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Costume cultura e società’ -Alto Medioevo, Sintesi del corso di Storia Medievale

Struttura dei feudi e signoria fondiaria e signoria territoriale o di banno dopo le invasioni barbariche

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 23/09/2019

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claudia-mate-prof 🇮🇹

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Scarica Costume cultura e società’ -Alto Medioevo e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! COSTUME CULTURA E SOCIETA’ ALTO MEDIOEVO Dopo le grandi invasioni barbariche e il conseguente spopolamento delle città, i latifondi divennero sempre di più un polo di attrazione per la popolazione urbana. In particolare, la città non essendo più in grado di esercitare nessun controllo politico e direttivo per il territorio circostante, venne sempre di più lasciata a se stessa. Quando il vuoto di potere aveva impossibilitato l'applicazione della giustizia ordinaria, molti scelsero volontariamente di assoggettarsi ai padroni delle villae e sebbene accettassero in un regime di semi libertà che li legava alla villa, ne ricevevano in cambio protezione e mezzi per la sussistenza. I Germani si trovarono di fronte al problema di come controllare i territori conquistati. Visto lo stato pessimo delle grandi vie di comunicazione e la contrazione dei centri urbani, presero a delegare la nobiltà di quelle prerogative di controllo, che altrimenti sarebbero state appannaggio dello stato. Ai nobili (vista la contingente penuria di moneta che escludeva la creazione e la retribuzione di una classe di funzionari) venne concesso in usufrutto un feudo: ovvero, una parte del territorio sotto la sovranità del signore, con il quale il nobile poteva finanziarsi e qualificare l'attività che era tenuto a svolgere per conto del sovrano. La curtis riproponeva, più o meno, le stesse caratteristiche e costanti edilizie nelle diverse zone dell'Italia centro-settentrionale, nella valle del Rodano in Francia ed in Germania. La corte era il centro del feudo, ed era composta dagli edifici dove il signore risiedeva ed esercitava il controllo del territorio. L'interno era composto dal maniero del grande proprietario del fondo, dalle stalle, da granai e rimesse, dagli abituri dei servi e molte volte, se vicino scorreva un fiume, vi era presente anche un mulino. Non mancava neanche una piccola cappella privata dove si svolgevano i battesimi e le messe. Solitamente, di fianco al maniero era costruita l'abitazione del fattore o come veniva nominato a quei tempi, del balivo. Costui non era solo la persona delegata alla ripartizione e allo stoccaggio nei magazzini delle derrate alimentari, ma era anche colui che esercitava la giustizia (insieme alle milizie) per conto del signore, all'interno del feudo. Il latifondo era coltivato in buona misura da schiavi detti prebendari cioè aloggiati e mantenuti direttamente dal padrone nella villa. In un secondo momento si preferì un’organizzazione del lavoro rurale fondata sulla conduzione indiretta, cioè sul frazionamento del latifondo in unità, ciascuna delle quali veniva affidata ai casati, cioè schiavi residenti sull’appezzamento su cui lavoravano. veniva suddiviso così in due tipologie di territorio. 1. La parte centrale, quella più vicina al polo amministrativo, era detta pars dominica o indominicata cioè gestita a coltura direttamente dal dominus, che era spesso "il vecchio" della comunità per cui veniva chiamato senior, da cui derivò la parola "signore"; qui lavoravano i servi con prestazioni gratuite ed obbligatorie, le cosiddette corvée. 