le tensioni sociali si fa preoccupante; i calvinisti attaccano le chiese cattoliche. Alla corte spagnole prevale la linea dura dei falchi che chiedono l’invio di un esercito guidato dal duca d’Alba per una dura repressione. Il duca d’Alba agendo duramente proprio contro la classe dirigente locale alla quale si appoggiava Margherita per ottenere il consenso al proprio governo; Margherita si dimette ed il duca diventa il governatore generale. Il governo di Alba è rimasto tristemente famoso per la violenza della repressione: vengono eseguite oltre mille sentenze capitali, molte anche fra la nobiltà locale. Inoltre per il mantenimento del suo esercito il duca impone nuove tasse che fa crescere l’opposizione. Si giunge alla ribellione aperta motivata con il diritto alla resistenza al sovrano che compie azioni tiranniche. Guglielmo d’Orange, detto il Taciturno, costituisce un punto di contatto tra calvinisti olandesi e ugonotti francesi, diventando poi il punto di riferimento di una rivoluzione condotta in nome della difesa della libertà costituzionale e religiosa. 9.4 La nascita delle Provincie Unite. L’incapacità del duca di Alba a sconfiggere i ribelli, «i pezzenti del mare», spinge Filippo II a sostituirlo. Il successore pone fine alla politica del terrore e cerca un accordo con le province ribelli. Si ripropone il grave problema del finanziamento della guerra; nel 1575, mentre Filippo II dichiara bancarotta, muore i nuovo governatore dei Paesi Bassi a cui segue l’ammutinamento dell’esercito che compie saccheggi ed eccessi di ogni tipo contro la popolazione. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 21 21 I dirigenti delle provincie leali prendono in mano la situazione e avviano trattative con le province ribelli d’Olanda e con il principe di Orange per espellere le truppe straniere e congelare la questione religiosa. - Gand 1576- Filippo II invia come governatore il fratellastro Giovanni d’Austria, vincitore di Lepanto, il quale in cambio del ritiro delle truppe e del rispetto delle leggi delle province, ottiene i riconoscimento della propria autorità e il ripristino del cattolicesimo come religione ufficiale. Ovviamente le provincie a maggioranza calvinista, Olanda e Zelanda, reagiscono e riprende la guerra: esplodono rivolte guidate dai calvinisti che si uniscono sotto Guglielmo d’Orange. Le province cattoliche offrono il posto di governatore al nipote di Filippo II, Mattia d’Asburgo. ma anche questa soluzione fallisce. I Paesi Bassi sono ormai divisi in due aree: quelle delle Provincie Unite ribelli, a egemonia olandese e calvinista; la seconda, quelle delle provincie lealiste, vallone e cattoliche. Le provincie ribelli dichiarano Filippo II spergiuro e tiranno, e cercano un nuovo sovrano nel fratello del re di Francia, duca d’Angiò, che però non si dimostra all’altezza. Alla morte del principe d’Orange, assassinato da un fanatico cattolico, il vuoto di potere viene occupato dal conte di Leicester, fiduciario di Elisabetta d’Inghilterra con cui esisteva un’alleanza antispagnola. Alla fine gli stati generali delle provincie ribelli decidono di evocare a se la piena sovranità proclamandosi autorità suprema della nuova entità statale delle Province Unite. (1589). 9.5 La stabilizzazione della repubblica delle Province Unite. Negli anni successivi, nelle Province Unite prende una forma più definita il regime di tipo repubblicano con un’ampia assemblea in cui ogni provincia gode di un solo voto. Si afferma l’egemonia dell’Olanda, la provincia più ricca e popolosa; alla famiglia Orange viene riconosciuto il comando dell’esercito; e per motivi commerciali viene siglata una tregua con la corona spagnola. Nei primi anni del Seicento si ripresentano gli scontri fra i fautori di una versione più tollerante della fede calvinista e i sostenitori intransigenti del riformatore di Ginevra; nonostante questo le Province Unite riescono a trovare una sostanziale stabilità sino al 1612 quando scade l’armistizio con la Spagna. Riprende una lunga fase di guerra; le Province Unite colpiscono la monarchia cattolica nei possedimenti coloniali e nei suoi interessi commerciali. Si giunge infine al trattato di Munster in cui la corona spagnola rinuncia alle sue pretese di sovranità sulle Province Unite. -1648- 10. Economia e finanze nel secolo dei genovesi. 10.1 Crescita della popolazione e della produzione agricola. Nei primi decenni del XVI secolo si registra in Europa una crescita della popolazione; la crescita è diversa da regione a regione. Aumenta anche la popolazione urbana grazie all’afflusso di persone dalle campagne; grande sviluppo di Londra, Siviglia, Lisbona,Palermo, Napoli, Milano,Venezia. Alla base delle crescita demografica vi è sia la flessione della mortalità dovuta ed infezioni e altre malattie, sia l’aumento della natalità dovuto ad fatto che le persone tendono a sposarsi più giovani. L’aumento della popolazione comporta un notevole aumento della domanda di derrate alimentari ed una conseguente crescita dei prezzi dei prodotti agricoli; in Francia il prezzo grano cresce di 6 volte In Europa si arriva ad una «cerealizzazione» dell’agricoltura. Vengono bonificate varie zone in Francia, Inghilterra, Paesi Bassi, in Italia regioni del Veneto da parte delle Repubblica di Venezia e del Polesine del duca di Ferrara; la Sicilia diventa il vero e proprio granaio d’Europa. Ma nel 1590 una nuova carestia, causata da un peggioramento del clima, si abbatte sull’Europa. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 22 22 10.2 La produzione manifatturiera. Anche la produzione manifatturiera si espande sia nel settore tessile, Castiglia a Segovia e Toledo, sia nella metallurgia per la produzione del ferro –Inghilterra/Svezia - e dell’allume usato per tingere li tessuti – viene scoperta una importante miniera a Tolfa nello Stato della Chiesa-. In Italia notevole sviluppo nel settore laniero, a Bergamo, Venezia, Firenze; e nel settore serico, la produzione nello Stato di Milano, e nelle manifatture seriche di Genova, Bologna, Mantova. I tessuti di produzione italiana sono di alta qualità e non temono la concorrenza di quelli di lana. 10.3 Il ruolo degli scambi a lungo raggio. Il mediterraneo resta il cuore dei commerci cinquecenteschi; grano, manufatti tessili e metallici, spezie, transitano dai porti di Venezia e Genova. Venezia rimane lo snodo più importante nord/sud. Tuttavia crescono di importanza anche i porti della Castiglia e dei Paesi Bassi; -soprattutto Anversa Incomincia a farsi sentire l’importanza delle colonie americane per esportazione/importazioni. Purtroppo la rivolta dei Paesi Bassi contro la corona spagnola finirà col danneggiare Anversa. 10.4 Le finanze dei sovrani e delle repubbliche. In tutta Europa, dalla metà del XV secolo si registra un aumento della pressione fiscale dovuta: -sia alla crescita dei prezzi, necessità di adeguare le entrate all’inflazione; - sia alla voce principale della spesa pubblica: la guerra; nuovi armamenti, introduzioni delle armi da fuoco, aumento del numero degli eserciti con conseguente necessità di pagare, armare ed equipaggiare molti mercenari. I governi incrementano la tassazione straordinaria pur incontrando notevoli resistenza da parte della popolazione e dei ceti privilegiati, vi sono difficoltà anche nel riuscire ad accertare la vera ricchezza I governi -monarchici o repubblicani- appaltano le riscossione delle imposte a compagnie bancarie. Contemporaneamente i sovrani ricorrono all’indebitamento a breve; i banchieri senesi e fiorentini sono specializzati nel trasferire il denaro nelle regioni scelte dai clienti. Gli interessi sono elevati. In Germania e nelle Fiandre nasce il debito consolidato: emissione di titoli pubblici con rendita fissa – 7/10%- sottoscritto da mercanti, imprenditori, enti ecclesiastici, aristocratici; gli interessi provengono da tasse le quali gravano sulle spalle dei ceti umili che vivono di salari. In Italia, Genova, Venezia, Firenze sono i primi comuni ad istituzionalizzare questo debito pubblico La corona di Castiglia, Carlo V e suo figlio Filippo II, ricorrono massicciamente a gruppi bancari tedeschi/genovesi/portoghesi- che forniscono denaro ai suoi eserciti nei luoghi desiderati. Vista l’enorme somma raggiunta -8 milioni di ducati- dal debito della sua corona, nel 1557, Filippo II converte in modo forzoso il debito in titoli pubblici al 5%; a causa della crescita continua del debito questa operazione verrà più volte ripetuta sino ad arrivare alla sospensione dei pagamenti Anche in Francia l’indebitamento della corona è in continuo aumento e viene finanziato con titoli pubblici i cui interessi gravano sul gettito delle imposte sui consumi. Ma anche in Francia si finisce col consolidare il debito, sospendere i pagamenti e Enrico IV -1599- cancella d’autorità i debiti. Solo lo Stato della Chiesa, caso atipico, pur consolidando il suo debito, riesce a mantenere la fiducia degli investitori continuando a pagare regolarmente gli interessi. Altro modo per finanziare le loro esigenze usato dai sovrani è la vendita di incarichi militari, amministrativi e finanziari al miglior offerente; l’acquirente ottiene la remunerazione e i diritti legati a quell’incarico. In Francia, nel 1604, sotto Enrico IV, queste vendite crescono sempre più e nel caso di uffici tradizionalmente appannaggio di nobili, l’acquisto conferisce anche titolo di nobiltà. Questo tipo di nobiltà –noblesse de robe- rimane distinta dalla nobiltà militare o di spada. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 25 25 Nel 1577, Carlo Borromeo, cardinale di Milano, pubblica un trattato in cui sostiene che l’arte deve essere al servizio di Dio e che questo principio deve essere trasmesso ai fedeli. Nel 1594 il cardinale Gabriele Paleotti rimprovera gli errori di rappresentazione degli episodi sacri da parte dei pittori che ignorano le Sacre Scritture ed esalta la funzione didattica della pittura i cui prodotti però devono nascere da una stretta collaborazione tra artisti ed ecclesiast ici. Sempre per contrastare la diffusione delle idee protestanti, la Chiesa da vita anche a numerosi istituzioni educative, scuole di villaggio gestite dai parroci o da ordini religiosi. La Compagnia di Gesù –gesuiti- spicca per l’opera pedagogica rivolta ai ceti dirigenti. I collegi dei gesuiti, a cui vengono ammessi gli appartenenti alle più alte fasce sociali, ottengono un enorme successo e si distinguono per la pianificazione di orari e programmi, la progressione degli studi. Il numero di questi collegi cresce rapidamente anche perche da essi escono i giovani educati e seriamente preparati, che andranno a servire i vari sovrani in mansioni civili e militari. Conseguenza di questo successo è l’enorme crescita del patrimonio della Compagnia dovuto a lasciti testamentari e a donazioni; accanto alle scuole sorgono convitti per i rampolli aristocratici. Grande è anche l’influenza della Compagnia sulle università di cui a volte assumono il controllo. 11.4 La politica barocca. Nel corso dei Seicento la riflessione politica non insiste più sull’autorità e sovranità del principe, bensì sulla macchina del potere, sui segreti dello Stato. Con la Controriforma si fa strada un’idea politica cristiana che tenga conto del ruolo centrale dei sovrani per il mantenimento dell’ordine sociale e politico. Nel 1589, Giovanni Botero nell’opera Della ragion di Stato – in contrasto con Machiavelli, afferma che ragione di Stato e la conoscenza «dei mezzi atti a fondare, conservare ed amministrare un dominio.». Per lui il principe deve guadagnarsi i consenso dei sudditi ed è fondamentale il rapporto fra il potere del sovrano e la Chiesa; il re deve essere un buon cristiano e sapere utilizzare l’appoggio della Chiesa per la stabilità del proprio potere. Altro tema trattato è quello della prudenza, non intesa machiavellicamente come cautela nelle azioni di governo, ma come timore di Dio secondo l’ottica cristiana. Rimane comunque la difficoltà di coniugare i principi della religione cattolica con il rigore e la crudeltà indispensabili nell’esercizio del potere; la sincerità con la necessità di dissimulare le proprie recondite intenzioni per poter governare . Machiavelli aveva sostenuto la necessità per il principe di essere un gran simulatore e dissimulatore; ora, sull’onda della Controriforma, l’occultamento delle proprie intenzioni è giustificato solo da una situazione di pericolo, negli altri casi la dissimulazione è da disapprovare. Nel Seicento, l’attenzione dei pensatori si concentra non sulle regole generali della politica, ma su quelle appropriate ad affrontare ogni singola situazione o a raggiungere determinati fini. 12. Un mondo di numeri: la nascita della scienza moderna. 12.1 La rivoluzione celeste. All’inizio del XVI secolo la visione del cosmo è quella fondata sulla centralità della terra -geocentrismo- immobile al centro dell’universo. Essa deriva dal filosofo greco Aristotele e dal matematico Tolomeo di Alessandria; grazie a Tommaso d’Aquino e dottrina ufficiale della Chiesa. Ogni cosa ha il proprio luogo naturale in base alla minore/maggiore perfezione delle sua essenza. Ma Niccolò Copernico (1463/1543) formulò un nuova ipotesi, ispirata da Pitagora, in cui il sole era al centro dell’universo e la terra ruotava circolarmente attorno. La teoria eliocentrica proposta da Copernico innesca nelle scienza fisiche ed astronomiche un processo rivoluzionario che si concluderà solo con l’opera dello scienziato inglese Isaac Newton. Ma la rivoluzione copernicana, a causa delle sue potenzialità eversive viene osteggiata dalla Chiesa, sia Cattolica, sia Protestante. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 26 26 Le idee di Copernico trovano ulteriore sviluppo nelle teorie di Giovanni Keplero sulle orbite celesti. 12.2 Il metodo sperimentale: Galileo Galilei. In Italia, Galileo Galilei (1564/1642), matematico dell’università di Pisa, si muove sulle orme di Copernico e Keplero. Egli, convinto che per studiare la natura sia necessario osservarne le caratteristiche primarie e reali, che sono quantificabili, basa il suo metodo di ricerca sulla formulazione di un’ipotesi e nella sua verifica sperimentale. - esperimenti sul moto dei gravi, ; scoperta della legge delle piccole oscillazioni del pendolo ( isocronia ). Per poter verificare le sue ipotesi egli fabbrica anche nuovi strumenti: il più straordinario è il telescopio; con questo strumento può osservare e studiare vari satelliti - Giove, Venere, Saturno - e anche le mari della Luna. Questi suoi studi consolidano la teoria eliocentrica a scapito di quella geocentrica sostenuta dalla Chiesa. Galileo à molto considerato dagli altri studiosi per le sue scoperte astronomiche che però si scontrano con l’interpretazione ufficiale della Bibbia da parte della Chiesa. Nel 1616 l’Inquisizione condanna le teorie copernicane in quanto contrarie alla verità bibliche, anche Galileo è ammonito. Egli cerca di convincere gli studiosi della fondatezza delle sue teorie, però senza riuscirci. Nel 1633, viene processato dall’Inquisizione e condannato alla pubblica abiura, ritrattazione dell’eliocentrismo, e alla carcerazione a vita che sconterà presso Firenze ; dove peraltro continuerà la sua opera di ricerca e scrittura gettando le fondamenta di una scienza del moto. 12.3 Una nuova medicina. Anche in campo medico, tra Cinque e Seicento, si registrano scoperte che modificano l’idea del corpo umano che si è sviluppata nella cultura europea. Partendo dalla rilettura dei testi del greco Galeno (129/201), Andrea Vesalio (1514/64) docente dell’università di Padova, elabora un testo che attraverso le tavole allegate, dimostra di voler studiare direttamente i corpi, senza pregiudizi. Anche Girolamo Fabrici (1533/1619), combinando lezioni teoriche con ricerca pratica, crea il primo teatro anatomico nel quale si operano le dissezione dei cadaveri sotto gli occhi degli studenti. Fabrici si concentra sulle valvole venose che fanno affluire il sangue venoso al muscolo cardiaco. Un suo studente inglese, William Harvey si dedica allo studio del cuore giungendo ad illustrare i meccanismi delle circolazione, e la centralità del cuore nel sistema circolatorio. Harvey compie una serrata opera di sperimentazione attraverso la dissezione dei cadaveri e la vivisezione di animali. 