Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Corso sulla sicurezza, Modulo 2, Appunti di Impianti Industriali e Sicurezza sul lavoro

Appunti sul corso di sicurezza necessario per lo svolgimento di laboratori o tirocini

Tipologia: Appunti

2019/2020
In offerta
40 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 19/05/2020

Carolinab1998
Carolinab1998 🇮🇹

4.6

(139)

63 documenti

1 / 52

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Corso sulla sicurezza, Modulo 2 e più Appunti in PDF di Impianti Industriali e Sicurezza sul lavoro solo su Docsity! MODULO 2 Unità 1 – Valutazione dei rischi Valutazione dei rischi in ambito lavorativo = valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito di un’organizzazione in cui essi prestano la propria attività → finalizzata ad individuare le adeguate misure di prevenzione e protezione + ad elaborare il programma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza → dev’essere effettuata preventivamente, in tutte le aziende o attività produttive → deve avere carattere dinamico e ciclico + deve prendere in considerazione TUTTI i rischi, sia generali che particolari Il processo di valutazione dei rischi si articola nelle fasi di: • esame dell’attività e identificazione delle fonti di pericolo per ogni luogo di lavoro e per ogni mansione • individuazione dei fattori di rischio e caratterizzazione delle esposizioni per ogni fonte di pericolo identificata • stima dei rischi identificati + elaborazione di un giudizio di gravità, relativa valutazione ed individuazione delle misure di prevenzione e protezione da attuare e delle relative procedure • definizione del programma e degli incarichi per l’attuazione delle misure, verifica dell’efficacia e dell’efficienza di tali misure • eventuale correzione delle misure prese con relativa revisione della valutazione Le conclusioni portano alla definizione delle misure di controllo del rischio (= misure di prevenzione e protezione), suddivise in: 1) misure tecniche (es. interventi strutturali, su attrezzature/impianti) 2) misure gestionali e organizzative (es. adeguamento delle modalità operative, dei turni di lavoro) 3) misure procedurali (es. definizione di procedure operative, istituzione di buone prassi) La valutazione dei rischi dev’essere contenuta in un documento specifico redatto dal DL in collaborazione con il RSPP e il MC + previa consultazione del RSL. Il documento deve avere data certa e firma congiunta e deve contenere: • una relazione sulla valutazione di TUTTI i rischi, relativi criteri adottati, indicazione delle misure preventive e protettive previste con relative procedure • il programma delle misure da adottare nel tempo • l’individuazione dei “ruoli” dell’organizzazione aziendale che attuano le procedure + indicazione del nominativo di RSPP, RLS e MC • l’indicazione delle mansioni che richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione ed addestramento La rielaborazione del Documento della Valutazione dei Rischi (DVR) dev’essere effettuata in occasione di: • modifiche del processo produttivo o dell’organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e sicurezza dei lavoratori • in relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione o della protezione • a seguito di infortuni significativi • qualora i risultati della sorveglianza sanitaria ne ravvisino la necessità → a seguito della rielaborazione, le misure di prevenzione devono essere aggiornate Rischi presenti negli ambiti di lavoro: 1) rischi per la sicurezza/di natura infortunistica → responsabili del potenziale verificarsi di incidenti o infortuni → ricerca di un idoneo equilibrio bio-meccanico tra uomo e struttura/ macchina/ impianto 2) rischi per la salute/di natura igienico ambientale → comportano l’emissione di fattori ambientali di rischio + potenziale esposizione del personale addetto → ricerca di un idoneo equilibrio bio-ambientale tra uomo e ambiente di lavoro 3) rischi trasversali (per la sicurezza e salute) → possono essere originati da fattori ambientali, organizzativi, ergonomici e psicologici Il sedile deve essere: • Girevole, saldo contro slittamento e rovesciamento, con basamento stabile (a cinque punti di appoggio); • Piano e schienale devono essere regolabili in maniera indipendente così da assicurare un buon appoggio dei piedi ed il sostegno della zona lombare; • I bordi del piano devono essere smussati, in materiale non troppo cedevole, permeabile al vapore acqueo e pulibile; • Facilmente spostabile anche in rapporto al tipo di pavimento. Lo schienale del sedile va posizionato in modo da sedersi: • di fronte al video; • con i piedi ben poggiati al pavimento; • con la schiena poggiata allo schienale nel tratto lombare. La sedia è regolata correttamente quando: • i piedi, comprese le scarpe, sono comodamente appoggiati al pavimento; • coscia e polpaccio formano un angolo retto. Se l’altezza della scrivania è regolata bene, gli avambracci appoggiati sulla scrivania formano con il gomito circa un angolo retto. Consigli per le persone di bassa statura Se l’altezza della scrivania non è regolabile potete raggiungere l’altezza ottimale della sedia con un poggiapiedi. Consigli per persone di alta statura Utilizzate esclusivamente sedie e scrivanie che possono essere regolate in base alla vostra statura. Le scrivanie possono eventualmente essere alzate di alcuni centimetri con dei piedi di legno. Per sentirsi a proprio agio anche durante lunghe ore di lavoro, il piano della sedia deve avere: • Forma leggermente concava (non deve adattarsi completamente alla forma del corpo); • Grandezza sufficiente → Profondità: 38–44 cm (persone di grandezza normale), larghezza: 40–48 cm • Essere ben imbottito - Fodera in materiale traspirante e antistatico (fibre naturali o miste); • Bordo anteriore leggermente arrotondato (per garantire la circolazione del sangue nelle gambe); • Un meccanismo di inclinazione (inclinazione del piano della sedia di 2° avanti fino a 14° indietro). Chi si siede in maniera corretta può anche appoggiare la schiena durante il lavoro, a condizione che lo schienale soddisfi i seguenti criteri: • alto circa 50 cm con angolo superiore all’altezza delle scapole; • sulla parte superiore leggermente sagomato; • a 10–20 cm dotato di una imbottitura a sostegno della regione lombare (può essere posizionato correttamente in base alla vostra grandezza soltanto se lo schienale è regolabile verso l’alto); • inclinabile; • bloccabile nella posizione desiderata (non necessario per le sedie per ufficio con sincromeccanica). I braccioli sono forse comodi per le sedie da giardino. Sul posto di lavoro servono come aiuto per sedersi e alzarsi. I braccioli lunghi per lavorare al videoterminale