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D'Annunzio, riassunto, pensiero, testi - libro I classici nostri contemporanei, Sintesi del corso di Italiano

D'Annunzio, riassunto, pensiero, testi - libro I classici nostri contemporanei

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica D'Annunzio, riassunto, pensiero, testi - libro I classici nostri contemporanei e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! D’Annunzio Vita: D'Annunzio nacque a Pescara, da una famiglia borghese, nel 1863: A soli 16 anni pubblico la sua prima raccolta di liriche "Primo vere", che suscito una certa risonanza anche da parte di letterati di fama; - Si trasferì a Roma per frequentare l'università ma decise di interrompere gli studi, preferendo vivere tra salotti mondani e redazioni di giornali; - Acquisì subito notorietà attraverso un'ampia produzione di versi e di opere narrative che spesso suscitavano scandalo per i loro contenuti erotici. In questi anni D'Annunzio inizio a crearsi anche la maschera dell'esteta, dell'individuo superiore che rifiuta inorridito la mediocrità borghese: si dedicò anche alla lettura delle opere di Nietzsche. Iniziò a condurre una vita da principe rinascimentale tra oggetti d'arte e stoffe preziose e ebbe una relazione con Eleonora Duse; - Nel 1896 iniziò a lavorare per il teatro vagheggiando anche segni di attivismo politico; tentò l'avventura parlamentare prima come deputato dell'estrema destra e poi nel 1900 della sinistra - Nel 1910 fu costretto a fuggire dall'Italia e a rifugiarsi in Francia per sfuggire ai creditori inferociti: Tornò in Italia allo scoppio della Prima guerra mondiale iniziando un'intensa campagna interventista arruolandosi come volontario e compiendo imprese straordinarie come il volo su Vienna Nel 1919 capeggiò una marcia di volontari e instaurò un breve dominio personale su Flume. Diventa il punto di riferimento dei fascisti che però, insospettiti, lo emarginarono Trascorse i suoi ultimi 5 anni di vita confinato in una sontuosa villa di Gardone, il Vittoriale, e morì li nel 1938 L'ESORDIO: Le prime due raccolte poetiche di D'Annunzio Primo Vere (1879) e Canto Novo (1882), si rifanno al Carducci delle Odi Barbare. La prima raccolta di novelle, Terra Vergine (1882), si rifà al Verga di vita dei campi. Nel Canto Novo ricava da Carducci il senso pagano delle cose sane e forti e della comunione con la natura. Ma questi temi sono portati al limite estremo facendo presagire il panismo superomistico. Non mancano visioni cupe e mortuarie che fanno intuire come il vitalismo sfrenato celi sempre in sé il fascino ambiguo della morte. Sono presenti anche spunti sociali. Terra Vergine è il corrispettivo in prosa di Canto Novo. Sono presentati paesaggi e figure della sua terra, Abruzzo. Ma il mondo rappresentato e sostanzialmente idillico, non problematico: sono presenti un erotismo vorace e una violenza sanguinaria. Vi è una continua intromissione della soggettività del narratore. Particolare realismo. VERSI DEGLI ANNI 80 E L'ESTETISMO: Negli anni 80 il poeta abbandona il vitalismo pagano e rivela l’influenza del poeti decadenti inglesi e francesi. Scrive L'Intermezzo di rime, Isaotta Guttadauro, la Chimera. Queste opere poetiche sono il frutto della fase dell'estetismo dannunziano, espresse nella formula “il verso é tutto”. L’arte è il valore supremo e ad essa devono essere subordinati tutti gli altri valori, anche quelli morali Vi è Un vero e proprio culto religioso dell'arte e della bellezza, la poesia sembra nascere da altra letteratura. Sono numerosi gli echi letterari. Il personaggio dell'esteta che si isola dalla società borghese in un mondo sublimato di pura arte e bellezza, è una risposta ideologica ai processi sociali in atto nell'Italia dopo l'unità, che tendevano a declassare ed emarginare l'artista. personaggio dell'esteta e una forma di risarcimento immaginario da una condizione reale di degradazione del artista. D'Annunzio non si accontenta di sognare rifugiandosi nella letteratura, vuole vivere quel personaggio anche nella realtà Egli propone una nuova Immagine di intellettuale fuori della società borghese. IL PIACERE E LA CRISI DELL'ESTETISMO Pero D'Annunzio si rende conto della debolezza di questa figura: l'esteta non ha la forza di opporsi realmente alla borghesia in ascesa. La costruzione dell'estetismo entra allora in . Il piacere ne è la testimonianza più esplicita. Al centro del romanzo vi e la figura dell'esteta Andrea Sperelli, un doppio del D'Annunzio, In cui egli obiettiva la sua crisi e la sua insoddisfazione. Il principio una forza distruttiva che lo mette in crisi. La crisi si può notare anche nel rapporto con la donna. Andrea é diviso tra due donne, Elena Muti, donna fatale che incarna l'erotismo lussurioso, e Maria Ferres, donna pura che rappresenta l'occasione di un riscatto. Ma in realtà Andrea mente a se stesso: Maria funge solo da sostituta di Elena, che Andrea continua a desiderare. Andrea finisce per tradire la sua menzogna con Maria che lo abbandona e lo lascia solo con il suo vuoto. D'Annunzio ha un atteggiamento critico nei confronti del suo doppio letterario e fa pronunciare dalla voce narrante duri giudizi. In realtà nel romanzo vi è una sottile ambiguità, perché Andrea continua a esercitare un sottile fascino sullo scrittore. Quindi il Piacere non rappresenta il definitivo distacco del poeta dalla figura dell'esteta. Il romanzo risente ancora della lezione del realismo e del verismo. Sono evidenti le ambizioni a costruire un quadro sociale popolato di figure tipiche di aristocratici ozi osi e corrotti. Egli mira soprattutto a creare un romanzo psicologico in cui contano i processi interiori del personaggio. Nel Piacere compare poi la tendenza a costruire al di sotto del fatti concreti una sottile trama di allusioni simboliche. LA FASE DELLA "BONTÀ". Al Piacere succede un periodo di sperimentazioni. Egli subisce il fascino del romanzo russo. Nel Giovanni Episcopo (1891) é evidente l'influsso di Dostojevskij. Nell'innocente (1892) si esprime un esigenza di rigenerazione e di purezza, ma si esplora anche una contorta psicologia omicida. Questa fase e definita della bontà. Comprende anche la raccolta poetica del Poema paradisiaco (1893), percorsa da un desiderio di recuperare l'innocenza dell'infanzia, In realtà vi sono anche temi più sottilmente ambigui provenienti dal decadentismo francese. Questi temi saranno ripresi dal crepuscolari, La bontà pero è una soluzione provvisoria. Un ritratto allo specchio: Andrea Sperelli ed Elena Muti: Piacere è il primo romanzo di D’annunzio, viene scritto tra il luglio e il dicembre del 1888 e pubblicato nel 1889. Il Piacere ottiene un grande successo e allo stesso tempo solleva scandalo e polemiche per l’immoralismo del protagonista.Nel Piacere si trovano ancora tracce della tradizione naturalistica del romanzo d’ambiente che si mescola con la nuova tendenza decadente della narrativa lirico-evocativa.D’Annunzio fa spesso ricorso alla paratassi. D’Annunzio utilizza uno stile molto ricercato e dotto, nonostante la componente autobiografica il romanzo è scritto in terza persona. Nei primi paragrafi ci troviamo di fronte a un discorso interiore del personaggio, in forma indiretta libera. La massima fondamentale dell’eroe decadente, data dall'equazione vita come opera d’arte, comporta l’ossessionante ed esclusiva ricerca d’una dimensione estetica del vivere. MAIA: Il primo libro, Maia, è un lungo poema unitario di oltre ottomila versi. D'Annunzio non segue più gli schemi della metrica tradizionale né di quella barbara, ma adotta il verso libero: si susseguono senza ordine preciso i tipi di versi più vari con rime ricorrenti senza schema fisso. Il fluire libero del verso risponde al carattere intrinseco del poema, che si presenta come poesia pervasa di slancio dionisiaco e vitalistico. D'Annunzio mira alla costruzione di un poema totale, che dia voce alla sua ambizione panica di raccogliere tutte le forme del mondo. Ne deriva un discorso poetico tenuto su tonalità enfatiche e declamatorie. Il poema é la trasfigurazione mitica di un viaggio in Grecia realmente compiuto da D'annunzio nel 1895. L'io protagonista si presenta come un eroe-Ulisse proteso verso le più multiformi esperienze. Il viaggio nell'Ellade e immersione in un passato mitico, alla ricerca di un vivere sublime all'insegna della forza e della bellezza. II poeta poi si reimmerge nella realtà moderna, nelle città terribili. Il mito classico vale a trasfigurare questo presente, riscattandolo dal suo squallore. Il passato modella su di sé il futuro da costruire, esalta la macchina ma allo stesso tempo gli va contro, Per questo l'orrore della civiltà industriale si trasforma in nuova forza e bellezza equivalente a quella dell'Ellade. Il poeta arriva cosi ad inneggiare la modernità capitalistica e industriale, realtà che nelle Vergini delle Rocce disprezzava, inneggiando alle masse operaie dopo essersene voluto distaccare. ELETTRA: Nel secondo libro Elettra, l’impianto mitico, le ambizioni filosofiche e profetiche lasciano il posto alla propaganda politica diretta. La struttura ideologica del libro è simile a quella di Maia. Anche qui il polo positivo del passato e della bellezza è contrapposto al polo negativo del presente da riscattare. Gran parte del volume è costituita dalla serie dei sonetti sulle Città del silenzio, le antiche citta italiane che conservano il ricordo di un passato di grandezza guerriera e di bellezza artistica: quel passato su cui si dovrà modellare il futuro. Costante è anche la celebrazione della romanità in chiave eroica, che si fonde con quella del Risorgimento. Cantando questo passato glorioso D'Annunzio si propone come vate di futuri destini imperiali. ALCYONE: Il terzo libro, Alcyone, è apparentemente lontano dagli altri. Al discorso politico si sostituisce il tema lirico della fusione panica con la natura e un atteggiamento di evasione e contemplazione. Il libro è come il diario ideale di una vacanza estiva. Le liriche si ordinano in un disegno organico, che segue la parabola della stagione. Sul piano formale vi è una ricerca di sottile musicalità, che tende a dissolvere la parola in sostanza fonica e melodica. Questa raccolta poetica è stata vista dalla critica di orientamento idealistico come poesia pura, sgombra dal peso dell'ideologia superomistica. In realtà l'esperienza panica cantata dal poeta è una manifestazione di superomismo, infatti solo al superuomo è concesso di transumanare al contatto con la natura. Sono anche presenti temi precedentemente trattati, come il dionisismo, la romanità imperiale e l’ulissismo. Sola la parola magica del poeta superuomo può cogliere ed esprimere l’armonia segreta della natura. È basato sulle avventure di Eleonora Duse, paragonata a una Musa Ispiratrice, e D’Annunzio. UNA SVOLTA RADICALE: É questa l'ultima tappa di quella ricerca di un ruolo dell'intellettuale all'interno della civiltà borghese moderna, iniziata con la crisi dell'esteta e la scoperta del mito superomistico. Nel mondo moderno D'Annunzio scopre una segreta bellezza, un nuovo sublime. Il poeta non si contrappone più alla realtà borghese moderna, ma si propone come cantore del suoi lussi. Però si scorge anche qui l'attrazione morbosa per il disfacimento e la morte, e dietro la celebrazione dell'epica eroica della modernità è facile intravedere la paura e l’orrore del letterato umanista dinanzi alla realtà industriale che tende ad emarginarlo. Paura e orrore sano traditi dal fatto che le realtà moderne possono entrare nell'ambito poetico solo se esorcizzate mediante la sovrapposizione di qualcosa di noto e di rassicurante per l'intellettuale, le immagini del mito e della storia classica. In questo D'annunzio resta ancora nell'ambito di una cultura tradizionale: la sua originalità però sta nel fatto che non si chiude a contemplare vittimisticamente la propria impotenza, ma reagisce costruendosi sterminati sogni di onnipotenza. Invece di fuggire dinanzi a ciò che la aggredisce esorcizza la paura e l’orrore facendosi cantore della realtà che lo minaccia. E un tentativo del intellettuale arcaico di fare i conti con la modernità. Il prezzo pagato da D'Annunzio e però alto: egli assume la figura pubblica del propagatore del miti più oscurantisti e reazionari; sul piano letterario il prezzo e un arte gonfia, retorica, enfatica e, al giorno d’oggi, insopportabile e falsa. Il D'Annunzio autentico è infatti quello decadente, quello che interpreta il senso di fine di un mondo e di una cultura, che tocca i temi dell'ambiguità e del tormento interiore, che si avventura a esplorare le zone della psiche dove fermentano gli impulsi più oscuri, che esprime una sensualità torbida e complicata, che vagheggia con nostalgia una bellezza del passato sentita come mito irraggiungibile. Nelle opere tese a proporre ideologia del superuomo, ciò che resta valido sono proprio i momenti in cui riaffiorano l'inquietudine, l’angoscia, la perplessità malata.
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