12.4 L’universo come macchina. Le esperienze compiute in campo fisico, astronomico e medico concorrono alla nascita del «meccanicismo»; una concezione del mondo contraria sia all’aristotelismo, sia al naturalismo. Thomas Hobbes, Martin Mersenne, Pierre Gassendi, sono i principali intellettuali secondo i quali la conoscenza delle leggi del moto è sufficiente a spiegare l’intero universo. L’universo è composto da corpi che si muovono continuamente, conoscere le leggi matematiche del moto consente di far comprendere nella sua realtà la struttura cosmologica. Il filosofo Cartesio (1596/1650) afferma che il mondo naturale è composto essenzialmente da materia in movimento, l’universo è uno spazio dove i corpi si urtano in un continuo movimento di traslazione; le sue idee non derivano dall’osservazione delle realtà, ma da una deduzione logica. Egli invita lo scienziato a chiedersi come i corpi danno vita agli avvenimenti in natura e non perché. L’universo è un’enorme macchina i cui ingranaggi sono tutti ugualmente importanti e necessari. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 27 27 Il pensiero meccanicistico conduce al materialismo di Hobbes per il quale i concetti morali di bene e male non derivano dai comandamenti divini, ma dal movimenti dei corpuscoli materiali che incontrandosi col corpo umano generano le passioni del piacere (bene) e del dolore (male). Il vero punto di svolta nel pensiero filosofico/politico europeo è dato dall’opera di Isaac Newton (1642/1727): per lui non è importante studiare la causa ultima del moto, ma analizzare il modo in cui una forza opera e descriverla in termini di legge matematica. Egli giunge ad elaborare e dimostrare la legge di gravitazione universale. A questo punto l’universo può essere concepito come del tutto indipendente dall’ordine divino; solo la perfezione dell’universo prova l’esistenza di Dio. 12.5 I lunghi del sapere: università e accademie. Sin dal basso Medioevo l’università è il principale luogo di trasmissione dell’alta cultura. Nel cinquecento il loro numero cresce; le principali sono:Bologna/Padova/Parigi/Oxford/Salamanca Si studia Diritto, Filosofia, Medicina; la lingua di comunicazione del sapere resta il latino. Gli studenti devono apprendere mnemonicamente conoscenze, spesso obsolete, nozionistiche. L’università non è un luogo di ricerca, i docenti stessi spesso non lo amano,considerandolo un posto dove ci si guadagna da vivere; anche Galileo, docente all’università di Padova, conduce altrove i suoi studi e le sue ricerche private sull’eliocentrismo. Il luogo del vero confronto intellettuale è l’accademia, una struttura informale dove si incontrano periodicamente appassionati di una determinata disciplina per discutere di singole questioni. In Italia: Accademia dei Lincei, a cui si affilia anche Galileo; Accademia del Cimento; Accademia degli Investiganti a Napoli. Questi sodalizi però sono a volte minati dagli attacchi dell’Inquisizione. In Francia: Academie Royale des Sciences, fondata per volere di Luigi XIV, nel 1666, i cui componenti percepiscono un salario dalla corona per dedicarsi alla sperimentazione delle scienze. In Inghilterra : Royal Society of London , fondata come sodalizio privato nel 1660. 13. Tra guerre e rivolte: la crisi politica di metà Seicento. Durante gli anni Quaranta del XVII secolo un terremoto politico investe le grandi monarchie europee. In Spagna, Filippo IV mentre torna alla guerra contro le Province Unite, per la mai risolta crisi nei Paesi Bassi; scoppia la ribellione della Catalogna e Portogallo che vogliono la secessione; nel 1647 esplodono ribellioni a Palermo, Sicilia e poi a Napoli dove viene proclamata la repubblica. In Francia, Anna d’Austria, reggente per conto del futuro Luigi XIV, si trova a fronteggiare una rivolta, chiamata Fronda, cappeggiata dal parlamento di Parigi che vuole allontanare il primo ministro il cardinale Giulio Mazzarino. Ne deriverà una lunga e pericolosa guerra civile. In Inghilterra, Carlo I che governa dispoticamente introducendo nuove tasse si scontra con il Parlamento, una rivolta che porterà alla decapitazione del sovrano a alla repubblica inglese. Tutte questi crisi, che si risolveranno con esiti diversi, presentano però tratti comuni. 13.1 Lo scenario: la guerra dei Trent’anni, A partire dagli anni Sessanta, i Sacro Romano impero è attraversato da profondi conflitti religiosi. La controffensiva del cattolicesimo, è guidata dalla Compagnia di Gesù nella formazione spirituale. Mentre nella Germania centro-settentrionale la nobiltà è in maggioranza luterana, nella parte meridionale rimane/ritorna cattolica - Baviera, Austria . Anche il calvinismo crea nuova instabilità. All’’iniziale liberta di confessione religiosa, vista l’aggressiva intransigenza dei gesuiti, i principi e le città luterano/calviniste costituiscono la lega Unione evangelica, sotto Federico IV del Palatinato. Anche i principi cattolici danno vita alla Lega cattolica, sotto la guida di Massimiliano di Baviera. La tensione è alimentata anche dal fatto che l’imperatore Mattia d’Asburgo, privo di eredi, designa successore Ferdinando di Stiria, cattolico intransigente. Alla morte di Mattia, i boemi rifiutano di L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 30 30 14. La rivoluzione inglese. Nel 1603, alla morte di Elisabetta I, si estingue la dinasti dei Tudor; la corona passa al nipote Giacomo Stuart (1566/1625) re di Scozia. Giacomo - IV di Scozia e I d’Inghilterra - era figlio di Maria Stuart - la regina cattolica di Scozia fatta imprigionare e poi giustiziare da Elisabetta I. Giacomo si trova a governare sia sulla Scozia, - paese convertito al calvinismo, dedito all’allevamento e governato dal una forte nobiltà, da un Parlamento e dalla chiesa calvinista - ; sia sull’Inghilterra, - paese con una ricca agricoltura, un artigianato attivo e un commercio marittimo in espansione, governato da un Parlamento in cui la camera dei Lord rappresenta la nobiltà e l’alto clero; la camera dei Comuni il resto della popolazione; la religione è anglicana. - la situazione religiosa ed ecclesiastica è particolarmente complessa: Elisabetta I aveva cercato di non radicalizzare le differenza tra anglicani e cattolici ancora molto presenti in Irlanda, in cui nella regioni del nord -Ulster - si erano insidiate comunità presbiteriane; come in Scozia il calvinisti. 14.1 L’Inghilterra di Giacomo I Stuart. Introdurre un’uniformità religiosa appare un dovere imprescindibile perché la compresenza di diverse fedi potrebbe condurre alla sedizione ed alla distruzione dei regni - Inghilterra e Scozia. -. Di fatto Giacomo I, pur cercando di aumentare il suo controllo nel campo religioso, evita di aprire gravi contenziosi su questo terreno tollerando la coesistenza di religioni diverse, anche la cattolica. Anche il progetto di fondere la due corone, unendone le istituzioni, viene respinto dal Parlamento. Innegabile la profonda differenza tra il mondo scozzese e la grande metropoli di Londra; il re stesso e la sua corte di giovani dediti alla caccia ed ai bagordi suscita diffidenza nell’aristocrazia inglese ; solo la riconferma di Robert Cecil, ministro prediletto di Elisabetta, è una garanzia per l’aristocrazia Pure in Inghilterra si impone lo stile suntuoso e economicamente caro delle altre corti europee. Le entrate finanziare della corona sono: rendite di terre regie, tariffe doganali, proventi feudali. Solo in caso di guerra il Parlamento può autorizzare nuove tasse. Ma sia l’inflazione, sia la propensione alle spese di Giacomo rendono le entrate statali insufficienti. Si ricorre alla vendita di uffici e di titoli nobiliari, riuscendo però a sanare solo parzialmente la grave situazione finanziaria. Il sovrano è obbligato chiede nuove tasse al Parlamento, sempre molto restio a concederle. Sotto Elisabetta, l’Inghilterra era stata il principale alfiere della lotta antiasburgica e il sostenitore della resistenza anticattolica in tutt’Europa. Giacomo I preferisce il ruolo di mediatore e pacificatore La Francia, pur rimanendo in paese cattolico, uscita dalle guerre di religione appariva più tollerante. Contemporaneamente in Francia con la stabilizzazione politica, risorge lo spirito di rivalità nei confronti con la Spagna; questo atteggiamento e ben visto da Giacomo che spera di sfruttarlo Il Parlamento inglese è però più propenso ad un netto impegno anticattolico in politica estera. La posizione attendista del sovrano inglese nella guerra dei Trent’anni in cui i protestanti, guidati da Federico V del Palatinato, vengono sconfitti dall’imperatore Ferdinando II e dalla Lega cattolica, risulta incomprensibile; proprio mentre la Spagna riprende la guerra contro le Provincie Unite. I calvinisti inglesi - i puritani - tornano ad intensificare la loro campagna anticattolica. Anche il matrimonio dell’erede Carlo con Enrichetta Maria, sorella del re di Francia, e la conseguente concessione della libertà di culto cattolico a Londra per la corte della regina, introduce un elemento di scarsa sintonia con gli umori della Nazione espressi dal Parlamento inglese. 14.2 Una stella fissa: Buckingham. La fulminea scesa a corte dei George Villiers (1592/1628), - nobile minore e uno dei più ricchi signori d’Inghilterra, divenuto duca di Buckingham suscitò diffusa avversione fra gli aristocratici. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 31 31 Dotato di indubbie qualità, Villiers era riuscito, grazie alla sua posizione privilegiata nell’entourage del sovrano, a raggiungere una posizione di primato sul piano politico. L’emergere anche in Inghilterra di un sistema cortigiano dominato da un’unica fazione dominante, come già succedeva nelle altre corti europee, deve tener conto di una particolarità inglese: il controllo della corte non garantisce automaticamente quello del Parlamento. Alla morte di Giacomo I, e con la successione di Carlo sul trono inglese, (1625) cade anche la speranza di un’alleanza con la Francia in funzione antispagnola con la pace firmata da francesi. La prospettiva di un trionfo cattolico si sovrappone alle avvezione per lo strapotere di Buckingham. Il Parlamento è favorevole ad una guerra navale che colpisca la Spagna nelle sue ricche colonie. Carlo I scioglie il parlamento che era entrato in aperto contrasto con Buckingham il quale impone un prestito ai sudditi abbienti; la Camera dei Comuni richiede al re -in cambio dei sussidi richiesti - di firmare una Petition of right, che proibisca per il futuro nuove tassazioni da essa non autorizzate. Il successivo assassinio di Buckingham, accolto con manifestazioni di gioia, aggrava la situazione. Il sovrano decide di prendere in mano la situazione e torna a sciogliere il Parlamento (1629). 14.3 La manovra personale di Carlo I. Durante gli undici anni di governo diretto da parte di Carlo I (1629/40), si verifica un progressivo scollamento fra la corte (the Court) e il paese (the Country). Il re, non volendo convocare il Parlamento, ricorre a banchieri/mercanti per finanziarsi concedendo privilegi e monopoli commerciali, e imponendo anche ai sudditi imposte e dazi e reprimendo duramente ogni dissenso. In campo religioso, il sovrano appoggia l’arminianesimo - versione moderata del protestantesimo - tentando la via della mediazione nel complicato puzzle religioso dei suoi regni; ma questo provoca una reazione da parte dei gruppi puritani che porta alcune sette ad emigrare in America del Nord. In politica estera -guerra dei Trent’anni -, la posizione defilata se non filo spagnola di Carlo I, che rovescia il tradizionale appoggio alle Province Unite ed ai principi protestanti tedeschi crea disorientamento e timori nella corte inglese,rimarcati dall’arrivo di Maria de Medici -regina madre-. Anche le Chiese d’Irlanda e di Scozia si ribellano al tentativo del re di uniformarle all’anglicanesimo: Di fronte all’aperta ribellione della Chiesa presbiteriana Scozzese, Carlo I arriva ad inviare una spedizione militare che viene però sconfitta, il re è obbligato a recedere. Nel 1640, Carlo I è, suo malgrado, obbligato a convocare il Parlamento per finanziare la guerra . 14.4 Una guerra civile. Appena convocato il Parlamento chiede di discutere prima sulle proprie rimostranze alle corona e solo dopo delle richieste finanziare per la guerra agli scozzesi. E così, dopo appena tre settimane, il sovrano decide di licenziare il Parlamento (Short Parlament) e far arrestare alcuni componenti. Le trattative con gli scozzesi si complicano poiché essi pretendono un elevato risarcimento finanziario per i loro costi di guerra. Carlo I è costretto a riconvocare il Parlamento che di fatto non si sarebbe più fatto sciogliere (Long Parlament). L’azione del Parlamento ha il sostegno popolare. Viene chiesto al re di firmare un decreto di colpevolezza per tradimento contro il conte di Strafford suo primo ministro; sotto la pressione dell’opinione pubblica londinese Carlo I cede, finendo col firmare la condanna a morte di Strafford che verrà decapitato nel 1641. Successivamente il Parlamento ribadisce l’incostituzionalità ed illegalità di ogni tassazione senza consenso parlamentare ed ordina lo smantellamento di tutto l’apparato di governo volto alla repressione. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 32 32 A questo punto però il Parlamento incomincia a dividersi su come affrontare altri provvedimenti, mentre vi è accordo sul limitare il potere del sovrano, sorgono disaccordi su come procedere nel governare il Paese. Vi è chi sostiene che il Parlamento deve tornare a svolgere solo una funzione di controllo sull’operato di governo esercitato dal sovrano e dai suoi consiglieri; altri propendono per una più stretta tutela da parte del Parlamento sul sovrano che ha mostrato ripetutamente di voler accrescere la sua autorità sottraendosi ai controlli previsti e assumendo posizioni filocattoliche. Nel 1641, un’improvvisa rivolta cattolica nell’Irlanda sconvolge gli equilibri politici del paese. L’opposizione parlamentare, guidata da John Pym e forte di un sostegno extraparlamentare, vota una proposta di sussidio alla spedizione repressiva in Irlanda condizionandola però al controllo sulla scelta del comando militare non fidandosi delle reali intenzioni del re. A questo punto, Carlo I tenta l’azione di forza ordinando l’arresto dei leader dell’opposizione che riescono però a fuggire e a dar vita ad agitazioni popolari e a manifestazioni di protesta. Il re si ritira a York, coi suoi fedeli. Nel 1642, con il reclutamento di un esercito di volontari da parte di Carlo I, inizia la guerra civile. Il Paese si spacca in due: le regioni del Nord e del Sud-Ovest con il sovrano; Londra, l’Est ed il Sud-Est con il Parlamento. Da un punto di vista sociale, la maggioranza dei Lord e della piccola nobiltà rurale rimane fedele al re; gli artigiani e i ceti professionali sostengono il Parlamento. Gli scontri militari tra le forze realiste e quelle parlamentari, alleate con gli scozzesi, hanno un esito incerto: le seconde, a nord, grazie all’aiuto scozzese, controllano le province settentrionali; mentre le truppe regie guadagnano terreno a Sud-Ovest. 14.5 La sconfitta di Carlo I e la proclamazione del Commonwealth. Nel 1645, l’esercito regio viene sbaragliato a Naseby, dall’esercito avversario che nel frattempo è stato riorganizzato e messo sotto il comando di Oliver Cromwell (1599/1658); i re si arrende alle truppe scozzesi che, nel 1647, lo consegnano al vittorioso schieramento parlamentare. Il panorama politico appare ora ben diverso dall’inizio della guerra civile. Vi è un partecipazione alla vita politica da parte di forze e soggetti che ne erano tradizionalmente esclusi. Anche l’esercito, attraversato da forti correnti radicali, è una di questi nuovi soggetti politici con cui confrontarsi. Tra i soldati, come tra gli artigiani, si discute liberamente della forma di governo e dei rapporti Stato/Chiesa; delle radici e della legittimità dell’autorità. Per quanto riguarda la Chiesa si confrontano tre posizioni: - la prima, propone una purificazioni da riti cattolici; -la seconda, presbiteriana, sostiene l’omologazione della chiesa inglese a quella scozzese; - la terza, propone di lasciare spazio alle autonomia delle libere assemblea, pur nel quadro di una Chiesa nazionalista. Nascono gruppi religiosi antitetici come quaccheri o battisti, un variegato universo di idee anticonformiste. Il dibattito religioso arriva ai limiti della tolleranza religiosa. A Londra, gruppi radicali, come i livellatori, non solo propongono tolleranza religiosa, ma anche l’elezione di un nuovo Parlamento a suffragio generale maschile, sull’esempio olandese, con una evoluzione in senso democratico ed antiautoritario, propugnano radicali riforme economiche/sociali Un movimento radicale, detto degli indipendenti, chiede lo scioglimento del Parlamento, la sua totale riforma ed il mantenimento della linea di fermezza nella trattative con il re. La maggioranza parlamentare è invece favorevole a una conciliazione con Carlo I, che intanto cerca di prendere tempo nel tentativo di riorganizzarsi militarmente anche alleandosi con gli scozzesi. Nel 1647, la decisione parlamentare di sciogliere l’esercito suscita l’ammutinamento delle truppe; la protesta è guidata da Oliver Cromwell; nell’infuocato dibattito che ne segue vengono avanzate idee che ancor oggi sorprendono per la loro modernità: tutti i cittadini hanno uguali diritti politici e la conseguente facoltà di eleggere i loro rappresentanti, la sovranità risiede nel popolo, il potere della corona va molto limitato e la Camera dei Lord addirittura abolita. Nel 1647, Carlo I riesce a fuggire; mentre il parlamento soffoca le insubordinazioni nell’esercito e limita molto il potere dei livellatori. Nel 1648, un esercito scozzese invade l’Inghilterra, ma viene sconfitto dalle forze parlamentare che hanno ritrovato una temporanea unità di intenti. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 35 35 In Inghilterra, la nascita della repubblica, seguita alla guerra civile che ha contrapposto la monarchia degli Stuart al Parlamento, è il primo caso in cui il sistema repubblicano si instaura per via violenta - decapitazione di Carlo I in nome della volontà del popolo - in un grande paese europ. Malgrado l’esperimento repubblicano inglese venga presto interrotto con la restaurazione degli Stuart, produce una consolidata e diffusa opposizione all’incremento dei poteri della corona, sottolineando la necessità di un nuovo equilibrio tra i poteri che salvaguardi i diritti fondamentali. Al contrario, in Francia il modello statuale punta al rafforzamento delle prerogative regie, all’imposizione di un modello religioso cattolico, all’accentramento amministrativo con nuove tasse 16.1 Due poteri. La «nuova» repubblica inglese - Commonwealth - e la «vecchia» repubblica delle Province Unite, presentano tratti in comune. Entrambe accanto ad un organo rappresentativo - Parlamento / Stati generali -, va emergendo un potere esecutivo fondato sulla forza militare. Nelle Province Unite il legame Stati generali/forza militare ha origine nella lunga guerra contro la corona spagnola. La compresenza di questi due poteri esprime tendenze differenti:- religiose ( protestanti moderati /puritani); - geografiche ( Olanda/altre province); -radicamenti sociali (nobiltà rurale/plebe urbana Tuttavia è la forza del modello, pur richiamandosi all’esempio monarchico, sottolinea la vitalità e la capacità della repubblica di garantire una partecipazione politica estrae al sistema monarchico. Una dialettica simile si manifesta, nella seconda meta del Seicento, anche in Inghilterra. Nel 1653, viene eletto un nuovo parlamento, «Parlamento dei Santi», in cui esponenti radicali si stringono attorno a Oliver Cromwell e lo eleggono Lord protettore della repubblica. Però l’equilibrio tra Parlamento e potere esecutivo/militare, del nuovo regime risulta precario. La carica di Lord protettore, legata alla personalità carismatica di Cromwell, mancava di una vera legittimità; alla morte di Cromwell (1658), il tentativo di trasferirla al figlio Richard ebbe breve durata. Nel 1660 viene ripristinato il parlamento sciolto nel 1653 e si apre la trattativa con la corona inglese: Carlo II torna sul trono. Questo compromesso porta alla restaurazione della monarchia, della camera dei Lord, e della Chiesa anglicana, ma garantisce anche la sopravvivenza di molte conquiste repubblicane. Rimane in vigore parte della legislazione del 1641/42; ma soprattutto il Parlamento vede riconosciuto il proprio ruolo di garanzia e di controllo, nonché la competenza in materia fiscale. Sul piano religioso, con l’Atto di uniformità, si cerca di riportare omogeneità di culto entro la Chiesa d’Inghilterra; si approvano leggi contro sette radicali, che restringono la libertà religiosa. L’idea di un ‘unica Chiesa inglese, che raccolga tutti i sudditi, è comunque ormai tramontata. 16.2 I punti di forza di un’economia all’avanguardia. A partire dal 1600 la crescita economica delle Province Unite è notevole. La repubblica diviene la maggior potenza marittima e commerciale, alla borsa di Amsterdam vengono valutati i prodotti che giungono da tutti gli scali mondiali. Il territorio delle Province Unite comprende il delta di tre importanti fiumi dell’Europa nord-occidentale - Schelda -Mosa Reno - arterie di comunicazioni e di traffici fra territori tedeschi, francesi, fiamminghi ed il Mare del Nord e Mar Baltico. Prende vita una grande cantieristica navale all’avanguardia in Europa. Gli olandesi realizzano una vera egemonia nei commerci nei Mar del Nord e Baltico; esportano verso nord pesce, vino, sale e i prodotti coloniali provenienti dalla penisola iberica, dal baltico importano legname e grano che poi rivendono nell’Europa occidentale e meridionale. La fortuna dei mercanti olandesi sta nella loro capacità di riesportare, dopo aver riconfezionato, quanto avevano importato dagli angoli del globo. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 36 36 Il sistema finanziario e creditizio costituisce, grazie anche ad un elevato livello di monetizzazione, un altro punto di forza del primato economico delle Province Unite. Nella capitale olandese sorge la Banca dei Cambi - monete/banconote -, e la Borsa dove sono quotate merci di ogni genere e luogo. Nel settore manifatturiero si sviluppa la produzione di tessuti di lana e di seta; sorgono saponifici, fabbriche di mattoni, segherie, cartiere tutte alimentate dall’energia eolica fornita da molti mulini. La crescita demografica è alimentata anche dall’immigrazione di protestanti di terre occupate dagli spagnoli, di puritani inglesi e ugonotti francesi; questo grazie al clima di relativa tolleranza che vige nella repubblica olandese e che consente un afflusso di manodopera qualificata ed intraprendente. 16.3 L’egemonia nei commerci internazionali e l’esperienza coloniale. Dopo aver cominciato spingersi nel Mediterraneo esportando il grano polacco in Italia, gli olandesi diventano protagonisti di una rapita penetrazione economia nel Levante. Ma la vera svolta mercantile è il commercio delle spezie orientali. Nel 1591, Filippo II aveva stipulato un contratto di esclusiva coi mercanti tedeschi, spagnoli e italiani che gli assicurava l’esclusiva sulla commercializzazione del pepe importato a Lisbona. Quindi, gli olandesi cercano contatti diretti con le terre di produzione di questa preziosa spezia, in Asia. Nel 1596, fondano la loro prima base commerciale a Giava , in Indonesia; negli anni successivi sorge la Compagnia Unita delle Indie Orientali, - VOC - che ottiene dal governo olandese non solo il monopolio dei commerci nell’area fra Africa ed Asia, ma anche una propria autonomia politico/militare per difendere i propri interessi La VOC stabilisce un saldo controllo non solo sul commercio, ma anche sulla produzione delle spezie imponendo nei suoi vari insediamenti coloniali monocultura specializzate e obbligando le popolazioni indigene a lavorarvi in schiavitù. Dopo aver insediato numerose basi commerciali e militari la VOC stipula accordi con vari Stati - Persia, Giappone - che le assicurano il monopolio. Nel 1621, viene fondata la Compagnia delle Indie Occidentali - WIC - che ha come scopo quello di condurre un’aggressiva politica commerciale e coloniale ai danni della monarchia spagnola in Africa occidentale ed in America. Le navi della WIC danno luogo ad una autentica guerra di corsa contro i galeoni spagnoli che trasportano l’argento americano; poi conquistano buona parte delle colonie portoghesi in Brasile. Però con il distacco del Portogallo dalla corona spagnola ( 1640) i portoghesi riconquistano tutte e le loro colonie e la WIC inizia la sua parabola discendente. 16.4 L’imbarazzo dei ricchi, l’orgoglio dei pezzenti. Alla base del successo economico delle Province Unite vi è una società con caratteristiche particolari, insolite per quei tempi. Accanto all’aristocrazia locale che non costituisce più il fulcro della vita sociale, crescono ricche borghesie cittadine che cominciano a prosperare. All’interno della società predomina il metodo degli accordi tra soggetti autonomi che si riconoscono reciprocamente di pari livello, non vi sono subordinati o vassalli. La società appare aperta e tollerante, la classe dirigente - i reggenti - integra tra le proprie file gruppi professionali, impiegati pubblici, gruppi di artigiani, ma anche la nobiltà rurale che finisce per aprirsi, con matrimoni, alla ricca borghesia. La classe dirigente ha saputo contemperare particolarismi e privilegi con la necessaria apertura al mercato. In questa repubblica si contestano le pretese spagnole e portoghesi del monopolio della navigazione e si rivendica la libertà di navigazione, di pesca e di commercio gettando le basi di un diritto originario e naturale delle nazioni. Anche gli inglesi guardano alle Province Unite con un misto di gelosa ammirazione e irritata invidia. Nel campo della cultura e dell’arte, l’attenzione per la vita di tutti i giorni rappresentata dai quadri famosi di Rembrandt o di Vermeer esprime i gusti della ricca borghesia mercantile, mentre l’uso della matematica e della geometria sostiene la diffusione della scienza e delle tecniche. L’evoluzione di telescopi e microscopi consentono all’astronomia ed all’anatomia nuove scoperte, la fiorente industria della stampa contribuisce alla diffusione della cultura e delle notizie. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 37 37 16.5 Competizione e conflitto: il declino delle Province Unite e l’ascesa dell’Inghilterra. Nella seconda metà del Seicento le Province Unite cominciano a risentire la presenza di un serio competitore economico: l’Inghilterra che ha accresciuto le proprie capacita commerciali/ industriali A Londra sono nate: la Compagnia del Levante (1581) e la Compagnie inglese delle Indie (1600) a cui la corona ha concesso il monopolio commerciale in determinate aree del globo. Nel 1651, il Parlamento promulga una legge -Navigation Act - allo scopo di favorire e proteggere lo sviluppo della marina e i traffici inglesi che sono ancora deboli a confronto con quelli olandesi. In questo periodo storico si parla di mercantilismo. Le misure volte a proteggere gli spazi interni dalla concorrenza estera e quelle volte a promuovere lo sviluppo economico cercano di coniugare politica di potenza e benessere della comunità. Le politiche mercantilistiche di Francia ed Inghilterra mettono in difficoltà l’economia olandese; tutti i settori economici- finanziario, commerciale e manifatturiero - subiscono una contrazione. Anche la piccola repubblica finisce coll’adeguarsi alla politica protezionistica europea. In ultimo, la politica espansionistica del re di Francia Luigi XIV verso i Paesi Bassi spagnoli, spinge le Provincie Unite ad allearsi con Svezia ed Inghilterra (1668). Quando la Francia invade la Repubblica esplodono rivolte contro il governo, un terremoto politico interno. 16.6 Gentiluomini, mercanti e scienziati. La struttura sociale inglese si presenta, alla metà del XVII secolo, più complessa di quella olandese. Al vertice una articolata nobiltà - titolati, cavalieri, scudieri - divide una ricchezza che permette loro di dedicare il tempo allo svago o al servizio della comunità; nella campagne proprietari non nobili e piccoli proprietari terrieri, poi i lavoratori agricoli ed i servi. Nella città, Londra, comunità mercantili, uomini di professione ed un complesso e combattivo universo artigianale. Nel tardo Seicento incomincia a delinearsi una distinzione di interessi terrieri e rurali e quelli commerciali ed urbani. La vendita delle terre della Chiesa anglicana e dei possedimenti della corona aveva dato vita ad una disponibilità fondiaria che finì per favorire il ceto dei possidenti medio - alti, danneggiando invece i piccoli proprietari e affittuari. Inoltre una pesante tassazione sulla terra svolge un ruolo di selezione dell’investimento terriero a favore delle terre ben coltivate. Con l’espansione navale cresce la ricchezza di chi ha interessi commerciali e manifatturieri. Cresce l’importanza dei porti e delle comunità mercantili di Londra, Glasgow, Bristol, Liverpool. I proprietari terrieri chiedono di spostare la tassazione sulle nuove ricchezze mobili. Il ventennio rivoluzionario 1640/60, costituisce per la società inglese uno spartiacque: la rottura degli schemi autoritari e delle rigidità sociali. L’affermarsi della lingua inglese al posto di quella latina, contribuisce all’ampliamento della possibilità di lettura, anche grazie alle gazzette, - giornali Anni di libera sperimentazione creano un clima positivo nei confronti di cambiamenti e novità. Si giunge a rifondare le basi della convivenza civile; con Thomas Hobbes, lo Stato perde il suo fondamento di diritto divino per rivelarsi un prodotto umano, un male necessario. Esso si fonda sul monopolio della forza che i cittadini cedono all’autorità in cambio della difesa delle proprie persone e dei propri beni. L’assolutismo trova così giustificazione razionali, mentre perde il suo fondamento di legittimità sacrale. 17. La monarchia di Luigi XIV: l’Europa all’epoca della preponderanza francese. Alla morte del cardinale Mazzarino, (1661), Luigi XIV - Re Sole - dichiara di voler governare direttamente; finisce il governo tramite un ministro fiduciario dotato di pieni poteri. La decisione del sovrano francese sarà imitata da tutte le principali monarchie perché i regimi a fazione unica, quella che governa in nome del re di cui gode la fiducia, metteva a rischio la monarchia stessa. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 40 40 Infine, grazie all’intervento diretto dello Stato, viene dato un forte impulso all’attività estrattiva e metallurgica nelle regione degli Urali. 18. La seconda rivoluzione inglese e l’affermazione della potenza britannica. 18.1 La fine della monarchia Stuart. In Inghilterra, a partire dagli anni settanta, ritorna una diffidenza, a causa di questioni religiose e politiche, tra Carlo II Stuart e il Parlamento. Il Parlamento sospetta che il sovrano voglia riafferrare una politica filo cattolica; quando Giacomo duca di York, successore al trono, si converte al cattolicesimo, riprende una sorda ostilità. Nel 1673, il Parlamento approva il Test Act, una legge che esclude per150 anni i cattolici da tutte le cariche civili e militari, - Giacomo Stuart deve abbandonare la carica di grande ammiraglio-; poi una seconda legge che esclude i lord cattolici dalla Camera alta. Una presunta congiura «papista» per assassinare il sovrano accentua le tensioni. In Parlamento l’opposizione Whig - mercanti ed aristocratici che si oppongono a Carlo II - cerca di far approvare una legge per escludere Giacomo dalla successione; la legge viene però respinta dai Tory - il partito di corte-. Nel 1683, dopo aver scoperto una congiura per assassinarlo, Carlo II da vita ad una dura repressione degli oppositori politici. Con la salita al trono di Giacomo II, che nomina ufficiali dell’esercito di fede cattolica, i contrasti con i lord puritani cresce ulteriormente. La rottura definitiva avviene quando la corona abolisce il Test Act, concedendo ai cattolici libertà di culto. Per superare ogni opposizione Giacomo II scioglie il Parlamento. A questo punto sia i whig che i tory chiedono soccorso a Guglielmo III d’Orange d’Olanda che aveva sposato Maria Stuart, figlia di Giacomo II, ma di fede protestante. Nel 1689, Guglielmo III sbarca in Inghilterra e raggiunge Londra dove viene proclamato sovrano assieme alla moglie; Giacomo II figge in Francia Sia i Whig che i Tory ritengono che Giacomo II abbia infranto il contratto tra monarchia e popolo. Guglielmo e Maria, accettando il Bill of Rights - Dichiarazione dei diritti - in base al quale il Parlamento diventa l’organo rappresentativo con piena podestà legislativa e facoltà esclusiva di imporre tasse -, rafforzano la stabilità della nuova corona, confermata dalla sua tenuta nel reprime nel sangue sia l’insurrezione in Scozia, dei seguaci di Giacomo II, sia quella dei cattolici in Irlanda. Il cambio di dinastia, caduta degli Stuart / ascesa di Guglielmo e Maria d’Orange, viene definita come «rivoluzione gloriosa e pacifica», essendo stato relativamente consensuale e non violento. 18.2 Il re regna ma non governa. Con la cosiddetta «seconda rivoluzione inglese» si stabilizza l’idea di un potere condiviso tra popolo, rappresentato dal Parlamento, ed il sovrano. Al re non è consentito di sciogliere le Camere; cade l’idea di sovranità per diritto divino e di potere assolutistico, mentre si afferma quella di un patto tra il re e i cittadini inglesi che sancisca la separazione dei poteri legislativo/esecutivo, la libertà di parola, di stampa e di culto. Con il Toleration Act del 1689: - si abrogano le leggi contro conformisti, puritani e quaccheri, -ma non contro i cattolici - ; - si sancisce l’intangibilità della proprietà privata e l’inammissibilità di un esercito permanente in tempo di pace. Il sovrano mantiene: - il diritto di veto sulle leggi approvate dal Parlamento, controbilanciata dall’approvazione del bilancio di Stato da parte del Parlamento; - la direzione della politica estera e la nomina dei ministri, che sono però soggetti al giudizio politico del Parlamento. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 41 41 Il Parlamento con l’Act of settlement (1701) esclude i cattolici dalla successione dinastica. Alla morte di Guglielmo sale al trono Anna, altra figlia di Giacomo II, poi il trono passa agli Hannover. Guglielmo I di Hannover, (1660/1727) si trova ad affrontare nel 1715, l’insurrezione della Scozia che contesta l’incorporazione/fusione del 1707 con l’Inghilterra; l’aristocrazia ha ottenuto solo una rappresentanza minoritaria nel Parlamento di Londra - 16 posti fra i lord, 45 nella camera bassa - Inizia un lungo periodo di predominio dei Whig nel Parlamento inglese dove i raggruppamenti politici, antenati dei moderni partiti, si contendono l’egemonia. Giorgio I, tedesco estraneo alla politica inglese, delega largamente il potere esecutivo ai ministri scelti tra i Whig; il più importante è Robert Walpole (1675/1745); egli diventa il solo contatto fra il sovrano e gli altri ministri riscendo così ad influire fortemente sulle decisioni del consiglio. Nasce in questo modo la figura del primo ministro che non è solo amico personale e fiduciario del sovrano ma anche capo della maggioranza parlamentare da cui deve ottenere la fiducia per poter governare. Ora il re regna, ma non governa: è garante delle istituzioni e simbolo dell’identità nazionale. Durante il XVIII secolo Whig e Tory cominciano ad alternarsi al governo; i Whig appoggiati dai ceti più dinamici, i Tory dall’aristocrazia fondiaria più tradizionale; tutto questo in un sistema elettorale ancora molto imperfetto -vota solo che ha un reddito, manca proporzionalità elettori/eletti. Comincia a prendere vita la dialettica parlamentare moderna: una maggioranza che governa -in accordo con il sovrano- attraverso il primo ministro ed il suo governo; una minoranza che esercita una funzione di controllo; l’accettazione da parte di tutti delle regole del gioco. I membri del partito contrario non sono più nemici, ma soltanto avversari con cui competere per governare. 18.3 Il fascino del modello inglese. Contro la giustificazione razionale dell’assolutismo elaborata da Hobbes nel 1688/89, John Locke nel 1690 contrappone uno Stato con poteri limitati, che deve innanzi tutto garantire i diritti fondamentali dell’individuo: libertà di stampa, di parola, di religione; diritto alla proprietà ed eguaglianza di tutti di fronte alla legge. La ribellione contro l’assolutismo è giustificata e per evitare questo occorre che i poteri siano separati - legislativo, esecutivo, giudiziario - e posti in mani diverse che si contrappongano e si bilancino a vicenda. Anche la religione non sfugge a questa ondata razionalistica e la Bibbia stessa viene sottoposta ad una nuova severa analisi che porta ad accettarne delle parti, a criticarne o rifiutarne delle altre. Nel XVIII secolo, il Regno Unito, unico Stato in cui esista una simile dialettica politica, diventa uno Stato a cui guardare con ammirazione, sia per il suo sistema di poteri divisi, sia per le libertà garantite, sia per la rappresentatività bicamerale. Quando, nel Regno Unito, al particolare sistema politico si unirà anche il fascino della grande potenza commerciale, marittima e militare, l’anglomania dilagherà in Europa. Nel continente sono sempre più in disuso le antiche istituzioni rappresentative dei ceti, la pressione dell’opinione pubblica incomincia a farsi sentire attraverso i libri, le gazzette; mentre la discussione politica avviene in luoghi informali quali i caffè ed i salotti in cui si confrontano le opinioni di gruppi sociali Prendono vita anche società segrete tra cui si distingue la Massoneria, - nata a Londra nel 1717 - che si richiama alla tradizione delle corporazioni di mestieri del Medioevo. Si tratta di una associazione di eletti dello spirito, che rifiuta discriminazioni di nascita, si ispira ad idee di pace, fratellanza , tolleranza e pratica una mutua solidarietà tra i propri membri. Risulta divisa in varie sette con ideologie diverse, ma accumunate da rituali di stampo religioso. La massoneria si diffonde ampiamente in tutta l’Europa con l’apertura di varie logge; poi raggiunge l’America. Dove non esiste la libertà di stampa e di associazione la sua attività si svolge nascostamente, venendo a volte tollerata, a volte repressa e qualche volta utilizzata dalle autorità per i suoi fini. 19. Il gioco delle dinastie: i nuovi assetti politici europei nella prima metà del Settecento. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 42 42 Il XVIII secolo si apre con una lunga e quasi interrotta serie di conflitti politici. Lo scopo non era più quello di difendere «la vera fede», ma mantenere l’equilibrio fra i diversi attori politici europei. Queste guerre rispondono all’esigenza di mantenere o stabilire interessi territoriali e dinastici. Nel teatro continentale la presenza della Francia va a sostituire quella della Spagna, che non è più la potenza di riferimento, ma un paese in declino sociale e politico, il grande malato dell’Europa. Appaiono anche altre aggressive potenze: Inghilterra, Province Unite, Russia, Svezia, Prussia. L’instabilità politica di quegli anni è alimentata anche dal conflitto tra il principio di legittimità dinastica, della potenza assoluta, e le resistenza dei poteri territoriali. Da un lato i sovrani tendono ad intervenire maggiormente sui propri complessi dinastici, sulle forme istituzionali; dall’altro i vari territori esigono che vengano rispettate le proprie esigenze e prerogative. L’idea che un sovrano, anche se non nato in quello Stato, deve rispettare le tradizioni, i costumi le tradizioni del territorio. 19.1 La guerra di successione spagnola. Essendo Carlo II d’Asburgo privo di discendenza vengono siglati accorti per la spartizione del suo regno tra gli Asburgo d’Austria e la Francia di Luigi XIV. Ad Inghilterra e Province Unite interessano i mercati delle colonie americane della Spagna. Quando però, nel 1700, Carlo II designa proprio erede Filippo d’Angiò, - Filippo V di Spagna, nipote di Luigi XIV, si realizza un asse franco-spagnolo; contro questo schieramento Leopoldo I d’Asburgo, che rivendica la corona di Spagna, convince Inghilterra e Province Unite a formare con lui una coalizione a cui aderiranno anche Prussia, Portogallo, ducato di Savoia e principi tedeschi. Le operazione belliche, iniziate nel 1702, volgono a favore dello schieramento antifrancese. In Catalogna scoppia una ribellione contro Filippo V; in Italia gli austriaci sconfiggono le truppe franco-spagnole; la flotta inglese occupa Gibilterra. Quando però muore Giuseppe I , -1711- e sale al trono Carlo VI , candidato anche al trono spagnolo, la coalizione che combatte i Borbone si sfalda perché molti sono contrari al ruolo egemone che Carlo VI potrebbe assumere in Europa. Con i trattati di Utrecht e di Rastadt -1713/14- , la Spagna, e le sue colonie americane, viene assegnata a Filippo V Borbone che si impegna a non riunire i territori spagnoli alla corona francese, l’Inghilterra ottiene Gibilterra, importanti territori nell’America settentrionale - Terranova, Nuova Scozia, Canada - oltre al lucroso asiento : appalto del commercio degli schiavi nelle Americhe. All’impero austriaco vanno i Paesi Bassi meridionali, il regno di Napoli, il regno di Sardegna, lo stato di Milano; inizia il periodo dell’egemonia austriaco in Italia, finisce quella spagnola. Il duca di Savoia ottiene il regno di Sicilia, e può quindi ora fregiarsi del titolo regio. Ma questa radicale nuova spartizione dell’Europa, viene poco dopo rimessa in discussione; Filippo V tenta la riconquista dell’Italia, cercando di occupare sardigna e Sicilia. Una violenta reazione internazionale stronca questo tentativo spagnolo e tutto viene riconfermato; tranne l’assegnazione della Sardegna - più vicina al Piemonte e quindi più difendibile- ai Savoia che cedono la Sicilia. 19.2 Unioni e conquiste. Il caso della rivolta in Catalogna mostra bene come esistano possibilità di resistenza dei territori; d’altra parte in uno Stato conquistato con la forza, il principe dispone di una maggior libertà di intervento perché il così detto diritto di conquista lo esime dal rispettare i privilegi e i contratti stipulati dai suoi predecessori. Tutto può essere rinegoziato premiando chi lo ha sostenuto. In Spagna, Filippo V avvia un processo di unificazione politico amministrativa delle corone di Castiglia e d’Aragona riducendo il grado di autonomia dei due singoli regni cattolici; questo favorirà il sorgere di due schieramenti: l’uno che sostiene il modello di Stato centralizzato, - élites castigliane - l’altro - gruppi dirigenti provinciali - che cerca di tutelare le autonomia locali. Anche in Inghilterra, Anna Stuart avvia un processo di integrazione di Scozia e Inghilterra, L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 45 45 Grazie allo sviluppo dell’industria navale e al formarsi di una potente marina le compagnie commerciali inglesi tolgono agli olandesi il primato nell’intermediazione e commercio conto terzi. Anche la Francia conosce una notevole crescita dei traffici commerciali, soppiantando gli olandesi nei traffici con le Americhe; ma subisce la supremazia navale e commerciale della Gran Bretagna. Inizialmente, in Gran Bretagna, nel ventennio 1721/42, la classe dirigente dei Wigh, guidata da Walpole, ritiene che la politica economia britannica sia meglio tutelata dalla pace e si astiene dai conflitti politici continentali. Successivamente, sotto la guida di William Pitt il governo ritiene di doversi impegnare nella difesa e nell’espansione dei possedimenti coloniali. Nella guerra dei sette anni(1756/63) la Gran Bretagna si allea con la Prussia contro Francia, Austria e Russia. Per gli inglesi si tratta di sconfiggere la concorrenza francese nell’espansione coloniale in America e India. I francesi, alleati con tribù indigene locali, si sono spesso scontrati con gli inglesi per il controllo dei territori canadesi. Dopo una serie di alterne vicende le truppe inglesi conquistano importanti roccaforti francesi - Quebec, Montreal -; si giunge alla pace di Parigi (1763) che assegna alla Gran Bretagna sia il Canada e i territori a est del Mississippi, sia la Florida, sottratta alla Spagna. Il continente americano è diventato un importante mercato per le merci europee essendo aumentata la domanda di manufatti da parte di una popolazione in continua crescita - emigrati e schiavi -. Grazie al commercio di tessuti di cotone e lino provenienti dall’India, la Gran Bretagna assume una incontrastata posizione di primo piano nei traffici marittimi fra le varie colonie del mondo. Di fatto, le compagnie commerciali britanniche pagano le merci acquistate con merci provenienti da altri territori; un sistema di scambi multilaterali con ben quattro continenti, ma che ha il proprio cuore finanziario a Londra. I manufatti di cotone provengono dall’India; gli schiavi, l’avorio e l’oro dall’Africa; zucchero, legnami, tabacco e cotone grezzo dalle Americhe; seta, the, caffè e spezie dall’Estremo Oriente, tutte queste merci vengono commercializzate in tutto il mondo da Londra. Va sottolineato il particolare ruolo del commercio degli schiavi dall’Africa orientale alle varie colonie europee nel continente americano: tra il 1701 e il 1800, vengono comprati e commercializzati in America oltre 6 milioni di schiavi per opera di mercanti europei. Le compagnie britanniche occupano il primo posto nella classifica del commercio degli schiavi; solo nel 1808, il Parlamento di Londra decreterà l’abolizione di questa tratta nelle colonie inglesi, aprendo una campagna internazionale a tale scopo. 20.3 Nuove egemonie e nuovi commerci con l’Asia. Nel tardo Seicento e nel Settecento i rapporti coi mercati asiatici conoscono significativi cambiamenti. In primo luogo si riduce il valore delle importazioni di spezie ed aumenta quello dei manufatti tessili -cotone indiano / seta cinese -; il cotone viene scoperto dalla moda europea, anche i piantatori delle colonie del Centro/Sud America richiedono di tessuti leggeri ed economici. Il principale produttore di manufatti di cotone è il Bengala - India nord/orientale- dove sono sorte basi commerciali inglesi e francesi. Nel 1690 viene fondata a Calcutta l’agenzia EIC che di fatto controlla l’esportazione dei tessuti indiani verso l’Europa con accordi coi mediatori locali. L’invasione del mercato britannico di tessuti di cotone a basso prezzo fa si che vengano adottati provvedimenti a favore delle manifatture inglesi col risultato di aumentare la produzione interna di tessuti di bassa qualità, ma con prezzi competitivi, che vengono riesportati in Europa ed in America. Conseguentemente cresce l’importazione di cotone grezzo da lavorare in Inghilterra. Altro importante prodotto che i mercanti britannici introducono in Europa è il the cinese. Si inizia a pagare questo prodotto con una merce illegale assai richiesta sul mercato cinese: l’oppio. Grazie alla produzione di quest’ultimo in Bengala, regione dove hanno instaurato ottimi rapporti, gli inglesi riescono ad assumere il controllo del redditizio commercio del the dalla Cina. I manufatti tessili e il the favoriscono lo spostamento delle attività della compagnia inglese sulla costa orientale dell’India: sede principale Calcutta da dove inizia una progressiva penetrazione nella vita politica indiana per tutelare i consistenti interessi commerciali. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 46 46 Nel 1744, la rivalità economica tra Francia e Gran Bretagna si trasforma in scontro aperto nel quale sono coinvolti anche i principi indiani; gli accordi finali mirano a rendere neutrali tutti i territori al di la del Capo di Buona Speranza. Di fatto però la supremazia navale inglese rimane incontrastata. Anche nel corso della guerra dei Sette anni, le forze britanniche sconfiggono quelle francesi. Il trattato di pace afferma l’egemonia britannica in India con il controllo dei territori del Bengala. La Compagnia francese delle Indi orientali comincia a declinare; sarà soppressa nel 1790. Gli inglesi assumono il monopolio del salnitro necessario per la fabbricare la polvere da sparo che finiscono per pagare con merci europee di cui loro stessi fissano i prezzi con enormi guadagni. Giungono infine a fornire prestiti in denaro ai principi indiani e ad assumere il controllo della riscossione delle imposte e dell’amministrazione delle finanze di territori sempre più vasti. L’intermediazione dei mercanti indiani viene superata con una trattativa diretta coi produttori; inoltre avendo ottenuto il controllo sulle entrate pubbliche del ricco Bengala possono servirsi dell’attivo di bilancio per acquistare the e seta in Cina e coprire le proprie spese amministrative. Dal 1757 al 1780, Londra preleva in Bengala e trasferisce in Inghilterra oltre 38 milioni di sterline. Nel 1773 il Parlamento inglese, viste le rimostranze contro il monopolio commerciale della EIC, nomina il primo governatore generale del Bengala arrivando poi a porre la compagnia sotto il controllo politico, finanziario e militare delle autorità di Londra abolendo infine il monopolio stesso 20.4 Il ruolo del Mediterraneo nella nuova divisione internazionale del lavoro. Nel corso del XVIII secolo il Mediterraneo cessa di essere l’area commerciale più intensa e profittevole. I traffici dell’Atlantico sono diventati più importanti e sono comparse nuove mercanzie Inoltre alcuni paesi come l’Italia e la Spagna, sino ad allora all’avanguardia nella produzione manifatturiera, hanno visto declinare le proprie attività economiche ed hanno perduto il controllo della commercializzazione dei loro prodotti. Ora sono le flotte olandesi, inglesi e francesi che dominano gli scambi nel bacino del mediterraneo. Solo le correnti di traffici marittimi a breve distanza sono ancora gestite da città di tradizione mercantile come Genova, Marsiglia, Barcellona. Il mezzogiorno d’Italia conosce una notevole penetrazione economica britannica. La Sicilia esporta grano, vino, seta greggia, sale, sodio; ed importa manufatti inglesi, francesi e tedeschi, spezie orient. Grazie alla notevole incremento della coltivazione del gelso nelle campagne italiane la penisola italiana produce ben 75% di tutta la seta greggia e di filato di seta europea che però viene esportata verso le manifatture della Francia, della Germania meridionale e dell’Inghilterra. La parte centro - settentrionale dell’Italia si specializza nella produzione e vendita di filato di seta - ossia un prodotto semilavorato -; mentre il Mezzogiorno si dedica soprattutto all’esportazione di seta greggia. L’ETA’ MODERNA . (Cap. XXI / XXX). di Francesco Benigno. 