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Cromorama - Riccardo Falcinelli, Sintesi del corso di fotografia

Nella società delle immagini il colore informa, come nelle mappe. Seduce, come in pubblicità. Narra, come al cinema. Gerarchizza, come nelle previsioni del tempo. Organizza, come nell'infografica. Valorizza, come nei cosmetici. Distingue, come negli alimenti. Oppone, come nella segnaletica stradale. Si mostra, come nei campionari. Nasconde, come nelle tute mimetiche. Si ammira, come nelle opere d'arte. Infine, nell'esperienza di ciascuno, piace.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Caricato il 19/01/2020

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giorgia-acquaviva 🇮🇹

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Scarica Cromorama - Riccardo Falcinelli e più Sintesi del corso in PDF di fotografia solo su Docsity! Riccardo Falcinelli CROMORAMA – COME IL COLORE HA CAMBIATO IL NOSTRO SGUARDO PARTE I – SGUARDI GIALLO INDUSTRIALE – LA SOCIETÀ DEL DESIGN Nella società attuale il colore non è solo una sensazione né un semplice attributo delle cose. Il colore è spesso un’idea o un’aspettativa. Ovvero certe tinte diventano tutt’uno con gli oggetti che le indossano al punto che è dif icile pensarli altrimenti. L’industria standardizza la percezione, e noi, senza rendercene conto, iniamo per trattare un’arancia come fosse un artefatto. La serie ci fornisce degli strumenti mentali con cui pensare il mondo. Un difetto visibile è indizio di qualcosa che non va. Eppure non è solo questo. Noi abbiamo imposto agli oggetti di somigliarsi fra foro e siamo inclini a preferire sempre quello uguale agli altri. Pretendendo la serie e non l’eccezione, vogliamo comprare non il singolo oggetto ma la sua idea. L’essenza del design non consiste nella lavorazione tramite macchinari ma nella serializzazione dei processi. Il design attraverso l’iterazione di idee e di modelli, progetta innanzitutto «rappresentazioni», cioè cose che si mostrano al nostro sguardo, ma che iniscono per abitare la nostra mente. NERO ARTICOLATO – POSSIBILITÀ DEL COLORE INDUSTRIALE Il colore nero viene de inito un colore economico in quanto ricavato dal carbone e quindi era un colore economico, facilmente reperibile ed utilizzabile. ____________________________________________________________________________________________________________ PARTE II – STORIE AZZURRO COSTOSO – COLORANTI E PIGMENTI PRIMA DELLA MODERNITÀ Per più di 35 millenni i colori sono stati ricavati dai 3 regni della natura: • Dal regno minerale si estraevano terre, carbone e pietre da macinare; • Dal regno animale si estraevano molluschi e insetti da spremere; • Dal regno vegetale, tutte quelle piante i cui succhi rivelavano poteri tintori. Il fatto che un determinato colore si potesse trovare solo in alcuni luoghi e non in altri è sempre stato tenuto in gran conto e ha spesso lasciato tracce negli artefatti umani. Non è una questione di gusto o di stile, è lo specchio della reale disponibilità di certe sostanze in certe aree geogra iche. Fino al ‘400 l’abito uf iciale della Vergine è scuro e simboleggia il lutto per la morte del iglio. Dal ‘400 in poi c’è un cambio di rotta, quando la fastosa generosità dei committenti pretende che Maria sia vestita col lapislazzulo. Questo era un colore prezioso in quanto veniva prodotto dal lapislazio proveniente dall'Afghanistan. PORPORA SIMBOLICO – IDEE E MITI DEL MONDO ANTICO La «carnemonìa» (riduzione in polvere di mummie egizie), rivela l’origine umana e mortuaria, e il suo successo cresce nei secoli tanto che viene commercializzata addirittura come farmaco, da ingerire o da annusare, in maniera simile al tabacco. Giovanni Paolo Lomazzo sostiene che la polvere di mummia, macinata inissima, sia ottima per dipingere le ombre dell’incarnato. Il pigmento – estratto da un mollusco – a seconda di come viene trattato, può infatti tingere un tessuto di rosso, arancio, marrone e per ino viola. La porpora è quindi un «colore», ma a cui corrispondono molte tinte e il cui effetto evoca prima di tutto meriti economici e spirituali. Per tingere una sola veste occorrevano migliaia di conchiglie. Il termine «porpora», viene da puritale luci (purezza di luce). Tra tutte queste sostanze colorate sono le pietre dure a occupare le posizioni più alte della gerarchia del prestigio, ciascuna con poteri