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Cubismo: La Revoluzione del Pittura Moderna, Appunti di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

Cubismo e FuturismoStoria dell'Arte ModernaArte contemporanea

Il Cubismo, inventato dal francese Georges Braque e dallo spagnolo Pablo Picasso, rappresenta una rivoluzione nella pittura moderna. I suoi inventori si ispirarono a Cézanne, che cercò di dare una solidità forma attraverso una pittura plastica. Il Cubismo mostra oggetti e cose da diversi punti di vista contemporaneamente, in quanto i suoi artisti non intendono rappresentare la realtà come la vediamo con gli occhi, ma secondo una elaborazione del nostro intelletto. la nascita e le fasi del Cubismo, dalla preparazione al Cubismo vero e proprio, al Cubismo analitico e al Cubismo sintetico.

Cosa imparerai

  • In che modo i Cubisti concepivano un quadro?
  • Che artisti inventarono il Cubismo?
  • Come il Cubismo cambiò la pittura moderna?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 08/07/2022

saragennari
saragennari 🇮🇹

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Scarica Cubismo: La Revoluzione del Pittura Moderna e più Appunti in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! cubismo Il Cubismo, i cui inventori furono il francese Georges Braque e lo spagnolo Pablo Picasso, si può considerare una delle avanguardie storiche più importanti, come l’espressionismo si mette in grande contrasto con l’impressionismo. Il cubismo non ritiene sufficiente la fugace impressione di un attimo; si rimproverava agli impressionisti di essere solo retina (ipotesi che l’immagine è prima luce e colore e poi si forma l’immagine reale nella retina) e niente cervello. A una mostra di pittura impressionista Picasso esclamò: “Qui si vede che piove, si vede che splende il sole, ma non si vede mai la pittura.”per contestare la pittura impressionista. Già Cézanne (anche degas) aveva affermato di voler dare una solidità nella forma, più consistente dell’immagine fugace degli impressionisti mediante una pittura plastica, in cui la pennellata costruisce forme solide e volumetriche. Gli artisti che maggiormente furono di insegnamento ai Cubisti erano Cézanne e Seurat. Seurat e signac (post impressionisti) ricavano immagini, attraverso puntini posti in modo scientifico, molto più solide di quelle impressioniste. Il neoimpressionismo, servendosi delle scomposizione di colori puri e della ricomposizione retinica, attraverso la semplificazione geometrica delle figure crea una costruzione mentale del quadro, che ha anticipato certe soluzioni cubiste. Cézanne (impressionista, costruttivista, divisionista) pensava che nella pittura devono esserci sia occhio che cervello; una sua frase celebre è la seguente: “nella pittura ci sono due cose: l’occhio e il cervello, ed entrambe devono aiutarsi tra loro”. Per lui l’impressionismo non ha un'immagine concreta, non si afferra la sostanza delle cose per questo inizia a rappresentare nelle nature morte il volume e la concretezza delle forme, trasfigura la natura attraverso il cilindro, la sfera e il cono (gli oggetti rappresentati hanno tanti punti di vista messi insieme, questa tecnica colpisce sia braque che picasso). Cézanne è stato considerato il padre del Cubismo, nel dipinto Tavolo di cucina del 1888- 1890 il canestro di frutta e il piano della tavola sono osservati da diversi punti di vista e la parte sinistra del tavolo, al di sotto della tovaglia, non combacia con la sua parte destra. L’artista distorce gli oggetti, li osserva da diversi punti di vista ed è come se girasse intorno alla tavola rappresentata per meglio esaltare la consistenza volumetrica delle cose. Realtà e verità Per poter fare ciò era necessario costruire lo spazio pittorico in tutt’altro modo,I dipinti cubisti ci mostrano cose e oggetti da diversi punti di vista contemporaneamente, in quanto tali artisti non intendono rappresentare la realtà per come la vediamo con gli occhi, cioè da un unico punto di osservazione, ma secondo una elaborazione del nostro intelletto. Difatti, se pensiamo ad un oggetto esso appare nella nostra mente