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Da dove veniamo? chi siamo? Dove andiamo? Gauguin Analisi d'opera approfondita e dettagliata, Appunti di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

Appunti personali e dettagliati

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 11/01/2021

Leuconoe.01
Leuconoe.01 🇮🇹

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Scarica Da dove veniamo? chi siamo? Dove andiamo? Gauguin Analisi d'opera approfondita e dettagliata e più Appunti in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! Da dove veniamo? chi siamo? Dove andiamo? Da dove veniamo? chi siamo? Dove andiamo? è un dipinto del pittore francese Paul Gauguin realizzato nel 1897 è conservato al Museum of Fine Arts di Boston. Gauguin crea quest'opera a Tahiti, in un momento molto delicato della sua vita: aveva, infatti, seri problemi al cuore, era sifilitico, era in lotta con le autorità locali, e si sentiva isolato sia fisicamente sia artisticamente. Inoltre, gli era appena aggiunta notizia della morte della figlia prediletta Aline, avvenuta pochi mesi prima. Questo suo profondo dramma esistenziale lo spinge a creare un'opera di grandi dimensioni (139x374.5 cm la più grande della sua produzione), che vuole essere non solo una riflessione sull'esistenza, ma anche un compendio dei suoi studi, sia cromatici sia formali, degli ultimi 8 anni; una sorta di testamento spirituale in cui condensare la sua visione sull'arte. In merito a questo dipinto, Gauguin scriverà: «Prima di morire […] ho trasmesso in questo quadro tutta la mia energia, una così dolorosa passione In circostanze così tremende, una visione così chiara e precisa che non c'è traccia di precocità e la vita ne sgorga fuori direttamente» Dopo alcuni schizzi preparatori, Gauguin lavora il quadro giorno e notte per circa un mese, imponendosi un ritmo di lavoro così frenetico che la sua già precaria salute ne risente pesantemente. Ritenendo di non avere più la forza per portare a termine il dipinto, l'artista tenta il suicidio ingerendo arsenico, ma la dose troppo forte determina un immediato vomito che annulla l'effetto del veleno. Come racconta lo stesso autore, il dipinto viene realizzato: «[…] Sulla punta del pennello (ossia di getto) su una tela da sacchi piena di nodi e di rugosità». Viene poi arrotolato e spedito a Parigi al mercante d'arte Ambroise Vollard insieme ad altre sue opere coeve con tema analogo. l'opera verrà esposta a Parigi, dove la critica, spiazzata dall'enigmaticità del dipinto, offre timidi apprezzamenti solo per la sua veste cromatica. Descrizione: Gauguin descrive così il suo dipinto: «Ai due angoli in alto dipinti in giallo cromo, reca il titolo a sinistra e la mia firma a destra, come un affresco guasto agli angoli applicato su di un fondo oro. A destra, in basso, un bambino addormentato e tre donne sedute. Due figure vestite di porpora si confidano i propri pensieri. Una grande figura accovacciata, che elude volutamente le leggi della prospettiva, leva il braccio e guarda attonita le due donne che osano pensare al loro destino. Al centro una figura coglie frutti. Due gatti accanto a un fanciullo. Una capra bianca. Un idolo, con le braccia alzate misteriosamente e ritmicamente, sembra additare l'aldilà. Una fanciulla seduta pare ascoltare l'idolo. Infine una vecchia, prossima alla morte, placata e presa dai suoi pensieri, completa la storia, mentre uno strano uccello bianco, che tiene una lucertola con gli artigli, rappresenta la vanità delle parole. Tutto ciò accade lungo ruscello, sotto gli alberi. In fondo è il mare e le cime dell'isola vicina. Malgrado i diversi motivi di colore, il tono del paesaggio è tutto blu e verde veronese. Su questo fondo tutti nudi staccano in vivo arancione». La risposta alla prima domanda, «Da dove veniamo?», per alcuni critici ci viene data dal neonato in fasce all'estrema destra che, disteso sul manto erboso, si gode i suoi primi giorni di vita; per altri, invece, il fanciullo potrebbe richiamare il peccato originale. Ricordiamo che Gauguin è volutamente ambiguo sul significato delle sue figure, e disse che le sue opere potevano essere interpretate in vari modi, secondo la personale sensibilità dell’osservatore. Mio personalissimo commento è che il neonato non guarda verso le donne, o comunque verso sinistra, quindi verso la vita terrena, ma il suo sguardo è ancora rivolto a destra, come ad indicare che, in questo stadio della sua esistenza, sia più vicino al “non essere” che al mondo in cui vivrà. La risposta alla domanda «Cosa siamo?», secondo la critica, si trova procedendo verso sinistra, dove sul palcoscenico della natura si svolge, dalla notte dei tempi, la commedia umana, tra mito, realtà e sogno. Le tre donne, che in qualche modo proteggono il bambino, hanno lo sguardo rivolto verso l’osservatore e i loro atteggiamenti corporei sono meditativi e sensuali al tempo stesso. Nell’osservare il dipinto, l'attenzione dell’osservatore viene polarizzata, soprattutto, dal giovane in posizione centrale che tende le braccia verso l'alto per raccogliere un frutto. Anche in questo caso, le interpretazioni sono molteplici: il gesto potrebbe alludere al momento della procreazione (in cui gli esseri umani, in un certo senso, raccolgono i propri “frutti”, come nuova vita da essi stessi generata), ma anche alla vigoria della gioventù, in cui l’uomo è in grado di prendere il meglio dalla vita. Non poteva mancare, ovviamente, l’interpretazione di stampo religioso, che si riallaccerebbe alla nozione cristiana del peccato originale. L’opera è certamente aperta anche ai rimandi religiosi, e infatti sullo sfondo troviamo la statua blu della dea lunare Hina; questa presenza, però, non vuole suggerire che il percorso dell’uomo sulla terra, nonostante le inevitabili sofferenze, goda comunque della benefica tutela delle divinità (di una sorta di “provvidenza” manzoniana). Le figure rappresentate da Gauguin, al contrario, proprio in virtù del loro essere “umani”, si trovano perennemente in balia del caos a cui sono soggetti gli accadimenti terreni. Le stagioni della vita si
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