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"CROMORAMA" - Riassunto 2a e 3a parte, Sintesi del corso di Storia del Design

Riassunto dettagliato, capitolo per capitolo, delle due parti del libro. Sostituisce il manuale.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Caricato il 01/07/2020

beabarbie95
beabarbie95 🇮🇹

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Scarica "CROMORAMA" - Riassunto 2a e 3a parte e più Sintesi del corso in PDF di Storia del Design solo su Docsity! CROMORAMA AZZURRO COSTOSO Coloranti e pigmenti prima della modernità Alcune tinte hanno nomi inconsueti e stravaganti, molto diversi dai nomi comuni-scolastici dei colori. I vari nomi dei colori evocano la loro origine, come Terra di Siena, Blu oltremare. Prima della chimica i colori erano una materia preziosa, cose concrete (non astratte come oggi). Per più di 35 millenni i colori sono stati ricavati dai tre regni della natura: - Minerale -> si estraevano terre, carbone e pietra da macinare - Animale -> molluschi e insetti da spremere - Vegetale -> piante con potevi tintori Un colore usato spesso per le ‘opere’ di un determinato luogo indica la disponibilità di certe sostanze in quell’area geografica: un determinato colore si poteva trovare solo in alcuni luoghi. Oggi i colori sono prodotti sintetici, molecole create in laboratorio tramite reazioni chimiche. Possiamo quindi avere tutte le tinte che vogliamo. Invece in passato gli oggetti potevano essere soltanto di alcuni colori, il che comportava che la tinta venisse sentita come una loro qualità/caratteristica. È recente l’idea che i colori siano separati dall’oggetto. Infatti oggi consideriamo il colore un concetto astratto. Per spiegare come siamo arrivati a questa concezione, nel corso del libro racconteremo le biografie di alcuni colori più eminenti. I primi pigmenti usati dall'uomo sono le TERRE: procurarsele era facile (basta scavare). Si utilizzano fin dai tempi arcaici per dipingere e per cambiare aspetto gli artefatti: sono terre quelle delle pitture preistoriche e quelle della Dama Rossa di Paviland, scheletro ricoperto di uno strato di ocra Rossa. Dalle PIANTE si estraggono invece sostanze adatte alla coloritura di carta, cibi e tessuti: dalla Robbia si ricava un rosso vivace perfetto per tingere le stoffe; dallo Zafferano si ottengono molti toni dal giallo all'arancio; dal Guado si estrae il blu, un colore poco amato nel mondo classico perché associato ai popoli barbari che in guerra si tingevano il volto proprio con questo succo. Dal regno ANIMALE provengono tinte come il rosso di cocciniglia, tutt’oggi usata (Campari, orsetti gommosi). Ci sono poi i colori che vengono creati unendo il mondo animale e quello vegetale: come il giallo indiano, prodotto dando da mangiare alle mucche soltanto foglie di mango e privandole dell'acqua, per cavare dalla loro urina essiccata una polvere gialla con intenso potere colorante. Questo nell’Inda del V secolo. Ad un certo punto si inizia a fabbricare i colori (non più solo trovarli in natura): Il più antico pigmento artificiale risale al terzo millennio avanti Cristo ed è la “FRITTA EGIZIA” (il blu più usato per secoli). Invece il pigmento che ha più successo è la BIACCA, che verrà poi tolto dal commercio perché tossico: è il bianco degli affreschi della Roma imperiale e della tavolozza di Renoir. Ha un difetto, ovvero se usato da fresco scurisce (es. è la ‘Crocifissione’ di Cimabue).  Tossicità e instabilità sono i problemi con il colore nel mondo premoderno (1920). È una storia fatta di avvelenamenti, puzza e fatica: la bacca veniva usata anche come fondotinta causano gravi reazioni cutanee e si usavano sostanze acide come l’urina per fissare il colore, che però appestavano l’ambiente. Per cui si apprezzano le tinte, ma si diffonde l’idea che gli artisti (coloro che maneggiano il colore) siano puri meccanici, appartenenti ad una classe inferiore e maleodorante. Nel mondo antico ciascun colore ha il suo prezzo: il nerofumo, che deriva dal carbone ed era facile da ottenere, costava poco; invece i colori difficili da ottenere costavano molto, come il BLU di LAPISLAZZULO. Quindi è la loro provenienza che qualifica il prezzo dei colori. (Oggi hanno tutti più o meno lo stesso prezzo). BLU OLTREMARE/AZZURRO COSTOSO Tinta più costosa del mondo antico, ma anche mitica. Marco Polo lo inserisce nelle meraviglie dei suoi viaggi. Deriva da una pietra semipreziosa, il lapislazzulo, che arriva in Europa portata su navi provenienti da Paesi lontani, oltre il Mediterraneo. Oggi sappiamo che nel mondo antico l'unica fonte di questo minerale era Afghanistan, da cui giungeva in Italia tramite la via della seta fino a Venezia.  “Oltremare” si riferisce a COME ARRIVA SUL MERCATO. La sua ‘gloria’ sta anche nel fatto che richiede una lunga lavorazione ed è Cennino Cennini a descrivercela nel suo “libro dell’arte”: va pulito dalle impurità degli altri materiali, va macinato e impastato con altre sostanze e infine sciacquato più volte. Così si ottiene una polvere azzurra brillante. È il BLU del RINASCIMENTO (del Cenacolo di Leonardo e del cielo della Cappella Sistina di Michelangelo). I maggiori committenti del Quattrocento Fiorentino sono mercanti e banchieri le cui fortune vengono dal prestito a usura (condannata dalla Chiesa come peccato grave). Per assicurarsi un posto in Paradiso usano le loro ricchezze per la cultura, in opere d’arte. Inoltre dimostravano il proprio potere e risarcivano la società di quanto preso. Sono committenti attentissimi alle opere e per questo la scelta di materiali pregiati è importantissimo (avevano con l’artista lo stesso rapporto che abbiamo noi oggi con il muratore: noi scegliamo le piastrelle e lui lavora). Il Blu oltremare ha anche un VALORE METAFORICO che ritroviamo in alcune opere: nel dipinto di Giotto in cui San Francesco dona il mantello azzurro al soldato povero, per noi è solo un mantello, ma per il pubblico del 400 sta a significare qualcosa di immenso valore (essendo azzurro lapislazzulo).  