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Dal Lusso al Capitalismo, Sintesi del corso di Sociologia

Sociologia dei consumi - riassunto del volume

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 04/11/2021

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Scarica Dal Lusso al Capitalismo e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! LUSSO E CAPITALISMO - SOMBART - Capitalismo: può riferirsi in genere a diverse accezioni di pratiche economiche, che vennero istituzionalizzate in Europa, tra il XIV e il XV secolo che coinvolgono in particolar modo il diritto da parte di individui e gruppi di individui che agiscono come "persone giuridiche" (o società) di comprare e vendere beni capitali (compresi la terra e il lavoro; vedi anche fattori della produzione) in un libero mercato (libero dal controllo statale). Si tratta di > un insieme di teorie intese a giustificare la proprietà privata del capitale, a spiegare il funzionamento di tali mercati, e a dirigere l'applicazione o l'eliminazione della regolamentazione governativa di proprietà e mercati; Il sistema economico, e per estensione l'intera società, il cui funzionamento si basa sulla possibilità di accumulare e concentrare ricchezza in una forma trasformabile (in denaro) e re-investibile, in modo che tale concentrazione sia sfruttata come mezzo produttivo; Regime economico e di produzione che nelle società avanzate viene a svilupparsi in periodi di crescita, riconducibile a pratiche di monopolio, di speculazione e di potenza. > sistema economico in cui il capitale è di proprietà privata (sinonimo di ‘economia d’iniziativa privata” o ‘economia di libero mercato’). Nell’accezione originaria, formulata con intento fortemente critico da pensatori socialisti e poi sviluppata nelle teorie marxiste, sistema economico caratterizzato dall’ampia accumulazione di capitale e dalla scissione di proprietà privata e mezzi di produzione dal lavoro, che è ridotto a lavoro salariato, sfruttato per ricavarne profitto. - Di regola si collocano le origini del c. tra il Basso Medioevo, all’epoca della rinascita delle città, e il 15° e 16° sec., quando iniziò a decollare, grazie anche alle scoperte geografiche, la stagione del grande commercio mondiale. Accanto al ruolo attivo di nuovi ceti imprenditoriali borghesi, furono decisivi i processi di formazione dello Stato moderno, che presero avvio nel 16° secolo. Fondamentali furono, in particolare, le politiche mercantilistiche dei grandi Stati, che presero a finanziare industrie e compagnie commerciali, fecero ricorso al protezionismo e avviarono programmi di conquista coloniale. Tra Sette e Ottocento la storia del c. entrò in una fase di grande accelerazione con la Rivoluzione industriale che, a partire dalla Gran Bretagna, investi l'Europa occidentale e gli Stati Uniti. Secondo molti autori è in questa fase che nacque propriamente il c. moderno il quale, soprattutto in Gran Bretagna, rivendicò una completa libertà dai controlli dello Stato e il libero scambio. Nell’ultimo trentennio dell'Ottocento la grande depressione portò a una profonda ristrutturazione del c., che si fece sentire soprattutto in paesi come la Germania, dove si affermarono grandi concentrazioni industriali e muove forme di intervento dello Stato nei processi economici, e dove crebbe il ruolo del capitale finanziario. Intanto si scatenavano gli imperialismi, frutto di una ricerca di nuovi mercati tale da non arretrare nemmeno dinanzi alla prospettiva della violenza, che infatti esplose con la Prima guerra mondiale. La crisi del 1929 segnò una gravissima battuta d’arresto nella storia del capitalismo ma fece maturare strategie di intervento statale e politiche di welfare che configuravano una coerente alternativa alle politiche liberiste e neoliberiste. Negli ultimi decenni la globalizzazione ha rappresentato il trionfo di un c. di scala planetaria, ormai svincolato da qualsiasi vincolo politico-statuale. Questa nuova fase evolutiva ha per molti aspetti approfondito il tradizionale divario tra paesi sviluppati e quelli arretrati o in via di sviluppo, nel quadro però di una crescente interdipendenza generatrice di nuove e gravissime tensioni sociali e politiche. - Consumismo: è un fenomeno economico-sociale tipico delle società industrializzate che consiste nell’acquisto indiscriminato di beni di consumo da parte della massa, suscitato ed esasperato dall’azione delle moderne tecniche pubblicitarie, per lo più inclini a far apparire come reali bisogni fittizi, al solo scopo di allargare continuamente la produzione. Già nel capitalismo, K. Marx aveva individuato una tendenza al consumismo. Alla base della società dei consumi, c’è il mercato, ovvero il luogo dove si definisce il valore delle cose che dipende dall’incontro tra domanda e offerta - Il sistema capitalistico non prevede più l’autoproduzione e l’autoconsumo dei beni e, inoltre, è il lusso la molla che fa scattare il capitalismo, il quale genera la nascita di un nuovo modo di produrre ricchezza: la produzione industriale su larga scala. - Sombart individua nel lusso, ovvero nello spreco vistoso, il meccanismo di fondazione del capitalismo e di accelerazione dello stesso. Secondo l’autore, il lusso è il moltiplicatore del consumo e degli investimenti, il fattore che scatena la produzione, i consumi sfrenati e la devastazione delle risorse allo scopo di mantenere un tenore di vita al di sopra di ogni livello ragionevole. Il lusso è anche la causa della disgregazione dei ceti sociali in favore della borghesia che riesce ad affermarsi, sottraendo appunto ricchezza ai tradizionali ceti nobiliari. - Quando è nato il capitalismo? In Italia verso la fine del XIII secolo (fine 1200), negli altri stati europei tra XIV e XV secolo (1300-1400) e secondo Sombart esso è il risultato dell’azione reciproca di elementi già diffusi e presenti che vengono organizzati in maniera “capitalistica” e con una mentalità “capitalistica”. Quali sono dunque gli elementi che compongono il capitalismo e che hanno contribuito ad accelerare il processo? Lusso, guerra, l’attività degli ebrei (ricerca di profitto; svolge attività economiche che alla maggioranza della popolazione sono vietate: banchiere, finanziario ecc...) - La professione secondo l’autore ha un ruolo chiave perché sta alla base della razionalità del capitalismo che si dimostra vincente rispetto allo “spirito” delle epoche precedenti: la razionalità consiste nella competenza, nell’apprendistato professionale, nell’uso del calcolo e di una ragione che valuta il rischio e l’esito di un affare...insomma il processo che porta alla formazione del capitalismo è di tipo laico, non si tratta di un’ideologia religiosa, la cui merce è il denaro. - La tecnica utilizzata dal capitalismo è il passaggio dalla produzione limitata e artigianale a una produzione estesa che ha come fine il soddisfacimento di un’ampia clientela che chiede prodotti standardizzati. Questa tecnica si diffonde anche nella contabilità: l’ignoranza del mercante medievale viene rimpiazzata da specifiche regole di bilancio. L'artigianato era diventato incapace di produrre merci di qualità e a questa tipologia di impresa restava solo la possibilità di dedicarsi a merci ordinarie. Solo un’organizzazione capitalistica può creare un mercato per i suoi prodotti e la produzione capitalistica è essenzialmente di lusso e induce il lusso, ovvero spinge la classe ascendente (borghesia) a imitare lo stile di vita sfarzoso dei nobili, mettendo in moto una produzione allargata di merci. Produzione viene così accorpata in grandi imprese dove i lavoratori sono raccolti e si occupano di un lavoro ripetitivo. - Anche il rapporto tra i sessi si è modificato dalle Crociate in poi. Prima di tutto è cambiato il rapporto tra uomini e donne nei ceti superiori, soprattutto nella corte di Francia, dove la cortigiana diventa il simbolo del dominio della donna. - Per i nobili si moltiplicano le spese, che devono essere sanate grazie al contributo della ricca classe emergente di finanzieri, industriali e banchieri, la cui mescolanza con la nobiltà (x es. matrimoni) ne determina la decomposizione. commerciali (Bristol x es.) nel ‘700 contavano solo 40.000 abitanti perché l’industria non possedeva ancora abbastanza forza per formare le metropoli. Solo Lione è l’unico esempio di città commerciale con carattere metropolitano prima del 1800 per via della sua importante industria di lusso nel periodo iniziale del capitalismo. Le prime metropoli nascono, dunque, grazie alla concentrazione dei consumi che diventa l’elemento decisivo per tale nascita. Alcune caratteristiche delle metropoli più importanti di ‘600 e ‘700: 1) Berlino: pura città residenziale i cui rappresentanti sono la corte, la burocrazia e l’esercito. Si inizia a sviluppare nel 1750. 2) Amsterdam: all’inizio è città residenziale e lo si capisce dai danni che la partenza della corte ha causato verso la fine del ‘600. L'assenza della corte viene colmata dalla presenza dei creditori di Stato di tutta l’Europa e qui si consumano i prodotti dei possedimenti coloniali. 3) Venezia: ha un carattere simile ad Amsterdam. Gli originari possedimenti coloniali hanno creato una potente classe di redditieri che si somma a quella dei proprietari fondiari. Nel 1400, molte delle famiglie abitanti a Creta si trasferirono a Venezia dove si consumavano enormi ricchezze e si viveva nel lusso, dato che questa città era la capitale del terzo impero d’Europa fino a che non perse le colonie. Venezia, insieme a Roma, divenne la sede principalissima del piacere. 4) Roma: qui vivevano differenti, grandi consumatori come il papa, i pellegrini, i cardinali, i monsignori e i parenti del papa. La città subi una grave crisi col trasferimento della corte papale ad Avignone. 5) Madrid: nel ‘600 è ciò che furono Roma e Venezia nel ‘400 e ‘500, ovvero la città mondiale. Qui aveva la sua corte il sovrano più potente della terra e giungevano anche l’oro e i tesori dell’ America Madrid diventa subito il simbolo del potere e della ricchezza della Spagna. 6) Napoli: cresce nel ‘700 e si colloca subito dopo Londra e Parigi. E’ una città residenziale la cui ricchezza ha origine dalla monarchia e dalla chiesa. Nonostante un sistema di diritti raffinato e fonte essenziale per le entrate, le politiche di malgoverno erano assai diffuse a causa della numerosità degli impiegati. 7) Parigi: è una città di consumo che vive della corte, della burocrazie e della rendita fondiaria. Venne anche emanato un editto che proibiva la costruzione di nuove case per limitare l'espansione della città e per evitare che la città fosse massificata. Vi era inoltre una cattiva distribuzione delle ricchezze: tutti i ricchi fissavano la loro residenza a Parigi dove spendevano le rendite dei fondi del regno. Di conseguenza queste spese attiravano molti artigiani, domestici e manovali, le cui attività si basavano sulle rendite dei ricchi, mentre altri vivevano delle entrate della chiesa. La suddivisione della società parigina era la seguente: principi e signori; clero e magistratura; finanza; mercanti; artisti; artigiani; operai; servitori; popolino. 