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Costruzione culturale dei problemi sociali- Wendy Griswold, Dispense di Sociologia

Sintesi del capitolo 5 del libro "Sociologia della Cultura" di Wendy Griswold. Capitoli 1-4 già caricati su altro file.

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 19/01/2021

giordano-cani
giordano-cani 🇮🇹

4.2

(5)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Costruzione culturale dei problemi sociali- Wendy Griswold e più Dispense in PDF di Sociologia solo su Docsity! COSTRUZIONE CULTURALE DEI PROBLEMI SOCIALI #5 1. Secondo l’approccio oggettivo esistono alcune cose che sono chiaramente sbagliate e vanno risolte. Ogni società produce delle condizioni patologiche, disfunzionali, crudeli, vergognose e persino maligne, e spetta alla classe dirigente politica o morale il compito di riconoscere e tener conto del problema per poi attivarsi nel risolvere. I problemi sociali sono considerati oggettivi perché le situazioni in questione sono reali e identificabili, oggettivamente misurabili e per questo tutti devono concordare nell’esistenza del problema. Questa visione però per quanto semplice, si basa su assunti precari dato che la linea di confine tra le diverse situazioni è il risultato di una decisione sociale. 2. [Donileen Loseke] L’approccio costruttivista sostiene invece che i problemi sociali potenziali siano produttori di significati (costruzioni) e non fatti oggettivi. È solo quando una situazione ha significato per uno specifico gruppo di persone, e questo significato è negativo, che essa può essere definita come un problema sociale. 3. Un problema sociale è un oggetto culturale. Esso è prodotto da agenti specifici, che Loseke chiama fabbricanti di questioni o claims-makers, cioè attori significativi legittimati a sollevare problemi socialmente rilevanti). Esso viene interpretato da gruppi di ricevitori, che Loseke definisce come il pubblico, interessato dalle questioni fabbricate. Se i ricevitori accettano la definizione dei produttori abbiamo una questione, se essi si mobilitano per agire, abbiamo un movimento sociale. 4. La costruzione di un problema sociale dipende dalla precedente costruzione di un’identità collettiva. L’approccio costruttivista vede le identità malleabili, fluidi e soggette all’interpretazione. [Alberto Melucci] afferma che l’identità collettiva è un processo delicato e che richiede investimenti continui, e NON una condizione. Quando un’identità collettiva viene attivata, produce un modo di pensare condiviso che inizia a considerare certe situazioni come problematiche e bisognose di intervento. Questa attivazione cognitiva può portare all’azione. 5. La teoria generale della modernizzazione affermava la convergenza e l’assimilazione razziale ed etnica (nota come melting pot o crogiolo delle razze in USA) e sosteneva l’idea del villaggio globale elaborata da [Marshall McLuhan], in cui la tecnologia mediale avrebbe interconnesso l’umanità: le differenze razziali ed etniche, e anche i confini nazionali, sarebbero diventati sempre meno importanti. Gli eventi però degli anni 60 e 70 portarono ad un rigetto del modello della convergenza per affermare la propria specificità: tutti i movimenti etnici finirono per enfatizzare e celebrare la persistente differenziazione etnica. 6. La rivendicazione culturale può persistere facilmente per diverse ragioni: • la sua espressione è psicologicamente soddisfacente e a basso costo. Nel caso in cui essa sia costosa può essere comunque più facile per un individuo applicare semplici regole di affiliazione preesistenti piuttosto che negoziare nuovi modelli di interazione con persone dai retroterra culturali diversi; • questa rivendicazione impegna i leader intellettuali del gruppo etnico o razziale, che hanno interesse nella sua reputazione; • i leader politici trovano facile e conveniente appellarsi a sentimenti di appartenenza etnica per ottenere voti. 7. È l’interazione tra agende culturali e politiche a portare alla crescita del conflitto. I gruppi etnici e razziali hanno le loro suddivisioni, spesso invisibili agli esterni, e la questione di quale cultura vada promossa e assunta dal gruppo intero, può essere duramente dibattuta. 8. L’etnia stessa è un oggetto culturale, con diversi creatori e diversi ricevitori, tutti che costruiscono significati differenti. Anche il nostro corpo, afferma [Wendy Griswold], è un oggetto culturale che ha caratteristiche etniche che creatori diversi usano per comunicare con diversi pubblici. Le appartenenze etniche e razziali sembrano naturali e genetiche, ma sono anch’esse costruzioni culturali. Esempio NIGERIA LINGUE E TV. 9. Le persone possono essere accomunate dagli estranei o dalle circostanze storiche, e talvolta possono anche trarne vantaggio da questa appartenenza etnica imposta. Cornell ha studiato gli INDIANI D’AMERICA. 10. L’etnia e la razza sono costrutti artificiali, il prodotto di contingenze storiche, ma allo stesso tempo, esse esercitano una enorme influenza motivazionale, instillando fiere lealtà ed altrettante fiere inimicizie. La razza e l’etnia, come tutte le forme di identità collettiva, sono costruzioni, non dati. Ma nello stesso tempo bisogna riconoscere che questi particolari costruzioni creano potenti <<noi>> che influenzano il nostro pensiero e comportamento in molti modi→ le persone che sollevano questioni circa un problema sociale cercano di raggiungere le persone attraverso le loro identità, e alcuni oggetti culturali servono a focalizzare l’attenzione proprio su questi problemi sociali (la cultura può attirare l’attenzione sui problemi sociali) Esempio GRAVIDANZA SOCIALE NIGERIA E CINA 11. La cultura può essere talvolta causa del problema? La cultura impone significati ad un universo altrimenti caotico e causale. I sistemi culturali trasformano eventi ed oggetti in oggetti culturali con significati specifici ad ogni cultura ESEMPIO BIGLIETTO DA VISITA
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