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Riforme e conflitti nella Repubblica romana: da Mario a Cesare, Appunti di Storia

La crisi della Repubblica romana dalle riforme dei Gracchi alla guerra civile di Cesare, con particolare attenzione alla lotta tra Mario e Silla, alla figura di Silla e alle sue riforme, alla rivolta di Catilina e alla guerra civile tra Cesare e Pompeo. Vengono analizzate le cause e le conseguenze dei conflitti armati e le modifiche istituzionali apportate dalle riforme.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 20/10/2022

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tiziana-angarano 🇮🇹

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Scarica Riforme e conflitti nella Repubblica romana: da Mario a Cesare e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! 9. La crisi della repubblica dai Gracchi a Cesare 14 aprile 2020 1. La lotta tra Mario e Silla 2. Il primo triumvirato Contrapposizione tra optimates e populares 1. sommosse popolari, violenze consumate apertamente 2. Diffuse illegalità che riguardarono anche il conferimento della magistrature 3. Crescente importanza del legame delle truppe al proprio comandante 4. Decisioni politiche vennero prese spesso in sedi private. La fine di Saturnino Saturnino propose deduzioni di colonie in Sicilia, Acaia e Macedonia e assegnamenti di terreni ai veterani della guerra contro i Germani in Gallia meridionale. Fu la stessa cittadinanza romana a opporsi, vedendo favoriti dalle assegnazioni Latini e Italici. Scoppiò una sommossa e dovette intervenire l’esercito mariano. Nel 99 a.C. Saturnino propose la candidatura al consolato contro le leggi vigenti e fece uccidere il rivale C. Memmio. Il senato dichiarò lo stato di emergenza, e lui e i suoi sodales non riuscirono a salvarsi dalla furia popolare. Silla dà inizio alla guerra civile Dopo la Guerra Sociale, Silla, console nell’88 a.C., si preparava ad affrontare in guerra Mitridate VI Eupàtore, sovrano del Ponto, che aveva invaso le coste del Mar Nero. Intanto a Roma si discuteva su come registrare i nuovi cives romani. La proposta di Sulpicio Rufo di registrarli in tutte le 35 tribù incontrò l’ostacolo della nobilitas, dato che i nuovi cittadini avrebbero avuto la maggioranza in ciascuna delle 35 le tribù, sovvertendo l’ordine politico. Sulpicio, per cercare una sponda, si accordò con Mario e i publicani e fece votare l’attribuzione del comando a Mario. Silla decise di prendere Roma con i suoi soldati. Le prime riforme di Silla Mario e Sulpicio furono dichiarati nemici pubblici dal senato e mentre il secondo fu ucciso, Mario cercò rifugio in Africa. Silla allora cercò intraprendere un programma di riforme prima di partire per l’Oriente, ma delle sue riforme non rimase nulla; furono subito abrogate dai mariani, che non appena lasciò Roma, ripresero il potere. Silla dittatore Al ritorno a Brindisi di Silla, scoppiò una nuova guerra civile che si risolse con la battaglia di porta Collina, che lo vide vincitore. Iniziò un nuovo periodo di terrore con le proscrizioni; quanti lo divenivano potevano essere uccisi senza conseguenze penali per gli assassini e i loro beni erano messi all’asta. Nell’82 a.C. eletto dai comizi centuriati dictator legis scribundis et rei publicae constituendae con mandato a tempo indeterminato su proposta dell’interrex L. Valerio Flacco, Silla modificò l’ordinamento repubblicano Le riforme sillane (1 di 4) •  Allargò il corpo civico all’intera Italia romana: comunità latine e italiche divennero municipia dello stato romano •  Aumentò del numero delle province •  Professionalizzazione dell’esercito •  Il senato fu portato da 300 a 600 membri, con immissione di partigiani, cavalieri esponenti superiori dei ceti italici. Poterono accedervi quanti avessero terminato una magistratura •  Aumentò del numero dei censori sino a 20: a essi non spettò più l’integrazione dei membri del senato Le riforme sillane (2 di 4) •  I pretori divennero 8 per far meglio fronte ai tribunali permanenti (quaestiones perpetuae). C ia scuno d i e s s i s i s a r ebbe occupa to esclusivamente di un reato: de repetundis (concussione ed estorsione), de iniuriis (lesioni), de peculatu (peculato, appropriazione di beni pubblici) , de fals is ( f rode monetar ia e testamentale), de sicariis et veneficiis (assassinio e avvelenamento), de maiestate (alto tradimento), de ambitu (corruzione e brogli elettorali) Marco Emilio Lepido M. Emilio Lepido, in passato sillano, era sostenuto da Pompeo Magno, figlio del Pompeo Strabone ricordato per la Guerra Sociale. Lepido si pose presto contro le norme sillane: propone l’amnistia per i proscritti, la restituzione dei beni e il ripristino del tribunato. Scoppiò una nuova rivolta e lui, costretto alla fuga, cercò