8) Londra: aveva già una sua corte potente nel ‘500 e una classe di ricchi proprietari terrieri. Nel ‘600 si trasferirono a Londra i possidenti terrieri il che comportò un rapido sviluppo della città in questo periodo. Viene descritta come il più grande luogo d’incontro per la nobiltà e la gentry e tutti i generi di artisti raffinati 3 a questi residenti se ne aggiungono altri tra ‘600 e ‘700: i creditori dello Stato e l’alta finanza, grazie alla quale iniziò a crearsi un vivace mercato creditizio. A causa dei fumi di carbone e dell’inquinamento, molti nobili iniziarono a spostarsi e a costruire palazzi nei dintorni della città. Le teorie della città nel XVIII secolo Molti autori si sono interrogati su quali fossero le forme di sviluppo urbano nel 1700. Cantillon è l’autore più affidabile da questo punto di vista, infatti egli dice che se un principe fissava la propria dimora in qualche luogo gradevole e, se molti altri signori lo seguono, ecco che questo luogo diventerà una città perché verranno costruite case per i signori e altre per i mercanti, artigiani e le persone di ogni genere di professione di cui i signori dovranno avvalersi per soddisfare i loro bisogni. Gli autori si interrogarono anche su quali fossero i modi più opportuni per consumare la rendita fondiaria che veniva consumata nelle città e nelle metropoli. Cap. 3: “La secolarizzazione dell’ amore” La vittoria del principio di illegittimità in amore Una corretta valutazione dei mutamenti nei rapporti tra i sessi dal Medioevo in poi aiuta a comprendere la genesi del capitalismo moderno. I mutamenti nel modo di vedere l’amore e i rapporti amorosi sono stati analizzati sulla base di due modelli cognitivi: - le testimonianze dei personaggi più rappresentativi (le donne) -> possono essere di tipo molto diverso: date ex professo in trattati sull’amore; in poesie o opere d’arte figurative; - le azioni significative degli interessati -> vita amorosa dei borghesi si sviluppa in direzione opposta a quella dei cavalieri. Come in un moto ondoso, una forma di vita mette in movimento le altre. L’onda che interessa qui proviene da camere di corporazioni e dalle prediche di Calvino e Knox che hanno originato tutti i concetti di decoro borghese. Si parla approssimativamente di uno sviluppo unitario e graduale della concezione e della pratica dell’amore nella nostra epoca: x. Medioevo europeo: mette al servizio di Dio il fenomeno cosmico dell’amore tra i due sessi. Tutti gli amori sessuali non consacrati a Dio o vincolati istituzionalmente sono “peccato”. x. Secoli del Minnescinger (XI sec. circa): concezione fondamentalmente diversa dell’amore e in questo senso costituisce l’inizio di una mondanizzazione della condotta di vita: in Provenza dapprima si diffonde un amore libero, terreno, nei canti dei trovatori; ad essi seguono Minnescinger tedeschi e in Italia si forma una schiera di poeti lirici che cantano solo d’amore. tutto il Minnesang appare oggi falso, contorto ed artificioso ma proprio per questo rappresenta il primo, naturale inizio dell’amore moderno con l’esaltazione degli amanti, gli spasimi e l’adorazione dell’amata. x. Solo nel Trecento si incontra il terreno solido della sensualità naturale, le cerchie dei Minnescinger si prolungano nella società raccolta attorno alla corte papale di Avignone o alla Fiammetta di Boccaccio. L’epoca di Weimar: è quella per cui la Germania diviene interessante per la storia dell’amore. La voce del Decamerone appare l'immediata prosecuzione dell’“esaltazione dell’amore” dei secoli precedenti. È la reazione di una sana sensualità a un idealismo dilatato all’eccesso espresso però in forme ancora infantili. La donna appare ancora vestita nelle immagini che se ne fa l’uomo. I precedenti delle nuove concezioni dell’arte sono le rappresentazioni naturalistiche dell’uomo nudo nell’ambito del mito religioso es. Adamo ed Eva. Iritratti della prima metà del XV sec. mostrano che lo sguardo ha cominciato a soffermarsi sulla carne e sul sangue. x. Soltanto il tardo Quattrocento vede il nudo femminile e scopre l’intima bellezza del corpo, mettendo in evidenza lo stimolo dell’amore dei sensi. I pittori dipingono la lotta dell’amore contro la castità. x. Cinquecento: ideale di bellezza della nuova epoca. Amare significa godere di queste bellezze e l’amore diviene il contenuto della vita. I poeti dedicano tutte le loro opere all’amore e alle donne. Comincia il secolo di Tiziano dove anima e sensi confluiscono in un’armonia mai conosciuta e amare le donne (quindi la bellezza, per amore della bellezza) significa vivere. L’amore non è altro che “desiderio di bellezza” e questa non è altro che grazia; lo stesso vale per corpo e spirito: bello il primo se proporzionato, il secondo se le sue virtù si armonizzano. L'Italia era l’unico paese in cui si professava il culto di amore e bellezza (e seconda la Spagna); la Francia era arretrata, troppo impetuosa per poter gustare le gioie dell'amore. Ma coni Valois (1200- 1500 ca.) la cultura italiana -e quindi anche l’adorazione per la donna- giunge in Francia che nel XVII e nel XVIII sec. diventa la “scuola dell’amore” che è tutt'ora. È anche la prima nazione in cui la vita amorosa viene perfezionata fino all’estrema perversità. A Paris questa mentalità raggiunge il pieno compimento. L’emancipazione della came inizia con timidi tentativi, segue poi un’epoca di naturale, forte sensualità in cui c’è una vita amorosa libera e ingenua; in seguito vi è l’affinamento e infine l’affettazione. questa concezione estetica-edonistica della donna e dell’amore —scaturita dal Trecento- si contrapponeva al legame religioso istituzionale entro il quale era compreso, in altri tempi, l’amore. Anche il delirio religioso va d’accordo con un’opinione disimpegnata sull’amore. La considerazione per cui nel matrimonio vengono messe assieme due cose affatto eterogenee — amore e ordine- dovette imporsi a quanti riflettevano su problema dell’amore: - Valla trasse le conclusioni dalla sua concezione naturalistica dell’amore e spiegò come “a- legittimi” i rapporti tra i sessi: se due persone volevano amarsi, ciò non riguardava nessun altro quindi non c’era differenza tra rapporti sessuali di una donna col marito o con l’amante. Questa concezione diviene evidente in letteratura, specialmente quella d’evasione: ridicolizzare il marito tradito diventa addirittura parte del bon ton; l’adulterio diventa il motivo dominante della letteratura. - Montaigne fa un passo avanti sostenendo che se l’amore è piacere ed il matrimonio