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Cultura spagnola - Crovetto, Appunti di Cultura Spagnola

Appunti sul libro di Crovetto (Cultura spagnola). Il libro tratta della storia della Spagna dalle origini fino ai nostri giorni.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 27/03/2020

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Scarica Cultura spagnola - Crovetto e più Appunti in PDF di Cultura Spagnola solo su Docsity! CULTURA SPAGNOLA CULTURA SPAGNOLA - Crovetto Capitolo 1 DALLE ORIGINI AL 1250 Sparsi cenni sulla Spagna delle origini e la Hispania romana. Dalla Spagna Preromana emergono poche vicende. Ricordiamo ad esempio: - un guerriero lusitano (Viriato) che volle combattere i romani fino alla fine per amore della patria; - due città martiri: Sagunto e Numancia. La penisola è sottoposta a frequenti INVASIONI a causa di una particolare collocazione geografica. Attraverso un ponte aperto a sud, nei pressi dello Stretto e verso i Pirenei incontriamo popoli diversi per organizzazione sociale e lingua (ex. Fenici, Celti, Cartaginesi, Greci, ...). Nel 218 a.C. le tribù primitive vengono sgominate dai Romani che invadono la penisola sotto il comando di Scipione. Dopo una fiera resistenza, la conquista si concluse l’anno successivo. La prima fase dell’Impero coincide con una rigogliosa FIORITURA culturale. Ottaviano Augusto divise la penisola in tre province: - attuale Andalucìa (Baetica); - attuale Portogallo (Lusitania); - Hispania o Terraconensis. Intanto, in seguito a queste divisioni, si affermava la lingua ufficiale: il latino con minoranze locali, con la sola eccezione della zona Nordoccidentale, dove i vasconi (poi baschi) avevano la propria lingua minoritaria, preindeuropea. Iniziò quindi un processo di ROMANIZZAZIONE che, assecondato da una politica tollerante e da privilegi e coperture giuridiche, portò alla costruzione di importanti e note infrastrutture (ex. acquedotto di Segovia, ponte sul Tago di Alcantara, anfiteatro e foro de Mérida …). Quanto alla politica, giungeranno al potere Traiano, Adriano, Marco Aurelio e Teodosio. LA CRISI. La potenza di Roma era in DECLINO (171 – 173) con annessa crisi economica (crisi minima a nord/nord est; esistente a Valle dell’Ebro e coste Mediterranee). Ci fu una burocratizzazione del territorio: le province auguste giungono a sette (Gallecia, Balearica, Cartaginese, Tingitania) e il peso amministrativo si scarica sulle ARISTOCRAZIE LOCALI, scaturendo il trasferimento nelle villae. Infatti, le città vennero abbandonate e si insediano le OLIGARCHIE, un piccolo sistema di governo dove chi ne era a capo faceva i propri interessi. A fronte della crisi economica, sociale, appaiono i primi segni di CRISTIANIZZAZIONE che coprivano una zona compresa tra Almería e Stretto di Gibilterra. La chiesa è, fin da subito chiamata a ricoprire una funzione politica a causa della decadenza di quest’ultima. Nel processo di rafforzamento, la chiesa si identifica nelle élite latifondistiche ispano romane. Iniziano così le prime opposizioni sociali con venature ereticali contro la chiesa come le Rivolte Bagaudiche -> rivolte di servi che lavoravano nei fondi e il Priscillanesimo (da Priscilliano, ricco latifondista) la cui diffusione portò a violente repressioni dai vescovi di Mérida e Cordoba che si distinsero maggioramene. Proprio qui si instaura quindi un vero e proprio dualismo: 1. regioni rurali, recentemente cristianizzate; 2. province romanizzate, urbane e cristianizzate da tempo. IL MITO GOTO. I Goti desideravano espandersi e vinsero contro la resistenza ispano-romanica: > i BARBARI nel 409, attraverso i Pirenei, penetrarono nella penisola, in una zona ormai disarticolata e sconnessa. Si insediarono: i Vandali in Andalusia, gli Alani in Lusitania e gli Svevi nell'odierna Galizia. > All’inizio del VI secolo è la volta dei VISIGOTI (appartenenti alla tribù dei Goti) provenienti dalla Gallia, mantengono il loro centro politico a Tolosa fino al 507 (sconfitti dai Franchi) e unificarono il territorio. Esercito federato al servizio dell’impero, vengono salutati come “liberatori”. Il Re visigoto, Atanagildo, candidò a capitali Barcellona e Siviglia della Tolosa e TOLEDO. Quest’ultima divenne capitale in quanto era situata in una posizione strategica. [Per la prima volta, la MESETA si trova promossa a centro politico della Penisola, anche se i goti ormai erano solo più una minoranza che si era rifugiata tra la valle dell'Ebro e il Tago, praticando l'allevamento, ma che avranno vita breve, essendosi stabiliti in zone ''vuote''.] LA MEZCLA. Culture e popoli diversi tendono naturalmente a mescolarsi, tendono quindi alla “MEZCLA”. Quest’ultima ha influito molto sulla cultura spagnola soprattutto a livello linguistico e religioso con la presenza del cristianesimo, musulmanesimo e ebraismo, un aspetto da non trascurare poiché ricopre buona parte della storia di Spagna fino al 1500 circa. – POLITICA, VI – VII secolo: instabile -> sovrani assassinati per assenza di chiare norme e congiure di palazzo; – RELIGIONE: si alternano periodi di tensione e di pace per via della complessità di un territorio (con 2 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto Capitolo 2 LA CULTURA DALLE ORIGINI AL 1250 Istituzioni e cultura dei Goti. I goti in questo periodo spingevano per l’unità della penisola. UNITÀ significa tre cose. 1. DIRITTO (nella migliore tradizione romana è imposto ai territori nuovamente conquistati): opera del Re Recesvinto, nel 645, viene promulgata la LEGGE VISIGOTA, un monumento articolato in 12 libri valido per tutto il regno e resterà regolatore dei rapporti sociali e politici nella Penisola fino a tutto XIII secolo. 2. RELIGIONE: i vescovi dovettero LIMITARE il POTERE del popolo nelle realtà urbane. 3. STATO: nella sua composizione si manifestano INSTABILITÀ o MOMENTANEO EQUILIBRIO del Regno. Il ruolo più significativo nel progetto di unificazione verrà svolto dai vescovi ispano romani, che lasceranno grandi monumenti della cultura di quei secoli bui e i vescovi sivigliani San Fulgenzio, San Leandro e San Isidoro (figura centrale, uomo della sintesi), vescovi della diocesi andalusa, creatori di spirito europeo. LA CULTURA DELLE ORIGINI. La cultura delle origini nasce soprattutto grazie al fenomeno della MEZCLA. La filosofia greca, che ritorna in occidente, contaminerà la penisola con l’introduzione degli studi approfonditi di arte, medicina, astrologia e matematica. La presenza dei romani in Spagna, lasciò in eredità documenti e monumenti dividendola in due: Spagna ROMANICA a Nord e MISTA al di sotto del fiume Tago, nel centro-sud. La lingua ufficiale risultava essere il latino, lingua dei colti che però pian piano subì delle variazioni, deformazioni, semplificazioni sintattiche. La lingua scritta era utilizzata nella produzione liturgica, nei corpora giuridici, opere dottrinarie e quella parlata era latino misto a dialetti romanzi combinati con l’arabo. Con l’affermarsi della RECONQUESTA, s’apre una nuova fase segnata da: 1. l’abbattimento dell’arabo e dei dialetti mozarabici. Nasce quindi un nuovo popolo, stanziatosi a est della meseta, con una società dinamica e relativamente democratica, contigua a zone scarsamente romanizzate. 2. Dal definitivo affermarsi del castigliano sugli altri volgari. Gli alti indici di trasformazione e la permeabilità conferiscono al castigliano una flessibilità che ne favorisce la diffusione nelle terre riconquistate. EPICA, LIRICA E DINTORNI. L’affacciarsi di nuovi popoli sulla scena politica coincide con le prime manifestazioni di poesia epica: una schiera di giullari introduce una letteratura orale, di piazza, di temi e umori nazionalistici, caratterizzata da rime e ruvidezze formali, subendo l’influenza della chanson francese. L’epica spagnola coincide con il poema Cantar de mio Cid del 1140 circa il cui autore è anonimo (ricostruito da Ramon Pidal). E’ composto da 3753 versi prevalentemente bimembri, anisosillabici (da 11 a 18 sillabe), suddivisi in lasse assonanzate, di lunghezza variabile. E’ diviso in tre cantari: l’esilio, le nozze, l’affronto di Corpes. Approfondimento 1. IL CANTAR DE MIO CID: “Dios que buen vasallo/ si oviesse buen senore.” TRAMA. La trama s’ispira alle vicende di Rodrigo Diaz de Vivar (detto Cid), un cavaliere con una passione civica e religiosa che lo guida da Burgos, dove l’eroe era in esilio per decreto di Alfonso VI, fino ai trionfi militari di Castejon e Valencia per merito delle sue truppe. Segue il ricongiungimento con i famigliari e alla riconciliazione con il sovrano sancita nel matrimonio delle figlie di Alfonso VI con gli Infanti di Carrion della più antica nobiltà leonese (volevano arricchirsi dai possedimenti del Cid siccome le figlie di Alfonso VI erano di classe media). Intanto, due infanti, per invidia e per arricchirsi chiesero al Re di sposare le figlie del Cid che accettò e, per non dispiacere al Re, anche il Cid accetta. Si conclude con l’oltraggio degli infanti felloni nel querceto di Corpes dove le flagellano a sangue e le abbandonano seminude. Successivamente, il Cid pretende e ottiene giustizia al sovrano, umiliando gli infanti. Alla Cortes de Toledo si presentano due sconosciuti che chiedono la mano delle figlie del Cid, avviene così un nuovo matrimonio che le rende regine. CARTA POLITICA DELLA PENISOLA DELLA SECONDA METÀ DEL SECOLO XI. A nord: cinque regni. A sud: più di venti taifas arabe. A popolare gli uni e le altre: cristiani, ebrei, mori e più di una miriade d’ibridi. Poteri in ascesa; alleanze che si stringono e si sfanno. LA CULTURA IN CAMPO. DAL MESTER DE JUGLARIA AL MESTER DE CLERECIA. La cultura sofisticatissima è capace di esprimere un testo della complessità del Cantare e da questa i chierici ne prendono le distanze, imputando alle juglaria approssimazioni e ruvidezze. È una poesia giullaresca, cioè poesia popolare, anonima, spontanea. Dunque: conventi contro piazze; chierici contro giullari. La poesia eroica dei giullari, invece, nel tempo addolciva il suo dettato, inglobando temi e motivi di diversa provenienza per connettere storia e finzione in una deriva sempre più fantastica. Distinguiamo quindi: 5 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto - MESTER DE JUGLARÌA: tradizione orale di giullari che recitavano versi di canti tradizionali commissionati dai nobili; - MESTER DE CLERECÌA: espressione letteraria scritta, formata da autori colti chierici o provenienti dal mondo della chiesa. Approfondimento 2. GONZALO DE BERCEO: la “divinizzazione del femminile” e “femminizzazione del divino”. Fu un chierico (non un frate, come di solito si pensa, ma un prete secolare) che lavorò a La Rioja come notaio del monastero di San Millán de la Cogolla e del monastero di Santo Domingo de Silos. Ricevette un’educazione molto accurata e si formò nei recentemente creati studi generali (una specie di università medievale) di Palencia, i primi apparsi in Spagna. Tradusse il vocabolario dal latino e ricorse a formule della letteratura orale tradizionale. Lavorò anche come notaio ecclesiastico per i monasteri, per conto dei quali arrivò a falsificare documenti per fare in modo che i contadini riottosi pagassero le tasse. Nel 1237 divenne presbitero. La sua poesia tratta sempre temi religiosi, ed è costituita fondamentalmente da agiografie, scritti di materia sacra e biografie di santi, specialmente quelli adorati nei monasteri ai quali era vincolato. Non si mostra come un narratore originale, perché traduce ampliandole le opere latine già esistenti; la sua originalità e carattere artistico si apprezzano nel trattamento dei temi, nello stile e nei dettagli ed adattamenti alla mentalità medievale e contadina. La sua poesia è colta, sebbene sia rivestita da un’apparenza popolare e utilizza elementi tradizionali; la strofa usata è di quattro versi alessandrini o quattordici sillabe separate in due metà di sette sillabe per una cesura che coincide con la fine della parola impedendo la sinalefe, e con un’unica rima consonante in tutti i versi. Una rivalutazione del femminile che intercetta ed esalta lo spirito del tempo. Nei suoi versanti laico e religioso. Da un lato, nella fin amors, nella poesia dei trovatori e cortese, nel culto del midons («mea domi-na», la castellana), oggetto di un amore disinteressato e puro. Dall’altro, nell’apoteosi dell’Intermediaria tra l’uomo e Cristo. Ma l’operazione del monaco di San Millán è più complessa e sottile. Sullo sfondo, la disputa tra Cristo e il demonio, la cui posta è niente meno che l’anima del peccatore. Una contesa che rispetta rigorosamente i protocolli giuridici del tempo. Cristo veste i panni dell’«alcalde derechero», correlato e figura del sovrano, sommo giudice somministrazione di pene e castighi. All’altro estremo, l’antagonista, il demonio, che rivendica la rigida applicazione della norma. Quindi uno stuolo di comprimari, santi di varia devozione a invocare (ovvero a cercar di scongiurare) l’intervento di colei che tutto può, capace persino d’indurre il Giudice ad ammorbidire la regola per contemperarla con le disragioni della clemenza. A essere beneficati da Maria sono i tipi caratteristici di quella società: di bassa condizione, ma anche senatori e prelati, matematici e stregoni, come quello che induce Teofilo a contrattare con il Maligno. La relazione tra la Vergine e il suo devoto riflette il patto vassallatico quale si espresse nella Penisola. Nella sua sostanziale reciprocità (servizio in cambio di protezione) e nella relativamente libera adesione. «Di contro al rigido vincolo francese –scrive Claudio Sánchez Albornoz–, il castigliano si scelse liberamente il signore da servire e dal quale essere protetto». Maggior esponente della mester de clerecìa-> Gonzalo de Berceo. Nelle sue opere è solito a omaggiare la donna. A nord vennero costruite basiliche e conventi che indicano la strada per il Camino de Santiago. Vengono tradotte in latino favole brevi, con Mosè de Sefardì, ricordato per i suoi racconti brevi in cui tratta temi riguardanti altri paesi europei. LINGUA: nasce la lingua Romanza, che è un misto di Catalano, Galiziano e Castigliano. 6 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto Capitolo 3 DAL 1250 AL 1479 Dopo il trionfo dei cristiani a Las Navas de Tolosa, cessa totalmente l’avanzata del movimento religioso musulmano (Almohade) e nella seconda metà del XII secolo si stipulano accordi tra Sahagun e Cazorla (1158), tra Castiglia e Leòn (1179) e tra lo stesso regno leonese e il Portogallo (1283) che si frantumerà con l’unificazione castigliano leonese, favorita da complicate ragioni dinastiche di Fernando III nel 1230. CASTIGLIA E ARAGONA, DUE DESTINI CHE SI BIFORCANO. Quella di Ferdinando più che un’avanzata è una onda che tutto travolge: tra il 1226 e 1250, città potenti come Castilla, Aragòn e Sevilla, cadono l’una dopo l’altra e tra il 1243 e il 1245, Ferdinando III e il re d’Aragona, portarono a termine l’occupazione del territorio valenzano e vennero stabiliti i limiti territoriali con il Trattato di Almizra del 1244, firmato da Giacomo I ed il figlio di Ferdinando, Alfonso X, per delimitare le aree di espansione sul territorio musulmano compreso tra la Corona di Castiglia e la Corona di Aragona. Nella zona più esposta all’attuale Portogallo la vita si ruralizza. È in questi anni che i destini dei due maggiori regni di Spagna (León e Castiglia/Aragona e Catalonia) prendono strade diverse. OBIETTIVI: Conquista e Colonizzazione, MA la situazione è precaria specie in ambito politico ed economico perché mancano uomini e denaro. Si cerca dunque di migliorare la condizione economica del paese, e partono così i primi scambi tra corona e caste, istituzioni, corporazioni e le tasse furono aumentate. LA LUNA E LA MESTA. Intorno alla metà XIII secolo, in ANDALUCIA c’era una condizione pessima: bassa densità demografica e molti terreni incolti, perciò furono importati, da oltre lo Stretto, ovini di razza merina il cui vello è di ottima qualità. E’ il trionfo quindi, del ciclo della lana destinata ai mercati foranei e rifiutando qualsiasi misura di governo dei flussi di distribuzione della materia prima. UN RE ATIPICO. Dopo Fernando III successe suo figlio Alfonso X (1252) che, erede per parte di madre degli Saufen, fu un Re ambiziosissimo che coltiva il sogno imperiale che aveva un suo costo. Perciò, per finanziarlo, aumentò la pressione finanziaria e istituì una nuova moneta. Non contento, cerca di espandersi misando sul regno di Navarra ed entra in collisione persino con il secondogenito Sancho (futuro Sancho IV). Quella stessa ambizione sul piano politico, la pose sul progetto di unificazione culturale: attraverso le prime università di Palencia e di Salamanca, riuscì ad incorporare il meglio della cultura dei vinti (arabi ed ebrei), i nemici della fede che suo padre aveva sbaragliato e degli alleati (francesi) di Las Navas. DI NUOVO CONFLITTI DAL SUD. C’è un momento nel quale sembra che a Al Tariq il 711 minacci di ripetersi. Le distrazioni imperiali indeboliscono Rey Sabio e intorno al 1275 le truppe more (arabi) si affacciano sullo Stretto ma la tragedia non si ripete. Granada cessa di onorare il tributo al re di Castiglia e Alfonso X crea un ponte tra i porti per facilitare i traffici mercantili creando una propria ricchezza, facendo proseguire il declino della Castiglia. La morte del primogenito Rey Sabio scatena la disputa per la successione. Prevale il fratello minore in tempo per fronteggiare nuove invasioni dal Sud: Sancho IV il cui Regno fu breve. Gli susseguì Ferdinando IV di minore età e aiutato da sua madre de Molina. Contro di lui si coalizzano forze interne ed esterne, soprattutto l’Aragona con il suo sovrano Jaime II. La crociata contro i mori sembra tornare d’attualità. Segue l’accordo tra due i due sovrani: a Jaime il porto di Almeria, a Fernando il regno di Granada. Quest’ultimo morirà giovanissimo lasciando il suo regno ad Alfonso XI. ARAGÓN SEMBRA PREVALERE. L’esercito milita in favore della Castiglia per la sua estensione, densità, peso economico, anche se nel regno occidentale ci sarà Alfonso XI dopo il quale però, riprenderanno le guerre civili fino alla battaglia di Montiel (1369). In punto d’intraprendenza e dinamismo non c’è competizione: si distinguono i mercati di Palma e Barcellona, molto attivi e competevano con i grandi porti di Venezia e Genova per il traffico delle spezie. DA ALFONSO XI A MONTIEL. Il regno di Alfonso XI (1312-1350) è come una parentesi nel “secolo nero” castigliano. Figlio di Fernando IV e di Costanza di Portogallo, la sua massima preoccupazione era rafforzare la corona e dal padre ereditò la polita estera e il sogno riunificatore. Per questo, prese la decisione di rimetter mano al corpus giuridico delle Siete Partidas (testo relativo al diritto – che si ispira a quello romano-, all’attività di governo, ai suoi presupposto e obiettivi; è divisa in sette diritti) con l’imposizione del quale assestò un colpo durissimo all’impunità (non punito dal giusto castigo), agli arbitri, allo strapotere della nobiltà. Significativa fu la lotta senza tregua tra sovrano e casta di Palazzo e il rapporto con l’Infante Juan Manuel la cui figlia era stata data in sposa al sovrano prima però che Alfonso XI conoscesse l’Infanta portoghese dalla quale ebbe un solo figlio: Don Pedro el Cruel. Dall’amante invece, ebbe non meno di dieci figli illegittimi, tra cui il futuro Enrique II. 7 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto (da Alfonso de Baena nel 1445 al Cancionero General di Hernando del Castillo nel 1511) e diversi registri, generi e metri. L'obiettivo non è un esito poetico, bensì indicazioni operative: petizioni in favore di stilizzazione, uso di citazioni con effetti di straniamento. La vera svolta nella poesia di questo secolo si svolge altrove, dove viene promossa la sostituzione dei vecchi modelli con quelli italiani, nei luoghi in cui la tradizione classica è ancora presente. In prima linea, tra i maggiori scrittori del secolo ricordiamo: > Juan de Mena: [Laberinto de fortuna] >Jorge Manrique: [Coplas por la muerte de su padre] e opere religiose e amorose. INIGO LOPEZ DE MENDOZA, MARQUES DE SANTILLANA (1398 – 1458). Fu alla corte di Aragona (1412 – ’18), figlio dell'Ammiraglio di Castiglia. Impalmò la nobilissima Catalina de Figueroa e iniziò ad appassionarsi ai libri. Dimostrò coraggio nella battaglia di Olmedo condotta da Juan II e don Alvaro de Luna contro gli infanti di Aragon. Fu un uomo di transizione, interprete degli ideali cavallereschi e sensibile alle nuove sirene dell'umanesimo italiano. Ribadisce la ben nota gerarchia degli stili nel Proemio e lettera che accompagnano l'invio delle sue poesie al “condestable” del Portogallo. Gerarchia che la sua opera scompiglia e aggroviglia fino all'inverosimile. In essa sono stilizzate serranillas (bozzetti nei quali è rappresentato l’incontro erotico tra un cavaliere e una villana dei campi di Soria) alternate ai moduli danteschi del poema allegorico El infierno de enamorados (Comedieta de Ponza), dedicata alla sconfitta aragonese per mano dei genovesi. JUAN DE MENA E JORGE MANRIQUE. La produzione del Quattrocento è incentrata sulla riflessione del destino, argomento centrale in un secolo fitto di rovesci di fortuna. È presidiato da due opere: una solenne, allegorica; l’altra apparentemente dimessa e vibratile che s’inventa un metro (de pie quebrado, vale a dire con l’ultimo della strofa più breve) dove è racchiusa gran parte del segreto della sua fortuna. Si tratta di Laberinto de Fortuna di de Mena e Coplas por la muerte de su padre di Manrique. Juan de Mena (1411 – 1456) > Labirinto de Fortuna > dedicato a Juan II che lo richiamò dall'Italia garantendogli protezione ed è un'allegoria d'ispirazione esplicitamente dantesca, figura nella quale le due ruote fisse del passato e futuro insieme a quella mobile del presente vengono articolate in 7 cerchi (i pianeti) e rappresentano sogni e visioni, figure e momenti cruciali della storia peninsulare. Jorge Manrique > Coplas por la muerte de su padre (Rodrigo) > sminuisce i beni terreni ed esalta quelli spirituali. Visse all'ombra del padre. Dalla riflessione filosofica sulla morte che si condensa nel fluire dei giorni verso il gran mare che tutto annulla ed eguaglia, all'elogio del defunto, nella duplice veste di inappuntabile cavaliere e di buon cristiano, fino al resoconto del supremo convegno nel quale l'eroe si distingue per l'alta e virile disponibilità a corrispondere ai disegni di Dio. Le Coplas por la muerte de su padre sono un modello di rarefazione, di classica essenzialità e trasparenza. È anche un poema di contrasti. 10 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto Capitolo 5 DAL 1479 AL 1598 I RE CATTOLICI [Cattolici grazie all’avvicinamento di Isabel ai due papi (alla sua morte anche Fernando sarà Fernando el Catòlico)]. Seppur poco popolata e poco ricca, la scoperta del Nuovo Mondo e poi il ruolo centrale nella politica europea dei secoli XVI e XVII toccano la Spagna questo perché essa è forte e il potere è compatto. Dopo Juan II ci fu Enrique IV el Impotente (1454-1474), sovrano debole e indeciso. Il suo compito è quello di ridurre le grandi famiglie che dalla battaglia di Montiel tengono in minaccia il regno. L'aristocrazia cerca sostegno in Isabel, la sorella minore del sovrano, che più avanti sarà regina vigorosa che otterrà grandi risultati. Tutto ciò porta quasi a una guerra civile. Enrique IV el Impotente venne detronizzato nel 1465 e fu sostituito con il fratellastro Alfonso che non fu ben accettato dal popolo. Resistenza popolare e rivalità interne dei ribelli, indeboliscono il fronte. Tramontato ciò, i due contendenti si danno appuntamento a Toros de Guisando nel 1468 e Enrique abdicò in favore della sorella, respingendo le pretese della figlia di Enrique, Juana la Beltraneja. Isabel si distinguerà sul trono per la sua ambizione e tenacia. ISABEL E FERNANDO. Isabel > autoritaria ed intraprendente, ambiziosa e con chiarezza di idee. Il suo primo obiettivo fu quello di portare l'esercito castigliano dentro le mura di Granada, uscita da sette secoli di dominazione araba. Per raggiungere tale obiettivo, Isabel ha dovuto gettare le fondamenta di uno Stato forte, generare una rete di istituti e ripristinare la legalità dentro e fuori le mura della città, bonificando vie di comunicazione, eliminando il brigantaggio organizzato. Voleva inoltre l’unità, anche a costo di sacrificare la ricchezza e la varietà di culture e popoli che risiedevano nel territorio. Prima, però, deve saldare le due corone peninsulari. Nel 1469 sposa Fernando, figlio di Juan II di Aragona (il Grande). Le nozze si celebrano a Valladolid ed essendo un matrimonio semiclandestino, lo sposo arriva vestito da mercante. Lei ottiene dal promesso sposo di poter risiedere in Castiglia. Il matrimonio non era voluto dal popolo poiché ha unito i due regni di quella Spagna che precedentemente era divisa e in rivalità fra loro, perciò molti erano dalla parte di Juana, sposata con il re Alfonso IV del Portogallo. Dopo le nozze, in Castiglia sta per scoppiare un'altra guerra civile che causa scontenti. Si fronteggiano nella città di Toro due eserciti di quarantamila persone armate e Fernando trionfa, così può salire al trono aragonese. I due sposi ottengono una sorta di unità tra i territori: da un lato la Castiglia dilaniata dalle guerre civili, dall’altro, l’Aragona minata dalla crisi. La guerra si concluse nel 1479 con la firma del trattato di Alcáçovas, che riconosceva Isabella e Ferdinando come re di Castiglia e garantiva al Portogallo l'egemonia nell'Atlantico, con l'eccezione delle isole Canarie. Juana perse i suoi diritti al trono e dovette rimanere in Portogallo fino alla morte. UNITA’ RELATIVA. L’OBIETTIVO dei Re è rafforzare il centro, incontrando sempre insidie sul loro cammino. Per ottenere tutto ciò, i sovrani dovevano capire come era articolato il potere in quel momento e quali erano le problematiche, istituendo nuove riforme. Tra i loro progetti c’era la difesa dei privilegi municipali (privilegi conquistati dalla guerra contro i mori) quali l’autogoverno amministrativo e l’esercizio autonomo della giustizia. LE ARTICOLAZIONI DEL POTERE. Per quanto riguarda la divisione del potere, le Cortes hanno avuto un incremento di protagonismo: i rappresentati del terzo Stato, ovvero la borghesia urbana, hanno messo freno allo strapotere della nobiltà e del clero. Lo scontro tra caste e borghesi è stato aspro. La centralizzazione dello Stato voluto dai re cattolici sommuove e mette in crisi i vecchi equilibri. In un congresso a Toledo si decise di togliere potere ed eliminare i consigli perché venissero sostituiti da gente colta e che si era convertita dall’ebraismo al cattolicesimo, per ottenere: 1. LA CENTRALIZZAZIONE DEL POTERE; 2. L’UNITÀ RELIGIOSA; 3. LA DEMOCRATIZZAZIONE DELLO STATO. Segue una CRISI: crollo demografico dovuto alla peste; spopolamento campi improduttivi. La corona, il sistema delle città e i Grandi del regno: tutti in una vorticosa ridefinizione di ruoli. Coalizioni a geometria variabile. Alleanze che i sovrani usarono a loro vantaggio. Si svuotano le funzioni delle Cortes e saranno poi sdoganate nel 1497; si sovrappongono al sistema di autogoverno cittadino le figure del corregidor, degli ispettori delle finanze (veedores) e dei pesquisidores (funzionari della giustizia), incaricati di ricondurre a obbedienza le periferie. Anche in Aragona succede la stessa cosa ma in maniera capovolta: c'è maggior disponibilità del sovrano a riconoscere una costituzione di tipo contrattualistico. La campagna anti aristocratica si articola in due misure: in primo luogo, nella disciplina dell'accesso alle cariche pubbliche mediante sorteggio, senza 11 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto preaccordi; in secondo luogo con la sentenza di Guadalupe del 1486, Fernando viene a capo dell'interminabile agitazione sociale da parte dei contadini e se da un lato ribadisce i titoli e le proprietà dei signori dei fondi, dall'altro aggredisce i ''malos usos'' (servitù) convertendoli in tributi in denaro.  Quindi : Fernando promulgò una legge che consentiva l’uso illimitato ed ereditario delle terre e ciò che porto alla formazione di una borghesia semi proprietaria delle campagne; condanna i ''malos usos'' (servitù), coloro che non sfruttavano fruitivamente i campi. LEGGE E ORDINE. Rinnovato lo Stato, bisogna garantirne la presenza regolatrice su un territorio sterminato quanto spopolato, contrastando banditismo e crimine. Gli antichi corpi di polizia cittadini vengono accorpati nella ''Santa hermandad'' di stretta obbedienza regia, con compiti di amministrazione della giustizia. I costi altissimi sono sempre a carico delle città, ma i risultati sono eccellenti. Tutto è stato riorganizzato al meglio per poter scendere in campo con le carte in regola per esercitare il dominio. Testimone del cambiamento Munzer che afferma che stupisce quanto i due regni di Spagna, nonostante le guerre per l’odio reciproco, in poco tempo siano passati dalla somma discordia a tanta pace, tranquillità.  Quindi: - vengono attribuite competenze amministrative al settore della giustizia; - viene applicata una nuova tassa su tutte le operazioni di compravendita [alcabala]; - viene istituita una riforma monetaria per stabilizzare il sistema dei commerci e far prendere volo all’economia agricola, artigianale e paleoindustriale; - viene attuata una nuova legge dove i proprietari delle terre lasciate incolte potevano lasciarle in eredità ai primogeniti come patrimonio familiare con la possibilità di poterlo sommare con quello della consorte. IL COMPLETAMENTO DELL’OPERA. Restano da affrontare due emergenze residue: garantirsi la lealtà della Chiesa nazionale (per poi piegarla secondo i loro progetti) e rafforzare l'esercito. Il clero è presente ovunque e senza misure regolatrici, si rischia che prenda il sopravvento. Per cui, si sottrae al Papato la facoltà di nominare vescovi e garantisce allo Stato una parte dei guadagni delle decime ecclesiastiche. Importante fu la presenza del papa Alessandro VI Borgia che da un lato asseconda le mire coloniali dei re, dall'altro concede loro l'ambito titolo con cui verranno riconosciuti e a cui diede decisive provvidenze fiscali, come ricevere un terzo delle decime. IL CONSEJO DE LA SUPREMA Y GENERAL INQUISICION. La Spagna relativamente tollerante delle tre religioni entra in una zona di rischio, si irrigidisce nel culto dell'ortodossia, perché si alterano i vecchi equilibri, tra le caste e le parti della Penisola. Non si accetta più il diverso, come i conversos. Il problema è di carattere religioso ma non solo. Il sangue ebreo è disseminato ovunque, quindi si avvia l'operazione ''limpieza de sangre'. La condizione di cristiano vecchio comincia ad essere indispensabile requisito per accedere alle cariche di stato, municipali e convertuali; i nuovi cristiani invece risultavano essere oggetto di persecuzione proprio perché i Re difendevano troppo la loro religione e i principi legati ad essa. Nel 1478 nasce la INQUISICIÒN che aveva il compito di vigilare i nuovi convertiti e attuare persecuzioni contro coloro che continuavano segretamente a professare le vecchie religioni. L'allarme e l'angoscia dilagano, i cristiani nuovi sono oggetto di persecuzione con confische di beni, interdizioni dalle professioni e le esclusioni dagli uffici. Mateo Aleman tratteggerà questo clima in modo impareggiabile un secolo più tardi con l'allegoria del montone e del lupo in due gabbie vicine tra loro. L’ANNUS MIRABILIS [1492]. Il richiamo a portare a termine la Reconquista, a sanare la remota ferita del 711 e quella recente della caduta di Costantinopoli per mano del Gran Turco (1453), hanno il loro esito il 2 gennaio 1492, quando i Re cattolici ottennero le chiavi della città di Granada (dopo 10 anni di guerra). A Santa Fe venne dato un ultimatum agli ebrei rimasti sulla penisola: quattro mesi per abbandonare il paese o convertirsi. Gli ebrei erano gente dedita a molti mestieri quindi la loro espulsione significò una perdita anche in ambito economico. Fra i più entusiasti del pogrom c’era de Nebrija che vede i re come coloro che ripristinarono la giustizia e il rispetto delle leggi e riconosce la regina come “victrix” che offre la grammatica de la lengua Castellana data alla regina. Si firmano le Capitolazioni di Santa Fe che muove i primi passi verso un progetto: al marinaio genovese Rodrigo de Triana, viene affidato il compito di raggiungere il Levante per via del Ponente. Dalla Pinta, la più veloce, avvista la terra di San Salvador e annuncia la scoperta di un nuovo mondo, divenendo in seguito ammiraglio per esser stato il primo europeo a metter piede nel nuovo mondo [12 ottobre 1492]. ISABEL MUORE [1504]. 