particolari: il calcedonio tiene lontana la malinconia; l’opale può scatenare energie incontrollabili nelle mani degli incolti; il diaspro protegge dall’epilessia. Dal mondo ellenistico al Medioevo le gemme sono considerate creature vive, non a caso rientra in questo sistema pure il corallo – che è un animale – le cui rosse rami icazioni ricordano il sangue di Cristo e con cui realizzano corni e amuleti. Le pietre rimandano inoltre alle virtù, perché quando sono illuminate sprigionano un cromatismo inaspettato, quasi divino. INDACO SPETTRALE – L’EPOCA DELLE RIVOLUZIONI Newton (1642 – 1727) fa uno degli esperimenti più importanti nella storia della scienza. In una stanza buia intercetta con un prisma un sottile raggio di luce che iltra dalla inestra, proiettandolo sul muro di fronte, dove questo, anziché restare bianco, si scompone in una sequenza variopinta simile a un arcobaleno. Quello che era partito come uno studio circostanziato di ottica inisce per cambiare lo sguardo sulla materia: se si può aprire la luce, se si può scinderla, farla a pezzi ed entrarci dentro, allora in linea di principio si può penetrare dentro ogni sostanza. Il prisma diventa cosı̀ un manifesto programmatico per la scienza a venire, sinonimo di tutte le attività di ricerca. Metaforicamente è la luce della conoscenza che lo attraversa, rendendo studiabile l’invisibile. E anche per questo i prismi diventano un dono: perché tra le virtù che a una dama non devono mancare ce n’è una nuova, moderna e virile: la curiosità scienti ica. Secondo la scienza moderna la luce è un tipo di radiazione elettromagnetica composta da onde capaci di suscitare sensazioni visive nel nostro sistema nervoso. La struttura piramidale del prisma fa sı̀ che queste onde, attraversandolo, si lettano in uscita secondo angoli progressivi, rivelando che a ciascuna corrisponde una tinta diversa. Quello che compare è un segmento luminoso in cui i colori si presentano in sequenza ordinata, appunto come nell’arcobaleno. Newton dimostra che il colore non è qualcosa che sta sulle cose, ma dentro la luce: si presenta come una sequenza continua che attraversa varie tinte, dal rosso al violetto, senza nessuna gerarchia. Scopre che si possono sovrapporre più raggi colorati provenienti da prismi differenti ottenendo tinte composte che non sono presenti nell’arcobaleno, come ad esempio il magenta, che può essere generato sommando le onde violette e quelle rosse ai due capi della banda. BLU BOVARY – VESTIRSI PER AMARE E PER SIGNIFICARE Quando, in un’epoca di invenzione, un personaggio si veste di un certo colore, la cosa non è mai senza importanza. Il verde di Robin Hood, il rosso di Cappuccetto, il nero di Audry Hepburn in Colazione da Tiffany o il bianco della gonna di Marilyn Monroe sollevata dai vapori della metropolitana. Se un narratore ci racconta che qualcuno è vestito di un determinato colore ci sta dicendo qualcosa che trascende la descrizione immediata. Quella industrializzata è la prima società, se non atea, perlomeno priva di paradiso: se non c’è certezza di un’altra vita, allora stare senza far niente signi ica sprecare quel poco tempo che ci è dato, col rischio di mancare il proprio destino. Il senso va cercato nell’immediato, nelle cose che capitano o che si possono far capitare. MALVA MODERNITÀ – LA NASCITA DEL CONSUMO E DEL DIVISMO Il vestito della regina Vittoria è tinto con la mauvenia, il primo colorante sintetico della Storia, cioè creato tramite processi arti iciali in laboratorio senza ricorrere a materie prime vegetali o animali. Una novità della chimica e un volume d’affari senza precedenti. (E signi icativo che le mettendo in contrapposizione una grande super icie di una certa tinta con una piccola quantità di un’altra. Il primo tipo di contrasto è quello di «chiaroscuro»: In questo caso il tipo di tinta è irrilevante, ciò che conta è la modulazione dal buio alla luce, come quando si lavora con la china ora densa ora diluita, o con la matita calcando oppure spostandosi leggeri sul foglio. Il «contrasto di colori puri»: vale a dire quando si af iancano tinte piene, senza mezzitoni, senza sfumature evidenti. Stavolta quello che conta è il rapporto tra tinta e tinta e non la progressione tonale, cioè luminosa. E anche il linguaggio del fumetto tradizionale e di molti cartoni animati, in cui le campiture cromatiche si contrappongono