21. Vita urbana e mondo rurale. A partire dall’ultimo decennio del Cinquecento le condizioni della maggioranza delle popolazioni europee peggiorano. La crescita demografica si traduce in un aumento dell’offerta di manodopera che porta ad una riduzione dei salari con conseguente aumento dei profitti per i proprietari terrieri. L’ampia domanda di prodotti agricoli destinati alla vendita dei mercati cittadini spinge i proprietari ad aumentare l’estensione delle coltivazioni pagando bassi salari ai braccianti. Nel contempo l’aumento dei prezzi riduce ulteriormente il potere di acquisto dei salari percepiti. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 47 47 Altra ragione di impoverimento delle popolazioni e la progressiva eliminazione della piccola proprietà dovuta all’indebitarsi dei contadini coi grandi proprietari terrieri - per superare il momento di crisi, -, ed alla successivo sequestro delle piccole proprietà vista la loro diffusa insolvenza. Molti contadini diventano braccianti salariati. Per molti anni le condizione economiche delle popolazioni contadine non migliorano, mentre le rendite dei grandi proprietari terrieri sono alte. «Il sistema economico sembra muoversi in una sorta di equilibrio di stagnazione» P. Malanima. 21.1 Un’Europa a due velocità. Nell’area del Mediteranno - Spagna ed Italia meridionale -, contrassegnate: - dalla pratica del maggese, ( un anno ogni tre un terzo dei campi riposano); - dalle presenza dei latifondi con contratti di affitto di lunghissima durata le esportazioni delle derrate agricole sono possibili per l’estensione delle terre coltivate e con la stagnazione demografica. Però in Catalogna e Italia centro- settentrionale la situazione è diversa perché, grazie all’abbondanza di acqua, si sviluppa lo sfruttamento intensivo della terra. Con l’investimento di capitali si realizzano canali, si impiantano alberi da frutta e vigneti, si introducono nuove colture, come il mais. Un lento, costante progresso. In Germania si diffondono la coltura della patata e delle piante foraggiere per l’allevamento. i In Russia le tecniche di coltivazione sono assai arretrate, medievali; nei grandi latifondi la cerealicoltura si basa sullo sfruttamento della manodopera legata alla terra che lavora, -servi gleba - Diversa è la situazione nelle Province Unite; qui le colture si alternato: grano/avena/riposo; in questo modo si cerca di limitare l’impoverimento dei campi visto che l’unico concime utilizzato è quello di provenienza animale con la conseguente necessità di sviluppare anche gli allevamenti. Le piante foraggiere, - erba medica, trifoglio, rape, leguminose -, che vengono alternate alla coltivazione dei cereali, permettono di ripristinare la capacità produttiva dei campi. La connessione fra agricoltura e allevamento non solo mantiene i terreni più fertili, ma produce latticini da esportare Tuttavia le campagne olandesi non raggiungono i tassi di sviluppo delle coltivazioni inglesi. 21.2 Le «enclosures» e la rivoluzione agricola in Inghilterra. L’Inghilterra adotta le nuove tecniche agricole dei Paesi Bassi sviluppandole ulteriormente. I terreni vengono divisi in quattro parti in cui si alterna la coltivazione di: grano / rape / orzo / trifoglio; in questo modo. - scompare il maggese; - si ricostruisce la fertilità dei campi con piante - rape, trifoglio, leguminose- capaci di fissare elementi azotati al terreno e che forniscono nutrimento al bestiame dal quale si ricava letame per concimare e latticini da commercializzare. Questa rivoluzione agricola porta ad una crescita dei rendimenti grazie all’integrazione tra allevamento e agricoltura ; l’Inghilterra diventa esportatrice di cereali, reinvestendo poi i profitti. Prende il via il processo della recinzione dei terreni (enclosures) che sempre più limita i diritti comunitari - raccolta di legna ed altri prodotti - sui terreni aperti - open fields -. I grandi proprietari terrieri per massimizzare i guadagni riescono ad ottenere leggi che permettono l’accorpamento e la recinzione delle proprietà danneggiando sia piccoli proprietari, sia le comunità. Nel nome dell’affermazione dei diritti di proprietà privata della terra, favorito da nuove leggi, il processo di recinzione assume ritmi vertiginosi. Dal punto di vista economico le enclosures portano a condizione ottimali per coltivare grandi estensioni di terreni che produco per la vendita dei prodotti e non più per l’autoconsumo. Gli incrementi della produzione sono in parte dovuti anche all’introduzioni di strumenti agricoli migliorati: - aratro più leggere e invenzione della seminatrice. - Dal punto di vista sociale la recinzione dei terreni causa gravi sconvolgimenti: - riduzione dei piccoli proprietari terrieri che sono anche coltivatori diretti; - drammatiche condizioni di vita di chi viveva sulle terre delle comunità, queste persone diventano semplici braccianti o migrano verso le città; in ogni caso le loro condizioni di vita peggiorano notevolmente sino alla povertà. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 50 50 livelli di natalità e di mortalità); questo permette alle famiglie di accumulare capitali e di metterli a disposizione dei propri membri. Grazie anche alle nuove conoscenze e tecniche agricole. 22.4 L’individualismo affettivo. Nelle aree protestanti la religione tende ad attribuire all’individuo la responsabilità delle proprie scelte accentuando la libertà di scelta del coniuge. Si fa strada un universo femminile autonomi ed al di fuori delle vecchie cerchie cortigiane. Il matrimonio tende ad essere vissuto sempre più come una scelta individuale svincolata da strategie familiari e dalla precettistica ecclesiastica. 23 Diradare le tenebre: il mondo al lume della ragione. Il Settecento europeo appare segnato da un fermento intellettuale nuovo e dirompente a cui viene dato il nome di Illuminismo; dove prima imperavano le tenebre della superstizione, dell’ignoranza, del fanatismo ideologico occorre introdurre il lume della ragione. Si viene imponendo una diversa atmosfera intellettuale; più libera, ostile al sapere concezionale, al dogmatismo clericale; nemica del principio di autorità. Questo mutamento prende il via in Inghilterra e nelle Province Unite dove esiste una relativa tolleranza religiosa, si incoraggiano la ricerca scientifica, il dibattito fra tesi diverse e si promuove la circolazione di libri e giornali. Le esperienze politico-sociali di questi Paesi basate sulla divisione dei poteri, in contrasto con la legittimazione sacrale assolutistica e dispotica della monarchie europee settecentesche, consente di pensare ad una perfettibilità dei sistemi sociali sia sul piano politico, sia su quello economico, con crescita della ricchezza collettiva Due i filoni intellettuali fondamentali su cui basi si è venuta costruendo la stagione illuministica: - il giusnaturalismo olandese di Grozio, Altusio, Spinosa, con la critica del fondamento biblico dell’autorità politica e l’introduzione di un diritto naturale e razionale alla base dei sistemi sociali. Si giungerà, con John Locke, non solo alla critica delle commistione del potere sacrale e di quello statale, all’affermazione del principio della libertà di coscienza, ma anche a considerare lo Stato come quella istituzione sociale che riconosce e garantisce i diritti naturali propri di ogni uomo. - il deismo: si tratta della contestazione del concetto di religione rivelata, e perciò imposta dall’alto, a favore dell’idea di una religione naturale che va scoperta ed analizzata alla luce della ragione. La verità, non più rivelata, va perciò cercata con gli strumenti di cui l’uomo si dota. La ragione deve prendere il posto della rivelazione; i nuovi filosofi devono sostituire i vecchi teologi. 23.1 La crisi della coscienza europea. «Crisi della coscienza europea» : in questo modo lo studioso francese Paul Hazard, nel 1935, definisce il periodo - ultimo ventennio del XVII secolo/fine regno di Luigi XIV (1715) - in cui identificare la fase di trasformazione della vita intellettuale e sociale europea. Ad una società basata sul principio di autorità e sulla deferenza verso il potere politico e religioso si sostituirà una società basata sul diritto, la tolleranza, l’indipendenza della molare dalla religione, la libertà di ricerca. Nasce un nuovo atteggiamento critico e scettico verso le autorità costituite, accompagnato dalla curiosità per i viaggi, le popolazioni, i cibi e le bevande delle nazioni extraeuropee. Fin dall’Umanesimo e dal Rinascimento il mondo classico aveva rappresentato per la cultura europea una fonte di autorità preziosissima e alternativa alla Bibbia. Non era mai stata posta in discussione la superiorità del mondo antico, una sorta di età dell’oro in cui la cultura e le arti L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 51 51 avevano raggiunto livelli di perfezione altissimo. Ora però si incomincia a pensare che le realizzazioni dell’età classica devono cedere il passo a quelle dell’età attuale «moderna». Gli autori moderni anche se inferiori ai grandi pensatori ed artisti classici hanno il vantaggio di conoscerne i testi e le opere; nani sulle spalle di giganti, sono in condizione di vedere più lontano. Grazie alla conoscenza del passato, la società moderna può superare i confini classici precedenti. Fino ad allora la vicenda dell’umanità era stata immaginata e letta sulla base di uno schema ciclico; ora si fa strada una concezione evolutiva di tipo lineare e cumulativo della storia umana, un processo di tipo qualitativo e quantitativo senza fine e senza limiti chiamato progresso. La questione della ricerca morale individuale, svincolata dalla religione tradizionale, caratterizza il filone intellettuale noto come libertinismo. Nato all’interno della Riforma protestante, il libertinismo originariamente identifica un atteggiamento alieno dall’ubbidienza ad ogni Chiesa , soggetto solo alla devozione allo Spirito Santo. Questo libertinismo religioso, combattuto da Calvino, si estingue per dar luogo ad un atteggiamento più complesso degli spiriti liberi - spiriti forti , sostanzialmente atei-, che ritengono la saggezza un cibo prelibato adatto solo a palati raffinati capaci di giovarsene; la disprezzata superstizione rimane il pasto ineluttabile del volgo. Questo atteggiamento di superiorità conduce alla teorizzazione dell’assoluta libertà del pensiero in contrasto con i vincoli intellettuali imposti dalle autorità civili e religiose. Successivamente il libertinismo, inteso come individuale ricerca di libertà interiore, finisce per influenzare i costumi di vita nella ricerca di un piacere svincolato dalle norme religiose e di costume sociale. Per questo il termine «libertino» finisce per identificare un individuo dai comportamenti licenziosi, amorale. 23.2 L’illuminismo francese. Con la morte di Luigi XIV (1715), inizia per la Francia un’epoca di allargamento degli orizzonti culturali. A Parigi si respira una nuova atmosfera resa possibile dagli intensi rapporti con la Gran Bretagna e da una maggior libertà di stampa che consente la diffusione di idee eterodosse. Giungono testi di libertini, a volte provocatori, come quello di Bernard de Mandeville: La favola delle api - un alveare prospera finché i suoi membri mantengono costumi viziosi, mentre va in rovina quando essi assumono comportamenti virtuosi; morale: comportamenti eticamente criticabili, diventano utili al benessere economico collettivo; vizi privati diventano pubbliche virtù - L’attrazione per l’Inghilterra, testimonia l’insoddisfazione degli intellettuali francesi per le condizioni del regno. Nel 1721, Montesquieu nel libro Lettere persiane, evidenzia le condizioni di arretratezza in cui si trova la Francia. Con vena polemica antidispotica si denuncia la superstizione, il dogmatismo religioso, a cui si contrappone la libertà di pensiero e la tolleranza religiosa. Anche nelle successive opere di Montesquieu, ed in particolare nel Lo spirito delle leggi (1748), pietra miliare del pensiero Illuministico europeo, aleggia lo spirito liberale. Tre sono gli universi politico-sociali descritti: la monarchia, la repubblica, il dispotismo. L’autore, pessimista sulla natura profonda delle passioni umane, propone la divisione dei poteri come strumento per la conservazione della libertà. La monarchia parlamentare/costituzionale «all’inglese» viene considerato il miglior sistema politico per la conservazione delle libere istituzioni. Nel 1734, con la pubblicazione delle Lettere inglesi di Voltaire, la Gran Bretagna diviene per i francesi il modello alternativo a quello francese ed al suo dispotismo, intolleranza, arretratezza. Per Voltaire, l’Inghilterra rappresenta ciò che la Francia non è: libera e aperta alle discussioni filosofiche ed alle teorie newtoniane, lontana dalla rigidità dell’antico regime. La pubblicazione delle Lettere inglesi procurò all’autore problemi con la giustizia a causa delle teorie esposte, ma anche un’enorme notorietà in tutt’Europa. Con Voltaire l’Illuminismo diventa un movimento intellettuale, caratterizzato dalla volontà di esercitare un’influenza sulle scelte dei governi , che si L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 52 52 batte in ogni parte del continente per il progresso civile. Lo stesso Voltaire diventa per alcuni anni il consigliere di Federico II di Prussia; poi, disilluso da Federico II, si ritira a Ginevra dove, oltre a celebri romanzi, scrive due opere storiche fondamentali: Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni, - ricostruzione della storia europea da Carlo Magno a Carlo V d’Asburgo -, e Il secolo di Luigi XIV - storia della Francia dall’avvento di Luigi XIII alla morte di Re Sole -. In questi testi Voltaire non si sofferma solo sugli avvenimenti bellici e vicende dinastiche, ma cerca di analizzare i fenomeni sociali complessi per coglierne i tratti essenziali. Includendo anche vicende extraeuropee. Vengono illustrati i vizi del fanatismo religioso, dell’intolleranza ideologica per indicare la strada di un futuro migliore. Il secolo di Luigi XIV appare a Voltaire un’epoca di splendore nazionale con realizzazione culturali ed artistiche, progresso economico e civile, stabilizzazione politica. Delineando gli splendori del secolo passato, appaiono più evidenti i mali presenti, e cioè la povertà materiale e morale della nazione. 23.3 L’«Encycplopédie». L’Illuminismo appare come un movimento intellettuale coeso grazie al fatto che un gruppo di philosophes riesce nella difficile impresa di raccogliere il nuovo sapere in un’opera a stampa aperta al contributo dei più originali pensatori del tempo. Il filosofo/scrittore Denis Diderot (1713/84), e il matematico Jean-Baptiste Le Rond (1717/83) sono gli ideatori dell’Encyclopédie, progenitrice delle moderne enciclopedie, che raccoglie subito un grande consenso arrivando ad una tiratura per l’epoca elevatissima: oltre 4.000 copie. Un’impresa editoriale senza precedenti:- 60.000 voci distribuite in 17 volumi e 11 tavole illustrate -, che può giovarsi del lavoro di opere antecedenti quali il Dizionario filosofico di Voltaire . La pubblicazione di quest’opera, iniziata nel 1751, subisce interruzioni a causa di attacchi e condanne dal mondo conservatore e clericale; solo nel 1772 la gigantesca impresa è compiuta. Caratteristica saliente dell’Encyclopédie è l’attenzione riservata alla scienza ed alle tecniche; alla luce della ragione il pensiero scientifico-matemat. porta alla scoperta delle leggi che regolano la vita Nel XVIII secolo vi è una veloce crescita delle discipline scientifiche: - classificazioni delle specie vegetali e animali - analisi dei microorganismi - ricerche chimiche e per riconoscere e riprodurre le correnti elettriche - accumulazione dell’elettricità, pila - Franklin / Galvani / Volta - . La fiducia nelle capacità delle ragione si estende anche all’analisi del mondo umano: sensismo - ricondurre la conoscenza umana ai dati dei sensi -; materialismo - visione di tipo meccanicistico della natura e dell’umanità, escludendo i principi dogmatici, come l’esistenza dell’anima o di Dio. Questo nuovo tipo di impostazioni filosofiche sono estese anche alla comprensione dei fenomeni sociali, con conseguenze di enorme rilievo sulla percezione della società. 