non come lo vedremmo con gli occhi, con un’unica immagine osservata da un unico punto di vista; al contrario, esso ci appare come la somma di varie immagini mescolate insieme, in quanto possiamo pensare a diversi suoi aspetti nel medesimo istante. Quel miscuglio di immagini ci mostra “l’oggetto vero” e non la sua apparenza sensibile. Il modo in cui i Cubisti concepiscono un quadro, soprattutto nel periodo del cubismo analitico, mostra delle affinità con la teoria elaborata dal filosofo francese Henri Bergson di una conoscenza assoluta della realtà, che analizza l’interiorità delle cose e che mira a superare la conoscenza relativa, che invece si ferma all’esteriorità. Anche Albert Einstein si può mettere in relazione con il Cubismo per la sua concezione di uno spazio-tempo a quattro dimensioni (la quarta è il tempo per i cubisti). Le tre fasi del Cubismo La prima fase fu un periodo di preparazione al Cubismo vero e proprio; tale periodo, che si estese dal 1907 al 1909, viene definito protocubismo. Nelle opere dei due artisti (braque e picasso) le immagini presentavano ancora il senso del volume e della profondità. La seconda fase è quella del cubismo analitico ed ebbe inizio nel 1909; nei dipinti di tale periodo gli oggetti, tratti dalla vita quotidiana, vengono scomposti e smembrati, come per volerli analizzare, sicché le superfici risultano sfaccettate; manca il senso del volume e i colori divengono spenti (ci sono molte tavole monocromatiche). Nella terza fase, che ha inizio nel 1911 circa e si definisce cubismo sintetico, l’oggetto che è stato precedentemente smembrato viene adesso ricomposto (in maniera casuale), secondo un processo di sintesi, per ritrovarne la fisionomia essenziale che tuttavia è antinaturalistica, cioè non imita la realtà. (ritorna il colore). Pablo Picasso Pablo Ruiz Picasso (1881-1973) nacque a Malaga e iniziò a dipingere all’età di 7 anni, sotto la guida del padre che era pittore e insegnante di disegno. Picasso studiò nelle Accademie di Belle Arti di Barcellona e di Madrid; già all’età di 16 anni il suo talento venne apprezzato e l’artista ottenne dei riconoscimenti ufficiali. Nel 1899 era a BARCELLONA e qui si formò culturalmente nell'ambiente simbolista, impregnato di ideologie anarchiche ed interessato alle problematiche sociali; luogo di incontro di questi artisti ed intellettuali era il cabaret "I Quattro Gatti”. Nel 1900 si recò a PARIGI insieme al suo amico pittore Carlos Casagemas, col quale condivideva uno studio d’arte. Quando nel 1901 l’amico si suicidò a causa di una delusione sentimentale per Picasso ebbe inizio un periodo di enorme tristezza, che da un punto di vista artistico segnò la nascita del cosiddetto periodo blu, che terminò nel 1904. In quegli anni l’artista alternava soggiorni a Parigi con altri a Barcellona, ma fu proprio nel 1904 che si trasferì definitivamente a Parigi. Nel 1901 Pablo decise di assumere unicamente il cognome della madre e divenne Pablo Picasso. Nel periodo blu Picasso decise che il colore blu era quello più adatto ad esprimere il proprio dolore; nelle opere di questo periodo la sua tavolozza divenne sempre più monocroma, limitandosi alle tonalità fredde di blu e di verde. I temi trattati erano quelli della povertà, della solitudine, della vecchiaia. In quegli anni, del resto, Picasso condivideva miseria e solitudine con i suoi personaggi. Nel dipinto Poveri in riva al mare del 1903 sono raffigurate tre figure in riva al mare, una coppia e un bambino scalzi in riva al mare, che appaiono misere e dolenti, infreddolite e con il capo chino. È una versione moderna della Sacra Famiglia. Le sagome allungate di tali figure, che ricordano quelle del pittore cinquecentesco El Greco, risultano comunque monumentali; la loro verticalità contrasta con le fasce orizzontali del cielo e del mare. I personaggi sono molto dignitosi nella loro sofferenza, non si lamentano e non piangono. Il cielo, l’acqua e la terra sono elementi che si uniscono in un unico colore che avvolge e compenetra le figure umane, quasi a volerle disperdere in questa atmosfera innaturale. Il periodo blu ebbe termine nel 1904, quando Picasso intrecciò una relazione con Fernande Olivier che durò sette anni; nel corso di quell’anno l’artista visitava spesso il Circo Medrano, Picasso realizzò il ritratto di ambroise vollard (uno dei principali galleristi e mercanti d’arte francesi, che permise a Picasso di esporre nella propria galleria sin dal 1901; nel 1906 acquistò quasi tutte le opere del periodo rosa) nel 1910, nel periodo caratterizzato dal cubismo analitico. La figura dell’uomo è scomposta in forme geometriche evidenziate da linee nere di contorno, così come accade allo spazio circostante. Ciò che differenzia quest’immagine da quelle del periodo protocubista è l’assenza di volume: figura e spazio, individuati dalle linee di contorno e dai contrasti luminosi, diventano rilievi piatti e sono posti sul medesimo piano. Ne risulta un’immagine bidimensionale. Tuttavia l’uomo, che è raffigurato a mezzo busto, nonostante il processo di scomposizione delle forme, è facilmente riconoscibile. Ciò che spicca maggiormente è il volto di Vollard, soprattutto perché è stato realizzato con tinte più calde e luminose rispetto al resto del quadro. Inoltre, anche se un pò a fatica, possiamo scorgere alcuni dettagli, come un bottone del panciotto, il giornale che l’uomo sta leggendo, una bottiglia in fondo alla stanza. Picasso esegue un vero e proprio ritratto psicologico del personaggio, che è raffigurato con lo sguardo rivolto verso il basso e con l’aria assorta di chi è intento nella lettura. Il Cubismo sintetico Nel 1912 ha inizio la terza fase del Cubismo: il cubismo sintetico. Tra le prime sperimentazioni artistiche che contribuirono al mutamento stilistico che caratterizza questa fase vi sono quelle dei collages e dei papier collés. La tecnica del collage prevede l’inserimento sulla superficie bidimensionale della tela di inserti di materiali vari, quali: carte, tappezzerie, stoffe, ritagli di giornali, corde, pezzetti di legno. La tecnica del papier collés consiste nell’incollare sulla superficie bidimensionale della tela o di un cartone ritagli di carte colorate. Inserendo elementi reali e intrisi di realtà nel quadro si crea un dialogo fra realtà e finzione (per questo motivo si aggiungono molto spesso numeri o lettere, per non cadere nell’astrattismo) Nel periodo del cubismo sintetico rinasce negli artisti il gusto per i colori vivaci e, abbandonate le molteplici varianti di grigio, le forme assolutamente bidimensionali sono definite mediante campiture piatte di colore, in assenza quasi totale di contrasti chiaroscurali. Le immagini sono costruite mediante accostamenti e sovrapposizioni di superfici piatte e bidimensionali, caratterizzate da stesure uniformi di colore. Nel dipinto Natura morta con uva e clarinetto del 1927 Braque continua a dipingere secondo la formula del cubismo sintetico; le forme, dopo essere state scomposte e frammentate, sono ricomposte in modo antinaturalistico e fantasioso. Con una prospettiva alquanto improbabile è rappresentato un tavolo all’interno di una stanza; sopra il tavolo sono raffigurati una fruttiera con uva e pere, un bicchiere, due carte da gioco e un clarinetto. Il clarinetto è collocato in diagonale, ma sembra attraversare la fruttiera, la quale, del resto, è vista contemporaneamente di profilo e dall’alto. Il bicchiere a calice è visto frontalmente, ma la carta da gioco che vi è poggiata sopra è vista dall’alto. Le fasce colorate che compongono il piano del tavolo si compenetrano con lo spazio circostante, mentre dei fogli bianchi sulla destra, che sembrano spartiti, intersecano il piano del tavolo. Le forme sono bidimensionali e l’effetto è molto simile a quello di un papier collé. Nel 1916 Picasso iniziò a lavorare per il Balletto Russo. Nel 1917,realizzò le scenografie del balletto Parade, nel 1920 e nel 1921 ne realizzò altre per il balletto Pulcinella. Inoltre, nel 1918 Picasso sposò la ballerina russa Olga Koklova. Non è un caso, dunque, se in quegli anni Picasso rappresentò molte volte musicisti e strumenti musicali, come nel dipinto I tre musici del 1921, realizzato nello stile del cubismo sintetico. In tale dipinto sono rappresentati da