riparo in Spagna, dove si erano rifugiati altri mariani costituendo una sorta di anti-stato, intorno alla figura di Sertorio L’ascesa di Pompeo Pompeo, che fu mandato dal senato ad avere ragione dei ribelli in Spagna nel 71 a.C., dopo si unì a Licinio Crasso, impegnato a reprimere la rivolta servile di Spartaco. E’ molto importante ricordare che la carriera politica di Gneo Pompeo avvenne contro ogni legge della repubblica. Nel 70 assunse il consolato insieme a M. Licinio Crasso; insieme cercarono di affrontare alcuni problemi derivati dalle proscrizioni, ripristinarono il tribunato della plebe, misero mano alle quaestiones affidando i tribunali a senatori, equestri e tribuni aerarii, i cui interessi erano verosimilmente coincidenti. Pompeo contro i pirati e Mitridate VI Il senato attribuì a Pompeo poteri straordinari con la lex Gabinia e ben 24 legati di ausilio sul territorio per sconfiggere i pirati; così gli fu possibile risolvere il problema in appena 3 mesi. I Romani, eredi della Bitinia grazie al lascito testamentario di Nicomede IV, si trovarono ad affrontare Mitridate, che l’aveva invasa. L. Licinio Lucullo e Aurelio Aurelio Cotta, due consoli del 74, avevano ottenuto buoni successi, quando le truppe di Lucullo si ribellarono. Fu allora che, grazie all’intervento di Cicerone, con la legge Manilia, fu affidato a Pompeo il compito di risolvere il conflitto, che ebbe esito favorevole per i Romani Il cosiddetto I triumvirato (1 di 2) Nel 60 a.C. Pompeo, Crasso e Cesare si accordarono privatamente e segretamente per spartirsi il potere. Cesare, eletto, si occupò di soddisfare le richieste di Pompeo e votò due leggi agrarie che rendeva interamente disponibile alle assegnazioni l’ager publicus, a eccezione del territorio campano, che fu destinato a distribuzioni in favore dei nullatenenti. L’incarico di Pompeo in Oriente fu ratificato. Per favorire Crasso fu poi ridotto di un terzo il canone di appalto nelle province d’Asia. Al volgere del consolato, il tribuno della plebe Publio Vatinio provvide ad assegnare a Cesare il proconsolato in Illirico e in Gallia Cisalpina per cinque anni con 3 legioni e diritti di nominare propri legati e di fondare colonie. Pompeo, inoltre, essendosi reso vacante l’incarico nella provincia della Gallia Narbonense, ne propose l’assegnazione a Cesare con un’altra legione Il cosiddetto I triumvirato (2 di 2) P. Clodio Pulcro Cesare, Pompeo e Crasso fecero convergere il loro sostegno su Publio Clodio Pulcro affinché fosse eletto tribuno della plebe. Personaggio discusso, coinvolto in uno scandalo nel 62 a.C., perse da patrizio il diritto di ricoprire alcuna magistratura. Per questo, decise di farsi adottare da una famiglia plebea, in modo da potersi candidare al tribunato della plebe. Oltre alla legge che colpì Cicerone, ne propose altre volte a: limitare il potere dei censori di espellere dal senato; impedire che alcuno, a eccezione fatta di tribuni e auguri, potesse interrompere l’assemblea del senato adducendo come motivazione auspici infausti; rendere le distribuzioni di grano completamente gratuite; rendere di nuovo legali i collegia Pompeo a Roma Pompeo, rimasto console unico a Roma, iniziò a sostenere la fazione ottimate contro Cesare. Nel 53 a.C. non si era trovato accordo per le nomine dei consoli, e fu proposto inutilmente Pompeo come dittatore. Nel 52 Clodio continuava a imperversare con le sue squadre per la città. Allora aspirava alla pretura e fu affrontato in strada da Milone, che aspirava al consolato. Clodio fu ucciso. Per la difesa di Milone, Cicerone scrisse la sua orazione forse più celebre, la Pro Milone. Pompeo, nominato console sine collega, promosse leggi per contenere le violenza (de vi) e contro il broglio elettorale (de ambitu). Lo scontro legislativo Cesare aveva fatto in modo di presentare la propria candidatura al consolato in absentia, grazie una legge ad personam proposta da 10 tribuni della plebe nel 52. Nello stesso anno Pompeo presentò un provvedimento in base al quale dovevano trascorrere 5 anni tra una magistratura e una promagistratura; Pompeo aveva aggirato la regola, ottenendo per altri 5 anni il proconsolato in Spagna, pur potendo rimanere a Roma. Caio Scribonio Curione, tribuno della plebe, marito della vedova di Clodio, Fulvia, propose che entrambi magistrati con comandi straordinari, rimettessero la loro carica Cesare varca il Rubicone Cesare varcò con l’esercito il Rubicone e diede inizio alla guerra civile, mentre Pompeo con entrambi i consoli e diversi senatori si recò a Brindisi per imbarcarsi verso l’Oriente. Cesare non riuscì a raggiungerli in tempo per impedire loro di cercare l’appoggio dei governatori delle province e degli eserciti fedeli a Pompeo
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