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Cultura degli italiani, Dispense di Sociologia Della Famiglia

Ricerca condotta sulle pratiche culturali degli italiani e sulle loro attività culturali.

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 05/01/2023

Luca.Salmieri
Luca.Salmieri 🇮🇹

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Scarica Cultura degli italiani e più Dispense in PDF di Sociologia Della Famiglia solo su Docsity! Livelli di partecipazione alla vita della cultura in Italia Adolfo Morrone Tullio De Mauro Istat-SDS/D Università di Roma “La Sapienza” Fondazione Mondo Digitale Roma 2008 5 1. Introduzione Questo lavoro* si ispira alla nozione larga, non meramente libresca, erudita, di “cultura”. È una nozione antica, anzi antichissima, e nuova, moderna, modernissima [De Mauro 2006a, 2006b]. È la nozione latina della cultura come capacità unitaria di còlere, di attendere sia a elevare mente ed animo sia a migliorare le produzioni e arti materiali, che qualcuno chiama con disprezzo banausiche, ma che anche grandi filosofi idealisti come Hegel o Croce riconoscevano nel loro ruolo fondante, valorizzando la mano dell’uomo e le “opere della vita”. Ed è la nozione moderna di cultura, delineata già da Kant nella Critica del giudizio, come un continuum unitario che va dalle opere della sopravvivenza e vita alle discipline e tecniche fino alle opere dell’arte, delle scienze, del pensiero: a questa nozione si richiamano oggi l’antropologia culturale e le scienze demologiche in genere, l’etologia e i cultural studies. A essa appunto si rifà questo lavoro. La domanda generale di partenza è: in che misura oggi gli italiani partecipano alla vita della cultura nelle sue molte e diverse manifestazioni? * Il lavoro nasce da discussioni comuni tra i due autori. Esso non impegna in prticolare l’Istituto nazionale di statistica. La redazione dei paragrafi 1 e 7 è stata curata da Tullio De Mauro, quella dei paragrafi 2-6 da Adolfo Morrone. 6 2. Il contesto internazionale L’Italia, nel confronto internazionale con i partner dell’Unione Europea, risulta indietro su quasi tutti gli indicatori di partecipazione culturale. Partiamo anzitutto dalle forme di cultura di senso più restrittivo e sofisticato. Ad esempio nel confronto internazionale, la propensione alla lettura degli italiani risulta decisamente inferiore alla media europea. Nel 2007 la quota di persone di 15 anni e più che hanno letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi, compresi i libri letti nel tempo libero, i testi scolastici e le letture per motivi professionali, non supera in Italia il 63%, a fronte di un valore medio per i paesi dell’Ue27 pari al 71% con la conseguenza che l’Italia è soltanto al ventesimo posto della graduatoria europea [Istat 2008]. Quali sono i fattori che influenzano una tale situazione? Quali sono le carenze su cui è più urgente intervenire? Al primo posto non possiamo non considerare i bassi livelli di istruzione che ancora caratterizzano il nostro Paese. Le persone tra i 25 e i 64 anni che hanno conseguito come titolo di studio più elevato solo la licenza di scuola media inferiore (livello ISCED 0-2) sono in Italia nel 2006 il 48,7%, un dato che posiziona il nostro Paese in fondo alla graduatoria dell’Ue27 insieme a Spagna, Portogallo e Malta. L’Italia è lontana dalla media Ue27 che è pari al 30%, per non tenere conto dei paesi leader come la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Estonia, in cui la quota di popolazione adulta dotata del solo livello di istruzione inferiore è di circa il 10% [Istat 2008]. Il livello di istruzione è sicuramente uno dei fattori principali nel determinare i bassi livelli di partecipazione culturale dell’Italia, ma non è l’unico. Per avere un quadro più completo bisogna considerare anche i livelli di competenza della popolazione. Non solo i livelli di competenza degli studenti – di cui si occupa l’indagine OCSE PISA1 – ma anche e soprattutto i livelli di competenza della popolazione nel suo complesso. 