Il valore economico del lapislazzulo entra nelle opere. Il lapislazzulo può avere diversi gradi di purezza, cui corrispondono i relativi prezzi, da 1 a 4 Fiorini l'oncia: Il più costoso viene utilizzato per dipingere il manto della Madonna. Cennini nel suo libro mette in guardia gli artisti, che potevano essere truffati con l’azzurrite: un minerale economico e meno stabile che può essere facilmente scambiato con l'oltremare, e che con l'umidità tende a sgretolarsi e diventare verdastro. Bisognava scaldare la pietra per distinguerle perché l’azzurrite diventa nera, mentre il lapislazzulo rimane azzurro. Quindi un’artista di quei tempi doveva avere talento ed essere bravo a fare la spesa. Il prestigio del Blu Oltremare cambia le sorti del blu, che da colore poco usato nell'antichità (legato al lutto), diventerà nel Rinascimento la tinta più nobile, adatta per il mantello della Vergine. Ancora oggi nelle raffigurazioni della Madonna il manto è blu. Anche la ‘moda’ di fare il cielo blu deriva dal Rinascimento e dal blu oltremare (infatti il cielo ha in realtà molti colori).  Il passato cromatico continua ad esistere negli usi e abitudini moderne. PORPORA SIMBOLICO Idee e miti del mondo antico Nel mercato dei colori del 500 si trovavano merci dai poteri straordinari, e accanto ai pigmenti più noti, si trovava una sostanza scura, tanto costosa quanto macabra, la CARNEMONIA, nome che ne rivela l'origine umana e mortuaria: si tratta della riduzione in polvere di mummia egizia. Seconda la leggenda Tintoretto era disposto a pagare molto per questo ‘nero di mummia’, convinto che abbia un potere occulto capace di penetrare nelle viscere dei dipinti fino a rendere immortale la sua fama. Per Lomazzo era perfetto per dipingere le ombre dell’incarnato. Considerano questa tinta colorata un qualcosa in più: nei tempi antichi si usavano colori naturali sbiaditi (beige, bianco sporco, marrone), per cui tutto ciò che era colorato era visto come qualcosa di eccezionale e miracoloso -> FACOLTA’ MAGICHE del colore. Ad accogliere le sue teorie e a trasformarle in qualcosa di utile alle pratiche professionali sarà un chimico, Chevreul. Essendo direttore delle Manifatture reali di Gobelins, si trova ad affrontare alcuni problemi con il colore: in primis per dare un’organizzazione alle migliaia di tinte, razionalizza i nomi sostituendoli con dei numeri e introducendo l'uso dei cerchi cromatici. Inoltre per risolvere il problema che il nero ricamato sui tessuti dà colori diversi in base al colore della stoffa, inizia a studiare i contrasti (perché studiando Goethe sa che questo effetto è dovuto all’occhio, non alla tinta). La sua soluzione è quello di ‘barare’ e modificare le tinte (se grigio su rosso risulta verde, bisogna aggiungere il rosso al grigio). Chiamerà questo CONTRASTO “SIMULTANEO”.  Il mondo degli artisti e del design prendono coscienza del fatto che non basta creare le cose, bisogna anche progettare il mondo in cui vengono guardate. Molti artisti studiano questo contrasto e lo applicano. Il primo ad applicarlo in pittura è Delacroix. Molto usato dagli Impressionisti, che non dipingono il mondo come gli appare (come ci fanno credere i libri), ma dipingono le cose come vengono lavorate dalla nostra psiche. BLU BOVARY Vestirsi per amare e per significare I colori degli abiti di un personaggio in un’opera di invenzione hanno sempre un significato se c’è dietro un autore attento ai dettagli (es. Rosso di Cappuccetto, verde di Robin Hood, il nero di Audrey Hepburn). In questo capitolo prendiamo in analisi uno dei romanzi più famosi dell’800, Madame Bovary di Gustave Flaubert. Emma (la protagonista) è la figlia unica di un piccolo possidente agricolo, che durante gli anni del collegio ha conosciuto le arti, la musica, la letteratura. Tornata a vivere in campagna, si sente stretta e annoiata da quella vita semplice. Volitiva ed egocentrica, finge svenimenti con le suore per attirare l'attenzione e sogna una vita diversa, vivace, mondana. Così quando conosce Charles Bovary, un medico condotto, accetta di sposarlo. Il marito però si rivela un uomo mediocre nei pensieri e modesto nelle ambizioni. Inizia a detestarlo e si tuffa nell’adulterio, prima con Rudolf, proprietario terriero disinvolto e seduttivo, poi con Leon, giovane avvocato. Emma cerca nelle relazioni extraconiugali un senso che le manca, inseguendo quegli ideali romantici scoperti da ragazza attraverso le pagine dei romanzi. La NOIA è un sentimento moderno, che ha un ruolo centrale nella storia. L'ENTERTAINMENT è il rimedio per la noia nella nuova società industrializzata, che è atea (no vita ultraterrena) per cui sa che il poco tempo che si ha, non va sprecato. Tradire è per Emma una sorta di intrattenimento. Emma desidera una vita mondana, non sogna Parigi, ma una città più vicina è raggiungibile, Rowen (uno dei centri più importanti per la tintura dei tessuti Indaco e blu). Seguendo le mode comincia a spendere più di quanto le è possibile, infilandosi in una spirale di debiti di cui il marito è ignaro. Alla fine, sotto il peso delle troppe menzogne, incapace di tirarsene fuori e troppo orgogliosa per arrendersi allo sguardo dei compaesani, decide di farla finita e si uccide ingoiando dell'arsenico. Il BLU ha un ruolo centrale nel romanzo. È un colore