2. La pars massaricia che era gestita dai contadini (liberi o asserviti) ed era divisa in mansi, che corrispondevano ad unità lavorative di varia estensione. Le famiglie di coloni la coltivavano quindi privatamente ed un terzo della rendita veniva corrisposto al proprietario. Oltre a questo, i coltivatori erano poi tenuti sia a pagare alcune tasse che a svolgere delle giornate lavorative gratuite sui territori agricoli direttamente gestiti dal padrone. Esisteva poi una parte di terreno incolto, composto da boschi, prati e paludi, dove si attingevano le risorse spontanee tramite la raccolta, la caccia e la pesca. Inoltre nelle terre lasciate a riposo (maggese) venivano pascolati gli animali. Nonostante le nuove innovazioni in campo agricolo (aratro pesante, rotazione triennale delle colture mulino ad acqua etc.) i mini fondi non riuscivano a produrre quanto richiesto e i grandi signori preferirono inurbarsi ed investire sul commercio e sui prestiti a interesse. Ma il colpo definitivo alla grande proprietà lo diedero le crociate. I cavalieri, per finanziarsi le spedizioni in terrasanta, dovettero vendere parte dei loro feudi a delle nuove classi dirigenti che aspiravano al monopolio attraverso l'utilizzo della moneta. Dopo l impero Carolingio l’autorità dei re si ridusse al minimo e si rinforzarono i poteri locali di tipo signorile. Si ebbe una dissoluzione dell’ordinamento e una distribuzione di potere tra un grande numero di signori. Infatti ai signori, sia laici che ecclesiastici vennero attribuiti poteri di natura pubblica gestendoli alle stregue di proprietà private. Si parla quindi di ordinamento signorile. I poteri signorili vennero divisi in due tipologie. Signoria fondiaria e signoria territoriale o di banno La signoria fondiaria è formata da un proprietario terriero che si trova ad esercitare potere sui lavoratori della terra, che di fatto erano ridotti a servi, oppure su altri che erano di condizione libera ma che lavoravano sempre le sue terre. Innanzitutto aveva un potere economico in quanto questi suoi lavoratori (come i dipendenti di una fabbrica per capirci) dovevano rendergli pagamenti in natura e in denaro; inoltre questi avevano l'obbligo di lavorare la terra di questo proprietario terriero gratuitamente e infine vincolava questi lavoratori anche nell'ambito giuridico. La signoria territoriale è un'evoluzione di quella fondiaria. Di fatto troviamo sempre un padrone che aveva quei poteri elencati prima sugli individui che da lui dipendevano. La grande differenza è che ora questo signore non esercita più i suoi poteri soltanto sugli individui che vivono nel suo castello o che sono legati al suo patrimonio. L'aggettivo territoriale infatti suggerisce che ora il signore esercita i suoi poteri non solo a quei lavoratori economicamente dipendenti da lui, ma anche agli abitanti di un territorio. Conseguentemente avvenne la proliferazione dei castelli, lo strumento simbolo e mezzo pratico per lo sviluppo del potere autonomo. Il castello si diffuse per necessità difensive ma soprattutto per l’esigenza d un signore di garantirsi una solida base sulla quale esercitare la propria egemonia sul territorio, protetto dalla fortezza. Al castello venne anche associato il mercato. I signori si facevano concorrenza l’uno con l’altro suscitando una diffusa conflittualità, venne inoltre rafforzata la posizione del vassallo: ciò che riceveva divenne più importante di ciò che offriva. Tra IX e X secolo l'Europa, che aveva conosciuto un momento di prosperità durante la nascita dell'impero carolingio, era presto ripiombata nell'insicurezza e nella difficoltà indotta dalla mancanza di un potere centrale, causata da una vera e propria destrutturazione dell'organizzazione regia carolingia, senza garanzia della salvaguardia dei cittadini, il tutto aggravato dalle nuove incursioni di Normanni, Saraceni e Ungari. In questo contesto nacque "dal basso" la richiesta di nuove strutture di potere che andassero a colmare spontaneamente quei vuoti di potere deferiti dalla lontana monarchia imperiale. Ne nacque così il fenomeno dell'incastellamento,[2] con la costruzione di insediamenti fortificati da cinte murarie, dove era presente la dimora del signore locale ("mastio", "cassero" o torre), i magazzini delle derrate alimentari, degli strumenti di lavoro e delle armi, le abitazioni del personale e, attorno ad esso, le varie unità insediative e produttive. Le persone che gravitavano attorno al castello erano tutte legate da precisi rapporti di dipendenza al signore. Alla base del successo politico e militare dei franchi vi