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CULTURA DELLA RESPONSABILITÀ E SVILUPPO LOCALE La società globale e le comunità responsabili del turismo e del cibo, Sintesi del corso di Sociologia dei Consumi

Dedicato in particolare alle comunità raccolte intorno alle culture responsabili del turismo e del cibo, il volume cerca di mettere in luce come le loro pratiche alternative rappresentino l’orizzonte responsabile della capacità collaborativa degli individui e delle comunità nella tarda-modernità.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Caricato il 01/06/2020

Laura8997
Laura8997 🇮🇹

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Scarica CULTURA DELLA RESPONSABILITÀ E SVILUPPO LOCALE La società globale e le comunità responsabili del turismo e del cibo e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia dei Consumi solo su Docsity! Cultura della responsabilità e sviluppo locale (Spillare) 1.1 La globalizzazione tra razionalizzazione e responsabilità riflessiva Weber utilizza la metafora della gabbia d’acciaio per annunciare le conseguenze del processo di razionalizzazione e burocratizzazione universale il quale rischiava di inglobare le relazioni, i vincoli morali e le capacità di azione degli individui attraverso strutture impersonali. Il processo di globalizzazione può essere ricondotto al processo di razionalizzazione e, quindi il dispiegarsi su cala globale di forze impersonali che retro-agiscono sui singoli individui e sul contesto locale, indipendentemente dalle singole volontà. La globalizzazione viene definita, sulla scorta dei frame teorici di Beck come “seconda modernità” o "modernità radicalizzata" inteso come un radicalizzare (estremizzazione) il periodo precedente, piuttosto che superarlo (postmodernità). Società moderna caratterizzata da "moltitudini atomizzate" (Bauman) e incapaci di relazioni significative, con il risultato di non riuscire a cogliere/cambiare gli accadimenti politici e sociali (vedi olocausto) tutto ciò dovuto a processi di razionalizzazione. Processo di razionalizzazione Ritzer. Ritzer sottolinea la diffusione nella vita quotidiana di efficienza, calcolabilità e prevedibilità proprie della catena fast food Mcdonald's (Mcdonaldizzazione). Efficienza  risparmio tempo, mezzi più rapidi ed economici Calcolabilità  esaltazione quantità Prevedibilità  replicabilità ed esaltazione prodotto Controllo  garanzia logiche precedenti data dalle tecnologie Gli aspetti di razionalizzazione del Mc vengono portati da R. ad esempio paradigmatico dei processi che caratterizzano l’intera società tardo moderna, incentrata sulla dimensione del consumo. Ritzer oppone il re-incanto al disincanto denunciato da Weber, come indice di una ripresa di elementi simbolici o culturali che attenuano il senso di spersonalizzazione dovuta dalla razionalizzazione, mettendo alla base una "sana irrazionalità". Processo di razionalizzazione Beck Beck riprende il concetto di Mcdonalizzazione intendendolo come sinonimo di “americanizzazione” al fine di confutare il rischio di un progressivo processo di omogeneizzazione culturale sul modello americano. (ibridazione delle culture come incontro tra razion. e peculiarità delle comunità locali. Beck parla inoltre di "rischi globali" come limiti al modello della razionalizzazione, rischio riguarda effetti collaterali imprevisti del processo di razionalizzazione universale. È questo che Beck intende la trasformazione delle società industriali avanzate in “società del rischio” dovute agli effetti imprevisti e indesiderati dell’industrializzazione e dei processi di razionalizzazione. (perdita di fiducia fa vedere rischi ovunque  interconnessioni globali. Ogni situazione connessa ad un altra). Beck parla inoltre di modernizzazione riflessiva riferendosi all'interiorizzazione del rischio. Egli inoltre insiste sul concetto di individualizzazione, il quale indica l'emancipazione degli individui 1 dal gruppo e dalla forza dei condizionamenti tradizionali (es. cristianesimo) : il rivendicare nuovi diritti (es. amore libero) ha portato ad una pluralizzazione dei percorsi biografici, ciò comporta un'attribuzione dei successi/insuccessi ad i singoli individui senza tener conto del ruolo della struttura sociale. Ciò comporta una maggiore assunzione di responsabilità da parte degli individui, tema centrale del libro, responsabilità vista dall'autore anche come possibile risposta alla eccessiva razionalizzazione, favorendo processi emancipativi. 