che ritorna con insistenza: la prima volta che Charles Bovary incontra la sua futura moglie, Emma è vestita con un abito di lana blu che racconta il desiderio di una vita diversa; Emma ha occhi marroni che alla luce del giorno brillano di un blu scuro e ha i capelli divisi in due bande, tanto lisci che emanano riflessi blu. È anche un COLORE PRESAGIO e DOLOROSO: quando Rodolfo la lascia, dalla finestra lo vede allontanarsi in un calesse blu e di vetro blu è anche il barattolo che contiene l'arsenico, per uccidersi. Prima di Emma c’era stato un altro personaggio letterario morto suicida, vestito di blu e giallo: il protagonista de “I dolori del giovane Werther”, pubblicato nel 1774 da Goethe, vittima di un amore impossibile per la bella Charlotte, si spara un colpo di pistola alla tempia e si fa trovare morto vestito come la sera del suo primo ballo con l’amata (giacca blu e panciotto giallo). Il successo del libro è enorme e l'accostamento di blu e giallo fa scoppiare una moda (“vestirsi alla Werther”). Nelle edizioni economiche di Madame Bovary troviamo spesso ritratti di nobildonne vestite di blu, come Ia Principessa De Broglie, modello a cui tutte si ispirano. La differenza tra questa donna ed Emma è che la prima appartiene all’aristocrazia e si veste di blu per censo; mentre Emma per imitarla, per far credere di appartenere a quella classe sociale (cerca di ingannare chi la vede vestendosi di blu, per sembrare nobile, quando non lo è).  Il blu è il colore dell’ARISTOCRAZIA. Indica un alto status sociale. Il ritratto della Principessa mette in luce il suo status, la sua ricchezza, con drappeggi sontuosi scintillanti, bagliori dorati, pietre preziose. Punto focale dell'intera composizione e l'anello è di certo costosissimo, specchio della sua identità sociale. Igres (pittore) segue la moda dato che l’abito è blu e la poltroncina è gialla. Altro esempio di film in cui i personaggi d’invenzione hanno abiti blu e gialli, è “La bella e la bestia” della Disney. È l’adattamento di un libro del 700, il cui tema è la contrapposizione tra l'amore intellettuale e quello passionale, tra mente e corpo. L’intenzione dell’autrice era quello di dare un insegnamento alle giovinette in un’epoca di matrimoni combinati, consigliando di vedere gli uomini vecchi (bestie) con gli occhi dell'amore, fino a trasfigurarli. Belle, la protagonista, è l’opposto di Emma Bovary: la ragazza accetta di trovare il buono in suo marito fino ad assistere alla sua trasformazione in un principe azzurro (che poi è un tipo di blu). Qui il tema è la contrapposizione è tra natura e cultura. Nella sequenza di apertura la protagonista passeggia per il villaggio, e tutto, dalle case agli abitanti, è dipinto in toni di marrone, di ocra e di bordeaux, tranne lei, Belle, che entra in scena vestita di blu che qui indica una DIVERSITÀ di cui si va fieri (è diversa, ma è sé stessa e ne va fiera). Durante la scena del ballo la bestia indossa una giacca blu e un panciotto giallo (Werther); Belle invece si presenta con un vestito giallo a balze, che rivela la sua nuova natura: un giallo illuministico, razionale, civilizzante. Abbiamo visto tutti personaggi vestiti di blu (anche se blu diversi), spesso in relazione con il giallo. Questi personaggi indossano il blu per motivi diversi, per mostrare condizioni diverse, ma il colore li accomuna tutti: è un modo di stare al mondo e di colmare la paura di essere invisibili, di non lasciare traccia. MALVA MODERNITÀ La nascita del consumo e del divismo 1793 avviene una grande rivoluzione: viene promulgata la libertà di abbigliamento. Prima di allora leggi stabilivano quali abiti fossero leciti in base alla classe sociale, al ruolo, al mestiere. Ora invece si è liberi di scegliere e di vestire come si vuole, cioè liberi di comprare. Non è detto, tuttavia, che si sappia come farlo, così nasce la pubblicità e insieme alla moda si afferma il concetto di GUSTO. Troviamo così i trendsetter = personaggi che esercitano il gusto, come principesse, che diventano punto di riferimento nell’abito della moda. Tra questi troviamo la regina Vittoria che si è presentata al matrimonio della figlia con un abito con una tinta nuova, mai vista: MALVA (viola accesso e brillante). Scoppia la moda, tutti vogliono il malva per vestire e per arredare. E’ una svolta anche per la tecnica: il vestito della regina Vittoria è TINTO con la mauveina, il PRIMO COLORANTE SINTETICO della storia. Le grandi società chimiche e farmaceutiche odierne hanno cominciato tutte le loro attività nell’800, proprio come produttrici di coloranti sintetici. L'invenzione è di William Henry Perkin, che nel 1856, mentre sta cercando di sintetizzare il chinino, ottiene una sostanza di colore cupo e si accorge che se dissolto nell'alcool, da un effetto violaceo e gli viene l'idea che forse è possibile farne un colorante per tessuti. Lo prova sulla seta, che ne conferma subito la stabilità: regge la luce, lo sfregamento, i lavaggi. Così brevetta subito la nuova sostanza e inizia una produzione su larga scala. Inizialmente la chiama porpora di anilina, poi Mauve. Ha enorme successo.  Con Perkin il colore diventa un fatto ordinato, pulito e inodore (prima procedimenti lunghi, puzzolenti e degradanti, come i 10 comandamenti per fare il rosso con sterco). Erano già stati creati colori nuovi (blu di Prussia e blu cobalto), ma non erano adatti a tingere le stoffe. Il malva è il 1° COLORANTE PER TESSUTI, che apre le porte alla MODA, ma perché sia possibile c’è bisogno di una nuova società-mentalità. L’importanza sociale della Malva è che se ne possono produrre in quantità infinite. Quindi nella società capitalista dell’800, il colore diventa un bene di consumo che tutti possono comprare.  