una disposizione sociale e della chiesa che persegue più scopi e molto nobili, amore e matrimonio si escludono a vicenda in quanto l’amore odia che ci si attacchi ad altro che sé e non ha volentieri qualcosa in comune con quei rapporti, come ilo matrimonio, che son stretti per tutt’altre ragioni. Un buon matrimonio rifiuta d’associarsi all'amore e vuole godere i piaceri dell’amicizia. Amare e legarsi sono due cose fonda<mentalmente diverse, che si escludono reciprocamente. La cortigiana Quando in una società il libero amore comincia ad introdursi accanto all'amore “regolare” le donne, al servizio di questo nuovo amore, o sono fanciulle traviate e adultere (ma di famiglia onesta), o sono puttane. Ha ottenuto importanza l'amore orientato semplicemente verso l'erotismo tramite l'incremento della seduzione, degli adulteri e della prostituzione. Petrarca ritiene che la peste dell'adulterio fosse, a suo tempo, all'inizio. Ora invece fa parte del bon ton che un giovane seduca una donna sposata. Da allora sino alla nostra epoca il commercio sessuale rimase un completamento costante di quello matrimoniale. Un importante sintomo che ci fa apparire l'adulterio come un'istituzione sociale è la legittimazione del “cornuto”. Anche la prostituzione aumenta dal Medioevo in poi, soprattutto nelle grandi città che ne diventano sede: inizia ad Avignone, culminando a Londra e Parigi. Nella misura in cui l'amore illegittimo dilaga, tra la femme honnéte e la putaine si inserisce un nuovo strato di donne: le cortigiane (definite con molti termini: concubina, maftresse, grande amoreuse, grande cocotte, femme entretenue). Con queste donne l'amore, divenuto un'arte esercitata Per quanto riguarda il papato a Roma con Paolo 2 (1464-71) iniziano i baccanali: egli considerò come simbolo della propria vita il Carnevale, che si organizzava in senso mondano. Fu appunto lui che introdusse a Roma questo nuovo tipo di carnevale pagano. Il culmine dello sfarzo fu raggiunto dal papato con il famosissimo corteo in laterano di Leone X: 100000 ducati spesi in un solo giorno è ‘un centinaio di artisti diedero il meglio di si tra cui Raffaello. Le corti mondane in Italia e prima di tutte glia di Milano e quella di Napoli, gareggiarono con quella di Roma per conquistare il primato dello sfarzo mondano. Anche in Francia le spese erano molto elevate. Sotto Luigi 14 le spese raggiungono la punta massima, chiaramente in primo luogo si collocano le spese per gli edifici di lusso. Durante il suo regno furono spese in totale per le costruzioni destinate al re 198.957.579 lire torinesi (la maggior parte della somma x Versailles). Altri soldi fuori i spesi per le stoviglie e il vasellame e altri ancora per il mobilio dei palazzi reali e per la tappezzeria. All arredamento dei palazzi corrispondeva lo sfarzo dei costumi che in gsti venivano esibiti. E la donna? Ha una parte in gst rapida lievitazione delle spese d lusso ? Quale? La risposta è presto data: si sa che gli uomini vivevano solo x amare le donne. Nel caso di Luigi 14 era influenzato dalle sue amanti nell organizzazione della vita pubblica. E sempre quando una nuova amante accendeva il cuore di Luigi 14 cominciano nuove ondate d lusso. La corte era chiaramente dominata dalle maîtresses ( la più famosa era mdame Pompadour). La corte spagnola riuscì in breve tempo ad oscurare qll francese, quanto a splendore: dalla scoperta delle miniere d argento di Potosi fino al regno d Filippo 4, Madrid fu lo scenario di un dispiegarsi mai visto di lusso e lo stile spagnolo divento allora, predominate. Dopo Francia e Spagna venne 1 Inghilterra. Il punto massimo dello sfarzo d corte venne raggiunto sotto gli Stuart. Ma anche gli Orange amavano il lusso di corte e la dinastia degli Hannover lo imitò con entrambi i suoi rappresentanti. Anche la storia inglese, oltre a gll francese ci insegna come il lusso della corte fosse il lusso delle maîtresses e per le maîtresses. Gli imitatori del lusso: cavalieri e ricconi arroganti Per impulso della corte, il lusso s diffuse progressivamente in Tt gli ambienti sociali che vedevano in essa il loro ideale o che, cn la corte mantenevano qualche rapporto: per consolarci, possiamo dire però che erano tutti ricconi quelli coinvolti nella stessa mania di sfarzo mondano, simile a qll che dominava negli ambienti d corte. Luigi 14 impose addirittura 1 obbligo del lusso ( si guardava al sovrano come un dio, egli divenne 1 arbitro del lusso). Tutti qll che avevano i mezzi x farlo volevano che le proprie case, il proprio mobilio fossero uguali a qll del re. Il processo di mondanizzazione non si sarebbe completato così rapidamente, se non fosse scaturita a corte, una nuova importante fonte che avrebbe riversato nel mondo un abbondante fiume di desideri e di ostentazione del lusso. Se non si fosse cioè manifestata una richiesta d lusso da parte dei nuovi ricchi. La gente di estrazione popolare, pervenuta rapide,ente alla ricchezza, la spende prevalentemente in oggetti di lusso. È il desiderio di ottenere una posizione rispettabile, grazie alla ricchezza, che spinge i commercianti o i servitori arricchiti a ostentare il lusso. La storia della ricchezza è quindi caratterizzata da altrettante tappe della crescita del lusso:dal primo presentarsi della scena dei parvenu borghesi, in poi. Per la nostra trattazione é sempre estremamente importante 1 enorme progresso compiuto dalle nazione europee all inizio del 18 secolo in direzione della vita agiata: in questo periodo i ricchi hanno già un ruolo molto significativo. Il mutamento decisivo consistette appunto in ciò, che in quell epoca,mil lusso si diffusi in ambienti sempre più ampi. Un punto d interessa generale x lo sviluppo della società moderna, è ora il fatto che nuovi ceti in ascesa non possiedono altro che la loro ricchezza, nè altri tratti che li distinguano se non la capacità di condurre, con grandi mezzi, una