1.2 Etica della responsabilità e capacità auto-organizzative della realtà civile L’assunzione di responsabilità tende a coincidere con la riflessività. Si tratta di una responsabilità riflessiva che muove dal più ampio processo di globalizz. e che si traduce in una politizzazione diffusa. Le attuali società tardo moderne, caratterizzate dalla dinamica del rischio tendono a caratterizzarsi per una: - Politicizzazione individualizzata - Assunzione di responsabilità individualizzata L’assunzione di responsabilità richiede la capacità di azione, dunque si parla di “responsibility”, intesa come momento riflessivo di assunzione di responsabilità, alla “response-ability”, cioè la concreta capacità e possibilità di azione conseguente. Questo cambio di prospettiva enfatizza l’agency (capacità di agire) del soggetto contro l’impersonalità e i processi razionalizzanti della Globalizzazione. Da etica della responsabilità a etica della possibilità  Appadurai parla di “etica della possibilità” (connessa alla capacità di aspirare) enfatizzando l’agency la quale si esprime in azioni che hanno la funzione di allargare l’orizzonte delle possibilità, liberando capacità immaginative e le aspirazioni, anzi proprio la difficoltà dei singoli di far fronte soli alle sfide della Glob., tende a rafforzare creatività e collaborazione, rifacendosi a valori di altruismo, solidarietà e reciprocità. 1.3 Dalla comunità di sentimento alle comunità responsabili Con il termine comunità Tonnies si riferiva ad una “comunione” tra le persone che dava sostanza al comune sentire e senso di appartenenza, superata dalla forma “societaria” propria della modernità. Con l’avvento della modernità vengono meno le forme simboliche condivise, dunque Durkheim parla di svolta funzionalista, infatti delle comunità tradizionali c’era “solidarietà meccanica”, in quelle moderne vi è una “solidarietà organica” fondata sulla differenzazione dei ruoli e delle funzioni all’interno dell “organismo-società” Per Durkheim società moderna libera e costringe allo stesso tempo: 1. Libera dai vincoli normativi delle comunità 2. Costringe all’etica del dovere borghese fondata sul proprio lavoro ed il proprio ruolo Weber identifica la comunità di sentimento, la quale poggia su una comune appartenenza soggettivamente sentita, contrapposta all’associazione che invece poggia su interessi comuni. 2 Come si configura allora il nuovo assetto economico e politiche globale? con i flussi che hanno un riassetto reticolare, composto da linee e spazi di transito che uniscono tra loro nodi globali. I nodi dei flussi globali sono rappresentati non solo dai singoli stati, ormai attori come altri, ma anche e soprattutto da multinazionali od anche da città metropolitane. Logiche nazionali risultano anacronistiche rispetto ai nodi nuovi, con aree più sviluppate ed altre meno (vedi in Italia questione meridionale) e vi sono spinte separatiste. Principio di autodeterminazione  tentativo di instaurare un nuovo assetto maggiormante adatto alle esigenze del nuovo ambiente globale  nascita di “nuove patrie”. In tali condizioni il pericolo è quello di una crescente disuguaglianza geo-economica, la quale finirebbe di radicalizzare inevitabilmente la tensione tra dimensione globale e locale, con il rischio di aumentare ulteriormente le divisioni e le pretese autonomiste. La globalizzazione non è quindi qualcosa di avulso dai contesti locali, al contrario, i processi di globalizzazione hanno ancora un saldo ancoraggio ai territori locali e il vero portato dall’economia globale è quello di riuscire a massimizzare i processi di valore dei territori locali. Ripensare la governance dei processi politico-istit in senso contrario alla frammentazione e più funzionali alla complessa gestione dei processi global  Es. Ue nasce con intento di rendere paesi competitivi a livello globale e per offrire maggiori servizi ha necessitato la cessione formale di sovranità da parte dei singoli stati  ciò ha distanziato i cittadini dalle istit.  