23.4 La natura del vincolo sociale. Buona parte dello sforzo intellettuale dei cosiddetti illuministi è diretta a fondare su basi nuove la visione della società. Esclusa l’impostazione di tipo metafisico - l’organizzazione sociale dipende dalla volontà divina. - si cerca di stabilire su presupposti diversi la morale collettiva. Per gli utilitaristi , l’uomo va guardato per quello che è e non per quello che dovrebbe essere, le sue azioni sono mosse dal desiderio di massimizzare il proprio utile e il proprio piacere. Questo desiderio non va demonizzato, ma indirizzato a vantaggio del bene collettivo. La realtà sociale va studiata alla luce di leggi e regole che determinano il comportamento umano. Per François Quesnay (1694/1774) anche l’economia va studiata come una formazione naturale dotata di proprie leggi. Solo dalla natura deriva il valore delle merci e non dalla loro trasformazione L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 55 55 Federico II verrà ricordato per la sua azione tendente a costruire il senso di appartenenza nazionale. Anche Caterina II, zarina di Russia, verrà detta la Grande. Di origini tedesche ella sposa l’erede al trono russo , Pietro III, e poi grazie ad un colpo di stato assume il potere. La zarina guarda alle esperienze dei paesi sviluppati dell’occidente per copiarne le riforme economiche e sociali. Caterina II si impossessa di buona parte del potere e della ricchezza della Chiesa ortodossa, - sopprime 500 dei 900 conventi esistenti - trasformando i sacerdoti in stipendiati dallo Stato. Tuttavia le condizioni delle popolazioni contadine rimangono miserevoli. Il malcontento causato dallo sfruttamento senza scrupoli dei proprietari terrieri causa, nel 1773, una ribellione contadina guidata dal mitico Pugacev; inviando il proprio esercito Caterina stroncherà del sangue la rivolta. Negli anni successivi la zarina introduce l’istruzione elementare statale gratuita, solo nelle città; una relativa libertà di stampa e regole di autogoverno locale. Ma contemporaneamente con la Carta della nobiltà vengono stabilite esenzioni fiscali e garanzie a favore del privilegiato ceto nobiliare. Questa politica di riforme ha però vita breve perché, col sopravvenire della rivoluzione francese, la zarina torna ad una politica culturale di segno tradizionalistico. Nel contempo prende vita il progetto imperiale diplomatico-militare con la spartizione della Polonia e le guerre contro l’impero ottomano; il tutto cercando di restaurate l’impero romano d’Oriente con Mosca nuova capitale. 24.4 Le riforme dell’Impero Asburgico. Maria Teresa d’Austria, moglie dell’Imperatore Francesco I, si serve della spinta all’efficienza del prelievo fiscale e del miglioramento della macchina statale per stimolare la crescita economica. Tenta di uniformare gli ordinamenti dei domini diretti della corona asburgica - Austria e Boemia - per assoggettare la nobiltà al pagamento delle tasse. Rende obbligatoria l’istruzione e pone sotto il controllo statale scuole superiori ed università. Fondamentale è lo smantellamento dell’universo ecclesiastico tradizionale: vengono soppressi ordini religiosi, incamerati i beni ecclesiastici per ripianare l’enorme debito statale, stipendiati sacerdoti e vescovi come è avvenuto in Russia. Con l’associazione al trono del figlio Giuseppe II, (1741/90), agli ebrei viene concesso il godimento di tutti i diritti civili concessi agli altri cittadini, accordata anche la libertà di culto delle professioni cristiane non cattoliche; abolita la tortura. La libertà di stampa rimane però assai limitata. Il sovrano decide di limitare la propria autorità assoluta, ma la corona tende a definire e regolamentare in modo autocratico dei propri diritti intangibili, senza alcun controllo della società. Peraltro Giuseppe II è affascinato dal modello statale prussiano, ma non riesce ad imitarlo perché il suo potere in parte dipende dai principi su cui governa e che egli cerca di assoggettare di più. In campo economico vengono adottati provvedimenti protezionistici per l’agricoltura e la manifattura; nelle campagne viene abolita la servitù della gleba e l’obbligo per i contadini di fornire prestazioni lavorative gratuite; inoltre si da vita alla mappatura delle proprietà terriere: il catasto. Viene istituita un’imposta fondiaria unica valida per tutti i sudditi, ma questo provvedimento scatena l’opposizione dei ceti aristocratici per cui Leopoldo II, successore di Giuseppe II, annulla tali riforme e ripristina la situazione precedente. 24. 5 La soppressione della Compagnia di Gesù. Uno dei terreni sui quali si misura la capacità dei sovrani di attuare decisi interventi di riforma è quello dei rapporti con la Chiesa cattolica. Acquistano peso gli interventi del potere politico: gestione dei beni ecclesiastici, nomina ai vescovadi, formazione e controllo degli ordini religiosi. Di grande rilievo è la vicenda della Compagnia di Gesù - argine della Chiesa cattolica contro le idee protestanti; - i gesuiti - diventati ricchissimi grazie a lasciti testamentari - erano divenuti strumento dell’intromissione del papato negli affari di Stato sia perché culturalmente influenti, sia per la benevolenza di sovrani di cui erano diventati consiglieri spirituali. I gesuiti, alle strette dipendenza del pontefice, divengono il bersaglio delle polemiche illuministiche e delle politiche riformatrici. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 56 56 La prima espulsione dei gesuiti si verifica in Portogallo nel 1759, dove il sovrano punta sia alle ricchezza fondiarie di quest’ordine religioso, sia a ridimensionare il ruolo di clero e di nobili. Il provvedimento portoghese viene imitato in Francia (1764), in Spagna, a Napoli, Sicilia, Parma. L’accusa principale indirizzata alla Compagnia, e che può essere estesa a qualunque componente del clero, è quella di essere portatrice di un a doppia fedeltà politica: al papa ed al sovrano. Nel 1773, papa Clemente XIV decide lo scioglimento della Compagnia di Gesù; solo in alcune città della Svizzera, e in Prussia i gesuiti ottengono la protezione di Federico I, I sovrano illuminista. 24.6 Le riforme in Italia. Sotto Maria Teresa e Giuseppe II, la Lombardia austriaca diventa un laboratorio per la sperimentazione delle nuove politiche pubbliche. Nel 1760, prende il via il catasto geometrico che mette a disposizione del governo non sola una mappatura della proprietà fondiaria - presupposto per una equa distribuzione del carico fiscale -, ma anche uno strumento conoscitivo del territorio indispensabile per attuare interventi di riqualificazione agraria, costruzione e regolazione di canali. Nel 1765, viene istituita la «giunta economale» per le materie ecclesiastiche che produce limitazioni e smantellamento delle esenzioni fiscali dei beni della Chiesa. Anche in Toscana, sotto la guida del granduca Pietro Leopoldo, fratello minore di Giuseppe II, si avviano riforme economiche e giuridiche. Per primo in Europa viene abbandonata la politica protezionistica e si da avvio al libero scambio mercantile, viene liberalizzato il commercio di grani. Poi si sopprimono le corporazioni delle arti e dei mestieri; si incentiva la diffusione della piccola proprietà terriera per favorire lo sviluppo agricolo della Toscana ( questa riforma fallirà perché i grandi proprietari terrieri si accaparrano gli appezzamenti messi all’asta). Importante anche la riforma del codice penale ispirate alla idee di Cesare Beccaria, abolizione della pena di morte e tortura. Si giunge sino a promuovere la redazione di un progetto di una Costituzione che prevede l’istituzione di una assemblea legislativa - formata su base rappresentativa - senza il cui consenso il sovrano non è in grado di governare. Tale Costituzione non verrà attuata. Per altri Stati italiani le cose si sviluppano diversamente: - nel regno di Sardegna si attuano politiche di stampo mercantilistico; nel regni di Napoli e Sicilia, gli interventi riformatori al fine di limitare il potere nobiliare ed ecclesiastico, incontrano enormi resistenze e producono quindi scarsi risultati. 25. Niente tasse senza rappresentanza: la nascita degli Stati Uniti d’America. La rivolta delle colonie americane contro il dominio britannico (1775/83), da cui nacquero gli Stati Uniti d’America, è un evento centrale della storia mondiale. Come già era successo nei Paesi Bassi che si ribellarono alla corona spagnola dando vita alle Province Unite, una popolazione conduce una guerra vincente per l’autodeterminazione scegliendo poi il proprio sistema di governo. Questa rivolta si basa su principi repubblicani, sull’idea che l’origine della sovranità risieda nel popolo. L’assetto politico/istituzionale che deriva dal questa rivoluzione è di stampo liberal-democratico. Una Costituzione scritta (1787/89) riconosce una serie di diritti individuali ed afferma il principio di eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, regolando anche l’equilibrio fra i vari Stati nati dalle ex colonie in un nuovo governo federale di tipo presidenziale. Questo assetto socio-politico è L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 57 57 molto diverso da quelli degli Stati settecenteschi europei dove primeggiano monarchie, ceti e privilegi, retaggi feudali, assenza di libertà. Agli osservatori europei in questa nuova società la ricchezza è molto più livellata, la giustizia meglio distribuita, le libertà individuali garantite. Da questa rivoluzione nascerà una nazione che assumerà un ruolo di primo piano sulla scena mondiale. 25.1 Il mondo coloniale nord-americano. In America settentrionale la penetrazione inglese comporta la creazione di una serie di basi commerciali lungo la costa atlantica per scambi con le popolazioni indigene. Questi insediamenti sono formati da artigiani e commercianti a cui si aggiungono deportati ed indesiderati in madrepatria. Una popolazione giovane in costante crescita spinta dal desiderio di benessere. Le colonie americane sono una società meno portata ad attribuire valore alle tradizioni e gerarchie. Gli abitanti sono accomunati dal professare un credo riformista di tipo calvinista che ritiene inadeguata la Chiesa anglicana considerata troppo vicina all’aborrito papato romano. Nelle città prevalgono comportamenti più liberi, nelle campagne le comunità religiose controllano la vita. Le colonie godono di ampi margini di autonomia amministrativa, incentrati sulle assemblee rappresentative elettive; il controllo del governo inglese è di natura economica. Le colonie sono obbligate a commerciare con la madrepatria la quale assoggetta le diverse merci a tassazione varie. I governatori, inviati dalla corona, nelle varie colonie adottando una pragmatica politica di compromesso con le assemblee rappresentative degli abitanti , evitando scontri. 25.2 Niente tasse senza rappresentanza: le ragioni del conflitto. All’origine dei dissidi fra le colonie e la Gran Bretagna vi sono contrastanti interessi economici e fiscali. Oltre a tassare le merci il governo di Londra pone dei vincoli allo sviluppo economico delle colonie; la disparità di trattamento fra le imprese della madrepatria e quelle coloniali alimenta il malcontento dei coloni. Un altro punto di contrasto è di natura politica: la partecipazione popolare alle scelte governative e i limiti del potere sovrano. Mentre nella madrepatria chi paga le tasse può eleggere proprie rappresentati in Parlamento, questo diritto e negato ai coloni americani; inoltre nelle colonie possono essere imposte misura di natura giuridica/ fiscale senza contattare l’assemblee Vittoriosa nella guerra dei Sette anni, la Gran Bretagna si trova a governare su territori molto estesi, ma le colonie sono consapevoli di avere interessi propri, a volte distinti da quelli della madrepatria. Il governo di Londra, volendosi rifare degli enormi costi della guerra appena vinta, vara una serie di provvedimenti miranti ad esercitare un maggior controllo economico su quei vasti territori. Oltre ad un accresciuto prelievo fiscale, Londra introduce un’apposita tassa - Stamp Act - per finanziare i costi amministrativi in America. Il fatto che questa tassa - votata dal Parlamento inglese in cui i coloni non sono rappresentati - sia stata imposta senza approvazione delle assemblee locali viene considerato un atto di dispotismo che attacca la libertà e la proprietà dei sudditi. Alcune assemblee coloniali dichiarano illegali le tasse imposte senza il loro consenso. Si reclama un netto legame tra cittadinanza e pagamento delle imposte: - no taxation without rapresentation -; niente tassazione senza rappresentanza. Negli anni 1760/70, esplodono tensioni per nuove imposizioni fiscali nelle colonie. Inoltre nel 1773, il governo britannico assegna il monopolio del commercio del tè nelle colonie americane alla Compagnia inglese delle indie orientali. Contro questa nuova imposizione scoppia la protesta nel porto di Boston che viene ricordata come Boston Tea Party , un gruppo di coloni gettano in mare il carico di tè di una nave della Compagnia. 25.3 La guerra d’indipendenza L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 60 60 26. La rivoluzione francese. Nel decennio 1789/1799 la Francia conosce la più straordinaria trasformazione politica mai realizzata nella storia dell’Europa occidentale. L’universo politico tradizionale -«antico regime» - viene spazzato via creando una nuova cultura politica che è ancora oggi la base della società contemporanea. La società di ordini e ceti viene sostituita da una società democratica e egualitaria. Il potere monarchico viene sostituito da un potere repubblicano esercitato dai rappresentati eletti dal nuovo potere sovrano: il popolo come nazione. Questa enorme trasformazione costituisce uno dei pilastri su cui è stata costruita la società dei secoli XIX e XX. 26.1 I limiti di un sistema. Il sistema politico assolutistico creato da Luigi XIV presentava due limiti: 1) - la decisone di non convocare più gli Stati generali privava la monarchia di una camera di compensazione e della possibilità di cogliere gli umori dei gruppi sociali più dinamici del paese. Questa mancanza di un canale di collegamento tra la corte e la società, finisce per consentire al Parlamento di Parigi (suprema corte di giustizia civile e penale) di assumere un ruolo di supplenza nel rappresentare gli interessi del paese. Ma il Parlamento parigino finisce col non essere capace di far voce all’intera società francese; 2) - la volontà di Luigi XIV di incrementare ulteriormente il prelievo fiscale, senza il consenso dei ceti del regno, incontra evidenti ostacoli sia nella nobiltà che da tempo gode di un’ampia immunità fiscale, sia da parte della Chiesa, anch’essa esentata dal pagamento di imposte sui suoi beni. Una parte della nobiltà accetta l’ipotesi di una condivisione del carico fiscale chiedendo in cambio la partecipazione al processo decisionale, prospettiva che Re Sole esclude fermamente. In quegli stessi anni il finanziere scozzese John Law, tenta di risanare le disastrate finanze della corona emettendo cartamoneta. La banca reale emette un’enorme quantità banconote; contemporaneamente i titoli di Stato vengono cambiati in azioni della Compagnia delle Indie occidentali; dapprima questa operazione gonfia il valore della azioni della Compagnia, ma poi visto il basso dividendo offerto da queste azioni il loro prezzo crolla, la Compagnia viene sciolta, la corona ritira la banconote e le obbligazioni cartacee, il debito è di 4 miliardi di lire: è la bancarotta. Sotto Luigi XV (1726/74) vi è un ritorno all’autocrazia monarchica, senza una ricerca di soluzioni per un allargamento della partecipazione politica. Per risolvere la penuria dei mezzi finanziari nelle casse dello stato si cerca di imporre misure straordinarie che però incontrano l’opposizione del Parlamento parigino. Anche il tentativo di istituire il catasto fondiario, strumento necessario per tassare tutte le proprietà terriere, viene ostacolato. A questo punto il ministro della giustizia, propone una riforma giudiziaria che prevede la riduzione del ruolo dei Parlamenti, promettendo di ritornare a convocare gli Stati generali. Questa proposta non viene accettata. Con l’ascesa al trono di Luigi XVI (1754/93), vengono ripristinati e tradizionali poteri dei Parlamenti; la ricerca di soluzioni al difficile problema del disavanzo del bilancio stata viene affidata a intellettuali riformatori - Jacques Turgot / Jacques Necker - che coltivano le teorie di Montesquieu della necessità di una divisione dei poteri e guardano con ammirazione alla monarchia parlamentare inglese e alle nuove idee dei coloni nord-americani. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 61 61 26.2 Una crisi politica. All’indomani della crisi del 1774/75 - una carestia produce una serie di rivolte popolari «guerra delle farine» -, si ripresento il problema del debito pubblico aggravato dalle spese dovuto all’appoggio alle colonie americane nella guerra contro la Gran Bretagna. Per cercare di ottenere consenso alla sua politica di risanamento il responsabile delle finanze Jacques Necker rende pubblico il disastrato bilancio statale con l’unico risultato di essere costretto a dimettersi. Il Paese si divide: da un lato vi è chi punta ad una trasformazione delle monarchia in senso costituzionale; dall’altro i conservatori della nobiltà e del clero cercano di avvantaggiarsi dall’indebolimento della monarchia. Per superare questa situazione di stallo il sovrano nel 1788 decide di convocare gli Stati Generali, unica istituzione in grado di autorizzare nuove tasse. Gli Stati generali francesi sono divisi in tre ordini o Stati: la nobiltà; il clero; il cosiddetto Terzo Stato, che rappresenta la stragrande maggioranza della popolazione. La nomina dei vari rappresentati avviene tra difficoltà e discussioni anche perché erano 175 anni che non avveniva. Altro motivo di forte discussione e la modalità di voto degli Stati generali: ciascun ordine, dopo una votazione interna, esprime un solo voto (voto per ordine); oppure ciascun deputato degli Stati generali, prescindendo dall’ordine di appartenenza, esprime un singolo voto (voto per testa) ? Adottando il voto per testa, avrebbe prevalso l’opinione della maggioranza del Terzo Stato a cui si sarebbero aggiunte le minoranze delle nobiltà e del clero; accettando il voto per ordine avrebbero vinto gli orientamenti filo assolutistici dei conservatori prevalenti nei primi due Stati. L’atteggiamento ondivago del debole e inetto Luigi XVI che concede il raddoppio dei rappresentati del Terzo stato ma non il voto per testa - atto che vanifica il precedente, quasi una beffa - aggravano una situazione già potenzialmente esplosiva. Riunitisi a Versailles nel maggio 1789, gli Stati generali non riescono a risolvere il problema delle modalità di votazione; nel mese di giugno il Terzo stato si proclama Assemblea nazionale, ossia rappresentanza della nazione. Luigi XVI risponde ordinando di sbarrare le sale dove si tengono le seduta; i deputati del Terzo Stato si riuniscono allora nell’attiguo salone della pallacorda e giurano di non sciogliersi sino a quando non saranno riusciti a dare alla Francia una Costituzione. Il ricongiungimento delle minoranze della nobiltà e del clero all’Assemblea costringe Luigi XVI a riconoscere la trasformazione degli Stati generali in Assemblea nazionale costituente. Lo scontro tra i due schieramenti pare evitato. 26.3 L’irruzione della piazza (1789/91). Nei giorni successivi alla nascita dell’Assemblea nazionale truppe militari furono ammassate dal sovrano attorno a Parigi nel tentativo di stroncare il nascente regime rappresentativo. Il 14 luglio 1789, il popolo della capitale insorse attaccando la Bastiglia, odiato carcere, simbolo del dispotismo. Si manifesta così quello che sarà uno degli aspetti più caratteristici della rivoluzione: il protagonismo popolare. Le discussioni dell’Assemblea vengono rese pubbliche e ampie quote delle popolazione prendono, per la prima volta, parte alle vicende politiche. Il confronto si radicalizza, gli esponenti della nobiltà reazionaria fuggono da Parigi -conte Artois -; il sovrano, tentennante ed incerto, è accusato di voler stroncare il nascente regime costituzionale. A Parigi si insedia un nuovo governo municipale, espressione del movimento rivoluzionario, dotato di una milizia armata, - la guardia nazionale - guidata dal marchese La Fayette , eroe riv. Americana Nelle campagne i contadini per sventare la reazione aristocratica, assaltano castelli bruciando archivi e documentazione relativi ai diritti signorili, distruggono tutti i simboli del potere feudale. L’Assemblea nazionale, sotto la spinta degli avvenimenti, proclama l’abolizione del potere feudale. Le decisioni dell’Assemblea nazionale sono condizionate da ciò che succede nel paese e viceversa, l’azione delle masse popolari, spesso violenta, diventa il terzo soggetto politico - sempre più autonomo - che si affianca all’assemblea ed alla corte. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 62 62 A Parigi questo movimento popolare è rappresentato dai sanculotti (sans-culottes). Mentre l’Assemblea, a livello legislativo, smonta le fondamenta dell’antico regime cercando di dar vita ad un nuovo regime costituzionale, la corte rimane tentata di dar vita ad un colpo di Stato militare per ritornare all’antico regime. Il 29 agosto 1789, viene proclamata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che - analogamente alla dichiarazione dei diritti della rivoluzione americana- riconosce come naturali e imprescrittibili i diritti individuali - libertà/proprietà/sicurezza/ uguaglianza di tutti i cittadini e diritto alla resistenza all’oppressione -. Nell’ottobre del 1789, la piazza interviene duramente, più volte, per difendere la rivoluzione e accelerare il mutamento istituzionale; il popolo marcia si Versailles costringendo poi il sovrano e l’Assemblea nazionale a trasferirsi a Parigi. Successivamente l’Assemblea, che aveva sin a quel momento operato in un clima di sostanziale concordia, comincia a dividersi su proposte di più drastiche riforme riguardanti il ruolo del sovrano nella nuova costituzione e il provvedimento della confisca dei beni del clero per risanare la grave situazione finanziaria dello Stato; si vorrebbe anche dar vita ad una Chiesa nazionale francese. Altri aristocratici e religiosi che decidono di non prestare il giuramento richiesto dal nuovo regime vanno ad ingrossare le file degli oppositori all’estero. Anche Luigi XVI, sentendosi sotto scacco, decide di abbandonare la Francia per ritornarvi in armi. Nel giugno 1791 fugge da Parigi, ma viene intercettato e ricondotto nella capitale con la sua famiglia. Nonostante questo l’Assemblea nazionale decide il mantenimento della forma di governo monarchico-costituzionale. Il 17 luglio una manifestazione repubblicana presso Campo di Marte viene brutalmente repressa nel sangue. Nel mese di settembre viene proclamata la Costituzione; la Francia diventa una monarchia costituzionale: al sovrano spetta il potere esecutivo attraverso la nomina dei ministri, il potere legislativo tocca a una Camera eletta con sistema elettorale a doppia livello: gli aventi diritto al voto -maschi adulti che pagano le tasse- eleggono dei rappresentati ai quali spetta di designare i deputati. 26.4 La Prima Repubblica (1792/94). I primi due anni della rivoluzione videro importanti mutamenti del sistema politico segnati da eventi tumultuosi. Il sovrano si vede sempre più isolato e spera in un intervento delle potenze straniere; il fratello del re, conte di Artois, cerca di convincere l’imperatore Leopoldo II ed il re di Prussia, Federico Guglielmo II, ad intervenire per soffocare la rivoluzione e ripristinare l’antico regime. In Francia l’Assemblea legislativa è dominata dal gruppo politico delle nobiltà liberale detto dai «giacobini» -così chiamati perché si riuniscono in un ex convento dei frati giacobini - . I giacobini assumono via via posizioni più rigide arrivando all’emarginazione dei più moderati guidati da La Fayette i quali danno vita al gruppo dei foglianti - si riuniscono in un ex monastero dei foglianti . Accade così che in una Assemblea in cui vi è una maggiorana di orientamento moderato, sono le componenti repubblicane guidate dai deputati girondini, provenienti dalla Gironda, ad emergere. Nell’aprile del 1792, l’assemblea dichiara guerra la nuovo imperatore Francesco II d’Asburgo sperando di rafforzare il nuovo regime. Ma gli eserciti imperiale e prussiano invadono la Francia, la rivoluzione sembra sul punto di essere spazzata via. A questo punto ancora una volta è la piazza a determinare una accelerazione al processo rivoluzionario; la folla assale il palazzo reale costringendo l’Assemblea ad ordinare la deposizione e l’arreso di Luigi XVI accusato di tradimento Un Comitato esecutivo guidato da Danton, chiede una nuova assemblea - chiamata Convenzione - con il compito di dare alla Francia una nuova costituzione repubblicana. Vengono emarginati i componenti originari del gruppo che ha dato vita alla rivoluzione ed emergono Robespierre, leader dei giacobini e Brissot capo dei girondini. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 65 65 Bonaparte sconfigge gli egiziani nella battaglia delle Piramidi (1798), ma la flotta francese viene annientata dall’ammiraglio inglese Horatio Nelson. Napoleone decide di ritornare in Francia (1799). Sul piano interno il Direttorio, sconfitto dai monarchici nelle elezioni del 1797, con un colpo di Stato annulla i risultati delle elezioni ed epurando i filo monarchici. Mentre nelle campagne il banditismo è ormai fuori controllo, il quadro politico rimane instabile perché nelle nuove elezioni del 1798 vincono i giacobini. Il Direttorio annulla le elezioni con un nuovo colpo di Stato. A questo punto, l’abate Sieyes, famoso protagonista della prima Assemblea nazionale, in accorto Bonaparte organizza un nuovo colpo di Stato; dopo aver sciolto il Direttorio, Sieyes, Bonaparte e Ducos si autoproclamano consoli della repubblica cercando di dare stabilità alla Francia garantendo l’ordine pubblico. Di fatto però il potere esecutivo è nelle mani di Bonaparte che controllando l’esercito ha la forza delle armi. Una nuova costituzione, detta dell’anno VIII, assegna il controllo delle due assemblee legislative al triunvirato dei consoli. Napoleone, con la carica di primo console, ossia di capo dello Stato, si assicura un sostanziale predominio. 27.2 Dal consolato all’impero. La decisone di affidare le sorti della repubblica ad «un uomo forte» è dovuta: - all’incapacità del Direttorio a «terminare la rivoluzione» e ad assicurare la stabilità politica; - all’emergenza bellica creatasi con la formazione della seconda coalizione antifrancese - Gran Bretagna/Russia/Prussia/ecc Tra il 1788/89, in Italia vengono abbattute le varie repubbliche costitute sul modello francese. Napoleone decide di varcare nuovamente le Alpi; a Marengo (1800) infligge una dura sconfitta alle forze sarde ed imperiali. La Russia abbandona ala coalizione; si firma la pace con le altre nazioni. Sul piano interno il nuovo regime sigla un concordato con la Santa Sete che riconosce la repubblica francese in cambio dell’affermazione del cattolicesimo come religione della maggioranza dei francesi; il papato ristabilisce il controllo sulla Chiesa francese con autorità finanziare/amministrat. Avendo consolidato la propria posizione, nel 1802 Napoleone si fa proclamare primo console a vita, primo passo per la trasformazione del consolato in monarchia. Nel maggio 1804, viene approvata la costituzione dell’anno XII, che trasforma la carica di primo console in quella, ereditaria, di imperatore dei francesi, il tutto sancito da un plebiscito. Il 2 dicembre 1804, Pio VII, nella cattedrale di Notre Dame di Parigi, consacra Napoleone imperatore porgendogli la corona che egli stesso si pone sul capo. Per legittimare la nuova situazione vengono creati nuovi titoli nobiliari assegnati a militari e funzionari fedeli all’imperatore. Napoleone procede anche al riordino: - della finanza pubblica coniando una nuova moneta, il franco d’argento, garantita dalla Banca di Francia; - del sistema giudiziario ( controllo da parte del governo sui giudici, reazione dei tribunali d’appello Nel 1804 viene promulgato il Codice civile, che riassume molte delle conquiste della rivoluzione (libertà individuale, laicità dello Stato, uguaglianza di fronte alla legge, abolizione del feudalismo). Rassicurati i gruppi dirigenti del paese sul rispetto assoluto del diritto di proprietà, Napoleone rafforza gli apparati di sicurezza creando una potente polizia che si dedica sia alla tutela dell’ordine pubblico per dare sicurezza alle attività economiche e commerciali, sia alla repressione di ogni forma di dissenso, anche grazie ad un’efficace censura. 27.3 La monarchia amministrativa. Napoleone realizza per la prima volta nella storia europea il regime di un uomo che fonda il proprio potere sul controllo dell’esercito preoccupandosi nel contempo di legittimare il proprio ruolo tramite il consenso, espresso con il plebiscito, della maggioranza della popolazione. Gli storici hanno chiamato questo periodo cesarismo con riferimento alla dittatura imposta a Roma da Giulio Cesare che aveva imposto anch’egli fine all’esperienza di un regime repubblicano. Napoleone rappresenta per i francesi una normalizzazione che promette di conservare parte delle conquiste della rivoluzione. Si realizza una rottura dei diritti e privilegi dell’antico regime. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 66 66 Il perno del mutamento introdotto da Napoleone è la riforma amministrativa, la macchina statale viene impostata in modo strettamente gerarchico e piramidale. L’intero territorio francese, diviso in dipartimenti, viene controllato attraverso la nomina governativa di amministratori, prefetti, sotto prefetti con funzioni di controllo e direzione di tutti gli aspetti della vita collettiva. Lo Stato tende ad avere un ruolo sempre più incisivo producendo in questo modo un miglioramento nelle condizioni sanitarie, istruzione, efficienza amministrativa e finanze statali; contemporaneamente la società e sottoposto ad un potere centrale che ricorre ad un serrato controllo poliziesco militare. Prende il via la formazione di personale addestrato a lavorare nelle nuove strutture pubbliche, personale in cui cresce la consapevolezza del proprio ruolo al servizio delle Stato. Si afferma il principio di fedeltà al ruolo ed agli obblighi che comporta il far parte delle strutture pubbliche. Queste nuove regole di organizzazione dello Stato verrà chiamata «monarchia amministrativa». La quantità delle direttive emanate è notevole perché si ritiene che una legge scritta e pubblica possa impedire la rinascita di poteri particolari e di privilegi; in realtà essendo troppe le norme da rispettare i burocrati hanno un notevole spazio di manovra nell’eseguire prima una o un’altra norma Sono i burocrati i veri protagonisti della monarchia amministrativa, che verrà esportata dai francesi come modello di gestione della cosa pubblica, a conferma dei principi egualitari della rivoluzione. A questo fine Napoleone riforma il sistema dell’istruzione superiore; le grandi scuole pubbliche d’eccellenza diverranno vere fucine di quadri per l’amministrazione pubblica, militare e civile. 27.4 L’egemonia francese in Europa e le sue conseguenze. Nel 1805, la Gran Bretagna, preoccupata per la forza del nuovo regime napoleonico, promuove una terza coalizione antifrancese: Impero austriaco, Russia, Svezia, Regno di Napoli. L’ammiraglio britannico Nelson, a Trafalgar, sgomina la flotta francese, ma l’armata napoleonica, a Austerlitz, sconfigge l’esercito austro-russo. Con il successivo trattato di pace l’Austria cede Veneto, Dalmazia e Istria al neonato regno d’Italia il cui sovrano è Napoleone. Bonaparte ridisegna la cartina europea creando una serie di Stati satellite della Francia sui quali insedia propri congiunti: Regno d’Olanda al fratello Luigi Bonaparte; Regno di Napoli al fratello Giuseppe; in Germania viene istituita la confederazione del Regno che riunisce Stati satelliti della Francia. In un nuovo scontro, gli eserciti prussiano e russo sono ancora una volta sconfitti da Napoleone che crea il Regno di Vestfalia affidandolo al fratello Girolamo. Solo l’Inghilterra resiste e Napoleone, impossibilitato ad invaderla, decide di isolarla economicamente per distruggere la sua principale fonte di potenza economica: i commerci. Francia ed i suoi Stati satellite decretano un blocco commerciale, ma questo isolamento mercantile non risulta efficace sia perché è difficilmente applicabile visto il grande contrabbando di merci inglesi, sia perché l’economia francese non è in grado di sostituire la produzione britannica. Nel 1809, Napoleone occupa lo Stato Pontificio e deporta Pio VII - che lo scomunica - a Savona, dopo un tentativo di invadere la Spagna, viene spodesto il re di Spagna e sul trono sale Giuseppe Bonaparte, sostituito nel regno di Napoli da Gioacchino Murat, marito di Carolina Bonaparte. Dopo la sconfitta di una quinta coalizione antifrancese, Napoleone impone all’Austria la perdita di numerosi territori che verrà sancita con il matrimonio tra Napoleone e Maria Luisa d’Asburgo, figlia dell’imperatore d’Austria. Nel 1811 nasce Napoleone Francesco, l’erede al trono francese. Con l’affermazione dell’egemonia francese si diffondono in Europa dei nuovi principi politici, modelli amministrativi e giuridici, modelli culturali, tutti diversi da quelli tradizionali. Ma proprio questi nuovi modelli culturali più liberi ed innovativi vengono usati da chi nei vari Stati occupati considerano l’influenza francese un sopruso ed una violazione delle loro tradizioni. Prima in Tirolo, poi in Spagna scoppiano rivolte nazionalistiche che soprattutto in Spagna dimostrano una violenza ed una determinazione straordinaria. Gli spagnoli attuano un tipo di resistenza nuova basata su scontri sporadici, ma con continue, logoranti azioni di sabotaggio; tale inedita forma di «piccolo guerra» , che evita battaglie in campo aperto e preferisce le imboscate e che coinvolge anche le popolazioni le quali appoggiano i ribelli, viene chiamata «guerrilla». L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 67 67 27.5 Il tramonto dell’impero napoleonico. La decisione russa di riprendere i commerci con la Gran Bretagna rompe l’alleanza tra Francia e Russia; nel giugno 1812, Napoleone invade la Russia con un esercito di 700.000 uomini, sconfigge le truppe zariste a Borodino e riesce ad occupare Mosca. I russi abbandonano la città dandola alle fiamme; privo di rifornimenti e vedendo che lo zar non chiede la pace, Napoleone ordina la ritirata. La sua armata, ripetutamente attaccata ai fianchi, stremata dal gelo e dalla fame, colpita da epidemie giunge in Francia con meno di 50.000 uomini. Le potenze europee tornano ad organizzare una coalizione antifrancese; a Lipsia (16/19 ott.1813) le forze antifrancesi sconfiggono Napoleone, poi invadono la Francia e occupano Parigi. Bonaparte viene costretto ad abdicare, viene restaurata la monarchia dei Borbone, Napoleone viene esiliato all’isola d’Elba , datagli come possedimento. La restaurazione dei Borbone in Francia non è affatto facile, cozza contro i grandi cambiamenti avvenuti in seno alla società francese creando una miscela di scontento e insofferenza. A febb. 1815, Napoleone fugge dall’Elba e sbarca in Francia, accolto entusiasticamente raggiunge Parigi. Le potenze europee danno vita alla settima (e ultima) coalizione antifrancese; il 18 giugno 1815, nella battaglia di Waterloo, in Belgio, gli eserciti britannico e prussiano sconfiggono Napoleone. Finisce così la nuova breve stagione napoleonica - i cento giorni - ; Luigi XVIII rientra a Parigi, Napoleone viene mandato in esilio nell’isola di Sant’Elena, sperduto possedimento britannico in pieno oceano Pacifico, dove, controllato a vista, morirà il 5 maggio 1821. - Ei fu. - . 