1. Dopo la sua morte, le SUCCEDE una donna quasi pazza (Juana, figlia dei re cattolici) maritata con Filippo il Bello, figlio dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo, ma con lei arrivano 12 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto Filippo II. Dopo Carlo V salì al trono Filippo II. Il padre gli ordinò di partire alla volta di Bruxelles programmato per verificare lo stato di salute dell’Impero, ma, come Carlo in Spagna, non fu ben accolto. Filippo II ebbe quindi lo stesso destino del padre, un regno destinato a durare poco soprattutto per problemi finanziari dovuti al governo precedente, quello di Carlo. SULL’ALTARE DI SAN LORENZO. Il rafforzamento del centro richiede l’allontanamento degli avversari e nemici fuori e dentro i confini. Nel 1559 in Spagna rientra il nuovo sovrano e le porte del regno si chiudono alle sue spalle. L'epoca degli orizzonti aperti, degli scambi intellettuali, è finita per sempre. E del resto, il tribunale dell'Inquisizione da strumento di controllo si era convertito in apparato pesantemente repressivo. Nel 1559 si pubblica l'Index librorum prohibitorum. È quindi la volta della proibizione di tutti i libri stampati all'estero e della chiusura delle Università straniere ai sudditi di Filippo per paura che venissero influenzati da altre religioni. Filippo II inoltre, decise di spostare la corte a Madrid il 12 febbraio 1561. Questo avvenimento sarebbe stato decisivo per la storia della città, infatti Madrid divenne capitale fino ad oggi (eccetto tra il 1601 e il 1606 -> corte spostata a Valladolid). A pochi km di distanza, nel comune di San Lorenzo, viene progettato il nuovo palazzo dell'Escorial che ha la forma di una graticola in ricordo del supplizio di morte subito da san Lorenzo. Per la sua costruzione, il sovrano contatta architetti e pittori italiani. La Spagna da paese di conquistatori si converte in paese di "avvocati", di funzionari. POLITICA: Restano i Consejos, dedicati alla politica interna (giustizia, guerre, finanze, inquisizione) ed estera. NEMICI ED AVVERSARI. Si dice che Carlo corresse dietro i problemi, mentre di Filippo che siano i problemi ad andargli incontro. Filippo sposa Maria Tudor, una cattolica inglese, alla cui morte, non volendo rinunciare all’Inghilterra, Filippo trama per impalmarne la sorella, Elisabetta, destinata ad assestare colpi al prestigio e al potere del re spagnolo a causa della GUERRA DI CORSA nelle Americhe, allo scopo di saccheggiare i galeoni spagnoli. Filippo II si candidò in prima persona al trono di Lisbona, in quanto nel 1578 muore il nipote Sebastiano I del Portogallo, senza lasciare eredi. Così iniziò la CRISI DI SUCCESSIONE PORTOGHESE e Filippo II si affida al temibile Duca d’Alba: in quindici giorni il paese è invaso e conquistato. DURANTE LA GUERRA D’INDIPENDENZA DEI PAESI BASSI SPAGNOLI (1568 – 1648): Nel 1566 Calvino in Francia e nelle Fiandre denuncia gli aumenti delle imposte (la décima applicata per finanziare l’esercito di occupazione) e la restrizione della libertà di commercio. Così, contro Granvella, vescovo spagnolo, si levano i nobili, senza un attimo di sosta. Il Duca d’Alba, protagonista di mille battaglie, entra a Bruxelles – nel 1567 – con un esercito agguerrito, per trovare e punire i nemici della monarchia spagnola: i calvinisti che assalivano le chiese e bruciavano le immagini dei santi. Davanti al tribunale (consiglio del sangue, fatto costruire dal Duca) sfilano almeno dodicimila rivoltosi. La repressione è massiccia: un regime di terrore quello del Duca, destinato a protrarsi fino al 1573, contro Guglielmo di Nassau (spalleggiato dagli ugonotti francesi) che fu ucciso dopo cinque anni che sembravano aver garantito pace, in quanto era stato riconosciuto nel 1581 la Repubblica delle Province Unite. GLI “ESTREMI” DI UN REGNO. DA LEPANDO ALLA INVINCIBILE ARMATA. Poi ci sono i nemici assoluti contro i quali Filippo II combatteva per difendere la religione cattolica: i turchi ottomani. Nel 1566 a Solimano (che nel ‘500 fece raggiungere il massimo della potenza all’impero ottomano) è succeduto Selim II. Con lui, inizio anni ’70: guerra di Cipro (1570-1573), conflitto combattuto tra l'Impero ottomano e la Repubblica di Venezia per il predominio nel Mediterraneo orientale. Gli ottomani assediano Malta e Filippo allora ordina di levare le ancore dalla Sicilia e quando il Mediterraneo centrale sembrava acquisisto, gli ottomani occupano Cipro e la conquistano. Per rispondere, si forma la LEGA SANTA (Venezia, Genova, il Pontefice) contro i Turchi musulmani che furono sconfitti nella battaglia di Lepanto (1571). I cristiani così, dimostrarono la loro supremazia navale e l’Impero Ottomano entrò in crisi. Chiusa una partita, si riapre un’altra. Di nuovo l’Inghilterra dove vi regnava Elisabetta I Tudor, la quale seppe fare dell’Inghilterra un paese forte e potente anche dal punto di vista navale. A dimostrarlo, la sconfitta della INVINCIBILE ARMATA spagnola (che possedeva 145 navi armate di cannoni e cariche di tesori americani) nel 1588 nel canale della Manica. SBILANCI E BANCAROTTE. ECONOMIA: Le ombre della crisi finanziaria s'infittiscono. Nel 1557, la prima bancarotta. La situazione economica era disastrosa, era basata sull’agricoltura che però non produceva molto. Il Paese si scopre povero e in preda a uno scoraggiamento. FINE IN MINORE DI UN GRANDE REGNO. TRA PARIGI E I RIFLUSSI DELLE INDIE. Il capitolo finale di questo secolo si svolge tra Parigi e le Indie. Nel 1589 viene assassinato il re di Francia Enrico III, suo successore sarebbe stato Enrico di Navara, ma Filippo vuole rivendicare il trono di Parigi per la figlia, che la legge salica esclude dalla successione. Cattolici e ugonotti, si coalizzano. Qui cala il sipario sul regno del grande Filippo. Sulle sue illusioni religiose. 15 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto Capitolo 6 LA CULTURA DAL 1479 AL 1598 I Re cattolici. Al tempo di Fernando di Aragona e Isabel di Castiglia vi era UNITÀ interna, data dal rafforzamento del potere centrale e sancita dall’assorbimento della molteplicità etnica mediante un forte controllo ideologico e sociale. Le imprese di Alfonso V il Magnanimo hanno lasciato in eredità una politica mediterranea e rapporti con l’UMANESIMO Italiano con autori come Boccaccio e Petrarca che, riscoprendo i classici latini, volevano intraprendere un percorso di rinascita culturale. La Riconquista dei territori occupati dai mori si connette alla Conquista del Nuovo Mondo. Il 1492 è una data molto importante, dove vi è un impero unito da valori religiosi e civili congiunti nel titolo di re cattolici, attribuito dal papa spagnolo Alessandro VI. Un ruolo fondamentale venne attribuito alla lingua, che segna le tappe della formazione dello stato unitario. ROMANCERO, romanzo di cavalleria e novela sentimental. Il ROMANCERO era un romanzo di cavalleria e novella sentimentale che riprende i tratti tipici dell’amor cortese. Generi visti come letteratura di evasione2, piena di meraviglioso ed esotismi; è anche una letteratura di sollecitazione all’avventura. I ROMANCES: prevalentemente “nazionali”; in principio erano frammenti o estratti di antichi CANTARI EPICI, di cui ne riportavano i segni nella selezione tematica e nelle cadenze ritmiche (assonanza, verso otto sillabico, ecc.). Sono di conio popolare, si rivolgono a un pubblico di bassa condizione sociale. Genere CAVALLERESCO: esotico e in prosa. Predilige la sovrabbondanza e la minuzia del dettato. Suppongono un pubblico più esercitato e paziente. È di origine francese (nei due versanti carolingio e bretone), infatti, la più grande opera cavalleresca spagnola è Don Chisciotte, ambientata in Spagna, scrittA da Miguel de Cervantes affermatasi però successivamente durante il regno di Filippo III nel Barocco. ROMANZO cavalleresco: Amadis de Gaula > prima edizione nel 1508, scritto da Garci Rodriguez de Montalvo. Nel prologo precisa l’entità e la natura del suo intervento, e segnala l’integrazione al testo di una quinta parte dedicata al figlio dell’eroe. Nei “quattro libri del virtuoso cavaliere” ci sono tutti gli ingredienti di una rappresentazione idealmente tipica: nascita illegittima dell’eroe e abbandono in un’arca affidata alle acque. L’amore che fin da giovane lo lega a Oriana, figlia del re d’Inghilterra, che gli impone le prove più ardue per dimostrarsi degno. Racconti di duelli, giostre e incontri con maghi e giganti. VERSO LA CELESTINA e la parodia dell’universo cortese. Romanzo sentimentale. Protagonista un cavaliere, Calisto, travolto da tormenti d’amore, il quale lascia le pose eroiche e si adagia sul languido e sul patetico. Considerata una tragicommedia, ha una consistencia barrosa (poco chiara). Comico e tragico si mescolano, così come teatro e romanzo, nel raccontare vizi, umori e passioni dei personaggi. Le date dei primi testimoni la collocano tra due secoli; la prima edizione del 1499 si chiamava Comedia de Calixto y Melibea, seguita nel tempo da cinque varianti. Si dice abbia (almeno) un paio di autori: l’anonimo a cui si deve il primo atto, e Fernando de Rojas. Calisto è un innamorato non corrisposto da Melibea. Lo spazio in cui parla e si muove è il giardino dell’amata, è il locus amoenus della tradizione. Si definisce prigioniero d’amore e indegno della sua signora. Calisto ha due servi, Parmeno e Sempronio; Parmeno più ingenuo e apparentemente più leale al padrone, ma pronto a lasciarsi sedurre dalla vecchia ruffiana, Sempronio più cinico e inganna la mezzana Celestina, che Calisto accetta come mediatrice tra sé e il suo oggetto d’amore. Celestina è capace di ogni servigio, detiene ogni utile competenza; è maga, ruffiana, merciaia, è dedita al buon vino e finge di diventare sentimentale quando ricorda il tempo eroticamente felice. È orgogliosa del suo onore e, dietro compenso, prende volentieri il compito di annichilire quello degli altri. Tra lo spasimante e l’amata la linea è spezzata e tortuosa. La topografia della città ci fornisce il modello del movimento dei personaggi (giardino di Melibea, casa di Calisto, in riva al fiume di Celestina, chiesa della Maddalena). Grande estensione dell’opera (21 atti), disinteresse per ogni criterio di verosimiglianza nel tempo e nello spazio, irrealismo della caratterizzazione linguistica dei personaggi, irresolutezza tra comico e tragico. Morte di Celestina che determina la punizione dei servi con l’impiccagione, con la conseguente rovinosa caduta di Calisto; morte di Calisto e suicidio di Melibea. 2 Opere che regalano al lettore ore di distrazione ed, appunto, di evasione dalla realtà. 16 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto IL SECOLO XVI. Due grandi sovrani occupano quasi tutto il secolo: Carlo V degli Asburgo a cui corrisponde la fase espansiva con annessione di nuovi territori e di nuove idee, Filippo II a cui corrisponde il consolidamento dello stato e difesa dell’ortodossia. Carlo V voleva espandere i territori e culturalmente parlando si espose verso: 1. L’ITALIA dove nelle università e cancellerie ospitavano fiori d’umanisti, commediografi, grammatici, poeti, filosofi in una Italia dell’endecasillabo, della lira, della terzina e della riscoperta dei monumenti e documenti della classicità. 2. L’OLANDA (verso Nord). Si orienta infatti, su Erasmo da Rotterdam, dominatore della vita intellettuale nella prima metà del secolo e conteso dalle più prestigiose università del continente, consigliere di principi. JUAN BOSCAN (ultima decade del XV sec/1542) E GARCILASO DE LA VEGA. Juan Boscan e Garcilaso de la Vega sanciscono definitivamente la categoria del castigliano come lingua per eccellenza letteraria e uniscono la cultura spagnola e quella italiana. Navagero, ambasciatore veneziano, invita Juan Boscan a cimentarsi in un trapianto di versi e metri italiani meno approssimativo di quello del secolo precedente. Compone sonetti, canzoni, più una OCTAVA REAL3 che racchiude tratti e stili dell’amor cortese. Boscan consegna il modello all’amico Garcilaso de la Vega, anch’egli autore di opere importanti nella storia della lirica rinascimentale europea. Figura di soldato poeta, uomo di amori impossibili con destino tragico: fu confinato per alcuni mesi su un'isola del Danubio per essere stato presente ad un matrimonio contro il volere dell'imperatore. Risiederà poi a Napoli dove nell’indice dei suoi versi troviamo: trentotto sonetti, cinque canzoni, due egloghe. Il tutto in una ambientazione amorosa essendo influenzato dal petrarchismo. A partire dal 1543, anno in cui la vedova di Boscan dà alle stampe le opere del marito e del suo amico collega, la poesia castigliana si muoverà attorno ad esse, condividendone alcuni aspetti. Notevolmente influenzato dal poeta spagnolo Garcilaso de la Vega (e Francesco Petrarca) fu Fernando DE HERRERA (1534 – 1597), il Divino, rappresentante della successiva scuola sivigliana che alle sue Canzoni di ispirazione patriottica e religiosa accompagna sonetti di stampo petrarchesco. Il resto è prosa. IL LAZARILLO e la fondazione di un genere. È un anonimo romanzo Spagnolo scritto in forma autobiografica (che riprende e anticipa la PICARESCA, una sorta di “novela episòdica” in cui l’unico nesso tra un capitolo e l’altro è il pìcaro, il protagonista). Lazaro è nato sulle rive del Tormes da un padre mugnaio e ladrone e da una madre di facili costumi. Racconta le sue peripezie a un interlocutore di rango più alto. Il Lazarillo è l’antifrasi4 dei romanzi cavallereschi, sentimentali e pastorali, e rovescia ogni retorica del tempo per fondarne una propria. Esibisce un registro autobiografico e induce un effetto di verità. Lazaro è servo di molti padroni e, attraverso questi, ritrae la società del suo tempo. LA CELESTINA. Nel 1499 (al culmine dell’età dei Re Cattolici) esce la Celestina di Rojas e cinquantaquattro anni più tardi il Lazarillo de Tomes con autore anonimo. CELESTINA: è urbana fin dal principio, i cittadini sono il giardino di Melibea, la ricca dimora di Pleberio, le navi alla fonda, le torri. È una città ibrida, frequentata da ricchi seguiti da servi salariati, prostitute, merciai, soldati gradassi. Frenetici il loro vai e vieni, tra scambi dialogici e commerciali. Il testo di Rojas è “nuovo” in quanto esibisce l’ingombrante pervasiva presenza del denaro attorno al quale s’agita una schiera di popolo buono a nulla, ma tutt’altro che disperato: in quel momento la città è luogo di opportunità e di promesse, spazio della contrattazione. Dove la merce era più che disponibile per essere presa in cambio di contanti (campeggia l’immagine del mercato). LAZARILLO: Lazaro giunge a Salamanca dalle acque del Tormes e solo in seguito si muoverà tra le antiche città. Qui il carattere cittadino è molto meno evidente, e l’autore deve richiamarlo con espliciti riferimenti. La città è come se non ci fosse, è una città vuota. A differenza dell’opera di Rojas, oltre alle città spente non vi è denaro, né vesti, monili, collane. È un mondo alla rovescia. Vengono, inoltre, date lezioni di vita a Lazaro per addestrarlo al peggio e corazzarlo come ad esempio, la più alta essenziale lezione datagli dal cieco fu quando il cieco scagliò la testa di Lazaro contro la testa di pietra del toro sul ponte di Salamanca. Il CIECO fu il suo primo padrone che lo prende quando era ancora un bambino. La sua casa era piccola e piena di polvere e il cibo veniva conteso tra servo e padrone. Il PRETE fu il secondo padrone. Nella sua casa non c’era cibo. E per finire con la magione dello SCUDIERO che “finalmente parecia una casa encantada”, ironicamente parlando. Perfetta antifrasi del mercato di Rojas. Era più un deposito di polvere e rovine. 