allontanamento + problemi localizzati = sentimento di rigetto verso istit. europee. Barca sostiene di dover costruire un agenda scoiale territorializzata, propone di passare ad una governance place-based  sviluppo locale gestito e governato, almeno in buona parte, dalla comunità stessa; quindi, basata sui luoghi fisici e sull’importanza del locale e della partecipazione delle comunità locali. Questo modello garantisce la partecipazione e trasparenza, le decisioni prese in ambito ristretto con la partecipazione di diversi stakeholders rappresentativi di diversi interessi contrapposti. Portatori di interessi legittimi nel territorio sono:  Attori istituzionali = esercitano interesse pubblico o collettivo  Attori economici = costituiti da vari settori imprenditoriali locali  Attori sociali e culturali = via di mezzo, fine salvaguardia e arricchimento territorio Ne consegue il coinvolgimento e la partecipazione, in modo nuovo e concreto delle funzioni istituzionali e dei vari portatori di interessi. La governance partecipata delle politiche territoriali presuppone l’uso di nuovi strumenti di gestione dei processi partecipati e decisionali, i quali, applicati con metodo, apertura e dovute condizioni istit., possono contribuire a realizzare progetti di valorizzazione del capitale sociale. L’approccio place-based fa leva sulla “intelligenza territoriale”, insieme di saperi multidisciplinari che contribuiscono alla comprensione strutturale e alle dinamiche di un territorio, e rappresentano uno sviluppo sostenibile. I contesti locali diventano protagonisti di una governance glocale che tende a responsabilizzare i soggetti locali quali protagonisti del proprio sviluppo. 5 2.2 Instabilità, nuove diseguaglianze e crisi del welfare state Il processo di individualizzazione in atto confina l’individuo in una posizione ambivalente in cui gli aspetti positivi e negativi della scelta lo rendono responsabile in prima persona delle proprie azioni, divenendo egli stesso il referente dei suoi successi e dei suoi insuccessi. Alla conseguente paura dell’ineguatezza e al crescente bisogno di sicurezza individuale, non trova più resoconto, quindi alcuna struttura collettiva tradizionale. La costante minaccia del venir meno di quel rimedio all’inclusione sociale che è il rituale consumistico [consumo è l’unica modalità di vincere la paura all’ineguatezza (Bauman)] e lascia spazio a moti di protesta confusi e disorganizzati. Accelerazione globalizzazione  conseguenza sociale: ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri allargamento disuguaglianza. Secondo Bauman, il principale carattere della dialettica glocale/locale si gioca sul piano della distribuzione delle opportunità e delle chance di vita: agli ultraricchi la globalizzazione ha giovato molto, mentre I poveri non possono usufruire a pieno della tecnologia, dunque restano tagliati fuori dalle opportunità. Nuova stratificazione della società globale  capacità di essere o rendersi globale La metafora di Bauman è quella dei turisti e dei vagabondi, che trova ancoraggio nella condizione degli esuli e migranti, che cercano di fuggire dai parsi più poveri, mentre coloro più ricchi e integrati nella società dei consumi, viaggiano per piacere e vengono ben accolti. La metafora die turisti contrapposti ai vagabondi sta ad indicare l’esistenza di una nuova linea di demarcazione della stratificazione che non riguarda più l’appartenenza nazionale ma la maggiore/minore capacità degli individui di essere più o meno integrati nel processo di globalizzazione. La nuova stratificazione sociale passa fondamentalmente tra che rimane immobile e che può, invece, muoversi con disinvoltura nell’attuale panorama globale, esaltando la debolezza dello stato. Allo stesso tempo, il rafforzamento di istit. sovranazionali come l’unione europea, può forse migliorare la competitività economica, ma difficilmente