sinistra: Pulcinella che suona un flauto, Arlecchino che suona la chitarra, un monaco con lo spartito fra le mani; nell’angolo si intravede anche un cane nero accucciato. I tre musicisti, impegnati in un concerto, indossano delle maschere. La tecnica pittorica ad olio imita quella del papier collé Guernica Il 26 aprile 1937 l’antica cittadina basca di Guernica fu bombardata da aerei tedeschi inviati da Hitler per appoggiare l’armata di Francisco Franco, nel corso della guerra civile spagnola. L’attacco avvenne in un giorno di mercato e durò per circa tre ore; la città era distrutta e in fiamme, la popolazione (donne bambini e anziani) cercò di salvarsi fuggendo verso le campagne, ma inutilmente. Nel gennaio del 1937 a Picasso era stata commissionata dal Governo Repubblicano Spagnolo un’opera da esporre nel padiglione spagnolo dell’Esposizione Universale di Parigi che si sarebbe svolta in estate. Non appena apprese la notizia del bombardamento decise di rappresentarlo per esprimere la propria condanna a tutte le atrocità della guerra e ad ogni forma di dittatura. La realizzazione di Guernica, che fu preceduta da molteplici disegni, schizzi e bozzetti, giunge alla fusione di cubismo analitico e cubismo sintetico; le forme frantumate e deformate, osservate da diversi punti di vista allo stesso tempo, sono definite da linee decise e taglienti. Quest’opera si può considerare un dipinto storico, ma concepito secondo la sensibilità di un artista appartenente alle avanguardie; difatti, Picasso non descrisse l’evento storico ma l’effetto psicologico che esso suscitò in lui. In questo dipinto tutto è movimento concitato, tutto è dramma. Picasso, influenzato dalle fotografie di guerra in bianco e nero, decise di abbandonare il colore e di tornare al monocromo degli inizi del cubismo: la tela dalle dimensioni enormi (351x782 cm) è interamente dipinta con il bianco, il nero e varie tonalità di grigio. La motivazione di questa scelta è che il colore è un simbolo di vita, mentre il nero e il grigio si prestavano molto meglio ad esprimere la tragicità dell’evento. In tale opera si riscontra un’ambiguità spaziale: l’ambientazione è contemporaneamente interna, in quanto un lampadario in alto ci fa capire che i personaggi sono dentro una stanza, ed esterna, come si evince dall’edificio in fiamme sulla destra. Nell’apparente caos si comprende che i vari elementi sono organizzati entro uno schema simmetrico strutturato in tre fasce, due laterali ed una più ampia centrale, nonché secondo una struttura piramidale di derivazione classica(il classicismo è simbolo di equilibrio, armonia, razionalità e bellezza elementi che non possono appartenere a questo contesto; picasso contraddice questa natura attraverso il cubismo), il cui vertice è costituito dalla lampada (occhio divino) a petrolio stretta nella mano di una donna, da interpretarsi come un simbolo di regressione. Picasso frammenta le immagini, utilizza il cubismo per dare un senso di disumanizzazione, il classicismo invece ci fa capire che al posto della bellezza della natura rimane lo sgretolarsi dal progresso causato dalla guerra. I protagonisti della scena sono soprattutto le donne, i bambini e gli animali; vi è soltanto una figura maschile: il soldato morto al suolo, con in mano la spada spezzata e un fiore(segno di speranza, nasce dalla stessa mano della spada spezzata), ad indicare la vittoria finale della ragione. Altro simbolo della luce della ragione che vince la barbarie è proprio il lampadario. Spiccano alcune figure o gruppi di figure fortemente espressivi: sulla sinistra la madre che tiene fra le braccia il bimbo morto (pietà di Michelangelo), al centro il cavallo ferito che nitrisce, sulla destra la donna che urlando alza le braccia al cielo per invocare aiuto (fucilazione del 3 maggio, uomo con le mani alzate). Se il cavallo è il simbolo della laboriosità del popolo spagnolo, il toro è stato interpretato in modo duplice: anch’esso come simbolo di tale popolo, ma anche come un’allusione alle atrocità compiute dalla dittatura nazista, alla bestialità dell’istinto.
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