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Giacomo II: La Ribellione di Monmouth e la Politica Religiosa, Dispense di Storia

Storia del Regno UnitoStoria politicaStoria moderna d'Europa

La vita e il regno di Giacomo II d'Inghilterra, dalla sua ascesa al trono fino alla sua fuga in esilio. Il testo tratta della ribellione di Monmouth, della politica religiosa di Giacomo II e della nascita del suo erede maschio. Vengono descritte le ribellioni contro il re, le sue decisioni politiche e religiose, e il suo esilio a Parigi.

Cosa imparerai

  • Che ribellione Giacomo II dovette affrontare durante il suo regno?
  • Quali decisioni politiche e religiose prese Giacomo II dopo la ribellione di Monmouth?
  • Come finì la vita di Giacomo II e dove si stabilì in esilio?

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 17/09/2022

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leors-hs 🇮🇹

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Scarica Giacomo II: La Ribellione di Monmouth e la Politica Religiosa e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! GIACOMO II Giacomo aveva cinquantadue anni quando divenne re d'Inghilterra, Scozia e Irlanda. Fu accolto con benevolenza dal Parlamento e dal popolo. L'ultimo periodo di regno di Carlo II aveva rappresentato un periodo di grande visibilità anche per il duca di York. Nel maggio del 1685, il nuovo Parlamento si dimostrò favorevole al sovrano, confermando a Giacomo la stessa rendita che riceveva il suo predecessore; in cambio il re, dopo aver promesso di governare secondo le leggi dello stato e di confermare la libertà della Chiesa anglicana, mantenne numerosi ministri e parlamentari nei loro ruoli, mentre Il consigliere più fidato del re divenne il conte di Sunderland Le ribellioni Ben presto Giacomo II dovette affrontare una ribellione nota con il nome di  “Ribellione di Monmouth”. I membri del partito Whig che avevano organizzato la congiura per assassinare re Carlo e Giacomo erano stati in larga parte esiliati nei Paesi Bassi. Tra loro i due personaggi di maggiore rilievo erano James Scott, duca di Monmouth, figlio illegittimo di Carlo II, e Archibald Campbell conte d’Argyll. Tuttavia questo gruppo era disomogeneo e male organizzato; quando Giacomo divenne re pensarono fosse giunto il momento per colpire, ma ci misero sei mesi a organizzare le loro forze e alla fine decisero che l'attacco si sarebbe diviso in due parti: una, comandata da Argyll, sarebbe sbarcata in Scozia, dove il conte poteva contare su una vasta clientela; l'altra, guidata da Monmouth, avrebbe invece incominciato la sua marcia su Londra dalla zona occidentale del regno. La spedizione di Argyll ebbe vita breve: il conte fu facilmente catturato il 18 giugno 1685; portato prigioniero presso Edimburgo, venne condannato a morte per tradimento il 30 giugno. L’AZIONE POLITICA DI GIACOMO II Monmouth invece sbarcò nella città puritana di Lyme l'11 giugno. Reclutò in fretta oltre 4.000 uomini tra artigiani e contadini e qualche giorno dopo si proclamò re. L'esercito del duca si mise in marcia, finché non giunse in vista dell'esercito regio, composto principalmente da milizie locali mercenarie. Il 6 luglio, di notte, Monmouth volle attaccare di sorpresa, ma fallì e – catturato – fu portato a Londra dove venne giustiziato il 15 luglio all'interno della Torre di Londra. Oltre trecento sostenitori di Monmouth vennero giustiziati e circa cento furono deportati. La politica religiosa Per proteggersi da ulteriori ribellioni, Giacomo istituì un esercito permanente. Questo causò numerose polemiche, non solo per le tribolazioni che i soldati arrecavano alla popolazione civile nelle città, ma anche perché era contro la tradizione inglese mantenere un esercito in tempo di pace. Inoltre, credendo di essersi assicurato il favore del Parlamento con la brillante repressione delle rivolte, chiese che venisse abrogato il Test Act che impediva la libertà religiosa; il Parlamento rifiutò l'abrogazione e chiese anzi l'applicazione della legge. Giacomo II decise così di trasformare il suo governo: nel Consiglio della Corona vennero ammessi ministri cattolici, così come nelle magistrature e nell'esercito e il Parlamento non venne più riunito. Nel 1686 250 giudici di pace vennero sostituiti con giudici cattolici. Inoltre Giacomo fece aprire seminari a Londra, inviò un ambasciatore presso la Santa Sede e accolse il. Poco dopo il re si occupò anche delle università: a Cambridge e a Oxford vennero introdotti rettori cattolici. LA FUGA DA LONDRA… Giacomo cominciò a far muovere il suo esercito, che contava oltre venticinquemila regolari e altrettanti miliziani. L'accampamento olandese era presso la città di Exeter e quello inglese nella vicina Salisbury; una battaglia campale sembrava ormai certa. All'ultimo momento però il generale dell'esercito di Giacomo, John Churchill, passò dalla parte del nemico e, quando raggiunse l'accampamento contro il consiglio della corte, il re si mostrò indeciso e, scosso da violente epistassi e dall’insonnia, diede ordine di ritirare l'esercito, che non riteneva in grado di affrontare le truppe avversarie.  Tornato a Londra, Giacomo apprese che la figlia Anna lo aveva tradito e si era messa a capo dei gruppi di rivoltosi che avevano acquistato il controllo di tutte le maggiori città delle Midlands. Sconfitto e tradito dai suoi stessi figli, inviò ambasciatori presso Guglielmo per trattare la pace. Poco tempo dopo l'arrivo degli ambasciatori reali presso il campo di Guglielmo giunse anche la notizia che Giacomo II aveva lasciato Londra. Dopo essersi assicurato della partenza della regina e del principe di Galles, grazie all'intervento del diplomatico italiano Francesco Terriesi cui il re affidò anche le sue memorie manoscritte, l'11 dicembre gettò il sigillo reale nel Tamigi e fuggì verso il Kent. Poco dopo venne catturato da un gruppo di pescatori e, riconosciuto, venne riportato a Londra, accolto festosamente dalla città. Guglielmo, conscio ormai del suo potere, inviò delle truppe fidate affinché arrestassero Giacomo e lo portassero fuori Londra; il piano fallì, perché il re riuscì per una seconda volta a fuggire e a raggiungere la nave francese che lo attendeva per portarlo in salvo a Parigi. I TENTATIVI DI RECUPERO… Nei mesi che seguirono vi furono numerose discussioni in Parlamento sulla legittimità dell'abdicazione di Giacomo II e sulla possibilità di mettere sul trono Guglielmo e Maria. Dopo lunghe settimane si giunse alla conclusione con la stesura della Dichiarazione dei Diritti: Guglielmo e Maria divennero ufficialmente re e regina d'Inghilterra. Giacomo venne accolto a Parigi da Luigi XIV, che gli destinò come residenza il palazzo di Saint Germain-en-Laye. Allo stesso tempo rifiutò di riconoscere Guglielmo III come re d'Inghilterra e radunò un esercito per restituire al cugino il regno inglese. Nel marzo 1689 Giacomo II sbarcò in Irlanda, che non aveva mai smesso di considerarlo il legittimo sovrano, alla testa di un esercito francese, e poco dopo il suo insediamento a Dublino arrivò a controllare quasi interamente l'isola. La prima controffensiva inglese si risolse in un disastro: le ultime roccaforti inglesi vennero catturate e i tentativi di sbarco dell'esercito vennero impediti. Tuttavia, nel giugno 1690 Guglielmo riuscì a sbarcare con un esercito di quindicimila uomini presso Belfast. Subito si diresse verso l'esercito di Giacomo, stanziato sul fiume Boyne. Il 1º luglio ebbe luogo la battaglia di Boyne, che si risolse in una vittoria per gli inglesi. Giacomo e lo stato maggiore francese fuggirono a Dublino per imbarcarsi poco dopo verso la Francia. Questo fu l'ultimo tentativo di Giacomo di riappropriarsi del trono. Il ritorno in esilio Stabilitosi definitivamente a Saint-Germain, Giacomo si comportò come un signore aristocratico, mantenendo una corte e ricevendo un vitalizio annuale di 50.000 lire da parte di Luigi XIV. L'ultima gioia del re fu la nascita di un'altra figlia, Luisa Maria Teresa nel 1692. Giacomo II si spense per una emorragia cdelebrale nel 1701 a Saint-Germain- en-Laye, dove venne sepolto. L’EPILOGO DEGLI STUART La figlia minore di Giacomo, Anna, succedette al trono quando Guglielmo III morì nel 1702. Infatti Maria II era morta nel 1694. Un atto del Parlamento del 1701 stabilì che, qualora la linea di successione definita nella Dichiarazione dei Diritti si fosse esaurita, la corona sarebbe andata a una cugina tedesca, Sofia elettrice di Hannover e ai suoi eredi protestanti. Così, quando Anna morì nel 1714, meno di due mesi dopo la morte di Sofia, la corona passò a Giorgio I, figlio di Sofia, nuovo elettore di Hannover e secondo cugino di Anna. Il figlio di Giacomo II, Giacomo Francesco Edoardo Stuart, noto ai suoi partigiani come "Giacomo III e VIII" e ai suoi avversari come "il Vecchio Pretendente", sostenne a sua volta la causa giacobita. Si pose a capo di un'insurrezione in Scozia nel 1715, poco dopo l'ascesa al trono di Giorgio I, ma venne sconfitto. Successivi tentativi d'insurrezione vennero repressi allo stesso modo; la rivolta del 1745 capeggiata da Carlo Edoardo Stuart fu l'ultimo serio tentativo di riportare gli Stuart sul trono. A Giacomo Francesco Edoardo, morto nel 1766, successe il figlio maggiore Carlo Edoardo Stuart, chiamato dai suoi partigiani "il Giovane Pretendente". A Carlo successe poi il fratello minore Enrico Benedetto Stuart, cardinale di santa romana Chiesa.
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