potranno rappresentare la cornice istit. e politica per rilancio di un nuovo sistema welfare  decentramento dei sistemi welfare, in linea con l’approccio di governance place based, risponde al principio di sussidiarietà amministrativa e di un crescente coinvolgimento della società civile. Crisi modello monolitico di welfare centralizzato crescente variabilità di misure assistenziali con l’emergere del “terzo settore” alternativa tanto allo stato che al mercato. Quarto settore relazioni di reciprocità, solidarietà e mutuo aiuto poste all’interno della comunità locale. “welfare di comunità” modello che enfatizza la riattivazione dei legami comunitari di prossimità. 6 2.3 Responsabilità Sociale Condivisa e nuovi paradigmi collaborativi La frammentazione politico-territoriale e politico-sociale che caratterizza il nuovo assetto glocale non fa altro che lasciare campo libero ai processi di razionalizzazione su scala globale. Serve un profondo cambiamento di prospettiva, una svolta culturale basata su responsabilità riflessiva, capace di contrastare la frammentazione e invertire la direzione meccanicistica. Soluzione La Commisione Europea promuove la Responsabilità Sociale Condivisa. Assumere la prospettiva della SSR significa assumere l’interconnessione e l’interdipendenza esistente fra tutti i diversi livelli della società. Per interdipendenza si intende il comune legame che connette ciascun Ogni singolo attore sociale (individuo, gruppo, organizzazione) deve esser visto come portatore di interessi (stakeholder) nei confronti di ogni altro in qualunque occasione destino di qualcun altro. La SSR enfatizza la reciprocità nelle relazioni sociali, sottolineando in particolare i concetti di equità e giustizia sociale, in quanto tutti, a diverso titolo o a diverso livello, interessati da un benessere comune sono accumunati da medesima condizione. Benessere economico surclassa tutte le altre tipologie di benessere. Alimentare circuiti virtuosi di responsabilità condivisa. 2.3.1 La prospettiva dell’innovazione sociale Soluzioni innovative per superare la frammentazione e valorizzare l’indipendenza, ovvero la capacità cooperativa e collaborativa  Equità e giustizia sociale devono essere alla base del nuovo modello di società Definizione innovazione sociale: Al sociale inteso come ambito di intervento relativo ai bisogni, alle disuguaglianze e inequità sociali. 1. Innovazione sociale come risultato dell’azione di specifiche istituzioni e/o gruppi più o meno organizzati volti al cambiamento sociale con il ripensamento dei propri rapporti interni e/o esterni. 2. Innovazione sociale definita a partire dall’effetto che produce sulla società e. in particolare sui gruppi marginali. Innovazione sociale come nuove idee volte a fronteggiare bisogni irrisolti, creando nuove relazioni sociali e collaborazioni. 7 Alla società intesa nelle sue strutture dinamiche (materiali, relazionali e simboliche) SOCIALE direttamente i territori locali. La vita di ognuno diventa sempre più esposta a cambiamenti che possono essere interpretati come opportunità o minacce. Per alcune persone o territori, le capacità di resistenza e adattabilità non sempre paiono all’altezza. Ciò può determinarsi in una chiusura localistica alimentando la differenza tra ciò che è estraneo e la ripresa indentitaria da tradizioni lontane o poco fondate. Slavelli parla di glocalismo protettivo  si realizza quando l’identità di un contesto locale è un qualcosa da proteggere dai flussi messi in atto dalla globalizzazione. Glocalismo proattivo  ai realizza quando l’identità di un contesto locale è qualcosa da promuovere, un’opportunità di rilancio, riappropriazione. Concetto di tipicitàelemento caratterizzante e valore da spendere sui mercati mondiali; brand territoriali e sponsorizzazione. L’identità è frutto di un processo di localizzazione, ovvero un processo politico e simbolico di costruzione sociale delle specificità e identità del luogo. La valorizzazione dell’identità locale in termini turistici interviene nel processo di localizzazione (processo di costruzione sociale dell’identità dei luoghi) facendolo