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DA STAMPARE RICERCA QUALITATIVA, Sintesi del corso di Metodologia Della Ricerca Psicologica

Riassunto del libro "La ricerca qualitativa in educazione" di Luciano Cecconi, 2002.

Tipologia: Sintesi del corso

2013/2014

Caricato il 06/11/2014

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4.2

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Scarica DA STAMPARE RICERCA QUALITATIVA e più Sintesi del corso in PDF di Metodologia Della Ricerca Psicologica solo su Docsity! Riassunto: La ricerca qualitativa in educazione Capitolo 1 La ricerca qualitativa è un’attività situata, che colloca l’osservatore nella realtà, si compone di un insieme di pratiche interpretative attraverso le quali la realtà acquista visibilità, trasformano la realtà in una serie di rappresentazioni F 0 E 0 interviste, fotografie, registrazioni, richiede un approccio alla realtà di tipo naturalistico-interpretativo. Studiano le cose nel loro ambiente naturale. MERRIAM individua 5 caratteristiche comuni a tutte le ricerche qualitative: 1) presupposto filosofico: è il concetto che la realtà è costituita dalle interazioni degli individui con i loro contesti sociali; la r.q. implica una relazione diretta con l’esperienza, occorre partire dalla prospettiva dei partecipanti al fenomeno 2) il ricercatore è lo strumento primario del processo di analisi e raccolta dei dati 3) la r.q implica generalmente l’analisi sul campo 4) usa strategie di ricerca di tipo induttivo, i ricercatori induttivi, sperano di trovare una teoria che spieghi i loro dati 5) il prodotto di uno studio qualitativo è fortemente descrittivo, Merriam afferma che nella r.q. vi è la flessibilità del disegno della ricerca, e che il campione è (ma non sempre) di tipo casuale e piccolo • centralità dei soggetti studiati • attenzione all’esperienza nella sua globalità e alle singole variabili • differenze tra ricerca qualitativa e quantitativa: 1. disegno della ricerca F 0 E 0 progetto 2. costruzione base empirica 3. organizzazione dati si compiono scelte diverse a seconda del tipo di ricerca 4. analisi dati 5. esposizione risultati Il campo della ricerca qualitativa è definito dalla combinazione di varie componenti: a) disegni di ricerca (studi di caso, ricerca-azione) b) tecniche di analisi dei dati (analisi del contenuto) c) orientamenti disciplinari (etnografia, storie orali) I diversi tipi di combinazione possono essere ricondotti a 3 orientamenti di base: orientati al linguaggio, alla descrizione interpretazione o alla costruzione di teorie. I diversi tipi di r.q. possono essere definiti anche in base al tipo di domanda che il ricercatore si pone al momento dell’avvio dell’indagine. In ambito educativo alcuni tipi di r.q. sembrano essere prevalenti F 0 E 0 Merriam ne elenca 5: 1) studi qualitativi di base o generici: cercano di scoprire e comprendere un fenomeno, i dati sono raccolti per mezzo di interviste. I risultati sono un misto di descrizioni e analisi. Le analisi di questo tipo non sono finalizzate a costruire teorie. 2) studi etnografici: è una forma di r.q. per studiare le società umane e le culture. Interpretazione socio-culturale dei dati; sono stategie per la raccolta dei dati 3) fenomenologia: sta alla base di tutti i tipi di r.q., il focus è l’essenza o la struttura di un esperienza, descrivere il fenomeno. In significato dei fenomeni può essere interpretato 4) grounded theory: teoria empiricamente fondata F 0 E 0 è una teoria sociologica che si prefigge di far scaturire formulazioni. Nasce negli anni 60 (stati uniti). La GT non si limita a descrivere un fenomeno, ma formula teorie che siano in grado di spiegare il fenomeno indagato. 3 aspetti di fondo della GT: a) metodo induttivo b) è il ricercatore che definisce i concetti, le categorie e le sottocategorie c) i concetti, le categorie e le sottocategorie non sono immutabili. Processo di codifica F 0 E 0 alcuni elementi non sono scontati quindi vanno spiegati e studiati, il ricercatore deve possedere la sensibilità teoretica (riconoscere gli elementi + importanti) 5) studio di caso: si basa essenzialmente sulla raccolta di dati riguardanti un caso, si avvale sia delle tecniche qualitative che quantitative. Consiste nella convinzione che i sistemi umani possiedano la caratteristica di interezza e integrità. Il caso è un sistema integrato (persona, gruppo, fenomeno). L’oggetto di studio a differenza degli altri metodi è una singola unità “sistema limitato” Caratteristiche e processo: particolaristico F 0 E 0 focalizzato su un evento descrittivo F 0 E 0 perché è una ricca e completa descrizione dell’oggetto d’indagine euristico F 0 E 0 vuole portare il lettore alla comprensione del fenomeno alla scoperta di nuovi significati. È un processo articolato in 4 fasi: 1) selezione del caso o dei casi 2) lavoro sul campo; che a sua volta comprende la raccolta di documentazione, osservazione, intervista e analisi dei dati 3) organizzazione dei documenti 4) rapporto finale tipi di studi di caso: Stake ne individua 3 1) intrinseco F 0 E 0 quando ha lo scopo di comprendere meglio un caso particolare 2) strumentale F 0 E 0 quando ha lo scopo di pervenire a delle intuizioni o per ridefinire delle generalizzazioni 3) collettivo: + casi allo scopo d’indagare un fenomeno Stenhouse ne elenca 4 1) etnografico 2) nella ricerca azione: produrre un cambiamento nel caso oggetto d’indagine 3) valutativo 4) educativo Merriam propone una classificazione degli studi di caso basata su due criteri: la disciplina di riferimento dello studio e la funzione principale dello studio. Nel primo si trovano gli studi di caso etnografici e storici, nel secondo gli SDC descrittivi, interpretativi e valutativi. Il progetto Quasi Nel 1999 il centro europeo dell’educazione (CEDE) decide di avviare un progetto finalizzato all’elaborazione di un sistema di valutazione per la scuola dell’infanzia. Quest’ultima non consente di fissare l’apprendimento come oggetto di valutazione. L’attenzione deve invece orientarsi verso l’insieme delle condizioni che permettono al bambino di svilupparsi al meglio. Al centro dell’attenzione valutativa, si trova quindi il servizio educativo erogato dalla scuola. Il problema del progetto Quasi era nel trovare un modo per comprendere i significati attribuiti al concetto di “buona scuola”. Il gruppo di lavoro del progetto quasi, individuò due linee d’azione: - creazione di 3 laboratori regionali - studio di caso su sei scuole Il percorso, seguito dai laboratori, era diviso in 4 fasi: - focus group sul tema della qualità - laboratorio con i docenti - costruire un elemento di auto-valutazione - collaudo nelle scuole dello strumento e revisione Il compito + impegnativo fu il realizzare lo studio di caso Capitolo 2 Intraprendere un progetto di ricerca significa, in primo luogo scegliere una strategia. 