sono decisamente inadeguati. Se la vostra sedia ha i braccioli, questi devono poter essere regolati in altezza. In ogni caso, l’appoggio ottimale dell’avambraccio sulla scrivania non deve essere mai ostacolato dai braccioli. I braccioli non dovrebbero mai toccare il bordo della scrivania. Se i piedi non toccano per terra, i poggiapiedi consentono alle persone meno alte di sedersi correttamente anche quando le scrivanie non sono regolabili. I buoni poggiapiedi hanno: Una grandezza minima (idealmente 80 x 80 cm) → larghezza 45cm, profondità, 35cm Inclinazione e altezza → Per poter posizionare i piedi in posizione ideale, i poggiapiedi devono avere un’inclinazione di 0 - 20° e un’altezza regolabile di circa 15 cm. Non scivolare! → Se necessario utilizzare un supporto antisdrucciolo o legare il poggiapiedi alla scrivania! Per lavorare in maniera confortevole è fondamentale che la direzione dello sguardo rispetto allo schermo sia corretta. Lo schermo deve essere possibilmente diritto davanti a voi. Se lo schermo è posto lateralmente, siete costretti a girare sempre la testa e le spalle. Questa posizione può portarvi facilmente un irrigidimento dei muscoli. Lo spigolo superiore deve essere un po' più in basso dell'orizzontale che passa per gli occhi dell'operatore e ad una distanza dagli occhi pari a circa 50-70 cm. La maggior parte delle persone preferisce una distanza visiva di 50-80 cm. Per gli schermi piccoli (portatili da 13 pollici) la distanza visiva non dovrebbe mai essere inferiore a 40 cm. Per gli schermi grandi (fino a 19 pollici) la distanza visiva non dovrebbe mai superare i 90 cm. Con gli schermi da oltre 21 pollici potete tranquillamente lavorare ad una distanza visiva di oltre 90 cm. Lo sguardo verso la metà dello schermo deve essere inclinato di circa 30 gradi verso il basso. Affinché lo schermo possa essere regolato in maniera ottimale in funzione della direzione dello sguardo deve essere almeno: • regolabile in avanti e indietro; • regolabile in altezza. Laddove ciò non sia possibile, l’altezza può essere corretta con un ripiano per schermi. Se dovete spesso copiare dati a partire da un documento, un portadocumenti può facilitarvi notevolmente il lavoro. Il portadocumenti è tuttavia un supporto pratico soltanto se: • si può regolare e posizionare liberamente; • può essere alzato o inclinato rispetto all’orizzontale di 30–70°. Posizionate il portadocumenti in maniera che l’inclinazione del documento da copiare corrisponda circa a quella del vostro schermo. Per evitare di stancare gli occhi con il continuo spostamento dello sguardo dal documento allo schermo, la distanza degli occhi dallo schermo e dal documento dovrebbe possibilmente essere la stessa. • di tipo didattico. In questa tabella vengono riportati i valori minimi ed ottimali per quanto riguarda l'altezza e la superficie degli ambienti presenti in Ateneo. Ambiente Altezza minima (m) Sup./addetto ottimale (m2) Aula 3,00 0,9 - 2,0 Auditorio (aula magna) 4,20 (se il soffitto è inclinato 2,40 nella parte più bassa) 0,6 - 1,1 Laboratorio scientifico 3,00 Didattico: 2,3 - 4,6 Ricerca: 11,8 - 17,6 Studio/ufficio 2,70 6,7 - 12,8 Biblioteca/sala lettura 3,00 1,1 - 2,6 Per persone che svolgono attività sedentaria i valori ottimali dei parametri microclimatici sono: in estate – Temperatura tra 23 e 27 °C (max 7°C in meno rispetto alla temp. esterna) – Velocità dell’aria ≤ 0.15 m/sec – Umidità relativa tra 40 e 60% in inverno – Temperatura tra 18 e 22 °C – Velocità dell’aria ≤ 0.15 m/sec – Umidità relativa tra 40 e 60% Da quali fattori è generato il disagio termico? - Elevato gradiente verticale di temperatura; -Temperatura del pavimento; - Eccessiva velocità dell’aria; - Presenza di irraggiamento (in particolare asimmetrico). Invece, cos'è il comfort termico? Il comfort termico è definito come la condizione mentale in cui viene espressa soddisfazione per l’ambiente termico e, sul piano tecnico, è identificato con la neutralità termica e cioè lo stato in cui il soggetto non esprime preferenza né per ambienti più caldi né per ambienti più freddi. La qualità dell'aria Per garantire la purezza dell’aria, all’interno degli ambienti di lavoro devono essere limitate le concentrazioni di ossido di carbonio e di anidride carbonica. Le norme di buona tecnica indicano che il benessere è assicurato con un tenore di CO2 < 1000 ppm e un tenore di CO < 5 ppm. Il requisito si ritiene soddisfatto se gli ambienti sono dotati di serramenti esterni apribili. Per le nuove costruzioni, ad esempio, la superficie minima di queste aperture deve essere 1/8 della superficie di calpestio del locale (Reg. Edilizio di BO). Di seguito riportiamo le principali fonti di inquinamento INDOOR corredate da relativi esempi. Origine Esempio Insufficiente ventilazione • Inadeguato ricambio d’aria • Sovraffollamento Inquinamento da sorgenti interne • Fotocopiatrici • Fumo da sigaretta • Prodotti di combustione • Prodotti per la pulizia Inquinamento esterno • Improprie mandate ricambio • Prodotti di scarico veicolare L’illuminazione naturale A meno che non sia richiesto dal tipo di attività, gli ambienti devono essere provvisti di sufficiente luce naturale. Il requisito si ritiene convenzionalmente soddisfatto se gli ambienti sono dotati di serramenti esterni vetrati. Per le nuove costruzioni, ad esempio, la superficie minima di queste aperture deve essere 1/8 della superficie di calpestio del locale (Reg. Edilizio di BO). L’illuminazione artificiale I luoghi di lavoro devono essere dotati di dispositivi che consentono una illuminazione artificiale adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere dei lavoratori; I luoghi di lavoro nei quali i lavoratori sono particolarmente esposti a rischi in caso di guasto dell'illuminazione artificiale, devono disporre di una illuminazione di sicurezza di sufficiente intensità; Le superfici vetrate illuminanti ed i mezzi di illuminazione artificiale devono essere tenuti costantemente in buone condizioni di pulizia e di efficienza. Alla realizzazione di una buona illuminazione concorrono altri aspetti fondamentali quali: la assenza di abbagliamento, di riflesso, il colore della luce, la distribuzione delle ombre. Accessibilità e visibilità I luoghi di lavoro devono poter garantire l’accessibilità e/o la visitabilità di uno spazio pubblico nell’eventualità che siano presenti persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale (personale dipendente, studenti, visitatori ecc.). Origine Esempio Contaminanti biologici • Batteri, virus, funghi, protozoi e residui organici veicolati da impianti per condizionamento, umidificatori, essiccatori Materiali edilizi • Isolanti, rivestimenti, arredi rilascianti