Avvicina le classi sociali. La regina Vittoria con il suo vestito malva invita le altre donne a fare come lei. Quando ci pettiniamo e vestiamo in un certo modo stiamo ripetendo qualcosa che abbiamo visto addosso a qualcun altro. Anche l’imitazione è un processo industriale e siamo noi a produrre le copie. A Berlino tra il 1823 e 1828 l'architetto Karl Friedrich Schinkel progetta due strutture che sono la premessa di questa nuova epoca: il primo museo pubblico e il Kaufhaus, un centro commerciale. I due edifici, in stile neoclassico, si somigliano: sono spazi percorribili dove si può passare il tempo, vedendo cose e spendendo soldi nel tempo libero (che è qualcosa di nuovo nella nascente società di massa). Contemplazione e shopping sono divenute entrambe forme di Entertainment e la condizione principale è “Guardare”. Così nell'Ottocento tutto è una vetrina e i destinatari principali di queste rappresentazioni sono le classi emergenti.  Con il CAPITALISMO nasce la MODERNITÀ e con essa nascono nuove pratiche sociali. Ad esempio si ha la prima grande Esposizione Internazionale (1851) in cui vengono mostrati oggetti che provengono da tutto il mondo, accompagnati dal loro catalogo. In quegli anni si pensa che il pubblico sia qualcosa di dato: sta là fuori e aspetta che gli vengono proposte delle cose da guardare, da ascoltare o da leggere, ma in verità il pubblico si costruisce, facendolo partecipare e dandogli strumenti per comprendere. In pittura si ha un’invenzione che porta alla creazione di un nuovo pubblico e cambia l’arte stessa: John Rand, un pittore americano, decide di commercializzare i colori ad olio già impastati confezionati dentro una lamina di piombo chiusa da un tappo, così nasce il colore in TUBETTO. Molto pratico. Nasce così il DILETTANTISMO: tutti dipingono, l’arte diventa uno svago per tutti (no solo professionisti) e così il tubetto contribuisce alla costruzione del pubblico nelle mostre dei musei. Il tubetto comporta uno scadimento della qualità dei materiali rispetto alla raffinatezza della tradizione perché chi dipinge per passare il tempo non spende cifre esorbitanti per i colori, così i produttori tagliano i colori con olio e cera per abbassare il costo. Per questo i colori sono più instabili e i capolavori di quel periodo sono invecchiati nel tempo. L’economicità comporta anche un cambio stilistico. E’ anche grazie alla fotografia che nascono Il divismo, la moda e l'arruolamento militare di massa. L’ 800 è assediato di foto e soprattutto di ritratti (modelle, attori, soldati che invitano al reclutamento). Il primo colorante sintetico, tutti questi nuovi oggetti riescono ad avvicinare le classi sociali. VERDE ILLEGALE La favola dei primari Nel 1386 Hans Tollner viene processato e condannato ad una pesantissima multa, esiliato ed infine radiato dall'arte dei tintori. A quei tempi, in Europa, vigono leggi precise che governano le attività artigianali. Le corporazioni vigilano su tutto quello che viene prodotto: nel campo della tintura sono concesse licenze che prevedono quali materiali si possono tingere e di quali colori. Hans possiede una licenza per tingere la lana di blu e di nero (è specializzato negli scuri), ma ad un certo punto vengono scoperte nel suo laboratorio alcune vasche ricolme Un’altra grande invenzione dell’800 è la FOTOGRAFIA e da subito si cerca di farla a colori. Nel 1961 il fisico James Maxwell produce la prima foto a colori, una specie di diapositiva: fotografa una coccarda scozzese 3 volte, con 3 filtri diversi e poi le ricompone proiettandole sovrapposte. Da allora ogni procedimento di produzione del colore ruota intorno a queste due azioni: separare e ricomporre. Il coronamento di un secolo di ricerche è l'UNIONE della LITOGRAFIA con i processi FOTOGRAFICI, che permette di riportare sulla lastra da stampa tutte le immagini. I primi a giovarne sono gli editori di moda, che possono portare le tinte dei vestiti sulle riviste (pubblicazione di Vogue a colori 1935). L'anno decisivo per le tecnologie del colore è però il 1935: viene introdotto l’inchiostro Ciano che permette la stampa in quadricomia; compare la KodaChrome (la prima diapositiva destinata al consumo di massa); al cinema debutta “Becky Sharp”, il primo vero film a colori realizzato grazie al Technicolor. Technicolor = cinepresa monta Tre Comuni pellicole bianco e nero, che riprendono la scena contemporaneamente, ciascuna filtrata con uno dei tre colori primari. Alla fine vengono ricomposte aggiungendo una battuta di nero per contrastarle meglio. È una pellicola che si imprime, ha la natura di ‘immagine stampata’. Si tratta di un procedimento laboriosissimo e costoso, gestito esclusivamente dalla Technicolor con il controllo assoluto di ogni fase di lavorazione (anche cineprese speciali sono tutte di loro proprietà).  