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crepuscolo mediterraneo canti orfici, Appunti di Letteratura Italiana

analisi e commento crepuscolo mediterraneo

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 15/10/2019

daniele-distefano
daniele-distefano 🇮🇹

4.2

(31)

85 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica crepuscolo mediterraneo canti orfici e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! CREPUSCOLO MEDITERRANEO In Campana, quest’azzurra immensità è simboleggiata dal mare, che sarà presente negli ultimi tre componimenti dei Canti Orfici: Crepuscolo Mediterraneo, Piazza Sarzano e Genova. Il mare rappresenta l’anima finalmente libera che si immerge nell’Assoluto infinito. In Crepuscolo Mediterraneo il mito diventa realtà, l’atemporalità si fissa in quel breve prolungamento del giorno che è appunto il crepuscolo. Il sole che tramonta, ora non insanguina più le aiuole. Stavolta il tramonto non è scarlatto, ma dorato, come quel "Dio che bacia le grandi figure sbiadite sui muri degli alti palazzi, le grandi figure che anelano a lui come a un più antico ricordo di gloria e di gioia". Nella luce del crepuscolo c’è l’attesa dell’infinto, e questo momento di pace e speranza non è né giorno né notte. Li supera, come supera i ricordi tristi che questi due momenti portano con sé. Il Dio dorato risveglia le glorie e le gioie passate, che il poeta ora può raggiungere: la torre rossa corrosa ritorna a splendere. In questo momento, fuori dal tempo, le vecchie glorie tornano trionfanti, dopo un lungo periodo di dolore e miserie. Tornano gli antichi eroi. I fanciulli dalle grida argentine ora hanno lasciato il posto al "dolce rumore delle ali sbattute dagli angioli", mentre le perfide fanciulle fuggono. Lo stridore e il caos della città, che durante il giorno è insopportabile e che durante la notte è silenzio scheletrico (tema molto caro anche a Rimbaud), durante il crepuscolo diventa dolce, come una musica di chitarra. C’è anche un nuovo elemento: il profumo. In perfetto contrasto con "l’odore acre delle pastasciutte", che però, nella sua negatività, ha anch’esso ragione di esistere. Ma per quanto durerà il crepuscolo? Certamente ancora per un po’, come si legge in Piazza Sarzano, antistesi della piazza di Faenza. I colori si sono attenuati: i mattoni rossi qui sono rosa, e si confondono con l’aria, anch’essa rosa, del crepuscolo. La rabbia e l’angoscia hanno lascito spazio all’ottimismo. Il tempo si aggancia all’eternità e il mito così a lungo bramato trova la sua realizzazione concreta in un’atmosfera di sogno. La "fonte arida" ora fa sgorgare l’acqua, e la "lapide spezzata" lascia il posto a un maestoso "busto di imperatore". La gloria ritorna. Il crepuscolo è fatto di un’"immobilità di gioia inesauribile". L’imperatore ha occhi bianchi, rossi e vuoti: c’è beatitudine, ma per raggiungerla la sofferenza è stata molta. Lo sguardo è vuoto. Apparentemente l’imperatore è cieco. In realtà , quando l’anima è estraniata dalla materialità della vita, non ha bisogno di occhi per vedere. L’illuminazione lo fa per loro. Nel crepuscolo, lo spirito apollineo riesce ad armonizzare musiche e rumori, luci ed ombre. Riesce a dare un ordine al caos e a dare un senso al dolore, inevitabilmente ancora presente, ma che ora non può recare alcun danno, anche se il suo ricordo permane. Infatti, dall’altra parte della piazza "la torre quadrangolare s’alza accesa sul corroso mattone su a capo dei vicoli gonfi cupi tortuosi palpitanti di fiamme" e "la lussuria siede imperiale". L’infinto è fatto di contrari. Il colore verde, se all’inizio dei Canti Orfici era lontano dalla città, ora è presente in essa, nei suoi lampioni e nell’edera che si arrampica sui muri. Come è stato detto, nessuna città – sempre da intendersi in senso traslato e mai reale, anche se sono stati fatti esempi ben precisi – è totalmente bella o è totalmente brutta. Da tutte si parte, in tutte si ritorna. Questo è, appunto, l’eco del mito L’Eterno Ritorno, tanto proclamato da Nietzche. Non c’è gioia senza dolore, non c’è gloria senza battaglia. Tutti i contrari si fondono. Una cosa però è certa: per Campana, la "città ideale", la "città nuova" viene descritta senz’altro in Genova.
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