era lo speciale rapporto vassallatico-beneficiario, ossia il legame di natura personale che vincolava tra loro individui diversi prevedendo uno scambio tra servizio e mantenimento. Nella società franco un vassallo (servitore) giurava fedeltà ad un individo imminente (signore) impegnandosi con ciò a prestare per lui un servizio, in genere militare; per controil signore gli assicurava il mantenimento, o direttamente nella propria casa o concedendogli fonti di reddito che consistevano in terre da sfruttare o altre risorse. chiesa: si verificò anche in ambi5o ecclesiastico la definizione del diritto della chiesa, definito diritto canonico. in questo modo anche la chiesa così come l'altro potere universale si dotava di un proprio strumento giuridico che non ne regolava solo la vita interna ma si estendeva anche ad altri ambiti della vita civile. cultura: se inizialmente, l'unico oggetto di studio erano le "AUTORITATES" ovvero quei testi che comprendevano le sacre scritture capaci di ripondere ad ogni bisogno di conoscenza in un secondo momento di inizia a guardare con occhio più critico le autoritates pensando che fosse lecito non fermarsi ad esse ma pur portandole rispetto e riconoscendo il loro valore si iniziano a cercare anche altre verità. università: Se nei secoli dell'ALTO MEDIOEVO il sistema educativo era in mano alla chiesa, rivolto agli studenti che si preparavano alla carriera ecclesiastica, in un secondo momento nasocno le scuole pubbliche laiche capaci di fornire ai loro studenti una preparazione adatta ad affrontare un futuro da mercanti, burocrati, uomini d'affare, privilegiando quindi materie come diritto, matematica, lingue, piuttosto che lo studio dei testi biblici. sempre nel XI/XII secolo si pongono le basi per la nascita delle università ( Federico II università di Napoli 1224 chiamata "STUDI GENERALI" e indicava una associazione dotata di un proprio statuto giuridico e costituta da individui che svolgevano lo stesso mestiere.) se inizialmente "l'università " era un'associazione in un secondo momento diventa una vera e propria scuola. religione: i movimenti ereticali di questo periodo (XII) non differivano per molti aspetti dalle grandi eresie che avevano interessato il mondo cristiano nei primi secoli, e che avevano riguardato in particolare questioni di natura cristologica e teologica. I fenomeni più recenti invece sorgevano soprattutto dal mondo dei laici i quali chiedevano una maggiore partecipazione alla vita religiosa (si ricordano i movimento PAUPERISTICI E DELLA PATARIA). questi movimenti criticavano la ricchezza della chiesa. Questi movimenti imasero a lungo su un crinale fra l'essere accolti dalle autorità ecclesiastiche e l'essere considerati eretici. Lo stesso Francesco D'assisi dovette prestare giuramento di fedeltà al papa e sottoporre la propria regola di vita all'approvazione. Sorte opposte toccò a Pietro VALDO (VALDESIO) il quale pur recandosi a Roma da papa Alessandro III (LEGA LOMBARDA) venne considerato eretico e ucciso. Il medesimo destino toccò a GIOACCHINO DA FIORE il quale riteneva che la storia del mondo doveva essere ripartita in tre età: quella DEL PADRE (antico testamento) quella DEL FIGLIO (presente) e quella DELLO SPIRITO SANTO (che era una organizzazione futuristica). movimenti eretici/ i catari: il movimento più diffuso e noto fu quello dei CATARI(o ALBIGESI dal nome della città di ALBI) presente sia in occidente che in oriente e radicato soprattutto in Bulgaria e Bosnia. La dottrina Catara era di tipo dualista: supponeva l'esistenza di due principi eterni e opposti ovvero il BENE e e IL MALE che si combattevano incessantemente. i catari rifiutavano molti istituti e prassi della società umana come ad esempio la proprietà privata e l'esercizio del potere e numero si sacramenti, come il battesimo e l'eucarestia, oltre a negare valore alla chiesa cattolica a cui opponevano la propria. Il movimento ebbe molto consenso tale da costringere la chiesa a reagire con le armi. L'esempio più famoso fu la celebre crociata contro i CATARI indetta nel 1208 d PAPA INNOCENZO III che provocò la strage della popolazione della città di ALBI. per circoscrivere e fermare l'infezione ereticale si misero in atto tutte le misure possibili attraverso sia forme di controllo delle coscienze con la confessione e la comunione sia il ribunale dell'inquisizione che condannava gli eretici a morte. gli ordini mendicanti: due figure emblematiche di questo periodo furono il Castigliano DOMENICO DI GUZMAN e l'umbro FRANCESCO D'ASSISI i quali condividevano l'esigenza di un ritorno alla povertà evangelica scegliendo per se e i propri discepoli una vita nella quale l'unica fonte di sostegno fosse la carità ricevuta dagli altri. Gli ordini che discesero da Francesco a Domenico furono chiamati ordini mendicanti o anche "minori" in segno di umiltà e sottomissione alla chiesa. Questi nuovi ordini presentavano delle differenze rispetto agli ordini mendicanti dell'alto medioevo (certosini, benedettini e cistercensi in cenobitismo) in primo luogo perché nacquero in un clima di fermento culturale e intellettuale nel quale nascevano le università e le persone non erano del tutto appagate dal cristianesimo, in cui quindi si vedeva con occhi critici il cristianesimo. In secondo luogo perché essi volevano operare nelle città ed essere quindi più a contatto con la gente e in particolare gli umili e non si ritiravano quindi nellle comunità chiuse avendo come obbiettivo il proprio perfezionamento spirituale, ma ricercavano proprio con il loro esempio e le loro opere la povertà. DOMENICO: rimase colpito dalla forza della eresia (catari) e decise di istituire in Francia una comunità di religiosi che conducevano una azione concorrenziale nei confronti degli eretici avendo come regola l'osservazione di una rigorosa povertà e l'impegno nella predicazione del vangelo. La predicazione su svolta in funzione anti-catara. Quindi l'attività dei DOMENICANI fu proprio di contrasto nei confronti degli eretici CATARI. FRANCESCO: Veniva da una famiglia ricca di mercanti e colto da una vocazione religiosa si allontanò dalla famiglia per vivere un'esistenza in solitudine compiendo una scelta radicale. La sua vita era improntata all'umiltà, alla povertà, alla mortificazione di se e all'esaltazione degli ideali di fratellanza e di pace. CHIARA: era una giovane di Assisi che abbandonò la casa paterna per rifugiarsi presso Francesco. Dietro il suo insegnamento fondò il convento di San Damiano in cui raccolse un gruppo di sorelle cui venne imposta la regola di assoluta povertà. Fu dunque un movimento religioso chiamato delle CLARISSE. CAPITOLO 13: IL TRECENTO. UN' EPOCA DI CRISI? il XIII secolo fu caratterizzato in occidente da una ripresa dell'economia e in particolare del commercio su largo raggio favorito dalla maggior sicurezza delle vie di collegamento. Se in precedenza quindi gli scambi erano avvenuti per lo più su scala locale, in mercati che si tenevano nei villaggi e nei castelli tra gli abitanti del circondario, e le uniche merci che viaggiavano a distanza (nell'oriente) erano riservate ad un mercato di Elite, adesso i mercanti si spostavano in paesi diversi e lontani trattando una grande varietà d mercanzie. L'allargamento della sfera dei traffici spinse i mercanti ad organizzarsi in compagnie un esempio fu la COMMENDA, una formula molto diffusa che prevedeva che un certo numero di individui finanziasse un mercante che partiva da solo per il viaggio negoziando anche nel loro interesse. Al ritorno egli rendeva loro la quota dei guadagni che spettava a ciascuno secondo l'investimento compiuto. questo per ridurre i rischi e dividere gli investimenti. Si diffusero inoltre per la prima volta le monete di argento. Proprio in ragione del fatto che il mercato si spinse oltre al mercato locale e verso oriente, e quindi crebbe il mercato marittimo, questo comportò nel 1348 la diffusione della peste bubbonica. La malattia contagiosa era endemica nell'asia centrale ed era trasmessa dalla pulce del ratto, che si annidava nelle carovane e nelle stive delle navi che importavano le merci dall'oriente. Essa si abbattè soprattutto sui ceti medio-bassi i quali avevano condizioni igieniche peggiori, mentre gli