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Dal locale al globale, Prove d'esame di Antropologia

riassunto libro dal locale al globale

Tipologia: Prove d'esame

2017/2018

Caricato il 16/04/2018

ivyivyivy
ivyivyivy 🇮🇹

4.4

(27)

40 documenti

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Scarica Dal locale al globale e più Prove d'esame in PDF di Antropologia solo su Docsity! 1) ANTROPOLOGIA: SCIENZA DEL TRADIZIONALE E/O DELL'ATTUALE? Come definire l’antropologia? Per lungo tempo l'antropologia è stata la scienza delle società arcaiche, selvagge ed esotiche per trasformarsi gradualmente in scienza delle società primitive. Più recentemente l'antropologia ha attribuito alla società che studiava un carattere privativo (società senza storia, senza scrittura, senza macchine. Per distinguerle dalla nostra società). Quelle società erano ritenute più libere o più egualitarie della società moderna. Ai nostri giorni si ha una visione un po' confusa di quelle che ora sono chiamate società tradizionali. La tendenza attuale consiste nel non cercare più di rivendicare un termine preciso per designare il tipo di società cui si rivolge la disciplina e si tende a negare all'antropologia un unico oggetto specifico. Si presenta come la scienza delle diversità sociali e culturali e la scienza umana in società. Questi cambiamenti nella denominazione dell'oggetto antropologico si sono compiuti sotto l'influenza di due fattori: 1) vengono messe in discussione alcune nozioni e teorie. 2) fattore delle condizioni storiche e intellettuali generali (es. fenomeno della decolonizzazione). Oggi ci si deve chiedere: - che cosa studia, come e con quali metodi? -> Approccio interno alla questione - che posto occupa nel pensiero scientifico e intellettuale contemporaneo? Il primo elemento da assumere per una definizione dell'antropologia è il suo progetto. Malgrado l'eterogeneità teorica, è sempre esistito un punto di vista specifico dell'antropologia sul valore, un suo progetto permanente: quello di pensare il rapporto fra l'unità e la diversità del genere umano. Pone al centro le differenze per le quali le società e le culture si distinguono. Fa appello all'analisi comparativa per cogliere, sotto le discontinuità osservabili delle società, delle invarianti proprie a tutta l'umanità. É per eccellenza una disciplina contrastiva: mentre assume un ampio sguardo prospettico sulle diversità geografiche e storiche delle società, cerca nel contempo di approdare a generalizzazioni sull'insieme dei comportamenti dell'uomo in società. Il suo progetto è quello di articolare i rapporti fra locale e globale. Il problema dello statuto dell'altro non si è mai risolto. Negli anni 60 il problema si è posto in maniera più acuta. L'antropologia viene messa sotto accusa e concentrata. L’alterità come pretesto, la sua metamorfosi. Parallelamente a questa rimessa in discussione, un certo successo della letteratura antropologica presso il grande pubblico ne ha paradossalmente aggravato la crisi d'identità, rendendo confuse le immagini dell'altro e falsandone le prospettive. Attualmente vi è un'esasperazione del desiderio dell'altro. La curiosità per l'altro corrisponde spesso a sogni di evasione piuttosto che a un tentativo di conoscenza. Il gusto attuale per i racconti di viaggio traduce l'infatuazione per il grande pubblico per la vecchia visione esotica degli altri (Todorov). L'interesse per questo tipo di letteratura nasconde l'esigenza di rassicurarsi sulla propria superiorità o di conformarsi nelle proprie qualità in rapporto all'altro. Vi è un meccanismo di distanziamento per cui chi ha scritto questi testi non è un contemporaneo, perciò non co si sente responsabili. Soddisfa la curiosità dell'altro senza rimettermi in discussione. Altro fattore che attrae il vasto pubblico è che le immagini del lontano buon selvaggio, del vicino buon contadino o buon montanaro, diventano il pretesto per criticare il progresso e per condannare le usurpazioni della società moderna sugli individui. Metamorfosi dell’alterità. Il primitivo appare come l’inverso positivo della società industriale considerata per definizione una società alienante. Corrente neo-evoluzionista: reintrodurre nell’analisi antropologica lo schema evoluzionista selvatichezza-barbarie- civiltà; lo stato selvaggio per loro corrisponde alla pienezza e la civiltà a una degradazione di questo stato. Corrente iperculturalista: si idealizza l’altro a tal punto che 1 ANTROPOLOGIA. DAL LOCALE AL GLOBALE - KILANI l’antropologia non si presenta più come un discorso sull’altro, ma diventa un discorso dell’altro. Definizione di alterità. L'alterità non rappresenta un'essenza, una qualità intrinseca che certe popolazioni o certe culture porterebbero inscritta in se stessa. L'alterità deve essere considerata come una nozione relativa e congiunturale: si è l'altro solo agli occhi di qualcuno. Essi appaiono tali solo in virtù del rapporto stabilito dallo sguardo che l’Europa e la società moderna rivolgono a questi gruppi in un dato momento della loro storia. La categoria dell’altro è così inserita in una relazione, generalmente di dominazione- subordinazione. I luoghi di riflessione dell'antropologia. Questi luoghi non corrispondono a strutture rigide. L'oggetto dell'antropologia è dinamico e fa parte integrante della società globale. É un oggetto dialettico perché mette sempre in rapporto il locale e il globale. Definizione di antropologia: locale e globale. Il procedimento antropologico assume come oggetto d'indagine unità sociali di piccola ampiezza a partire dalle quali tenta di elaborare un'analisi di portata