vita lussuosa; e inoltre questi parvenu, diffondono la loro concezione del mondo anche ad altre famiglie, e che , di conseguenza anche gst sono trascinate nel vortice di una vita d piaceri. L arricchimenti di questi borghesi che prestavano denaro è stata la causa dell impoverimento della nobiltà: Sombart mostra come il processo di trasformazione dei patrimonia feudali in patrimoni borghesi si sia compiuto senza interruzioni, dal tempo delle crociate, in tutti i paesi europei. Qui va solo aggiunto, che una delle cause per via delle quali le vecchie dinastie si impoverirono, fu il tentativo che essi fecero di eguagliare, nelle spese di lusso i borghesi arricchiti: avere rinnegato le antiche tradizioni porto alla rovina economica delle antiche famiglie, o alla vergognosa alleanza con i baroni della finanza divenuti ricchi. L elemento intermedio di questo processo fu la trasformazione in senso mondano, orientato ai valori materiali, delle dinastie nobiliari. I nobili vogliono ostentare, così come fanno i ricchi mercanti delle città, ma essi non hanno denaro, così si indebitano e diventano schiavi degli usurai. Se, allora, il nobile è stato spinto ad Una vita lussuosa da principio solo dal parvenu o dalla corte, vi è però anche il fatto che egli stesso impresse al lusso di quest epoca una certa caratteristica, uno stile aristocratico, per via della quale quel tempo, nonostante tutti gli arricchiti, si distingue chiaramente dal nostro. Il lusso presenta una caratteristica fondamentalmente unitaria, poiche è per sua natura di corte e aristocratico. Ma Sono sempre gst due componenti, corte e aristocrazia, i soli rappresentanti della civiltà del lusso. Queste cerchi sociali, nelle quali il lusso si manifesta, si distinguono nell idea che hanno di se e che gli altri hanno di esse, rispetto al mondo borghese e alla marmaglia. Il borghese grande o piccolo che fosse non faceva ancora parte della società: l intero stile di vita è dato soprattutto dalla nobiltà. Occuparsi di economia, equilibrare le entrate e le spese, è considerato borghese, e viene lasciato alla cura dei maggiordomi. A quale scopo avere la servitù, se c si deve occupare in prima persona della gestione della casa? Si compra ciò che si vuole e poi i conti li farà il tesoriere. E se si fanno i debiti con i fornitori che importa? È da bottegai pensare che i conti sono lì per essere pagati. Concetto ed essenza di lusso Lusso= spesa che va oltre il necessario. E” l'abitudine a consumi di elevata gamma qualitativa e di costo. È uno stile di vita e di comportamento che privilegia l'acquisto e/o il consumo di prodotti e oggetti, spesso superflui, destinati ad esempio ad omare il proprio corpo o la propria abitazione. Si distingue da ciò che è necessario, ovvero dai bisogni fisiologici dell’uomo. Lusso ha due significati: lusso quantitativo, lo spreco dei beni, lusso qualitativo, usare beni di migliore qualità. E” da quest’ultimo concetto di lusso che deriva quello di “bene di lusso”, che è allora un bene raffinato. Raffinato= qualità dei beni giudicata superflua rispetto allo scopo, ovvero la soddisfazione di un bisogno necessario. La raffinatezza può essere intesa in senso assoluto, relativo o stretto, ovvero quando si incontra una raffinatezza che eccede la media > esigenza di lusso: esigenza di una raffinatezza che può essere soddisfatta solo da beni di lusso in senso stretto. Quando si considera l’espansione del lusso, si parla di un lusso di tipo egoistico, ovvero un acquisto di vari ornamenti per la propria vita personale. Il lusso personale ha origine nel godimento sensibile che danno le cose piacevoli: si tratta di ciò che colpisce i sensi e viene oggettivato in modalità perfezionate. Il desiderio di raffinatezza e acquistare mezzi che stimolino i sensi, ha il suo fondamento nella vita sessuale, infatti il piacere dei sensi e l’erotismo sono la stessa cosa. Il disprezzo per il denaro e per tutto ciò che ha valore monetario Il lusso nell’abbigliamento di corte è un indice della condotta della vita di nobiltà; possediamo informazioni sul lusso nell’abbigliamento dei secoli XV e XVI, date dagli inventori del guardaroba. Le opere d’arte hanno sempre offerto ottime informazioni per valutare il lusso nell’abbigliamento, altrettanto le descrizioni delle feste, delle cerimonie e così via. In Inghilterra nel XVI secolo l’elegante abbigliamento dei cavalieri era un segno distintivo di ceto. Il costume rinascimentale si trasforma in quello barocco e questo diviene poi più raffinato rococò. Nel XVIII secolo il lusso aumentò ancora divenendo più prezioso, più raffinato. Il lusso nella biancheria intima era un particolarmente erotico. L’ostentato, lo sfarzoso, sono espressioni dello stile aristocratico nel dispiegarsi del lusso: vestiti sfarzosi, carrozze ufficiali dorate, servi in uniforme. Adam Smith critica le cattive abitudini dei suoi contemporanei e Defoe ci informa che i commercianti londinesi possedevano almeno due domestiche. Ogni lusso è ‘distinto’, sempre puramente estetico ma orientato alla forma. Il lusso aristocratico si era generalizzato tanto da divenire all’ordine del giorno presso i borghesi; i nuovi ricchi imitavano deliberatamente questo lusso signorile che, in tutto questo periodo, è essenzialmente aristocratico perché limitato a una stretta cerchia di eletti. Aristocratico in senso positivo è il lusso quotidiano, perché raffinato, esclusivo nelle forme che assume ovunque. Il periodo comprende quattro modelli di stile: gotico, rinascimentale, barocco, rococò e tutti questi si distinguono nettamente dallo stile dei nostri tempi, che è mancanza di stile e per questo esalta ciò che è plebeo. Nell’Inghilterra del XVIII secolo -> stile borghese. [In questo secolo, inoltre, la professione di “amante” era generalmente diffusa nell’ambito della buona società (erano diffusi ampiamente questi amori illeciti)]. La vittoria della