diventare processo di turistizzazione  processo di attiva e cosciente costruzione di una economia commerciale attorno all’identità dei luoghi, tanto più l’identità locale finisce per muoversi tra le due tensioni: Museificazione  Riguarda il valorizzare la fissità del passato Disneyficazione  Esaltazione dell’aspetto commerciale, ludico e/o folkloristico con il rischio di cadere in una messa in scena tarata per il turista. Il modello del turismo responsabile È necessario dunque un turismo responsabile. Tale responsabilità si intende rivolta verso l’identità e le peculiarità dei luoghi. Il tema del turismo responsabile sta diventando impo in contesti che si accingono ad utilizzare la leva del turismo come potenzialità di sviluppo economico. Forme di turismo di comunità (community-based tourism) si utilizzano nelle aree sottosviluppate del mondo, in cui, grazie all’azione delle ONG si è cercato di incentivare la redistribuzione locale dei provenineti del turismo in favore delle pop. locali, contro i grandi tour operator. Il turista è considerato come ospite che viene condotto nelle tradizioni del paese, solitamente piccole comunità che desiderano salvaguardare e valorizzare il legame con la natura. È forma responsabile e sostenibile di turismo, in cui comunità locali sonn vere protagoniste dell’offerta turistica e prime beneficiarie. Turismo di comunità rischia però di essere insostenibile, infatti richiedono molta formazione ed un ingente investimento di risorse (magari in paesi che ne hanno di scarse) Ricerca di Goodwin: in paesi di sviluppo solo 6 casi erano autonomi, altri si reggevano grazie a continue donazioni. 3.2 Collaborazione e capitale sociale negli studi sul turismo di comunità Okazaki individua 4 principali tematiche della partecipazione della comunità nel turismo: 1. Scala della partecipazione dei cittadini 2. Redistribuzione del potere 3. Processo collaborativo 4. Ruolo del capitale sociale 10 Esiste una diversa gradualità di partecipazione dei cittadini la quale va dalla “non partecipazione” a diversi gradi di concessioni, fino a diversi gradi di potere assunti dai cittadini stessi. Okazaki argomenta che la partecipazione debba essere connessa ad in certo grado di redistribuzione del potere, inteso come effettiva capacità di incidere all’interno del processo partecipativo. Okazaki identifica nei modelli di partnership turistica cinque step: 1. Antecedents: crisi, facilitatori, network preesistenti 2. Problem setting: riconoscimento interdipendenza, legittimazione degli stakeholders, individuazione difficoltà e problemi 3. Direction setting: definizione obiettivi e regole comuni 4. Structuring: formalizzazione delle relazioni, assegnamento dei ruoli etc 5. Outcomes: risultati e impatti, benefici derivati dalla collaborazione Il capitale sociale è il lubrificante delle relazioni sociali e della capacità di collaborazione. Capitale sociale centrale nel turismo di comunità, relativo alla capacità di comunicazione degli stakeholders e capacità di sviluppare empowerment individuale o collettivo, secondo un approccio responsabile al territorio e uno sviluppo umano durevole. Woolcock e Narayan distinguono tra diverse prospettive di capitale sociale: 1. Comunitaria, centralità dei legami sociali di tipo bonding 2. Prospettiva incentrata sui networks, legami sociali orizzontali di tipo bridging 3. Natura istituzionale con legami verticali 4. Dimensione sinergica con forma ibrida Jones distingue tra 1. Capitale sociale strutturale: struttura e dinamica delle relazioni (what people do) 2. Cognitivo: dinamica immateriale e simbolica, il “feel” delle persone Capitale sociale genere progresso ma è anche vero il contrario Se non si incentiv partecipazione da parte della popolazione, si generano effetti perversi e negativi, centrali sono l’informazione e l’empowerment Diversi tipi di empowerment: economico, psicologico, sociale e politico 3.3 Declino montano e opportunità del turismo in Italia Imprenditorialità turistica di tipo comunitario in Italia, basata sulla riscoperta di luoghi poco considerati. Contesti sociali marginalizzati come ad es. aree