3 fattori: - la natura dell’oggetto dell’indagine - la necessità o meno di esaminare i soggetti dello studio direttamente sul campo - la natura temporale degli eventi da esaminare Quando l’esigenza del ricercatore è di comprendere e studiare una realtà evolve con un sistema di molteplici fattori, la prospettiva scientifica e quantitativa cede il passo alla ricerca qualitativa. All’interno di questa strategia sembra prestarsi meglio di altre a rappresentare la vera natura di un progetto di ricerca: l’osservazione di comportamenti non manipolabili, la registrazione di eventi di vita reale contemporanei, direttamente dal vissuto dei soggetti coinvolti, la raccolta e il trattamento di una grande varietà di prove e di una molteplicità di fonti. Questa strategia è lo studio di caso. A fronte di queste due possibilità vi è una terza alternativa che prevede: - la selezione e classificazione degli eventi e dei dati + significativi per lo studio del fenomeno - due diverse tecniche non saranno mai utilizzate intenzionalmente per acquisire lo stesso tipo di informazione. I dati e le info prodotte da uno studio di caso derivano abitualmente da 6 diverse fonti: documenti, registrazioni, archivio, interviste, osservazioni dirette a partecipare, oggetti fisici. Individuare tecniche e fonti di raccolta La triangolazione consente al ricercatore di sovrapporre e combinare queste sei fonti e quindi + tecniche di raccolta, al fine di compensare le eventuali debolezze specifiche e sostenere l’attendibilità dei risultati. Perche ricorrervi? Tanto + il ricercatore ottiene dati diversi, tanto + ricca sarà la sua interpretazione e tanto + credito potrà avere. La ricerca sociale offre diversi modelli operativi: • la triangolazione dei dati; basata sulla differenziazione dei punti di vista e la valorizzazione delle convergenze • triangolazione del ricercatore; implica il confronto di osservazioni e interpretazioni prodotte da + ricercatori • triangolazione metodologica; consiste nel ricorrere a varie tecniche di raccolta dati al fine di ottenere + forme di espressione e di discorso I documenti e le registrazioni di archivio Documenti scritti e registri di archivio, giocano un ruolo fondamentale in qualsiasi tipo di ricerca. Molti vantaggi: • effettuare indagini su soggetti con i quali non è + possibile entrare materialmente in contatto • implicano una reattività scarsa o nulla • particolarmente appropriate per analisi estese su lunghi periodi di tempo • possono riguardare campioni di soggetti molto ampi • possono raccogliere informazioni riguardanti comportamenti o azioni spontanee del passato • implicano costi generalmente inferiori l’analisi del contenuto può essere effettuata attraverso: • la definizione di categorie esclusive funzionali al contenuto e alle unità di analisi del testo • la registrazione delle frequenze con cui ciascuna delle categorie ricorre nel testo Anche queste fonti possono dimostrarsi poco attendibili. La limitata resistenza del supporto cartaceo ne condiziona la conservazione. La scarsa standardizzazione dei formati può rendere difficile qualsiasi forma di comparazione o codifica. L’intervista individuale e di gruppo L’intervista rappresenta una delle + impo fonti di info anche per gli studi di caso. Il ricercatore può in un tempo relativamente breve: • stimolare gli informatori-chiave ad esporre punti di vista personali sull’oggetto di studio o su eventi ritenuti significativi • confermare o approfondire fatti già stabiliti o noti • registrare il punto di vista di un ampio campione di soggetti utili Uno dei principali vantaggi è la flessibilità. Per contro le interviste possono rappresentare la fonte più impegnativa, in termini economici, temporali, organizzativi e logistici. Lo stesso intervistatore può, inoltre, condizionare i risultati dell’intervista o interpretare erroneamente i dati. Fattori determinanti nell’utilizzo dell’intervista: • la cura nella formulazione delle domande • l’attenzione alla relazione con il soggetto intervistato • la condivisione tra i ricercatori di specifiche procedure di registrazione, campionamento e analisi delle risposte raccolte • la verifica incrociata dei dati raccolti con le informazioni provenienti da altre fonti L’osservazione diretta e partecipante Anche l’osservazione di comportamenti o ambienti può essere utilizzata come fonti di prove. Utile soprattutto se l’obiettivo richiede lo studio dei comportamenti non verbali individuali e di gruppo. Essa consente: • registrare in modo flessibile e informale, molteplici variabili • scoprire la globalità dell’individuo, così come questa si manifesta nel suo ambiente naturale • operare senza i vincoli tipici delle altre forme di inchiesta L’osservazione diretta può prevedere criteri + o – formali di raccolta, o la produzione di documenti fotografici; in entrambi i casi la registrazione dovrebbe essere svolta in concomitanza con altre modalità di raccolta. L’affidabilità di un’osservazione diretta può essere aumentata utilizzando + osservatori contemporaneamente. L’osservazione partecipante è prevista nei casi in cui è utile che l’osservatore prenda parte alle attività osservate, assumendo un ruolo interno/esterno. L’utilizzo di questa fonte comporta un’attenta valutazione di benefici e svantaggi. Consente di accedere a eventi o a gruppi normalmente inaccessibili ad altre forme di ricerca, e di manipolare eventi e situazioni; allo stesso tempo implica che il ricercatore sia in grado di sostenere l’impegno richiesto dall’interpretazione del doppio ruolo. Un’ ulteriore fonte di prove per lo SDC sono le prove fisiche, cioè l’insieme dei prodotti fisici materiali, creativi, culturali, tecnologici, che possono essere raccolti, osservati all’interno del campo di ricerca. Le procedure di campo, definiscono un insieme di regole e criteri di svolgimento e raccolta, adottate e applicate da tutti i ricercatori impegnati nella raccolta. Queste definiscono per esempio, i criteri di accesso agli archivi, le modalità di consultazione e l’eventuale duplicazione delle fonti. Nel caso delle interviste, le procedure di campo possono stabilire: durate, profili di possibili destinatari, modalità di conduzione e di svolgimento, format e check list di domande. Definire il piano di raccolta dei dati Altri elementi utili per l’organizzazione delle attività: -strutture e contesti presso i quali verrà effettuata la raccolta; quantità di riferimento (n interviste) - nominativi dei ricercatori, pianificazione temporale e tempi assegnati per ciascuna attività - criteri di aggiornamento o revisione - modalità di archiviazione e classificazione dati Lo SDC genera molti documenti che necessitano di uno spazio fisico di immagazzinamento F 0 E 0 database Questa archiviazione dovrebbe prevedere sempre la compilazione di apposite schede di registrazione contenenti: codice identificazione documento, nome del ricercatore, categoria del documento e relative sottocategorie, brevi descrizioni, formati disponibili di archivio (copia cartacea, originale cartaceo), data di raccolta e di archiviazione, motivazione della raccolta dati. La possibilità di condividere in rete il database, consentirebbe ai ricercatori di aggiornare in tempo reale il database centralizzato e quindi tutti i ricercatori devono poter accedervi. Solo un buono ricercatore è in grado di adattare le esigenze del piano di raccolta dei dati, alla imprevedibilità di accadimenti reali. Controllare la qualità dei dati 3 principi fondamentali: convergenza delle prove F 0 E 0 opportunità di utilizzare fonti molteplici di prove e di sviluppare linee convergenti d’inchiesta mediante processi di triangolazione concatenazione di prove F 0 E 0 aumentare il livello di affidabilità delle informazioni e di validità del caso, garantendo a un osservatore esterno di ripercorrere tutti i passi del ricercatore, e alla fine arrivare alle medesime conclusioni dello studio. È necessario che nel rapporto finale: -siano evidenziate tutte le connessioni esplicite tra domande, dati e conclusioni -siano richiamate tutte le prove prodotte dalla raccolta dei dati -per ciascuna prova siano fornite info in merito alle circostanze della raccolta e che siano coerenti col protocollo creazione di un database F 0 E 0 ogni progetto consenta ai ricercatori di esaminare la documentazione prodotta, e tale documentazione sia differenziata in 3 tipologie: dati, prove vere e resoconto. Pianificare analisi dati raccolti Consiste nel: -descrivere, categorizzare, catalogare, interpretare i dati concreti -condurre su di essi ragionamenti induttivi e deduttivi, allo scopo di generare risultati in forma di resoconti, modelli e teorie L’obiettivo di un protocollo operativo, potrebbe essere quello di definire una metodologia generale, attraverso la quale produrre prove in maniera appropriata e ricavare possibili conclusioni. 3 diversi livelli di analisi e interpretazione dei dati: -narrazione descrittiva (1) -costruzione intuitiva dei concetti e di categorie per lo studio di un caso singolo (2) -lo sviluppo di una teoria esplicativa (3) (1) per procedere alla narrazione occorre estrarre dai contenuti di dati, unità di informazioni, e ciascuna unità deve F 0 E 0 essere euristica (rivelare info pertinenti); essere completamente auto consistente (interpretabile in assenza di altri dati) Per individuare le unità di informazione: -procedere alla lettura di un intero set di prove alla volta, inserire note a margine, domande e commenti -registrare alcuna unità nel database -confrontare continuamente tra di loro le unità di info via via individuate -procedere con i set successivi di dati Per procedere è necessario che tutti i set di dati raccolti siano stati precedentemente organizzati, classificati e codificati all’interno del database del progetto. (2)raggruppare in categorie e sottocategorie le unità di info prodotte dal 1° livello e che hanno qualcosa in comune. Le categorie rappresentano delle astrazioni derivate dai dati (e non i dati stessi). In numero di categorie da utilizzare è variabile, dipende dai dati disponibili e dal focus della ricerca. Troppe categorie possono restringere troppo l’analisi. Dipende da F 0 E 0 n. di soggetti che la menzionano, credibilità dell’audience, unicità o meno della categoria, n. di dati-item non assegnabili, confronto con altri ricercatori. I nomi delle categorie possono essere mutati da almeno 3 fonti: il ricercatore, i partecipanti e le fonti esterne allo studio stesso. L’elenco della categorie utili può essere costruito generando una lista delle regolarità ricorrenti. Per l’efficacia delle categorie F 0 E 0 queste dovrebbero riflettere i postulati definiti nell’ambito del disegno della ricerca, essere esaustive, dovrebbero escludersi a vicenda (una particolare unità rientrare in un’unica categ), denominazione precisa, categorie concettualmente congruenti. (3)il ricercatore utilizza le categorie definite al livello precedente per: -stabilire una serie di legami, focalizzando l’attenzione su come e perché diversi casi abbiano potuto produrre lo stesso tipo di risultato -formulare proposte ai quesiti iniziali proposti dal disegno di ricerca -elaborare delle conclusioni generali La costruzione di spiegazioni resta un’operazione dichiaratamente narrativa e iterativa. La costruzione iterativa della spiegazione può essere rischiosa. Due strategie a disposizione del ricercatore: 1) teorizzare deduttivamente correlazioni significative 2) verifica induttiva dei postulati teorici F 0 E 0 Questa tecnica nota come pattern-matching può generare 3 esiti: Il primo passo per rendere operativa una strategia di ricerca è quello di individuare una bibliografia tale da circoscrivere una lettura di riferimento che aiuti a costruire una struttura teorica per il disegno della ricerca stessa. Il PANEL è un gruppo di esperti e testimoni privilegiati e deve definire le procedure di rilevamento. .II PASSO Disegno della ricerca F 0 E 0 esso deve soddisfare 3 condizioni: 1) deve poter prevedere la costruzione di strumenti adeguati all’indagine delle differenti fonti a disposizione, individuare concordanze e discordanze fra elementi, deve essere pensato in funzione dell’integrazione fra dati differenti; sia qualitativi che quantitativi 2) la costruzione del disegno necessita di un approccio multidimensionale che includa il contesto e i diversi soggetti coinvolti, il disegno dovrà essere aperto e flessibile da permettere la ridefinizione degli stimoli provenienti dall’osservazione sul campo 3) se lo studio di caso è multiplo il disegno dovrebbe essere progettato secondo tempi e luoghi precisi. Il disegno rappresenta la struttura concettuale di tutto il processo della ricerca. La strategia di ricerca dello SDC si distingue da altre indagini di tipo qualitativo, prevalentemente a carattere induttivo, per il fatto che le asserzioni analitiche riferibili a ciascun caso sono la conferma o meno di un tipo abduttivo delle asserzioni connesse ai quesiti di ricerca, delineati durante tutto il processo dello studio. Tali asserzioni sono analitiche non solo descrittive. Strumenti utilizzati durante la rilevazione sul campo (PROGETTO QUASI) Intervista a scuola F 0 E 0 domande semi-strutturate poste al rappresentante del sistema oggetto di studio. Permettono di cogliere info per costruire una piattaforma conoscitiva sul fenomeno. Le aree d’indagine dell’intervista rappresentano l’articolazione degli ambiti identificati dal PANEL: territorio, rapporti con i genitori, progetti, organizzazione, documentazione. _questionario genitori/docenti: costruiti per cogliere atteggiamenti, vissuti e opinioni da parte di genitori e insegnanti _osservazione diretta e partecipante: capire cosa accade in una determinata situazione, vita di gruppo + o meno strutturata _osservazione strutturata: scheda dove sono riportate le caratteristiche del fenomeno che il ricercatore è chiamato ad osservare, quadro teorico generale. Nel PQ la scelta di adottare una scheda di osservazione strutturata è stata dettata dall’esigenza di evidenziare oltre che a raccogliere dati delle tracce narrative da video-documentare. Osservazione documentaria F 0 E 0 video-foto Laboratorio esperienziale insegnanti F 0 E 0 creazione di un libro individuale, creazione di mappa drammaturgica • focus group • narrazione a tema • raccolta documenti • interviste semi-strutturate a testimoni privilegiati •..III PASSO Progressiva focalizzazione: modifica del disegno •..IV PASSO ANALISI DEI DATI F 0 D FF 0 E 0COSTRUZIONE DEI REPORT ANALISI DEI DATI F 0 E 0la metodologia dello SDC prevede che un fenomeno possa essere descritto grazie alla concordanza di elementi provenienti da diverse fonti. Il piano d’analisi del PQ ha previsto: tecniche quantitative/qualitative/tecniche-non-tecniche/ costruzione dei report. Esso è considerato il documento in cui si presentano in forma analitica e argomentata, i risultati della ricerca. Il Report dello studio di caso, essendo sintesi di esperienza e dati, mostra il limite della parola scritta in tutta la sua ampiezza; significa scegliere una prospettiva. Il ricercatore deve al contempo sia permettere al lettore di comprendere sia la vita dei soggetti che agiscono all’interno del sistema, sia le strutture di questi modi di vita. Nel PQ sono stati presentati 3 report. •..V PASSO RESTITUZIONE/DISSEMINAZIONE Il processo della costruzione del report è già una forma di restituzione. Restituzione e Disseminazione si sviluppano all’interno dello stesso percorso processuale. Analizzare, esporre e attraverso l’interazione ripensare. Es F 0 E 0messa in rete del sito del progetto CAPITOLO 4: UN ESEMPIO DI REPORT 4.1-Caratteristiche generali DESCRIZIONE DEL CIRCOLO DIDATTICO “N.FIORENTINO” DI MONTALBANO JONICO (PROGETTO QUASI) Il circolo didattico “N.Fiorentino” di Montalbano Jonico è composto da 4 plessi di scuola materna statale e da un plesso di scuola elementare statale; i problemi finanziari legati all’affitto dei locali, hanno recenetemente rischiato di mettere in discussione la sua sopravvivenza. La sede di via Sinni, focus principale dell’indagine è l’unica del circolo ad avere un giardino a disposizione; l’edificio ha un unico piano rialzato con accesso attrezzato per handicap. La storia di questa scuola è peculiare, finalizzata al “lavorare insieme”, alla condivisione. Nel 1996 un corso per insegnanti elementari, diventa l’occasione per iniziare a pensare alla realtà scolastica per sistemi, allo scopo di introdurre un metodo di lavoro che trasversalmente potesse connettere relazioni, organizzazione, apprendimenti. Da qui si ha inizio ad un “lavoro” di interazione fra scuola (alunni, insegnanti, educatori) e territorio (genitori, istituzioni). Viene sollecitato il lavoro congiunto degli insegnanti di una stessa sezione mirato alla costituzione di team progettuali di plesso e solo più recentemente, il lavoro degli insegnanti e dei dirigenti si è allargato alla comunicazione/condivisione interplesso. Ancora prima che la normativa sulla verticalizzazione fosse chiarita, il circolo didattico “N. Fiorentino” aveva già costituito un collegio dei docenti congiunto. Su queste basi si è costruita nel tempo una forte identità. 4.2-Le aree di attenzione individuate dal panel L’INTERAZIONE CON IL TERRITORIO La realtà socio-economica di Montalbano Jonico, prevalentemente legata all’agricoltura ed in parte al terziario e al commercio, è attualmente caratterizzata da una crisi nel settore agricolo e dall’aumento dei tassi di disoccupazione accompagnati da fenomeni di disgregazione sociale che fanno da sfondo a forme di disagio giovanile, microcriminalità e bullismo. La sistematica lettura del contesto in cui la scuola opera, ha quindi portato il circolo didattico ad individuare nella produzione del bullismo la principale sollecitazione progettuale nella costruzione dei suoi curriculi sistematici. Questa dichiarazione d’intenti trova la sua migliore sintesi nella mission della scuola: ”Insieme per un alunno alfabetizzato per un futuro migliore”. In modo sistematico lo staff dirigenziale, infatti, coordina e condivide le aree progettuali con i soggetti legati al territorio. Inoltre, a causa del fenomeno di dispersione scolastica, si è cercato di concentrare le attività “migliori” nel pomeriggio per far capire che era importante far rimanere i bimbi anche nel pomeriggio; con la stessa filosofia di fondo, rispondendo alle richieste dei genitori, è stata cogestita un’attività di “alfabetizzazione musicale” in orario extra-curricolare. Tutto ciò presenta un secondo fine: la responsabilizzazione delle famiglie nel rapporto con la scuola, coinvolgendoli nelle diverse attività (extracurricolari e non, per esempio cucinare il pranzo per i bambini) QUALITA’ DEL CONTESTO EDUCATIVO E DELLE RELAZIONI Il clima relazionale intorno ai bambini e fra i bambini è sereno; un clima particolarmente accogliente e positivo è stato rilevato nel plesso con un bimbo portatore di grave handicap. E’ apparsa subito evidente l’integrazione affettiva che la valorizzazione di questa differenza ha prodotto in questo plesso. Successivamente, una delle asserzioni prodotte dal panel di esperti è che, per esempio, i momenti di accoglienza e commiato siano gestiti da tutti gli attori del processo in modo informale, senza alcuna regola (ad esempio, genitori che entrano in aula durante le attività causandone la momentanea sospensione). Paradossalmente, i tempi dedicati alle attività di sezione e di intersezione sono molto strutturati, viene investito molto sulle attività di interplesso perché vengono considerati momenti di costruzione del contesto relazionale ed educativo della scuola; la pratica dell’interplesso consente oltretutto ai bambini di stabilire delle relazioni di familiarità con le insegnanti degli altri plessi. SPAZI La progettazione e la predisposizione dei materiali è tale da permettere lo svolgimento delle attività nel modo più funzionale possibile. Le sezioni sono suddivise in angoli e in spazi predisposti per i laboratori di psicomotricità, linguistici e scientifici. I tempi di presenza delle insegnanti nella scuola e la strutturazione della giornata è anche ampiamente comunicata con dei pannelli che utilizzano colori e forme diverse per identificare le insegnanti e le attività previste durante la giornata. Le pareti sono suddivise per aree di attività dove sono esposti prodotti dei bambini e delle attività di laboratorio in genere. Ogni bambino dispone di un suo spazio personale nei mobiletti di legno. Sul retro del plesso c’è uno ‘spazio-cucina’ (area relax/caffè per insegnanti) ma non esiste uno spazio deputato per il refettorio: la colazione così come il pranzo vengono consumati sui banchetti all’interno delle sezioni. Sullo spazio centrale si affaccia una piccola aula adibita a luogo dei travestimenti. E’ presente un ampio giardino. QUALITA’ DELL’ORGANIZZAZIONE 1-IL CLIMA DELLA SCUOLA E LA COMUNICAZIONE Il numero elevato di insegnanti non permette il lavoro individuale, infatti la scelta da parte della conduttrice del laboratorio è quella di far lavorare a coppia le colleghe. Il collegio dei docenti sembra essere coeso e abituato alla cooperazione. Vi è inoltre la presenza di un ‘linguaggio comune’ e le interazioni sembrano essere fluide; il clima nonostante il carattere ufficiale dell’indagine resta comunque molto amichevole. Da parte dei bambini, i compiti del gioco vengono ascoltati con diligenza, bisogna attenersi al tempo previsto tant’è che il motto sembra essere: ‘presto e bene’. I bambini sono inoltre lasciati liberi di esporsi fisicamente e muoversi/occupare lo spazio con agio. 2-GLI ELEMENTI PREDOMINANTI Ricorrono elementi comuni nelle modalità di costruzione dei libri (proprio degli insegnati, utilizzati a scopo didattico): disegni o cornici volti a rappresentare anche graficamente i concetti espressi nei libri, utilizzo di colori differenti. Emerge quindi una certa capacità comune a tutto il collego di misurarsi con la manualità e la creatività. E’ posta una particolare attenzione alle modalità di comunicazione fra dirigente ed insegnanti. Divisione del lavoro: viene sottolineata l’importanza di una dimensione dell’organizzazione in cui i compiti, le funzioni e le responsabilità siano negoziati e chiaramente riconoscibili, vi è anche la costante del ‘dover stare insieme per condividere obiettivi comuni’. Tutto ciò ha un risvolto pratico nella minuziosa pianificazione delle attività e degli orari, del monte-ore di ogni singolo insegnante. 3-PROFESSIONALITA’ DEGLI OPERATORI La continua attenzione ai processi legati alla progettazione, l’allenamento delle insegnanti ad operare letture diacroniche e sincroniche dei sistemi su cui operano, lo sforzo e la metodicità con le quali vengono monitorati i progetti attraverso strumenti autoprodotti o riadattati per le proprie esigenze, ci danno l’idea non solo della presenza diffusa di competenze e risorse, ma anche di una sorta di autoefficacia di gruppo, di consapevolezza, nonché competenze riferite alla documentazione e alla memoria del gruppo. 4-LA FORMAZIONE Tutte le insegnanti provengono dalle magistrali e tre di loro hanno conseguito una specializzazione. La dirigente è laureata in Filosofia. Oltre ai corsi di aggiornamento per l’acquisizione di specifiche competenze la scuola favorisce in molti modi l’approfondimento di tematiche e problemi. La dirigente, o chi per lei, raccoglie materiali di approfondimento sulle tematiche in oggetto e le distribuisce ai docenti invitandoli a studiare e a documentarsi. La scuola viene vista come una navicella spaziale, un insieme di molteplici dispositivi integrati fra loro e organizzati in modo compatto, che imprime forti accelerazioni, in grado di ricoprire immense distanze. Attraverso l’analisi delle corrispondenze è possibile individuare le dimensioni semantiche lungo cui esso è strutturato. L’analisi delle corrispondenze è una particolare tecnica di analisi multidimensionale, che consente di sintetizzare l’informazione contenuta in una matrice di lati, visualizzando sul piano fattoriale l’associazione tra alcune forme ritenute rilevanti ai fini dell’analisi. Per effettuare l’analisi delle corrispondenze è necessario organizzare i dati in matrice. Vi sono due tipi di matrici testuali: la matrice frammenti*forme, in cui in riga vi sono i frammenti di testo e in colonna le forme selezionate per lo studio, e quella forme*testi, in cui sulle righe ci sono le forme e sulle colonne una delle variabili su cui si è deciso di ripartire i testi. L’analisi delle corrispondenze consente di visualizzare sul piano grafico alcune associazioni tra parole e variabili-modalità, tali da suggerire la lettura del testo attraverso fattori che suggeriscono dimensioni di senso latenti. Generalmente si considera questa tecnica utile per l’analisi di testi particolari, caratterizzati da un alto livello di ridondanza, come le risposte a domande aperte. Tuttavia, l’analisi delle corrispondenze è fortemente condizionata dal tipo di trattamento che viene effettuato sul testo: essa infatti può essere applicata soltanto ad una parte molto limitata del testo (200/300 parole). E’ comunque spesso necessario e non sufficiente condurre una sola analisi ma una combinazione di criteri: la pubblicazione di un grafico fattoriale nasconde molti tentativi di analisi. LA DIMENSIONE MORFO-SINTATTICA E’ una prospettiva di analisi che deriva dalla riflessione intorno alla struttura linguistica del testo. Sono stati soprattutto gli psicologi a interrogarsi sulla possibilità di costruire, a partire dall’uso del linguaggio, indicatori da cui ricavare categorie psicologiche. E’ inoltre possibile ottenere informazioni sulla specificità o sulla ricchezza del vocabolario, attraverso il grado di concentrazione di parole poco diffuse nella comunità linguistica di riferimento o attraverso alcuni rapporti che possono essere calcolati sul numero di parole diverse o sulla percentuale di hapax (parole che compaiono una sola volta nel corpus). Sul linguaggio scritto possono essere calcolati poi appositi indici, detti di leggibilità, che rimandano all’articolazione o complessità del testo, prendendo in considerazione la punteggiatura, la lunghezza della frase e la lunghezza delle singole parole. Per analizzare la struttura morfologica e sintattica di un insieme di testi in modo automatico sono necessari dei dizionari che consentano di riconoscere per ciascuna forma la categoria grammaticale di appartenenza. Anche in questo caso il ricorso a dizionari esterni si scontra con il problema dell’ambiguità del linguaggio, poiché non tutte le parole possono essere attribuite univocamente a una categoria grammaticale, e in alcuni casi è necessario l’intervento manuale del ricercatore. E’ molto interessante la tradizione di analisi automatica del discorso introdotta da M. Pecheux, in particolar modo nella recente versione dell’analisi proporzionale del discorso. L’obiettivo dell’analisi proporzionale del discorso è quello di mettere in evidenza le strategie discorsive dei parlanti attraverso l’analisi di specifici elementi del linguaggio, grazie al ricorso a specifici dizionari vengono individuati all’interno della proposizione alcuni elementi indispensabili per l’interpretazione del testo. Particolarmente interessante è la proposta di classificazione dei verbi, distinti in fattivi, riferiti cioè all’azione e alla dimensione del fare, stativi, relativi alla dimensione dell’essere e dell’avere e indicativi dello ‘stato delle cose’, riflessivi o dichiarativi, relativi alla sfera del dire e del pensare, e performativi, riferiti alla possibilità di modificare uno stato mediante un atto locutorio. 6.4-Conlusioni: vantaggi e svantaggi dell’analisi testuale Una delle critiche più frequenti rivolte agli studi condotti su un’ampia base di materiale documentario è quella di produrre risultati privi di rigore, insieme ad una massa di documenti illeggibili o difficili da analizzare. L’analisi testuale presenta però alcuni punti di forza: potenzialità descrittivo-esplorativa rispetto a corpora testuali anche molto vasti, la garanzia della ripetibilità e dell’intersoggettività dell’analisi, l’esplicitazione necessaria delle fasi d’analisi che contribuisce alla ricostruzione delle procedure e al loro controllo, integrazione e connessione dei dati testuali con variabili categoriali associate a documenti che incoraggiano strategie di triangolazione nel disegno della ricerca. Il ruolo delle decisioni del ricercatore rimane però fondamentale, nonostante i sistemi informatici, per la qualità dell’analisi in quanto non è possibile rendere automatici tutti i procedimenti di analisi. Uno dei limiti di queste tecniche è che sembrano rimanere confinate a un livello d’analisi esplorativo/descrittivo pur ricco di elementi interpretativi ANALISI TESTUALE E ANALISI DEL CONTENUTO Le procedure tradizionali di analisi del contenuto, definendo in anticipo gli elementi da rinvenire e da quantificare nel testo, consentono la produzione di una matrice di dati su cui applicare le procedure di analisi convenzionali. L’analisi testuale assistita dal computer viene spesso assimilata alla famiglia delle tecniche di analisi del contenuto, e generalmente associata più specificamente alla tradizione di analisi del contenuto quantitativa. Se per gli obiettivi dell’indagine sono sufficienti un’approfondita sintesi dell’informazione contenuta nei dati, la visualizzazione delle associazioni multiple tra parole e la connessione tra dati testuali e dati di contesto, allora ci si può limitare all’approccio delle tecniche di statistica testuale, che offrono il vantaggio di poter analizzare in tempi relativamente brevi una grossa mole di dati. Se invece l’obiettivo dell’analisi è quello di rilevare la presenza di determinati temi, o caratteristiche del testo in analisi, in modo da produrre una matrice di dati analizzabile secondo le tradizionali procedure di analisi mono e multidimensionale, allora è necessario utilizzare una strategia di analisi del contenuto ‘tipo inchiesta’, che preveda cioè la definizione di una griglia di analisi su cui interrogare il testo. E’ proprio in riferimento alla necessità di coniugare i due differenti approcci, che, a avviso di chi scrive, si rivela utile una procedura di ‘analisi del contenuto di secondo livello’, che ancori la costruzione delle categorie di analisi anche ai risultati dell’analisi testuale. CAPITOLO 7-FORMULAZIONE E METODI D’ANALISI DELLE DOMANDE APERTE 7.1-Introduzione Il ricercatore in ambito psicosociale ha a disposizione una pluralità di strumenti d’indagine. All’interno di questo pluralismo metodologico va considerato il dibattito sull’opportunità di utilizzare domande aperte oppure domande chiuse nelle ricerche psicosociali. Appare cruciale l’accuratezza con cui la domanda è formulata, il contesto in cui è inserita, la tecnica di rilevazione usata, ecc.. 7-2-Quando e come formulare le domande aperte DOMANDE APERTE E DOMANDE CHIUSE Il formato di una domanda è aperto quando si risponde con le proprie parole, chiuso quando si risponde utilizzando categorie o alternative di risposta prefissate. Tecnica dello split ballot: in questo tipo di studi, metà dei soggetti risponde ad una determinata versione o a un determinato ordine delle domande, mentre l’altra metà dei soggetti risponde ad una formulazione alternativa e/o ad un ordine diverso delle domande. INFLUENZA SUL RISPONDENTE Le domande aperte permettono potenzialmente di raccogliere informazioni più dettagliate, in quanto le alternative di risposta possono limitare la ricchezza delle informazioni date dai rispondenti ed esercitare una forte influenza sul processo decisionale, ma producono anche risposte più variabili. Quando si usano le domande aperte, una efficace formulazione del quesito può limitare il problema delle ‘risposte doppie’. MOTIVAZIONE, FATICA E RISPOSTE MANCANTI Le domande aperte, soprattutto autocompilate, causano un numero più elevato di risposte mancanti. I motivi di tale fenomeno sono ascrivibili a diversi fattori. In primis, le domande aperte implicano un carico cognitivo più forte, producono effetti di stanchezza, e richiedono un’elevata motivazione del rispondente relativamente alla ricerca. Un elevato numero di risposte mancanti può ridurre la validità esterna della ricerca, cioè la generalizzabilità dei risultati all’intera popolazione dei rispondenti. QUANDO UTILIZZARE LE DOMANDE APERTE? 1)SCARSA CONOSCENZA DELL’ARGOMENTO-tanto meno si conosce il dominio che si vuole indagare tanto più occorre utilizzare domande aperte 2)AMPIO NUMERO DI RISPOSTE ALTERNATIVE 3)TEMATICHE CONNOTATE EMOTIVAMENTE-quando il ricercatore deve trattare argomenti ‘minacciosi’ per il rispondente o emotivamente carichi, se vengono utilizzate domande aperte, un maggior numero di soggetti riporta di aver compiuto un determinato comportamento ‘compromettente’ rispetto a quando vengono utilizzate domande chiuse 4)RILEVAZIONE DELLA CONOSCENZA, DELL’INTERESSE, DELLE MOTIVAZIONI-le domande aperte possono rilevare l’effettivo livello d’informazione dei soggetti DOMANDE RETROSPETTIVE E MEMORIA Le domande aperte ‘retrospettive’ si basano sulla capacità dei soggetti di ricordare singoli aspetti/eventi/opinioni/atteggiamenti accaduti anche molto tempo prima. Il funzionamento della memoria umana influenza in modo sostanziale le risposte dei soggetti alle domande aperte retrospettive, la memoria ha poi anche dei limiti per esempio la fallacia di certi ricordi e il rapido oblio di dettagli e particolari. Utilizzando una domanda aperta, il rispondente deve recuperare l’informazione dalla memoria a lungo termine. Tale operazione è influenzata dai seguenti fattori: -Salienza: per qualunque rispondente è più semplice ricordare un evento/ atteggiamento/opinione importante. La risposta data dai soggetti ad una domanda aperta esprime il contenuto che è ritenuto più importante dal soggetto. Un rischio connesso con la salienza può essere definito la ‘sottovalutazione dell’ovvio’. -Tempo trascorso: la nostra memoria di eventi trascorsi molto tempo prima è molto precaria e ricostruttiva nella sua natura. Diversi studi hanno dimostrato che gli eventi avvenuti molto tempo prima sono sottorappresentati nelle indagini che utilizzano domande aperte. -Desiderabilità sociale e immagine di sé: in generale si può affermare che i soggetti partecipanti ad una ricerca solitamente sono propensi a dare una buona immagine di sé. Se la domanda aperta riguarda un fatto saliente ma anche socialmente desiderabile, si può verificare un bias che viene definito effetto telescopio, cioè i soggetti indicheranno buone azioni che hanno compiuto anche prima del riferimento temporale indicato dalla domanda. -Capacità di verbalizzare: un prerequisito per la compilazione delle domande aperte è la capacità dei rispondenti di verbalizzare in modo adeguato le loro opinioni/punti di vista. LA FORMULAZIONE DELLE DOMANDE Durante le conversazioni non forniamo ai nostri interlocutori una sequenza di possibili risposte alle nostre domande. Le domande aperte sono in generale più difficili da formulare rispetto alle domande chiuse. Durante la formulazione dei quesiti occorre evitare le domande ambigue o gli errori dell’esperto (es: ‘Descrivi la classe sociale in cui si collocano i tuoi genitori’-errore dell’esperto perché assumiamo che i partecipanti sappiano cosa si intende con classe sociale). La difficoltà di formulare buone domande aperte può essere affrontata seguendo delle semplici regole. E’ utile porre attenzione alle congiunzioni ‘e’ e ‘o’ nelle domande che formuliamo (‘Qual è la tua opinione circa la necessità di proibire la boxe maschile e femminile?’). Se le domande aperte sono fraseggiate in modo non chiaro, si corre il rischio di formulare domande doppie (in quanto non sarà possibile stabilire se l’opinione è stata espressa a proposito della boxe maschile, a proposito della boxe femminile o a proposito di entrambe). L’uso di congiunzioni nelle domande è apertamente sconsigliato e dovrebbe essere limitato alla stretta necessità comunicativa. E’ solitamente sconsigliabile utilizzare termini stranieri o specialistici perché chi risponde potrebbe non conoscerli. La comprensibilità della domanda aperta è minore quando vengono usate negazioni singole o doppie (Es: non fumare sigaretta non causa…), forme grammaticali complesse (frasi con verbi passivi) e quando le domande sono troppo lunghe e con molte precisazioni. Un altro errore a cui è facile esporsi è quello di formulare domande che influenzino il rispondente (domande pilotanti, esempio: Il fumo causa gravi malattie e i fumatori abituali vivono meno dei non fumatori. Lei cosa pensa del divieto, recentemente introdotto, di fumare in tutti i locali pubblici?). In ogni caso è sempre consigliabile, una volta preparata una bozza del questionario o dell’intervista, farlo compilare a qualcuno chiedendo di utilizzare la tecnica del ‘thinking aloud’ (pensare ad alta voce), per verificare l’effettiva comprensibilità delle domande formulate. In sintesi, durante la formulazione di una domanda aperta si deve tenere in considerazione: a) la specificità dell’argomento; b) il metodo di rilevazione dei dati; c) le caratteristiche dei rispondenti; d) il tipo di analisi che si vogliono compiere. 7.3-Analisi delle domande aperte LA CODIFICA DELLE RISPOSTE: IL PROCESSO DI CATEOGORIZZAZIONE Introduzione Nell’introduzione il POF viene presentato come documento fondamentale e atto divulgativo, una base fondamentale e identità culturale dell’istituzione scolastica. Il “sistema” è l’organizzazione scolastica stessa. Le “necessità” di cui si parla nell’introduzione sono quelle dei genitori e di altri soggetti che hanno contatto con la scuola. I genitori sono i principali destinatari del POF Descrizione del contesto fisico e socio-culturale Leggendo questa parte presente nei 5 dei 6 POF possiamo farci un’idea di come sia strutturata la scuola. Molto frequente in questa sezione, l’utilizzo della parola “socio” e ”spazi”. Principi ispiratori-teorie-mission I primi due termini specifici che compaiono sono “scelta” e “scelte”. In questa sezione sono i valori guida, le linee di direzione, le scelte didattiche, educative, formative che la scuola compie e che danno un senso alle azioni che ne conseguono. Il POF si assume il compito di esplicarne il senso e il valore e di dimostrarne la consapevolezza. Un altro termine specifico è “identità”. Organizzazione e documentazione È una sezione di contenuto quantitativamente e lessicalmente importante. Si tende anche a dimostrare le motivazioni di certe scelte in fatto di organizzazione della giornata e del lavoro (ore, uscita, lezioni). Offerta formativa L’offerta formativa delle scuole si articola attorno ad attività, progetti, esperienze, abilità, competenze. Tali attività o progetti sono destinati ai principali utenti del servizio scolastico, ma spesso coinvolgono anche il personale docente e non, le famiglie il territorio.. Le varie proposte mirano alla valorizzazione del gusto della scoperta e dell’osservazione. Parte integrante dell’offerta formativa risultano essere le diverse occasioni di “incontro” che avvengono a scuola. Una parte rilevante la svolgono i progetti. Una significativa attenzione è dedicata specificamente alle iniziative volte all’integrazione dell’alunno “handicap”. Ricerca, sviluppo e sperimentazione Si parla di ricerca pedagogica, educativa, didattica, organizzativa. Molte scuole dedicano una parte delle loro risorse alla conduzione di ricerche e sperimentazioni. Grande importanza viene riservata all’utilizzo delle nuove tecnologie (internet..). 3 dei 6 POF hanno questa sezione. Valutazione 5 dei 6 POF affrontano il tema della valutazione in relazione a: F 0 E 0apprendimento alunni F 0 E 0azioni didattiche, competenze personali dei docenti, organizzazione scolastica Assume molta importanza anche la pratica dell’auto-valutazione. Tipicamente il processo di valutazione e auto-valutazione fa uso di un certo numero di strumenti (questionari, interviste) Il documento base e la parte relativa alla scuola d’infanzia Nella parte relativa alla scuola d’infanzia c’è una gran quantità di termini specifici. Alcune caratteristiche della sezione “scuola dell’infanzia” I temi emergenti sono: -tempi e luoghi -soggetti -aspetti educativi “gli spazi, i tempi e le relazioni sono organizzati in funzione dell’apprendimento dei bambini e delle loro emozioni” La caratterizzazione dei diversi piani del POF Recuperiamo quella diversità di cui si parlava all’inizio, in modo che non fosse un semplice riassunto di ciascun POF. Martino d’Aibaro (Liguria) Importanza primaria viene assegnata da questa scuola alla costruzione di una precisa “identità” di scuola e di conseguenza il POF come “documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale dell’istituzione scolastica” Carcare (Liguria) “valutazione” sia rispetto agli apprendimenti degli alunni, sia rispetto al buon funzionamento dell’organizzazione scolastica Viterbo (Lazio) Il termine + specifico è “infanzia” Sora (Lazio) “l’idea di qualità negoziata”, condensata allo slogan “una scuola gentile” Montalbano Jonico (Basilicata) Inquadramento teorico dell’offerta formativa Acerenza (basilicata) Privilegia l’aspetto alle attività formative che la scuola propone. Dalla lettura trasversale dei POF sembra emergere la consapevolezza che la qualità della scuola è una questione complessa che deriva dalla combinazione di aspetti organizzativi, economici e spaziali. Ogni scuola ha un tipo di qualità che può assumere fisionomie differenti sulla base della particolare storia di ognuna.
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