1 http://www.pisa.oecd.org/pages/0,3417,en_32252351_32235731_1_1_1_1_1,00. html 7 Qual è il livello di comprensione di un testo scritto da parte di persone mediamente istruite che hanno lasciato la scuola 10 o 20 anni prima? Quali le loro capacità numeriche? Come riescono ad interagire con una società complessa, essenzialmente basata sull’informazione, persone che hanno conseguito al massimo la licenza media inferiore? Cosa è rimasto delle competenze acquisite a scuola, tenuto conto della regola del -5 per cui in età adulta si regredisce mediamente di 5 anni rispetto al livello massimo di una competenza acquisita a scuola, salvo che la competenza non sia esercitata per motivi di lavoro [Avveduto 2004, 2005, 2006]? Queste sono alcune delle domande a cui si potrebbe rispondere con un’indagine su i livelli di competenza. Purtroppo mentre esistono dati affidabili e tempestivi per misurare il titolo di studio della popolazione (Censimento, indagine sulle forze di lavoro, ecc.) non è altrettanto vero per i livelli di competenza. Negli anni 1998-2005 sono state promosse da Statistic Canada e dall’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, due indagini sui livelli di alfabetizzazione della popolazione adulta di vari paesi, la prima detta in sigla IALS, International Adult Literacy Studies2, la seconda ALL, Adult Literacy and Life Skills3. Le indagini sono state realizzate somministrando a campioni stratificati della popolazione adulta in età di lavoro (16-65 anni) questionari graduati in modo da consentire la discriminazione di cinque livelli di literacy o letteratezza, di numeracy o numeratezza e di problem solving: da un livello uno, minimo, a un livello cinque, massimo di capacità. Le domande dei questionari hanno riguardato le capacità di lettura e comprensione di testi in prosa e documenti, le capacità di utilizzazione di nozioni matematiche (numeracy) e, nella seconda indagine, la capacità di risoluzione di problemi e di 2 http://www.oecd.org/document/2/0,3343,en_2649_39263294_2670850_1_1_1_1 ,00.html 3 http://archivio.invalsi.it/ri2003/all/ bagaglio di conoscenze e di competenze che rendono possibile fruire di pratiche culturali specifiche. Purtroppo non è possibile misurare direttamente questo fattore – occorrerebbero come detto prima indagini specifiche sui livelli di competenza e di conoscenze – ma l’ipotesi seguita in questo lavoro è che se ne possa dare una stima misurando il livello di partecipazione della popolazione alla vita culturale. Ovviamente esiste una profonda differenza teorica tra misurare la capacità di utilizzare un personal computer e l’uso effettivo; tra misurare il livello di literacy di una persona e la sua propensione a leggere libri o a scrivere diari, romanzi o poesie. Ciononostante è innegabile che siano necessarie competenze specifiche per poter usare Internet e sono necessari particolari schemata per poter leggere e comprendere un testo scritto [Addey 2008] e analogamente avviene per la maggior parte degli indicatori di partecipazione culturale. L’obiettivo del lavoro è quindi, con un’opportuna scelta di indicatori, di suddividere la popolazione sulla base del grado di “attivismo” o, per dirla diversamente, sulla base della loro propensione a fruire attivamente di determinati prodotti culturali. Dal punto di vista statistico si vuole costruire una variabile sintetica in grado di graduare e distinguere la popolazione, identificando ad un estremo coloro che si dedicano a molteplici attività e all’estremo opposto le fasce meno attive o completamente inattive escluse da qualunque forma di partecipazione. L’ipotesi è che la variabile sintetica così costruita sia in grado di fornire una misura indiretta del capitale culturale della popolazione nel senso illustrato prima e fornisca, quindi, uno strumento per misurare uno dei fattori principali di disuguaglianza sociale. Assumere che la partecipazione ad attività culturali sia un indicatore indiretto del possesso di competenze specifiche comporta il rischio di identificare dei “falsi negativi”. Ossia di presupporre competenze basse in gruppi di popolazione che 11 per scelta e non per incapacità hanno rinunciato a fruire di determinate pratiche culturali. Questo rischio è però ridotto al minimo dalla scelta di un grande numero di indicatori. In effetti è improbabile che appartenenti a gruppi socio-economici con competenze elevate siano completamente inattivi. Tuttavia livelli alti di fruizione di determinate pratiche culturali possono convivere o determinare la scelta di rinunciare a fruire di altre. Ad esempio i dati mostrano un aumento della quota di chi non fruisce della televisione proprio tra coloro che hanno livelli più alti della media di lettura di libri o di fruizione di spettacoli dal vivo. Per questo motivo sono stati scelti tutti gli indicatori di partecipazione culturale e di partecipazione ad attività formative disponibili. Sono stati selezionati, inoltre, indicatori che misurano lo svolgimento di attività pratiche sia per avere una stima indiretta della capacità a risolvere problemi pratici sia perché tali indicatori permettono una ulteriore e più fine discriminazione tra coloro che non partecipano alla vita culturale del Paese ma che sono attivi nello svolgimento di attività pratiche e coloro che sono passivi anche da questo punto di vista. Diciamo subito che, a tal riguardo, i risultati riservano qualche sorpresa. Certo essi non valgono per l’Italia sobria, anzi povera di cinquanta anni fa, per l’Italia a base economica agricola, a prevalenza di addetti all’agricoltura. Ma oggi vediamo delinearsi una società in cui la capacità d’uso della hegeliana mano o dell’attendere alle crociane opere della vita pare decrescere col decrescere delle competenze e abitudini intellettuali e spesso si presenta come appannaggio dei più capaci di una partecipazione a tutto campo anche alle forme di cultura intellettualmente più complesse. Volutamente il titolo di studio è stato escluso dalla rosa degli indicatori. L’obiettivo, infatti, è quello di avere una variabile che misuri il livello di partecipazione culturale della popolazione indipendentemente dal titolo di studio conseguito. Ci si attende, 12 ovviamente, che a titoli di studio alti corrispondano livelli di partecipazione alti ma questo lavoro vuole anche verificare se esistono sacche di passività tra coloro che dovrebbero essere i fruitori privilegiati della vita culturale del Paese. Considerati gli obiettivi della ricerca un ruolo fondamentale, dunque, è giocato dalla scelta degli indicatori da adottare. Sono stati scelti sette gruppi di indicatori5: indicatori che misurano la 1. partecipazione a corsi di istruzione e/o formazione che comprendono: la frequenza di corsi di istruzione formale, la fruizione di corsi svolti per accrescere le proprie capacità professionali, la fruizione di corsi svolti per accrescere le proprie capacità personali e il ricorso all’autoformazione; indicatori che misurano le 2. abilità linguistiche che comprendono: la propensione a parlare italiano o dialetto con estranei6 e il livello di conoscenza di almeno una lingua straniera7; indicatori di 3. consumo letterario che comprendono: la lettura di libri nel tempo libero8, la lettura di libri per motivi professionali, la lettura di quotidiani, la lettura di riviste settimanali e la lettura di periodici9; indicatori di 4. fruizione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione che comprendono: l’uso di personal computer, l’uso di Internet e l’uso avanzato del cellulare10; indicatori di 5. abilità pratiche che includono preparare 5 Gli indicatori sono costruiti per misurare semplicemente la fruizione o la non fruizione di una determinata attività. Ad esempio frequenta corsi di istruzione formale o non frequenta corsi di istruzione formale. Nel caso in cui un indicatore sia costruito in modo più complesso la sua composizione è riportata nelle note corrispondenti. 6 Con gli estranei parla prevalentemente italiano, dialetto, sia italiano sia dialetto, altro. 7 Non conosce lingue straniere, conosce almeno una lingua straniera ad un livello basso, medio basso, medio, medio alto, alto. 8 Legge libri scientifici, legge libri di altro tipo, non legge libri. 9 Non legge periodici, legge periodici scientifici, legge periodici di altro tipo. 10 Non usa il cellulare, usa il cellulare solo per telefonare, usa anche altre funzioni del cellulare. 15 analisi distinte; una per ciascun gruppo di indicatori descritti nel paragrafo precedente. In questo modo il primo asse fattoriale identificato da ciascuna analisi fornisce una nuova variabile quantitativa in grado di graduare la popolazione dal livello massimo al livello minimo di fruizione degli indicatori considerati. L’asse fattoriale prodotto dall’analisi del primo gruppo di indicatori misura, dunque, il grado di partecipazione a corsi di istruzione e/o formazione, l’asse fattoriale prodotto dall’analisi del secondo gruppo di indicatori misura il grado di abilità linguistica, il terzo il grado di consumo letterario, il quarto il grado di fruizione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, il quinto il livello di abilità pratiche, il sesto il grado di propensione a svolgere attività artistiche e/o amatoriali e il settimo la propensione a fruire di spettacoli dal vivo e del patrimonio storico, museale e paesaggistico. 