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Crisi della Repubblica Romana, Schemi e mappe concettuali di Storia

Crisi della Repubblica Romana con vari schemi

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2023/2024

Caricato il 13/04/2024

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bagigio-1 🇮🇹

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Scarica Crisi della Repubblica Romana e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! Dispense della prof.ssa M. G. Desogus 1 La crisi della Repubblica Romana I contadini proletari, la nascita del latifondo e dell’ordine equestre Roma nel corso del III e II sec. a. C. si espanse velocemente nel Mediterraneo e in Asia; tuttavia le continue guerre lontano dalla patria impedirono ai soldati romani di coltivare la terra dei propri campi. Le terre incolte persero fertilità e i plebei dovettero venderle ai patrizi, che le fecero coltivare agli schiavi. Inoltre i cittadini romani combattevano a proprie spese e gratuitamente, per cui i contadini non avevano ulteriori introiti. Rimasti senza beni, i contadini si trasferirono in città, dove alcuni restarono disoccupati, mentre altri si misero al servizio dei patrizi e divennero loro clientes (ossia loro “liberi servitori”), accrescendone ulteriormente il potere. Uno dei problemi maggiori era inoltre costituito dal fatto che i plebei proletari1 “vendevano” i loro voti ai patrizi, in cambio della promessa di lavoro, denaro e favori. In realtà tutto questo nacque dal fatto che le immense terre conquistate dai Romani confluirono nell’ager publicus, ossia “il territorio pubblico” (quindi dello Stato), che venne affidato ai patrizi in una sorta di affitto. Ma questi ultimi si appropriarono dell’ager publicus assegnato loro e ostacolarono ogni tentativo di condividerlo con i plebei. In tal modo, mentre la città di Roma diventava sempre più ricca, i suoi cittadini plebei diventavano sempre più poveri. La ricchezza infatti rimase nelle mani dei patrizi, che possedevano i latifondi, ossia i grandi terreni agricoli. 1 I proletari sono coloro che hanno come unica ricchezza la prole, ossia i figli. CONTADINI terre incolte non più fertili emigrazione in città servitù verso i patrizi contadini proletari PATRIZI usufrutto dell’ager publicus dominio dei plebei proletari pieno controllo di Roma latifondisti Dispense della prof.ssa M. G. Desogus 2 Tuttavia proprio allora nacque un’ulteriore classe sociale: quella dei cavalieri (equites), ossia i ricchi commercianti. Infatti una parte della plebe era dedita ai commerci e col tempo si arricchì enormemente grazie alla posizione dominante di Roma nel Mediterraneo, in Asia e in Africa del Nord. Divennero una vera classe sociale nel II sec. a. C. e presero il nome di equites, “cavalieri”, perché quando combattevano nell’esercito romano utilizzavano un cavallo fornito dallo Stato. Tale classe sociale divenne sempre più potente e tra II e I sec. a. C. cominciò a cercare di avere anche un maggiore peso politico. PLEBEI CAVALIERI PATRIZI per lo più contadini ricchi commercianti (in origine erano plebei) nobili Inoltre vi era un ulteriore gruppo sociale: gli schiavi. Essi erano totalmente privi di diritti e sempre più numerosi, grazie alle numerose guerre vinte dai Romani, ed erano venduti a un prezzo sempre più basso (per la legge della domanda e dell’offerta...). Mentre in passato il legame tra padroni e schiavi era simile a quello familiare, ora divenne sempre più impersonale, perché la maggioranza degli schiavi fu impiegata nei latifondi, lontana dai loro proprietari. Non furono più considerati uomini, ma simili agli oggetti e perciò furono spesso maltrattati e malnutriti. Tale situazione era umanamente intollerabile e talvolta gli schiavi si ribellarono in massa, in particolare in Sicilia tra 136 e 132 a. C. Le riforme dei fratelli Gracchi La situazione politica ed economica a Roma era potenzialmente esplosiva: il potere era assolutamente sbilanciato a favore dei patrizi, che da soli non potevano governare l’intera città e l’intera confederazione romana. Perciò alcuni nobili decisero di intervenire per dare alla plebe una parte delle terre conquistate. In particolare due fratelli, Tiberio e Caio Gracco, pur essendo di famiglia nobile, fecero riforme in favore della plebe. Tiberio Gracco, eletto tribuno della plebe nel 133 a. C., propose una riforma agraria che poneva un limite ai latifondi, ne espropriava la parte eccedente e la ridistribuiva ai plebei indigenti in piccoli lotti di terreno. Non era una legge egualitaria, perché poneva sempre in grande vantaggio i patrizi, ma fu comunque aspramente avversata dai nobili. Tiberio si ricandidò per il 132 a. C. (invece di aspettare 10 anni), ma ciò fu considerato illegale dai
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