Un’unica azienda ha il monopolio sul cinema a colori. Il Technicolor è sentito in principio come un tipo di effetto speciale: es. effetto ricorrente nei primi film di Disney è quella in cui un personaggio cambia colore all'improvviso (Mammolo timido che diventa rosso; Pinocchio che fuma e diventa verde). Oggi il mondo è un tutt’uno con le tecnologie, che permettono di rappresentarlo al meglio, di farlo conoscere: es. National Geographic ha usato per decenni la diapositiva Ektachrome, basata sui toni freddi (dava sull’azzurro e ci mostrava il mare blu), che permetteva di scattare con tempi veloci e risultava perfetta per i reportage naturalistici; la più venduta al pubblico di massa era la KodaChrome, che dava sul verde, più lenta, ma perfetta per le foto delle vacanze. Grazie alla fotografia le opere d'arte del passato hanno diffusione sempre più grande. Il sistema più diffuso per la riproduzione del colore è la quadricromia. Questo sistema rende però le tinte opache, per cui la stampa fa una selezione delle opere del passato (es. Impressionisti). Inoltre la stampa ha cambiato la percezione dei colori: quello che noi oggi riteniamo il vero rosso (rosso Coca-Cola) è il rosso più economico, prodotto dalla stampa litografica. GRIGIO ARMONICO Grandi ideali per la vita quotidiana Tra le idee tanto diffuse c'è quella che esista un'armonia tra certi colori e che alcuni di questi accordi si applicano meglio a certe persone. Alcuni teorici del 900 hanno confermato questi ‘miti’, parlando di ARMONIA CROMATICA. Il termine ‘armonia’ si riferisce alla combinazione simultanea di due o più suoni e si dà per scontato che si tratti di un nesso piacevole che in pittura e nel design, è sinonimo di equilibrio, ordine, coerenza. La modernità si è occupata della RAZIONALIZZAZIONE DEL COLORE, cioè la messa a punto di regole universali sul numero delle tinte e sulle loro combinazioni migliori. Ciò ha portato a costruire una grammatica visiva in cui l'idea di armonia è stata la conseguenza inevitabile. IL CERCHIO DI ITTEN Nel 1919 arriva al Bauhaus una figura stravagante e pittoresca, Joans Itten. Itten è interessato a quello che accade all'interno del cerchio, ai rapporti tra i colori (prima di lui le teorie sui colori si interessavano ai singoli). Così mostra come da tre tinte primarie si generano solo le secondarie e le terziarie e usa questa struttura per evidenziare alcuni accostamenti armonici (più piacevoli di altri), prendendo i colori che giacciono sulla circonferenza a gruppi di due o di tre secondo rapporti di quadratura o di triangolazione. A questo punto, Itten pone l'accento sulle relazioni che si vengono a creare tra le tinte e individua 7 contrasti cromatici fondamentali: - contrasto (opposizione) di colori puri - contrasto (rapporto) di chiaro scuro - contrasto di freddo e caldo (tinte più e meno sature) - contrasto (opposizione) dei complementari - contrasto di simultaneità - contrasto di qualità - contrasto di quantità Itten sostiene che c’è armonia se mescolando tutti i colori in un quadro si ottiene un grigio medio: non è però un grigio visibile, ma un grigio matematico -> armonia matematica. Dice di rifarsi alle teorie di Goethe, ma si sbaglia, in realtà si rifà a Schopenhauer: il primo a sostenere che per ottenere armonia cromatica si deve controbilanciare la quantità di luce riflessa dalle tinte Qualche anno dopo a Boston, Munsell, professore di teoria del colore, propone un modello fondamentale in ambito scientifico ed industriale. Anche lui parla di armonia e sostiene che non si possono ingabbiare i colori dentro uno schema rigido. Per cui propone una forma tridimensionale, simile ad un albero dai rami di lunghezza diversa e salendo dal basso verso l’alto il fusto indica il procedere dal buio alla luce. Intorno al tronco le tinte sono disposte in circolo, mentre i rami rappresentano differenti gradi di saturazione. Per lui si ha armonia quando la mescolanza dei valori di tinta, di luminosità e di saturazione produce un grigio neutro. Goethe nella “Teoria dei colori” suggerisce anche significati spirituali intrinseci alle tinte e così prendono piede le PRATICHE DI CROMOTERAPIA: es. nel 1890 il fisiologo Charles Fèrè comincia a curare gli attacchi isterici sottoponendo i pazienti a flussi di luce colorata, seguendo l'idea che le lunghezze d'onda danno beneficio all'organismo. Inoltre Itten è il primo ad associare le scelte cromatiche con i tipi umani, sostenendo che le tinte scelte dagli artisti corrispondono ai suoi tratti fisici e caratteriali (es. i biondi scelgono tinte vivaci; i mori preferiscono i colori tetri). Teorie che riscuotono grande interesse. Con esse Itten ha influenzato la moda e l’arredamento, che spiegano come abbinare le tinte all’aspetto fisico. In realtà l’idea che esista un'armonia a priori è un falso perché non esiste un accoppiamento perfetto (ciò che non lo è in una occasione, lo può essere in un'altra). Certi accoppiamenti che risultano piacevoli sono privi di regole. Tutte le idee, esoteriche, pratiche o scientifiche, sono formulate da persone precise in precise condizioni storiche, tecnologiche e sociali. Bisogna sempre tener conto del contesto per comprendere un’ideologia. MARRONE NEURONALE Come il cervello costruisce il colore Il capitolo si apre con il racconto dell'esperimento fatto da due neurobiologi Hubel e Wiesel nel 1959. Stanno facendo una ricerca sulla visione per scoprire cosa nella scena visiva solleciti un determinato neurone e quindi cosa accade quando si guarda qualcosa. Per farlo impiantano un elettrodo nel cervello di un gatto sedato e lo sottopongono a varie immagini (vetrini). Scoprono che le cellule della corteccia sono specializzate: ci sono quelle a cui piacciono le righe poste in verticale, altre che preferiscono quelle in diagonale, alcune sensibile a linee sottili, altri a quelle più larghe, e così via. Il neurone non ha un cervello con cui pensare, semplicemente si eccita di fronte ad un certo stimolo che corrisponde al compito per cui si è voluto. I neuroni non si limitano ad eccitarsi, ma nascono e muoiono e i loro legami possono farsi e disfarsi. La grande scoperta di questi scienziati è che il cervello sarebbe interessato non tanto alle cose quanto alle discontinuità presenti nella scena (spigoli, bordi, ombre, colori).  