più generale , cogliendo da un certo punto di vista la totalità della società in cui queste unità si inseriscono (Marc Augè). Questa definizione fa intervenire un luogo(unità sociale concreta), un approccio (punto di vista), un metodo (decentramento) e una finalità analitica (cogliere delle logiche sociali). -> Le unità sociali prese in considerazione sono ristrette, nel senso che corrispondono a piccole comunità in cui le relazioni sociali sono concrete e direttamente osservabili dal ricercatore. -> La scelta di queste unità non è arbitraria, ma deve consentire di illuminare la totalità. I gruppi selezionati dal ricercatore sono in effetti quelli che si distinguono dalla società globale e traggono da questa posizione una certa autonomia e originalità. La specificità di questi gruppi non deriva dalla loro natura arcaica, bensì dalla loro opposizione ai valori e alle pratiche dominanti. -> Questo punto di vista specifico dell’antropologia dipende da un metodo: osservare la società maggioritaria a partire da gruppi ristretti vuol dire osservarla fuori dal suo quadro unificatore e dei suoi punti di riferimento. -> La posizione di decentramento e di osservazione partecipazione dell'antropologia gli permette di estrapolare il globale a partire dal locale. Le relazioni messe in evidenza a livello del locale saranno simultaneamente collocate nel sistema del socioculturale e culturale sociale. L'antropologia è la disciplina che pensa il rapporto fra particolare e generale, che tenta cioè di analizzare la logica nella trasformazione dei rapporti sociali propri alle unità locali, cercano nel col tempo di spiegare la logica complessa del mondo che li circonda. Es. Antropologia in ambiente industriale -> L'uomo industriale è visto troppo spesso come un essere astratto, inchiodato alla sua funzione produttiva, uniforme e totalmente determinato. É visto come un attore sociale sottomesso. -> L'antropologo ,invece, vi scopre poco a poco testimonianze di culture particolari, piccole formazioni sociali portatrici di un proprio saper fare, sensibilità, tradizioni e sogni. Scopre la qualità dei rapporti che si sviluppano fra il lavoratore e la materia con cui è messo a confronto, il rapporto positivo con la tecnica , la qualità delle relazioni sociali. Scopre che queste culture entrano in contraddizione con il modello dominante, ad esempio, con l'uso deviato degli oggetti industriali. L'antropologia industriale è l'esempio di uno studio su scala locale di rapporti interindividuali (socialità e creatività) e di rapporti istituzionali, studio che mira a desumere i rapporti generali della società globale a livello del loro funzionamento quanto a livello della contestazione del loro riadattamento da parte della base. forme di scambio nelle società moderne. Egli sviluppa la nozione di fenomeno sociale totale a due livelli: - A livello di un principio di base. Lo scambio sociale corrisponde a un sistema di reciprocità, cioè a un sistema in cui esiste l'obbligo reciproco di restituire il dono ricevuto con un altro dono di maggiore valore. Atto all'origine del legame sociale. - Il potlach, il kula ecc. devono essere considerati come un momento privilegiato della vita nella società; fondano il legame sociale, creano il legame religioso e mantengono e rafforzano la coesione sociale. La formulazione di Mauss è interessante perché mostra anche che i fenomeni economico non sono separabili da altri aspetti della vita sociale e non possono essere ridotti a calcoli mercantili o utilitari legati al semplice baratto. Intorno allo scambio di merci si innestano anche atteggiamenti/comportamenti come il prestigio, la distinzione o lo spreco. Realtà empirica e modello della realtà. La riflessione antropologica consiste sempre nella costruzione di un modello ritenuto capace di tradurre dei rapporti, delle relazioni tra fenomeni empiricamente isolati, in altre parole nella ricerca della struttura soggiacente che è all'origine di certi concatenamenti. Struttura come un sistema operazionale di relazioni che legano, in un insieme coerente, una serie di entità discrete, cioè distinte e isolabili nella loro esistenza concreta. Es) Esempio di costruzione del modello: La spiegazione strutturale della proibizione dell'incesto. Levi Strauss: aspetto negativo=proibizione dell’incesto e aspetto positivo=relazioni sociali. Proibirsi le proprie sorelle o parenti vicine equivale sia a garantire la circolazione delle donne fra gruppi estranei che a fondare relazioni di scambio più legale. Associando la dimensione negativa (l'interdizione di serbare) con quella positiva (l'obbligazione di donare), Levi Strauss scopre la struttura fondamentale che lega le società umane: il principio di reciprocità. La proibizione dell’incesto è una delle regole della reciprocità, che garantisce la vita sociale all’interno e la rende possibile all’esterno creando legami di alleanza e di scambio economico. La proibizione dell’incesto: principio di reciprocità=serbare i propri parenti prossimi e obbligazione di donarli; modello di organizzazione della realtà sociale, fonda la struttura di parentela. Funzione esplicita e funzione implicita. Altra caratteristica del metodo è la sistematicità della riflessione, ovvero l'antropologo deve essere attento a distinguere in una cultura gli aspetti espliciti da quelli impliciti. Es) Interdizione dei maiali fra i musulmani. Ragione esplicita è una preoccupazione di ordine igienico, mentre la motivazione profonda si è persa nell'inconscio collettivo. Millenni fa, presso i Semiti, si tendeva a dissociare le tribù nomadi da quelle sedentarie che allevavano il