5. I livelli di partecipazione culturale I sette fattori così identificati sono stati a loro volta sintetizzati utilizzando l’analisi in componenti principali [Lebart L., Morineau A., Piron M., 1995] in modo da ottenere un unico fattore che misura il livello di “attivismo” della popolazione. Tale variabile, che potremmo chiamare livello di partecipazione, ha media zero e si sviluppa lungo un continuum che pone all’estremo negativo le persone che sono totalmente escluse dalle attività considerate e all’estremo positivo quelle che tendono a partecipare a tutte le attività considerate. La variabile approssima una curva normale ma ha la coda di destra più lunga di quella di sinistra e la massa è più concentrata a sinistra della media rispetto alla distribuzione normale (Skewness 0,374)12. La distribuzione, inoltre, si discosta dalla curva normale anche per avere valori meno concentrati intorno alla media (Kurtosis -0,507)13. In conseguenza di ciò la media (che è pari a 0) e la mediana (che è pari a -0.172) non coincidono. 12 http://en.wikipedia.org/wiki/Skewness 13 http://en.wikipedia.org/wiki/Kurtosis 16 Fi gu ra 1 – Is to gr am m a de lla v ar ia bi le li ve llo d i p ar te ci pa zi on e ca lc ol at a su lle p er so ne d i 1 8- 65 a nn i. 17 Per poter procedere nell’analisi occorre decidere un criterio di suddivisione in classi. In questo caso si è deciso di adottare il criterio della distanza dalla media (μ) valutata in termini di deviazione standard (σ)14. Il gruppo con livello di fruizione basso è costituito da • 5 milioni e 14 mila persone pari al 15,2% del totale. In media i componenti di questo gruppo svolgono solo 5 tra le 42 attività considerate. Il gruppo con livello di fruizione medio basso (livello • 2) è costituito da 12 milioni e 184 mila persone pari al 37,9% del totale. In media in questo gruppo si svolgono 12 attività su 42. Il gruppo con livello di fruizione medio (livello 3) è • costituito da 9 milioni e 866 mila persone pari al 30,8% del totale. Mediamente in questo gruppo si svolgono 18 attività su 42. Il gruppo con livello di fruizione medio alto (livello 4) è • costituito da 4 milioni e 575 mila persone pari al 14,3% del totale. In media in questo gruppo si svolgono 24 attività su 42. Il gruppo con livello di fruizione alto (livello 5) è costituito • da 598 mila persone pari al 1,9% del totale. In media in questo gruppo si svolgono 30 attività su 42. La variabile latente individuata mediante la sintesi degli indicatori di partenza ha un alto potere discriminante. Consideriamo in primo luogo la pratica di attività formative a seconda del livello di partecipazione culturale di appartenenza (Tab. 1). Le persone che appartengono al primo livello non praticano né corsi di studio né corsi di formazione e anche il ricorso all’autoformazione è dell’85% inferiore alla media (solo il 6,2% pratica attività di autoformazione rispetto ad una media del 42,3%). 14 In particolare i gruppi sono così definiti: livello 1 dal valore minimo del livello di partecipazione a µ - σ; livello 2 da µ - σ a µ ; livello 3 da µ a µ + σ ; livello 4 da µ + σ a µ+(2σ) ; livello 5 valori superiori a µ+(2σ). 20 U no D ue Tr e Q ua ttr o C in qu e P ar la p re va le nt em en te it al ia no c on e st ra ne i 38 ,0 75 ,2 87 ,4 92 ,5 95 ,4 76 ,2 P ar la p re va le nt em en te d ia le tto c on e st ra ne i 16 ,1 2, 1 0, 6 0, 3 - 3, 4 P ar la a lm en o un a lin gu a st ra ni er a ad u n liv . a lto 0, 7 2, 2 5, 2 8, 7 13 ,0 4, 0 N on p ar la n es su na li ng ua s tra ni er a 85 ,0 44 ,4 13 ,3 3, 0 0, 7 34 ,3 Li ve llo d i p ar te ci pa zi on e cu ltu ra le To ta le A bi lit à lin gu is tic he Ta be lla 2 – P er so ne d i 1 8- 65 a nn i p er a bi lit à lin gu is ti ch e e liv el lo d i p ar te ci pa zi on e. A nn o 20 06 (p er 1 00 p er so ne d i 1 8- 65 a nn i d el lo s te ss o liv el lo d i p ar te ci pa zi on e) 21 Molto forti sono anche le differenze che si riscontrano tra le persone con livelli bassi e livelli alti di partecipazione rispetto agli indicatori di lettura. Le differenze più forti si riscontrano per la lettura di libri scientifici nel tempo libero (0,7% al livello uno rispetto al 62,8% del livello cinque), la lettura per motivi professionali (0,2% rispetto al 56,2%) e la lettura di periodici scientifici (0,1% al livello uno rispetto al 30,0% del livello cinque). (Tab. 3). Le persone a livello uno sono fortemente svantaggiate anche rispetto a quelle che hanno un livello di partecipazione immediatamente superiore (livello due e tre). Si noti, ad esempio, che anche per una pratica diffusa come la lettura del quotidiano (lo legge, almeno una volta a settimana, il 67,2% delle persone di 18-65 anni) le persone a livello uno lo leggono solo nel 29,2% dei casi rispetto al 63,7% delle persone a livello due e al 77,5% di quelle a livello tre (Tab. 3). 22 U no D ue Tr e Q ua ttr o C in qu e Li br i s cie nt ifi ci ne l t em po li be ro 0, 7 5, 3 18 ,9 40 ,8 62 ,8 14 ,9 Li br i n on s ci en tif ic i n el te m po lib er o 6, 6 26 ,4 44 ,4 48 ,0 34 ,9 32 ,2 Li br i p er m ot iv i p ro fe ss io na li 0, 2 2, 7 15 ,9 41 ,7 56 ,2 13 ,0 Q uo tid ia ni 29 ,2 63 ,7 77 ,5 90 ,8 96 ,3 67 ,2 R iv is te s et tim an al i 20 ,7 50 ,1 66 ,4 81 ,2 90 ,7 55 ,9 P er io di ci n on s ci en tif ic i 4, 9 19 ,3 34 ,0 45 ,1 49 ,9 25 ,9 P er io di ci s ci en tif ic i 0, 1 1, 8 7, 6 19 ,6 30 ,0 6, 4 Li ve llo d i p ar te ci pa zi on e cu ltu ra le To ta le Le ttu ra d i: Ta be lla 3 – P er so ne d i 18 -6 5 an ni p er a tt iv it à di c on su m o le tt er ar io e ffe tt ua ta e l iv el lo d i pa rt ec ip az io ne . A nn o 20 06 ( pe r 1 00 p er so ne d i 1 8- 65 a nn i d el lo s te ss o liv el lo d i p ar te ci pa zi on e) 25 Anche lo svolgimento di attività pratiche è più diffuso tra le persone con livelli di partecipazione elevata ma le differenze tra questi e le persone a livelli bassi di partecipazione sono leggermente meno forti che per altri indicatori. Ad esempio effettuano lavori di manutenzione in casa l’85,3% delle persone a livello cinque rispetto al 36,4% delle persone a livello uno e si dedica al restauro di mobili o oggetti il 48,9% delle persone a livello cinque rispetto al 5,8% delle persone a livello uno. Le pratiche di preparare confetture di frutta, ecc. e del cucire o fare la maglia risultano più diffuse tra le due classi estreme (livello uno e cinque) e in generale questi due indicatori, ma non altri del gruppo, sembrano meno dipendenti da un alto livello di partecipazione. Ciò dipende dal fatto che queste pratiche sono entrambe marcatamente femminili e il rapporto con il livello di attivismo è molto diverso tra maschi e femmine. Tra le donne, infatti queste due pratiche – tradizionalmente femminili – sono più diffuse tra le persone con livelli di partecipazione bassi. Al contrario tra i maschi queste due pratiche sono diffuse molto di più tra coloro che hanno un livello di attivismo elevato. Ad esempio la preparazione di confetture di frutta, ecc. è praticata dal 4,4% dei maschi del livello uno rispetto al 26,4% di quelli a livello cinque. In questo caso, quindi, si sommano due aspetti: da un lato le donne con livelli bassi che si dedicano alla preparazione di confetture o cuciono e ricamano in quanto queste attività fanno parte integrante del ruolo della donna inteso in senso tradizionale. Dall’altro le persone con livelli di partecipazione elevati – soprattutto maschi – che si dedicano a queste attività in quanto hobby con cui passare il tempo libero. La convergenza di questi due aspetti appiattisce le differenze nel campione complessivo. 26 U no D ue Tr e Q ua ttr o C in qu e P re pa ra c on fe ttu re d i f ru tta , o rta gg i o c on fe zi on i al im en ta ri pe r u so fa m ilia re 27 ,6 23 ,0 20 ,1 24 ,4 35 ,0 23 ,3 E ffe ttu a la vo ri di m an ut en zi on e in c as a 36 ,4 54 ,6 60 ,8 73 ,2 85 ,3 57 ,0 R es ta ur a m ob ili o og ge tti d el la c as a 5, 8 14 ,3 19 ,2 30 ,3 48 ,0 17 ,4 C ur a l'a ut om ob ile , m ot o, m ot or in o, b ic icl et ta 26 ,4 48 ,2 58 ,1 68 ,2 79 ,7 51 ,4 Fa d el g ia rd in ag gi o, c ur a l'o rto 28 ,6 37 ,2 38 ,9 48 ,3 55 ,7 38 ,4 C uc e, ri ca m a, fa la m ag lia 31 ,5 25 ,6 21 ,3 23 ,8 27 ,5 25 ,0 P ra tic a sp or t e /o a tti vi tà fi si ch e 6, 1 21 ,2 42 ,6 58 ,4 70 ,1 31 ,8 S ed en ta ri 72 ,4 44 ,9 24 ,7 13 ,2 7, 3 37 ,6 Li ve llo d i p ar te ci pa zi on e cu ltu ra le To ta le A tti vi tà p ra tic he Ta be lla 5 – P er so ne d i 1 8- 65 a nn i p er a tt iv it à pr at ic he s vo lt e e liv el lo d i p ar te ci pa zi on e. A nn o 20 06 ( pe r 1 00 p er so ne d i 1 8- 65 a nn i d el lo s te ss o liv el lo d i p ar te ci pa zi on e) 27 Infine essere attivo culturalmente porta a stili di vita