Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Da Manzoni e Dino Campana, sezioni 1-4, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

riassunto delle sezioni 1-4 del libro La modernità letteraria di G. Langella. autori principali da Manzoni a Dino Campana.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 27/01/2022

marianna-lorato
marianna-lorato 🇮🇹

4.4

(7)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Da Manzoni e Dino Campana, sezioni 1-4 e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! ALESSANDRO MANZONI (1785-1873) BIOGRAFIA - nato a Milano da Giulia Beccaria e padre incerto (Pietro Manzoni / Giovanni Verri) - istruzione presso i padri Somaschi e Barnabiti fino al 1801 - a Venezia conosce Vincenzo Monti (gli ispira Del trionfo della libertà) e Vincenzo Cuoco (interesse per la storia) - 1805 = va a Parigi dalla madre; entra nel salotto di Sophie de Condorcet e conosce molti intellettuali francesi tra cui Claude Fauriel - 1806 = esordisce come poeta con i versi In morte di Carlo Imbonati - 1808 = si sposa con Enrichetta Blondel con nozze calviniste e ha la prima figlia, Giulia - 1810 = si sposano con rito cattolico; conversione lenta di Manzoni agevolata dalla devozione di Enrichetta - 1812-1827 = anni fruttuosi, scrive le opere che gli diedero fama nazionale ed europea; dal 1827 si dedica alla risciacquatura dei panni in Arno e a scritti di carattere linguistico, filosofico e storiografico - in questo periodo soggiorna perlopiù a Milano, ma si segnalano un soggiorno a Parigi tra 1819- 1820 (uscite del Conte di Carmagnola) e a Lesa nel 1848 (per paura degli Austriaci a Milano, pubblica Il proclama di Rimini e Marzo 1821) - 1833-1834 = muoiono Enrichetta e la figlia primogenita - 1837 = sposa Teresa Borri - viene nominato senatore alla vigilia del Regno d’Italia - 1868 = presiede la commissione nazionale incaricata di ideare la nuova lingua nazionale italiana - 1873 = muore a causa di una caduta LE POESIE GIOVANILI - Del trionfo della libertà (1801) poemetto in terzine dantesche in 4 canti; odio contro i tiranni e genealogia degli eroi romani repubblicani < classicismo giacobino; ispirazione da Alfieri e Monti - omaggia Monti nell’idillio Adda (1803), compone numerosi sonetti e l’ode Qual su le Cinzie cime (poesia galante neoclassica sull’orma di Parini) - i 4 Sermoni (1803-1804) ritraggono la corruzione della società milanese durante l’epoca napoleonica > Manzoni denuncia la licenziosità dei costumi, l’arrivismo e la volgarità dei ceti emergenti - Parini muore nel 1799 e si apre una guerra letteraria per prendere la sua eredità a Monti, Foscolo e Manzoni - i versi sciolti In morte di Carlo Imbonati (1806), Imbonati aveva avuto come precettore proprio Parini > è come se attraverso Imbonati lui abbia ricevuto gli insegnamenti da Parini stesso; Manzoni afferma la funzione civile della letteratura, superando la visione amara dei Sermoni > da qui nasce l’impegno di produrre una letteratura pedagogica < L’educazione, Parini, 1794 Nei versi dedicati a Imbonati Manzoni si appoggia anche all’autorità di Alfieri, soprattutto per quanto riguarda il decalogo morale che Imbonati detta a Manzoni stesso > si capisce che Manzoni propende per una letteratura che non edulcora il vero; la letteratura è tensione dialettica tra essere e dover essere -Urania (1809) è un poemetto con funzione pedagogica che celebra i benefici portati dalla letteratura all’incivilimento umano; le virtù portate dalla poesia non sono più quelle della Roma repubblicana ma pietà, perdono, dignità del lavoro, fedeltà alla parola data e ospitalità; distacco definitivo dalla poetica dell’odio e del risentimento, dal repertorio mitologico e dai moduli neoclassici GLI INNI SACRI - la nuova stagione letteraria si apre all’insegna della serenità a seguito del matrimonio e della conversione - Fauriel spinge Manzoni in direzione dell’idillio, visto come genere dominato dalla psicologia e rappresentazione dell’uomo felice che risolve positivamente la tensione tra una condizione di pena e l’aspirazione alla serenità - rispondono a ciò la piccola rapsodia A Parteneide (1809) e il poema in ottave La Vaccina, che fu iniziato nel 1812 ma abbandonato al solo prologo - nel 1812 Manzoni comincia a scrivere gli Inni Sacri > celebrazione delle principali solennità della fede cristiana così come Ovidio aveva fatto con i Fasti; poesia oggettiva e corale (NO io lirico) che confessa il credo partecipato di una comunità orante - il progetto, incompleto, prevedeva 12 inni disposti a coppie di eventi complementari tra loro: IL Natale, L’Epifania, La Passione, La Resurrezione, L’Ascensione, La Pentecoste, Il Corpo del Signore, La cattedra di S. Pietro, L’Assunzione, Il nome di Maria, Ognissanti e I Morti. - l’inserimento di ricorrenze meno rilevanti come Il Nome di Maria e La Cattedra di S. Pietro denota la dichiarata ortodossia cattolica di Manzoni - l’edizione Agnelli del 1815 presenta i 4 testi fino a quel momento composti: La resurrezione, Il Nome di Maria, Il Natale e La Passione; a questi Manzoni riesce ad aggiungere successivamente solo La Pentecoste (conclusa nel 1822); ci rimangono anche un po’ di versi di Ognissanti - il lessico è molto prosastico e poco lirico, molto meno estraneo all’uso comune; Manzoni si vuole rivolgere a tutta la popolazione (in gran parte analfabeta) e lo fa utilizzando termini, simboli e figure comuni pescate soprattutto dalla Bibbia e dalla liturgia (formule, omelie, proverbi sacri, preghiere) - Manzoni cerca un punto di incrocio tra le due grandi tradizioni innografiche: quella francescana (emotiva ed evocativa) e quella domenicana (dogmatica) LE OSSERVAZIONI SULLA MORALE CATTOLICA - opera apologetica in cui Manzoni confuta le accuse mosse alla Chiesa da Sismondi, il quale aveva accusato la Chiesa di essere una delle cause della decadenza morale degli italiani - Manzoni prende di mira non una singola persona, ma un modo di pensare distorto e prevenuto che si alimenta di falsi luoghi comuni - confuta le proposizioni di Sismondi nell’ordine in cui compaiono nel testo di accusa; l’opera si compone di 19 capitoli ed esce nel 1819; era in progetto una seconda parte che venne interrotta dopo 8 capitoli - il contenuto dell’opera è la summa del credo manzoniano a cui Sismondi fornisce il pretesto - per Manzoni è un grave errore scambiare per dottrina cattolica l’operato di singoli uomini di Chiesa perché bisogna separare i fatti dai principi (sempre giusti perché provenienti da Dio); la Chiesa ci insegna il bello morale esortandoci a emulare Gesù nei comportamenti > sacrificio di se stessi, preferire il giusto al diletto, fare del bene senza speranza di ricompensa e gloria; se la prende con la morale utilitaristica perché le vere azioni cristiane prescindono da ogni calcolo di vantaggio e urtano con l’interesse - Manzoni celebra la Chiesa come maestra di morale, mentre la biasima per le guerre di religione e per il rifiuto delle istanze di emancipazione e democrazia emerse con la rivoluzione francese perché, così facendo, si era condannata a perdere potere su molti strati sociali - Manzoni accetta invece da Aristotele la categoria dell’eroe tragico, né del tutto colpevole né del tutto innocente - reputa infondata l’accusa di tradimento costata la condanna a morte al Conte di Carmagnola; a provocarne la rovina non era stata la sua mancata fedeltà ma la sua alterigia con i commissari veneziani che lo hanno assoldato (mal sopportata dagli uomini di potere) e la condotta tenuta sul campo (prigionieri messi in libertà) - la colpa di Adelchi è il macerarsi nel conflitto interiore tra i propri ideali e ciò che viene richiesto dalla sua carica, l’essere trascinato lungo una strada che non ha scelto ma che non ha neanche rifiutato - Ermengarda è il personaggio più innocente visto che resta fedele a Carlo Magno anche dopo il ripudio; la sua unica colpa è genetica in quanto i Longobardi sono un popolo di oppressori e quindi la triste sorte toccatale serve per riscattare questa colpa - nell’Adelchi si nota l’antipatia per i Longobardi, oppressori degli italici così come lo sono gli austriaci della Restaurazione nei confronti del Lombardo-Veneto, e per Carlo Magno, che come in seguito Napoleone aveva tradito le aspettative dei patrioti italici - l’Adelchi inizialmente pullulava di motivi patriottici, rendendo così il protagonista un personaggio ideale ma anacronistico; in fase di revisione Manzoni sacrificò in parte questi ideali in funzione del vero storico; il sogno di Adelchi è la fusione tra Longobardi e popolazioni latine in modo da avere una monarchia salva e osannata in una terra libera, in pace e non più straniera I PROMESSI SPOSI - Manzoni rimane suggestionato dai romanzi storici di Walter Scott; capisce di dover scrivere un romanzo per avere un’opera veramente popolare, quindi abbandona la revisione dell’Adelchi e l’idea dello Spartaco buttandosi sul romanzo Fermo e Lucia (I redazione 1823) - si scosta dal modello di Scott per quanto riguarda il secolo (‘600 e non Medioevo) e l’aderenza al vero (più fedele Manzoni), nonostante anche lui sia costretto a qualche concessione al romanzesco - scegliendo come personaggi due semplici popolani può inventare tutto quello che essi fanno e pensano, però rimanendo coerente con il contesto storico, riprodotto fedelmente > raccontare la storia della gente senza storia - dopo la stesura comincia il lavoro di revisione (1824-1827) con la pubblicazione dei Promessi sposi in 3 tomi; la nuova versione prevede delle vicende più alternate dopo la separazione dei protagonisti, un’attenuazione degli elementi romanzeschi (storie pregresse di Gertrude e Innominato) e un ripensamento di episodi cruciali - già in questa fase c’è qualche intervento volto a rendere la lingua meno letteraria, ma la vera revisione avviene in vista dell’edizione successiva > lingua nazionale = fiorentino contemporaneo delle persone colte - la Quarantana esce a dispense tra il 1840 e il 1842, è illustrata, presenta una lingua nuova ed è accompagnata in appendice dalla Storia della colonna infame, sviluppo laterale dei capitoli sulla peste - il primo narratore è Renzo; il suo racconto giunge all’orecchio di un suo contemporaneo che lo mette per iscritto (stile ampolloso e barocco); Manzoni ritrova questo testo seicentesco e lo riscrive nella lingua del suo tempo verificandone la verosimiglianza con altre fonti; il narratore è onnisciente ma a volte lascia al lettore l’interpretazione di una scena o adotta il punto di vista di un personaggio - i personaggi principali sono 8 (Renzo, Lucia, Don Rodrigo, Padre Cristoforo, Don Abbondio, l’Innominato, Gertrude, Federigo Borromeo), metà storici e metà inventati, metà laici e metà ecclesiastici, metà positivi e metà negativi; il centro strutturale della fabula è la conversione dell’innominato, che avviene proprio quando gli eventi stanno per giungere a un triste epilogo - l’eroe della tradizione è inadeguato a vivere in pienezza morale un’esperienza umana come vuole Manzoni, quindi l’autore rivoluziona lo statuto del personaggio sotto 4 aspetti:  Sociologico = i protagonisti sono due semplici valligiani le cui traversie private vengono preferite a vicende pubbliche più altisonanti; della Storia tramandata dai libri veniamo a sapere solo quel tanto che rientra nella vita dei due protagonisti  Estetico = Lucia è molto distante dalla bellezza canonica celebrata nei secoli dai poeti; assegnandole sembianze popolari Manzoni apre la strada all’iconografia del personaggio moderno  Anagrafico = i protagonisti sono due giovani che fanno esperienza del mondo per la prima volta e fanno tesoro delle loro avventure ricavandone ammaestramenti morali sulla vita > romanzo di formazione  Morale = gli eroi della tradizione erano posti davanti a situazioni che servivano a esaltarne le virtù; i due protagonisti di Manzoni invece praticano un tirocinio della vita che permette loro di maturare e diventare adulti; sono orfani proprio perché indifesi ma liberi di decidere da sé il proprio destino, senza l’autorità di un genitore severo - il luogo privilegiato della formazione di Renzo è la città, ambiente complesso e pieno di insidie per chi viene da fuori > non riconoscere con chi si ha a che fare e doppiezza dei cittadini - i personaggi manzoniani non sono statici ma dinamici, possono maturare e mutare la loro storia interiore (es: Lodovico che si fa frate, l’innominato che si converte) > nasce il personaggio moderno che interroga la propria coscienza, valuta e decide - quando Manzoni concepisce il romanzo dopo il fallimento dei moti carbonari del 1821 ha una visione tragica della Storia, dominata dal Male a causa solo e unicamente degli uomini; per questo incrocia le cronache del ‘600 con l’Apocalisse di Giovanni (il bene trionferà ma la Storia è dominata dalle forze malvagie); i tre cavalieri dell’Apocalisse ripresi da Manzoni sono:  La carestia = colpa di provvedimenti sbagliati da parte delle autorità preposte all’amministrazione pubblica  La guerra = una delle cause della carestia e causa principale della peste, è provocata dalle passioni perverse dell’uomo e le conseguenze sono devastanti  La peste = colpa della guerra (transito dei Lanzichenecchi) e di chi dovrebbe curare la salute pubblica - ai grandi flagelli collettivi si affianca la malvagità diffusa ovunque, in tutti gli strati sociali > personaggi spietati con fattezze e movenze animalesche - è già l’anonimo secentista che nell’introduzione parla dello scenario apocalittico di una guerra cosmica tra Bene e Male - secondo Manzoni i disastri non sono mai attribuibili a Dio, ma alla natura ostile o all’uomo; egli crede nella Provvidenza, non in un’ottica strumentale come quella di Don Abbondio (la peste è giunta per eliminare le persone malvagie) perché questa non può macchiarsi di alcun crimine contro l’umanità; la Provvidenza può operare solo per il bene dell’uomo, ma il suo intervento non è mai né escluso né garantito visto che il volere di Dio è inconoscibile - resta certo che tutte le strategie messe in atto dagli uomini nel romanzo per raggiungere autonomamente un scopo o per tenersi al riparo dai pericoli falliscono miseramente; come sul finire del Cinque maggio l’unica scelta giusta per Manzoni è sperare nell’aiuto provvidenziale di Dio e quindi abbandonarsi completamente a lui - l’idillio prospettato dai due promessi sposi non si realizza mai (anche dopo il matrimonio si spostano da Bergamo in un altro paese); sono sempre costretti a prendere congedo dai luoghi per recarsi altrove > condizione esistenziale dell’uomo = perenne inquietudine e insoddisfazione; il cuore dell’uomo può trovare pace e serenità soltanto in Dio LA STORIA DELLA COLONNA INFAME - Manzoni pensa di inserire il racconto di due casi di “processo agli untori” nei capitoli del Fermo e Lucia, poi però cambia idea e decide di inserirlo in un’appendice a corredo del romanzo; redige una prima appendice nel 1823-1824 per poi ritornarci su e pubblicarla in coda alla Quarantana - il titolo allude alla colonna dell’infamia fatta costruire dove sorgeva la casa del barbiere Gian Giacomo Mora - questo saggio storico e pamphlet morale da una parte conferma quanto detto nel romanzo riguardo all’ignoranza e al fanatismo della gente ai tempi della peste, dall’altro oppone allo scioglimento positivo dei momenti drammatici vissuti da Renzo (arrivo provvidenziale del carro di Monatti) un finale tragico - già Pietro Verri si era occupato della questione dei processi agli untori nelle Osservazioni sulla tortura (postume 1804) prendendosela con l’inaffidabile metodo dell’estorsione di confessioni sotto tortura; Manzoni non è d’accordo con lui perché sostiene che, nei due casi da lui raccontati, i giudici hanno tutti gli strumenti per giudicare gli accusati in maniera corretta ma si compiacciono nel trovare capri espiatori e non si preoccupano di accertare la verità - la vera infamia è degli accusatori e dei giudici, non di chi è stato condannato GLI SCRITTI LETTERARI, LINGUISTICI, STORICI E FILOSOFICI - lettre à M. Chauvet sur l’unitè de temps et de lieu dans la tragedia e lettera al marchese Cesare d’Azeglio Sul romanticismo - nel discorso Del romanzo storico e in genere de’ componimenti misti di storia e d’invenzione (1850) Manzoni risponde indirettamente alle critiche di Goethe riguardanti l’eccessiva lunghezza delle parti della Ventisettana in cui si descrivevano gli effetti di guerra, carestia e peste sulla popolazione milanese > prevalenza dello storico sullo scrittore - Manzoni scrive che il romanzo storico deve tenere cucite insieme la storia e la favola, due dimensioni che non possono coesistere; così si premura di raccontare una storia verisimile condita con fonti storiche vere, lasciando però questa profonda divaricazione tra le due dimensioni - Manzoni ragiona molto sulla questione linguistica; non porta a termine la trattazione sistematica Della lingua italiana, mentre dà alle stampe la Lettera a Giacinto Carena sulla lingua italiana (1850), in cui afferma la predilezione per il fiorentino contemporaneo della classe colta, e la relazione Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla (1868 – Commissione) - Manzoni è un grande appassionato di storia e nella prima fase della sua carriera scrive opere storiche che accompagnano opere letterarie > Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia (affiancato all’Adelchi), Storia della colonna infame - poi la sua saggistica si sviluppa anche autonomamente > dopo il Regno d’Italia scrive due opere rimaste incomplete: La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859 e Dell’indipendenza dell’Italia; in questi Manzoni sottolinea l’unità di intenti creatasi tra gli italiani e i Savoia e rimarca il fallimento del tentativo francese, sfociato nel Terrore - Manzoni ha lasciato anche scritti di natura filosofica, tra cui soprattutto il dialogo Dell’invenzione, in cui sostiene (sulla base del pensiero di Rosmini) che tutte le verità provenienti dalla sapienza divina sono elargite a ogni essere umano: perciò l’artista non crea ma inventa (nel senso etimologico di portare alla luce) un’idea che già preesisteva nella mente di Dio > la letteratura, a differenza della storia, rivela l’idea, ciò che è universale ed eterno GIACOMO LEOPARDI (1798-1837) sofferenze sempre maggiori, ma nel testamento spirituale e morale della Ginestra richiede di un patto solidale tra gli uomini per darsi soccorso reciproco di fronte alla Natura matrigna LE OPERETTE MORALI - prima edizione del 1827 con 20 prose risalenti al 1824; seconda edizione del 1834 con 2 prose in più; terza edizione del 1835 e quarta postuma del 1845 curata da Antonio Ranieri con 3 prose in più e priva di una vecchia - l’idea nasce molto prima > nello Zibaldone riflessione sul ridicolo: quanto più la materia del ridicolo è seria tanto più il ridicolo è dilettevole; nei dialoghi satirici cerca di portare il comico nel tragico > demistificazione dei principi etici e metafisici più alti sul cui fondamento l’uomo ha regolato le proprie ambizioni e il proprio edificio sociale - il modello è Luciano di Samosata > scrittore satirico e parodistico, autore di dialoghi di contenuto filosofico e religioso caratterizzati da originalità e leggerezza - l’aggettivo “morali” si riferisce all’argomento filosofico > critica della condizione umana e dei costumi sociali - quasi tutte le prose sono dialogiche > a partire da Platone il dialogo è una delle forme canoniche di esposizione del pensiero filosofico - nelle prime operette prevalgono personaggi diversi da uomini (divinità, corpi celesti, esseri fantastici) > parlano degli uomini osservandoli e giudicandoli da fuori; gli uomini come protagonisti entrano in scena per gradi, presenti soprattutto nella seconda metà (personaggi storici o inventati) - Leopardi vuole creare un effetto di straniamento assumendo un punto di vista esterno per fare un discorso complessivo sull’uomo; l’uomo è relativizzato, è in rapporto con un universo in cui la sua presenza è irrilevante > spazio cosmico in cui sono ambientati i dialoghi dei personaggi non umani; straniamento = scopo ironico di mettere in ridicolo l’uomo con le sue illusioni e la sua vanagloria - passaggio progressivo da ostilità verso l’uomo per la sua sciocca supponenza a un atteggiamento più benevolo, pedagogico, compassionevole - i luoghi sono anti-realistici > straniamento, comunicare verità universali - l’uomo è condannato a inseguire una felicità che non potrà mai raggiungere; la vita è fatta di dolore e noia; il piacere è un miraggio o un lontano ricordo; la vita cosmica è un costante circuito di produzione e distruzione; il mondo non esiste in funzione dell’uomo e la Natura non si è mai occupata della felicità degli uomini; gli uomini non hanno motivo di confidare nel progresso scientifico e tecnologico; la morte è una liberazione perché solo con essa cessa l’infelicità > Leopardi però condanna il suicidio in nome della solidarietà tra persone SCAPIGLIATURA - Primo ventennio nell’Italia postunitaria - Cletto Arrighi, La scapigliatura e il 6 febbraio, 1862 - Milano e Torino - Delusione delle speranze risorgimentali, critica la mentalità borghese - I avanguardia: manifesti e riviste, vita sregolata < bohème parigina - Gusto per la provocazione e la stravaganza - Ideale del poeta maledetto < Baudelaire - Perdita dell’aureola - L’ideale che annega nel fango < dualismo - Sperimentalismo linguistico - Fantastico, macabro CARDUCCI (1835-1907) Nato a Valdicastello, il padre era un carbonaro, aderisce ai moti del 1848. - Firenze – Pisa, laurea in Lettere alla Normale - 1856 società degli Amici pedanti vs romanticismo sentimentale e letterature straniere - 1857 Rime (muoiono padre e fratello) - 1861 cattedra di eloquenza italiana a Bologna - 1868 Levia gravia - 1877 Odi barbare (ed definitiva 1893) - 1880 Juvenilia - 1887 Rime nuove - 1890 senatore del Regno - 1906 premio Nobel - Partecipò nel 1867 alla spedizione di volontari per invadere lo Stato Pontificio (Pio IX) – questione romana, andò male CARDUCCI GIAMBICO - I Giambi ed epodi sfogano la rabbia della sconfitta (1867-72), l’opera venne pubblicata dieci anni dopo, opera immersa nella storia < celebra i patrioti e disprezza chi li ostacola - 1870 breccia di Portapia - Vate della patria, esprime il malcontento generale di una nazione - Acre realismo < classici, Orazio, Archiloco e satirici moderni, Heine, Hugo - La poesia giambica si rivolge all’intera comunità, temi politici e valori collettivi CARDUCCI BARBARO - 1877 Odi barbare, contemplazione serena della Grecia divina - Bisogno di evasione in un mondo ideale di miti e riti dell’antica Grecia (come Foscolo) - Perfezione formale a cesello - 1881 Nuove odi barbare - 1889 Terze odi barbare - Riforma formale: rendere con le parole italiane la metrica latina e greca (< Alberti, Chiabrera, Fantoni, Goethe) - Rinuncia alla rima, all’isosillabismo – poesia in piena destrutturazione - Interpretata come un atto di rivolta contro il canone nazionale, ma era un dotto omaggio alla classicità - Tappa più importante, dopo la canzone libera di Leopardi, verso le forme aperte POETA DELLA STORIA - 1887 le Rime nuove (componimenti dal 1861 al 1887), varietà di metri, eterogeneità della materia (1894 ed definitiva con 105 rime in 7 libri) - Spirito patriottico e passione civile < età dei comuni, Rivoluzione Francese - Insolita propensione per le memorie autobiografiche - 1899 Rime e ritmi, ritmi della metrica classica in rima GIOVANNI VERGA (1840-1922) BIOGRAFIA nato a Catania, cresce in un ambiente liberale 1860 = si iscrive alla Guardia nazionale e vi presta servizio per 4 anni; scrive i primi romanzi di argomento patriottico - 1865 = comincia a recarsi spesso a Firenze dove frequenta circoli letterari, “scrittore immigrato” - 1867 = tornato in Sicilia riesce a salvarsi da un’epidemia di colera - 1871 = a Firenze conosce Dall’Ongaro, che lo introduce in vari salotti della città > materiale per la stagione narrativa dei romanzi mondani; viene pubblicato il romanzo Storia di una capinera, che lo porta al successo; a Firenze conosce anche Luigi Capuana - 1872 = si trasferisce a Milano dove conosce Treves e molti scapigliati; prosegue il filone dei romanzi mondani - 1874 = pubblicazione della novella Nedda > grande successo e inizio stagione narrativa della triste realtà di sfruttamento e di miseria delle campagne della sua terra + bozzetto marinaresco Padron ‘Ntoni, primo nucleo dei futuri Malavoglia - 1878 = pubblicazione Rosso Malpelo - 1880 - 1881 = Vita dei campi e I Malavoglia - 1883 = Novelle rusticane e Per le vie - 1884 = esordio drammaturgico con Cavalleria rusticana, già novella prima e che poi diventerà opera lirica - 1888 = Mastro-don Gesualdo - 1891-1894 = ultime due raccolte di novelle, I ricordi del capitano d’Arce e Don Candeloro e C.i - 1893 = si ritira a Catania dove lavora al romanzo La duchessa de Leyra - ultime fatiche letterarie per poi dedicarsi alla cura delle proprie terre; muore nel 1922 dopo essere stato nominato senatore del Regno (1920) GLI ESORDI PATRIOTTICI - prime prove narrative ispirate dagli ideali patriottici: Amore e patria > ispirato alla guerra di indipendenza americana; I carbonari della montagna > resistenza all’imperialismo napoleonico, misogallismo; Sulle lagune > amore impossibile sullo sfondo di un Veneto in mani austriache - moduli tipici della narrazione romanzesca: colpi di scena, eroi, malvagi, tradimenti e gesti magnanimi, struggimenti e squarci lirici - il tema politico della lotta per la libertà si mescola a quello dell’amore tra l’eroe e l’eroina; solo nel primo romanzo l’amore ha un lieto fine I ROMANZI MONDANI - interesse per i drammi intimi e le storie di seduzione che nasce dopo l’Unità < Verga intercetta le nuove aspettativi dei lettori e lettrici - in 10 anni (1866 - 1875) pubblica 5 storie d’amore Una peccatrice, Storia di una capinera, Eva, Tigre reale ed Eros, raccolte sotto il titolo di Bozzetti sul cuore Costanti significative:  La donna ama per vivere, l’uomo per godere = l’amore per l’uomo travolge solo i sensi e il suo vero interesse è affermarsi in società; la donna invece o si abbandona al piacere dei sensi o ama fedelmente e si strugge fino all’annichilimento (morte di mal d’amore) > l’amore ha una dimensione totalizzante ed esaustiva della vita  La donna come ostacolo = la donna completamente assorbita dall’eros è una distrazione per l’uomo, proiettato alla realizzazione sociale > misoginia ereditata dal Positivismo  Femme fatale = irresistibile seduttrice che strega l’uomo fino a fargli perdere la testa  Adulterio = l’eros si colloca sempre al di fuori del matrimonio mentre nel rapporto marito- moglie non esiste piacere carnale > amore passionale e legame matrimoniale non sono compatibili  Amore borghese = le complicazioni sentimentali sono frutto del benessere della civiltà moderna > i protagonisti sono tutti giovani intellettuali borghesi, nobili e gentildonne LA POETICA VERISTA - il Ciclo dei vinti rimane incompiuto a un abbozzo del terzo romanzo a causa di una grande difficoltà di scrittura: rinunciando al narratore onnisciente Verga non può trattare l’introspezione dei personaggi se non quella risultante da gesti e parole, però per persone abituate a vivere in società (non spontanee come i primi due romanzi) è impossibile scavare sotto la maschera dell’ipocrisia e del galateo I MALAVOGLIA - uscito nel 1881, racconta le vicende occorse a una famiglia di pescatori di Aci Trezza all’indomani dell’Unità d’Italia - il motore delle vicende è l’interesse economico che muove tutti i personaggi; le persone valgono in base alla loro ricchezza; l’egoismo viene elevato a morale e non esiste alcuna solidarietà umana nemmeno davanti alla sciagura - la vicenda mette in guardia dal desiderare più di quello che si ha perché l’aspirazione al benessere porta solo danni; ‘Ntoni manifesta insofferenza nei confronti della vita che lo attende e decide di cercare miglior fortuna, ma dopo una prima fase positiva tutto precipita - quello di ‘Ntoni è un vero percorso di formazione anche se assistiamo al suo totale fallimento > il mito della ricchezza lo porta alla degradazione massima fino alla delinquenza; ‘Ntoni è il vinto per eccellenza, travolto dalla fiumana del progresso - ‘Ntoni ha la colpa di aver violato la legge che impone a tutti di accontentarsi della propria condizione di partenza > ideale dell’ostrica = filosofia incarnata da Padron ‘Ntoni basata su una visione statica del mondo secondo la quale nessuno deve ambire a ottenere più di quello che già ha - il giovane ‘Ntoni ha sbagliato e quindi deve pagare con l’emarginazione il peccato di hybris commesso (cioè la ricerca del meglio, il non accontentarsi del proprio destino) perché nel mondo di Verga non è ammessa la redenzione > somiglianza con l’antica tragedia greca - possiamo parlare di unità di luogo perché conosciamo solo ciò che accade ad Aci Trezza e ciò che accade al di fuori ci è noto attraverso quello che i personaggi riferiscono una volta tornati in paese > unità di luogo funzionale alla scelta di abolire il narratore onnisciente - Verga cerca di rendere al massimo l’effetto di realtà attraverso la gestualità teatrale dei personaggi, la fedele riproduzione della cultura del luogo e l’utilizzo di similitudini e proverbi tipici dei parlanti - Verga adotta una lingua colloquiale molto vicina al parlato che però rifugge dal dialetto puro per evitare di perdere la sua dimensione di scrittore nazionale; per rendere realisticamente il linguaggio parlato utilizza costruzioni sintattiche rifiutate dalla lingua scritta come il “che” polivalente, il pronome pleonastico e le frasi foderate (parte iniziale ripetuta alla fine); la patina locale è garantita soprattutto dal lessico tipico del luogo MASTRO-DON GESUALDO - pubblicato nel 1889, disegna la parabola del self-made man - urto tra due mentalità inconciliabili, quella aristocratica (prestigio delle origini; statica) e quella borghese (ricchezza e abilità imprenditoriali; dinamica); Verga critica sia il sistema aristocratico- feudale sia quello moderno capitalistico - i fratelli di Bianca Trao rappresentano la mentalità aristocratica del privilegio, che rivendica la ricchezza per diritto di nascita e giudica tutte le attività economiche disonorevoli per gente di quel rango; Gesualdo invece incarna la figura moderna dell’imprenditore attaccato ai suoi beni ma pronto a rischiare e lungimirante; è estremamente dedito al lavoro e vive in funzione di quello - il comportamento di Gesualdo sembra essere quello più efficace ma alla fine tutto torna al punto di partenza > la ricchezza sottratta da lui all’aristocrazia parassitaria ritorna a questa con il duca de Leyra; Verga non si discosta ancora una volta dalla visione immobilistica del mondo > determinismo - la vera sconfitta di Gesualdo però è quella dell’insoddisfazione esistenziale: guarda con orgoglio ai progressi compiuti e alla posizione raggiunta ma niente di tutto quello che ha gli porta la felicità > le ricchezze gli procurano invidia, ingratitudine e rivalità; non ha più alcuna dimensione affettiva - il cancro allo stomaco che lo uccide rappresenta simbolicamente la roba stessa, cioè un corpo estraneo cresciuto dentro di lui fino a distruggerlo - nel romanzo tutte le relazioni affettive in cui si trova la felicità si sviluppano al di fuori del vincolo coniugale, mentre ogni matrimonio è dettato dal calcolo e dall’interesse (significativo che tutte le coppie legittimamente sposate si rivelino sterili) > tipica visione verghiana già dai romanzi mondani; questo significa che in un mondo dominato dalla ragione economica non c’è posto per le passioni - rispetto ai Malavoglia Verga si interessa di più ai fattori ereditari della trasmissione di tratti somatici e del carattere sull’esempio dei naturalisti francesi (Zola su tutti); tuttavia Gesualdo, così come ‘Ntoni, ha qualità e aspirazioni non riconducibili al fattore ereditario > resta un margine di libertà dell’individuo che rende l’eroe romanzesco unico, in disaccordo con la mentalità altrui e di conseguenza interessante GIOVANNI PASCOLI (1855-1911) BIOGRAFIA - cresce in campagna e frequenta il collegio a Urbino - il 10 agosto 1867 il padre viene ucciso e l’anno dopo perde la madre > traumi che non supererà mai - frequenta Lettere a Bologna, prende parte ai circoli socialisti > privato del sussidio economico; poi conosce l’anarchico Andrea Costa > arresto e prigione per alcuni mesi nel 1879 - una volta uscito abbandona la politica attiva e tempera i propri ideali - dopo aver ripreso gli studi e ottenuto la laurea nel 1882 comincia la carriera da professore, prima liceale e poi nel 1895 universitario - è una celebrità come latinista - nel 1905 sostituisce Carducci come professore di Letteratura italiana a Bologna in virtù di alcuni originali studi danteschi - ha per tutta la vita il pensiero di ricostruire il nido familiare > chiama a vivere con sé le due sorelle nobili (Ida e Mariù) e rinuncia a sposarsi - nel 1895 il nido famigliare viene spostato a Castelvecchio di Barga, in Garfagnana > rifugio dai doveri accademici, semplicità e culto delle memorie domestiche - negli ultimi anni di vita assume il ruolo di poeta-vate impegnato a celebrare la patria - nel 1911 tiene il celebre discorso La grande proletaria s’è mossa (celebrando la guerra coloniale in Libia) e lo stesso anno muore UN POETA SINCRONICO E REGRESSIVO - ha un ingegno molto versatile capace di portare avanti in contemporanea opere diverse > la sua produzione appare molto intricata - sperimenta molti registri in ambito poetico - è un poeta sincronico che non può essere suddiviso in fasi > vantaggio perché si può ricondurre tutta la sua produzione a un’unica poetica e ideologia - l’elemento unificante della sua poesia è legato all’assassinio del padre > la poesia di Pascoli sgorga da questa ferita e gli serve per elaborare il lutto - la sua vita è stata spezzata in due da quel tragico evento e per questo Pascoli regredisce nel suo immaginario poetica a prima che ciò succedesse - la regressione si manifesta nel simbolo centrale del nido e imbocca 3 diverse direzioni: 1) Regressione anagrafica = idealizzazione della fanciullezza come stagione dell’innocenza, della fantasia e della spontaneità, contrapposta al mondo adulto del calcolo e dell’egoismo 2) Regressione sociale = ricerca di tranquillità nel mondo armonioso della campagna in alternativa all’universo artificiale della modernità tecnologica 3) Regressione storico-culturale = ritorno alle origini della poesia della civiltà occidentale (romana e greca) IL FANCIULLINO - un’anteprima di queste riflessioni compare nel 1897 sulla rivista Il Marzocco col titolo Pensieri sull’art e poetica; in seguito Pascoli torna sul testo integrandolo e facendolo uscire definitivamente nel 1903 con il titolo Il fanciullino (in apertura del volume di prose Miei pensieri di varia umanità) - la fanciullezza non è solo una stagione della vita ma anche un modo di essere e di entrare in contatto con le cose per conoscerle - quando siamo piccoli esiste solo il fanciullino in noi, ma esso non scompare quando diventiamo adulti - il fanciullino rappresenta la sfera irrazionale dominata da fantasie ed emozioni e quindi è proprio soprattutto del poeta > il fanciullino è l’anima poetica che spinge il poeta e comporre versi - tramite il fanciullino il poeta non osserva il mondo con gli occhi della scienza o della ragione ma il suo sguardo mira alle verità sublimi scritte nel libro della natura e riposte nelle cose più umili; lo sguardo sulla realtà può sembrare straniante ma esso permette di conoscere le cose nel loro significato ultimo - con Pascoli ci troviamo in pieno Simbolismo - il poeta deve guardare le cose con meraviglia come se le vedesse per la prima volta - le verità inscritte nelle cose esistono in partenza e basta saperle leggere > la verità si ottiene solo riconoscendola > conoscere è riconoscere - la natura non è solo foresta di simboli ma anche orchestra di suoni e il fanciullino è in grado di interpretare le voci della natura cogliendovi la verità > Pascoli usa molte onomatopee cercando di tradurre in parole queste voci > linguaggio pre-grammaticale = al confine tra suono asemantico e parola munita di senso - poiché la parola rappresenta la verità ontologica della cosa gli oggetti devono essere designati con il nome proprio, non generico > linguaggio post-grammaticale = tanti vocaboli tecnici desunti spesso dal repertorio dialettale, locale o dal lessico contadino - le verità sono situate anche nel più piccolo frammento e ci appare più bella la poesia in cui la verità viene colta nelle cose più insignificanti > sproporzione tra oggetto e verità = genio - la vera fonte di ispirazione sono le piccole cose > Pascoli nobilita la materia più umile > sublime dal basso - accontentarsi ed essere felici del poco è in sintonia con l’ideologia del giusto mezzo di Orazio e Virgilio - col tempo Pascoli matura un socialismo addomesticato che rinuncia alla lotta di classe e sfocia nel vagheggiamento di una società di piccoli proprietari terrieri liberi, senza alcuna discriminazione che nasce dal rapporto padrone-servo MYRICAE - gestazione lunghissima: prima edizione del 1891, la quinta del 1900 fissa il numero di testi a 156 ma in seguito ci sono altre edizioni con numerose varianti d’autore I POEMI CONVIVIALI - 19 testi raccolti in volume nel 1904, 20 testi nell’edizione definitiva del 1905; primi testi apparsi nel 1895 sulla rivista Convito (promozione della bellezza artistica in opposizione alla letteratura moderna) - il titolo non è dovuto alla rivista ma alla consuetudine nell’antichità di cantare liriche durante i banchetti - nella prefazione alle antologie della poesia latina che Pascoli allestisce per la scuola afferma che il banchetto è la cornice ideale per la poesia e il luogo dove essa ha avuto origine > tornare alla poesia conviviale significa tornare ai primordi della poesia e confrontarsi con la sua essenza originaria > regressione = ritorno alle origini - i primi tre testi richiamano rispettivamente la genesi conviviale della poesia, la sua natura (dono delle muse a cantori che hanno la vocazione poetica) e la sua funzione (celebrare le gesta leggendarie degli eroi) - Pascoli riprende i miti, le leggende e la storia del mondo antico (greco e romano) dal ciclo troiano fino alla nascita di Gesù - non è un vagheggiamento di un tempo ideale evocatore di bellezza e armonia classiche, ma Pascoli vuole confrontare il mondo antico col mondo moderno per stabilire cosa sia rimasto e cosa sia cambiato - l’antichità non appare serena e armoniosa ma intrisa di pessimismo: gli eroi sono figure su cui incombe una morte certa - solo la poesia può dar sfogo al loro dolore e rendere dolce la memoria di questo, consolando l’uomo dell’essere nato - è una poesia classicheggiante, intessuta di citazioni e allusioni > Pascoli = ultimo dei rapsodi perché non crea nulla di nuovo ma fa poesia su una poesia già esistente - l’innalzamento del registro (segnalato dal motto di apertura virgiliano) non è volto alla mera esaltazione della bellezza formale, ma come nelle altre raccolte a Pascoli interessa diffondere un messaggio umano e civile > annuncio di pace portato dal Cristianesimo in una Roma violenta e celebrazione delle fatiche quotidiane di tanti uomini ignoti non meno degni dell’onore di un canto (come fa dire ad Esiodo nel Poeta degli iloti, cioè degli schiavi) PASCOLI POETA DELLA STORIA - i Carmina sono più di 100 liriche in latino scritte tra il 1895 e il 1911 e pubblicate postume nel 1914 -trattano tutte di vicende e personaggi dell’antica Roma e stile e temi sono assimilabili a quelli dei Poemi conviviali > episodi marginali della Roma imperiale con attenzione particolare agli umiliati e agli offesi - nella sezione Poemata christiana Pascoli esalta il messaggio di pace e redenzione introdotto dal Cristianesimo che ha portato a un’elevazione dell’umanità - l’ultimo Pascoli è mossa da un intento patriottico e civile > dal Medioevo fino all’età contemporanea ripercorre la storia dell’Italia per episodi salienti e personaggi famosi che hanno reso gloriosa la patria - ne risulta una gloriosa epopea nazionale in cui Pascoli non manca di esporre la sua visione politica di socialista umanitario imbevuto di insegnamenti cristiani e di patriottismo nazionalista GABRIELE D’ANNUNZIO (1863-1938) BIOGRAFIA - nasce a Pescara, il padre si chiama Rapagnetta ma assume il cognome dello zio adottivo (D’Annunzio) - esordisce nel 1879 con il libro di poesie Primo vere e nel 1881 si trasferisce a Roma, dove collabora con due importanti riviste e si apre le porte della fama letteraria e dei salotti mondani - nel 1882 esce il libro di poesie Canto novo (in metri barbari carducciani) e le novelle abruzzesi di Terra vergine (sul modello di Verga) > concepisce la pratica letteraria come mezzo per strappare l’applauso che non come espressione di un personale mondo interiore - nel 1883 si sposa con la duchessina Maria Hardouin di Gallese, dalla quale ha 3 figli; attratto dalla vita principesca si indebita ed è costretto a riparare per qualche tempo in Abruzzo - nel 1889 esce il suo prima romanzo Il piacere, primo manifesto della sua concezione della vita come una continua opera d’arte - si ritira per un periodo in un convento a Francavilla per lavorare senza le distrazioni della vita mondana - nel 1892 esce il romanzo Giovanni Episcopo, sul modello dei romanzieri russi - è abile nel fare di se stesso un idolo e si può definire come il primo divo letterario con una fama incondizionata, accresciuta sia dai trionfi sia dalle vergogne del lusso e dei debiti - nel 1890 termina la relazione matrimoniale e allaccia una nuova relazione amorosa con Maria Gravina Cruyllas, dalla quale avrà due figli - nel 1894 incontra l’attrice Eleonora Duse innamorandosene e per lei compone la tragedia Francesca da Rimini e il romanzo Il fuoco; nel 1898 i due si trasferiscono a Settignano (Toscana) nella villa “La Capponcina”; la Duse muore nel 1904 - nel 1911 ancora pieno di debiti decide di trasferirsi in Francia, dove rimane 5 anni scrivendo tra le altre cose la sceneggiatura del film Cabiria - ritorna in Italia nel 1915 partecipando attivamente alla campagna interventista e si rende protagonista di numerose azioni militari come la beffa di Buccari, il lancio di volantini patriottici su Vienna e soprattutto la conquista di Fiume - nel 1916 si ferisce gravemente a un occhio e di conseguenza scrive Il notturno, un libro di impressioni e di ricordi - dopo l’impresa di Fiume si ritira in una villa sul lago di Garda che trasforma in una sorta di mausoleo e museo abitato > Il Vittoriale degli italiani - i rapporti con Mussolini non sono facilissimi perché il poeta è una personalità ingombrante e, seppur trovandosi d’accordo da un punto di vista ideologico, reclama la propria indipendenza non accettano ai di prendere la tessera del partito fascista; sostiene con entusiasmo la guerra d’Etiopia ma critica aspramente Mussolini per l’alleanza stretta con Hitler - muore nel 1938 IL PIACERE - romanzo uscito nel 1889 - D’Annunzio trasfonde in Andrea Sperelli, dandy e artista di oggetti di valore, la propria anima di esteta decadente che si prefigge un unico scopo: fare la propria vita come si fa un’opera d’arte > il godimento della bellezza è il suo stile di vita - tuttavia una forza di volontà non adatta al perseguimento di ideali così alti fa sì che questi non riesca a realizzare nulla di importante tanto nell’arte quanto nella vita - le vicende si svolgono in una Roma caratterizzata da salotti aristocratici e scorci monumentali - sono contrapposte le due amanti di Sperelli: Elena Muti è la classica femme fatale, mentre Maria Ferres è pura e dotata di un intimo candore; Sperelli perde Elena e si consola con Maria, tanto simile nell’aspetto quanto diversa nel carattere, possedendo l’una attraverso il corpo dell’altra (cosa che poi porterà Maria a fuggire orripilata) - in clima decadente assistiamo a una profanazione della bellezza, non più vista con connotati di purezza e armonia bensì tinta di perversione > eros malato - D’Annunzio porta due importanti innovazioni:  Riduzione al minimo della trama = i fatti veri e propri vengono in gran parte sostituiti dalla descrizione minuziosa degli scenari e dall’introspezione dei personaggi; gli episodi sono sviluppati in maniera esasperata e vengono percepiti come un susseguirsi discontinuo di momenti separati, vissuti con intensità ma effimeri  Il leitmotiv = prende spunto da Wagner per creare un collante tra i vari episodi attraverso il ritorno insistente di alcuni elementi simbolici (oggetti con significati emblematici, frasi allusive, sequenze e inquadrature); il caso più evidente di leitmotiv è la ripresa da parte di Maria di una medesima frase pronunciata a suo tempo da Elena, cosa che sovrappone ancora di più le due donne nella mente malata di Sperelli LA TRILOGIA DEGLI ASSASSINI - nel riordino a posteriori della propria opera narrativa D’Annunzio decide di abbinare Il piacere a L’innocente e a il Trionfo della morte, tre romanzi uniti dal tema della passione carnale > segno della rosa - in un primo momento tuttavia collega L’innocente all’Invincibile (poi il Trionfo della morte) e a Giovanni Episcopo per il comune nucleo tematico del delitto, di cui si macchiano i rispettivi protagonisti - è evidente l’influsso di Dostoevskij, il cui Delitto e castigo aveva ottenuto una fama mondiale; D’Annunzio segue l’onda per cavalcare i nuovi gusti - in questi romanzi l’autore guarda alla psichiatria criminale cercando di comprendere i meccanismi di funzionamento della mente e la causa dello scatenamento di istinti aggressivi - nei 3 romanzi propone 3 casi clinici adottando la forma narrativa della confessione in prima persona - Giovanni Episcopo è un convulso monologo in cui l’io narrante ripercorre la sua vicenda sfociata in un delitto; egli è un modesto impiegato maltrattato dalla moglie e licenziato che quando scopre il tradimento della moglie con un proprio collega sembra non avere le forze per reagire, ma, quando questi alza le mani su moglie e figli, si ribella uccidendolo - il protagonista de L’innocente è un ricco proprietario terriero che tradisce ripetutamente la moglie ma, quando scopre che la moglie sta allo stesso tempo tradendo lui, non è disposto a tollerare la presenza di un “figlio della colpa” e così provvede a farlo morire assiderato; il romanzo è la confessione a posteriori dell’omicidio compiuto - il protagonista del Trionfo della morte non riesce ad affermare la propria personalità nell’arte e nella vita ma non vi riesce a causa di un’inerzia insita in lui; dà quindi le colpe di questa insoddisfazione alla moglie Ippolita, che con la sua lussuria e passione carnale lo distoglie dai suoi obiettivi e finisce con l’uccidere lei e se stesso - la produzione narrativa e drammaturgica di D’Annunzio è piena di donne fatali e lussuriose che appaiono temibili in quanto imprigionano i propri amanti > misoginia già diffusa in diversi autori romantici e decadenti europei; in Italia la femme fatale era già stata introdotta nella letteratura dal Verga dei romanzi mondani - D’Annunzio definisce questo tipo di donna la “Nemica”, concepita, seguendo il pensiero di Nietzsche, come il principale ostacolo all’affermazione del Superuomo IL POEMA PARADISIACO - a fianco della Grecia è poi posta l’antica Italia del Rinascimento, anche se il poeta non fa mancare il suo supporto alla modernizzazione > esalta l’attivismo borghese, il capitalismo, lo sviluppo della tecnica lavorativa e le macchine; quello moderno è un mondo in cui si possono incanalare le energie per realizzare obiettivi eroici di riscatto, gloria e dominio imperiale - il suo superomismo in questo contesto si fa aggressivo, razzista e bellicoso, a un passo dal delirio di onnipotenza - in Elettra troviamo, prima di Merope, la componente più patriottica e celebrativa della poesia dannunziana - riporta alla luce un passato glorioso fatto di geni ed eroi (padri della patria) e incita verso un glorioso futuro, consapevole tuttavia che il presente è doloroso in quanto inerte e assoggettato in balia della soggezione politica; questo letargo del presente però spinge il poeta vate ad alzare la voce - Alcyone ha una forma narrativa > due protagonisti (il poeta e la compagna Ermione) si spostano dalla Cappoccina seguendo l’Arno fino alle coste tirreniche e alle pinete della Versilia, il tutto nel corso di un’intera estate fino al sopraggiungere dell’autunno - la ricerca dell’ascesi verso un’ideal forma di esistenza tocca qui il suo apice, connotandosi addirittura come desiderio di immortalità e sogno di diventare simile a Dio - quest’aspirazione passa attraverso 4 fasi: 1) DIONISIACA = Ditirambo I (la trebbiatura del grano si trasforma in un baccanale); gli esseri umani in estate, stagione della fertilità e della rigogliosità, partecipano all’esplosione di vitalità della natura abbandonandosi agli istinti e dimostrano di appartenere alla natura stessa (anche se rimangono consapevoli della propria identità e finitudine) 2) PANICA = immersione panica nella natura che presuppone la piena identificazione con la natura stessa; l’individuo perde ogni conoscenza della propria individualità e si confonde con la natura 3) MITICA = Ditirambo II (Glauco diventa divinità per poi rimpiangere quella condizione quando torna umano) quando l’estate comincia a tramontare il sogno divino del poeta superuomo comincia a venire meno, mentre subentra un sentimento di angoscia dovuto all’impossibilità di fermare il tempo e vincere la morte; questo desiderio può essere appagato solo in via fantastica perché è un’illusione, un mito; se la soluzione panica (carnale) è risultata inefficace, il poeta tenta la strada religiosa dell’anima (spirituale) per sfuggire alla morte 4) EROICA = Ditirambo IV (Icaro si spinge verso il sole per accontentare la propria volontà indomabile e ottenere la gloria eterna); la strada dell’anima non soddisfa D’Annunzio e allora il superuomo affida le residue speranze di immortalità alla gloria, che si ottiene solo aspirando ai traguardi più alti e testando il proprio coraggio - nell’ultima parte di Alcyone subentra un clima di disillusione perché arriva settembre che porta l’autunno, stagione del tramonto; si accentua il sentimento del tempo che scorre, dell’inarrestabile declino della vita; se però le stagioni si ripetono ciclicamente lo stesso non accade agli uomini, con Ermione che, come tutte le creature viventi, lascia la vita per sprofondare nell’abisso della morte senza speranza di rinascita - in Alcyone D’Annunzio si fa poeta della natura (assaporata intensamente) e del tempo (temuto con angoscia) - questo terzo libro è pieno di virtuosismi come lunghe sequenze di similitudini, effetti musicali ottenuti attraverso la disposizione delle rime e la strofe lunga, cioè con un elevato numero di versi che si accorciano e allungano in maniera sinuosa, quasi a riproduzione di un’onda sonora L’ULTIMA STAGIONE NARRATIVA - D’Annunzio torna al romanzo nel 1910 con Forse che sì forse che no, in cui i miti moderni della macchina, della velocità e del volo si incarnano nella figura di Paolo Tarsis, automobilista spericolato e pilota d’aereo che sfoga le sue pulsioni superomistiche nell’agonismo sportivo e nelle prove temerarie - in la volontà di potenza trova appagamento nella vittoria e nel primato - la sua più grande sfida è attraversare in volo il Tirreno - l’ultimo romanzo è La Leda senza cigno (1916), in cui ritorna la figura femminile della donna fatale ma scompare l’eroe superuomo che fa di tutto per sconfiggere la Nemica - la trama è scarna e il fascino dell’opera sta in alcune pagine musicali, che tuttavia si alternano ad ampie sezioni caratterizzate da un linguaggio quotidiano fatto di frasi squallide > registro nuovo in D’Annunzio LA PROSA MEMORIALE - nel secondo decennio del ‘900 D’Annunzio non cerca più l’opera organica ma si abbandona ai capricci della memoria senza alcun piano prestabilito - la sua prosa memoriale presenta una struttura episodica e frammentaria, assecondando la deriva che stava prendendo la ricerca letteraria sotto l’incalzare delle avanguardie - Le faville del maglio è un’opera in cui D’Annunzio parla di se stesso e, in forma diaristica al tempo presente, ci introduce nella sua officina di scrittore (il titolo richiama il fabbro che batte sull’incudine facendo sprizzare scintille fiammeggianti); esce in due volumi negli anni ’20 ma compare già tra il 1911 e il 1914 sul Corriere della Sera sotto forma di pagine autobiografiche; con quest’opera D’Annunzio avvia la monumentalizzazione di se stesso che troverà compimento con la casa-museo del Vittoriale - Il notturno (1921) è un’opera che D’Annunzio comincia a scrivere dopo aver perso l’occhio destro nel 1916 in seguito a un incidente aereo; bendato e costretto all’immobilità assoluta si fa ritagliare striscioline di carta su cui riporta sensazioni e pensieri sul suo stato attuale e sul suo amico Giuseppe Miraglia, pilota amico di D’Annunzio morto nel 1915; in seguito riprende il testo aggiungendovi una parte più memoriale in cui rievoca sia gli ultimi eventi sia il proprio passato (anche infanzia) - il testo è dominato dalla componente elegiaca per il compianto dell’amico e i toni sono smorzati; l’esposizione è essenziale (viste le circostanze della composizione) e il periodo è semplificato in strutture prevalentemente paratattiche LUIGI PIRANDELLO (1867-1936) BIOGRAFIA - nasce ad Agrigento, suo padre aveva combattuto per Garibaldi e quindi cresce in un clima risorgimentale e patriottico > I vecchi e i giovani (1913), unico romanzo storico - nel 1889 pubblica grazie al finanziamento del padre la prima raccolta di versi, Mal giocondo - si trasferisce a Bonn a studiare e, tornato in Italia, nel 1891 esce il suo secondo libro di poesie: Pasqua di Gea - a Roma si inserisce negli ambienti letterari, dove conosce Capuana che lo esorta a scrivere narrativa > nel 1893 scrive Marta Ajala, poi pubblicato nel 1901 col titolo L’esclusa, e alcune novelle raccolte nel volume Amori senza amore (1894) - nel 1895 escono le Elegie renane, terzo libro di poesie relativo al soggiorno in Germania - acquisisce sempre più fama e nel 1898 fonda una sua rivista, “Ariel”, che ha vita breve ma abbastanza per far comparire il suo primo testo drammaturgico: L’epilogo - diventa professore e nel 1908 escono i suoi due unici saggi, Arte e scienza e L’umorismo; intanto aveva pubblicato nel 1901 la quarta raccolta di versi (Zampogna) e nel 1912 esce la quinta (Fuori di chiave) - nel 1903 subisce una catastrofe finanziaria e in aggiunta la moglie viene ricoverata in una casa di cura > si apre un periodo di lavoro febbrile perché Pirandello deve provvedere da solo al sostentamento della famiglia - nel 1904 esce Il fu Mattia Pascal e la raccolta di novelle Bianche e nere, a cui seguiranno altre numerose raccolte - dal 1909 collabora con il Corriere della Sera e prosegue la scrittura di romanzi - la sua fama mondiale però è dovuta al successo delle sue opere teatrali, che occupano gran parte del suo tempo a partire dal 1910 e che ottengono l’apice della fama nel 1922 con rappresentazioni nelle città più importanti del mondo - nel 1924 fonda la compagnia del Teatro d’Arte, in cui lui stesso cura di persona gli allestimenti teatrali e si comporta da vero capocomico - nel 1924 prende la tessera fascista e in più occasioni si mostra vicino alle idee del regime (cosa possibile visto l’antico patriottismo risorgimentale e il conservatorismo politico) ma sicuramente doveva essere infastidito dalla retorica e dalle esibizioni della dittatura fascista dal momento che nelle sue opere si era sempre occupato di mettere a nudo le convenzioni sociali e le finzioni del teatro della vita IL SAGGIO SULL’UMORISMO - uscito nel 1908, si compone di una prima parte sulla bibliografia dell’argomento e una seconda parte in cui espone la sua concezione e presenta alcuni esempi di letteratura umoristica - l’umorismo ha uno specifico campo di applicazione, cioè l’uomo, che compie azioni intenzionali e coerenti con il suo carattere; l’azione istintiva non è umoristica perché rientra nella sfera della natura e la natura non può essere giudicata, derisa e compianta > quando non c’è l’uomo non si può parlare di umorismo - comico = suscita il riso, umorismo = suscita una reazione indecisa tra il riso e il pianto - il riso nasce dall’avvertimento del contrario, cioè quando ci accorgiamo che qualcuno è il contrario di ciò che dovrebbe essere > impressione immediata e superficiale > il comico non si chiede il perché delle cose - poi subentra la riflessione e si continua a ridere ma allo stesso tempo si prova pietà per il sentimento del contrario > il riso si tinge di amarezza - riso amaro (umorismo) = avvertimento del contrario + sentimento del contrario - l’intervento della riflessione nella concezione di un’opera umorista va contro la concezione espressa da Benedetto Croce nel 1902, il quale sosteneva che il pensiero fosse categoricamente escluso nell’atto della creazione artistica LE NOVELLE PER UN ANNO - dal 1894 al 1919 escono 15 libri di novelle; il progetto era quello di pubblicare 24 libri da 15 novelle ciascuno per arrivare a un totale di 365 novelle (da cui il titolo complessivo) - anche se alla fine escono solo 15 libri Pirandello vi ci mette mano più volte revisionandoli e cambiando diverse cose > questo lavoro non è dovuto a una volontà ordinatrice ma al contrario > Pirandello vuole mostrare la realtà multiforme e le novelle risultano giustapposte tra loro, senza una cornice, specchio disgregato del caos - alcune caratteristiche dominanti sono i luoghi (Sicilia colta in una dimensione arcaica e Roma priva di monumenti e ritrovi mondani) e il tema dell’effetto paralizzante dovuto a ruoli sanciti pubblicamente - per Pirandello non è arte neppure il cinema > soggetti banali pensati per compiacere il pubblico (quindi in funzione del mercato), alienazione degli attori che non recitano fisicamente davanti al pubblico ma davanti a una macchina, uso degli strumenti tecnologici al posto dell’uomo - il protagonista diventa muto in seguito allo shock di una ripresa cruenta in cui assiste a due morti riprendendo tutta la scena > trionfo commerciale del film ma perdita del linguaggio per Serafino: ciò che è essenziale per l’arte, come il linguaggio, per l’industria cinematografica è superfluo UNO, NESSUNO, CENTOMILA - uscito nel 1926; ultimo romanzo di Pirandello - porta alle estreme conseguenze la riflessione sull’identità - struttura narrativa simile a Il fu Mattia Pascal > Vitangelo Moscarda rievoca in prima persona la sequenza paradossale di casi che gli sono accaduti - romanzo a tesi in cui il rapporto tra componente argomentativa e narrativa si è definitivamente capovolto a vantaggio della dimostrazione di una tesi > i primi 3 capitoli (su 8) sono solo ragionamenti e considerazioni - partendo da un’innocua osservazione della moglie il protagonista constata che a ogni persona lui appare in modo diverso e giunge alla conclusione che ciascun individuo possiede un numero potenzialmente illimitato di identità > l’identità è relativa e attribuirsi centomila identità equivale a non attribuirsene nessuna perché nessuna ci rappresenta veramente - noi non interagiamo con gli altri ma con le immagini che soggettivamente ce ne siamo fatti > ogni rapporto si basa su un equivoco di fondo e siamo destinati all’incomunicabilità - i rapporti umani sono basati sui pregiudizi, i quali generano aspettative che tale persona si comporti in un certo modo, e il pregiudizio è duro a morire (anche quello più infondato) > se qualcuno non si comporta secondo le aspettative degli altri si ha soltanto l’impressione che sia diventato matto > siamo rinchiusi in una prigione della forma senza possibilità di evadere - i pregiudizi hanno origine nella coscienza, colei che assegna a ogni cosa un senso, una funzione; la sua interpretazione però è falsata dal particolare punto di vista del soggetto - la vita, che è un costante fluire, viene bloccata dalla prigione della coscienza > la coscienza uccide la vita; l’uomo tuttavia non ha altro modo di conoscere che questo - l’unica soluzione sarebbe fare a meno della coscienza, che dà un significato a ogni cosa > bisogna esistere senza sapere di esistere, confondersi nella natura e rifiutare la società (cosa che presuppone il rifiuto di tutti gli attributi umani) LE MASCHERE NUDE - titolo sotto il quale è raccolta la sua produzione teatrale; progetto portato a termine > 39 opere in 31 volumi (più atti unici pubblicati insieme) - il titolo allude al senso del suo teatro: la vita è tutta finzione in cui le persone seguono un copione mentre paradossalmente il teatro è il luogo in cui si svela questa grossa messinscena > la finzione drammaturgica mette a nudo la finzione della vita reale - agli inizi c’è molta Sicilia nei testi: parlata locale, personaggi, temi e luoghi che già si trovavano nelle novelle scritte dallo stesso Pirandello - le prime commedie importanti rientrano nel cosiddetto teatro grottesco > uomo-marionetta, coscienza della finzione, denuncia della doppiezza della classe borghese corrotta dal vizio - le opere in questione ruotano attorno al tema dell’adulterio, già usato da molti, ma che viene spinto verso esiti inediti (sempre nella prospettiva di svelare ruoli e finzioni); il triangolo amoroso tipico del teatro ottocentesco non interessa più ma gli intrecci vengono sfruttati per dimostrare la tesi dell’alienazione dell’uomo, a per smascherare le ridicole messinscene degli uomini - i protagonisti di Berretto a sonagli e Giuoco delle parti possono permettersi di trattare il dramma dell’adulterio con leggerezza (seppure amara) in quanto sono due infaticabili ragionatori che hanno capito la finzione dei ruoli e se ne sono fatti una ragione, così che grazie al loro argomentare riescono pure a prendersi una rivincita sul destino - nel primo di questi drammi il protagonista espone la teoria delle tre corde che ognuno avrebbe in testa, che corrispondo alle tre corde del teatro pirandelliano: civile (finzione sociale e ipocrisia), seria (ragionamento che svela come stanno realmente le cose), pazza (atti inconsulti di chi non sa più quello che fa); normalmente si aziona la prima ma quando fingere non giova più si ricorre alla seconda e, se anche questa non porta alla normalità, allora esplode la terza, che rappresenta una rottura totale con il mondo - la pazzia ritorna spesso in Pirandello perché per lui in essa ci si rifugia o su di essa si scarica la colpa quando ci si vuole estraniare dal mondo, sottrarsi alle proprie responsabilità o mettere fuori gioco l’avversario (es: Ciampa nel Berretto a sonagli o i protagonisti di Così è se vi pare) - il dramma più emblematico della pazzia è Enrico IV (1922), tragedia fondata sulla pazzia, reale o simulata, del protagonista > prima finzione scambiata per realtà, poi svelamento della finzione ma impossibilità di uscire dalla messinscena - la trilogia del teatro nel teatro è composta da 3 drammi incentrati sul mondo stesso del teatro e sui suoi problemi: il rapporto tra vita e teatro e il travisamento dell’idea originaria dell’autore nell’interpretazione di attori e regista - Sei personaggi in cerca d’autore (1921) mette in scena la contraffazione del soggetto, inevitabile quando le convenzioni drammaturgiche sono anteposte alla resa fedele dell’opera come voluta dall’autore > quando la vita si trasforma in teatro prende una forma falsa, tradendo la verità delle cose - in Ciascuno a suo modo Pirandello rivendica l’aderenza del proprio teatro alla vita reale; il punto di maggiore interessa riguarda le reazioni a caldo del pubblico allo spettacolo, il quale da spettatore diventa attore dando in escandescenze perché si vede rispecchiato troppo nel dettaglio nella vicenda rappresentata - in Questa sera si recita a soggetto Pirandello affronta il tema del regista demiurgo, che si appropria dell’opera dell’autore servendosene come semplice pretesto per creare qualcosa di nuovo > un regista fa recitare degli attori con ruoli fissi diversamente da come erano abituati, provocandone la rivolta - l’ultima stagione del teatro pirandelliano vede una svolta > non più solo denuncia della crisi ma inseguimento di un’utopia in vista di una salvezza collettiva - 3 opere denominate “miti” perché ricalcano episodi della mitologia e perché sono grandi allegorie di una possibile rinascita del genere umano - La nuova colonia insegue un’utopia politico-sociale che però non si realizza perché la corruzione prende possesso dei protagonisti che da questa stessa avevano voluto fuggire > un terremoto pone fine a questo sogno ma resta una speranza di salvezza, cioè la prostituta diventata madre (maternità che redime la profanità) e il bambino (futuro dell’umanità) - Lazzaro insegue un’utopia religiosa; Pirandello colpisce la religione dogmatica (prigione della forma) mostrando invece attenzione agli atti di bontà, misericordia e amore - nei Giganti della montagna (mancanti del terzo atto) Pirandello insegue l’utopia della redenzione dell’umanità attraverso l’arte - sono presentati due punti di vista riguardo al destino dell’arte in un mondo moderno sempre più dominato dal profitto e dallo sviluppo: Cotrone preserva la purezza dell’arte grazie all’isolamento in una villa abbandonata; Ilse invece è convinto di avere una missione sociale da compiere, cioè rappresentare per gli uomini di tutto il mondo uno spettacolo > lo rappresenta davanti al popolo che vive sulla montagna sotto il governo dei giganti ma la compagnia teatrale viene sbranata perché quella popolazione non è pronta a comprendere il messaggio dell’opera - nei giganti e nei loro servi si è voluta vedere un’allusione al regime fascista e all’esibizione di forza e violenza AVANGUARDIE I crepuscolari - Non sottoscrissero un manifesto e non ebbero una rivista propria < dispersione geografica - Torino: Gozzano, Chiaves, Gianelli, Oxilia, Vallini - Roma: Corazzini, Marrone. Martini - Firenze: Moretti e Palazzeschi - 1910, La Stampa < Borgese, poesi infantile e malinconica – epilogo di una stagione sontuosa - Non è più tempo di vati - Modelli: poeti fiamminghi - Margini della vita < malattia - Interni domestici, la provincia come dimensione dell’anima – mondo “in minore” - Stile con funzione desublimante, linguaggio smorzato e metrica regolare - Vergogna Gli anarchici - Tendenza a sabotare il canone consacrato - Lucini, Govoni (Gli aborti, 1907), Palazzeschi (Incendiarui) - Rifiuto a priori di ogni regola per una libertà assoluta come condizione imprescendibile di autenticità poetica - Genio guastatori - Affossare il concetto di impoetica – estetica del brutto - Coscienza della morte dell’arte come scempio del bello, come esposizione provocatoria del suo rovescio - Linguaggio diretto, privo di filtri, lessico antilirico ed effetti stridenti - Il verso libero I futuristi - Programma di intervento articolato e globale – rinnovamento dell’estetica e dei linguaggi - 1909, Poesia (fondata a Milano nel 1905), Marinetti pubblica il Manifesto, un decalogo con tono profetico - Contro il sentimento romantico - Donna come ostacolo alla nascita di un nuovo prototipo di umano - Regno della macchina – velocità - Parole in libertà e tavole parolibere - Osmosi tra le arti I vociani - La Voce, 1908, Giuseppe Prezzolini, con De Robertis nel 1914 diventa rivista letteraria - Rinnovamento del linguaggio letterario novecentesco - Lirica e autobiografia + esame di coscienza - Renato Serra, Esame di coscienza di un letterato, 1915 - Scipio Slataper, Il mio Carso, 1912 - i versi di Gozzano traggono la loro linfa vitale dal pensiero e consolano di tutto, anche della morte, grazie alla cura della forma > le forme chiuse e le strutture regolari hanno un effetto rasserenante - la sua poesia non presenta alcun pathos, alcun’effusione lirica, perché Gozzano seda i sentimenti e smorza volontariamente i toni - questo non è sintomo di una debolezza compositiva perché i suoi versi sono ricchi di citazioni di autori canonici e poeti simbolisti e fiamminghi > effetti parodistici nei confronti delle opere citate; oltretutto è innovativo nella scelta delle rime, a volte semplici e altre volte inconsuete e stridenti UMBERTO SABA (1883-1957) BIOGRAFIA - nato a Trieste, conosce il padre solo da adulto, la madre è ebrea e lo rifiuta così viene allevato dalla nutrice Peppa (tempo idilliaco), ma quando Saba ha 3 anni la madre lo porta via con sé (trauma) - vita segnata dall’angoscia, malessere esistenziale, crisi nervose e depressive; discriminazioni razziali e difficoltà economiche; numerosi ricoveri in cliniche psichiatriche - studente autodidatta, non porta a termine gli studi regolari - nel 1907 viene chiamato alle armi per il servizio di leva > Versi militari - nel 1909 sposa Carolina dalla quale ha una figlia; apre un negozio di articoli elettrici - tra il 1912 e il 1915 ha una lunga crisi coniugale; alla fine si trasferisce a Bologna e poi a Milano, dove dirige il caffè concerto “Taverna rossa” - nel 1910 assume come nome Umberto Saba (non Poli) > cancella la memoria del padre e della madre - acquista una librerai antiquaria > stabilità economica - nel 1921 esce la prima edizione del Canzoniere (raccolta della sua produzione poetica fino a lì) - nel 1929 ricorre alla psicanalisi che in un primo momento gli fornisce la chiave di lettura del proprio malessere esistenziale > Piccolo Berto - nel 1938 è vittima delle leggi razziali; costretto a cedere la libreria e nel 1943 a fuggire a Firenze con la famiglia vivendo nascosto - nel 1945 va a Roma per collaborare con qualche giornale - escono una seconda e una terza edizione del Canzoniere e una Storia e cronistoria del Canzoniere - muore nel 1957 in clinica LA POESIA ONESTA - Saba non ha mai voluto affascinare con gli artifici ma è sempre stato contraddistinto da senso della misura - non rifugge dalle parole della quotidianità - mescola la tradizione lirica con il linguaggio quotidiano dell’oralità > impasto di poetico e impoetico al confine tra prosa e poesia; nobilita il quotidiano e normalizza il solenne - non è un innovatore sul piano metrico: NO metrica barbara, preferenza per forme della lirica e della melica sette-ottocentesca; abbondanza di sonetti, canzoni e canzonette; pochi endecasillabi sciolti, uso frequente di versi brevi (quinario o trisillabo) - nel Canzoniere Saba racconta la propria vita e le persone e gli ambienti che presenta sono sempre in rapporto al suo vissuto - si sforza di risalire nel passato per trovare l’origine remota del suo male di vivere IL CANZONIERE - vi confluiscono via via tutte le raccolte che Saba pubblica nel corso degli anni - prima edizione nel 1921 già con pensiero di una struttura unitaria; progetto ripreso alla fine della guerra fino alla morte - NO raccolta di versi ma canzoniere, quindi di impianto strutturale e con i testi collegati tra loro (es: trapassi da una sezione all’altra che fungono da cerniera) - l’ordine dei testi rispetta quello cronologico di stesura, con unica deroga concessa alla sezione Cuor morituro - si ha l’impressione di leggere un’autobiografia in versi poiché molte sezioni corrispondono a momenti di vita, ma ci sono 3 chiavi che fanno capire che Saba non mira solo a questo: 1) Alcune sezioni hanno titoli che non rimandano a un periodo esplicito > non interessa sottolineare troppo l’aspetto autobiografico 2) La sezione Ultime cose non chiude il libro ma Saba non la sposta mai, segno che si sente particolarmente affezionato perché gli evoca il pensiero di dittatura, guerra e persecuzioni razziali 3) Autobiografia, Il piccolo Berto ed Epigrafe non sono poste alle estremità del libro ma rispettano l’ordine cronologico di stesura - se ne deduce che ciò che preme a Saba è documentare non i fatti i sé ma i moti interiori, gli stati d’animo della sua vita > il Canzoniere è la storia di un’anima che mira alla ricerca della verità su di sé - l’ordine cronologico dei testi permette di rimanere fedele alla vita intima e profonda, che coincide solo in parte con la cronaca superficiale degli eventi - sia cala nella dimensione dell’inconscio ricadendo nel tempo circolare > torna spesso sui traumi che stanno all’origine della sua poesia - è suddiviso in 3 volumi senza titolo: 1. TEMPO DELL’ESPERIENZA = Saba sperimenta gioie e delusioni della vita > romanzo di formazione; dominanti dell’amore e delle armi (leva militare e guerra) 2. TEMPO DELLA CONOSCENZA = ripercorre la propria esistenza per carpirne i segreti, vuole conoscere le cause profonde del proprio malessere e le leggi universali che regolano la vita umana; inizia dalle voci discordi della sua coscienza (i suoi genitori) per poi risalire ai traumi infantili (Il piccolo Berto) 3. TEMPO DELLA SAPIENZA = nella vecchiaia raggiunge la sapienza con due conseguenze: sostituzione della materia autobiografica con storie e leggende del mito e della letteratura, meno pulsione narrativa e più vena epigrammatica; non ha più motivo di rovistare nella propria infanzia perché il dolore è universale; disincanto generale ma aria sentenziosa e pedagogica di chi vuole comunicare le pillole di saggezza conquistate con la sofferenza ERNESTO E ALTRE PROSE - Saba ebbe sempre l’impressione di non essere stato compreso dalla critica e arriva a farsi critico di se stesso > Storia e cronistoria del Canzoniere (1948) = parla di sé in terza persona ripercorrendo l’intero svolgimento della sua opera poetica e cercando di imporre un’interpretazione ufficiale - Scorciatoie e raccontini (1946) contiene 165 scorciatoie (prose molto brevi volte a smascherare pregiudizi e ipocrisie > Saba civile impegnato a denunciare orrori dell’olocausto e del fascismo) e 13 raccontini, che svolgono in chiave aneddotica gli stessi temi - Ricordi-Racconti è un volume in tre sezioni: la prima è costituita da scritti giovanili sugli ebrei triestini del secolo precedente, la seconda da 7 novelle scritte nei primi anni ’10, la terza da 3 ricordi che guardano con nostalgia al primo periodo del ‘900 - nel 1975 viene pubblicato postumo il romanzo incompiuto Ernesto, una proiezione di Saba attraverso il quale l’autore racconta l’iniziazione sessuale con un uomo adulto (altrimenti non confessabile), che ha avuto un certo peso nella degenerazione del suo malessere; Saba ordina alla figlia di distruggerlo (senza successo) CAMILLO SBARBARO (1888-1967) BIOGRAFIA - nasce a Santa Margherita Ligure, orfano di madre in tenera età - nel 1911 esce la prima raccolta poetica, Resine; nel 1914 la seconda, Pianissimo - allo scoppio della guerra si arruola nella Croce Rossa e nel 1917 viene mandato al fronte - tornato a Genova collabora a varie testate giornalistiche e tiene lezioni private di latino e greco - nel 1941 si ritira a Spotorno conducendo una vita appartata e dedicandosi a traduzioni dal greco e dal francese - nel 1955 esce il terzo libro di poesie, Rimanenze - è anche autore di piccoli volumi di prose: Trucioli (1920), Liquidazione (1928), Fuochi fatui (1956) - muore a Spotorno nel 1967 IL TEMPO DELL’ARIDITÀ MINERALE - Resine (1911) è una raccolta di 22 liriche stampata grazie ai suoi compagni di liceo (uno dei quali ha deciso il titolo); nonostante la giovanissima età Sbarbaro dimostra una grande perizia tecnica - domina il paesaggio ligure con la tipica flora; però non è un locus amoenus ma è ritratto come una terra inospitale in cui per sopravvivere bisogna avere delle doti non comuni di adattamento > il pino è emblema della resistenza all’ostilità dell’ambiente, della condizione umana flagellata dalle avversità - il mondo non conosce la solidarietà e l’unico modo per sopravvivere è farsi bastare il poco - Pianissimo esce con la prima edizione nel 1914 nella collana della “Voce”, mentre le edizioni successive sono datate 1954 e 1960; il titolo proposto da Sbarbaro era Sottovoce > tono sommesso di un monologo sgorgato dal suo animo - clima vociano > materia autobiografica e taglio meditativo, lingua asciutta quasi prosastica - non sono testi slegati ma disegnano un percorso interiore > parte dal rifiuto della vita sociale, comprende che è lui il problema (aridità sentimentale), cerca di vincere questa freddezza muovendosi in 3 direzioni: gli affetti familiari, i drammi dei miserabili (per provare solidarietà e pietà), la natura - ogni sforzo però è vano perché l’aridità riprende sempre il sopravvento e lui non riesce mai a liberarsene del tutto - Trucioli (1920) è un poemetto in prosa strettamente collegato con Pianissimo che riverbera lo scacco esistenziale e che si sviluppa in pieno clima vociano - i trucioli sono i residui sparsi e piccoli di un lavoro letterario artigianale, ottenuti scavando e levigando dei frammenti del mondo > frammentarismo lirico tipicamente vociano; si tratta di piccole epifanie del dolore umano e dell’assurdità della vita ma con un importante ruolo dato al caso - processo di mineralizzazione del poeta > davanti all’ostilità degli uomini e della natura non resta che diventare pietra ed essere insensibile a tutto - anche la forma si cristallizza > sintassi scarnificata con segmenti anche brevissimi - da pietra il poeta può osservare il triste spettacolo della stoltezza e della bestialità umana, cogliendo i risvolti drammatici della vita quotidiana e il tragico sforzo degli esseri per resistere all’inclemenza del mondo - le 8 Poesie religiose sono raccolte in una sezione autonoma nell’edizione del 1947 delle Poesie e si tratta di commosse meditazioni religiose su grandi temi cristiani (come la storia della salvezza o le virtù teologali), dove la meditazione prende spesso forma di preghiera e si intride di elementi autobiografici - alla base di tutti i testi c’è un atteggiamento di gratitudine e di consolazione davanti alla misericordia di Dio - le fonti sono la Bibbia, la liturgia e la tradizione devota - la metrica è regolare, prevalentemente in terzine - i 4 Inni (1953-1956) occupano una sezione autonoma dei Canti dell’infermità - Il Gran grido = ripercorre il prodigio dell’amore di Dio verso l’uomo che dalla croce di Cristo si espande nella storia attraverso l’azione dei santi; Trittico = tre episodi biblici caratterizzati dalla misericordia di Dio e dalla gratitudine delle persone; L’Immacolata / Gesù il Fedele = presentano il ruolo di Gesù e di Maria nella storia della salvezza - i primi due contengono ampi squarci narrativi che parafrasano il racconto biblico, gli altri due sono più densamente teologici L’ULTIMA STAGIONE - nel 1955 esce il Curriculum vitae, un poemetto di oltre 300 versi con rime sporadiche in cui Rebora ripercorre la sua vita alla luce della cruciale svolta religiosa - si ispira alle Confessioni di sant’Agostino > autobiografia spirituale fissata nello schema di racconto, vicenda personale fatta di errori e sospinta verso la salvezza dell’anima sotto l’azione della Provvidenza; entrambi oltretutto si sono avvicinati tardi alla vera fede e il loro itinerarium ha compreso un giovanile traviamento amoroso, l’assimilazione di dottrine svianti e l’avvicinamento eccessivo alla vanagloria - Rebora oltre al gesto simbolico di stracciare libri e carte (rifiuto della poesia) rievoca l’episodio culminante della sua conversione: “La Parola zittì chiacchiere mie” > la conversione alla Parola di Dio impone che taccia qualsiasi chiacchiera, cioè ogni parola unicamente umana e quindi ingannevole perché non dispensatrice di verità - l’intero poemetto è un tributo di riconoscenza a Dio, che corregge l’uomo e si offre di salvarlo, e ha lo scopo di documentare i segni concreti della sua presenza misteriosa > per farlo si serve della memoria selettiva, che salva dall’oblio soltanto le esperienze che a posteriori si sono dimostrate significative - nel 1956 per festeggiare i 20 anni di sacerdozio l’editore Scheiwiller pubblica i Canti dell’infermità, cioè 8 poesie + 3 Pensieri; un anno dopo con lo stesso titolo esce un libro più corposo che comprende tutti gli scritti di Rebora degli ultimi 10 anni - dal 1955 Rebora viene colpito da attacchi di paralisi che gli impediscono di muovere gli arti e di parlare, ma lui accoglie questa disgrazia come un banco di prova per saggiare la forza della sua fede > si unisce alla sofferenza del sacrificio di Cristo a beneficio dell’anima degli uomini - in quest’ultima opera Rebora santifica il dolore e si consegna a noi lettori come immagine del Cristo flagellato e sanguinante che accoglie la sofferenza come segno della misericordia divina DINO CAMPANA (1885-1932) BIOGRAFIA - nasce in provincia di Firenze - affetto da gravi disturbi psichici che gli provocano scoppi d’ira - vive vagabondando per l’Italia e anche fuori > viaggio in America Latina nel 1908 per vivere come bracciante, viaggi per mezza Europa - nel 1915 chiede di partire come volontario per il fronte ma viene rifiutato per i problemi mentali - sperimenta più volte il carcere e ospedali psichiatrici, nell’ultimo dei quali (Castel Pulci) rimane dal 1918 al 1932, anno della sua morte - nel 1916 vive una breve ma intensa storia d’amore e contro la donna scarica tutta l’aggressività che si portava dentro, dettata anche da una gelosia delirante I CANTI ORFICI - uscito nel 1914, unico libro lasciatoci da Campana - con il titolo Il più lungo giorno viene consegnato nel 1913 a Papini e Soffici, intellettuali fiorentini direttori della rivista “Lacerba”, ma questi non solo non se ne interessano ma perdono anche l’unica copia manoscritta (ritrovata molti anni dopo e pubblicata nel 1973) - Campana non si dà per vinto e, spinto dal suo spasmodico bisogno di riconoscimento sociale, riscrive l’opera da zero utilizzando gli abbozzi e le stesure provvisorie dell’altro testo che aveva fortunosamente conservato - nei Canti orfici si nota un notevole progresso qualitativo > rielaborazione migliorativa dei testi già presenti e numerose aggiunte significative - è un prosimetro che mette insieme i poeti della notte di età romantica (Novalis) il Rimbaud delle Illuminazioni e il Nietzsche dionisiaco annunciatore della morte di Dio e dell’avvento della civiltà del Superuomo - il titolo si rifà a Orfeo, colui che per primo aveva varcato le porte dell’Ade, a cui nell’antichità erano dedicati riti misterici in previsione di un percorso iniziatico > misteri orfici - il percorso iniziatico dei Canti è fatto di continui svelamenti e, partendo dal mistero della notte, raggiunge il culmine con la finale “visione di grazia” - Campana ci porta attraverso un cammino ascetico fino alla verità servendosi di cronache fantasmagoriche dei propri vagabondaggi e di un modo di vedere le cose allucinato, visionario, onirico, portando l’esperienza personale a un livello universale superiore e fuori dal tempo - il mondo che il poeta descrive è quello degli emblemi e degli enigmi, non quello della realtà > serve per accedere alle verità ultime, nascoste ai comuni mortali - l’evento reale è mitizzato dalla memoria orfica, una memoria universale che contiene i tratti ancestrali del genere umano e permette di trasfigurare i dati reali in simboli, occasioni di conoscenza metafisica - Orfeo è anche il poeta divorato dalle Baccanti e quindi chi ne calca le orme va incontro a un tragico destino - il sottotitolo recita “La tragedia dell’ultimo dei Germani in Italia” (Germano = tipo morale superiore, barbaro e puro) > lui stesso è l’ultimo rappresentante di questo tipo, straniero in patria e circondato da gente mediocre; si sente assassinato da nemici fiorentini - la sua vicenda biografica dunque diventa il martirio del poeta barbaro, espressione superstite di un’umanità incorrotta, condannato a finire come Orfeo - Campana ci vuole dire che la fedeltà alla vocazione poetica non è indolore perché richiede dedizione assoluta e, nonostante l’impegno, comporta l’incomprensione e l’ostilità dichiarata degli altri
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved