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DA PRIMA DELLA FONDAZIONE DI ROMA ALLA FINE DELLA TERZA GUERRA PUNICA: RIASSUNTO SCHEMATICO, Appunti di Storia

DA PRIMA DELLA FONDAZIONE DI ROMA ALLA FINE DELLA TERZA GUERRA PUNICA: RIASSUNTO SCHEMATICO

Tipologia: Appunti

2019/2020

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Scarica DA PRIMA DELLA FONDAZIONE DI ROMA ALLA FINE DELLA TERZA GUERRA PUNICA: RIASSUNTO SCHEMATICO e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! DA PRIMA DELLA FONDAZIONE DI ROMA ALLA FINE DELLA TERZA GUERRA PUNICA L’ITALIA PRIMA DI ROMA In Italia, le tracce più consistenti di Homo Sapiens risalgono all’epoca del Paleolitico: erano formarono i primi insediamenti formati da piccoli gruppi di cacciatori e raccoglitori che vivevano in ripari naturali come le grotte.; costruivano inoltre armi e utensili con la pietra, che spesso utilizzavano come mezzo di baratto. Con la scoperta dell’agricoltura, e la necessità di risiedere stabilmente in una località, sorsero i primi villaggi; le più antiche tracce di questo nuovo modo di vivere risalgono a circa 9.000 anni fa. Intorno al V millennio a.C. iniziò a diffondersi la fusione del rame (questo periodo storico prese infatti il nome di età del rame): una tecnica difficile che si avvaleva di un metallo raro, il quale in molti casi doveva essere importato. Con l’età del rame si affermò una classe dominante di guerrieri, identificabili proprio dai ricchi corredi in rame delle loro tombe. L’età del rame termina in Europa verso il 2.300 a.C., con l’affermarsi dell’uso del bronzo, una lega di rame e stagno più facile da lavorare (questo periodo storico prese infatti il nome di età del bronzo). Nell’età del bronzo gli insediamenti si consolidarono dotandosi delle prime mura protettive e si diffuse l’uso di tesorizzare la ricchezza, accumulando oggetti in bronzo. In questo periodo emersero alcune civiltà con proprie peculiarità: • la civiltà delle palafitte tra Veneto, Trentino e parte della Lombardia; • la civiltà delle terramare in Emilia, che costruiva palafitte circondate da un fossato riempito d’acqua; • la civiltà nuragica in Sardegna, formata da contadini e pastori guerrieri che vivevano in capanne e che, in caso di pericolo, si rifugiavano in alte torri di pietra dette appunto “nuraghi”. Intorno al 1.000 a.C. i popoli dell’Italia centrare impararono ad usare il ferro (questo periodo storico prese infatti il nome di età del ferro); in quel periodo si diffuse la civiltà villanoviana, che si caratterizzò per l’usanza di cremare i defunti e di conservarne le ceneri in urne funerarie. In tutta la penisola, intorno al 500 a.C. era presente una moltitudine di popolazioni: • lungo le dorsali appenniniche vivevano liguri, umbri, sanniti, etruschi, latini e piceni; • a sud vivevano messapi, lucani, bruzi e siculi. Tre popolazioni provenienti da regioni esterne alla nostra penisola ebbero notevole influenza sulla civiltà italica: stiamo parlando dei Celti, dei Fenici e dei Greci. • I Celti erano un popolo di guerrieri d’oltralpe, diviso in vari nuclei tribali. Alcuni di loro, verso il 600 a.C. oltrepassarono i valichi alla ricerca di terre fertili da coltivare, stanziandosi nell’attuale Val Padana. Nei secoli successivi, desiderosi di prede e di ricchezze, i celti giunsero fino all’Italia centrale, mettendo a dura prova la resistenza dei popoli italici; • I Fenici, spinti dall’espansione dei loro traffici commerciali, fondarono empori commerciali in tutto il Mediterraneo, e poi vere e proprie colonie, tra cui la città di Cartagine. Questa divenne ben presto una potenza, che si coalizzò con gli Etruschi, limitando l’espansione greca in Occidente; • i Greci fondarono numerose colonie sulla costa dell’Italia meridionale e insulare. L’influsso della cultura ellenica (greca) sui popoli italici fu molto profondo. In questo mosaico di popolazioni, la prima civiltà ad emergere, per originalità e potenza, fu quella degli Etruschi, che si sviluppò nell’area dell’attuale Toscana, del Lazio settentrionale e dell’Umbria, estendendosi fino alla Pianura Padana e alle coste della Campania. Abilissimi ingegneri, gli Etruschi furono i primi a costruire delle vere e proprie città dotate di mura imponenti intervallate da porte ad arco. L’arco rappresentò un grandissimo progresso architettonico e venne ereditato dai romani. Esperti artigiani, capaci commercianti e navigatori, gli Etruschi espressero una cultura raffinata e ricca di vitalità. La civiltà etrusca ebbe un carattere fortemente aristocratico e raggiunse la sua massima potenza nel VI Secolo a.C.; successivamente, la pressione dei greci e dei Celti ridusse il territorio etrusco ad una limitata zona compresa tra il fiume Armo e il Tevere. Le donne romane erano più rispettate di quelle greche: si sposavano da piccole, quasi mai per amore e conservavano la propria dote (patrimonio); dovevano occuparsi della casa e crescere i figli, impartendo l’educazione stabilita dal padre. Le leggi romane concedevano anche il divorzio. Il termine gens indica gruppi di famiglie aventi un antenato prestigioso in comune: essi condividevano tutti i benefici della famiglia, come ad esempio il cognome. Tali gruppi di famiglie agiate (generalmente grandi proprietari terrieri di Roma) furono quelle che diedero vita alla classe sociale dei patrizi. Tutti coloro che non erano patrizi erano plebei: essi non erano quindi i discendenti di famiglie prestigiose. Erano cittadini liberi ma non possedevano terre: erano quindi artigiani, commercianti, contadini ecc.. Oltre all’origine sociale agiata oppure umile, vi era un’altra grande differenza tra patrizi e plebei: solo i patrizi potevano avere accesso al potere politico. Tra le due cassi sociali si creò un conflitto tra il V e il IV secolo a.C. definito appunto “ lotta tra patrizi e plebei”. Al fine di ottenere una parte del potere pubblico, i plebei adottarono una strategia invincibile: la “secessione dell’Aventino”. Quando la plebe arrivava alla secessione, ovvero alla “separazione”, usciva dalle mura della città e si accampava sui colli intorno a Roma (nel caso della secessione del 494 a.C. andò sul Colle Aventino) in attesa che i patrizi cedessero alle loro richieste; siccome i plebei erano coloro che svolgevano i mestieri più umili, i patrizi non potevano vivere per molto tempo senza usufruire del loro lavori. La secessione rappresentava in quel tempo un’arma di ricatto potentissima: lo scopo dei plebei era infatti finalizzato ad ottenere la parificazione dei diritti con i patrizi. A seguito di questa “rivolta” i plebei: • ottennero parte del potere politico a Roma (accesso alle cariche statali); • chiesero che le leggi venissero scritte, in modo tale da non essere cambiate a seconda della convenienza di chi le applicava: da un assemblea congiunta di patrizi e plebei nacquero così le XII Tavole di bronzo, le quali vennero pubblicamente appese nel Foro, la piazza più importante della città (esse contenevano precise disposizioni in tutti i campi del diritto: famiglia, eredità, commercio, proprietà, reati e relative pene, processo civile e penale ecc..); • ottennero il permesso di celebrare matrimoni misti: prima era invece vietato a un patrizio di sposare una plebea e viceversa; • nacque la figura dei Tribuni della plebe: essi erano 2 soggetti che venivano eletti dagli stessi plebei ed avevano il compito di rappresentare a livello politico la classe sociale della plebe, tutelando i suoi interessi. Essi avevano il diritto di veto, cioè potevano bloccare quei provvedimenti che non rispettavano i diritti della plebe. Queste conquiste appianarono i contrasti tra patrizi e plebei e portarono alla nascita di un’altra classe sociale: la nobilitas (famiglie patrizie e plebee più ricche, che avranno il potere per molto tempo). Per quanto riguarda la religione, poiché l’agricoltura era l’attività più importante, gli antichi romani veneravano le divinità legate all’agricoltura (es: Cerere era la dea del grano). Le divinità agresti (dell’agricoltura) erano affiancate da altre figure derivanti dalla religione greca, come ad esempio Giove (padre di tutti gli Dei, corrispondente al dio greco Zeus) Giunone (moglie di Giove e dea della famiglia, corrispondente alla dea greca Era), Minerva (dea della guerra e dell’ingegno, corrispondente alla dea greca Atena). La devozione più profonda dei romani era però riservata a: • Lari: erano le divinità che proteggevano l’interno della casa e i confini dei campi; • Penati: erano gli spiriti degli antenati defunti, le cui immagini dovevano essere conservate in piccoli altari in una stanza della casa. Durante il periodo monarchico, la figura centrale a Roma era ovviamente il Re, il quale: • era la suprema autorità religiosa; • era il comandante dell’esercito; • era il titolare del potere legislativo (potere di fare le leggi) e del poter giudiziario (potere di punire chi non rispettava le leggi). Oltre al re, nell’antica Roma vi era un altro importante organo: il Senato. Esso era una sorta di assemblea che consigliava il re e i suoi membri (generalmente anziani, in quanto dotati di saggezza ed esperienza) avevano il diritto di restare in carica a vita, cioè fino alla loro morte. L'originario Senato romano, fondato da Romolo nel 753 a.C., venne reclutato solo fra il patriziato romano, ma i plebei entrarono ben presto a farne parte, secondo alcune fonti storiche, già al tempo di Servio Tullio, o al più tardi nel primo anno della Repubblica. Nell’antica Roma c’era inoltre la Magistratura: con questo termine veniva intesa ogni carica pubblica, per lo più elettiva e temporanea (i membri restavano in carica solo 1 anno, al fine di evitare che i soggetti che ne facevano parte accumulassero troppi poteri.). Il termine “magistratura” ha in seguito designato una specifica funzione pubblica, quella dei magistrati preposti all'amministrazione della giustizia. Queste cariche (sia del Senato che della magistratura) erano: • collegiali: dovevano esserci almeno 2 persone, in modo da controllarsi a vicenda; • elettive: queste cariche non si acquisivano per eredità, ma tramite elezione; • gratuite: non era prevista alcuna retribuzione, quindi solo le persone già ricche potevano dedicarsi a questa attività. La dittatura era una magistratura che si utilizzava solo in caso di emergenza (es: durante la guerra); il potere veniva accentrato nelle mani di una sola persona, che doveva portare a termine determinati compiti. Questa carica aveva una durata massima di 6 mesi. L’ESPANSIONE DI ROMA IN ITALIA E NEL MEDITERRANEO L’espansione di Roma in Italia. Tra il VI e il III secolo a.C. Roma si espande dapprima nel Lazio e poi in tutta l’Italia centromeridionale. Sconfiggendo le altre popolazioni italiche, arriva così a controllare un ampio territorio. La scelta di stringere con gli sconfitti Latini un’alleanza chiamata “Lega latina”, si dimostra lungimirante e porta Roma a vincere anche contro gli Equi e i Volsci, popoli rivali; nel 396 a.C. Roma distrugge la città etrusca di Veio. A partire dalla distruzione di Veio, entro il III sec. a.C. Roma si impadronisce di tutta l’Etruria. Nel 390 a.C. la Repubblica romana subisce l’umiliazione dei Galli (nome con cui i romani chiamavano i Celti), i quai saccheggiarono la città, imponendo ai romani di pagare un riscatto in oro: i Galli non avevano mire espansionistiche quindi, una volta ottenuto il ricco bottino, si ritirarono spontaneamente. Tra IV e III secolo, però, Roma si riprende e sottomette prima i Latini, poi i Sanniti (dopo 3 lunghe guerre). I romani vincono anche grazie al fatto che avevano appreso nuove armi e nuove tecniche di combattimento. Una delle più importanti città greche in Italia, Taranto, preoccupata per l’avanzata dei romani, chiede aiuto a Pirro, re dell’Epiro (attuale Albania); egli sbarca con il suo esercito fornito di elefanti, e questo fatto prende alla sprovvista i romani, che incassano alcune sconfitte. Tuttavia la battaglia finale viene vinta a Benevento dai romani nel 275 a.C.: Pirro deve ritirarsi e dopo pochi anni anche Taranto è costretta ad arrendesi ai romani. L’espansione di Roma nel Mediterraneo. Dopo la resa di Taranto l’intera Italia meridionale è nelle mani dei Romani: diventa quindi inevitabile lo scontro tra Roma e la potenza di Cartagine, che domina il Mediterraneo Occidentale (Africa, Spagna, Corsica, Sardegna e parte della Sicilia). Iniziano così le guerre puniche romani e cartaginesi (nome con cui venivano chiamati i Fenici). La Prima guerra punica inizia nel momento in cui la città di Messina chiede aiuto ai romani per difendersi da Cartagine; i romani non hanno esperienza marinara, ma si dotano di una potente flotta e imparano presto le nuove tecniche di combattimento. La guerra si conclude con la vittoria di Roma al largo delle isole siciliane delle Egadi nel 241 a.C. e Cartagine è costretta a sgomberare la Sicilia. In breve tempo anche la Sardegna e la Corsica vengono liberate.
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