montane interne caratterizzate da abbandono e spopolamento legato ai fenomeni di indust. e urbanizzazione del recente passato. Il richiamo della città ho decretato il declino di queste terre. Sostenuto dal movimento cooperativo, il nuovo protagonismo di questi contesti assume la forma di neo-turistizzazione di natura comunitaria, all’interno della quale le peculiarità del territorio locale assumono la straordinarietà dell’attrazione turistica. Esempi di turismo di comunità 1. Cooperativa di comunità “i briganti di Cerreto” appennino Emiliano-Romagnolo Borgo di appena 80 persone, rischio declino socio-eco e spopolamento. 11 Cooperativa nata per valorizzare i luoghi, con un turismo basato su identità e tradizioni locali; per evitare spopolamento e cercare lavoro turismo responsabile modo per garantire lavoro ai giovani. Self-tourism imprese turistiche di piccole dimensioni, gestite direttamente dalla comunità locale. Il ruolo dell’amministrazione pubblica è quello di accompagnare lo sviluppo dei progetti. Briganti sono comunque il principale change agent locale, che sono riusciti ad attivare le risorse sociali del territorio a partire dalla risorsa identitaria. La ripresa delle identità del luogo e l’identificazione con l’identità storica della comunità hanno contribuito a decostruire il mito urbano che aveva causato l’esodo giovanile del passato. Per mezzo dell’offerta turistica di comunità il territorio diventa catalizzatore di risorse simboliche, finalizzate all’integrazione sociale. Il contesto locale diventa il luogo in cui gli attori diventano omogenei e si percepiscono responsabili. Ciò permette di rivitalizzare un senso di comunità, inteso come crescita di una fiducia di una reciproca collaborazione.  effervescenza collettiva funzionale ad uno slancio innovativo verso nuovi orizzonti di sviluppo. La ripresa degli elementi identitari rappresenta la ricomposizione simbolica dell’identità locale come elemento necessario a rinsaldare i legami sociali e rilanciare l’attività economica della comunità stessa. 2. Cooperativa di comunità Valle dei Cavalieri, Succiso Nata con lo scopo di fornire servizi alla comunità, creare nuova ricchezza e posti di lavoro, salvaguardando e valorizzando il territorio. 3. Cooperativa di comunità Scheria, Tiriolo Nata per valorizzare il territorio e le sue bellezza paesaggistiche e storico artistiche. Censimento capre e pecore e pulizia del paese come prime iniziative, volte a cainvolgere la popolazione residente. Esempi di sviluppo responsabile effettivamente possibili, grazie ad un rinnovato protagonismo turistico dei luoghi e all’azione collettiva di comunità collaborative tra loro e responsabili. Capitolo 4. Le comunità responsabili del cibo 4.1 la figura emergente del cittadino-consumatore e le forme riflessive di consumo alimentare Nella tarda modernità la categoria del rischio diventa una sorta di paradigma interpretativo ed esplicativo che permette di guardare in maniera diversa le condotte individuali e le pratiche sociali, riuscendo a connettere le dimensioni macro delle dinamiche globali con quelle micro della vita quotidiana. La riflessività cui la dimensione radicalizzata della modernità induce ogni individuo ad una maggiore responsabilizzazione e ad una attivazione a livello delle proprie scelte quotidiane, tra le quali assume particolare rilevanza l’azione di consumodata la dominanza della dimensione economica globale, le scelte di consumo di ciascuno di noi assumono un’importanza crescente. Micheletti parla di political consumerism i singoli individui agiscono sempre più politicamente nelle loro vite private. 12 La loro funzione primaria è rispondere a bisogni sociali e ambientali. Theory of niches Seyfang e Smith, dimensione intrinseca della nicchia  non aspira ad un cambiamento di regime e tende a mantenere equilibrio interno. Dimensione estrinseca punta ad una trasformazione ambiente esterno ed è detta “strategica”. 