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Cromorama- riassunto, Dispense di Strumenti Dell'immagine E Del Suono

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Tipologia: Dispense

2020/2021
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Caricato il 15/03/2023

Rachelegym01
Rachelegym01 🇮🇹

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Scarica Cromorama- riassunto e più Dispense in PDF di Strumenti Dell'immagine E Del Suono solo su Docsity! RIASSUNTO CROMORAMA Giallo industriale Nella società attuale il colore non è solo un'attributo, ma un'aspettativa. Le tinte diventano tutt'uno con gli oggetti. La matita gialla è più matita di qualsiasi altra. La produzione ha bisogno di normare i prodotti, hanno bisogno di una rappresentazione coerente per essere venduti. Così facendo standardizza la percezione. Si comprano non solo oggetti ma l'idea di essi. Per questo nasce il “chilometro zero”, ma è un concetto che può esistere solo nel mondo industriale. Il design progetta le rappresentazione che finiscono per abitare la nostra mente. Fare un oggetto di un determinato colore può incontrare o meno il consenso del pubblico: se lo incontra, allora entra nell'immaginario. Rosso unito La velocità e il colpo d'occhio sono la cifra stilistica dei nostri tempi. La creazione di pezzi unici nei tempi passati è caratterizzata da tinte non unite. Nei quadri rinascimentali notiamo che il colore ha anche una matericità. Con l?impressionismo si può parlare artisticamente in modo veloce alla società di massa (è anche il periodo in cui vengono inventati i tubetti pronti all'uso). Nel mondo antico è difficilissimo produrre la tinta unita. Con la lavorazione in serie invece è il contrario. La tinta unita è la caratteristica della modernità, anche se nel mondo naturale sono pochissime le cose cromaticamente uniformi. Oggi è normalissimo il campionario Pantone di tinte unite. L'idea di superficie non uniforme come sporca è nata nell'Ottocento, con la nascita della borghesia che voleva fortemente opporsi al mondo contadino. Con gli avanzamenti medici lo sporco è visto con sospetto. In breve sporco, vecchio e rovinato arrivano ad equivalersi: per essere moderni bisogna essere nuovi e puliti. La mania per il nuovo ha contribuito a rendere la tinta unita una presenza ovvia. Nero articolato Brillo box di Andy Warhol riproduce le scatole di detersivo in modo quasi uguale. Sono dipinte a mano e presentano varie sbavature, le stesse della stampa in serie delle scatole originali. Le inesattezze di Warhol appaiono però intenzionali e poetiche. Mondrian invece arriva alla riduzione all'essenziale e si ferma un attimo prima che diventi colore industriale. Guardando le sue opere non ci si può dimenticare che sono dipinte, il colore non è omogeneo. Sembrano opere quasi di design ma rivelano la stessa materia dei maestri rinascimentali. Azzurro costoso La prima differenza tra colore odierno e colore del passato è il fatto che prima di essere chimica il colore è stato una materia preziosa. Sono sempre stati ricavati dalla natura (minerale, animale e vegetale), oggi invece sono prodotti sintetici. Oggi abbiamo un'idea del colore svincolata dagli oggetti, che in molti casi possono essere di qualsiasi colore li vogliamo. I primi pigmenti usati dall'uomo sono le terre, altri ricavati dal mondo animale come il rosso di cocciniglia (oggi colorante E120). Ci sono alcuni che vengono creati unendo mondo animale e vegetale (giallo indiano). I colori del mondo premoderno erano in molti casi tossici o instabili (biacca che scurisce se usata ad affresco e tossica). Chi maneggia i colori appartiene a una classe considerata sporca e maleodorante per via dei processi di tintura. Nel mondo antico infine, ogni colore ha un suo prezzo. Le tinte non sono alla pari ma regolate da gerarchie. Ad esempio, il blu era il più prezioso poiché ricavato dal lapislazzulo: per questo il manto della Madonna è di questo colore. L'arte deve mostrare quanto è costata: è il modo che hanno gli strozzini per ripagare i propri peccati alla chiesa. Gli artisti del tempo dovevano anche essere attenti a non farsi