32 Usato nei cantari trecenteschi e nei poemetti di Boccaccio. Octava real o ottava reale, importata dall'Italia iniziò ad essere usata in Spagna durante l'inizio del Rinascimento, introdotta da Garcilaso de la Vega e Juan Boscán. Lo schema dell'ottava reale è come quella classica ariostesca: ABABABCC. 43 [Figura retorica che consiste nell'esprimersi con termini di significato opposto a ciò che si pensa] ≈ ‖ ironia 17 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto I GRANDI MISTICI. SANTA TERESA (1515 – 1582) domina in forza di un attivismo frenetico, di una capacità d’interpretare al meglio il carattere nazionale, tanto che Filippo II la eleggerà copatrona di Spagna, iniziativa da più parti contrastata. Con San Juan de la Cruz fu riformatrice dell’Ordine di Carmelo, fondatrice di conventi ai quali impose una regola rigidissima. L’ostilità dei tradizionalisti si saldò ai sospetti per la sua origine conversa, facendola oggetto di censure e repressioni. S. Teresa usa molte metafore nelle sue scritture, raccontando di tracce di vita quotidiana, di vizi e miserie della condizione umana di quel tempo. Juan de La Cruz dal 1568 sarà ombra e braccio destro di Teresa, ma con un atteggiamento distratto e assente. Esigua fu la sua produzione poetica. Quanto alla narrativa, trionfano generi del romanzo pastorale e moresco, nei quali si distinguono - - Jorge de Montemayor con i Siete libros de Diana; - Gaspar Polo con la Diana enamorada ; - la storiografia rappresentata al meglio dal gesuita Juan de Mariana (monumento latino: Historia de rebus Hispaniae e poi castigliano Historia general de Espana), un progetto maturato nell’intento di ricostruire le tappe che hanno condotto il Paese allo splendore presente. Capitolo 7 1598-1699 La pace di Cateau Cambresis9 nel 1559 dà alla Spagna l’indiscussa supremazia sull’Europa. Si giunge poi alla depressione di Vervins nel 1598, e di qui fu un continuo declino che prevalse a dispetto di un sovrano (Filippo II) che sovrasta l’uno e l’altro emisfero: rivolte in serie delle periferie, sommosse interne da parte dei gruppi emarginati, re insignificanti. Tutto ciò era dovuto a profondi squilibri di struttura10 malamente compensati dal miracolo dell’oro americano e bisogna ricordare che in questo periodo la Spagna si abbandona allo sfarzo delle feste a corte e alle corride, fattori di crisi che Filippo III non riuscì a gestire. La Spagna è sempre divisa tra mediocrità e grandezza. Infatti, la cultura spagnola dà il meglio di sé, poiché lo sfondo è comunque magnanimo e grande. RIASSUNTO DI UN SECOLO IN CRISI. Tre re coprirono un secolo intero, e tutti e tre furono inadeguati e molto diversi fra loro: Filippo III, suo figlio Filippo IV e Carlo II (ultimo degli Austria). Il primo cercò subito di disfarsi del potere, il secondo, acuto e intelligente, rappresenta l’incertezza, mentre il terzo rappresenta la debolezza e morì senza eredi trent’anni più tardi. È un secolo dove si alternano periodi di pace con scontri furiosi della guerra europea. FILIPPO III (1598 – 1621). Persona buona, di indole pacifista, ma restio ad assumersi la responsabilità di governo, la politica gli dà noia e preferiva che traferire il potere ad altri: tra i candidati c’era l’aristocrazia andalusa. La Spagna in questo periodo s’abbandona a fiere, corride di tori, cacce, ricevimenti a corte e teatro. LA SPAGNA ALLE CORDE. Dal 1598 al 1618 furono venti anni di pace, qualcosa di molto raro in quei tempi. Certo, le carestie, le pesti. Ma a causa della crisi il costo della forza lavoro aumenta in quanto il popolo non è disposto a piegarsi davanti a nessuno. In tre anni il prezzo del grano infatti, era raddoppiato. La situazione in questo periodo era critica, soprattutto nei latifondi in cui i contadini ebbero modo di ribellarsi a Barcellona durante la processione del Corpus Domini assaltando i palazzi di potere. (Quevedo descrisse questo episodio). I FATTI. Furono tempi infelici e di tregue, prima tra tutte quella con la Fiandre (1609) che era diventata una guerra troppo costosa e lunga. Nel 1604 venne decretata l’espulsione dei MORISCOS, un popolo scarsamente integrato, che continuava a praticare un’antica regola di vita, e che viene trasportato di peso al Maghreb (ovest Nordafrica). I Moriscos costituivano la miglior parte della manodopera specializzata per l'agricoltura e l'industria perciò la loro espulsione aggravò il declino demografico ed economico del regno. È stata una decisione del Duca di Lerma (Francisco Rojas) che affiancava Filippo III nel governo. Per risollevare l’economia, pensò di puntare sui settori di lavoro che in futuro potessero rendere una notevole produzione e poi di ridurre gli sprechi eccessivi in modo tale da poter ricostruire il sistema. Più facile però, vendere i gioielli di famiglia, moltiplicando così i titoli e gli hidalgos (nobili) crebbero fino a raggiungere mezzo milione di unità e per loro si prosperava un futuro di inattività e esenzioni fiscali. Ci fu infatti, la polemica contro la vendita delle ejecutorias. Fu un periodo della crisi delle città (tranne la capitale), lacerazione territoriale, rivendicazioni d’indipendenza dei portoghesi. 9 Fu un trattato di pace che definì gli accordi che posero fine alle guerre d'Italia e al conflitto tra gli Asburgo e la Francia. 10 La configurazione di un insieme in rapporto ai concetti di ‘distribuzione’ od ‘organizzazione’: la s. sociale dello stato; la s. di una regione, di un terreno; la s. della cellula, dell'atomo. 20 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto FILIPPO IV E OLIVARES. In questo contesto, sale al potere Filippo IV e con lui Olivares, secondogenito di un nobile andaluso incardinato a Roma come ambasciatore degli Austria. Olivares capì che a palazzo vi era il trampolino per maggiori fortune. Dopo il 1622 il palazzo sembra travolto da un turbine e il ritardo accumulato negli ultimi anni rispetto all’Europa che corre è imbarazzante. La Francia è ancora scossa dalle guerre di religione ed è reduce del trauma della morte violenta di Enrico IV, opta perciò per una pace difensiva a cavallo dei Pirenei. Olivares ha lo sguardo fisso su un passato grandioso e mostra di credere al primato della politica sull’economia. Il teatro sul quale la Spagna potrebbe ancora riconquistare una sua centralità è quello delle colonie. Nel 1626 le armate spagnole mietono ripetuti successi entro i propri confini, in Europa e nelle terre d’oltremare. Ma ancora una volta crisi finanziaria. A metà degli anni 30 Olivares e i suoi trionfano in una battaglia contro l’esercito svedese, e Richelieu e Luigi XIII non possono più astenersi dalla contesa. Vi è poi la scelta di attaccare la Francia dalla Catalogna sperando di risvegliare i sentimenti antifrancesi, ma questo non accade. Si entra in una situazione di stallo. L’ingresso della Francia nella guerra europea determina un crollo. Olivades rassegna le sue dimissioni e prende il suo posto Luis de Haro. L’ultima fase del regno di Filippo IV si riduce alle province catalana e lusitana da riconquistare. Con la pace di Westfalia e quella successiva dei Pirenei, si impone la definitiva rinuncia alle Fiandre e il riconoscimento del principio della libertà religiosa. CARLO II. Quando deve salire al trono, Carlo II ha solo quattro anni ed è malaticcio e un maleficio sembra aver colpito, con lui, l’intero Paese che combatteva crisi e depressione. Invece, la preoccupazione del padre sul letto di morte era quella di limitare le ambizioni del figliastro Juan José di Austria (generale nelle Fiandre; aveva riunito alla corona Napoli e la Catalogna; al momento aveva la carica di viceré d'Aragona raccomandando alla moglie di rispettarlo e di promuoverne la carriera). A causa della giovane età e dalle condizioni di Carlo II, egli fu affiancato da Marianna d’Austria, affiancata a sua volta da una “JUNTA DE GOBIERNO” composta da cinque ministri. La prima misura del nuovo governo, ovvero il riconoscimento formale dell’indipendenza del Portogallo, è interpretata come un segnale di debolezza. Sul fronte interno sale di tono la rivendicazione di autonomia delle province, specialmente quelle della Catalogna sempre più sofferente poiché legata ai vincoli della Castiglia. Da Barcellona Juan José di Austria si mette a capo del movimento e marcia su Madrid; dopo circa dieci anni morirà. Fu un periodo sempre più disastroso, con l’avvento della peste, della crisi economica, sociale e demografica. Vi è anche il crollo delle grandi famiglie che, in tempi migliori erano beneficate da un sistema di protezione fondato sulle ricchezze appartenenti dei titoli di credito, ridotte in parassiti. Colpo definitivo alle sorti del regno: Carlo sposa Maria Luisa d’Orleans, nipote di Luigi XIV dalla quale però non riesce ad avere figli. Nemmeno dal secondo matrimonio con Marianna di Neoburgo riesce a rilasciare eredi. Alla fine Luigi XIV mette a segno tutti i suoi colpi, e ora è Parigi a “marciare” sul trono di Spagna. Carlo però, poco prima di morire (1700), designa Filippo d’Anjou (nipote del re sole) suo erede ma il popolo spagnolo non accettava che fosse un francese a governare e iniziò nel 1701 la guerra di successione che durò per 12 anni e mise fine alla dinastia degli Austrias per iniziare quella dei Borbones. 21 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto Capitolo 8 1598-1700. MANIERISMO E BAROCCO Profonde differenze per quanto riguarda la scienza tra Europa (dove Torricelli inventa il barometro in Italia, in Francia Pascal scopre i principi della pressa idraulica, in Inghilterra la stagione del macchinismo) e Spagna. Siamo nel periodo del Barocco, con i suoi eccessi, sovraccarico di effetti retorici, ellissi e metafore, iperbati e metonimie. L’esuberanza del Barocco suggerisce un intreccio di figure e di astuzie, di stupefacenti invenzioni ed espedienti. E del resto, in questo sta il fascino del Seicento, quel secolo corrotto, terribile, miserevole e splendido, dominato dal senso di potere, dal debito pubblico, dalle ripetute mutilazioni territoriali. Siviglia, già capitale dei commerci e deposito di oro delle Indie, ora è un luogo di transito verso la morte. MIGUEL DE CERVANTES [Don Quijote]. Nasce ad Alcalà de Hernanes nel 1547 e muore nel 1616. Della sua vita avventurosa si sanno pochi fatti: 1. partecipa alla battaglia di Lepanto dove perde una mano e si guadagna la fama d’eroe; 2. partecipa a una spedizione a Tunisi (guidata da Don Juan de Austria); 3. al ritorno viene fatto prigioniero dai turchi; 4. successivamente passa cinque anni di prigionia ad Algeri. Questa esperienza lascerà tracce nel suo teatro. 5. Ritorna in Spagna dove si sposa e ricopre alcuni incarichi (esattore di imposte e vettovagliatore11 per la Marina Reale) che diventeranno la sua routine di vita ormai “minore”. È un uomo in bilico tra due diverse traiettorie ESISTENZIALI: prima veste con disinvoltura i panni dell’eroe, poi vivrà un lungo declino tra ristrettezze economiche, disavventure giudiziarie, dissapori coniugali, delusioni letterarie. Ma è soprattutto uomo in bilico tra due MONDI e due CULTURE. Percorre per intero i generi praticati nella repubblica delle lettere: romanzo pastorale (Galatea), novella breve di conio italiano (Novelas ejemplares), poema di critica letteraria (Viaggio al Parnaso – fa un viaggio immaginario nella letteratura spagnola per criticarla con ironia). Inoltre, sperimenta le forme e le misure del teatro breve e compone ROMANCES come Don Chisciotte e Le peripezie di Persile e Sigismunda. Approfondimento 4. La lana, l’oro e il Chisciotte. Nel capitolo XVIII il Quijote vede avanzare un grande denso polverone, dall’altra parte Sancho vede lo stesso; si tratta di greggi di pecore e montoni ma il cavaliere li scambia per due eserciti, uno guidato da Alìfanfaron (innamorato della figlia dell’avversario, ma il padre è restio in quanto lui ha rinnegato Maometto per convertirsi alla propria religione), uno da Pentapolin. Chisciotte, gettandosi nella mischia perde un bel po’ di denti. Ora: il Cavaliere, senza rendersene conto, ha sfiorato la vera ricchezza di una Spagna scarsa e l’ha correlato con una cosa non reale. Da una parte abbiamo la lana, ricchezza strutturale, e dall’altra l’oro delle Indie gettato nelle campagne militari. Durante il barocco si cercava con le ricchezze facili di salvare la situazione economica del paese, ma così non fu. È un’economia sempre più virtuale, la ricchezza non tocca mai la terra, va sospesa per aria con carte e contratti, lettere di cambio e titoli, nella moneta, nell’argento, nell’oro. Infatti, dietro lo splendore letterario e culturale del Barocco si nascondono fame e carestia. Il Don Chisciotte, così come non è riuscito a vedere le greggi, non vede neanche l’oro; e anzi, descrive la sua età come quella in cui l’oro è assente. Il Quijote è il rovescio del mondo, non contiene quel che c’è ma quel che non c’è. In origine l’intento di Cervantes è un attacco ai romanzi di cavalleria. Nella prima parte Cervantes ci presenta Alonso Quijano che, a furia di leggere avventure cavalleresche, impazzisce e si fa lui stesso cavaliere errante. Pochi armi polverose e arrugginite, un elmo con la celata di cartone, un cavallo malridotto (Roncinante) e l’immagine di una donna contadina (Dulcinea) da portare nel cuore, bastano a trasformare il nobiluomo nel Don Chisciotte, pronto a sfidare chiunque. Inizia così la prima partenza. Durante la seconda lo accompagna uno scudiero: Sancho. A primo impatto diverso dal suo padrone: fedele, grato, rispettoso. 