formaldeide, solventi, biocidi, fibre • Fogli e buste di carta, specie se nuovi, hanno i bordi taglienti e devono essere maneggiati dagli angoli utilizzando le spugnette per le buste da inumidire. • Le taglierine manuali devono essere utilizzate con cautela facendo attenzione alla posizione di entrambe le mani, riabbassando sempre la lama al termine dell’utilizzo e mantenendo in efficienza la protezione. • La cucitrice a punti metallici può causare infortuni soprattutto nel tentativo di sbloccare eventuali punti inceppati. • Non raccogliere frammenti di vetro con le mani nude e non gettarli nei cestini senza prima averli avvolti in carta o plastica per evitare infortuni al momento dell’asportazione del sacchetto. Per rispettare i criteri di conformità alla normativa vigente, la scala portatile deve essere costruita secondo le norme UNI EN 131. L’indicazione della norma deve essere riportata sulla scala che sarà sempre accompagnata da un libretto d’uso e di manutenzione. Per evitare incidenti: 1. Una scala, se troppo inclinata, può scivolare, se troppo dritta può ribaltarsi. La giusta inclinazione è un angolo di circa 60-70 gradi, ovvero: piede corrispondente a ¼ dell’altezza del piano servito o dell’altezza della scala stessa se è a parete. 2. Occorre controllare sempre i punti di appoggio inferiore e superiore, che devono essere: • piani • non scivolosi, irregolari o cedevoli • allo stesso livello 3. Non collocarla mai contro o vicino a porte. 4. Usare scale di altezza adeguata al punto che si vuole raggiungere. • Per raggiungere un piano superiore i montanti devono sporgere di almeno un metro oltre il piano di arrivo. 5. Non usare mai scale per fare degli impalcati, anche se di fortuna, o per congiungere piani orizzontali. Per una corretta salita e discesa da una scala portatile: • Stare sempre sulla linea mediana e col viso rivolto alla scala; • Le mani, che devono essere sempre libere, si tengano saldamente ai pioli (presa sicura in caso di scivolamento dei piedi); • Mai saltare a terra; • Scendere sempre per spostare la scala. Eseguire lavori su scale comporta un rischio aumentato. È opportuno dunque: • Consultare il manuale d'uso • Non usare scale che abbiano subito riparazioni "fai da te" difettose o rovinate da un uso improprio • Non usare le scale doppie in posizione di chiusura • Fare attenzione alle vertigini • Avere una buona illuminazione • Limitarsi a lavori brevi • Tenere il viso rivolto verso la scala e i piedi sullo stesso piolo • Non sporgersi troppo ai lati o indietro e non superare il terz’ultimo gradino • Mai stare a cavalcioni • Usare il predellino solo come appoggio di attrezzi evitando di agganciare accessori alla scala stessa • Gli utensili da lavoro vanno tenuti in borsa a tracolla o fissati alla cintura • Mai salire in due sulla stessa scala • Controllare il carico massimo permesso della scala • Non spostare da soli scale che pesino più di 20-25 chilogrammi • Per lavori elettrici usare solo scale in materiale adeguato Art. 71, comma 4 D.Lgs. 81/08: Obbligo di manutenzione Il datore di lavoro prende le misure necessarie affinché le attrezzature di lavoro siano oggetto di idonea manutenzione al fine di garantire nel tempo la permanenza dei requisiti di sicurezza di cui all'articolo 70 e siano corredate, ove necessario, da apposite istruzioni d'uso e libretto di manutenzione. La manutenzione comprende tutte quelle azioni di ordine tecnico, amministrativo e gestionale, eseguite durante il ciclo di vita di un componente, un impianto, un macchinario, un’apparecchiatura, ecc., destinate a preservare o riportare gli stessi a uno stato in cui possa eseguire la funzione richiesta. Gli interventi di manutenzione possono essere di innumerevoli tipologie e possono comprendere le operazioni quali: • l’ispezione dei componenti, • il collaudo delle attrezzature, • la regolazione dei macchinari, • la sostituzione o la riparazione degli utensili, • il rilevamento dei guasti, • la sostituzione di parti meccaniche, • l’assistenza in interventi di bonifica di recipienti. L'obbligo di registrazione è definito: • nell'Art. 71, comma 9 D.Lgs. 81/08: "I risultati dei controlli di cui al comma 8 devono essere riportati per iscritto e, almeno quelli relativi agli ultimi tre anni, devono essere conservati e tenuti a disposizione degli organi di vigilanza." • nell'Art. 71, comma 4 D.Lgs. 81/08: "b) siano curati la tenuta e l'aggiornamento del registro di controllo delle attrezzature di lavoro per cui lo stesso è previsto." Il rischio elettrico Le norme di sicurezza principali sugli impianti elettrici sono le leggi 186/68, 791/77, 46/90, DM 37/08 e le norme tecniche emanate da: • UNI (Ente Nazionale di Unificazione); • CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano); • CEN (Comitato Europeo di normalizzazione); • CENELEC (Comitato Europeo per la standardizzazione Elettrotecnica); • IEC (Commissione Internazionale Elettrotecnica); • ISO (Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione). L’unico modo per evitare infortuni di natura elettrica è quello di realizzare impianti ed utilizzare apparecchiature che rispettano le normative di sicurezza, senza mai sostituirsi al personale specializzato in caso di necessità o di riparazioni. Definizione di Impianto elettrico: insieme di componenti elettricamente associati al fine di soddisfare scopi specifici e aventi caratteristiche coordinate. Fanno parte dell’impianto elettrico: • tutti i componenti elettrici non alimentati tramite prese a spina; • gli apparecchi utilizzatori fissi alimentati tramite prese a spina destinate unicamente alla loro alimentazione. È assolutamente vietato l'inserimento a forza delle spine Schuko nelle prese di tipo italiano: dal collegamento verrebbe esclusa la messa a terra. Gli adattatori multipli consentiti dalle norme sono quelli con due sole prese laterali. L'altro tipo, con una terza presa parallela agli spinotti, viene considerato pericoloso perché consente l'inserimento a catena di più prese multiple. Il pericolo deriva dalla possibilità di superare la corrente massima sopportabile dalla presa e dalla possibilità di cedimento meccanico della presa e degli adattatori a causa del peso eccessivo sugli alveoli. Segnalare immediatamente eventuali condizioni di pericolo (ad esempio, se vi sono segni di cedimento o rottura, sia da usura che da sfregamento, nei cavi o nelle prese e spine degli apparecchi utilizzatori, nelle prese a muro non adeguatamente fissate alla scatola, ecc.). Prolunghe e cavi devono essere posati in modo da evitare deterioramenti per schiacciamento o taglio. Non fare passare cavi o prolunghe sotto le porte. Allontanare cavi e prolunghe da fonti di calore. Occorre evitare di avere fasci di cavi, prese