4.3.1. innovazione grassroots e riduzione dello spreco alimentare CFN sono comunità di pratiche e hub d’innovazione grassroots Due approcci per ridurre lo spreco alimentare: 1. ripristinare l’efficienza redistributiva di un sistema economico e agro-alimentare distorto, ponendosi in continuità con esso (integrati) 2. Ponendosi in alternativa a quel sistem, basarsi su filiere corte, locali ed eque (alternativi) Reti integrate Recuperano eccedenze e le donano a fini sociali tramite associazionismo caritatevole, non agiscono strutturalmente sulla filiera, sono destinati a “consumatori difettosi”. Logica win-win. Modelli più orientati alla prevenzione o riduzione dei rifiuti alimentare. Rischia di essere improntato ad una politica prevalentemente assistenzialista e si rischia di concentrarsi sulle conseguenze dell’inequità piuttosto che sulle cause. Reti alternative Relazione tra produttori e consumatori contribuisce alla diffusione delle info e alla condivisione di visioni comuni del mondo. Rafforzano collaborazione e pratiche innovative. Sono più efficienti ed in grado di limitare lo spreco alimentare, filiera corta permette conservazione prodotti freschi fino ad una settimana in più, inoltre agevola una pianificazione della produzione per ridurre gli sprechi. Consumatori e produttori sensibili a temi generali come la sostenibilità, solidarietà e reciprocità. Relazionalità molto stretta all’interno della filiera di approvvigionamento. Network attenti al disagio sociale anche nella fase di produzione, con paghe eque. Sono comunque di difficile diffusione a causa del loro essere informali, volontarie e dipendenti dal capitale sociale localizzata. 4.4. Capitale sociale, fiducia e collaborazione nei civic food network. Alcune evidenze da casi empirici Esempio di CFN -Associazione pulmino contadino, in Toscana: mette insieme realtà produttive dalla forte connotazione sociale, seguendo logiche e valori dei GAS. Offre supporto economico in un’area rurale isolata dai principali flussi industriali e turistici, cercando di costruire una rete sociale di supporto per l’intera comunità. Integrazione persone più fragili e svantaggiate, oltre che aiuto economico ai contadini. Esempio di RES 15 -Associazione isola che c’è, è il coordinamento tra GAS del comasco Attività dell’associazione hanno un risvolto educativo ed informativo in temi alimentari e di consumo critico, attraverso il coinvolgimento attivo delle persone. Obbiettivo: offrire competenze per avere vita quotidiana sostenibile. Rafforza capitale sociale collettivo facilitando coordinamento e relazioni tra membri della rete di economia solidale fornendo competenze anche ai singoli partecipanti. Problemi connessi tra membri attivi e non attivi. Ampie dimensioni della rete e dei membri non attivi creano necessità di strumenti elaborati per gestire la relazione consumatori-produttori: -Nasce il Sistema di Garanzia Partecipata (PGS) chiamato “c’è campo” che coinvolge direttamente consumatori dei GAS ed enfatizza natura collettiva del controllo -Anche nella coop poco di buono (Rimini) uno dei più grandi GAS, vi è formalizzazione in forma aziendale del GAS  Critica: ci si avvicina ad aspetti capitalistici (contrari ad origine dei GAS) GAS rischiano di indebolirsi a seguito dell’istituzionalizzazione, perdendo capitale sociale e relazione fiduciaria. Partecipanti tendono dunque a delegare, vi sono organismi altri che sostituiscono la fiducia iniziale -Esempio diverso in cui istituz. non erode rel fiduziarie: Arvaia, integrazione felice tra logiche aziendali e creazione di fiducia attiva e collaborativa tra consumatori. Coop nata a Bologna, 20 soci fondatori in cui la produzione è pianificata sui bisogni effettivi dei membri. La logica di responsabilità condivisa e fiducia reciproca in cui il comune coinvolgimento in impresa economica dei membri e la collaborazione, può generare un esempio alternativo all’agri-business ed empowerment comunitario -Ultimo esempio, Campi aperti, sempre sede a Bologna, scopo creare rete di produttori con patto agricolo e politico per la sovranità alimentare contro principi del mercato globale neoliberale. Qui il legame collaborativo è prevalente tra I produttori I quali hanno costituito diversi mercati contadini Consumatori sono però considerato co-produttori. Ruolo chiave