più attivi anche fisicamente. Infatti le persone a livello cinque praticano sport e/o attività fisiche nel 70,1% dei casi (rispetto al 31,8% della media) mentre le persone a livello uno praticano sport e/o attività fisiche solo nel 6,1% dei casi e quelle a livello due solo nel 21,2% dei casi. Al contrario il 72,4% delle persone a livello uno hanno uno stile di vita completamente sedentario non praticando né sport né attività fisiche (Tab. 5). Le persone a livello quattro e cinque, infine, sono nettamente avvantaggiate rispetto a quelle con livelli bassi di partecipazione nella pratica di attività amatoriali. Ad esempio la quota di persone a livello cinque che si dedica alla fotografia è 12 volte più elevata di quella delle persone a livello uno. Analogamente il 56,1% delle persone a livello cinque fa video e/o film amatoriali rispetto all’0,8% delle persone a livello uno. 30 U no D ue Tr e Q ua ttr o C in qu e C in em a 19 ,6 44 ,1 68 ,2 85 ,3 94 ,4 54 ,6 Te at ro 2, 4 9, 5 23 ,9 46 ,4 67 ,1 19 ,2 S pe tta co li sp or tiv i 7, 4 22 ,3 36 ,1 50 ,1 58 ,8 28 ,9 M us ei 1, 1 10 ,0 35 ,3 68 ,0 90 ,2 26 ,2 M os tre , e sp os izi on i d 'a rte 1, 2 9, 3 34 ,0 65 ,2 90 ,8 25 ,2 S iti ar ch eo lo gi ci 0, 5 5, 6 19 ,4 41 ,4 64 ,1 15 ,3 M on um en ti st or ici 3, 4 21 ,4 57 ,1 86 ,7 96 ,8 40 ,4 C en tri s to ric i, ci ttà d 'a rte 2, 8 21 ,1 57 ,6 86 ,3 96 ,3 40 ,3 Lo ca lità p ae sa gg is tic am en te ri le va nt i 3, 9 23 ,5 55 ,9 84 ,4 94 ,7 40 ,5 Zo o, a cq ua ri, o rti b ot an ic i 1, 3 9, 1 22 ,1 34 ,9 51 ,5 16 ,4 R is er ve n at ur al i 1, 6 8, 1 23 ,1 43 ,6 65 ,9 17 ,9 Li ve llo d i a tti vi sm o To ta le S pe tta co li da l v ivo e p at rim on io m us ea le e pa es ag gi st ic o Ta be lla 7 – P er so ne d i 1 8- 65 a nn i p er f ru iz io ne d i s pe tt ac ol i d al v iv o e de l p at ri m on io s to ri co , m us ea le e p ae sa gg is ti co e li ve llo d i p ar te ci pa zi on e. A nn o 20 06 ( pe r 1 00 p er so ne d i 1 8- 65 a nn i d el lo s te ss o liv el lo d i p ar te ci pa zi on e) 31 Infine la variabile sintetica individuata discrimina bene anche rispetto alla fruizione di spettacoli dal vivo e del patrimonio storico, museale e paesaggistico. Considerando le persone a livello quattro o cinque troviamo livelli di fruizione nettamente superiori alla media e superiori all’80% per cinema, monumenti storici, centri storici, città d’arte e località paesaggisticamente rilevanti. Al contrario per i livelli uno e due tutti gli indicatori sono fortemente al di sotto della media generale. Anche una pratica relativamente diffusa come andare a cinema è praticata solo dal 19,6% delle persone del livello uno rispetto ad una media del 54,6% e una quota del 94,4% tra le persone di livello cinque. I gruppi identificati, dunque, permettono di graduare la popolazione secondo la loro propensione ad avere uno stile di vita attivo e a svolgere numerose attività. Le persone che rientrano nei gruppi quattro e cinque sono molto più attive di quelle a livelli inferiori e questo non solo rispetto ai 42 indicatori che sono stati utilizzati per la costruzione della variabile sintetica ma anche rispetto ad altre dimensioni sociali ed economiche che con la partecipazione culturale sono profondamente legate. 6. Caratteristiche socio-culturali dei cinque livelli Sono 5 milioni e 600 mila le persone che hanno un livello di attivismo bassissimo (livello uno) pari al 15,2% della popolazione di 18-65 anni. Le persone a livello due sono circa 14 milioni (pari al 37,9%), 11 milioni e 500 mila quelle a livello tre (pari al 30,8%), 5 milioni e 300 mila le persone che raggiungono il livello quattro (14,3%) e solo 700 mila quelle a livello cinque (1,9%). Solo 6 milioni di italiani, dunque, hanno un livello di partecipazione culturale alta (livelli quattro e cinque) mentre circa 20 milioni di persone hanno livelli di partecipazione culturale inferiori alla media (livelli uno e due). U no D ue Tr e Q ua ttr o C in qu e M as ch io 12 ,5 38 ,8 32 ,6 14 ,3 1, 7 10 0, 0 Fe m m in a 17 ,8 37 ,0 29 ,0 14 ,2 2, 0 10 0, 0 To ta le 15 ,2 37 ,9 30 ,8 14 ,3 1, 9 10 0, 0 18 -2 4 5, 7 27 ,1 37 ,6 24 ,9 4, 7 10 0, 0 25 -3 4 9, 9 33 ,9 34 ,3 18 ,9 3, 0 10 0, 0 35 -4 4 12 ,5 37 ,4 34 ,0 14 ,5 1, 6 10 0, 0 45 -5 4 16 ,6 41 ,1 29 ,2 12 ,0 1, 1 10 0, 0 55 -5 9 23 ,9 44 ,1 24 ,0 7, 6 0, 5 10 0, 0 60 -6 5 31 ,3 46 ,7 18 ,2 3, 7 0, 1 10 0, 0 To ta le 15 ,2 37 ,9 30 ,8 14 ,3 1, 9 10 0, 0 Ita lia n or d- oc ci de nt al e 8, 9 37 ,6 35 ,2 16 ,1 2, 1 10 0, 0 Ita lia n or d- or ie nt al e 10 ,1 35 ,0 34 ,7 17 ,7 2, 5 10 0, 0 Ita lia c en tra le 10 ,0 38 ,6 32 ,3 16 ,8 2, 3 10 0, 0 Ita lia m er id io na le 25 ,4 39 ,8 24 ,3 9, 4 1, 0 10 0, 0 Ita lia in su la re 25 ,3 38 ,1 25 ,2 10 ,1 1, 3 10 0, 0 Ita lia 15 ,2 37 ,9 30 ,8 14 ,3 1, 9 10 0, 0 R IP AR TI ZI O N E G E O G R AF IC A S ES S O C LA SS I D 'E TÀ Li ve llo d i p ar te ci pa zi on e cu ltu ra le To ta le Ta be lla 8 – P er so ne d i 1 8- 65 a nn i p er li ve llo d i p ar te ci pa zi on e, s es so , c la ss i d ’e tà e r ip ar ti zi on e ge og ra fic a. A nn o 20 06 ( pe r 1 00 p er so ne d i 1 8- 65 a nn i c on le s te ss e ca ra tt er ist ic he ) 35 Focalizzando l’analisi sulle persone con livello di partecipazione uno possiamo evidenziare che l’Italia meridionale e insulare risulta svantaggiata rispetto al Nord per tutte le fasce d’età considerate. L’aspetto più drammatico, però, è rappresentato dal profondo divario tra il Nord e il Sud del Paese che si registra tra i giovani. Tra le persone di 18-24 anni, infatti, la quota con un livello di partecipazione bassissimo (livello uno) è di circa il 2,5% se si considera il Nord e in Centro. Tale quota diventa, invece, del 9,6% nell’Italia meridionale e del 10,2% nell’Italia insulare ossia circa il triplo di quella del resto del Paese (Tab. 9). Questo dato è oltremodo sconfortante proprio perché si riferisce ai giovani che notoriamente sono i maggiori fruitori di cultura. Vivere al Nord o al Sud del Paese comporta anche un aumento delle differenze di genere. La differenza tra la quota di donne con livello uno di partecipazione è, infatti, di circa 3 punti percentuali al Nord, diventa di 5 punti percentuali al Centro e di ben 10 punti percentuali al Sud. Infine anche se le donne risultano svantaggiate rispetto agli uomini in quasi tutte le classi d’età non è così per i giovani di 18-24 anni tra i quali sono i maschi ad avere i livelli maggiori di bassa partecipazione (Tab. 9). Il livello di partecipazione culturale è, ovviamente, fortemente influenzato dal titolo di studio. La quota di persone con livello di partecipazione molto basso (livello uno) è, infatti, quasi nulla tra i laureati mentre raggiunge il 49,5% tra coloro che hanno al massimo la licenza elementare (Tab. 10). Ciononostante il 12% dei laureati ha un livello di partecipazione medio-basso (livello due) e il 40,5% ha un livello di partecipazione medio (livello tre). 36 U no D ue Tr e Q ua ttr o C in qu e La ur ea 0, 5 12 ,0 40 ,5 40 ,5 6, 5 10 0, 0 D ip lo m a su pe rio re 3, 1 28 ,6 44 ,2 21 ,4 2, 8 10 0, 0 Li ce nz a m ed ia 17 ,2 50 ,0 26 ,0 6, 4 0, 5 10 0, 0 Li ce nz a el em en ta re 49 ,5 44 ,7 5, 4 0, 4 - 10 0, 0 To ta le 15 ,2 37 ,9 30 ,8 14 ,3 1, 9 10 0, 0 O cc up at i 9, 3 36 ,3 35 ,7 16 ,8 1, 9 10 0, 0 -D iri ge nt i, Im pr en di to ri, L ib er i, pr of es si on is ti 3, 5 22 ,2 42 ,6 29 ,0 2, 8 10 0, 0 -D ire tti vi , Q ua dr i, Im pi eg at i 2, 8 24 ,0 44 ,2 25 ,8 3, 2 10 0, 0 -O pe ra i, Ap pr en di st i 16 ,7 50 ,9 25 ,9 5, 9 0, 6 10 0, 0 -L av or at or i i n pr op rio e C oa di uv an ti 14 ,6 48 ,2 29 ,0 7, 6 0, 6 10 0, 0 N on o cc up at i 23 ,7 40 ,2 23 ,8 10 ,5 1, 8 10 0, 0 -In c er ca d i n uo va o cc up az io ne 20 ,2 44 ,4 25 ,6 8, 2 1, 6 10 0, 0 -In c er ca d i p rim a oc cu pa zi on e 14 ,1 38 ,4 30 ,7 14 ,0 2, 8 10 0, 0 -C as al in gh e 33 ,9 47 ,1 15 ,9 2, 9 0, 2 10 0, 0 -S tu de nt i 0, 9 13 ,7 40 ,7 36 ,8 7, 8 10 0, 0 -R iti ra ti da l l av or o 24 ,1 49 ,3 22 ,4 4, 1 0, 2 10 0, 0 -A ltr a co nd iz io ne 39 ,9 35 ,2 17 ,7 6, 4 0, 7 10 0, 0 To ta le 15 ,2 37 ,9 30 ,8 14 ,3 1, 9 10 0, 0 Li ve llo d i p ar te ci pa zi on e cu ltu ra le To ta le TI TO LO D I S TU D IO C O N D IZ IO N E E P O SI ZI O N E N EL LA P R O FE SS IO N E Ta be lla 1 0 – Pe rs on e di 1 8- 65 a nn i c on li ve llo u no d i p ar te ci pa zi on e pe r cl as si d ’e tà , r ip ar ti zi on e ge og ra fic a e se ss o. A nn o 20 06 (p er 1 00 p er so ne d i 1 8- 65 a nn i c on li ve llo u no d i p ar te ci pa zi on e co n le s te ss e ca ra tt er ist ic he ) 37 Molto forti anche le differenze sociali. In primo luogo la quota di persone con livello di partecipazione basso è molto più elevata tra i non occupati (23,7%) che tra gli occupati (9,3%) ma tra gli stessi occupati esistono delle forti differenze sociali. La quota di persone con un livello di partecipazione basso è, infatti, molto contenuta tra i dirigenti, imprenditori e liberi professionisti (3,5%) e i direttivi, quadri e impiegati (2,8%) mentre aumenta tra gli operai, apprendisti (16,7%) e tra i lavoratori in proprio e coadiuvanti (14,6%). Gli studenti sono quelli con i livelli di partecipazione più elevati – grazie alla favorevole combinazione di giovane età, istruzione e tempo disponibile – mentre le casalinghe e le persone in altra condizione sono le più svantaggiate. Studiando i livelli di partecipazione culturale a parità di titolo di studio ci si rende conto che il genere continua ad esercitare un’influenza significativa mentre viene a ridursi notevolmente l’effetto dell’età. Se si considerano le persone con livelli di partecipazione bassi si vede, infatti, che la quota è molto ridotta tra le persone che hanno almeno il diploma superiore e che essa tende ad aumentare poco con l’aumentare dell’età. Le persone con almeno il diploma superiore che hanno un livello di partecipazione basso sono, infatti, l’1,6% tra i giovani di 18-24 anni e rimangono stabili intorno al 2,5% fino ai 59 anni. Solo tra le persone di 60-65 con almeno il diploma superiore la quota di persone con livelli di partecipazione bassi sale al 5,1%. Analogamente accade per gli altri titoli di studio: tra le persone con al massimo la licenza elementare, ad esempio, la quota di persone con livello basso di partecipazione è abbastanza stabile al 50% per tutte le classi d’età considerate (Tab. 11). scientifici nel tempo libero (tabella 3), all’uso del computer, di internet e del cellulare non solo per telefonare (tabella 4) e in quasi tutti gli indicatori di fruizione del patrimonio artistico, storico e paesaggistico nazionale (tabella 7). Sono per dir così incrinature dell’immagine di uno zoccolo duro compatto, opaco, inertemente rassegnato a una condizione sostanziale di dealfabetizzazione sotteso ai livelli più elevati. L’esistenza di tali incrinature spinge o dovrebbe spingere a riflettere sulla potenzialità di iniziative volte a rafforzare l’offerta strutturata e istituzionale di cultura e in particolare a superare il digital divide. Questo superamento, per i suoi bassi costi, la sua desiderabilità sociale e l’efficacia nel facilitare accessi a informazione e vita associata, potrebbe avere effetti decisivi ai fini di una maggiore partecipazione e inclusione. C’è un’ampia fascia intermedia pronta e disponibile a procedere su quelle vie di partecipazione, inclusione, fruizione di offerte che per ora percorrono con sicurezza soltanto gli appartenenti ai due gruppi più elevati. A riprova di ciò si consideri che negli ultimi anni è diminuita la quota di chi non usa Internet perché lo considera inutile ma è aumentata parallelamente la quota di chi non lo usa perché non ha le competenze necessarie, ma abbandonate a se stesse queste categorie sociali (anziani, persone con livelli di istruzione bassi, famiglie povere) non avranno mai la possibilità di superare il divario. Un’ipotesi già da tempo avanzata esce ora confermata: anche le attività manuali e materiali, in cui un tempo, fino agli anni cinquanta del Novecento, eccelleva l’intera società italiana a base economica agricola, sopravvivono, ormai trasformate in attività del tempo libero, soltanto nelle fasce più alte della popolazione. Queste ultime, infine, sono anche le più attive nella pratica di attività sportive e di attività fisiche (Tab. 5) e hanno, quindi, uno stile di vita più sano di quello delle persone con livelli di partecipazione bassi ciò che ha ricadute importanti sulla speranza di vita [OMS 2006, WHO 2005]. 41 42 45 Gli Autori Adolfo Morrone esperto di statistiche culturali e di statistiche sull’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, è ricercatore presso l’Istat e professore di Statistica applicata presso la Pontificia Università Gregoriana. Oltre a saggi e articoli, ha pubblicato con A,Savioli il volume La lettura di libri in Italia, Editrice bibliografica, Milano 2008. Tullio De Mauro professore emerito della Sapienza di Roma, ha insegnato linguistica generale in diverse università italiane e a Roma. Autore di saggi e volumi di linguistica generale, storica ed educativa tradotti in varie lingue, è doctor h.c. di diverse università straniere. Ministro della pubblica istruzione nel 2000-2001, è presidente della Fondazione Mondo Digitale.
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