Le ultime teorie cromatiche infatti sono state formulate dalla neurobiologia Secondo la scienza attuale quando l'energia luminosa arriva sul fondo dell'occhio finendo sulla retina, la membrana trasforma la luce in un segnale nervoso. Nel 1959 si è avuta una prima conferma che queste cellule, “i coni”, siano di 3 tipi e ciascuno sensibile a diverse gradazioni di colori: rosso, blu e verde. Un cono non sa nulla del colore e il suo compito è solo quello di contare i fotoni da cui è colpito, cioè le particelle che compongono la luce. Secondo il modello di Young la visione dei colori deriva dalla mescolanza dei tre primari, ma nell’800 con l’affermazione della quadricromia, questa teoria va in crisi (perché i primari sono ora 4, con il giallo che non si riconosce come derivante da 2 tinte). Hering si interessa alla relazione delle tinte tra loro: esiste il giallo, poi il giallo che tende al rosso e quello che tende al verde; ma non esiste un giallo che tenda al blu. Proprio per questo Harring affermerà che i colori più distanti a livello percettivo siano in antagonismo reciproco (il blu con il giallo, il rosso con il verde). E presume che questa sia una caratteristica tipica del sistema nervoso: ovvero la retina quando vede un colore manda al cervello una doppia informazione (comunica la sensazione cromatica come coppia di opposti, cioè dice il colore e il suo opposto). Recenti studi di neuroscienze danno ragione a Haring.  secondo Young ed Helmholtz i colori primari a livello della retina sono tre, mentre per Hering diventano sei, uniti in tre coppie di opposti (blu-giallo, rosso-verde, bianco-nero). Vedere il colore è tuttavia una COSTRUZIONE MENTALE (no elaborazione retina): il colore è solo dentro la nostra testa. E’ frutto dell’evoluzione ed è utile per conoscere la realtà, per distinguere ciò che ci circonda (es. distinguere la frutta acerba da quella matura). Questo processo però è una costruzione in quanto la mente percepisce come stabili le caratteristiche delle cose: es. un foglio bianco appare bianco ad ogni ora del giorno. Questo grazie alla COSTANZA CROMATICA per la quale riconosciamo le cose a prescindere dall'illuminazione. La costanza cromatica è una caratteristica del tutto umana che viene creata a livello della corteccia cerebrale V4. La corteccia visiva ci permette inoltre di vedere alcuni colori che non esistono, come il marrone ed il grigio. Il marrone è un giallo messo a fianco a superfici più luminose di lui. Dipende contrasto spaziale creato dalla corteccia. Per l'occhio il marrone non esiste, è solo all'interno della nostra mente. Il nostro cervello interpreta ciò che è più scuro con un altro colore (infatti è impossibile proiettare un disco marrone nel buio completo perché la sua luce ci sembrerà comunque gialla).  I colori vanno legati al CONTESTO SPAZIALE È importante la scoperta di Chevrel sul “contrasto simultaneo”, secondo cui 2 colori uguali ci appaiono differenti dando luogo ad un’illusione ottica. Mentore di questa “tecnica” fu Josef Albert che la utilizzava come metodo di insegnamento: faceva accostare i colori ai suoi allievi per dimostrare come questi accostamenti influenzino la nostra percezione (es. ocra appare diverso a seconda del colore che ha a fianco). Altri esempi sono quello dei cerchi con contorno bianco e con contorno nero, dove nel secondo caso il colore all'interno sembra più vivido. Effetto molto usato nell’arte e nel design. VIOLA SPEZZATO La luminosità e le tinte Il capitolo inizia con la storia di Jonathan nel libro di Oliver Sacks, un uomo che ad un certo punto per un'intossicazione da monossido di carbonio non riesce più a distinguere i colori (bianco, nero e grigi sì) e successivamente non riuscirà nemmeno più a pensare al colore. Il termine medico è acromatopsia (deprivazione sensoriale del colore) e ci hanno aiutato a capire il come funziona la mente: abbiamo infatti scoperto che le informazioni luminose (chiaro e scuro) e quelle cromatiche viaggiano in parallelo. Secondo i neurobiologi l'acromatopsia è dovuta ad un danno della corteccia e non della retina (è un problema della  Dopo aver illustrato tutti questi contrasti possiamo affermare che ciò che attira la nostra attenzione è uno scarto visivo di qualunque tipo ed infatti gli artefatti di successo hanno sempre alla base un qualche tipo di contrasto. Quando vediamo qualcosa che non ci piace e lo definiamo “brutto” a livello grafico o visivo, significa che non è stata data un'importanza alla gerarchia visiva (troppa roba o poca, male organizzata disorienta l’occhio e noi ci distraiamo). ROSSO SIGNIFICANTE (la scelta dei colori di un prodotto ha un significato) I colori delle cose Il capitolo si apre con un riferimento alle Smarties (1938 Inghilterra), confetti colorati e variopinti che hanno tutti lo stesso sapore. A differenza dei confetti italiani, dove il colore del confetto indica una situazione precisa (es: bianchi matrimonio, azzurri o rosa nascita di un figlio maschio o femmina), le Smarties sdoganano questo concetto. I confetti italiani hanno un concetto simbolico che sta per qualcos'altro; mentre le Smarties hanno un ruolo, ovvero quello di far capire attraverso la varietà dei colori lucidi che sono rivolti ai bambini (si rivolgono ad un certo target). Un altro esempio che vediamo è quello del primo Mac (da Macintosh) del 1999 che si distingue dagli altri pc per “design diverso, all’avanguardia’: forma più arrotondata, colori vivaci e lucidi (verde,blu). L'idea era quella di rappresentare un prodotto per tutti, da usare non solo per lavoro, ma anche nel tempo libero e che riportasse all'idea di “navigare nel web” (grazie al colore blu che riprendeva il mare). Possiamo capire come con il Mac si arrivi all'idea che avere uno stile personale è fondamentale per rimanere impressi nella mente delle persone. Più avanti Apple creerà anche l'IPod e l'IPhone i quali non sono solo degli oggetti ma anche delle pratiche sociali.  