11 Vettovaglia: provviste di viveri indispensabili al sostentamento di un esercito o di una comunità di persone 22 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto visione drammatica per descrivere la sua, ricca di varie tematiche e vari luoghi in cui si svolgevano le scene. TIRSO E I DISCEPOLI DI LOPE. Nell'Epistola a Hurtado de Mendoza, Lope scrive, a proprio merito, d'aver generato "più poeti in Spagna". Tra questi si distingue Gabriel Tellez, scrittore di commedie sotto lo pseudonimo di Tirso de Molina, fondatore e riformatore di conventi del Nuovo Mondo, impegnato fino a ricoprire le più alte cariche dell'Ordine. Tratta temi libertini e mondani (amore, onore ecc.) e si guadagna polemiche, censure e persino esiliato da un severo censore, accusandolo di testi pieni di malizia e poco devoti. L’opera che riscontrerà tanto successo nella drammaturgia è El Burlador de Sevilla, in cui è narrata la storia di un Don Giovanni traditore, falso e bugiardo che alla fine viene condannato alla morte. PEDRO CALDERON DE LA BARCA. Al punto più alto della traiettoria del teatro barocco troviamo Calderon de la Barca, seguace di Lope dal quale eredita tutta una serie di spunti, di accorgimenti tecnici. L’obiettivo del suo teatro è la persuasione, apparecchio di controllo e di approvazione culturale. È un teatro ideologico, pessimista, ma anche intellettuale, filosofico e riflessivo (religioso in molte opere). Capolavoro di De La Barca: LA VIDA ES SUENO, in cui le tematiche trattate sono l’amore e la libertà. Approfondimento: L’onore è sogno Genere vario e smisurato il teatro barocco spagnolo per la varietà di temi, forme e diffuso in ogni strato sociale tanto da essere considerato “popolare, nazionale”, strumento di propaganda. DOVE. Le commedie vengono rappresentate a Madrid: da un lato vi è il teatro di corte, in particolari occasioni, e dall’altra i corrales ovvero all’aperto per strada. CHI. Vi accorre un pubblico vario, chiassoso, intemperato, che è situato in diverse aree del teatro dedicati a particolari spettatori. Nel suo teatro non troviamo gente appartenente al ceto basso, nemmeno donne. Il primo REQUISITO del teatro di Lope de Vega è la semplicità e l’universalità. A partire dall’amore sullo sfondo. In primo piano troviamo il matrimonio, felice o infelice che sia, deve essere onorato e l’onore è prezioso tanto da valere la vita; esso è a volte messo in pericolo da ritorni di fiamma di vecchi amori, che vengono immediatamente eliminati. Se basta uno schiaffo, uno sgarbo per perdere l’onore, alla stessa minima causa potrà corrispondere la più sanguinosa delle vendette. Il Medico del proprio onore calderoniano, scoperto l’inganno, s’impone la dieta del silenzio; moltiplica le gentilezze verso la sua sposa e se gli capita d’essere sfiorato dalla gelosia, fa immediato atto d’ammenda. La riparazione del torto inoltre, non ammette deleghe alla giustizia. I modi della vendetta dovranno inoltre seguire passo per passo quelli dell’offesa. Se pubblica, la riparazione dovrà essere pubblica; se privata, privata. La cultura del barocco esprime le sue ossessioni e innalza il proprio equilibrio attraverso l’amore e l’onore. Da un lato quindi la malattia per la passione e dall’altro i farmaci, i medicamenti che ripristinano ordine ed equilibrio. L’origine di questa ossessione è Medievale. EL BURLADOR, FUENTEOVEJUNA, LA VIDA ES SUENO. Incontriamo nel BURLADOR de Sevilla le apparenti contraddizioni tra il mondo della corte e il mondo rurale. Ragione politica e ragione religiosa si fondono. Don Giovanni consuma le sue gesta delittuose da Napoli dove infanga l'onore di Isabel fingendosi l'amante Ottavio, alla spiaggia di Tarragona dove seduce una pescatrice, Siviglia teatro dell'episodio clou con donna Ana, fino al villaggio di Dos Hermanas ove avrà ragione della villana Aminta. A fronte di ciò, gli oltraggiati al fine di implorare giustizia, muovono verso il Palazzo, ove il re ne dispenserà quel tanto che gli compete. FUENTEOVEJUNA è un’opera ambientata nell’epoca dei re cattolici e si denuncia la tirannia di un comandante, Fernan Gomez (scintilla che trabocca il vaso: da signore feudale pretendeva, in occasione del matrimonio di un proprio servo della gleba, il diritto di sostituirsi al marito nella prima notte di nozze e di fronte al loro rifiuto fa rapire i giovani Laurenzia e Frondoso, il giorno delle loro nozze, per poter approfittare di lei e punire lui dell'affronto) dinanzi alla quale il popolo si ribella e infine il comandante fu ucciso e il popolo davanti al giudice afferma che ad ucciderlo è stato ‘Fuenteovejuna’ con cui si intendeva il popolo. I temi qui sono l’amore, la vendetta e la ribellione. Si cambiano i temi, passando a temi politici come la legittimità di potere di cui esempio è LA VIDA ES SUEÑO. Una novità è il fatto che il protagonista non è un cavaliere, ma un principe di sangue reale rinchiuso dal padre per paura che se avesse governato avrebbe portato il regno alla rovina. Un giorno gli si diede la possibilità di andare al palazzo e diede dimostrazione della sua inadeguatezza a governare. Al popolo polacco Basilio vuol dare per sovrano Astolfo, duca di Moscovia. Degli armati si presentano ai piedi della torre dove era rinchiuso Segismundo e esprimono la volontà di voler lui come principe e non uno straniero. Segismundo si mette a capo dell’esercito per riappropriarsi del proprio destino. E trionfa. Sale sul trono, ferma il padre che lo vuole rincarcerare e mettendo a freno la passione per Rosaura, la 25 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto consegna ad Astolfo perché sposandola le restituisca l’onore e poi, la scelta estrema: al soldato che l’aveva liberato, infligge il castigo della torre. Il principe infine, riesce a diventare un buon governatore. Capitolo 9 1700 – 1789 All’inizio del settecento appare ormai impensabile che sia un’unica nazione a guidare l’Europa. Accanto alla Francia, infatti, altre nazioni fanno ora da ago della bilancia nella politica continentale, come l’Inghilterra e l’Austria, il cui imperatore conserva ancora, anche se solo formalmente, il titolo di sacro romano imperatore. Per questi motivi si cerca di trovare un equilibrio di posizioni tra gli stati: inizia così nel settecento un complesso gioco diplomatico e militare delle nazioni per ottenere l’influenza politica e territoriale. Ad inaugurare questo periodo di equilibrio – che però si rivelerà sempre instabile - è la “GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA”. Alla morte di Carlo II, nel 1700, infatti, il trono di Spagna si ritrova senza eredi che possano prendere il suo posto: il ramo principale degli Asburgo di Spagna si è estinto. Il defunto re aveva designato come suo erede Filippo d’Angiò, nipote di Luigi XIV. Questo fa temere un’unificazione tra Francia e Spagna, che creerebbe un “blocco” in Europa. Lo stesso Luigi XIV pronuncia la sibillina frase: “I Pirenei non esistono più”. Si forma allora una coalizione - tra Inghilterra, Austria, Olanda e Prussia - che appoggia invece l’incoronazione del Granduca Carlo degli Asburgo d’Austria. A questa coalizione prendono parte successivamente anche il Portogallo e la Savoia (guidata all’epoca da Vittorio Amedeo II), dietro la promessa di allargamenti territoriali, compiendo così un voltafaccia verso la Francia, di cui fino allora essi erano stati alleati. Le truppe francesi hanno inizialmente la meglio e raggiungono Vienna. Nel 1706 viene messa sotto assedio anche Torino, che sembra sul punto di cedere. Avviene in questa circostanza l’avventura di Pietro Micca, che sacrifica la sua vita per impedire ai Francesi di raggiungere la città per via sotterranea. Piano piano i Francesi sono costretti a retrocedere. Ma quando nel 1711 Carlo sale al trono d’Austria col nome di Carlo VI, si ha paura di un’unificazione non più franco-spagnola, ma tra Austria e Spagna, come era avvenuto anche all’epoca dell’imperatore Carlo V e Isabella. L’Inghilterra spinge dunque alla stipulazione della pace. Anche la Francia è motivata in tal senso, a causa delle alte spese della guerra e dei contrasti interni provocati dalle rivolte ugonotte. Si stipula dunque la Pace di Utrecht, nel 1713. Filippo d’Angiò viene confermato re della Spagna, a patto che non si riunifichi con la Francia. La Spagna è costretta a cedere all’Austria i Paesi Bassi e l’Italia. All’inizio l’imperatore austriaco si dichiara contrario ad accettare gli accordi, perché nel suo interesse vi è ancora il desiderio di ottenere il trono di Spagna. Tuttavia, di fronte alle ferme posizioni assunte da Inghilterra e Francia, aderisce l’anno successivo, con la Pace di Rastadt. Nel 1700 anche il resto d’Europa venne affettata dalla crisi dovuta alla guerra di successione mentre viveva nel periodo dell’illuminismo. APPROFONDIMENTO GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA IN BREVE. In seguito alla morte di Carlo II di Spagna (1700), rimasto senza discendenti, la linea dinastica degli Asburgo spagnoli si era estinta. La nomina testamentaria di Filippo di Borbone, duca d'Angiò (pronipote di Carlo II, ma allo stesso tempo nipote del re di Francia Luigi XIV) come successore al trono spagnolo provocò l'intervento di tutte le altre potenze europee capeggiate dall'Austria e dall'Inghilterra, che si coalizzarono e diedero avvio alla guerra di successione spagnola per scongiurare il cumulo delle corone di Francia e Spagna in capo ai Borbone e consentire che al trono salisse l'arciduca Carlo d'Asburgo. 26 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto Nei conflitti che seguirono, la corona d'Aragona (uno dei regni di Carlo II) parteggiò per il pretendente austriaco, mentre i regni di Castiglia e Navarra diedero il proprio sostegno al pretendente borbonico. Con la vittoria di quest'ultimo, che divenne re col nome di Filippo V di Spagna, vennero presto promulgati dei decreti per punire i territori che si erano schierati dalla parte dell'arciduca Carlo. LA “NUEVA PLANTA”. Dopo la guerra di successione cessò la tratta degli schiavi con l’Inghilterra, e la Spagna era piena d’incongruenze amministrative e di arretratezze tecnologiche e politiche. A provvedere alla riorganizzazione in ambito amministrativo (con l’abbattimento dei privilegi localistici a partire dai FUEROS), intervengono i decreti della ‘’Nueva Planta’’ (decreti firmati dal Re di Spagna Filippo V attraverso i quali venne cambiata l’organizzazione territoriale dei regni della Corona d'Aragona, che aveva appoggiato l'arciduca Carlo d'Asburgo durante la guerra di successione spagnola). Venne ridimensionata l’aristocrazia di palazzo per renderla più equilibrata. L’abrogazione dei fueros comporta una ventata di libertà commerciali. Nel Principato di Barcellona, infatti, l’eliminazione di questa ceppa comportò la liberazione di un patrimonio di energie imprigionate. La Spagna così, progredì dal punto di vista agricolo, soprattutto nella coltivazione della vite e in questo modo furono riorganizzate e poi potenziate le flotte per intensificare gli scambi commerciali. Di qui il rilancio dell’industria del cotone, mentre si potenziava, oltre l’agricoltura, anche la pastorizia. Nel 1760 il baricentro economico della Penisola per la prima volta si sposta sulle coste mediterranee. POLITICA AMERICANA. La flotta inglese stava riversando duri colpi alla Spagna sul mare per politica di potenza12. Per porre rimedio: - si potenziano i cantieri; - il grande economista José Patino, sollecita la creazione di compagnie commerciali sul modello inglese e olandese. Aprono i battenti: compania de Granada, San Fernando di Siviglia, la Comercial di Barcellona, fino alla Gupizcoana de Caracas, al contempo fissando la base di una politica mercantilistica, di molte esportazioni e di poche importazioni. Filippo V (de Anjou) cede il regno a suo figlio Luigi I durante il quale le merci americane come per incanto, si distribuiscono sull’intero territorio peninsulare e lo vivificano: la tecnica della stampa sul cotone lo rende preferibile alla lana che richiede lavorazioni più complicate. Il regno di Luigi I durò circa sette mesi a causa della sua morte e lo riprende suo padre Filippo V che morì nel 1746. Suo successore Fernando VI. Un “buon” secolo. I regni di Fernando VI e poi di suo fratello Carlo III donano un secolo positivo. Fernando: pacifista e furbo amministratore, si seppe circondare di fidi consiglieri e di politici. Non esita ad assecondare Marqués de Ensenada. Per rendere la Spagna forte sui mari, aveva progettato di rafforzare la flotta, così ci fu un incremento delle entrate. UN GRANDE RE. Dopo la morte di Fernando VI, sale al trono suo fratello Carlo III che pagò il trono di Madrid rinunciando al Regno di Napoli. È l’emblema de lo reyes ilustrados, difatti in primo luogo riprende la riforma dello stato cominciata da suo padre e istituì 5 ministeri: di Stato o Affari esteri, di Grazia e Giustizia, Finanze, Guerra, Marina e Indie. Quello di Grazia e Giustizia è riprodotto da Goya [Jovellanos]. Lo vediamo con un’espressione malinconica dovuta al cambio di secolo. E’ un olio su tela dipinto da Goya e presente ancora oggi al Museo del Prado a Madrid. Le opere di Goya esaltano il patriottismo, e questo periodo storico è caratterizzato dal divario tra liberali e conservatori. Goya risente molto dell’influenza di corte, poiché dipingeva per loro. Attraverso la pittura cercava di trasmettere pensieri riguardanti il nuovo secolo. Come si nota dall’espressione dei personaggi, Goya e i suoi personaggi sono conservatori, nostalgici del vecchio secolo. Jovellanos è in bilico tra passato e futuro. Vive durante il regno di Carlo III ma alla salita al trono del figlio fu esiliato accusato di idee eretiche e tornò per rivoltarsi contro i Bonaparte. Per quanto riguarda la politica economica, sotto di lui quindi comincia a svilupparsi un processo per potenziare il sistema: la liberalizzazione del commercio, favorevole al non intervento dello Stato. Questo grazie alla presenza degli intellettuali “ILUSTRADOS”, alleati al potere. Una conferma di questa tendenza c’è data dalla formazione per la prima volta i due partiti Aragonès (autonomista e dirigista) e Golilla (centralista e riformista). Ci fu una straordinaria crescita demografica che esige a questo punto anche una crescita della produzione in ambito agrario e nell’allevamento. 12 Stati sovrani proteggono i loro interessi minacciando altri stati con mezzi non solo militari, ma anche economici e politici; mezzi che hanno in comune un carattere aggressivo. 27 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto ARANJUEZ E BAYONNE. La Spagna aveva lasciato ad altri il centro del proscenio, come l’Inghilterra – indiscussa nei mari – e la Francia. Il 17 marzo 1808 a Motìn de Aranjuez ci fu una rivolta per le strade per la politica di Godoy. Il popolo, infatti, comprese che il trattato stipulato con la Spagna per arrivare in Portogallo (e dividersi i territori) era solo un pretesto per invadere anche la Spagna (approfittando della sua debolezza). Il figlio di Carlo, Ferdinando VII detronizza suo padre e eliminò Godoy. Con Madrid e Barcellona sotto assedio francese, Carlo revoca la rinuncia e si apre un periodo di doppio potere. Napoleone fece trasferire la famiglia reale a Bayonne (Francia) e qui fece in modo che Ferdinando restituisse la corona a Carlo che a sua volta cedette a Napoleone, che infine la consegnò a suo fratello Giuseppe che regnò in Spagna sotto il nome di Giuseppe I. JOSÈ BONAPARTE. La società spagnola è divisa ora in due categorie: afrancesados (intellettuali con valori francesi) e patriotas. Napoleone riapre i giochi: invade la striscia che va dalla Catalogna alle Province basche. Di fronte all’avanzata francese furono convocate le cortes (assemblea nazionale) che, dopo due anni di intenso lavoro, il 19 marzo 1812 a Cadice – una delle poche zone ancora non conquistate dai francesi – approvano la prima Costituzione della Spagna moderna, chiamata La Pepa. Stabiliva la limitazione dei poteri del re, le separazioni dei poteri, il suffragio universale maschile. Il declino napoleonico e il ritorno di Fernando VII. La guerra d’indipendenza (1808 – 1814) si estende in tutta Europa, infatti la Spagna aiutata da altre nazioni, riesce a spazzare via i Bonaparte e nella pace di Valencais del 1814, il Corso restituisce il regno a Fernando VII, sempre più “il Desiderato”. Aveva passato sei anni di esilio in Francia e il popolo lo acclama. La crisi spagnola però, era stata accentuata dai disastri della guerra, dalle invasioni, dai saccheggi degli eserciti di occupazione, perciò era in depressione e carestia. La Costituzione del 1812 viene dichiarata illegale e vengono ripristinate le vecchie istituzioni e l’Inquisizione. Il “Trienio liberal”. Si tratta degli anni compresi tra il 1820-1823 dove fu riammessa la Costituzione del 1812. Nel 1820, a seguito della rivolta in sud America nelle colonie spagnole, Re Ferdinando VII, radunò una parte del proprio esercito a Cadice per imbarcarlo alla volta del Sud America. A Cadice vi erano numerosi generali che si erano formati nella guerra di popolo del 1808 che aveva portato all'approvazione della Costituzione di Cadice, e che male avevano digerito la sua cancellazione. Ma l'esercito si rifiutò di partire, ribellandosi e chiedendo il ripristino della Costituzione. Ribellione cui si pose alla testa il giovane Generale Riego, anch'esso formatosi nella guerra di liberazione del 1808. I liberali vogliono rendere reale ciò che la costituzione affermava, istituendo consigli municipali e dirigendosi verso la modernità accrescendo la vitalità del