ingannare quando andavano a comprare i pigmenti. Nel Rinascimento quindi il blu diventa la tinta più nobile ed apprezzata. Il cambiamento di concezione del colore lo possiamo trovare in una Madonna lignea ridipinta attraverso le epoche: lo strato più profondo è nero perché simboleggia la madre in lutto, sopra c'è il blu rinascimentale e poi uno strato d'oro d'epoca barocca. Porpora simbolico Nel Rinascimento esisteva un colore derivato dalla riduzione in polvere di mummie egizie, ampiamente usato da Tintoretto e altri artisti, che credevano che conferisse ai quadri un potere occulto. La mescolanza dei colori non era solo pratica, ma anche rituale. I colori predominanti nella vita di tutti i giorni erano i marroni, colori sbiaditi, perciò tutto ciò che era colorato era considerato eccezionale e miracoloso. L'origine eterogenea dei pigmenti non permette di mescolarli tra loro. Ognuno ha il suo processo di creazione e lavorazione, perciò vengono trasmessi diversi valori insieme al colore. Ad esempio il porpora, che deriva dalla lavorazione di migliaia di conchiglie, è per forza sinonimo di prestigio e maestà. I colori sono troppo legati agli oggetti fisici per essere slegati e parlare in astratto di teoria dei colori. Aristotele riesce già a pensare parzialmente in astratto e teorizza che esistano sette colori fondamentali e ordinati. Con il marketing e l'Illuminismo si arriva alla domanda: qual è il tuo colore preferito? Si pone al centro del discorso il carattere individuale. Indaco spettrale Intorno al 1740 nei salotti illuministici scoppia la Newton-mania. Il colore diventa qualcosa su cui farsi un'opinione. Le competenze vengono portate al massimo perfezionamento, si normano regole comportamenti. L'attitudine razionale genera l'idea di standard e si organizzano le regole del consumo. Il colore conquista e seduce perché smette di essere un'entità sfuggente e si intravedono per la prima volta le regole che lo governano. La gamma dei colori viene battezzata “spettro” come un'apparizione luminosa nel buio. I colori possono essere un numero infinito. Newton però non si spinge a questo e afferma che vi si possono rintracciare sette colori fondamentali. Crea un anello le cui estremità si congiungono, aggiunge però delle tinte dette “non spettrali”. Ci si accorge che ogni colore ha all'altra estremità dell'anello il suo opposto, quello con cui crea maggior contrasto, e questo diventa fondamentale in tutte le teorie del colore a venire. Chevreul, intorno al 1820, razionalizza le nomenclature cortesi sostituendole con dei numeri, per metterle in ordine. Fa vari esperimenti e arriva alla conclusione che per avere un determinato effetto di contrasto, non basta creare le cose, ma anche progettare il modo in cui vengono guardate, anche barando sull'effettivo tono. Pubblica un libro che viene letto da vari artisti, tra cui Delocroix, che propone ombre viola, il complementare del sole. Gli Impressionisti sono sedotti da questa nuova verità ottica. La più grande scommessa dei pittori dell'Ottocento è appunto dipingere le cose non come sono davvero ma come vengono elaborate dalla nostra psiche. Blu Bovary In letteratura, in pittura e nei cartoni animati ci sono vari personaggi vestiti di blu, a partire da Madame Bovary. Emma cresce in un collegio conosce le arti e la letteratura, e tornata a vivere in campagna si sente stretta. Conosce Charles Bovary, un medico condotto, e decide di sposarlo nella speranza di uscire dalla sua vita monotona. Lui però ha poche ambizioni ed è umile, lei lo detesta. Emma cerca un senso nelle relazioni extraconiugali. Emma comincia a spendere più delle proprie possibilità e si indebita senza che suo marito lo sappia. Alla fine si uccide ingoiando dell'arsenico. La prima volta che incontra Charles lei è vestita di lana blu. Racconta il desiderio di una vita diversa, più elevata rispetto alla banalità del quotidiano. Si veste di quel colore per imitare un benessere da cui è esclusa. Un secolo prima di Madame Bovary c'era stato un altro personaggio vestito di blu destinato al suicidio, Werther. Ha il panciotto giallo e la giacca blu, si fa