Apple vende un modo di essere ad una fetta precisa del mercato: “Think Different”. Il successo Mac è stratosferico in quanto introduce uno stop alla routine; le idee del team sono filosofiche e progettuali. Il Mac prende spunto da un altro pezzo storico, la macchina da scrivere ideata per Olivetti da Sottass (1969): è la Valentine rossa, precorritrice del Mac, la cui peculiarità è l'essere portabile ed utilizzabile fuori dall'ufficio. Fatta del materiale con cui faranno i Lego. Non ha lo stesso successo perché i tempi non erano maturi. Una caratteristica importante del design italiano dei 60-70 è che le cose non sono colorate, ma sono arredate da colori (appunto la Valentine o ai frigo color pastello). Il rosso spicca perché rappresenta la forza, come succede per Coca-cola, colla Pritt, gli estintori, la Ferrari, il Campari. Il colore ha importanza per tutti e non solo per le grandi marche. Pensiamo allora a due oggetti comuni: un frullatore ed un trapano. Entrambi di uso comune si distinguono dai loro competitors per la loro narrazione visiva: il trapano della Bosch è nero e verde (paesaggi montani) rispetto a quello di Black & Decker. Scelgono insomma di farsi riconoscere tramite l'accostamento di due tinte perché un colore isolato è mutevole e può essere scambiato con facilità, mentre una coppia viene memorizzata e recepita meglio (es: rosso-bianco per vodafone, rosso-blu per tim, arancio-blu per wind). Oltre a distinguerli per la forma e lo scopo, sono diversi i colori: il frullatore ha colori candidi rispetto al verde silvestre e montano del trapano. Uno ha un uso interno, l'altro anche esterno ed è per questo che è stato scelto il verde. Il frullatore minipimer Braun è potente, trita le verdure con la lama ma ha un aspetto più gentile. A ribadire le differenze sono anche dei fattori sinestetici: il colore nero sembra sempre più impegnativo e difficile rispetto ai colori chiari (es. i pesi delle donne in palestra sono colorati, quelli dei bodybuilder neri). Si tratta di differenziazioni di genere che non vanno tanto in base al sesso quanto ai luoghi: l'officina per il primo, la cucina per il secondo. A rivelare la natura puramente convenzionale di queste scelte cromatiche ci ha pensato Ehrnberger che ha scambiato i colori tra frullatore e trapano, scambiando così anche le significative apparenze: ora il frullatore è super agguerrito, mentre il trapano sembra quasi uno strumento da ginecologo.  L’IDENTITÀ CROMATICA PREVALE SULLA FORMA E SULLA FUNZIONE. L'esempio che abbiamo appena fatto è riconducibile alla “pragmatica semiotica del colore”, il che vuol dire che le tinte e i colori significano in quanto veicolano dei messaggi (es. la pepsi è blu perché vuole passare il messaggio di non essere come la Coca Cola).  Attraverso il colore si esprime un contenuto C'è da dire che la comunicazione dei colori talvolta non è diretta, ma frutto di un processo: come c'è chi associa il colore verde del trapano alla montagna, c'è anche chi non gli da peso e lo compra/usa perché gli serve.  non tutti danno lo stesso significato ad un colore Non sempre il colore ha una volontà o un messaggio specifico, come nel caso della colla Pritt, che non si sa perché sia rossa. In questo caso il colore ha solo un ruolo: differenziare la Pritt dalle altre colle. VERDE ASPRO (I colori del cibo influenzano i nostri gusti. In questo interviene la memoria) Colori da bere e da mangiare Il capitolo inizia con un esempio del colore arancione: Amsterdam addobbata da questo colore per il matrimonio del re dei Paesi Bassi. Noi spesso associamo l’arancione alle carote in quanto pensiamo siano sempre state così. Non è vero: le carote sono divenute arancio per mano dell'uomo (agronomi nel 600), che ha unito l'ortaggio ad una radice color arancio ed ecco le carote che tutti conosciamo.  Il colore dell’ortaggio è FRUTTO D’ARTIFICIO Questo per dire come il COLORE DEI CIBI sia da sempre stato fondamentale. Oggi tutti i cibi sono CONTROLLATI per strategie commerciali (es. il Parmigiano deve avere sempre lo stesso colore): bisogna avere valori costanti nella produzione che deve dare prodotti sempre uguali. É importante per le industrie che li pubblicizzano far sì che il cibo X abbia lo stesso colore che avrebbe in natura e per questo vengono controllati attraverso il controllo dei mangimi che si danno negli allevamenti e sostanze per correggere la cromatura. In pratica oggi ogni pietanza è colorata e segue un protocollo preciso. A farci riconoscere il colore “giusto” degli alimenti è la nostra MEMORIA in base a qualcosa che conosciamo già e che ci ha dato delle esperienze positive -> IL SISTEMA DELLE TINTE funziona PER RICORDI e ANALOGIE. Ovviamente vi è anche una COMPONENTE CULTURALE per quanto riguarda le tinte: in Francia la maionese è molto gialla, mentre in Italia è più pallida; in USA non comprano le uova dal guscio scuro ma solo dal guscio chiaro -> I colori insomma cambiano per una QUESTIONE GEOGRAFICA. La gestione del colore nell'industria alimentare è fondamentale per il risultato finale: il blu ad esempio non è molto usato in quanto ci riporta al pensiero di muffa, di avariato (anche se la moda di cartoni animati ha portato al successo del gusto ‘Puffo’ che è blu). Qui interviene la memoria, il collegamento tra un colore ed il sapore che rappresenta. Proprio per questo in Occidente si tende ad associare il nero all'amaro, il grigio al salato, il giallo al grasso, il verde all'acido perché noi abbiamo esperienza nel mondo di ciò (i frutti verdi sono aspri), anche se non vi è un codice rigido (esempio: rosso = dolce ma anche piccante). Il primo ad interessarsi alla sinestesia dei colori fu il cugino di Darwin, Galton che si accorse come alcune persone vedessero i numeri colorati (sinestesia). Questo è possibile perché il cervello messo di fronte a due oggetti produce sempre delle RELAZIONI SINESTETICHE, ovviamente basate anche sulle nostre esperienze personali. Un esperimento afferma che una bevanda uguale ma data tre volte con tre colori diversi produce tre sapori distinti: verde = aspra; rossa = dolce; marrone= amara. È la nostra esperienza che ci porta a fare questi collegamenti, l’esperienza dei colori influenza anche l’esperienza gustativa. Questi pregiudizi gustativi sono stati poi utilizzati anche per un'altra parte grande dell'industria: il PACKAGING, che mostra e racconta attraverso il colore un prodotto (non è sempre facile trovare il colore giusto per confezione): es. la Schweppes che è trasparente con un'etichetta gialla quasi a farci percepire la fettina di limone con cui essa di solito viene consumata. Le tinte fungono da indicatori per noi consumatori, ovviamente in base al contesto in cui sono inserite: per l'acqua il rosso e il blu del rubinetto indicano acqua calda o fredda, ma sulle bottiglie, indicano il grado di effervescenza. Il colore della confezione può indicare la fascia di prezzo: le tinte unite (es il bordeaux) sulle confezioni spesso indicano il lusso, mentre l'unione di più colori indica subito il pop, il commerciale e l'economicità. Tra tutti i colori usati nell'alimentare uno è particolarmente interessante: il viola. É una tinta lenta, formale, che indica maturità e riservatezza (nella Milka nella sua tonalità più lilla, nei lassativi, nelle prugne). Se in Occidente il viola fa chic cioè richiama il lusso (elitario, snob). È il colore vittoriale per eccellenza (es. Parco della Vittoria Monopoly); in Cina fa povero in quanto contrasta con il giallo imperiale. BEIGE COLONIALE e altri problemi di marketing Inizia con il racconto dell’autore, che dovendo comprare una macchina nuova, dovette spendere di più per averla bianca perché colore optional. Questa è un’astuta strategia di marketing perché quasi tutti preferiscono le macchine bianche. Infatti il colore rappresenta l'identità degli oggetti, ma anche l'identità del pubblico. Abiti e automobili primi beni proposti in più colori (es. Chevrolet). 1950 la Kenwood mette in commercio un frullatore bianco che permetteva di scegliere il colore dei dettagli. Pratica ripresa dai motociclisti, i primi a sfoggiare stesso oggetto, ma di colori diverso: è la casa motociclistica Harley che, nel dopoguerra, permette ad ogni acquirente di comprare e personalizzare a piacimento la propria moto.  Porta al sistema di PERSONALIZZAZIONE, per cui è il colore LA PRIMA FORMA DI IDENTIFICAZIONE, sia del prodotto e sia del consumatore (scelgo oggetto di quel colore perché lo sento affine). Il packaging ha un ruolo evocativo in quanto stimola i sensi delle persone e la loro psicologia nella scelta (es.il vasetto di yogurt lilla che ha la confezione rosa e quindi è “al gusto di” fragola). Altro esempio sono le saponette o i prodotti da bagno per lavarsi: confezioni di varie tinte che evocano frutti. Al cambiare della fragranza o del sapore cambia anche il packaging. Nei saponi femminili abbiamo un packaging che rievoca il sapore e la natura; in quelli maschili invece evoca personalità con tinte dei motori e sport. Si utilizza il beige per evocare atmosfere esotiche coloniali, diventa sinonimo di relax. Vi sono studi che da anni cercano di capire quale sia il colore più adatto ai detergenti e d'altro canto vi sono studi che cercano di capire quali tinte andranno di moda in futuro: questa azione è chiamata color forecast (un po' come le previsioni del tempo). Non sempre ci sono i risultati sperati e il bianco rimane il colore che più di tutti richiama il pulito. Inoltre avendo la casualità grande rilevanza nel determinare il successo del colore, il marketing non potrà mai dominare il colore (non tutti valutano il colore allo stesso modo). Alla fine del capitolo troviamo l'esempio de “Il diavolo veste Prada” dove Andrea che si sente superare rispetto alla moda, come se non lo riguardasse, si presenta da Miranda con un maglione azzurro. Miranda le fa un discorso su quel maglione che è ceruleo (andava di moda nel 2002) e che pur non sapendolo sono state le industrie a sceglierlo per lei. Ecco che viene fuori come i colori della moda sono studiati a tavolino e allo stesso tempo come il successo di una tinta dipenda molto dal contesto. BIANCO MORALE (colorati vs bianco e nero, uso del technicolor) Miti d'oggi nati ieri Il capitolo si apre con il film “Il Mago di Oz” in cui viene utilizzato il Technicolor per realizzare una contrapposizione cromatica: Oz è a colori mentre il Kansas è in bianco e nero. Questa rappresenta una contrapposizione morale: i colori sono lo sfarzo, l'irreale, la falsità delle Metropoli; mentre il bianco e il nero sono i valori morali dei contadini e l’autenticità. Questo è un tema antichissimo ed ha così luogo la CROMOFOBIA= la paura dei colori. La contrapposizione tra colore e non colore è radicato nella mentalità moderna ed ‘inconsciamente’ è entrata nelle nostre abitudini (es. facendo il bucato separiamo i colorati perché ‘pericolosi’). Da sempre il bianco e nero è visto come elegante e posato, mentre i colori vengono visti come allegoria pop esagerata. Il nero in particolar modo è sinonimo di eleganza da sempre (es. smocking che è l’abito da sera
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