Scarica Feudalismo e Riforma Gregoriana in Italia: Libri Feudorum e Lotta per Investiture e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! Tali consuetudini sviluppatesi furono consolidate in una raccolta, i Libri feudorum, che fu inserita dai giuristi italiani nel corpus iuris. Il contratto feudale fu molto usato dal X secolo, anche in forma scritta per documentare le investiture concesse da principi e signori. La diffusione del feudo e del contratto feudale continuò nel periodo comunale, pur modificandosi di continuo. La ricostruzione dell’epoca post-carolingia, che vedeva un’impostazione di tipo piramidale è troppo rigida; infatti non tutto il SRI era inquadrato in questo sistema: molte terre non erano infeudate e molte erano le persone libere nelle città e nelle campagne. La pratica delle investiture feudali avrebbe dovuto rafforzare le deleghe di potere locale, ma ci fuil risultato opposto. Di fronte alla debolezza del potere centrale, gli ufficiali periferici hanno finito per interpretare il potere locale affidatogli, in modo autonomo. Per secoli l’ambiente feudale è stato retto da regole consuetudinarie, solo raramente affiancate da norme scritte. Ciò ha facilitato l’evoluzione e l’aderenza ai cambiamenti della vita sociale. Si sfalda così il SRI e solo nel X secolo Ottone I di Sassonia ripristina in parte il prestigio e il potere dell’imperatore con la Renovatio imperii e i vescovi-conti. I CONTI non sono più ufficiali, ma signori feudali (laici o ecclesiastici) investiti del titolo comitale; il loro potere deriva dall’investitura ma lo mantengono in modo autonomo. A loro si deve il mantenimento dell'esercito imperiale quando è nella zona. Il VESCOVO non può giuridicamente avere figli e così alla sua morte l’imperatore può interferire sull’elezione canonica del successore, assicurando così i feudi a persone fedeli. Il prestigio sociale e morale del vescovo aiuta a difendere il potere politico. Questa commistione fra trono e altare si protrae a lungo e suscita molte reazioni: nelle città ci sono i vescovi-conti, coadiuvati da un élite locale; nelle campagne ci sono signori e conti precedenti. Il coinvolgimento della Chiesa nella diretta gestione temporale aumenta il potere degli ecclesiastici; ci sono quindi commistioni e interferenza tra attività religiosa e civile. Le distrazioni degli ecclesiastici dalla loro missione suscitano un movimento di reazione; se ne fa portavoce un filone culturale con centro nell’abbazia di Cluny. Ne deriva un messaggio di riforma, che porta a contrasti all’interno della Chiesa. Propugnatori sono stati Pier Damiani e Ildebrando di Soana, che sono riusciti a far eleggere Papa Niccolò II: nel 1059, in seguito a una decisione conciliare, si stabilì che l’elezione del Papa avvenisse su scelta dei soli cardinali; venne quindi abbandonata l’elezione canonica. Le resistenze del clero furono consistenti, ma l’elezione a Papa di Ildebrando (Gregorio VII) assicurò prevalenza al partito riformatore. La Riforma Gregoriana inizia con un documento, il Dictatus Papae, in cui troviamo la rivendicazione del primato pontificio sulle chiese locali e nella stessa chiesa, la designazione discrezionale dei vescovi da parte papale e la valutazione pontificia dell’operato dei laici. Le istanze riformatrici si sono accentuate fino a sostenere la supremazia della Chiesa rispetto al potere temporale. Le tesi gregoriane hanno portato alla lotta per le investiture, conclusasi nel 1122 con il concordato di Worms. Durante questo periodo la Chiesa è riuscita a darsi una nuova RIFORMA, importante anche al di fuori della Chiesa: si è dotata di una precisa disciplina interna e di un’organizzazione gerarchica, con al vertice il papato di Roma. La diffusione delle investiture di poteri pubblici a vescovi da parte di laici, comportò spesso una specifica scelta riguardo alla persona ecclesiastica che ne sarebbe divenuta titolare; la nomina era