maiale; era un’affermazione dell’identità del gruppo, era una regola culturale. L'avversione per il maiale si diffonde presso diverse popolazioni, compresi gli israeliti, per motivi religiosi. Es) L'agricoltura di montagna. Nasconde motivazioni che sfuggono alle funzioni istituzionali e le inglobano. Anche se in parte si alimenta delle funzioni che le attribuiscono, lo stato e il mercato, l'agricoltura di montagna continua a esistere grazie ad altro valori e pratiche, che trascendono le funzioni meramente utilitarie. Sguardo critico e preoccupazione etica. Lo sguardo dell'antropologo è uno sguardo critico (si interroga continuamente sulle evidenze e procede a mettere sistematicamente in rapporto gli elementi presi in considerazione). Duplice obiettivo: - produrre un effetto di conoscenza sotto forma di concetti e di modello interpretativi strettamente articolati con i dati empirici. - permette una lettura demistificata della realtà, non facendo riferimento a dottrine e sistemi di valori prestabiliti. Il ricercatore, in quanto intruso, deve prestare attenzione agli effetti della sua presenza. 3) I CAMPI DI STUDIO DELL'ANTROPOLOGIA 5 ANTROPOLOGIA. DAL LOCALE AL GLOBALE - KILANI Antropologia della parentela. È il filo conduttore e il campo fondatore dell'antropologia. I rapporti di parentela strutturano tutta la società, essi sono centrali. Nelle società primitiva tutti i linguaggi sociali passano per la parentela. Antropologia della religione e del simbolico. È un altro campo di studio privilegiato. Ad esempio, in Durkheim la religione è analizzata come un fatto sociale (il religioso partecipa del sociale) e come un fenomeno sociale totale (il religioso è una cristallizzazione di comportamenti e istituzioni che partecipano, insieme, dell’etico, del simbolico, dell’economico, del politico e del sociale). Egli mette in discussione la visione passiva e negativa che fino a quel momento si aveva della religione e ne coglie la funzione positiva (origine della coesione sociale). Oggi gli interessi dell'antropologia religiosa si sono allargati allo studio dei sistemo di rappresentazione e dei sistemi simbolici, ovvero lo studio dei processi fondamentali che sono all’origine delle creazioni culturali. Antropologia politica. È stata per molto il campo privilegiato dell'antropologia britannica. In Francia Clastres ha rivoluzionato questo campo. Partendo da un'analisi delle società primitive (società contro lo stato) egli postula una rottura fondamentale tra queste ultime e le società con lo stato. Le prime si caratterizzano per il rifiuto dello stato, dell'istituzionalizzazione della violenza e della divisione sociale, mentre le seconde sono marcate in positivo proprio da questi caratteri. Importante anche Balandier, che lavora su potere e la sua simbolizzazione e ritualizzazione. Antropologia economica. Con l'analisi di Malinowski del kula e con gli sviluppi teorici di Lauds sui sistemi di scambio cerimoniale e sul dono, assistiamo alle prime riflessioni dell'antropologia nel campo dell'economia. Con le loro opere si realizza l'inserimento dell'economia nella totalità dei fenomeni sociali e culturali. Ma l'antropologia economica prende avvio realmente solo a partire dagli anni 50 del secolo scorso, con l' importante contributo della scuola marxista. La scuola formalista si caratterizza perché prende in prestito i modelli dell'economia neoclassica e i valori del mercato per analizzare società storicamente e culturalmente differenti da quella industriale. La scuola sostantivista rifiuta il ricorso a tali nozioni per analizzare le società pre- capitaliste, caratterizzate invece dai principi di redistribuzione e reciprocità. La corrente del materialismo culturale cerca di spiegare le forme sociali ed economiche a partire dai condizionamenti ecologici e demografici che pesano sulle culture. L'antropologia della significazione definisce i fenomeni economici come fenomeni sociali totali, che recano in sé un senso sociale, culturale e simbolico. L’antropologia economica ha come procedimento quello di mettere sistematicamente in rapporto la società moderna con quelle tradizionali, allo scopo di comprendere i sistemi di produzione economica a partire da categorie universali che sfuggono alla sovradeterminazione di una sola cultura, generalmente quella capitalistico-industriale. Antropologia del cambiamento sociale. Emerge negli ultimi decenni. Dagli anni 30 si sviluppano gli studi sui fenomeni di acculturazione. Si trattava di un approccio che derivava da una concezione meccanicistica del cambiamento, valutato sempre in rapporto alla società dominante. Vi era una rigida opposizione fra tradizione e modernità, passato e presente, società primitive e società complesse. Più tardi si sviluppa un'importante letteratura dedicata ai fenomeni messianici, millennaristi e nativisti nelle società primitive. Essi sono stati considerati come una risposta allo choc culturale delle società primitive al contatto con le strutture della società moderna. Balandier elabora la nozione di situazione coloniale. Egli definisce il sistema sociale come un'entità approssimativa sempre in via di farsi e di definirsi e coglie l'intreccio tra tradizionale e moderno. Antropologia dell'ambiente urbano e industriale -> L'antropologia d'ambiente europei è stata soprattutto rurale, essendosi dedicata esclusivamente alla società tradizionale. La sua pratica è stata assimilata a una raccolta delle tradizioni e dei costumi minacciati dall'urbanizzazione e dai movimenti migratori. Più tardi essa si è posta in rapporto con il desiderio di trovare delle radici e con il rimpianto di un mondo scomparso e snaturato. Oggi le ricerche di antropologia in ambiente urbano vanno moltiplicandosi. Vi sono diverse ragioni che spiegano lo sviluppo dell'antropologia urbana: l'accelerazione dell'urbanizzazione in tutto il mondo, la crescente difficoltà di fare inchieste di terreni esotici, la moltiplicazione delle specializzazioni e delle sottodiscipline nel campo della ricerca scientifica e delle sue applicazioni, la nostalgia per la città tradizionale. L'antropologia dell’ambiente urbano ed industriale. L’antropologia di ambiente europeo è stata soprattutto rurale, dedicandosi alla società tradizionale. La formula antropologia urbana è troppo vaga e imprecisa. Può essere definita come l'insieme dei lavoro che cercano di cogliere e analizzare gli spazi di coabitazione nella città, i rapporti sociali che vi si sviluppano, l'articolazione dei luoghi di lavoro con quelli di residenza, la distribuzione delle reti di socialità. Sin dagli anni 70 si è concentrata sullo studio delle storicità che hanno segnato la città, dei flussi e riflussi migratori, delle etnie urbane (ri)costituite. L’identità sociale è quindi analizzata come una nozione dinamica, come il prodotto dello sviluppo dei rapporti sociali; essa appare come il risultato, in un dato momento, dei processi di scomposizione e ricomposizione delle situazioni sociali, economiche, culturali e politiche della società globale. Antropologia dell'ambiente industriale e tecnico. Si è sviluppata recentemente, in rottura con l'approccio tradizionale condotto in termine di folklore dei mestieri e delle tecniche. Designa ricerche che inseriscono la tecnica in una prospettiva più globale, quella della cultura industriale. Qui gli antropologi analizzano le condizioni dell'innovazione tecnica, della sua diffusione e dei freni sociali e culturali che incontra. Si propongono anche di analizzare le rappresentazioni e le pratiche dei mestieri e delle specializzazioni, l'organizzazione della produzione e della vita lavorativa nelle imprese. Infine tentano di comprendere la società industriale in quanto produttrice di culture parcellari. Antropologia del noi e rimpatrio dell’oggetto esotico. Numerose insidie sono in agguato per il ricercatore che si impegna nell'antropologia in antropologia in ambiente urbano. L'antropologia delle modernità rischia talvolta di fondare il proprio procedimento su una sorta di effetto etnografico. Antropologia rimpatriata e l’esclusione del metodo. Una tale antropologia rimpatriata non s’interroga su certe questioni di metodo. Ciò che importa non è tanto l'appello all'esteriorità dell'antropologo, quanto il tipo di metodo cui intende sottoporre le unità sociali che sceglie. 2) ANTROPOLOGIA E STORIA Per molto tempo un limite netto ha separato l'antropologia della storia. Tale separazione avviene soprattutto nel XIX secolo ed è volta a respingere fuori dalla tradizione occidentale i popoli selvaggi o barbari che l'espansione imperialista contribuiva a sottomettere. Per meglio tenere separate queste società dalla storia , fu loro riservata una disciplina specifica: l'antropologia. Fin dagli anni 50 del 900, tutto contribuiva a separare la storia dall'antropologia: gli oggetti (la storia si occupa del passato storico europeo, l'antropologia delle società esotiche), gli ambiti di riflessione (la storia vuole cogliere lo svolgimento cronologico degli eventi e ricostruire le tappe dell'evoluzione; l'antropologia cerca di comprendere la struttura e la funzione delle istituzioni sociali nelle società caratterizzate da permanenza e ripetizione). A partire dagli anni 60 vi è un clamoroso avvicinamento delle due discipline. Rinnovamento dell'antropologia. In un primo tempo è consistito nell'abbandono dell'antica opposizione fra società primitive e società complesse e nella scoperta della dimensione storica delle società che essa studia nel presente e nel passato. In un 7 ANTROPOLOGIA. DAL LOCALE AL GLOBALE - KILANI Infine, tanto l'antropologia quanto la psicanalisi sono sensibili all' alterità. L'antropologia cerca di analizzare il pensiero dell'altro per metterlo a confronto con il proprio, la psicanalisi cerca di decifrare l'altro che è in noi, dove per noi intendiamo il super-io di ciascuno. L'etnopsiconalisi. La sua finalità è quella di scoprire come i rapporti sociali e i comportamenti culturali siamo assimilati, negoziati e vissuti dagli individui. Deve il proprio metodo alla tecnica psicanalitica freudiana, cioè alla pratica fondata su colloqui ripetuti in modo regolare, nei quali i partner sono reciprocamente coinvolti. Ma non ha come scopo la guarigione, bensì l'approfondimento della relazione tra l'osservatore e i membri della cultura studiata. 4) ANTROPOLOGIA E PSICOLOGIA COGNITIVA La psicologia cognitiva o genetica, elaborata da Piaget, richiama l’antropologia. La psicologia cognitiva di Piaget. Modello di acquisizione dei processi mentali da parte del bambino secondo Piaget. Piaget descrive tre stadi di acquisizione da parte del bambino: - Il primo è quello delle funzioni sensoriali motorie, che costituiscono il punto di partenza dello sviluppo mentale del bambino. - Il secondo consiste nell'acquisizione del pensiero soggettivo ed egocentrico, pensiero centrato sul soggetto e funzionante esclusivamente sul piano dell'affettività. Questo pensiero simbolico è una rappresentazione delle cose fondata sui rapporti soggettivi fra il bambino e il mondo. - L'ultimo stadio è raggiunto con il pensiero operativo o decentrato, pensiero fondato sui rapporti oggettivi fra l'uomo e l'universo. Lo stadio finale di questo pensiero è dato dalle operazioni formali, che il bambino acquisisce intorno agli 11 anni. Piaget e numerosi altri autori postulano che le società umane passano ugualmente attraverso una successione di stadi mentali, identici a quelli attraversati dal bambino: -> Il primo è lo stadio dell'intelligenza pratica. Questo corrisponde alle operazioni più elementari e alle tecniche più pragmatiche ed è uno stadio primordiale che caratterizzerebbe tutti i tipi di società. -> Il secondo stadio è quello del pensiero simbolico o pre operativo. Come il suo equivalente al livello del bambino, il pensiero simbolico è centrato sull'uomo e sulla società, sui suoi conflitti, paure, speranze. É costituito dall'insieme delle opinioni non fondate o non controllate, delle credenze obbligatorie e dei principi non dimostrati. Raggruppa espressioni come magia, mito ecc. -> Il pensiero operativo o scientifico, ultimo stadio dell'evoluzione mentale su scala collettiva, è un pensiero fondato sulla ragione effettiva, decentrata o cumulativa. É caratteristico delle società moderne. La critica dell'antropologia. Questa gerarchizzazione dei modi di pensiero e delle società non costituisce un'innovazione nelle scienze sociali. Già in Freud era presente la metafora del primitivo come bambino e del bambino come primitivo. Le critiche che si possono muovere allo schema dello sviluppo dell'umanità di Piaget, sono le stesse della discussione sulla magia, sul pensiero simbolico e delle teorie avanzate che li analizzano come riduzione del pensiero scientifico. Anzitutto occorre criticare il dualismo che consiste nel nell'opporre termine a termine e contenuto a contenuto, il pensiero simbolico da una parte e il pensiero scientifico dall'altra. Tutte le osservazioni compiute tanto nelle società tradizionali quanto in quelle moderne rafforzano la duplice constatazione a proposito della non opposizione e della non esclusione di questi due modi di pensiero. Il pensiero simbolico e quello razionale coesistono. La comparsa del pensiero scientifico non ha determinato la scomparsa di quello simbolico, che è ben presente ancora. Mito e razionalità dei culti del cargo. Questo esempio mostra il fallimento di ogni tentativo di spiegazione dei fenomeni sociali e della diversità delle società in termini di opposizione fra pensiero simbolico e pensiero razionale in particolare, e fra società primitiva e società moderna più in generale. I cargo melanesiani sono dei movimenti socio religiosi apparsi in Melanesia verso la fine del XIX secolo. I missionari furono fra i primi a osservarli, seguiti da amministratori coloniali e poi antropologi. Durano fino agli anni 60 del secolo scorso. Questi movimenti hanno la caratteristica di un culto, cioè sono fondati su un insieme di credenze e di miti e su un certo numero di rituali praticati in gruppo e ritenuti atti a rafforzare e attualizzare quelle credenze. Alcuni erano centrati sull'idea che i beni di cui disponevano gli europei in realtà non appartenessero a questi, ma fossero stati fabbricati dagli antenati dei melanesiani ad uso dei loro discendenti. Per riavere questi oggetti, ora in mano ai bianchi, viene messo in atto un insieme di rituali i cui tratti più rilevanti sono costituiti dalle invocazioni e dalle offerte agli spiriti degli antenati. Nella letteratura scientifica dedicata a questi movimenti, i culti del cargo sono venuti a designare l'insieme delle credenze e delle pratiche utilizzate dai melanesiani per affrettare l'arrivo del cargo ( la somma delle ricchezze europee) e il suo sbarco è atteso su una banchina o una pista di atterraggio costruite per questo scopo. Sono stati interpretati come il desiderio dei melanesiani di possedere i beni europei. Questo sminuire i culti del cargo è un esempio della difficoltà che può avere un osservatore esterno a separarsi dal proprio immaginario e dalle proprie produzioni simboliche. Una seconda riduzione di ha considerando il culto del cargo come il sole mezzo di cui disponevano le popolazioni locali per raggiungere il loro scopo: il loro tentativo era di ordine magico perché essi non erano in possesso di altre competenze intellettuali e tecniche. A partire da queste due premesse, le teorie classiche analizzano i culti del cargo come la manifestazione di un pensiero irrazionale e primitivo. Per comprendere questi culto bisognava cambiare approccio. -> In primo luogo considerare la natura del mito e il suo rapporto con la razionalità e la scienza, come fu fatto a proposito della magia e della stregoneria. Bisognava ammettere che il mito ha una specificità propria e un senso suo. Scoprire l'efficacia propria del mito. -> Allora questi culti appaiono come luoghi di organizzazione di situazioni sociali conflittuali e mezzi per agire su di esse. Ci appaiono come una forza di contestazione e di mobilitazione formidabile. STORIA DEL PENSIERO ANTROPOLOGICO. GENEALOGIA INTELLETTUALE DEI DISCORSI SULL'ALTERITÀ. 1) PRELUDIO A UNA STORIA DELL' ANTROPOLOGIA Per designare la disciplina, in francese e in altre lingue europee disponiamo di tre termini: etnografia, etnologia ed antropologia. A quest'ultima denominazione si accompagna generalmente il termine di culturale o sociale. I tre termini sono usati per delineare i tre momenti del lavoro antropologico. Etnografia -> corrisponde alla prima fase del lavoro dell'antropologo, ovvero alla fase preparatoria della raccolta dei dati e dei documenti e della loro registrazione, classificazione e traduzione. Questa fase corrisponde alla ricerca sul campo propriamente detta, all'inventario e alla descrizione degli elementi pertinenti. Tutto ciò presuppone delle ipotesi preliminari. Etnologia -> fase in cui si analizza, si sintetizza e si interpreta ciò che si osserva in una data cultura, in rapporto con le conoscenze sulle società di cui si dispone e con le generalizzazioni teoretiche che si sono costruite a partire da tali conoscenze. Antropologia -> si tenta di definire le proprietà generali di tutta la vita sociale e culturale. Per esempio si riflette nella natura delle logiche sociali che caratterizzano le diverse culture, sull'articolazione nelle diverse società fra la base materiale e le istituzioni 11 ANTROPOLOGIA. DAL LOCALE AL GLOBALE - KILANI socioculturali, sulla natura del cambiamento sociale...Un tale progetto non è mai portato definitivamente a compimento, è in costante movimento. Le generalizzazioni teoriche si compiono a partire dalla sistematica compilazione del maggior numero di esempi e di casi concreti riportati dalla letteratura etnologica e allo stesso tempo a partire dalla problematica teorica del momento, ovvero dal tipo di questioni che la comunità di antropologi si pone in un certo momento. L'orientamento che viene più spesso associato all'etnografia corrisponde a un progetto che si dà come scopo principale l'inventario degli oggetti, dei costumi e delle tradizioni esotiche o popolari. Un altro orientamento, identificato con il termine etnologia, corrisponde a un'opera di descrizione delle istituzioni o dei gruppi sociali che non si occupa di allargare la riflessione al di là di queste unità: è l'etnografia puramente descrittiva. Diversità di denominazioni e di oggetti. Due orientamenti associati all’etnografia: progetto che si dà come scopo principale l’inventario degli oggetti, dei costumi e delle tradizioni esotiche o popolari; opera di descrizione delle istituzioni o dei gruppi sociali che non si preoccupa di allargare la riflessione al di là di queste unità (etnologia descrittiva). L’antropologia si è definita come la scienza totale dell’uomo primitivo, quella che lo studia nella dimensione fisica, sociale, cultuale e tecnica. I diversi nomi dati alla disciplina dipendono generalmente dai differenti contenuti che essa assume a seconda dei paesi. Esse esprimono sensibilità nazionali differenti che si traducono in una diversità di procedimenti e di elaborazioni teoriche. 2. PERCHè UNA STORIA DEL PENSIERO ANTROPOLOGICO? ANTR CULTURALE DELL’OCCIDENTE E RIFLESSIONE EPISTEMOLOGICA SULLA DISCIPLINA. Unità del progetto antropologico. Privilegio di unità o diversità, alcune hanno considerato entrambi i caratteri. Teorie evoluzioniste: analogie a scapito delle differenze, esaltando le nozioni di storia e di progresso per pensare la storia dell’umanità in termini di evoluzione lineare o per stadi. Scuola funzionalista: ogni cultura è diversa, ma sottolinea anche la possibilità dell’incontro fra culture e la possibilità di compararle. Correnti teoriche più recenti considerano simultaneamente le due scale e registrano le alterità in una prospettiva comparativista che ha come finalità quella di pervenire l’universale. Levi-Strauss con il procedimento comparativo dell’antropologia strutturale rapporta le singolarità con i principi universali soggiacenti, mentre il riferimento all’universale chiarisce le proprietà di un particolare sistema. Unità storica. L’unità della disciplina si manifesta anche al livello del tipo di sguardo che caratterizza l’antropologo, essendo estraneo alla cultura. Il decentramento e l’osservazione partecipante fondano una certa obiettività. Mentre il rapporto con il terreno è più complesso; ci sono diverse posizioni che il ricercatore può prendere: ritenerlo un processo di conoscenza (rapporto empirico); rapporto di alienazione, di violenza esercitato dall’altro; il rapporto è un problema teorico. Antropologia culturale dell’occidente. L’approccio storico: è necessario perché pone in situazione i percorsi attraverso i quali l’uomo è arrivato ad assumersi come oggetto della propria osservazione, cioè cercare di conoscere i processi che lo fondano in quanto uomo, al di fuori di ogni trascendenza religiosa o metafisica. Inoltre, ci permette di cogliere il contesto culturale in cui si sono sviluppati il pensiero sull’alterità in generale e più tardi il pensiero antropologico propriamente detto. L’antropologia è nata come sguardo, dell’occidente, rivolto ad altre culture. Più la società industriale si faceva conquistatrice e distruttrice delle altre culture e della propria, più sviluppava il bisogno di conservare ed esporre i segni di queste culture. L’antropologia come noi la conosciamo è nata nella 2 metà del 19 secolo. porta a un reale cambiamento di prospettiva. - La corrente diffusionista nasce in reazione all'approccio unilineare evoluzionista. Il processo di sviluppo culturale non è uniforme, ma conosce variazioni che derivano da contatti tra società. Introduce l'idea di complessità e di causalità multipla nello sviluppo delle istituzioni. Non si sono realmente discostati dagli evoluzionisti. - Franz Boas e allievi sviluppano una corrente che rifiuta a priori la possibilità di scoprire un ordine o un principio organizzatore nell'insieme composito delle istituzioni e dei costumi umani. Si limitano a formulare un metodo che rifiuta ogni analisi comparata delle istituzioni sociali e culturali e contestano l'idea che a una cultura possa corrispondere un significato globale. Tornando al pensiero evoluzionista, occorre rilevare che questa corrente ha dato un contributo decisivo all'antropologia. Per la prima volta si è cercato di trovare una spiegazione logica alle somiglianze regolari che si osservano tra società diverse. L'analisi comparativa si fonda sull'idea dell'unità del genere umano e sull'idea che gli elementi identificabili in ciascuna società costituiscono un insieme coerente e sono universalmente trattabili. Tuttavia, circa il pensare il rapporto unità/ diversità dell'umanità, la corrente evoluzionista è criticabile. 9) MALINOWSKINE L'ANTROPOLOGIA DI CAMPO rivoluzione scientifica. La prospettiva inaugurata da Malinowski (che si identifica con il successivo nome di funzionalismo) consiste nella scomparsa di ogni interesse per la ricostruzione storica delle società del passato secondo un'evoluzione lineare, dall'altra in un'urgente indagine sul presente a partire della presa in considerazione della singolarità e della specificità di ogni cultura studiata. Il nuovo obiettivo dell'antropologia è quello di svelare la vera mentalità indigena e di abbozzare un quadro autentico dell'esistenza tribale. Contro la visione deterministica dell'evoluzionismo, che rappresenta l'indigeno come un essere inchiodato alle proprie tradizioni e che sostiene una visione meccanicista del progresso, Malinowski pone come esigenza fondamentale dell'indagine antropologica l'autonomia e la specificità di ogni configurazione culturale. L'uomo è un essere razionali e non esistono società pre razionali e non esistono popoli bambini. Il suo pensiero si inscrive nella corrente di pensiero dell'epoca (da Freud alla scuola sociologica francese di Durkheim, da cui scopre l'importanza del contesto sociologico nella spiegazione dei fatti sociali). Duplice prospettiva: - da una parte tenta una spiegazione globale dell'uomo e della sua cultura attraverso l'insieme delle loro dimensioni - dall'altra attenzione alle singolarità e particolarità di ogni cultura. Metodo: lavoro sul campo e nuova autorità. Sul piano del metodo Maliniwski è rivoluzionario perché attribuisce un posto fondamentale all'inchiesta sul campo. La novità sta nel combinate l'inchiesta diretta con la riflessione teorica e di erigere l'esperienza personale a norma della professione. Partecipare alla vita del villaggio diventa la condizione stessa della conoscenza etnologica. OSSERVAZIONE PARTECIPANTE: presenza di lunga durata sul campo, ma anche specifiche inchieste. Con Malinowski predomina nell'antropologo la preoccupazione di convincere i suoi lettori che le informazioni etnografiche che egli fornisce sono il risultato di una ricerca oggettiva e non il prodotto di una soggettività. L'antropologo è caratterizzato da una doppia competenza: io c'ero e io ne posso parlare. La spiegazione dei fatti antropologici attiene non solo al contributo di ciascuno degli elementi al tutto culturale, ma anche al modo in cui questi si dispongono gli uni in rapporto agli altri nel sistema. Precursore antropologia economica. Sul piano teorico il contributo di Malinowski è più controverso. Egli sostiene il principio di reciprocità, che applica anche nel campo 15 ANTROPOLOGIA. DAL LOCALE AL GLOBALE - KILANI dell'economia primitiva. Egli rileva la complessità di questa economia, in cui vi sono strutture elaborate per organizzare la produzione, lo scambio, il consumo dei beni. Sottolinea l'importanza del principio di reciprocità, secondo il quale si dona per ricevere. Nelle società primitive la motivazione economica è un tutt'uno con la motivazione sociale, culturale, religiosa. In tal modo Malinowski è iniziatore dell'antropologia economica. Iperfunzionalismo di Malinowski: circolarità, teleologismo e strumentalismo. Ad ogni modo l'autore è stato a tratti un teorico scadente, come nel tentativo di definire la cultura come risposta organizzata delle società ai bisogni culturali o fondamentali. La cultura appare come un assemblaggio di istituzioni il cui funzionamento corrisponde sempre alla soddisfazione di un bisogno. Il contributo di Malinowski fu comunque determinante. Grazie a lui, lavorare in presenza dell'oggetto di studio diventa non solo preliminare a ogni attività scientifica, ma trasforma l'oggetto di studio in un dato pronto per essere analizzato da un osservatore esterno, neutro e ben preparato. Questo farà nascere il genere letterario monografico, il cui scopo è l'analisi intendeva e sintetica della vita comune, registrata dall'antropologo nella lingua indigena e durante un soggiorno molto lungo in una società. Monografia di campo. Il campo o terreno giunge rapidamente a giocare un ruolo emblematico nell'antropologia britannica di campo. Differente da Malinowski, le monografie standard che si sono moltiplicate dopo di lui, si accontentano spesso di un semplice riferimento della presenza dell'antropologo sul campo. I processi attraverso i quali si arriva al risultato finale vengono quasi occultati. 10) LEVI STRAUSS E L'ANTROPOLOGIA STRUTTURALE Critica all’induttivismo e all’empirismo dell’antropologia britannica. Levi Strauss è stato il critico più severo a Malinowski. Secondo lui, l'unità funzionale della società postulata dall'antropologia britannica non è assolutamente verificabile. Egli critica inoltre l'eccessivo empirismo di Malinowski. Concepire l'etnologia come una descrizione esaustiva di diversità chiuse in se stesse rende impossibile ogni comparazione. Critica anche Radcliffe Brown, mostrando come la nozione di struttura sociale resti d'ispirazione biologicista. Critica la concezione empirista di Radcliffe Brown, che riduce la struttura sociale all'insieme delle relazioni sociali esistenti in una data società. Secondo Strauss, la nozione di struttura sociale non si riferisce alla realtà empirica, ma ai modelli costruiti in base ad essa. Levi Strauss pone l'opposizione fra legge (naturale) e regola (istituita) non con un significato storico, ma metodologico. Non si tratta più di spiegare le istituzioni umane a partire dalla loro storia ipotetica, ma a partire dal valore logico nel sistema sociale e culturale che esse formano. Per lui la cultura si afferma d'un tratto con l'emergere della regola, della struttura, nei fatti della natura. L'uomo si afferma immediatamente nella cultura. Per esempio, nel campo della sessualità inventa il matrimonio. L'abbandono di Levi Strauss dell'opposizione fra natura e cultura trova ispirazione in Rousseau. Da Rousseau deriva anche un'altra sua questione: come conciliare me stesso e l'altro, la mia società e le altre società, come realizzare l'universale a partire dal singolare? Anche qui l'accento è posto del metodo. Prende le distanze rispetto ai sistemi particolari. Dopo averli analizzati minuziosamente, occorre contemplarli con uno sguardo lontano per individuarne le proprietà. Il rispetto di questa regola consente di passare dall'etnografia come descrizione di una società concreta prodotto di una storia particolare, all'antropologia come tentativo di spiegazione di questa diversità a un livello più generale, più fondamentale. Il procedimento comparativo, alla base del metodo strutturale, consiste proprio nel dissolvere la specificità di ogni cultura nell'universale. Ogni società è una costruzione simbolica che deriva da un determinismo logico particolare, le cui regole o leggi vengono scoperte dall'antropologo. La sua prospettiva antropologica è d'ispirazione kantiana. Le istituzioni umane sono l'espressione delle costrizioni dello spirito umano. Si tratta di scoprire una rete di costrizioni particolari che rinviano a un fondo umano comune. Ma, a differenza di Kant, Strauss non formula l'ipotesi di un soggetto trascendentale, ma parte dai sistemi concreti di rappresentazioni per scoprire le strutture intellettuali che attestano la realtà di uno spirito umano invariabile. Rapporto con Mauss. Strauss si colloca all'interno della tradizione sociologica francese di Durkheim e Mauss. Mauss mostra come, per raggiungere la comprensione delle istituzioni sociali e culturali, è necessario conoscere intimamente le società studiate e assimilare i materiali etnografici e linguistici disponibili. Secondo lui la teoria, in quanto sistema di classificazione e definizione, consente la trasformazione di fatti bruti in fatti sociologici. Secondo Strauss, Mauss è stato sul punto di interpretare in termini strutturali la reciprocità e lo scambio, ma ne è stato impedito dal suo modo di comprendere lo scambio in termini di rapporto con l'esperienza. Per arrivarvi avrebbe dovuto formulare il problema in termini di logica delle relazioni. Strutturalismo. È un'attività intellettuale che separa il soggetto dalla scienza. Elimina ogni finalità soggettiva o metafisica, per tentare di accedere alle sole forme. Poco importa sapere chi parla, perché parla e con chi parla, l'importante è sapere la struttura interna del linguaggio, la sua logica, il sistema di segni. La critica del soggetto avanzata dallo strutturalismo è una critica del senso. Il senso non è più nell'oggetto, ma esiste nel gioco di relazioni che intrattiene con altri oggetti. Lo strutturalismo svuota gli elementi del loro contenuto per coglierlo nelle loro interrelazioni con altri elementi, interrelazioni che conferiscono loro senso. Infine, lo scopo della ricerca strutturalista è di ricostruire il funzionamento dei sistemi semiotici attraverso la costruzione di un modello empirico. Parentela. Secondo lui i termini della parentela sono elementi di significazione, tali solo a condizione di integrarsi in sistemi. Il pensiero selvaggio e le mitologiche. La forma precede il contenuto: il modello strutturale. Che si tratti di mito, di parentela o di pensiero selvaggio, tutti i sistemi di significazione trovano il loro fondamento comune nella caratteristica simbolica dell'attività dello spirito umano: è proprio dell'analisi strutturale mettere in evidenza la natura di questa attività. per Strauss la struttura è primaria, quindi le relazioni ed i principi che regolano i sistemi simbolici sono dati fondamentali e immediati della realtà sociale e appartengono all'inconscio strutturale. l'attività inconscia dello spirito consiste nell'imporre delle forme a un contenuto, e se queste forme sono le stesse per tutti gli spiriti, bisogna ed è necessario raggiungere la struttura inconscia , soggiacente a ogni istituzione e a ogni costume. Critiche all'antropologia strutturale: - gli si rimprovera di essere più attento alle forme astratte che non si rapporti reali ai quali esse si riferiscono. - Lo si critica di collocare fuori del tempo e della storia le strutture logiche che egli ritiene reggano la società, di sostituire la relazione logica alla relazione umana. secondo la Duchet, il progetto di Levi Strauss consiste nel fondate su dei testi selvaggi un discorso coerente sulle società che li hanno prodotti e contemporaneamente produrre il principio della loro intellegibilità. DA ANTROPOLOGIA RISTRETTA A GENERALIZZATA. 1.IL LOCALE E IL GLOBALE Trasformazione dei rapporti fra le società e all’interno stesso di ognuna di esse: nuova dialettica fra unità e diversità. Critiche all’antropologia. Presa di coscienza della rapida scomparsa delle alterità e di una certa ragione d’essere dell’antropologia. Si ha dato luogo ad un’autocritica dell’antropologia. Si sviluppò su diverse tematiche: sul piano teorico in relazione con le situazioni coloniali, furono rimessi in discussione concetti e formulazioni; definizione 17 ANTROPOLOGIA. DAL LOCALE AL GLOBALE - KILANI
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