donna Le tendenze generali di sviluppo del lusso (tra il 1200 e il 1800): a) Tendenza al lusso privato: la maggior parte del lusso, nel Medioevo, era pubblico; ora diviene di fatto privato, entra sempre più nella casa e la donna lo porta dentro di sé; il lusso perde il suo carattere occasionale e diviene permanente. b) Tendenza all’oggettivazione: il lusso, nella nostra epoca, presenta sempre più un tratto decisamente personale e con ciò quantitativo; dal Medioevo in poi esso diventa ancora più marcato; se prima il lusso si esauriva perlopiù nell’esibizione di una numerosa corte, ora la numerosa servitù è solo un fenomeno concomitante alla sempre crescente utilizzazione dei beni materiali a fini di lusso (si passa da un lusso ‘improduttivo’ a uno ‘produttivo?). c) Tendenza alla sensualità e alla raffinatezza: per tendenza all’oggettivazione Sombart intende quel processo che conduce il lusso a servire in sempre minor misura un qualche valore della vita e sempre più gli istinti più bassi dell’animalità; questo mutamento però riguarda di più la transazione del XVII al XVIII secolo piuttosto che la vittoria del rococò sul barocco -> trionfo definitivo e completo della donna. Associata alla tendenza a rendere il lusso apprezzabile ai sensi, è la tendenza alla sua raffinatezza, la quale significa aumentare la sempre crescente (“la smisurata vanità della nostra epoca nutre i commerci e di conseguenza il povero”). Anche gli scrittori tedeschi discutono del lusso. ScAròder dice di preferire che il lusso nel suo paese fosse ancora maggiore perché il lusso dei ricchi nutre anche gli artigiani e i poveri. Quando si iniziò a studiare la nascita del capitalismo moderno, si parlò molto del lusso, ma furono costruite teorie in cui il rapporto tra quest’ultimo e il mercato non veniva preso in considerazione. Nella teoria del mercato e della sua importanza rispetto alla nascita del capitalismo, ha preso forma l’idea che quest’ultimo sia stato favorito dall’ampliamento geografico delle relazioni di mercato, specialmente tramite lo sfruttamento delle colonie nel ‘500 + quindi l’estendersi degli scambi commerciali nello spazio, l’esportazione e il mercato lontano, avrebbero reso necessaria l’organizzazione capitalistica. Secondo Sombart non è così. Egli afferma che la produzione per il cliente e la vendita su mercati lontani non indicano x nulla la contrapposizione tra artigianato e capitalismo > c’è capitalismo nel senso stretto di produzione x la clientela fissa. Sombart indica il lusso come elemento responsabile dello sviluppo capitalistico fino al termine dell’epoca del primo capitalismo. Il lusso ha contribuito alla nascita del capitalismo moderno secondo differenti modalità: trasferimento della ricchezza dai feudatari ai borghesi > capacità del lusso di creare mercati. Cosa si intende per “creare mercati”? l'impresa capitalistica per poter vivere ha bisogno di un minimo di scambio. Questo “minimo” dipende dalla quantità delle merci circolanti e dall’ammontare dei valori di scambio delle merci circolanti. Il valore delle merci può essere basso o alto e quest’ultimo dipende da due ragioni: 1’ accumulazione (= merci d’insieme o complesse come un ospedale che comprende una grande quantità di merci unificate al suo interno) o la raffinatezza. Nella storia dei popoli europei procedono in parallelo sia un bisogno di beni ordinari che di beni raffinati, entrambi soddisfatti da una produzione inizialmente artigianale. Il fabbisogno di merci ordinarie veniva coperto grazie alle risorse dell’economia locale, mentre quello delle merci raffinate veniva coperto dagli artigiani nel momento in cui non era soddisfatto dal commercio con città lontane o dalla produzione di corte. Fino alla fine del primo capitalismo, il fabbisogno di oggetti o utensili per la popolazione veniva soddisfatto da un’economia del singolo privato o dall’artigiano + la pop. non aumentava, non si raggruppava neanche in comunità e di conseguenza non si creò alcuna domanda di massa di singoli oggetti d’uso > la tecnica di produzione delle merci non si modificò e non nacque alcuna richiesta di merci complesse. Le colonie e gli eserciti sono stati due elementi che hanno sicuramente contribuito alla nascita di una vendita di massa delle merci prima dell’inizio del capitalismo moderno (prima di fine ‘700) Il lusso e il commercio Il commercio all’ingrosso E? probabile che il traffico di merci abbia assunto forme capitalistiche prima ancora della produzione capitalistica delle stesse. Sombart tende a respingere l’idea che nel Medioevo le grandi ditte delle città italiane, spagnole, francesi e tedesche si fossero arricchite proprio grazie al commercio, anche se non esclude che le ditte commerciali possano essersi sviluppate in imprese capitalistiche. Sicuramente, secondo S., la causa della loro grandezza fu il commercio di prodotti di lusso. Nel Medioevo, qualsiasi commercio rilevante aveva il suo centro in Italia che importava lana, pellicce e telerie dai paesi nordici, mentre esportava seta, cotone, vetrerie, vino e armi. Quindi tutte le merci che si importavano dall’Italia o che vi transitavano, una volta partite dall’Oriente, servivano a soddisfare il lusso dei ricchi o le richieste della chiesa. Tra i prodotti di lusso, S. conta anche i medicamenti stranieri, ovvero erbe curative. Uno storico tedesco si preoccupò di redigere una lista dei prodotti di lusso utilizzati nel commercio con l’Oriente: 1) Medicamenti (usati anche come spezie nei cibi); 2) Spezie: pepe e chiodi di garofano usati nelle cucine dei ricchi; 3) Profumi: sostanze odorose da bruciare; 4) Coloranti; 5) Materie prime per l’industria tessile: seta e lino egiziano; 6) Oggetti omamentali: pietre preziose, coralli, perle...; 7) Materiali per abiti: broccato, velluto, cotone.. Tutte queste merci provenivano sia dall’Oriente che dall’Italia e venivano esportate nelle città europee. Dopo le scoperte del 1400, le tipologie di merci commerciate cambiarono poco, poiché fino al 1800 venivano commerciati essenzialmente beni di lusso; vengono introdotti solo pochi nuovi prodotti come tabacco, caffè, tè e cacao. Anche lo zucchero veniva considerato come un bene di lusso, ma non era considerato ancora un dolcificante perché, specialmente in Germania, nel ‘700 veniva usato il miele. Un altro oggetto di lusso che veniva importato dall’India tra ‘600 e ‘700 era il calicò, ovvero una cotonina stampata > a fine ‘700 cotone divenne il tessuto di moda negli ambienti dei ricchi e fece concorrenza ai tessuti fabbricati in Europa a tal punto che i fabbricanti europei di seterie Iitenevano in pericolo la loro sopravvivenza. Le merci importate dalle Indie venivano pagate o con denaro coniato con oro e argento delle colonie americane o con prodotti tessili nazionali (scambio), tra cui abiti x vestire gli schiavi nelle colonie. Il commercio con i paesi d’oltremare nacque dal consumo dei generi di lusso, era una faccenda esclusiva dei ricchi ed esisteva solo grazie a loro: le merci importate erano prodotti di lusso, mentre quelle esportate erano solo funzionali al pagamento. Dunque l’intero commercio non poteva esistere senza l’importazione di merci di lusso, poiché senza di queste la gente orientale non poteva comprare prodotti europei. Un importante settore del commercio d’oltremare è la tratta degli schiavi. Non si sa se considerarli merce di lusso o meno, anche se servono per produrre beni di lusso. Il commercio di schiavi coinvolgeva milioni di persone e offriva l’occasione per traffici redditizi ed esiste sin dal Medioevo (1300). Coloro che hanno svolto un ruolo fondamentale nella tratta degli schiavi sono i veneziani, gli ebrei, i genovesi, portoghesi, francesi e inglesi, sono proprio questi ultimi 4 ad aver avuto il monopolio di questo commercio. Nel ‘700, la Gran Bretagna fuil centro per la tratta degli schiavi, il cui porto più importante era Liverpool. Grazie al commercio d’oltremare con le colonie, nel ‘600 e ‘700 si sviluppò il capitalismo mercantile (o commerciale) = per indicare il capitalismo prima dell'impiego su larga scala nelle fabbriche di macchine azionate da vapore e da elettricità, quando il processo lavorativo era organizzato da capitalisti-mercanti in piccole e medie imprese, si è impiegato il termine capitalismo commerciale. Con lo sviluppo del commercio d'oltremare, quello internazionale europeo sembra insignificante, quello interlocale addirittura sparisce..però è giusto ricordare che anche in queste tipologie di commercio si realizzarono le forme capitalistiche e il commercio tra i paesi europei riguardava prodotti di lusso. In altre parole: La scoperta delle Americhe, il Rinascimento, l'affermazione degli Stati nazionali sul potere della Chiesa e la rivoluzione scientifica alimentano un progressivo processo di cambiamento nella società post-medioevale. La ripresa delle attività commerciali agevola la nascita di una nuova classe dominante borghese-commerciale che lentamente prende il posto di quella aristocratica feudale al vertice della società civile e politica. L'afflusso di oro dalle Americhe provoca una rapida inflazione nei prezzi. Le classi sociali che percepiscono un reddito fisso dettato dalla consuetudine (aristocrazia, proprietari terrieri, clero) si impoveriscono rapidamente. Della crescita dei prezzi ne beneficia, invece, la classe borghese-commerciale, il cui arricchimento deriva dalla differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto delle merci. La classe borghese diventa sempre più potente e in grado di avvicendarsi in breve tempo alle vecchie classi dominanti. La crisi dell'artigianato e il mercante-manifatturiere: Con l'ascesa della borghesia comunale nascono nuovi bisogni. Alla figura del mercante si affianca quella del mercante-manifatturiere che estende il proprio campo d'azione dal commercio alla produzione tramite un sistema di lavoro a domicilio. Le materie prime acquistate dai mercanti sono consegnate a lavoratori che, lavorando in casa, le trasformano in prodotti finiti rivendendole al mercante a prezzi contenuti. Col passare del tempo il mercante inizia a fornire ai lavoratori anche gli strumenti di produzione oltre che la materia prima. Le vecchie botteghe artigianali cadono in disgrazia, i mercanti sono soliti applicare un prezzo di mercato delle materie prime molto alto, mentre applicano un valore di costo nei propri sistemi di produzione (detto ‘putting-out system'). Nel lavoro a domicilio l'artigiano viene trasformato in fomitore di manodopera (lavoratore), non vende più il prodotto finito al mercante ma la propria capacità lavorativa misurata in ore lavoro. La nascita del proletariato urbano: Il mercante, divenuto proprietario della bottega, assume sempre più le caratteristiche del moderno imprenditore. L'aumento della popolazione e la fuga dalle campagne (a causa della crescente ‘recinzione delle terre' in proprietà privata) consentono una rapida crescita dell'offerta di lavoro e l'applicazione di salari a livello di sussistenza, a tutto vantaggio dei percettori dei redditi residuali (profitto) che avviano un processo di accumulazione dei guadagni. L'inflazione sui prezzi contribuisce a impoverire ulteriormente i contadini espulsi dalle campagne e gli artigiani, creando un ceto urbano e sub-urbano sempre più povero e dipendente dalle scelte produttive dei mercanti-manifatturieri. Nasce il proletariato. Il commercio al dettaglio Il lusso ha influenzato il commercio al dettaglio ancor più di quello all’ingrosso. Secondo Sombart, prima del 1800, tutti i settori di lusso del commercio al dettaglio avevano tratti capitalistici. Il bisogno di lusso e l’avidità del mercante di soddisfare i ricchi, aumentarono decisamente questa tendenza capitalistica, al punto da spingere il mercante ad abbandonare la vita di bottega e a intraprendere la via dello sviluppo capitalistico. Il nesso tra sviluppo del lusso e commercio capitalistico al dettaglio tra ‘600 e ‘700, viene fornito dal documento “English Tradesman”, secondo cui il mercante di seterie è il simbolo del commercio di beni di lusso di quegli anni ed era allo stesso tempo grossista e dettagliante: vendeva stoffe dorate, seta, velluto e broccato. Il documento procede a descrivere il luogo di lavoro dei mercanti di seterie londinesi. Durante “l’epoca felice” di Londra, dopo l’incendio del 1666, il mumero dei mercanti dettaglianti di seta crebbe e si spostarono verso la periferia della città, attirando il flusso dei clienti a tal punto da costringere anche altri mercanti a spostarsi in quelle zone. Questo documento insegna che i commercianti di articoli di lusso, grazie a una domanda cresciuta rapidamente, si erano ingranditi in breve tempo e avevano abbandonato i vecchi negozi + si infonde un nuovo spirito commerciale all’interno del settore del commercio al dettaglio + i commerci medievali si trasformano in imprese capitalistiche che entrano in concorrenza le une con le altre e escogitano i metodi più opportuni per accaparrarsi il cliente 3 questo è lo spirito capitalistico. Durante il 1700, il commercio al dettaglio e quello all’ingrosso si differenziano; i proprietari cominciano ad arredare i loro negozi con eleganza per attirare la clientela, soprattutto i negozi di ninnoli (o bijoux come li chiamavano i francesi) in cui si radunava la società elegante; il moderno commercio al dettaglio assume la forma di negozio di generi di prima necessità, dove le merci sono raccolte secondo il consumo; il rapporto Il lusso e l’industria Nella produzione industriale l'influenza del lusso è evidente. Le industrie di lusso sono delle industrie che producono merci di lusso come abiti sfarzosi, mobili eleganti, gioielli, ecc; esse soddisfano immediatamente una richiesta di lusso, sono beni d’uso individuale e merci di prim'ordine. Ma il broccato, il velluto sono anch'essi prodotti dell’industria di lusso? Pure, essi non producono alcun bene d’uso bensi un mezzo di produzione —la stoffa per i vestiti, dunque un bene di second’ordine. Al contempo non possiamo limitare il concetto di ‘industria di lusso autentica’ a quelle aziende che producono merci di lusso di prim'ordine. La caratteristica, colta essenzialmente nel concetto di ‘industria di lusso”, è la natura tipica dello stesso bene prodotto: che questo sia un bene di notevole valore è decisivo per stabilire se l’industria nella quale è prodotto è un’industria di lusso. E’ impossibile accertare che ruolo abbia giocato l’industria del lusso nella trasformazione della produzione artigianale in organizzazione capitalistica, ma si possono individuare le caratteristiche che definiscono un’industria di lusso capitalistica: - alcune di esse hanno raggiunto dimensioni enormi; - hanno assunto fin dall’inizio forme capitalistiche; - quei settori che producono merci di lusso hanno accettato prima degli altri il modello capitalistico; - nelle industrie di lusso si sono sviluppate le forme organizzative e produttive del grande capitalismo. Le industrie propriamente di lusso - Industria della seta. Di straordinaria importanza nella vita economica delle nazioni europee durante la fase iniziale del capitalismo (seta di Lione, XVIII secolo). Questa industria fu la prima a sviluppare il lavoro industriale a domicilio, così che incontriamo per la prima volta la manifattura e la fabbrica in forma completa. Negli stati europei l’industria capitalistica della seta era gestita interamente con il lavoro a domicilio; questo metodo si incontra anche nell’organizzazione dell’industria della seta già durante il XIV secolo a Venezia, nel XV a Genova e a Lucca, Firenze e Milano. Accanto ad esso si sviluppa anche la grande impresa chiusa di tipo societario sotto la forma di manifattura o fabbrica (in Italia, a Bologna, prima metà del XIV secolo); è possibile che la filatura della seta in aziende di una certa dimensione abbia iniziato a diffondersi negli altri paesi solo nel XVII secolo; dal XIV secolo in Italia e dal XVII secolo nelle nazioni del nord esistono filande di seta organizzate in grandi fabbriche. - L’industria dei pizzi. L'industria del lino ha avuto grande importanza per alcune nazioni o regioni. I merletti, così come i pizzi più fini, dal XVIII secolo non posso più considerarsi articoli che solo i ricchi potevano permettersi. In questa industria vennero a formarsi organizzazioni d’impresa del tutto particolari: si creano (in Francia) regolari convitti in cui le operaie ricevevano vitto, alloggio e istruzione professionale. - Industria degli specchi. Viene praticata su grande scala e su basi capitalistiche. - Industria della porcellana. E’ per eccellenza l’industria di lusso del XVIII secolo (Vienna, Sevres, Capodimonte, Berlino, ecc). - Altre industrie. Non vi è stata nessuna industria che non si sia trasformata effettivamente in industria capitalistica e molto spesso di grandi dimensioni (quanto meno nel corso del XVIII secolo). L'industria del vetro da Murano in poi, l’industria dello zucchero (Londra), l’oreficeria, l’industria dei ricami (Berlino) e la fabbrica dei fiori artificiali (Berlino). Le industrie di tipo misto Questa sono industrie di lusso che si sono sviluppate nell’ambito del vecchio artigianato, differenziandosene successivamente: la maggior parte delle imprese artigiane subiscono un processo di differenziazione dal momento che il lavoro artistico qualificato si stacca dal lavoro artigianale, ordinario e rozzo e si rende autonomo con proprie industrie (artigianato e industria di lusso si contrappongono). Dunque si definiscono ‘miste’ quelle industrie che, al contrario di quelle di lusso, producono tanto per il lusso che oggetti ordinari.
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