multiple e comunque connessioni elettriche sul pavimento: possono essere causa d'inciampo o, sopratutto se deteriorati, costituire pericolo per chi effettua le operazioni di pulizia del pavimento con acqua o panni bagnati. Devono, quindi, venire adottati sistemi per sostenere e proteggere i cavi di alimentazione e di segnale. Quando si utilizzano prolunghe avvolgibili, prima del loro inserimento nella presa, occorre svolgerle completamente per evitare il loro surriscaldamento. La portata del cavo avvolto infatti è minore. La portata del cavo, che deve essere indicata, va sempre rispettata. Non effettuare nessuna operazione su apparecchiature elettriche quando si hanno le mani bagnate o umide. Utilizzare gli apparecchi elettrici attenendosi alle indicazioni fornite dal costruttore mediante il libretto di istruzione. Divieto di fumo Il numero totale di sostanze rilevate nel tabacco e nel fumo di sigaretta ammonta ad oltre 3000. La fase particolata del fumo contiene acqua (6,7-12,8%), idrocarburi alifatici e aromatici, alcoli, aldeidi, chetoni, acidi. Sia il fumo attivo che passivo sono stati classificati dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) come cancerogeni di gruppo 1 (Monografia IARC 83:2002). La normativa per il divieto di fumo • Regio Decreto 24 dicembre 1934, n. 2316, art.25. • Legge 11 novembre 1975, n. 584 • Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 dicembre 1995 • Circ. del Ministro della Salute 28 marzo 2001, n. 4 • Legge 28 dicembre 2001, n. 448 • Legge 16 gennaio 2003, n. 3 Attuazione in Ateneo • Circolare Prot. n. 10176 del 8 maggio 1997 - “Attuazione della normativa “antifumo” nell’Ateneo. • Lettera Direttore Amministrativo Prot. n. 4328 del 26 febbraio 2002 • Lettera Rettore Prot. n. 71067 del 7/12/2005 – Aggiornamenti in materia di disciplina antifumo. Secondo la Legge 16 gennaio 2003 art. 51 comma 1 è vietato fumare nei locali chiusi, ad eccezione di: • quelli privati non aperti ad utenti o al pubblico; • quelli riservati ai fumatori e come tale contrassegnati. All'interno dell'Ateneo di Bologna il divieto è esteso a tutti i locali con la sola esclusione degli spazi comuni aperti. La sanzione amministrativa prevista per i trasgressori consiste nel pagamento di una somma che va da un minimo di 27,5€ fino a un massimo di 275€. La misura della sanzione è raddoppiata qualora la violazione sia commessa in presenza di una donna gravida o di lattanti o di bambini fino a 12 anni. Coloro che sono tenuti a far osservare il divieto e vengono meno a questo loro dovere sono soggetti alla sanzione per questi prevista, che va da un minimo di 200€ ad un massimo di 2000€. In che modo viene accertata l'infrazione? Negli uffici pubblici il preposto alla vigilanza e all’accertamento dell’infrazione, è dotato degli appositi moduli di contestazione. In caso di trasgressione, questi procederà a compilare il modulo e a darne copia al trasgressore. Chi ha accertato l’infrazione non può ricevere direttamente il pagamento della contravvenzione da parte del trasgressore. Divieto di assunzione di bevande alcoliche La normativa di riferimento: • LEGGE 30 marzo 2001, n. 125 • Legge quadro in materia di alcol e di problemi alcol correlati. Capo III DISPOSIZIONI SULLA PUBBLICITA' E SUL CONSUMO DELLE BEVANDE ALCOLICHE E IN MATERIA DI SICUREZZA SUL LAVORO • Provvedimento 16 marzo 2006 (Accordo stato-regioni): Intesa in materia di individuazione delle attività lavorative che comportano un elevato rischio di infortuni sul lavoro ovvero per la sicurezza, l'incolumità o la salute dei terzi, ai fini del divieto di assunzione e di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche, ai sensi dell'articolo 15 della legge 30 marzo 2001, n. 125. Intesa ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n.131. Per le finalità del presente articolo, i controlli alcolimetrici nei luoghi di lavoro possono essere effettuati esclusivamente dal medico competente ovvero dai medici del lavoro dei servizi per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro con funzioni di vigilanza delle aziende unità sanitarie locali competenti per territorio. Per i controlli alcolimetrici la norma è però molto lacunosa: 1.Non stabilisce un limite soglia di alcolemia, anche se molti si orientano sull’alcolemia zero; 2.Non specifica nulla in merito alla gestione del lavoratore riscontrato positivo al test alcolimetrico; 3.Non prevede alcuna possibilità di controesame; 4.Non definisce le conseguenze di un eventuale rifiuto del lavoratore; Rischi per la sicurezza e la salute Introduzione L’ambiente di lavoro “ufficio” presenta 3 tipologie di rischi: 1) per la sicurezza/ di natura infortunistica → responsabili di danni provocati da impatto fisico traumatico di diversa natura 2) per la salute/ igienico-ambientali → responsabili della potenziale compromissione dell’equilibrio biologico del personale addetto ad operazioni/lavorazioni che comportano l’emissione nell’ambiente di fattori ambientali di rischio, di natura chimica/ fisica/ biologica 3) rischi trasversali → di tipo ergonomico, psicologico ed organizzativo Ambiente di lavoro = tutti quei luoghi di lavoro confinati, ubicati all’interno o all’esterno di un edificio ma comunque accessibili ancorché saltuariamente (es. depositi, magazzini) → devono rispondere a requisiti minimi di abitabilità ed essere appropriati al tipo di utilizzo → devono garantire idonei standard ambientali (per microclima, rumorosità, illuminamento, ecc.) Devono essere attuati dei comportamenti organizzativi al fine di eliminare/ ridurre i fattori di rischio mediante procedure, disposizioni e verifiche → per preservare le condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro e delle attrezzature dev’essere prevista un’adeguata e periodica manutenzione Rischio elettrico È necessario che l’impianto elettrico sia realizzato secondo le norme CEI (comitato elettrotecnico italiano) in modo che non si producano temperature elevate e che il lavoratore non sia esposto a correnti pericolose adottando anche protezioni contro contatti diretti ed indiretti (es. messa a terra, interruttore magnetotermico) È necessario effettuare scrupolose verifiche e periodiche manutenzioni eseguite soltanto da personale specializzato + le apparecchiature devono essere rispondenti alle nome (dotate di marchio IMQ o equivalente) → dal 1° gennaio 1997 tutto il materiale elettrico immesso in commercio deve riportare la marcatura CE Gli apparecchi elettrici vanno utilizzati attenendosi alle indicazioni fornite dal costruttore (libretto di istruzione) Marchio di Qualità → rispondenza alle norme CEI, ne conferma la sicurezza Ogni operatore è tenuto a segnalare eventuali problemi o anomalie riscontrati su impianti