paese. Regna però ancora l’analfabetismo e il caciquismo (abusi dei proprietari dei latifondi). Nel 1821 si arrivò ad uno scontro tra le due branche rivoluzionarie, dove gli rivoluzionari furono sconfitti momentaneamente, ma a questo punto Re Ferdinando VII proclamò una insurrezione filomonarchica dalle campagne, sostenuta dai generali più moderati dell'esercito e dal clero, mentre nel frattempo formava governi sempre più moderati e teneva aperti i canali della diplomazia con i paesi della Santa Alleanza. I paesi della Santa Alleanza, che si erano riuniti nel Congresso di Verona nel 1822, decisero di intervenire per porre fine alla situazione di instabilità politica che la Spagna stava vivendo, affidando questo compito alla Francia. L'intervento francese non avrà problemi ad imporsi, e Riego verrà fatto prigioniero, e poi impiccato, mentre la Costituzione verrà nuovamente ritirata. Un quadro politico frammentato. Ferdinando VII ritorna e gli anni che vanno dal 1823 al ’33 non saranno di malaugurio anche se non mancheranno ritorsioni e vendette. La vocazione alla cautela inclina il sovrano al moderatismo più che ad una svolta reazionaria. Si emana la LEY DE BALDIOS che dà il frazionamento e la distribuzione delle terre incolte. Venne istituita la borsa per il controllo sui conti dello Stato. CRISTINOS (Isabelinos) E CARLISTAS. Ancora senza eredi Ferdinando VII sposa sua nipote Maria Cristina di Napoli dalla quale ebbe una figlia, Isabella seconda. Ferdinando promulgò la Pragmática Sanción che stabiliva che se il Re non avesse avuto un erede maschio, la figlia maggiore avrebbe ereditato il trono. Questo escludeva, in pratica, il fratello minore don Carlo Maria Isidoro dalla successione. In questo modo, sua figlia Isabella (la futura Isabella II), nata poco dopo, si vedeva riconosciuta come erede della corona, con grande disapprovazione dei sostenitori dell'infante Carlo. Nel 1832, trovandosi il Re gravemente ammalato nel palazzo di La Granja, i sostenitori dell'infante tentarono invano di fargli fare testamento in favore di Carlo. Fallendo nell'intento, Carlo si trasferì in Portogallo. Intanto, Maria Cristina, nominata reggente durante la grave malattia del Re (l'erede Isabella aveva solo tre anni), cominciò un avvicinamento verso i Liberali e concesse ampie concessioni ai Liberali in esilio, prefigurando un cambio politico verso il LIBERALISMO che si sarebbe prodotto dopo la morte del Re. Ferdinando morì nel 1833. L'infante Carlo Maria Isidoro, insieme con altri suoi sostenitori che lo consideravano il legittimo in quanto fratello del Re, e non Isabella, si sollevarono e cominciarono la Prima 30 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto Guerra Carlista con epicentro Navarra e Province Basche. Quindi nascono i Carlisti, sostenitori di Carlo Maria Isidoro con movimento conservatore e Cristini che sostenevano Maria Cristina in quanto progressisti e volevano modernizzare lo Stato e dar voce agli esclusi. Obiettivo: ampia distribuzione della terra e allargamento della base del suffragio. LIBERALI E MODERATI. La Reggenza di Maria Cristina, che non perde occasione per dichiarare le sue simpatie per il bando conservatore, fu caratterizzata dalla guerra civile e dallo scontro fra i sostenitori di Isabella II e coloro che appoggiavano Carlo Maria Isidoro di Borbone (i cosiddetti "carlisti"). Il primo presidente assolutista del consiglio dei ministri fu sostituito poco dopo da Francisco Martínez de la Rosa (moderato) che convinse la reggente a promulgare lo Statuto reale del 1834, una Costituzione di moderali spiriti liberali che non riconosceva la sovranità nazionale e che comportava un arretramento rispetto alla più avanzata Costituzione di Cadice del 1812 (di Ferdinando VII). Il FALLIMENTO dei liberali CONSERVATORI o "moderati" portò al POTERE i liberali PROGRESSISTI nell'estate del 1835. La figura più prominente di questo periodo fu Juan Mendizábal, politico ed economista di grandi doti e prestigio che riuscì a fermare le sollevazioni liberali in tutto il paese e a iniziare le prime riforme politiche ed economiche. È in questo contesto che matura la seconda DESAMORTIZACION, fallita anche questa. Dopo le dimissioni di Mendizabal, arrivò la costituzione spagnola del 1837 per mano di José Calatrava. Nell'approvare questa nuova costituzione era evidente l'obbiettivo di unire lo spirito della Costituzione di Cadice e ottenere il consenso fra i due maggiori partiti dell'epoca, moderati e progressisti. La Guerra Carlista generò gravi PROBLEMI economici e politici. La lotta contro l'esercito carlista obbligò la Reggente a depositare buona parte della sua fiducia nei MILITARI CRISTINI, tra cui si mise in mostra il generale Espartero che fu incaricato di certificare la vittoria finale nel Convenzione di Oñate. Questa situazione, nella quale i militari sostituivano i deboli partiti politici, provocò una crisi di governo. Nel 1840, Maria Cristina, cosciente della sua debolezza, cercò di arrivare ad un accordo con Espartero, però egli appoggiò repentinamente i progressisti quando scoppiò la rivoluzione liberale a Madrid. Maria Cristina fu obbligata ad lasciare la reggenza in favore di Espartero e a fuggire in Francia. Espartero assunse la reggenza, ma abbandonò lo spirito liberale che gli permise ottenere il potere, esercitando la reggenza in forma dittatoriale. I conservatori, capeggiati da Leopoldo O'Donnell e Narvaez, non appoggiarono Espartero. Nel 1843 il deterioramento politico e economico raggiunse proporzioni colossali e la impopolarità di Espartero aumentò in tal maniera, tanto che i liberali, che lo avevano appoggiato tre anni prima, cospiravano contro di lui. Dopo la sollevazione del giugno del 1843 Espartero fu costretto a fuggire a Londra. I MODERATI AL GOVERNO DEL PAESE. Con la caduta di Espartero, la cerchia della classe politica e militare si convinse che non si doveva formare una nuova reggenza, al contrario bisognava riconoscere la maggiore età della regina, anche se in realtà aveva solamente dodici anni. Così iniziò il regno di Isabella II che governò fino al 1868. Durante il suo regno cambiò la situazione politica, di cui se ne possono evidenziare tre: il DECENNIO MODERATO (fino al 1854), il BIENNIO PROGRESSISTA (fino al 1856) e i GOVERNI DELL’UNIONE LIBERALE (fino al 1868). Primo ministro fu Narváez, il quale assunse la presidenza del governo il 4 maggio 1844, dando inizio al cosiddetto "DECENNIO MODERATO". In questo periodo di relativa stabilità, i moderati cercarono di rafforzare il potere centrale. Sono stati apportati molti cambiamenti che portano allo sviluppo industriale, al miglioramento estetico delle città e delle reti di comunicazione con la costruzione quindi di reti ferroviarie per unire Madrid con altre città. Da Narvaez a O’Donnell, passando per Espertero e il Biennio progressista, sulle ali del rifiuto del malaffare. Narvaez inizia a tramontare e con lui il partito moderato. A spostare l’ago della bilancia fu il Manifiesto de Manzanares14 nel 1854 che chiamò tutti gli spagnoli a preservare il trono ma a sbarazzarsi dell'attuale governo. Nel 1854 la Spagna era alla fine del decennio moderato, dopo poco più di dieci anni di dominio di questo partito. Negli ultimi anni il regime era diventato sempre più corrotto e persino molti di coloro che erano in sintonia con le sue esplicite visioni politiche si erano ribellati. Il 28 giugno 1854 Leopoldo O'Donnell, vecchio collaboratore della ex reggente Maria Cristina, si unì ai moderati più liberali e trattò per organizzare una sollevazione contro le truppe leali al governo protrattasi fino a che non risultò un chiaro vincitore. Il 28 luglio 1854 entrarono a Madrid Espartero (richiamato dopo sette anni di esilio) e O'Donnell acclamati come eroi. La Regina incaricò Espartero di formare un nuovo governo il quale si vide obbligato a nominare O'Donnell come Ministro della Guerra. Iniziava una difficile coabitazione tra Espartero e O'Donnell, il primo di posizioni liberali, mentre il secondo era di posizioni conservatrici. Dopo una situazione instabile, culminata all'insurrezione carlista a Valencia la regina preferì dare la presidenza del governo a O'Donnell. Le due parti si affrontarono nel luglio 1856, ma Espartero preferì ritirarsi. Durante questo biennio il paese 14 Firmato dal generale Leopoldo O'Donnell, invitò le riforme politiche e le Cortes costituenti a realizzare un'autentica "rigenerazione liberale". 31 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto saprà attrarre molte capitali, rilancerà il piano ferroviario e dare un’accelerazione alla desamortizacion dei beni municipali. Il 30 giugno 1858, O'Donnell governò per quattro anni e mezzo il governo dell’Unione Liberale, quello più stabile di quel periodo, fino al 1863 poi proseguì senza di lui fino alla crisi finale della monarchia di Isabella nel 1868. Quindi: L'origine del partito Unione Liberale risale alla rivoluzione del 1854 in Spagna, in cui i moderati "puritani" guidati dal generale O'Donnell si unirono ai progressisti per porre fine al governo del conte di San Luis che mancava di una base parlamentare governata da decreto con il sostegno esclusivo della regina Elisabetta II. Nel 1861 si moltiplicò la politica contro il governo di O'Donnell da parte del Partito Moderato e di quello Progressista. Inoltre abbandonarono l'Unione Liberale anche personaggi influenti e numerosi membri dell'esercito e della borghesia catalana. Le liti nel governo non si risolsero, così la regina accettò le dimissioni di O'Donnell. La crisi unionista. Verso la Rivoluzione liberale del 1868. Nel 1866 l’Europa è attraversata da una drammatica crisi: compagnie ferroviarie sono piene di debiti e si aggiunge crisi dei raccolti. Un’epoca che mostra le prime crepe, mentre a sinistra nascono movimenti repubblicani. Dal 1866 i progressisti e la maggioranza dei moderati avevano firmato il Patto di Ostenda contro Isabella II. A loro si unirono i democratici e gli unionisti nel 1867, capeggiati da Francisco Serrano dopo la morte del generale Leopoldo O'Donnell (1809–1867). In questa situazione iniziò la rivoluzione del 1868 detta anche la Gloriosa. Un pronunciamento militare, diretto da Topete, Prim e Serrano si solleva contro la regina Isabella II nel settembre 1868. Nelle città democratici e progressisti assumono il potere. L'insurrezione si estende rapidamente. Quando le scarse truppe isabelline vengono sconfitte nella battaglia di Alcolea, il governo si dimette e Isabella II abbandona la Spagna per andarsene in esilio in Francia il 29 settembre 1868. I militari e i firmatari del PATTO DI OSTENDA formarono un governo provvisorio e Serrano (unionista) assunse la presidenza del governo del progressista Juan Prim, lasciando fuori i democratici che sposano la causa repubblicana. LA COSTITUZIONE DEL 1869. La Spagna diviene una monarchia costituzionale, che concesse libertà di pensiero, di associazione e di stampa. Il trionfo dei partiti che difendevano la monarchia come forma di governo, tale come si raccolse nella Costituzione del 1869, obbligò il nuovo governo a trovare un nuovo re per la Spagna. Nel 1870 venne nominato Amadeo I ma solo fino al 1873 (il figlio di Isabella II, Alfonso, non fu accettato dal generale Prim perché avrebbe ricordato il regno dell’ultimo Borbone). Esisteva un'opposizione al regime da parte dei carlisti, che si erano sollevati con le armi nel 1872; gli alfonsini, volevano che il figlio di Isabella II, Alfonso di Borbone, fosse il re. Anche i repubblicani, contrari ad ogni forma di monarchia, furono protagonisti di varie insurrezioni armate in Andalusia e in Catalogna. La guerra con i Carlisti ebbe un aggravamento. In questa situazione, Amedeo I abdicò e le Cortes, in una riunione straordinaria, non prevista dalla Costituzione del 1869, proclamarono la Prima Repubblica l'11 febbraio 1873, durata solo 11 mesi a causa della forte instabilità politica e sociale (stesso motivo per cui il settore militare acquisisce importanza). Cànovas del Castillo e Sagasta. Viene stipulata la SESTA costituzione del secolo, la più duratura (1876-1923): qui troviamo la riconciliazione con la chiesa, la legittimazione del capitalismo e il controllo delle masse proletarie, con l’aiuto delle forze dell’esercito. Cànovas e Sagasta firmano il Pacto del Pardo che assicurava l’alternanza di potere tra conservatori al fine di dare stabilità al regime. Viene fondato poi il PSOE (partido socialista obrero espanol) da Pablo Iglesias con lo scopo di rappresentare e difendere gli interessi della classe operaia emersa con la rivoluzione industriale del XIX secolo, seguendo la politica filosofica marxista. In seguito, nell’88, la Uniòn General de trabajadores (UGT) è uno dei più importanti sindacati spagnoli, storicamente vicino al Partito Socialista Operaio Spagnolo. Il secolo si chiude poi con le disastrose guerre di Cuba: con la terza persero le colonie di Portorico, Filippine e Cuba. Capitolo 12 Un romanticismo attardato e di riporto Il ROMANTICISMO è un movimento culturale del XIX secolo, che si contrapponeva alle idee dell’Illuminismo e, invece della ragione, esaltava la fantasia, il sentimento e la libertà. Ha trovato i suoi sviluppi in ambito culturale, letterario e artistico. In ambito artistico i pittori non si preoccupavano solo dell’aspetto visivo delle opere, ma soprattutto dalle emozioni che il quadro doveva suscitare. In ambito letterario esaltavano il sentimento nazionale, la storia e le tradizioni di ogni popolo. L’artista più importante è Francisco de GOYA y Lucientes, il cui scopo era quello di dimostrare il suo sentimento patriottico. 32 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto della rivoluzione borghese: la gente migra dalle campagne alle città grazie anche ai processi di industrializzazione. Benito Pèrez Galdòs è il romanziere per eccellenza dell’epoca. La sua specialità è descrivere ‘episodios nacionales’ in cui racconta fatti storici, ma è un autore importante anche perché ci offre una visione completa della società della sua epoca come mai nessuno aveva fatto. Il romanzo più significativo è forse [Tristana]: storia della passione di un vecchio hidalgo per una fanciulla che gli sfugge e ama un ozioso pittore. Molto importante anche l’opera [Fortunata y Jacinta] storia di Juan che ama una donna umile, costretto a sposare una nobile ma ritorna con la donna precedente e hanno un figlio insieme che poi sarà accudito dalla donna nobile per decesso della prima. Capitolo 13 1898 - 2000 e oltre Sembrava che la Restaurazione stesse funzionando, quando, dopo aver chiuso i battenti della Esposizione universale del 1888, nuova CRISI dovuta a: - protezionismo15; - nuova opposizione della sinistra politica (socialisti e movimento anarchico) che sembra impressionare il proletariato urbano e i braccianti agricoli; nel 1879 nasce il “Partito Socialista Operario Spagnolo”. - periodo che s’incrocia con gli eventi di Cuba e Filippine. La posta in gioco sono i Caraibi, ricchi di coltivazioni esotiche come cacao, tabacco, caffè e risorse minerarie come il nickel. Ebbe inizio così, nel 1898 la guerra ispanoamericana tra Stati Uniti e Spagna. L’antico nodo irrisolto della flotta è sempre lì. Il piano di rafforzamento navale messo a punto negli anni ’80 era stato abbandonato per mancanza di risorse. E proprio sul mare la guerra ispanoamericana inizia e finisce, con la distruzione della marina peninsulare e con il TRATTATO DI PARIGI. Quasi scontato dato che la Spagna era debole nel settore industriale e anche in quello primario, da aggiungere che la maggior parte popolo si dedicava al lavoro ai campi ed era analfabeta. Di qui un fascio di conseguenze cui segue una proposta da Joaquìn Costa, leader del gruppo di intellettuali, di un periodo di REGENERACIONISMO in quanto bisognava risollevare la condizione della Spagna. Nazionalismi e nuovi ceti. Iniziano a prender parte della politica anche le classi medie, il proletariato (com’è stato definito: “il ’98 borghese e operaio”), i movimenti autonomistici. Insomma, tutti coloro che vedono la Spagna della tradizione impedita nello sprigionare le energie accumulate troppo a lungo. Rigenerazionismo in politica. Il RIGENERAZIONISMO dai bordi esterni del paese, influenza anche il suo centro nei settori della società politica. Nel 1874 ritornano i Borboni con Alfonso XII e, sotto il suo regno, presidenti del Consiglio dei ministri furono: Antonio Maura leader del partito conservatore, e José Canalejas del partito repubblicano. Maura si occupa della RIVOLUZIONE DALL'ALTO che consisteva nella riforma del regime politico il cui scopo era quello di ottenere il sostegno popolare per la monarchia di Alfonso XIII ponendo fine al sistema cacico16. Inoltre, cercò di mettere al riparo la legge elettorale dagli brogli, fece intervenire lo stato nella sfera economica e nelle industrie. Tre lunghi anni terminati con una sanguinosa repressione a Barcellona. Da Maura al liberale Canalejas, cambio di partito ma non ci fu nessun arretramento. La Spagna del ‘900 si apre con il suffragio maschile e la possibilità di cambiare passa ancora una volta attraverso atti violenti: attentati, incendi, manifestazioni. Inoltre, l’esercito era prigioniero del trauma di Cuba che generò malcontenti ai quali si cercò di ovviare con alcune “avventure di compenso”. È così che ebbe inizio la SETTIMANA TRAGICA, 1909: dal richiamo, da parte del primo ministro Antonio Maura, di truppe di riserva che sarebbero state utilizzate come rinforzi quando la Spagna ricominciò la sua attività coloniale in parte fallimentare (dopo aver perso le colonie nel 1898) in Marocco. Tra queste vi erano uomini che avevano completato il servizio attivo sei anni prima e inoltre anche irredentisti. A causa di questo, una organizzazione guidata da anarchici e socialisti, organizzò uno sciopero generale. Furono compiuti atti di vandalismo da Alejandro Lerroux con il suo PARTITO RADICAL (mettendolo in competizione 15 Aumento tasse doganali. 16 Forma di governo in cui un leader politico ha il controllo totale di una società rurale espressa come clientelismo politico (= scambio di favori, in cui i detentori di posizioni politiche concedono benefici, ottenuti attraverso la loro funzione pubblica o contatti ad essa collegati, in cambio del sostegno elettorale). 35 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto con socialisti17 e anarchici18), contrario alla chiesa e all’alta borghesia (si schiera dalla parte dei lavoratori e delle classi basse). Si trattava di un partito fortemente anticlericale che mescolava alcune idee di sinistra e destra. Morti, feriti, pene capitali, tra le quali quella del leader anarchico Francisco Ferrer che causa proteste all’estero. Fino allo scoppio della prima guerra, il paese entra in uno stato di fibrillazione. Il protettorato sul Marocco e la prima guerra mondiale. Verso Primo de Rivera. Nel 1914 scoppia la Prima Guerra Mondiale e la Spagna assume una posizione neutrale che porta grandi profitti nell’industria esportatrice. Sono anni di scioperi e soprattutto Barcellona va’ nel caos: rivendicazioni sociali, costituzionali, economiche e politiche. Primo de Rivera, capitano della guarnigione catalana, richiede e ottiene dal Re pieni poteri per il contenimento dei disordini. Con l’approvazione di Alfonso XIII, stabilì una dittatura con la giustificazione di combattere il caciquismo (potere a leader) e l’oligarchia (potere a pochi). Questo nuovo governo era di tipo militare (infatti si parla di pronunciamento militar) e Primo de Rivera era considerato il CIRUJANO DE HIERRO, ovvero il chirurgo di ferro capace di salvare la nazione. Il primo grande successo di Rivera fu quello della gestione della questione del Marocco (che se lo contendeva con Francia e Spagna per la loro vicinanza geografica), aperta da ormai un secolo e conclusa con la pace e con lo stabilimento di un protettorato su Ceuta y Melilla. La dittatura inizia a decadere, non era in grado di risolvere i problemi, perciò venne colpito dalla censura il settore culturale e gli intellettuali che criticano la dittatura. Vengono però, create importanti infrastrutture, rafforzate le vie ferroviarie e attuate una serie di grandi opere che richiedevano un grande valore economico, per questo si ebbe una caduta economica, dovuta anche alla caduta della borsa che caratterizzò la crisi del 1929. II REPUBBLICA. VERSO LA GUERRA CIVILE. Con il passare del tempo la buona accoglienza nei confronti di Primo de Rivera andava diminuendo e molti non avevano più fiducia in lui, anche lo stesso monarca. Primo de Rivera, se ne rende conto e nel 1930 da’ conclusione alla sua dittatura. Si assiste ad una fase di transizione, dove si formarono gruppi e partiti Repubblicani, prima di arrivare al PACTO DE SAN SEBASTIÀN nel 1930 che ebbe l’obiettivo di fondare una nuova Repubblica. A provocare l’insurrezione a Jaca saranno due giovani militari: Garcìa Hernandez e Fermìn Galàn che vennero però catturati e fucilati. Questo atto drammatico diventa atto fondante della Seconda Repubblica: l’opinione pubblica, stanza a maggior ragione, sostiene la necessità di un cambiamento. I due giovani diventano MARCHI della Repubblica, circondati dai ritratti di personaggi politici che avviarono il percorso della Repubblica. Machado descrive l’esaltazione della gente dopo i fatti di Jalta e nasce persino una lirica popolare in cui il popolo esprime il rifiuto verso la monarchia in modo giocoso. Il successore di Primo de Rivera sarà Berenguer con la dittatura chiamata Dictablanda. Convoca le elezioni municipali in cui vinse la sinistra, ovvero i repubblicani. Il 14 Aprile 1931 ebbe luogo una spontanea festa per le strade in cui si sventolavano i colori della bandiera repubblicana (rosso, giallo e viola). Alfonso XIII si esilia e a capo del nuovo governo provvisorio va Niceto Alcalà Zamora. Il 25 Aprile viene attuata la riforma militare con l’obiettivo di sfoltire l’esercito (vi era un elevato numero di soldati rispetto agli ufficiali) e migliorare l’equipaggiamento. Veniva garantito lo stipendio minimo ai militari che abbandonavano il servizio. L’obiettivo principale era però di favorire l’uscita dall’esercito di tutti coloro che erano contrari alla Repubblica. (Generali come ad esempio Franco restano all’interno dell’esercito per combattere la Repubblica dall’interno). Nello stesso anno (1931) viene approvata la NUOVA COSTITUZIONE con una moltitudine di riforme: ora è garantito il diritto al divorzio, l’estensione del suffragio universale (età minima 23 anni) senza distinzione di sesso (approfondimento quaderno). Riforme come il divorzio e il matrimonio civile creano un divario tra stato e chiesa. Largo Caballero, il Ministro del Lavoro, è anche il leader del PSOE e agisce a favore dei lavoratori aumentando i salari e riducendo il costo di affitto dei fondi. Nell’agenda del governo incombe anche la RIFORMA AGRARIA effettuata da Domingo (approfondimento quaderno) alla quale erano contrari i gruppi anarchici CNT e FAI che proponevano invece il COMUNISMO LIBERTARIO, ovvero la messa in comune delle terre coltivate da cooperative che ne sfruttavano liberamente i benefici. La risposta del governo alla loro ostilità fu l’indifferenza o la repressione per mano militare. Le ribellioni raggiungono il loro culmine nell’episodio di CASAS VIEJAS nel 1933: un gruppo della CNT assedia una caserma della guardia civile e uccide quattro militari; vengono bruciati documenti 17 socialismo, cioè l'uguaglianza totale sul piano economico, sociale e giuridico. Vale a dire non vi è nessuna forma di proprietà privata, sono tutti uguali, tutti hanno una casa, un lavoro e guadagnano tutti pressoché lo stesso stipendio. Tutto questo garantito dallo stato, anzi è un dovere imposto dallo stato. 18 Significa “senza governo” o “senza comando”, per tanto si definisce anarchia un gruppo di persone che hanno la stessa idea ovvero un paese senza governo senza regole. 36 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto relativi agli atti di proprietà delle terre. La risposta del governo? Vengono inviate truppe d’assalto e guardie civili repubblicane, assediarono città, campagne, vennero uccisi tutti i componenti di una famiglia il cui leader era considerato uno dei partecipanti alla rivolta e non solo. Vennero anche uccisi una dozzina di contadini, accusati di complicità. Questo avvenimento fece scalare l’indice di gradimento per Azana e la Acciòn Republicana rivela l’incapacità di questo primo governo. [ Nascono nuove formazioni politiche come ad esempio la Acciòn Popular (destra clericale e latifondisti) e la Falange creata dal figlio di Primo de Rivera (antica formazione di combattimento composta da fanteria in cui i soldati sono armati di lance, scudi e spade). Robles fonda la CEDA: Confederaciòn Española de Derechas Autònomas. Quest’ultima assicura fedeltà al partito di Lerroux. ] Un ulteriore esempio di cammino difficile della seconda Repubblica avvenne un anno prima dell’avvenimento di Casas Viejas: un tentato colpo di stato, da parte del generale Sanjurjo, fallito perché avvertito e quindi stroncato, ma tutti i partecipanti furono arrestati e condannati all’ergastolo anche se dopo gli fu revocato. Prima della guerra civile, ricordiamo il biennio nero in cui ci fu un’alternanza di poteri tra destra e sinistra (effetto pendolo). Zamora in seguito all’ascesa della CEDA (movimento fascista) convoca le elezioni nel 1936 e fu nominato presidente Azaña con Indalecio Prieto (sinistra). BIENIO NEGRO [1934-1936]. Il biennio nero inizia con l’uscita vittoriosa del partito fascista della CEDA coalizzato con il partito radicale di Lerroux con l’indebolimento del governo Azaña. Furono smantellate tutte le riforme del vecchio governo e asseconda l'emergere di forze apertamente antirepubblicane (monarchici, militari, la Falange) che aspirano ad instaurare un regime autoritario. Di fronte a questa svolta reazionaria, nel Giugno del 1934, operai, contadini e i braccianti danno inizio a molteplici scioperi che degenerarono durante la guerra civile: il 6 Ottobre la Catalogna e le Asturie sono in rivolta, perciò il governo incarica il generale Franco di scatenare una fortissima repressione militare nelle Asturie. Nel 1935 una nuova legge agraria prevede la restituzione dei latifondi espropriati e nel maggio il generale Franco viene nominato Capo di Stato Maggiore. Nel 1936 le sinistre sottoscrivono il Patto elettorale del Fronte Popolare. La guerra civile. L’uccisione di Josè Calvo Sotelo il 13 luglio 1936 accelerò il colpo di stato che porterà alla guerra civile. I primi mesi del 1936 furono caratterizzati da violenze, vittima anche Lorca, ma per quanto riguarda questo evento si specificò che venne ucciso per la sua diversità di carattere sessuale. Antonio Machado, repubblicano come Lorca, dopo il seppellimento del poeta nelle fosse comuni decise di onorarlo nelle sue opere. Partecipanti della guerra furono anche Ortega e Unamuno, con il secondo che inizialmente aveva appoggiato chi si era ribellato ma poi si rese conto che la violenza non era la soluzione al problema. Dal punto di vista politico Azaña nomina un altro ministro al suo posto, che si dimise il giorno stesso. L’incarico venne allora affidato a Giral che consegnò le armi ai contadini facendola diventare la guerra di tutti. Il 18 luglio del 1936 inizia la guerra civile spagnola. L’obiettivo di Franco era la presa di Madrid. Il bando nazionalista stava avanzando e occupando tutto il nord con l’aiuto di altre potenze europee come ad esempio Germania e Italia. Mussolini, prese in considerazione l’idea di aiutare Franco prima che scoppiasse la guerra mondiale, anche per questioni politiche ed economiche. Per quanto riguarda la Germania bisogna ricordare il bombardamento di Guernica del 1937 di cui fu responsabile. La guerra senza l’aiuto dall’esterno sarebbe durata molto meno. I repubblicani ricevettero l’aiuto delle Brigate internazionali (URSS e Francia). L’Unione Sovietica inizialmente restò neutrale ma in seguito inviò armi agli spagnoli. L’Inghilterra non intervenne perchè aveva interessi economici in Spagna e Germania e aveva paura che si creassero alleanze con la Francia. La Francia passava le armi attraverso i Pirenei. Buckley scriveva che gli spagnoli erano in piedi a difendere la loro nazione. Franco fece avanzare le truppe africane verso Madrid, che era non solo la capitale ma il luogo in cui risiedevano molti ministri, che si spostarono a Valencia (governo nelle mani di Caballero prima dell’evacuazione, e dopo in quelle di Miaja). Avanzarono truppe provenienti dall’estero per combattere il nacionalismo. I volontari vennero accolti dalla banda musicale e la maggior parte di loro non aveva esperienze con le armi. Primo de Rivera venne ucciso nel 1936 e il controllo della Falange venne affidato a Franco. IL DOPOGUERRA. L’inflazione pesa sulle classi sociali più deboli e si va verso un’economia di sussistenza per non peggiorare la crisi. La Spagna era stata esclusa dalle questioni nazionali a causa delle sue condizioni precarie legate alla dittatura franchista, ma nel 1955 rientrò nell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). L’economia del paese cambia grazie all’apertura agli scambi e si potenziano le colture nazionali. Nel 1957 si è all’orlo della bancarotta: l’anno seguente la Spagna accede al fondo monetario internazionale mentre nel 1959 grazie al Plan de Estabilizaciòn si pone fine all’autarchia (autogoverno) e grazie a strategie economiche di rientro di debito, le condizioni andavano via via migliorando. Il turismo cresce a dismisura così come la produzione di merci: si passa in un decennio da una crisi totale ad una vera e propria rinascita. 37 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto riformismo rigenerazionista. Uomo sedentario e antitradizionalista, ritrarrà Madrid fini secolare con la trilogia La lucha por la vida. NOVANTOTTO IN POESIA. Quanto ai poeti troviamo Antonio Machado, Ortega y Gasset e Jimènez (1881 – 1958). Quest’ultimo crea con la poesia un rapporto di ossessiva dedizione rappresentando dapprima narrazioni simboliste, impressioniste e infine giunge a rappresentare l’essenzialità assoluta come in Eternidades, Animal de fondo con l'obiettivo è quello di raggiungere la "PUREZZA" nella poesia per esaltare il potere puramente creativo della parola. La poetica di Jiménez è in accordo con le posizioni ideologiche degli anni venti illustrate da Ortega y Gasset e considerava fondamentale il trio bellezza, conoscenza ed eternità: la poesia è bellezza perché è espressione di tutto ciò che è bello, conoscenza perché attraverso la poesia si può conoscere una realtà più profonda ed eternità perché considerata come mezzo per sconfiggere la morte e il dolore. Con Machado, uno tra i maggiori della generazione del '98, invece si parla di poesia impura. Studiò nella Institución Libre de Enseñanza, scuola laica e moderna fondata da De los Ríos e studiò nella Institución Libre de Enseñanza, scuola laica e moderna fondata da Francisco Giner de los Ríos e trascorre la sua giovinezza in ambienti teatrali e letterari, nei caffè frequentati da Unamuno, del Valle-Inclán, Azorín, e poi da Juan Ramón. Compì anche due viaggi a Parigi durante i quali conobbe Oscar Wilde e il maestro del modernismo, il poeta Rubén Darío. Sempre in Francia, ottenne un posto di professore di francese nelle scuole secondarie di Soria dopo aver esordito con il libro di poesie Soledades, libro di sonorità e colorismi modernistici. In Soledades è presente in modo evidente l'impronta del modernismo ma si può notare anche un linguaggio semplice e l'intensa introversione. Lo stesso titolo, Solitudini, annuncia l'essenza intimistica del libro: solitudini non solo dell'uomo ma anche dello spazio, abitato solo dal soggetto che dialoga in modo autobiografico con i fantasmi del suo passato. In Soledades tutto appare velato di malinconia e di nostalgia; le immagini sono quelle tipiche del decadentismo: i giardini abbandonati, i vecchi parchi, le fontane. Queste immagini, come chiavi simboliche, rappresentano lo stato d'animo del poeta. I cinque anni di Soria (dove sposò la quindicenne Leonor) lo orientarono verso l’essenzialità castigliana. La sua raccolta più famosa, Campos de Castilla. Diventò membro della Real Academia Española de la Lengua e come scrittore invece si può citare Juan de Mañara, uno dei testi capitali della saggistica novecentesca. LA GENERAZIONE DEL ’27. Ricordiamo gli anni 20 come “Los Locos Anos 20” caratterizzati da un benessere sociale, fioritura artistica simile a quella del Siglo De Oro. In ambito letterario questo periodo è chiamato Edad De Plata (età d’argento) per la presenza di molti movimenti artistici e culturali che si allacciano e oppongono tra di loro. Molti studiarono in università straniere e portarono in Spagna tendenze nuove mentre altri risiedevano nella Residencia de Estudiantes a Madrid. Ricordiamo le avanguardie, il novecentismo ma soprattutto la Generaciòn del ‘27 (in stretto contatto con le avanguardie). Si tratta di un gruppo letterario i cui partecipanti oltre a risiedere nella Residencia de Estudiantes, erano amici al di fuori dell’ambito letterario (motivo per cui sono conosciuti anche come Grupo De Amistad). Si riunirono la prima volta nel 1927 per una messa funebre in occasione del terzo centenario della morte del poeta Luis de Góngora che loro ammiravano per aver creato uno stile ed un linguaggio tutto suo, innovativo, un tipo di poesia pura e perché era un maestro nell’uso della metafora. La poesia di questi poeti era chiamata POESIA DESHUMANIZADA. Gli autori di questo gruppo scrivono anche per il teatro, introducendo comicità e satira (jota generaciòn). Incontriamo artisti quali: Guillén, Salinas, Rafael Alberti, Lorca, Alonso, Gerardo Diego, Emilio Prados e molti altri scrittori, drammaturghi.  QUINDI: La generazione del ‘27 non è un vero e proprio gruppo letterario, anche perché non c'è un vero e proprio fatto che fa nascere la generazione (anche il tricentenario di Góngora non è un fatto decisivo), a legarli è principalmente l'amicizia tra i componenti della generazione della Recidencia de Estudiantes (sono infatti detti anche la "generazione dell'amicizia") e in ambito ideologico, il fatto che loro non si ribellavano a nulla e che comunque avevano il desiderio comune di rinnovare la poesia, anche se poi ognuno lo fa in maniera e diversa e personale. I principali esponenti della generazione del 27 sono Lorca e Alberti. La loro idea di poesia era quella di una "Poesia Pura", che fosse una sintesi tra intellettualismo e sentimentale, tra purezza estetica e autenticità umana, e tra universale e popolare (guardano cioè alla tradizione spagnola, basta pensare al "Poema Del Cante Jondo" o al "Romancero Gitano" di Lorca). Insomma volevano creare una sintesi tra tradizione e rinnovazione, per questo guardavano alle Avanguardie (soprattutto al Surrealismo), ma anche ai classici, tra cui miravano a Jimenez e a Góngora. La generazione ha tre tappe. 1. Fino al 1927: guardano soprattutto a Becquer e Gongora, ma anche alle prime avanguardie, ma cominciano anche a studiare la "poesia pura" di Juan Ramon. 2. Dal 1927 alla Guerra Civile: comincia il processo di "re umanizzazione", anche perché scoprono il Surrealismo, e si concentrano nelle loro poesie allora sui sentimenti umani, le inquietudini sociali e esistenziali. 3. L'ultima tappa è dopo la Guerra Civile: gli altri rappresentanti del ‘27 sono quasi tutti in esilio e nei loro poemi esprimono allora soprattutto la nostalgia per la patria lontana; mentre quelli che ancora sono in Spagna sviluppano temi angustiati e esistenziali. Per quanto riguarda lo stile fanno grande uso di metafore con accostamenti strani di idee e parole (sempre perché tendono a questa poesia pura), e poi sul piano metrico, anche se hanno questo culto dei classici, utilizzano molto il verso libero ("versicolo"). 40 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto Rafael Alberti. Nasce come pittore ma si converte alla letteratura vincendo il premio nazionale di letteratura con Marinero En Tierra dove prevale la nostalgia di chi, nato sul mare (a Cadice) vive nella chiusa Castiglia – Madrid. Presenta in questa raccolta un mondo cristallino colto nella purezza della metafora marina, insieme alla grazia e alla leggerezza del ricordo infantile. Alberti lo ritroviamo tra i resistenti repubblicani nella guerra civile ed è segretario della Alleanza degli intellettuali antifascisti. Il buio, le memorie della guerra, il dolore, l’inventiva contro i militari traditori li ritroveremo nell’opera Entre en clavel y la espada (1940). Dopo la vittoria franchista prende la via dell’esilio in Argentina e poi per molti anni a Roma. Tra i capolavori assoluti del Novecento troviamo Sobre los àngeles, 1929, l’autobiografia di una crisi esistenziale. È un libro surreale, che riporta a quella parte della poesia surrealista scritta di getto, senza la mediazione della ragione. Utilizza simboli come i fantasmi, i folletti, gli angeli. Questi ultimi sono figure allegoriche che mantengono la visione classica dell’angelo, ma sono anche il loro opposto: figure celesti viste come personificazione degli stati d’animo scossi e turbati da una violenta crisi interiore e che emergono quindi dal malessere interiore del poeta. Alberti ci porta in un mondo che non è il paradiso: è un viaggio allegorico che intraprende dentro sé stesso, al fine di trovare ciò che crede sia “la porta del paradiso”. Federico Garcìa Lorca. Lorca era un mito letterario del Novecento spagnolo. In una Spagna andalusa, della tradizione: quella del Romancero, della commedia barocca, dei classici che nutrono il suo teatro popolare e che rappresenta di villaggio in villaggio con la “Barraca”, una compagnia di giro che sembra rifiorire il lusso della commedia dell’arte. Quindi aveva la fama di poeta coltissimo. Si dedica anche ad opere teatrali dedicate a figure femminili per far comprendere in che situazione vivevano le donne all’epoca (ex. La casa de Bernarda Alba, Bodas de Sangre, Mariana Pineda, El maleficio de la Mariposa). Restauratore dello spirito Romanzesco, un’opera importante è Romancero Gitano in cui los gitanos (zingari), che sono il tema centrale dell’opera, vivono al margine della società. Ottenne una borsa di studio a NY e mentre era di ritorno scrive una serie di poemi racchiusi in Poeta en Nueva York in cui scrive in base alla sua visione personale di NY, catapultato da una cittadina come Granada in una grande città. Anche qui i protagonisti sono gli emarginati. Viene pubblicato a Buenos Aires perché in Spagna vige la dittatura di Franco e quindi la censura (lascia le sue opere ad una segretaria perché le pubblicasse prima di morire). Lorca fu assassinato nel 1936 e nel 1939, con il trionfo di Franco, segue una Spagna chiusa, dove vige la censura e le voci vengono messe a tacere per sempre; altre voci andarono in esilio (Alberti, Jiménez, Guillén …). Approfondimento 11: poesìa arraigada y desarraigada. Il Garcilasismo, o "Juventud creadora" ("Gioventù creatrice"), è una delle correnti principali della poesia del periodo post guerra civile spagnola. Prende il relativo nome dalla rivista “Garcilaso”, diretta da José García Nieto che compare nel maggio del 1943 e vivrà fino al 1946. Riuniva una serie di autori, “Juventud creadora” per lo più favorevole al regime Franchista che si riunivano al caffè Gijón di Madrid. Insieme alla rivista rivale “Espadaña”, di opposte concezioni politiche e che propugnava una poesia cosiddetta “TREMENDISTA”, hanno rappresentato le due correnti poetiche principali della poesia spagnola alla fine della guerra civile. Viene definita una poesia classicista, legata alle correnti culturali del nazionalismo spagnolo. Si ritorna al classicismo, con l’uso del sonetto e dell’endecasillabo. Autori posteriori dichiarano di volersi ispirare al segno della croce non solo per ragioni religiose ma perché è un simbolo che unisce. In seguito si arricchiscono le opere con le metafore, si tratta di una poesia formalista fatta di stile, linguaggio e musica. POESÌA ARRAIGADA: di coloro che si identificano nel franchismo e propongono una visione eroica ed idealizzata della Spagna. POESÌA DESARRAIGADA: gli autori che vi appartengono non si identificano con la Spagna della guerra, vista come un problema e causa di dolori esistenziali. Romanzo. Giovane romanziere, Camilo Josè CELA scrive La familia de Pascual Duarte, il primo vero romanzo della narrativa de la postguerra. Fu pubblicata nel 1942 e appartiene alla categoria della Novela Existencial che trattava problemi esistenziali come il destino dell’uomo e allo stesso tempo descriveva la miseria della realtà dopo la guerra. Pascual è in carcere e medita sul passato. È lì per l’omicidio di sua madre, che incolpa per tutte le sue disgrazie (quali l’aborto della sua prima moglie e il tradimento; l’infelice secondo matrimonio) e alla fine decide di attendere il suo risveglio per ucciderla; dopo, si sente finalmente libero. Intanto a Barcellona, appare una figura femminile, quella di Carmen LAFORET che scrive Nada in cui parla della distruzione nel mondo urbano che è più morale e spirituale piuttosto che materiale. L’opera richiamò l’attenzione non solo per l’età della scrittrice che aveva solo 23 anni, ma anche per la descrizione che la stessa diede della società di quell’epoca. È un romanzo di carattere esistenzialista nel quale si riflette la stagnazione e la povertà nella quale si trovava la Spagna della postguerra. La protagonista del romanzo è una giovane di nome Andrea, che appena terminata la Guerra Civile Spagnola si trasferisce a casa di sua nonna della quale possiede i ricordi della sua infanzia. In questo appartamento di Calle Aribau ci sono i parenti, la nonna, gli zii. Vivrà da una parte, in un ambiente caratterizzato dalla fame, dalla sporcizia, dalla violenza, dovendosi confrontare con una società borghese 41 CULTURA SPAGNOLA - Crovetto e conservatrice dei primi anni della postguerra, sommessa al franchismo e affamata, nella quale le donne non aveva diritto di desiderare, erano considerate come puro oggetto destinato unicamente alla maternità; dall’altro lato, l’Università, piena di intrattenimento, di gioventù e vita, necessario per ridurre la sua angoscia. Intanto a teatro si rappresenta la Historia De Una Escalera di VALLEJO nel 1949, storia per la quale lo scrittore ha ricevuto il Premio Lope de Vega. Analizza la società spagnola, con tutte le sue bugie, attraverso la vicinanza di una scala. Il tema principale del lavoro è l'amore frustrato. Nessuno è felice, tutti sono egoisti, la loro stessa infelicità è accentuata dall'egoismo che conduce all'infelicità. Manuel RIVAS con La lengua de las Mariposas in cui l’autore narra la storia di un bambino che ha paura di iniziare la scuola fino all’incontro del suo maestro che gli fa cambiare la sua visione del mondo e della scuola (in seguito il maestro durante il franchismo venne condannato perché repubblicano). È importante la visione della condizione della società al momento del cambio tra repubblica e dittatura. ZAFÒN invece scrive Marina in cui narra l’infanzia di un ragazzino che vive in un noioso collegio, e per vincere la noia va in cerca di avventure. Mentre una sera passeggiava, incontra Marina, ragazza di cui si innamora e con cui condivide molte avventure tra cui quella della ricostruzione della storia di uno strano uomo che con l’obiettivo di aiutare la gente e vincere la morte dà vita a creature mostruose. Marina si ammala e muore. La scena letteraria si rianima: si fondano case editrici e si istituiscono premi che portano alla diffusione dei romanzi spagnoli. 1945: premio Nadal viene dato a Nada di Laforet e moltissimo devono anche Gironella con Un hombre; Delibes con La sobra del ciprés es alargada, Quiroga con Viento del Norte. Il termine TREMENDISMO può forse servire a riassumerli: per esprimere la realtà la si deve sottoporre a una violenta torsione. Per quanto riguarda la poesia, l’editore Francisco Ribes chiede di indicare le dieci voci più significative del panorama nazionale ma l’antologia ne proporrà solo nove. Risultato: la Antología consultada de la joven poesía española del 1952. Da Carlos Bousoño con poesia irrealistica che concede che si possa pur essere poeti di oggi ma c’è il rischio di non esserlo nel domani; fino a giungere a Gabriel Calaya con una poesia storica che scommette sull’”ora o mai più”, impegnata, impura. In mezzo a questi due autori, tanti altri. Il cinema tra censura e nuovi germogli. Per quanto riguarda il cinema, il regime e la Chiesa lo guardano con particolare sospetto. Tanto che più tardi, nel 1950, con l’istituzione dell’Ufficio permanente di vigilanza degli spettacoli e quindi per via della censura all’astensione cristiana, si inizia a produrre pellicole di impronta religiosa, esaltando la missione del Paese nella diffusione e difesa della Fede. Nonostante tutto però, il cinema fiorisce. Nel 1947, durante il periodo franchista, viene fondato l’Istituto de Investigaciones y Experiencias cinematogràficas, (era una istituzione educativa incentrata sulla formazione dei registi) dal quale uscirono diplomati BERLANGA e BARDEM che influenzarono tutto il decennio. Il primo ritrae Bienvenido Mr Marshall. TRAMA: in una piccola borgata spagnola, stanno giungendo gli americani con gli aiuti previsti dal piano Marshall. Il paese si divide subito in due parti: chi è contrario agli americani, come il parroco e un aristocratico, in quanto li credono eretici, paragonandoli agli indiani; chi esulta, come gli abitanti; chi invece non sa da che parte stare, come Don Paolo, un vecchietto sordo, sindaco del paese. Entrambi i registi invece, tratteggiano in Esta pareja feliz l’impatto su una famiglia operaia delle nuove fabbriche di sogni dei concorsi a premi (un bonus che un marca di saponi consegna alla coppia). Ma il capolavoro del decennio è Muerte de un ciclista: un fatto di cronaca, di un operaio investito da un’auto mentre si reca a lavoro, trasferito alla letteratura da de Igoa. A dieci anni di distanza un altro straordinario prodotto dimostra che il cinema ormai si è affermato come uno dei attraverso cui sempre più spesso filtrano voci del dissenso: favole, cinema politico, ribelle, sconvolgente. Si tratta di La caza di Carlos SAURA, una storia elementare di un gruppo di amici, protagonisti della guerra civile si dà appuntamento per una battuta di caccia al coniglio. Ma dalla caccia al coniglio alla caccia all’uomo, il passo è breve. Tra dittatura e democrazia. Il termometro del romanzo. Cinema ma anche narrativa. Superato il tratto angusto del tremendismo, il romanzo si avvia verso l’oggettività; ora il narratore si dimostra impassibile nel confidare il “reale” che ha in sé risorse per dire e per gridare. Ci si imbatte di nuovo in CELA nel 1951 con il capolavoro La colmena dove, in una narrazione a più voci, racconta le piccole storie che si intrecciano tra le vie ed i negozi di Madrid durante alcuni giorni nel duro periodo successivo alla fine della guerra civile. Nel ’54 la sua lezione dà frutti maturi: escono El fulgor y la sangre di ALDECOA; Los bravos di SANTOS e soprattutto si fa conoscere il barcellonese GOYTISOLO con Juegos de mano, esordio avvenuto sotto il segno di una interpretazione poetica della realtà. Si susseguono tante opere pubblicate riguardanti la Spagna uscita dalla guerra civile. Quanto al resto, i romanzi pubblicati tra ieri e oggi sono sotto il segno della varietà di generi, stili e modelli. Dal filone storico al recupero della guerra civile, scenario mai dimenticato dalle lettere peninsulari. Tra le ultimissime proposte troviamo 42
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