trovare morto vestito come la prima volta che ha visto Charlotte. Questa opposizione rappresenta maschile e femminile, la giacca blu dimostra che anche un animo nobile può morire per amore. Il blu ritorna ne “La Bella e la Bestia”, il cui tema è la contrapposizione tra amore passionale e intellettuale, mente e corpo. Il film sposta il tema sulla contrapposizione tra natura e cultura. Nella sequenza di apertura sono tutti vestiti di marrone o ocra, tranne Belle, che è blu. Nella sequenza della cena la Bestia è vestita alla Werther, mentre Belle indossa un abito giallo, luminoso, illuministico, razionale e civilizzante. Mitiga il blu Bovary con il giallo, conciliando razionalità e sentimento.Qualcuno potrebbe controbattere che le tonalità di questi blu sono diverse, ma non si sta parlando della percepito. Di solito si evitano il massimo scuro e il massimo chiaro, come nel chiaroscuro. -”Contrasto di complementari” L'accostamento di due tinte antagoniste le esalta a vicenda. Ne è un campione il famoso ritratto Ragazza afgana di Steve McCurry: il rosso del velo la separa dallo sfondo verde, ripreso dagli occhi. Ne La storia infinita il libro viene stampato in rosso e verde per indicare le parti di vita reale e di vita immaginata. -”Contrasto di caldo e freddo” Usato nel cangiantismo (dipinti rinascimentali per dipingere le ombre della seta di colori freddi) e nel crossprocessing (effetto fotografico), o anche in film come Eyes Wide Shut, in cui serve a comprendere l'essenza della narrazione. -”Contrasto di simultaneità” Amato dagli Impressionisti. Ha luogo quando una tinta vira verso il complementare di quella che gli si pone a fianco. Si lavora sulle tinte per enfatizzare o eliminare questa impressione che ha il cervello. Contrasti aggiunti dall'autore: -”Contrasto di cromaticità” Aggiunta di un colore al bianco e nero. -”Contrasto di coppia” Quando due tinte unite, piatte e omogenee si contendono il campo con pari intensità. Rosso significante Nel 1938 debuttano in Inghilterra le Smarties, che sono in otto colori diversi, ma il gusto è uguale per tutte. Il colore non ha alcun valore simbolico, è importante che l'insieme risulti variopinto e giocoso. Un oggetto che è stato una svolta nelle consuetudini cromatiche è l'iMac di Apple, con tinte sofisticate, vetrose e cangianti. È il primo computer che si propone come sportivo, per il divertimento e lo svago. Anticipa quello che succede con la nascita di internet, cambia il codice commerciale e iconografico. Il colore differenzia anche il computer Apple rispetto a quello dei concorrenti. Il successo è immediato, specialmente negli ambienti creativi. Ha un precedente storico nella macchina da scrivere Valentine, disegnata da Ettore Sottsass per la Olivetti nel 1969. È il primo apparecchio che si propone per essere usato fuori dall'ufficio. La parola d'ordine è portabilità e viene fabbricata in plastica rossa. I classici del design che arredano le case in quegli anni si distinguono appunto per questa qualità: non sono colorati ma sono fatti di materia colorata. Con la plastica si possono unire universi differenti, non c'è più differenza tra un Tupperware e la macchina da scrivere Valentine. Nel caso degli elettrodomestici la plastica colorata serve a proteggere il meccanismo e allo stesso tempo a rendere memorabile la marca. In molti caso questi colori che caratterizzano le marche, o le squadre, sono a coppie, perché il cervello li memorizza più facilmente. Verde aspro Selezioni di piante e animali caratterizzano le attività umane almeno dal Neolitico. Gli alimenti sono controllati con strategie industriali che non si possono che definire di design. I cibi però non hanno sempre lo stesso colore: per ovviare a questo si sono mese a punto procedure che mantengono costante la cromia, selezionando i mangimi o intervenendo con coloranti sintetici. I colori con cui sono commercializzati gli alimenti cambiano da paese a paese e da cultura a cultura. Gli americani mangiano la maionese bianca, mentre i francesi gialla. Sempre in America mangiano solo uova con il guscio bianco, mentre in Europa sono scure. L'aspettativa che riponiamo nei colori del cibo è tanto forte che finisce per incidere sull'esperienza gustativa, preparandoci in anticipo a categorizzare i sapori. Il colore delle confezioni può anche indicare la fascia di prezzo. Di solito i prodotti costosi sfoggiano tinte unite e ricercate. Beige coloniale I primi beni a essere proposti in più colori sono stati gli abiti e le automobili. Dal dopoguerra in poi varie aziende capiscono che la nuova strada è la personalizzazione, il colore diventa un mezzo di diversificazione. Il marketing è riuscito a farci accettare un flacone di detersivo nero per i capi neri. Bianco morale L'origine del contrasto tra colore e non colore va ricercata nelle leggi suntuarie, che si sono scagliate contro lo sfarzo. Il colore è barocco e smodato, l'acromatico è misurato e retto. Nel Cinquecento la borghesia del Nord si veste di nero in aperto conflitto con le tinte sgargianti delle corti italiane. In quei tempi tingere di nero è difficile e costoso, per questo è prediletto dalla classe dominante, che lo prescrive come tinta luttuosa per eccellenza. Il nero come status è nato anche grazie alla diffusione della stampa. Prima del Quattrocento i libri erano pieni di illustrazioni e scritte coloratissime. Con la stampa si impone come standard l'inchiostro nero sul foglio bianco. Ancora oggi il testo colorato è vissuto dai lettori come un guizzo da grafici o un gioco per bambini. Il libro però non è un oggetto come un altro quando a leggere è un cerchio ristretto di persone. Si afferma il pensiero che il colore sia qualcosa da incolti o per bambini. Nell'antichità il colore era qualcosa di raro, quindi il suo uso è eccezionale e ammirevole: perciò i Greci coloravano le loro statue. Il colore è legato alla società del commercio, del packaging, perciò i borghesi rivendicano il bianco e nero come superiore. Verde vertigine Il poliziotto John Ferguson sviluppa una forma invalidante di vertigini che lo porta a restituire il distintivo. Un vecchio amico gli chiede di sorvegliare la moglie Madeleine che, vittima di pensieri ossessivi, è convinta di essere la reincarnazione della bisnonna Carlotta Valdés, morta suicida a ventisei anni. Un pomeriggio, sul Golden Gate, la donna si getta nelle acque della baia. John si butta e la salva, portandola nel suo appartamento. Successivamente lei sale su un campanile, e John, impedito dalle vertigini, non riesce a raggiungerla. Lei si butta e si uccide. Passa un anno e John incontra per caso Judy Barton, una commessa di negozio bruna, appariscente, appena somigliante a Madeleine. Judy però è davvero la stessa donna. L'amico di John ha architettato un piano per uccidere la moglie usando un'attrice. John non riesce a smettere di pensare a Madeleine. Il rosso rubino e il verde smeraldo sono due tinte usate per mettere in scena alcune antinomie che restituiscono sul piano formale il tema della doppiezza, gemellarità e menzogna che contrassegnano la protagonista. Il biondo di Madeleine è una tinta artificiale che cela la castana che c'è sotto. È al limite del bianco, un biondo platino, colore che è stato di moda tra le attrici del secondo dopoguerra. La sua caratteristica principale è l'aspetto apertamente finto, sintetico, moderno. Il rapporto tra le due donne è dunque basato su una serie di opposti: naturale e artificiale, autentico e costruito, vero e falso. Questo biondo cela e argina l'impeto passionale che ribolle sotto il visibile. I capelli di Madeleine sono tirati su, fermi, controllati, non si muovono, sono avvolti in una crocchia che ricorda la spirale della vertigine. Anche i vestiti di Madeleine sono bianchi e neri, come se fosse una diva uscita da un film. Judy, per opposizione, è colorata. Judy ha colori più saturi di Madeleine ed è truccata in maniera più forte e vistosa. John invece è un everyman, la personificazione dell'uomo comune. Eppure dei barlumi trapelano da questa compostezza: la cravatta che indossa all'inizio del film è rossa. La prima volta che Madeleine entra in scena indossa un vestito da sera nero con una stola di raso verde. Il verde però è un colore di Judy, non di Madeleine: ci viene infatti rivelato un pezzetto della seconda donna. Judy, alla fine, si presta a un gioco pericoloso e fatale: accetta di tornare ad essere Madeleine. Il verde è l'analogo della paura non tanto del vuoto ma del potere sessuale delle donne. Arancione bollente Nella fantascienza recente, le immagini sono virate spesso su tonalità fredde per ricordare un mondo tecnologico, industriale, metropolitano o notturno. L'uso di una chiave gialla o arancione trasmette una malinconia avvolgente, un eterno tramonto. L'opposizione di caldo e freddo è tra le formule cromatiche più diffuse. Come mai però vengono fatte certe associazioni e non altre? L'idea che il rosso sia legato all'eccitazione e i toni freddi alla calma hanno portato alla costruzione di elaborati codici visivi, come ad esempio i camici dei dottori nelle sale operatorie. Anche rosa e azzurro attribuiti a maschile e femminile è una convenzione recente, e fino a poco tempo fa era anche al contrario. Può darsi che il blu abbia preso piede come colore maschile perché l'8% della popolazione maschile è daltonica riguardo ai rossi/rosa. Turchese registrato Nel 1845 Charles Lewis Tiffany, sceglie per la copertina del suo catalogo una varietà di turchese da allora distintiva del brand. Oggi ha un numero di riferimento, il Pantone 1837, , ma se la cerchiamo nella mazzetta la tinta non compare: questo perché il colore è un marchio registrato prodotto in esclusiva per la gioielleria. Ci sono state varie cause legali riguardo a problemi simili, ad esempio solo lo stilista Louboutin può realizzare scarpe nere con la suola rossa, ma è vietata l'accoppiata di colore e il suo uso, non il colore in sé. È anche la standardizzazione della luce che ci permette di parlare di oggetti dello stesso colore. Ci sono anche stati casi nel mondo dell'arte dove un artista ha rivendicato un colore, come il Blu Klein. Rosa pesca La pelle umana può essere considerata un caso limite tra colore di superficie e volume, non solo per il trasparire dei toni sottostanti, ma anche per il suo cambiare sfumatura in base allo spessore, per il suo arrossarsi o schiarirsi. Raffigurarlo è solo uno dei problemi dell'incarnato, un altro di questi sono i cosmetici. Il colore ideale deve unire l'incarnato ma non troppo. Nei giocattoli e nei cartoni animati il colore della pelle è sempre dato come tinta unita. Nel caso delle bambole Barbie la femmina è più chiara del maschio e richiama il pallore delle donne che trascorrono molto tempo in casa. Nel caso della Crayola, nella prima scatola di pastelli da otto colori lanciata nel 1903, il rosa non c'era. Negli anni Dieci viene introdotto e battezzato “color carne”. Nel 1962 lo ribattezza “rosa pesca”. Il modo più semplice per indicare un colore infatti, è mostrarlo. Lo si fa con la mazzetta Pantone oppure nel caso delle tinte per capelli, con un ciocca colorata. Blé omerico Nel 1858 William Ewart Gladstone, scrive un'opera di riflessione su Omero, dove c'è un capitolo intitolato “La percezione e l'uso del colore in Omero”. Sostiene che i greci dei tempi eroici non vedano alcuni colori per via di un'immaturità delle facoltà visive. Riguardo al colore, Omero è parco di nomi. Ci sono contrasti di bianco e nero, ma poche tracce di altri toni. Non viene mai nominato il blu, tanto che sostiene che il mare sia “del colore del vino”. È possibile però che li stesse mettendo a confronto come liquidi. I nomi che si danno ai colori sono relativi, per età e cultura. Ad esempio in Giappone il colore del semaforo è indicato come ao, nonostante sia verde acqua, dato che una convenzione internazionale impone che si facciano i semafori rossi e verdi. Da un punto di vista storico il rosso è il primo colore ad essere fatto dall'uomo. Mentre per il blu e il verde la civiltà egizia, per il malva l'Ottocento. Gladstone sottolinea come nei tempi eroici l'arte della tintura stesse muovendo i primi passi e che quindi non nominare il blu potesse essere legato all'impossibilità di produrlo. Il colore quindi, assumerebbe importanza nel momento in cui si può fare, is stacca dalle cose.
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