o apparecchiature elettriche che, in caso di danni/ malfunzionamenti, non devono essere utilizzati Tipologie di apparecchiature elettriche: • classe I → la protezione contro la scossa elettrica è affidata all’isolamento principale dell’apparecchio + alla messa a terra dell’impianto fisso di alimentazione • classe II → protezione affidata all’isolamento rinforzato (“doppio isolamento”) • classe III → alimentazione fornita da un sistema a bassissima tensione, quindi non pericoloso, che garantisce la protezione contro le scosse elettriche Protezione: • una prima protezione avviene con l’isolamento delle parti attive (conduttrici di corrente) in modo tale da evitare il contatto diretto con la fonte del pericolo • sistemi di protezione contro i contatti indiretti, realizzati in presenza di difetti di isolamento tali da mettere in tensione la parte metallica esterna di un’apparecchiatura → interruzione automatica dell’alimentazione: per mezzo dell’interruttore differenziale (salvavita) che scatta in caso di scossa o dispersione di corrente → no riconosciuto come misura di protezione contro i contatti diretti → spesso riunito con l’interruttore magnetotermico, che toglie tensione in caso di sovraccarico o cortocircuito → se scatta spesso è necessario chiedere la verifica dell’impianto → messa a terra: gli impianti con messa a terra sono caratterizzati da un terzo filo (giallo e verde) che scarica al terreno la corrente in caso di guasto Norme comportamentali: • mai togliere la spina dalla presa tirando il filo → si potrebbero rompere il cavo elettrico e l’involucro della spina • evitare di tirare la spina con forza → potrebbe strappare la presa dal muro • inserire/disinserire le spine sempre con le apparecchiature spente • quando una spina si rompe va sostituita con una nuova marchiata IMQ → no riparazione con nastro isolante/adesivo • non si devono collegare + apparecchi elettrici ad una sola presa → surriscaldamento • utilizzare solo tipologie di adattatori e prolunghe consentiti dalla normativa, adatti a sopportare la corrente assorbita dagli apparecchi • per qualsiasi problema all’impianto elettrico va richiesto l’intervento degli incaricati della manutenzione • per sostituire una lampadina dev’essere staccato l’interruttore generale di zona Rischio incendio Il rischio legato all’emergenza è quello che mette più a rischio i lavoratori in caso di evacuazione improvvisa → il DL deve predisporre un apposito piano di emergenza/ evacuazione che prevede: • l’esposizione di apposite planimetrie corredate da cartellonistica indicanti il percorso di fuga e le modalità di evacuazione; • la nomina di addetti all’emergenza (lavoratori che agevolano l’evacuazione degli altri) Illuminazione L’illuminazione deve adeguarsi qualitativamente ad ogni tipo di operazione eseguita. La luce naturale non sempre è sufficiente, se è carente occorre supplire con una corretta illuminazione artificiale. L’illuminazione di un ambiente di lavoro deve svolgere 3 funzioni: 1) consentire lo svolgimento dell’attività ed il movimento in condizioni di sicurezza 2) consentire lo svolgimento del compito visivo in condizioni di prestazioni ottimali 3) garantire un ambiente confortevole Per il videoterminale, il valore previsto è 500 Lux → illuminazione insufficiente = diminuisce l’acuità visiva, favorisce l’affaticamento visivo, l’assunzione di posture scorrette e aumenta la possibilità di compiere errori Per ridurre al minimo le problematiche: • distribuzione di materiale informativo sulla corretta postura da tenersi sul posto di lavoro • misure preventive (es. orientare gli schermi in posizione corretta rispetto alle fonti di illuminazione naturale, preferire lampade con luce bianca, simile a quella solare) Le luci artificiali presso i VDT devono essere schermate e in buono stato di manutenzione e pulizia. Le finestre vanno schermate con dispositivi di oscuramento regolabili + le pareti vanno tinteggiate di colore chiaro ed opaco + mobili e attrezzature devono avere superfici non riflettenti. Microclima Parametri ambientali e fisici che regolano le condizioni in un ambiente (semi)chiuso; esso influisce sul benessere delle persone, lo stato di malessere riduce sensibilmente la produttività dei lavoratori e può predisporli ad infortuni per calo di concentrazione. Le leggi vigenti non fissano limiti ottimali per garantire condizioni di comfort, la valutazione di idoneità si basa su standard internazionali. Ambienti di lavoro: • moderati → lievi variazioni dei parametri, il corpo umano si regola efficacemente • severi caldi → lavoratori protetti riducendo i tempi di esposizione/ fornendo dispositivi di protezione individuale (DPI) • severi freddi → “ “ “ Parametri per valutazione microclimatica: • temperatura dell’aria (TA) • velocità dell’aria (VA) • valore dell’umidità relativa (UR) • temperatura radiante (TR) • valore di metabolismo (MET) in base all’attività svolta • valore di isolamento garantito dal vestiario indossato (CLO) Per verificare l’efficienza della ventilazione può essere utile misurare la concentrazione del gas CO2. Un microclima confortevole suscita una sensazione di soddisfazione da un pdv termo-igrometrico. È preferibile che l’impianto che regola le temperature sia separato dall’impianto che provvede alla ventilazione. Nei locali dev’essere garantito: • un sufficiente apporto di aria primaria; • il punto di aspirazione dell’aria all’esterno posto lontano da fonti di inquinamento; • tubazioni e vasche di raccolta condensa + filtri = oggetto di accurata e periodica manutenzione Sconsigliato il ricircolo di parte dell’aria esausta. Rumore Il livello di rumorosità in un ufficio non deve superare i 60-65 decibel A, ma la normativa fissa in 80 decibel A il limite di esposizione professionale al rumore. Agenti chimici Negli uffici, gli inquinanti dell’aria sono legati: • alle caratteristiche dell’edificio e ai suoi componenti • alla presenza di occupanti • agli strumenti/ materiali propri dell’attività lavorativa svolta • ai problemi posti dal fumo di sigaretta e dal condizionatore d’aria Agenti inquinanti: • chimico-fisici (es. gas da combustione, formaldeide, radon, antiparassitari, campi elettromagnetici) • biologici (es. batteri, virus, pollini, acari, allergeni) Movimentazione manuale dei carichi MMC = operazioni di trasporto o sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori (compresi sollevamento, deposizione, tiro, spostamento). Può esporre il lavoratore ad un rischio se il carico: • è troppo pesante, ingombrante o difficile da afferrare • è in equilibrio instabile o collocato in una posizione tale per cui debba essere tenuto o maneggiato ad una certa distanza dal tronco o con una torsione del tronco • comporta rischio di lesioni in caso sia urtato La valutazione del rischio deve tener conto anche della differenza di genere e di età tra gli individui. Sulla tematica devono essere sensibilizzati DL/Dirigente, Preposti, lavoratori e RLS. Lo sforzo muscolare richiesto dalla MMC comporta l’aumento del ritmo cardiaco e respiratorio + incide negativamente sulle articolazioni. Il peso limite al di sotto del quale non vi è alcun rischio è di 3 kg. I lavoratori potranno essere soggetti a sorveglianza sanitaria. Lavoro da VDT Videoterminale = qualunque schermo alfanumerico o grafico, a prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato → si propone come disciplina preventiva, ha lo scopo di studiare come evitare l’insorgenza di effetti dannosi Obiettivi: • analisi degli effetti della tecnologia produttiva sull’uomo a livello di salute/ prestazione/ comportamento • progettazione di situazioni lavorative adeguate al fine di evitare il logoramento fisico e mentale ed aumentare il rendimento Parametri di valutazione: • lavoro da svolgere • richieste dell’utente • attrezzature utilizzate • informazioni per il proprio utilizzo Ergonomia e VDT • lo schienale della sedia dev’essere regolato tra 90-110° e posizionato in modo da sostenere l’intera zona lombare → la schiena va mantenuta costantemente appoggiata allo schienale • le gambe vanno tenute piegate a 90°, i piedi devono poggiare comodamente a terra (anche su apposito poggiapiedi) • gli avambracci devono poggiare nello spazio tra la tastiera e il bordo del tavolo • il monitor va orientato in modo che non vi siano riflessi sullo schermo Fattori psicologici • Stress = evento psicosomatico che si differenzia da una situazione normale per la sua potenza / durata e viene scatenato da sollecitazioni esterne / interne → non è sempre negativo (a volte è acceleratore delle capacità umane) → problematico quando è troppo elevato o se la situazione stressante si prolunga eccessivamente nel tempo → di 2 tipi: 1) derivante dalla natura stessa del lavoro → esistono professioni in sé stressanti (per le responsabilità, es. autista di autobus, chirurgo, pilota) 2) prettamente organizzativo → stress ingenerato dall’organizzazione del lavoro (es. mansioni troppo pericolose, mancanze ergonomiche/ strumentali) • Stress da lavoro correlato = condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica, sociale → è conseguenza del fatto che alcuni individui non si sentono adatti a corrispondere alle richieste / aspettative riposte in loro → l’individuo è in grado di sostenere un’esposizione di breve durata alla tensione + individui ≠ possono reagire in maniera ≠ → non è una malattia ma una situazione di prolungata tensione che può essere causata da fattori diversi e che può portare a ridurre l’efficienza sul lavoro e a un cattivo stato di salute Obblighi del datore di lavoro • astenersi da comportamenti lesivi dell’integrità psico-fisica del lavoratore • prevenire, scoraggiare e neutralizzare qualsiasi comportamento simile • effettuare la valutazione dei rischi relativa allo stress da lavoro- correlato Unità 3 – Rischio Incendio e Gestione delle Emergenze Prevenzione incendi La combustione è una reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile ed una comburente che da luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce. La reazione si innesca in determinate condizioni (temperatura, pressione) che dipendono dalle sostanze coinvolte. • Combustibile: è qualsiasi materiale atto a bruciare. • Comburente: l’ossigeno – L’aria che noi respiriamo è composta da 78% di azoto, 21% di ossigeno e l’1% di altri gas. • Innesco: sorgente di energia sufficiente ad iniziare la reazione. Combustibile, Comburente e Innesco, ovvero i tre elementi necessari alla combustione, possono essere rappresentati con il triangolo del fuoco. Per impedire la combustione o arrestarla si agirà cercando di sottrarre uno dei tre lati al triangolo del fuoco o di impedire l’innesco. Il calore rappresenta l’energia liberata dall’incendio e costituisce la causa principale della sua propagazione. Il calore sviluppato provoca l’innalzamento della temperatura fino a valori che possono essere letali per l’uomo. Una temperatura di circa 50°C può essere sopportata dall’organismo umano per non più di 1-2 ore con aria sufficientemente secca; temperature > 100°C, invece, hanno effetti mortali in pochi minuti. Il calore può provocare ustioni, disidratazione dei tessuti, blocco della respirazione. Il fumo è la causa principale di decesso in caso di incendio. Esso è costituito da particelle solide incombuste, presenti soprattutto quando la combustione avviene in difetto di ossigeno (fumo nero), e da aerosol che si forma per condensazione del vapor acqueo (fumo bianco). Il fumo provoca soffocamento, ostacola gli interventi dei soccorritori e rallenta la fuga degli occupanti. I fumi, se sufficientemente caldi, contribuiscono alla propagazione dell’incendio. La fiamma è causata dalle sostanze volatili che si sviluppano e bruciano durante la combustione emettendo luce e calore, pertanto si ha combustione con fiamma solo in presenza di combustibili gassosi, liquidi o solidi che emettono sostanze volatili. Le fiamme permettono una veloce propagazione dell’incendio nell’ambiente circostante. I gas di combustione sono tutti quei prodotti generati dalla combustione che si mantengono allo stato gassoso anche in condizioni di pressione atmosferica e temperatura di riferimento ambientale (15°C). Questi gas sono per la maggior parte tossici per l’uomo, anche in piccole percentuali. L’incendio dipende da un gran numero di fattori: • Tipo di materiali coinvolti, la loro forma e dimensione, loro distribuzione nello spazio o ambiente; • Condizioni dell’ambiente in cui si verifica: spazio aperto o chiuso; • Aperture presenti nell’ambiente, loro caratteristiche e distribuzione; • Presenza di impianti che possono aggravare la propagazione dell’incendio od ostacolarla; • Misure di prevenzione incendi e impianti di protezione. • Percorsi e vie di esodo R = P x D La formula esprime il Rischio dato dal prodotto tra P (Probabilità che si verifichi l'evento dannoso) e D (Danno che l'evento potrebbe causare). Nel caso del rischio incendio, la Prevenzione agisce diminuendo la probabilità di insorgenza di un incendio. La protezione limita invece i danni dell’incendio. Le principali misure di prevenzione: • Evitare l’accumulo di materiali infiammabili o combustibili • Mantenere sempre in ordine le zone di lavoro • Rispettare il divieto di fumare • Rispettare il divieto di usare fiamme libere • Controllare le superfici calde • Verificare la conformità dell’impianto elettrico • Evitare di sovraccaricare l’impianto elettrico • Effettuare le manutenzioni programmate • Adeguata formazione • Adeguata informazione Si parla di protezione passiva quando le strutture sono capaci di opporre elevata resistenza agli effetti del fuoco. Non interviene alcun operatore o dispositivo automatico, si tratta di: • distanze di sicurezza; • porte tagliafuoco; • resistenza al fuoco delle strutture; • reazione al fuoco dei materiali; • vie di fuga; • segnaletica di sicurezza. Si parla di protezione attiva quando sono presenti impianti e dispositivi di rilevazione, segnalazione, estinzione degli incendi. È necessario l’intervento da parte dell’operatore o di un dispositivo automatico: • utilizzo di estintori manuali; • utilizzo di idranti e naspi; • attivazione di impianti di rilevazione e/o spegnimento automatico. Gestione delle emergenze L'emergenza è una situazione anomala che può costituire fonte di rischio per la sicurezza delle persone e di danno per le cose. Si possono individuare 3 livelli di emergenza: • Emergenza contenuta: può essere affrontata e controllata dal personale coinvolto, senza l’ausilio del personale addetto. • Emergenza interna: può essere affrontata e controllata dal personale addetto alla gestione dell’emergenza, senza l’ausilio di soccorsi esterni. • Emergenza grave: deve essere affrontata e controllata dal personale addetto con l’ausilio dei soccorsi esterni. Il piano d’emergenza serve per: • Affrontare l’emergenza fin dal primo insorgere per contenerne gli effetti e riportare rapidamente la situazione in condizioni di normale esercizio; • Pianificare le azioni necessarie per proteggere l’integrità e la salute del personale e dei visitatori; • Proteggere e/o limitare i danni alle strutture e ai beni. A tal fine sono definite le procedure che tutti i soggetti coinvolti (lavoratori, addetti alla gestione dell’emergenza, ecc.) devono mettere in atto in caso di emergenza e/o evacuazione e le modalità di richiesta dell’intervento dei Vigili del Fuoco e/o dell’ambulanza. Il piano di emergenza deve essere verificato mediante PROVE DI EVACUAZIONE Il piano di emergenza prevede che: • i percorsi di esodo e le uscite di emergenza siano adeguatamente segnalati e mantenuti sempre liberi da ostacoli; • gli estintori siano correttamente installati ed adeguatamente segnalati; • l’illuminazione di emergenza ed i sistemi di allarme siano efficienti e conformi alle disposizioni di legge; • i compiti da svolgere in caso di emergenza siano sempre assicurati dal personale addetto alla gestione dell’emergenza; • tutto il personale sia informato, formato e addestrato. Le principali norme di comportamento generali sono: • Seguire le istruzioni impartite dagli addetti della squadra di emergenza; • Abbandonare i locali senza panico; • Mettere in sicurezza attività a rischio; • Durante l’esodo accertarsi che non vi sia più nessuno nei locali; • Chiudere porte e finestre; • È categoricamente vietato usare ascensori e montacarichi; • È vietato percorrere le vie di fuga in senso opposto all’esodo; • Chiudere le porte antincendio dopo essere usciti; • Non intralciare le azioni dei soccorritori; • Lasciare libere le linee telefoniche; • Non parlare a voce alta. Nelle vie di fuga (corridoi, atri, scale ecc.), alla presenza di fumo in quantità tale da rendere difficoltosa la respirazione, camminare chini, proteggendo naso e bocca con un fazzoletto bagnato (se possibile) ed orientarsi tramite il contatto con le pareti per raggiungere luoghi sicuri (scale esterne, a prova di fumo). È preferibile tenersi per mano e non incorrere in isterismi che rendono più difficoltosa l'uscita. In caso di incendio: • Se le vie di fuga sono ostruite rientrare nel locale, segnalare la presenza dalla finestra, chiudere la porta con stracci bagnati. • Se l'incendio ha coinvolto una persona è opportuno impedire che questa possa correre; sia pur con la forza bisogna obbligarla a distendersi e poi soffocare le fiamme con indumenti, coperte od altro. • Se sei da solo e i vestiti che indossi prendono fuoco, proteggi il viso con le mani, e rotolati per terra fino che le fiamme si sono spente. Il rischio sismico Il terremoto è un fenomeno naturale che ancora non è possibile prevedere, ma dal quale ci si può difendere assumendo comportamenti adeguati. Prepararsi ad affrontare il terremoto è fondamentale. Ovunque siate nel momento del sisma, è molto importante mantenere la calma e seguire alcune semplici norme di comportamento. L'unica vera difesa che abbiamo è costituita da noi stessi. Conoscere e seguire alcune semplici regole di comportamento può aumentare la nostra sicurezza nei confronti del terremoto. Il primo passo è guardarsi intorno e identificare tutto ciò che, in caso di terremoto, può trasformarsi in un pericolo. La maggioranza • verificare con il coordinatore l’opportunità di staccare le utenze e gli impianti, e se del caso, procedere in tal senso. Il coordinatore della squadra di emergenza, ad evacuazione terminata, con il supporto della squadra di emergenza, dovrà: • verificare se sussiste la necessità di allertare i soccorsi esterni; • verificare eventuali danni presenti, sempre che ciò possa essere fatto in sicurezza. Il Dirigente della Struttura congiuntamente con il Coordinatore dell’Emergenza, qualora non vi siano danni evidenti e la situazione generale lo consenta, potrà richiedere di riprendere le attività. Primo soccorso Cosa fare: • Mantenere la calma; • Allertare gli addetti al primo soccorso; • Telefonare al 118 riportando: ➢ luogo; ➢ condizioni della persona (è cosciente, risponde verbalmente, è priva di coscienza...); ➢ cosa è successo. Incidenti mancati, infortuni e malattie professionali Si definisce near miss o incidente mancato qualsiasi evento, correlato al lavoro, che avrebbe potuto causare un infortunio o danno alla salute (malattia o morte) ma non lo ha prodotto: un evento quindi che ha in sé la potenzialità di produrre un infortunio (OHSAS 18001/2007). Fanno parte di questa categoria anche quegli infortuni che restano fuori dall'obbligo legislativo di registrazione, cioè quegli eventi infortunistici lievi che non portano a significativi giorni di assenza dal lavoro, oltre quello in cui si è verificato l'evento. L’analisi degli incidenti e degli incidenti mancati (near miss) è uno dei fondamenti del sistema di gestione della salute e sicurezza, secondo lo standard BSOHSAS 18001:2007. Triangolo di Heinrich Heinrich era un ingegnere industriale americano impiegato in una compagnia assicurativa; egli, sulla base di un campione di 330 casi di incidente (con o senza infortunio), ha suddiviso i vari episodi nel seguente modo: 1 – Numero di incidenti con infortunio a gravità totale 29 – Numero di incidenti con infortunio a gravità non totale 300 – Numero incidenti senza infortunio, condizioni pericolose o near miss Tipologie di incidenti: 1. ACCIDENT Incidente con infortunio mortale e/o grave con danno alle proprietà e/o all'ambiente. 2. INCIDENT Incidente che interrompe le attività e comporta inabilità temporanea. 3. FIRST AID Evento risolvibile con trattamento medico/primo aiuto. 4. QUASI INCIDENTE/NEAR MISS Evento inatteso che non produce danni ma che ha creato una situazione di danno potenziale. Cause principali di incidenti/ near miss: FATTORE UMANO • Messa in atto di comportamenti pericolosi • Mancato rispetto di prescrizioni e/o procedure di lavoro FATTORI ORGANIZZATIVI • Carenze strutturali • Carenze tecniche e gestionali • Carenze formative Malattia professionale (o tecnopatia) = patologia che si sviluppa a causa della presenza di stimoli nocivi nell'ambiente di lavoro (fattori interni, azione lenta e virulenta). Infortunio = evento verificatosi per causa violenta ed esterna (fattori esterni, azione intensa e rapida). Unità 4 – Segnaletica di sicurezza Le segnalazioni di avvertimento e di sicurezza non sono e non devono essere ritenute il fulcro delle misure di prevenzione: hanno la specifica funzione di completare le misure di prevenzione e protezione già in atto, richiamando in loco la formazione e le conoscenze che devono essere fornite in precedenza agli addetti interessati. Scopo della segnaletica è: • Vietare comportamenti pericolosi • Avvertire di rischi o pericoli • Fornire indicazioni per la sicurezza o il soccorso • Prescrivere comportamenti sicuri • Indicare ulteriori elementi di prevenzione Colore Forma Significato e scopo Indicazioni e precisazioni Rosso Cerchio sbarrato Segnali di divieto Atteggiamenti pericolosi Pericolo/allarme Alt, arresto, disposizioni di interruzione di emergenza Sgombero Quadrato Materiali e attrezzature antincendio Identificazione e ubicazione Giallo o giallo/ arancio Triangolo Segnali di avvertimento Attenzione, cautela Verifica Colore Forma Significato e scopo Indicazioni e precisazioni Azzurro Cerchio Segnali di prescrizione Comportamento o azione specifica - obbligo di portare un mezzo di sicurezza personale Verde Quadra- to Segnali di salvataggio o di soccorso Porte, uscite, percorsi, materiali, postazioni, locali Situazione di sicurezza Ritorno alla normalità ➢ comunicazione ➢ evoluzione e sviluppo di carriera ➢ ruolo nell’ambito organizzativo ➢ autonomia decisionale e controllo ➢ conflitti interpersonali al lavoro Dovranno poi essere pianificate azioni correttive fra cui: • interventi organizzativi; • interventi tecnici; • interventi procedurali; • interventi comunicativi, formativi commisurati al rischio rilevato. Misure di prevenzione e riduzione dello stress: • la cura per l’ambiente di lavoro (pulizia, ordine, salubrità, confort); • la flessibilità nella concessione di ferie e permessi; • le riunioni realizzate per informare il personale della situazione aziendale e lavorativa; • l’attenzione alla qualità dei rapporti con i responsabili e i colleghi; • la formazione offerta ai collaboratori che devono occuparsi di nuovi compiti; • la possibilità di gestire autonomamente le pause, i servizi mensa; • i riconoscimenti per l’impegno e i risultati; • le iniziative ricreative finalizzate a migliorare il clima tra i lavoratori. Tutela delle lavoratrici madri D.Lgs 151/2001 → Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità a norma dell’art. 15 della Legge 8 marzo 2000, n. 53. Lavori vietati: • Esposizione a radiazioni ionizzanti; • Polizia di Stato, penitenziaria e municipale; • Personale militare femminile; • Trasporto e sollevamento pesi; • Lavori pericolosi, faticosi e insalubri (Allegati A e B). Lavori rischiosi: • In seguito ad una valutazione del rischio per le attività in Allegato C. Conseguenze: • Modifica temporanea delle condizioni o dell’orario di lavoro • Spostamento ad altra mansione • Interdizione al lavoro Cenni di comunicazione interpersonale in relazione al ruolo partecipativo Comunicazione interpersonale = scambio di informazioni e messaggi realizzato fra 2+ persone, creando un processo di corresponsabilità → se non esiste una corretta comunicazione e collaborazione fra i soggetti, nessuna azione di prevenzione può avere successo → la comunicazione/ trasmissione di un messaggio è corretta ed efficace solo se il suo contenuto è stato compreso ed assimilato dai destinatari del messaggio → risposta di ritorno fondamentale quando, per ragioni di sicurezza, è necessaria la certezza della ricezione e dell’efficacia della comunicazione o del messaggio trasmesso Principali finalità della comunicazione in ambito aziendale: • scambiare informazioni, comandi e regole • instaurare rapporti di reciproca responsabilità • ridurre i conflitti interpersonali La circolazione delle informazioni è fondamentale per garantire livelli adeguati di consapevolezza ed impegno riguardo alla politica adottata in tema di sicurezza sul lavoro. 2 modi di comunicare: 1) linguaggio verbale e scritto; 2) linguaggio non verbale = insieme di atteggiamenti, gestualità, comportamenti → consente l’immediata risposta di ritorno Il principio che dovrebbe ispirare la realizzazione del flusso informativo è quello della cooperazione e collaborazione tra tutti i soggetti interessati, interni/ esterni all’impresa → > condivisione info/ partecipazione alla gestione del sistema, > probabilità di prevenire gli infortuni e le malattie correlate al lavoro → è necessaria un’adeguata comunicazione interna volta a sviluppare la cooperazione fra tutti i livelli aziendali, finalizzata alla raccolta e alla diffusione delle informazioni + un’opportuna comunicazione esterna rivolta al personale esterno Informazione, formazione ed addestramento sono attività obbligatorie e a carico del DL → prevedono la preventiva consultazione del RLS e il coinvolgimento del MC e del RSPP • Informazione = complesso delle attività dirette a fornire conoscenze utili all’identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi → il personale dev’essere adeguatamente informato su chi detiene responsabilità per la sicurezza e su quali siano gli incarichi specifici di ogni soggetto coinvolto • Formazione = processo con cui vengono trasferite conoscenze e procedure → destinata a tutti i soggetti coinvolti nel sistema di prevenzione e protezione aziendale • Addestramento = complesso delle attività dirette a fare apprendere ai lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impianti, sostanze, dispositivi (anche di protezione individuale) + le procedure di lavoro Formazione ed addestramento sono processi dinamici, necessitano di un flusso informativo sempre attivo fra i soggetti interessati.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved