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Coscienza di Zeno - Capitolo III (Il Fumo), Tesine di Maturità di Italiano

Analisi del capitolo del "Fumo", con attenzione al rituale dell'ultima sigaretta. Descrizione opera "La Coscienza di Zeno" con particolare attenzione al suo concetto di malattia. Poetica di Svevo: da cosa è influenzato, il suo concetto di inettitudine e la differenza di questo tra le sue opere.

Tipologia: Tesine di Maturità

2019/2020
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Caricato il 02/06/2020

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Scarica Coscienza di Zeno - Capitolo III (Il Fumo) e più Tesine di Maturità in PDF di Italiano solo su Docsity! "La Coscienza di Zeno" è stata scritta da Ettore Schmitz, conosciuto da tutti come Italo Svevo, nel 1923. Questo romanzo viene scritto dopo 25 anni di silenzio da "Senilità". Il romanzo è diviso in 7 capitoli con una prefazione iniziale scritta dal Dottor S., lo psicanalista che ha avuto in cura Zeno, che spiega la sua decisione di divulgare le memorie del paziente per vendetta, dato che quest'ultimo aveva abbandonato la cura. Zeno dice di essere nato con la malattia e secondo lui la malattia è una convizione dell'uomo e può guarire solo attraverso l'autoconvinzione di essere guarito e non con cure mediche. Attraverso questa convinzione Zeno si considera completamente guarito perchè è arrivato alla conclusione che la vita sia inquinata alle radici e che rendersene conto vuol dire salute. Zeno infatti non crede di essersi mai ammalato, poichè la sua malattia era uno stato che gli ha permesso di vedere in modo lucido la realtà, perciò abbandona la psicoanalisi, ritenendola "una sciocca illusione, un trucco per commuovere qualche vecchia donna isterica". Egli riflette sulla malattia e sulla sua importanza e deduce che solo per coloro che sono amati, guarendo, sembra che rinascano, proprio perchè amati. Infatti per tutti gli altri, poichè la vita assomiglia ad una malattia mortale per la quale non c'è cura, non rimane che sentirsi sani per sopravvivere. Ecco perchè Zeno, dopo aver praticato assiduamente per mesi interi la psicoanalisi, l'ha interrotta, perchè si sentiva più solo, debole e fragile di prima. Così ha terminato il suo terribile vizio del fumo, sentendosi improvvisamente liberato dallo psicanalista e dalla malattia, iniziando ad assaporare gli attimi rari che la vita avara concede. La "Coscienza di Zeno" narra la storia di un inetto, Zeno Cosini, un uomo senza qualità, un malato immaginario ostaggio di un vizio di cui non riesce a liberarsi: il fumo. E' una dipendenza che lo lacera e lo disgusta ma non riesce a farne a meno. Come tutte le dipendenze inizialmente vivi un momento paradisiaco, il quale, poi, lascia spazio alle peggiori sofferenze annientando l'equilibrio interiore dell'uomo. Zeno dedica un intero capitolo a spiegare la sua viziosa passione per il fumo. In apparenza vorrebbe smettere di fumare o così dice. Tuttavia non riesce mai a realizzare questo proposito: da un lato afferma di conoscere e desiderare la strada della salute; dall'altro non si sa decidere ad abbandonare la via della libertà. Allora adotta un compromesso: si abbandona al rituale dell'ultima sigaretta, gustata con una voluttà speciale perchè fumata con la prospettiva ambigua del mai più. La sua esistenza viene così a essere costellata di molte ultime sigaretta, ricordate, con tanto di data, ovunque, sui libri, perfino sulle pareti della sua stanza. Tutto presta a essere immortalato mediante un'ultima sigaretta: dalla morte del padre alla nascita del figlio. Il comportamento di Zeno nei riguardi del fumo è una spia della sua ambivalenza psicologica come personaggio. Il perpetuarsi del vizio traduce infatti la tortuosa volontà di Zeno e la sua inettitudine. La malattia di cui parla non è semplicemente il vizio del fumo ma piuttosto l'inefficacia dei suoi continui tentativi di smettere. La moltiplicazione degli ostacoli per spiegare l'impossibilità di smettere di fumare si rivela come uno dei tratti caratteristici della psicologia e dell'inettitudine di Zeno. La sigaretta diventa, quindi, allo stesso temoi un sintomo, una causa e un alibi della malattia. Nel testo sono presenti anche significati connessi alla lettura psicanalista della realtà, di cui Zeno è consapevole. Fumare rappresenta rappresenta infatti anche la liberazione dalla figura paterna: il rapporto di amore e odio con il genitore è un motivo cruciale del romanzo. Secondo Sigmund Freud chiunque dica "farò questo, pur sapendo che non dovrei farlo, ma solo per l'ultima volta", in realtà intende solo amplificare la gioia di sentirsi libero da ogni prescrizione. Allo statto modo Zeno, con l'alibi dell'ultima sigaretta, si garantisce non solo la soddisfazione di un desiderio, ma anche il piacere derivante dall'infrazione di un divieto. Sembra anzi che il moltiplicarsi dei buoni propositi non abbia per lui altro scopo che quello di accrescere il godimento. Perciò i suoi buoni propositi per fumare l'ultima sigaretta sono sempre vanificati. La continua alternanza tra desiderio e rimorso è alla base del complesso rapporto del personaggio con il fumo. A perpetuare in lui l'attaccamento al fumo è l'impegno di astenersene. Zeno, però, decide di curarsi da sé, cercando di dimenticare i suoi problemi. Egli si convince di essere guarito e di non avere più bisogno della terapia, la quale gli sottrae del tempo utile. In conclusione, Zeno rivaluta il concetto di malattia sostenendo che tutti gli uomini sono malati, la differenza sta nel prenderne consapevolezza. Nel romanzo di Svevo capiamo che la vita non è mai perfetta, le manca sempre qualcosa, forse per questo è così bella. E' il senso di inadeguatezza con il mondo e anche con sè stesso ciò che sente il personaggio principale di Zeno Cosini, protagonista della "Coscienza di Zeno" di Italo Svevo, libro che rivoluzionò la letteratura. Fu uno scritto che non convinse al momento della sua pubblicazione, ma che, poi, cambiò le regole della letteratura del tempo, anche quelle non scritte, mettendo in primo piano la psicoanalisi. Questa scienza, il cui padre è Sigmund Freud, cambiò la visione del mondo. Dall'interpretazione dell'inconscio alla natura della nevrosi, dal transfert terapeutico al complesso di Edipo, grazie alla psicoanalisi ci conosciamo e conosciamo noi stessi un po' di più. La "Coscienza di Zeno" narra la storia di un inetto, Zeno Cosini, un uomo senza qualità, un malato immaginario ostaggio di un vizio di cui non riesce a liberarsi: il fumo. Zeno è staccato dalla vita a cui sembra costretto a partecipare ma allo In particolare quando parla di "voluntas", quella forza che trascina l'uomo privandolo del suo libero arbitrio e della "noluntas" cioè la non volontà, il rifiuto di vivere, quindi l'inettitudine dell'uomo. Sono tutte ipotesi della società di quel tempo dominato dal caso, dai rapporti falsi degli uomini, da quel conflitto insanabile che sfocia nell'impossibilità di comunicare e nella solitudine umana; l'inettitudine è la soluzione tipica dei personaggi di Svevo, l'inetto è un personaggio che vive disadattato, è incapace di reagire, proprio come Svevo, un inetto letterario che ama la letteratura, ma non riesce a farsi apprezzare. Questo inetto vive in uno stato di salute e malattia. Infatti nei primi due romanzi "Una vita" e "Senilità" la salute coincide con la forza e la vitalità, mentre la malattia è la non volontà quindi l'inettitudine. Nel terzo romanzo, invece, questo rapporto si ribalta, il mondo malata e inetto prende coscienza di questa malattia, la utilizza come strumento di conoscenza e cerca di reagire, ma superare l'inettitudine rimane solo uccidere l'uomo, da qui il pessimismo sveviano. I tre romanzi di Svevo "Una vita", "Senilità" e "La coscienza di Zeno" costituiscono una trilogia narrativa in cui l'autore analizza e approfondisce sempre più il tema spirituale e interiore della coscienza e dell'inettitudine. Il concetto di inetto è una tipologia psicologica, un individuo incapace di vivere e di relazionarsi con gli altri, e di scorgere, al di fuori di sé stesso, la fonte della propria inettitudine, così da essere sempre pronto a incolpare gli altri o le circostanze esterne per il proprio insuccesso. Alfonso Nitti, Emilio Brentani, Zeno Cosini appaiono profondamente affini nell'affrontare la vita e la propria interiorità. Sono tre sconfitti dalla vita, incapaci di vivere intervenendo attivamente con il mondo esterno, perennemente ingannati da loro stessi e dalle loro continue riflessioni, soprattutto i primi due. Non sono capaci di accettare la sconfitta e continuano ad autoingannarsi di essere migliori di quanto esternamente non appaiono. Sono inetti perché sono incapaci di affrontare la vita, il rapporto con gli altri e con i cambiamenti intorno a loro, ma soprattutto perché non riescono ad accettare questa dura e pesante verità. Alfonso Nitti in "Una vita" fugge dalla città e dalla relazione con Annetta per rifugiarsi dalla madre morente, può essere considerato un inetto totale che neanche ci prova e quando è sul punto di farcela fugge perchè non vuole il cambiamento; Emilio Brentani apre il suo cuore a una donna crudele, finendo per rovinare la sua vita e la vita dei suoi cari irrimediabilmente, può essere considerato un inetto più maturo che ci prova. Dato che vive da anziano quando è giovane cerca di cambiare la sua vita ma anche se sbaglia però ci ha provato. A distanza di più di vent'anni dai primi due romanzi "La coscienza di Zeno" si presenta come la miglior elaborazione di questa figura. Zeno è inetto di fronte alla vita, ma al contrario degli altri ne è consapevole, sa di essere malato e che tutti i suoi alibi e inganni servono più a ingannare la sua coscienza che il mondo esterno. Zeno può essere considerato un inetto positivo perchè amplia lìinettitudine ad un fatto universale senza cercare un via di fuga, creando così continui alibi per andare avanti. Con Zeno Svevo analizza non soltanto la figura dell'inetto, ma la crisi dell'uomo contemporaneo in un mondo che cambia troppo velocemente e radicalmente per poterci creare un rapporto diretto. Quello che dipinge è un uomo alienato e autoconsapevole del senso di vuoto che lo circonda, rassegnato a questa angoscia esistenziale.
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