28. La prima rivoluzione industriale. L’espressione «rivoluzione industriale» definisce una trasformazione epocale e irreversibile che subiscono le strutture produttive europee a partire dalla seconda metà del Settecento. Il primo paese europeo a sperimentare questa trasformazione e l’Inghilterra, dal 1760 al 1830; si parla di «prima rivoluzione industriale» per distinguerla dalla trasformazione industriale che avvenne in Europa occidentale nel terzo decennio del XIX secolo. Recentemente si è messo in discussione che si sia trattato di una vera «rivoluzione», una «frattura» con i sistemi produttivi precedenti; alcuni studiosi ritengono che sarebbe più esatto parlare di una lenta evoluzione nel segno della continuità rispetto al passato. Questa nuova interpretazione è legata alle ricerche e allo studio relativi agli incrementi produttivi, modesti e certo non rivoluzionari, verificatisi in Inghilterra in questo periodo. Peraltro se la crescita economica britannica non sembra essere rilevante, rimane il fatto che è caratterizzata da una costante accelerazione rispetto al passato. 28.1 Invenzioni e innovazioni. Il primo settore in cui vengono apportate significative innovazioni produttive è quello tessile ed in particolare quello dei cotonifici. Questo settore è stimolato dalla rapida espansione di questi tessuti sul mercato europeo dei manufatti provenienti dall’India; nel XIX secolo le nuove tecniche produttive porteranno la Gran Bretagna a diventare esportatici di manufatti in cotone verso l’India. Per incrementare la produzione si doveva adottare tecniche in grado di velocizzare la produzione, riducendo contemporaneamente i costi. La maggior resistenza del cotone, fibra vegetale, rispetto alla lana, fibra animale, permette l’introduzione di nuovi macchinari nella vari fasi della produzione: - preparazione/filatura/tessitura/finitura – ; filatoi e telai meccanici capaci di aumentare sempre più la produzione si susseguono; ogni progresso in una determinata fase della produzione stimola l’introduzione di nuove macchine nelle altre fasi che diversamente resterebbero indietro, incapaci di adeguarsi alle accresciute capacità produttive. Un «botta e risposta» nelle varie fasi. L’industria cotoniera assume un ruolo primario nel processo di industrializzazione in Inghilterra. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 70 70 29.2 Il nuovo dispotismo reazionario. Il dispotismo monarchico postrivoluzionario è diverso dall’assolutismo dispotico settecentesco, che cercava di legittimare i propri interventi riformatori attraverso la retorica della felicità dei popoli mirando ad ottenere un certo consenso dell’opinione pubblica. Dopo il 1815, i sovrani si richiamano al valori tradizionali, soprattutto religiosi, per rassicurare tutti coloro che erano stati spaventati dalla rivoluzione. In questo la Chiesa cattolica svolge un importante ruolo di supporto; «un’alleanza fra il trono e l’altare», una convergenza di interessi, perché la rivoluzione aveva sconvolto entrambi. Comunque la rivoluzione ha influenzato ogni forma di discorso politico e forme organizzative. La restaurazione non fu però un mero e semplice ritorno al passato; nella tradizionale visione aristocratica la nobiltà francese era la miglior rappresentanza della Francia, con la rivoluzione la nobiltà si trasforma in una parte politica, esattamente nella controparte della rivoluzione contro la trasparenza delle idee rivoluzionarie di un popolo deciso a difendere la sua libertà. Al contempo, il passato, e la storia sono ripensati mediante i nuovi strumenti intellettuali che la rivoluzione ha elaborato e diffuso in Europa, soprattutto grazie al nuovo concetto di popolo-nazione 29.3 … e i suoi nemici. Il diffondersi del clima poliziesco, di repressione e censura in Europa, favorisce la nascita e la diffusione delle società segrete. Il modello è quello della Massoneria le cui regole vincolano i soci a particolari rituali e specifici comportamenti. La Massoneria era assai popolare tra le classi colte, amanti della speculazione filosofica e contrarie ad alcune posizioni della Chiesa Cattolica, per questo era stata scomunicata nel 1738. Dopo la rivoluzione i gruppi massonici danno vita a sette politiche per lottare contro il dispotismo e l’alleanza fra il trono e l’altare, nel nome delle idee liberali e costituzionali. La diffusione delle sette segrete in Europa è impressionante. In Italia è la Carboneria che promuove gli ideali di unità ed indipendenza del paese dal dominio straniero. La repressione delle idee considerate sovversive è particolarmente dura in Italia. 29.4 Libertà e indipendenza. Solo in Francia, Luigi XVIII per non alienarsi un’opinione pubblica a maggioranza liberale, nel 1814, concede una carta costituzionale di impronta moderatamente liberale - Parlamento bicamerale limitata tutela dei diritti individuali , sostanziale controllo della corona sul governo - . Però questa costituzione non soddisfa ne i monarchici oltranzisti, né i nostalgici di Napoleone. Nel 1820, assassinio del duca Berry da parte della Carboneria, il re torna ad una politica repressiva. Dopo il 1815, altre monarchie si dotano di una Costituzione: Paesi Bassi, Svezia, Norvegia. La Gran Bretagna rimane sempre un esempio a parte con una costituzione non scritta, ma radicata. In questo periodo il tema della libertà politica si fonde con l’aspirazione all’autodeterminazione dei popoli nel nome del diritto all’indipendenza nazionale. Se la sovranità risiede nel popolo questo popola ha il diritto di esprimere le proprie rappresentanze su base nazionale. L’esempio fondamentale è quello degli Stati Uniti d’America. La nazione diventa un soggetto in prima persona che si identifica con il nuovo Stato. La nazione è considera l’identità intima di un popolo - popolo/nazione - e non vi è legittimità senza, o peggio ancora, contro la volontà popolare. L’investitura divina che i sovrani assolutistici ritengono di possedere viene così a essere posta profondamente in questione. L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 71 71 30. Ancora la rivoluzione. Gli anni venti del XIX secolo sono caratterizzati dal ritorno alla rivoluzione. La restaurazione dell’antico regime manomesso dalla rivoluzione francese si rivela un’illusione. Epicentro del nuovo sisma rivoluzionari questa volta è la Spagna, nazione che aveva precedentemente combattuto contro Napoleone in nome dei valori tradizionali. Il paese si divide fra parte liberale che vuole un ordinamento costituzionale e parte reazionaria fautrice dell’assolutismo. Questa divisione raggiunge le colonie dell’America Latina dove si chiede ordinamenti costituzionali ed indipendenza. Il linguaggio politico della rivoluzione imperniato sul concetto di sovranità popolare e su quello di popolo-nazione dotato di volontà propria è giunto sino alle colonie Le varie nazioni aspirano a garanzie costituzionali dei diritti e all’autodeterminazione sentendosi oppressi da una dominazione straniera. La partecipazione cosciente dei cittadini alla vita pubblica avviene attraverso la delega che essi concedono ai propri rappresentati per la gestione del potere. Ma in Germania nasce un differente concetto di nazione-popolo che parte dalla volontà di opporsi ai modelli amministrativi e politici francesi; in questo caso l’accento è posto sulle radici ancestrali. 30.1 La rivoluzione spagnola. Negli anni della lotta contro l’occupazione francese (1808/14) si era sviluppato in Spagna un movimento liberale che coniugava la battaglia agli invasori con la richiesta di riforme politiche costituzionali. Nel 1812, a Cadice, viene proclamata una costituzione di stampo liberale che prevede un Parlamento, garanzie dei diritti dei cittadini e alcune limitazioni al potere regio. Però Ferdinando VII di Borbone, reinsediatosi nel 1813, annulla la Costituzione di Cadice, consente al clero di recuperare i beni persi durante il dominio francese, e all’aristocrazia di riavere privilegi. Poi cerca di ristabilire uno stretto controllo sulle colonie dell’Amerci Latina sedando le ribellioni in Argentina, Cile e quelle guidare da guidate da Simon Bolivar nelle regioni settentrionali. Ma l’esercito che dovrebbe partire per le colonie si ribella e chiede il ripristino della costituzione. Successivamente una maggioranza liberale abolisce il maggiorascato, la giurisdizione ecclesiastica e confisca i beni della Compagnia di Gesù. L’ingovernabilità spinge il sovrano ad abdicare, in conseguenza di ciò la Santa Alleanza interviene militarmente in Spagna, il sovrano torna sul trono. Anche in Portogallo, nel 1820, abolisce la costituzione spagnola e chiede il rientro del sovrano, Giovanni VI , che si trova in Brasile; il quale rientrato ristabilisce il regime assolutistico. Nel frattempo il primogenito del monarca, Pietro, rimasto in Brasile, proclama l’indipendenza del paese assumendo, con l’accordo del padre, il titolo di imperatore. Del resto, in tutta l’America centrale e meridionale il processo di indipendenza è ormai inarrestabile. Elemento comune delle rivolte delle penisola iberica e delle colonie è il fatto che le istanza liberali e costituzionali provengono dai ranghi dell’esercito; questo perché la mobilità sociale ha consentito l’accesso ai gradi elevati di nuovi elementi non provenienti dalla nobiltà, ma da più basse classi sociali che in qualche modo risento dei fermenti della rivoluzione francese. 30.2 La guerra d’indipendenza greca. In questo periodo storico la Grecia è un’area estremamente arretrata dedita alla pastorizia e all’agricoltura, a volte al brigantaggio. Debole e militarmente inferiore l’impero ottomano attira le mire espansionistiche di Russia ed Austria. Peraltro sollevazioni popolari ispirate dal movimento indipendentistico locale vengono duramente represse nel sangue. La Russia è disposta a sostenere la rivolta dei sudditi contro il sultano, l’Austria - Metternich - appare indecisa. La richiesta del popolo greco all’indipendenza politica da vita ad un movimento filellenico in tutta Europa. Solo però le mire espansionistiche del nuovo zar, Nicola I, porteranno ad un’alleanza europea disposta a entrare in guerra contro agli ottomani. Dopo alterne vicende il conflitto si concluderà con la pace di Adrianopoli -1829 - che sancirà l’autonomia della Serbia, della Moldavia e della Valacchia, e la totale indipendenza della Grecia di cui nel 1832 viene fatto re Ottone I, figlio del sovrano di Baviera L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 72 72 30.3 I moti italiani. Anche in Italia il tema della libertà e dell’indipendenza, impressi delle società segrete, sono molto diffusi nei ceti borghesi e nei quadri dell’amministrazione. Nel 1820, nel regno di Napoli, il generale Pepe, inviato a reprimere una rivolta popolare si schiera con essa e marcia su Napoli costringendo il re a concedere una costituzione sul modello spagnolo. Anche in Sicilia viene chiesto di ripristinare la costituzione liberale del 1812. Ferdinando I chiede l’intervento della Santa Alleanza; con l’intervento militare austriaco il governo costituzionale viene sconfitto, abrogata la costituzione, avviata una dura repressione, i liberali sopravvissuti fuggono. A Torino un gruppo di liberali, uomini politici e militari, si schiera con l’erede al trovo, Carlo Alberto di Savoia, che, a differenza del sovrano regnante, Vittorio Emanuele I, pare propenso a concedere una costituzione. Quando Carlo Alberto appare indeciso nell’appoggiare questo movimento l’insurrezione scoppia nel marzo 1821 propagandosi anche ad altre città del regno. Il sovrano abdica in favore del fratello Carlo Felice, - che si trova a Modena - ma il reggente, Carlo Alberto, concede la costituzione; Carlo Felice sconfessa immediata mente l’operato del nipote e chiede l’intervento della Santa Alleanza Ancora una volta un governo costituzionale viene sconfitto dalle forze austriache, a Novara. Nel Lombardo - Veneto la Carboneria ha progettato un’insurrezione, ma la tempestiva azione preventiva della polizia austriaca porta all’arresto dei capi del movimento rivoluzionario. Silvio Pellico, Gian Domenico Romagnosi, Federico Confalonieri, sono condannati al carcere duro e imprigionati nella fortezza moldava dello Spielberg, simbolo del brutale regime austriaco. 30.4 L’insurrezione decabrista in Russia Anche in Russia sono sorte società segrete; le principali sono la Società del Nord - liberal/costituzionale -, e la Società del Sud - repubblicana -. Nel dicembre del 1825, alcuni ufficiali della Società del Nord chiedono al nuovo Zar Nicola I di concedere la costituzione; a causa però della loro indecisione, gli insorti vengono sconfitti dalle forze fedeli allo zar. I capi dei congiurati, detti decabristi (da dekabr = dicembre), vengono giustiziati o mandati ai lavori forzati in Siberia. Oltre alla costituzione, un tema molto urgente da affrontare in Russia è rappresentato dalla proprietà fondiaria imprigionata in un sistema feudale. Ad ogni richiesta di ammodernamento Nicola I continua a rispondere con una dura repressione. 30.5 La rivoluzione orleanista in Francia. In Francia, nel 1824, con l’ascesa al trono di Carlo X, capo dell’ schieramento filo assolutistico, si verifica un’ulteriore svolta in senso reazionario/clericale: si istituisce un fondo per risarcire i nobili delle confische subite durante la rivoluzione, vengono ristabilite le congregazioni abolite. Però nell’opinione pubblica continuano a diffondersi idee liberali, l’affermazione dei liberali nelle elezioni del 1824 convince Carlo X ad accettare la formazione di un governo liberale moderato. Il parlamento non accetta però l’imposizione da parte del re a capo del governo di Polignac, uno dei maggiori esponenti degli ultras, e suo uomo di fiducia. Il sovrano decide di appoggiare un colpo di stato da parte di Polignac. Nel 1830, Carlo X promulga una nuova legge che limita la libertà di stampa e di voto, di fronte a questo dispotismo insorgono i gruppi di opposizione (liberali, bonapartisti, repubblicani ) che, appoggiati dal popolo di Parigi, costringono il sovrano alla fuga. Al fine di evitare una soluzione di tipo repubblicano - democratico, i fautori di una monarchia costituzionale offrono la corona a Luigi Filippo d’Orleans. Luigi Filippo viene proclamato dal Parlamento: «re dei francesi per volontà della nazione». Il nuovo sovrano modifica in senso liberale la costituzione del 1814: il re è sottoposto a controllo parlamentare, viene sancito principio di libertà di stampa, ridimensionata la Camera dei pari -. Con gli eventi parigini del 1830 il periodo detto della restaurazione può dirsi ufficialmente concluso. La rivoluzione è tornata prepotentemente alla ribalta.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved