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Dal biennio rosso al fascismo, Sbobinature di Storia

Il periodo storico che va dalla fine della prima guerra mondiale all'ascesa del fascismo in Italia. Si parla della crisi economica, delle difficoltà degli ex combattenti, delle insoddisfazioni verso il governo, della nascita del Partito Popolare italiano e delle agitazioni degli operai e dei contadini nel Biennio Rosso. Inoltre, si fa riferimento all'impresa di Fiume guidata da Gabriele D'Annunzio e alla sua vita avventurosa.

Tipologia: Sbobinature

2020/2021

In vendita dal 22/07/2022

finisia-mastantuono
finisia-mastantuono 🇮🇹

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Scarica Dal biennio rosso al fascismo e più Sbobinature in PDF di Storia solo su Docsity! Dal biennio rosso al fascismo Alla fine della prima guerra mondiale milioni di italiani scoprirono che la pace non significava il benessere. Il paese era in preda ad una grave crisi economica, l'industria doveva cambiare tipo di produzione cioè doveva trasformarsi e quindi ritornare a quella civile, doveva passare da quella militare a quella civile e per questo licenziarono numerosi operai; molte donne persero il lavoro. In questa situazione per gli ex combattenti era molto difficile trovare un'occupazione e ricominciare una vita normale. Cresceva nella società italiana una generale insoddisfazione verso il governo, anche le condizioni stabilite per l'Italia nei Trattati di Pace suscitarono forti critiche e molti si convinsero che quella italiana era una vittoria mutilata e i nazionalisti più accaniti non volevano rinunciare Dalmazia e alla città di Fiume, chiedevano al governo di ricorrere alla forza, anzi addirittura minacciavano di farlo loro stessi. In effetti nel settembre del 1919 il poeta Gabriele D'Annunzio si pose alla guida di un gruppo di legionari, occupò fiume e ne proclamò l'annessione all'Italia. Quando il poeta Gabriele D'Annunzio guidò l'impresa di fiume era già un volto noto agli italiani soprattutto per il tipo di vita avventurosa che conduceva. Per esempio nel 1897 D'Annunzio era stato eletto deputato nelle file dell'estrema destra ma poi era passato all'estrema sinistra schierandosi contro il governo Pelloux. Luigi Pelloux era un generale e uomo politico, più volte ministro della guerra che nel 1898 dopo i moti di Milano fu presidente del consiglio e propose delle leggi eccezionali incontrando però l'opposizione della sinistra. Nel 1900 sciolto il Parlamento indirizzò delle nuove elezioni ma fu battuto e si dimise. Di Gabriele D'Annunzio probabilmente ciò che più colpiva la fantasia degli italiani era il lusso in cui il poeta viveva: splendide ville; le auto; gli aeroplani e le donne bellissime che amava tra cui anche la famosa attrice Eleonora Duse. Questa vita dispendiosa in breve lo riempì di debiti tanto da costringerlo ad andare a vivere in Francia per sfuggire ai creditori nel 1910, ma agli italiani D'Annunzio disse che andava in esilio volontario lontano da una patria ingrata che non sapeva apprezzarlo e non lo amava abbastanza. Rientrò poi in Italia nel 1915 per impegnarsi affianco degli interventisti, partecipò effettivamente alla guerra distinguendosi in molte spedizioni coraggiose tra cui l'occupazione di Fiume, l'ultima impresa politica di D'Annunzio. L'allora capo del governo italiano Francesco Saverio Nitti stette a guardare dando prova di incertezza, non fece praticamente nulla probabilmente sperava che col passare del tempo D’Annunzio e i suoi uomini avrebbero desistito. Le cose cambiarono completamente nel 1920, Giolitti fece un accordo con gli slavi il famoso trattato di Rapallo il 12 novembre del 1920, secondo il quale l'Italia otteneva l'Istria e Zara, lasciando il resto della Dalmazia alla Jugoslavia. Fiume diveniva uno Stato indipendente. D'Annunzio respinse il Trattato di Rapallo, Giolitti allora diede ordine all'esercito di far sgombrare Fiume, il poeta è pronto a morire per difendere l'occupazione della città ma poi alle prime cannonate penso bene di ritirarsi. Nel 1924 Mussolini stipulerà un nuovo accordo con gli slavi e Fiume diventerà italiana poi con la Seconda Guerra Mondiale la città tornerà alla Jugoslavia e attualmente fa parte della Croazia. In questo periodo la posizione dei Liberali fu indebolita anche in seguito alla nascita di un nuovo partito, espressione del movimento cattolico che era Il Partito Popolare italiano PPI. Venne fondato il 18 gennaio del 1919 dal sacerdote siciliano Don Luigi Sturzo che unì la missione religiosa all'impegno politico e sociale ed era convinto che i cattolici dovessero avere un loro partito, inoltre voleva un partito confessionale cioè che non fosse esclusivamente proprio di una religione o di una chiesa, in particolar modo voleva un partito che pur ispirandosi ai valori cristiani potesse rivolgersi a tutti i cittadini indipendentemente dalla loro fede. Il programma del partito era molto avanzato condannava la lotta di classe proposta dal marxismo, poneva l’attenzione su operai e contadini. Invece in politica interna il programma chiedeva: la tutela della famiglia, della moralità pubblica e dell'infanzia; il riconoscimento per legge della libertà dei lavoratori e l’ organizzarsi in sindacato, un maggiore riconoscimento e l'autonomia dei comuni; chiedeva una riforma elettorale che contenesse anche l'estensione del voto alle donne. In politica estera chiedeva che la Società delle Nazioni, si tratta di l'organizzazione che riuniva quasi tutti i paesi e preveniva eventuali contrasti tra gli stati senza ricorrere logicamente alla guerra, tutelasse le giuste aspirazioni nazionali e che le fossero dati gli strumenti per imporre il rispetto di diritti dei popoli contro le prepotenze dei più forti. Il Partito Popolare si presentò per la prima volta alle elezioni del 1919 e ottenne un buon risultato. Negli anni seguenti il PPI e Don Luigi Sturzo che ne era poi il segretario, parteciparono alle drammatiche vicende che videro la progressiva affermazione di Mussolini. Sturzo si dichiarò sempre contrario a qualsiasi collaborazione con il fascismo e dopo il delitto Matteotti del 1924 la Santa Sede lo convinse a dimettersi e addirittura a lasciare l'Italia. Sturzo obbedì ma dall'esilio continuò il suo impegno antifascista. Molti operai nelle fabbriche del Nord e migliaia di contadini nelle terre del Sud e anche in quelle della pianura padana manifestavano tutto il loro malcontento. Le agitazioni si concentrarono nel periodo tra il 1919 e il 1920 il Biennio Rosso, viene così chiamato in riferimento al rosso delle bandiere socialiste, quindi gli operai con scioperi e manifestazioni di piazza chiedevano aumenti salariali e garanzie contro i licenziamenti. I contadini chiedevano che fosse attuata la riforma agraria che
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