in maniera netta. Il «contrasto di qualità»: Il termine fa riferimento al grado di saturazione di una tinta in relazione ad altre simili. «Qualità» nel senso di intensità del colore percepito, ossia quanto un punto nella composizione ci sembra colorato rispetto a un altro che risulta più spento. In ine ci sono il «contrasto di complementari» e il «contrasto di simultaneità», due rapporti che dipendono dalla capacità del cervello di vedere i colori in modo diverso a seconda di quello che sta loro intorno: Il «contrasto di complementari» è l’accostamento di due tinte antagoniste che si esaltano a vicenda. Il «contrasto di simultaneità» in cui il contrasto serve a fare da cornice, attraverso colori che ci portano a guardare il centro. Qui l’uso del colore non è emotivo, ma strutturale: serve cioè a indirizzare lo sguardo. ROSSO SIGNIFICANTE – I COLORI DELLE COSE Gli aspetti narrativi del colore riguardano anche quelli più colloquiali, comuni o «da battaglia». La scelta di farsi riconoscere tramite l’accostamento di due tinte non è tuttavia un’invenzione dei pubblicitari moderni. La ragione per la quale i colori delle squadre sono sempre a coppie è dovuta al fatto che un sistema di tinte singole non è facile da memorizzare. Un colore isolato è psicologicamente mutevole e può essere scambiato con facilità per un altro, mentre di una coppia memorizziamo la relazione tra i due elementi. BIANCO MORALE – MITI D’OGGI, NATI IERI Ad inizio ‘500 vestirsi di nero diventa sinonimo di compostezza interiore. Forma simbolica delle virtù del nascente capitalismo, di uomini fatti ricchi dal lavoro. C’è comunque da dire che tingere di nero è in quei tempi assai dif icile e costoso. Per questo è prediletto dalla classe dominante, che lo prescrive come tinta luttuosa per eccellenza. Fino alla ine dell’Ottocento i ceti popolari si vestono ai funerali di qualsiasi colore purché sia il loro abito migliore. Prima del ‘400 i libri hanno illustrazioni coloratissime e per ino la carta o la pergamena vengono tinte, cosı̀ da avere pagine rosse scritte in oro o pagine nere scritte in bianco. Il libro tipogra ico inventato da Gutenberg, invece, per ragioni tecniche ed economiche, impone di colpo come standard il testo nero da leggersi su fondo bianco. In breve tempo questo diventa il libro standard. Nel mondo contemporaneo il bianco è sinonimo di classicità. PARTE III – PERCEZIONI ARANCIONE BOLLENTE – VEDERE LA TEMPERATURA Nella fantascienza recente le immagini sono spesso virate su tonalità fredde: azzurri, blu, grigi, talvolta verdi scuri. E una scelta stilistica che racconta a colpo d’occhio un freddo allegorico: tecnologico, industriale, metropolitano o notturno. L’uso di una chiave calda, gialla o arancione, trasparente al contrario una sensazione di malinconia avvolgente. Nei linguaggi visivi contemporanei l’opposizione di caldo e di freddo è tra le formule cromatiche più diffuse. Si tratta di un’invenzione recente che ha preso piede soprattutto a partire dagli anni ‘70. TURCHESE REGISTRATO – IL COPYRIGHT SULLE PERCEZIONI Nel 1845 Charles Lewis Tiffany sceglie per la copertina del suo catalogo una varietà di turchese diventata da allora distintiva del brand. Se nel XIX secolo la tinta è realizzata in modo artigianale dai tipogra i che stampano Mr. Tiffany, oggi il colore ha un suo codice di riferimento: il Pantone 1837, anno di fondazione dell’azienda. Eppure se la cerchiamo nella mazzetta la tinta non compare da nessuna parte: quella che si avvicina di più è la 2226, ma non è davvero lei. La ragione di questa assenza è dovuta al fatto che in alcuni Stati il colore 1837 è un marchio registrato prodotto in esclusiva per la gioielleria. Una so isticata idea di marketing: poiché tutti gli studi di design possiedono il campionario Pantone, quel tassello turchese racconta il suo prestigio per assenza. ROSA PESCA – IL PROBLEMA DELL’INCARNATO Il colore delle cose può presentarsi in almeno 3 «modi»: 1. Quello «super iciale», caratteristico di qualsiasi oggetto opaco e che corrisponde spesso a un tinta uniforme; 2. Quello «luminoso», come in una lampadina accesa o in ogni oggetto che emani luce; 3. Il cosiddetto «modo volume» che ci dà la sensazione di guardarci attraverso come accade con un pezzo di vetro, con il vino in un bicchiere o con le caramelle gelatinose.
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