appartenenti all'alto rango si rifugiavano in campagna. La peste fu così violenta perché si verificò in un momento in cui la popolazione era già indebolita e denutrita a causa della carestia che si era verificata intorno al 1313/1317. oltretutto in un clima profondamente sconvolto dalle carestie che avevano comportato un calo demografico si innescarono dinamiche di forte conflittualità sociale soprattutto per la scarsità di mano d'opera per le attività manufatturiere e infatti nel 1378 ci su una sollevazione popolare a Firenze chiamata "TUMULTO DEI CIOMPI" (lavoratori meno qualificati del settore tessile) i quali chiedevano un aumento dei salari e il diritto di avere rivendicazioni sindacali. I Francia ci fu una cosa simile da parte dei contadini chiamata MOTO DEI GIAQUERIE" Perché viene considerata un'epoca di crisi? nell'interpretazione storica, resta argomento di discussione quanto il 1300 alla luce delle vicende che lo caratterizzano sia da liquidare nella sbrigativa categoria di epoca di crisi, ovvero se fatta salva la drammaticità degli eventi non ne vada piuttosto colta la complessa vicenda di trasformazioni di cui la peste fu al contempo conseguenza e concausa. CAPITOLO XIV: parte: AVVENTO DELLE SIGNORIE CITTADINE E STATI REGIONALI la natura elastica e sperimentale delle istituzioni comunali permise in contingenza di instabilità politica particolarmente grave che venisse conferita potestà in via straordinaria per un periodo di tempo limitato la carica di signore, la quale nel corso del tempo divenne sempre più frequente e duratura, tanto da consentire al signore di consolidare il suo potere personale e di trasmetterlo ereditariamente alla sua famiglia. A ricoprire tale carica potevano essere sia i membri provenienti dalla vecchia aristocrazia rurale, sia appartenenti alla elite cittadine. dagli inizi del 1300 i signori cercarono una forma di legittimazione del loro potere, che superasse il rapporto da loro intrattenuto con le istanze comunali. Infatti i signori acquisirono anche il titolo di rappresentante dell'imperatore. Si crearono quindi delle vere e proprie dinastie Signorili (VISCONTI a Milano, ESTE' a Ferrara) che avviarono una politica di espansione territoriale che perfezionava la vecchia prassi della conquista del contado. Si vennero a creare dominazioni sempre più vaste in cui un centro egemone retto da una famiglia signorile, disciplinava sotto di se un'area piuttosto articolata, per esempio a Milano con i Visconti subordinò centri come Lodi, pavia e Piacenza. stati territoriali: In questa epoca si completò anche il passaggio da concetto di ARISTOCRAZIA quello di NOBILTA' vale a dire da una elite della quale si poteva entrare a far parte pur provenendo dal basso, ad esempio per meriti militari, o per altro e che comunque rimaneva un corpo aperto, ad un rango chiuso ovvero quelo della Nobiltà l'ingresso del quale avveniva solo per via ereditaria. dalla fine del XIV secolo i grandi centri urbani dell'Italia centro-settentrionale ordinati in regimi signorili (come Milano) avviarono una stagione di conquiste militari che condussero alla nascita di stati territoriali destinati a caratterizzare tutto il XIV secolo. Ad esempio fu travolgente l'espansione della Milano Viscontea capace di uscire dalla lombardia e proiettarsi verso il veneto, l'emilia, la toscana e l'umbria. Alla metà del 1400 dopo che a Milano era subentrata la dinastia degli Sforza tutti gli attori in campo con le varie signorie si impegnarono per la ricerca di una pace che creasse un nuovo ordine nella penisola.Nel 1454 venne così stipulata la PACE DI LODI, sottoscritta da Milano e Venezia e poi allargata agli interlocutori. Nel 1455 si formò invece la LEGA ITALICA che salvaguardava i contenuti dell' accordo di Lodi stabilendo che se uno dei 5 stati sottoscrittori ( ducato di Milano, rep,. di Venezia e firenze, stato pontificio e regno di napoli ) avessero violato gli impegni presi tutti gli altri si sarebbero automaticamente coalizzati per contrastarlo. Così si creò un equilibrio nella penisola italiana.
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