dei consumatori, supporto inoltre a piccoli e piccolissimi produttori domestici. Lotta politica: genuino clandestino, iniziativa volta a criticare I regolamenti sanitari di sicurezza alimentare considerati ritagliati su misura delle grandi aziende Diverse esperienze presentate mostrano differenze nella struttura e dimensione qualitativa del capitale sociale. Capitolo 5 Comunità responsabili e social web 5.1 Dalla comunità “territorializzata” a quella “virtuale”…e ritorno Negli ultimi anni si son sviluppare comunità virtuali, le quali hanno mostrato una capacità di rispondere ad esigenze descrittive e interpretative che vanno al di là del riferimento a confini spaziali e circolari (la comunità locale). La comunità virtuale è definita da una serie di individui che in presenza di comunicazioni efficienti hanno sviluppato una sorta di identità comune. Sono comunità legate ai social network, cioè tecnologie che rendon possibile l’interazione sincronica di più utenti all’interno di un unico sito web. Non ci sono rapporti face to face e non è necessaria la vicinanza territoriale, creazione spazio virtuale e sociale. 16 Rheingold: queste comunità hanno 3 caratteristiche principali: 1. capitale sociale di rete cioè capacità di essere accolti nei luoghi del ciberspazio 2. capitale di conoscenzapatrimonio di competenze, abilità e saperi messi In comune 3. comunione socialesenso di prossimità e condivisione che permea le comunità virtuali L’utilizzo di nuove tecnologie contribuisce ad un modello “net-worked” nel quale l’individuo non è integrato in un gruppo, bensì è soggetto integrato in un gruppo ma interconnesso. Castelles parla di network individualism centralità individuo nelle reti sociali. Il concetto di network di relazioni diventa essenziale quando il concetto di comunità non appare più né verosimile, né utile per descrivere le realtà complesse. In questo senso appare utile spostare l’attenzione sull’individuo e per l’appunto sul network di relazioni. Il modello sociale di oggi afferma che la contemporaneità è fondata su un sistema reticolare di relazioni che si muovono tra online e offline. Questo nuovo sistema operativo sociale vede i rapporti sociali come sempre meno integrati e sempre più interattivi. Questi processi hanno dato vita alla sharing economy, economia basata sulla condivisione tra utenti posti in contatto tra loro grazie alla disintermediazione economica assicurata dalle nuove tecnologie. Crescente indistinzione tra relazionalità off e online può essere occasione di empowerment per gli individui networked. “virtuale di prossimità” capacità della dimensione digitale di interagire con la dimensione fisica dei rapporti di vicinato. Per le comunità locali infa internet ed i social sono strumenti comunicativi ed organizzativi sempre più importanti per rinsaldare legami, gestire attività del territorio e rafforzare il capitale sociale. Il rischio però di creare scambi ed interazioni scarsamente significative se non basate o basate poco sul face to face. Infatti, I social promuovo una prossimità diffusa, cioè non basata su una vicinanza territoriale, “prossimità” ovvero che ci sta attorno in qualunque luogo, in qualsiasi momento. 5.2 Quale condivisione? Sharing economy e consumo collaborativo nell’era dell’eccesso La sharing economy privilegia l’accesso ai beni rispetto al loro possesso privato, grazie all’interattività de-spazializzata premessa dai SNS. Creazione modelli economici basati su scambio, dono e reciprocità. Grazie ai nuovi strumenti del web, gli individui entrano in relazione per attuare una qualche forma di scambio per far fronte alla crisi economica e per risparmiare, adottando stili di vita di tipo “smart”. Si possono distinguere tra piattaforme profit o non-profit e peer-to-peer o buisness-to-peer. Si tratta molto spesso di interazioni basate su “forza di legami deboli” tra persone che si conoscono appena. Un aspetto fondamentale sono i processi di costruzione di fiducia. 5.3. La crescente indistinzione tra produzione e consumo e la figura emergente del prosumer 17 20 21
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