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La Conferenza di Versailles e l'ascesa dei regimi totalitari in Germania e Italia, Appunti di Storia

Storia del NovecentoRelazioni internazionaliStoria moderna

Nel 1919-1920, a Versailles, le potenze vincitrici della Prima guerra mondiale si riunirono per decidere le sorti della Germania. La pace punitiva imposta alla Germania portò alla nascita di partiti di estrema destra e al tentativo di colpo di stato guidato da Adolf Hitler. Nel frattempo, in Italia, il nuovo governo Giolitti negoziò la definizione dei confini con il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni e vide la nascita del Partito Popolare Italiano. L'ascesa al potere di Hitler in Germania e di Mussolini in Italia fu facilitata dalle difficoltà economiche e politiche del dopoguerra e dal desiderio di rafforzare la posizione delle loro nazioni.

Cosa imparerai

  • Quali furono le cause dell'ascesa di Hitler al potere in Germania?
  • Perché la Germania fu costretta a firmare il Trattato di Versailles?
  • Come si svolsero i negoziati alla Conferenza di Versailles?
  • Come Mussolini riuscì a consolidare il suo potere in Italia?
  • Quali furono le conseguenze del Trattato di Versailles sulla Germania?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 27/01/2022

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Scarica La Conferenza di Versailles e l'ascesa dei regimi totalitari in Germania e Italia e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! STORIA 1. Il Dopoguerra (Verifica) Dopo la guerra, l'economia andò incontro ad una crisi gravissima. Gli Stati Europei, ora si trovano carichi di debiti enormi, soprattutto verso gli Stati Uniti. La disoccupazione si era diffusa; l'inflazione rimase molto alta per tanto tempo e mise in difficoltà tutte le categorie a reddito fisso. Il sistema del commercio internazionale, messo in crisi dalla divisione del mondo in due blocchi, era tutto da rifondare. Dal punto di vista psicologico la guerra aveva assuefatto alla crudeltà e alla morte, e aveva attenuato la sensibilità nei confronti della violenza. Negli anni successivi alla guerra la frustrazione fu il sentimento dominante. Contadini e operai, che avevano vissuto gli anni della guerra nelle trincee, lavorando nelle fabbriche per sostenere lo sforzo bellico, avevano maturato una nuova coscienza della propria importanza per il proprio paese e ora aspiravano ad avere un ruolo politico. Molti lavoratori si spostarono verso i partiti di sinistra, mentre ex combattenti ingrossarono le file dei movimenti di destra. A sinistra i socialisti si divisero in moderati (che volevano la riforma dello stato liberale) e i massimalisti (che volevano la rivoluzione). Le classi dirigenti che avevano portato l'Europa in guerra persero credibilità. Le vecchie strutture dello stato liberale erano diventate inadeguate, ed era entrato in crisi poiché stretto dai socialisti e dai nazionalisti. Tra il 1919 e il 1920 a Versailles si incontrarono le potenze vincitrici della guerra (Francia, Inghilterra, Italia e Stati Uniti). Vi si scontrarono due visioni diverse: -La pace democratica, voluta dagli Usa, proposta dal loro presidente Woodrow Wilson; -La pace punitiva contro la Germania, voluta dalla Francia e dall'Inghilterra. Il progetto statunitense prevedeva 14 punti che Wilson aveva pubblicato nel 1918 per trattare la pace. Questi punti includevano l'abolizione della diplomazia segreta, la liberazione dei commerci mondiali, la limitazione degli armamenti e la fondazione di una "Società delle Nazioni". La proposta di Wilson si scontrò con quella di Francia e Inghilterra che imposero i propri obiettivi strategici. La Società delle Nazioni, comunque sia, nacque nel 1920 con sede a Ginevra. La Germania e i suoi alleati furono indicati come i soli responsabili della guerra. Il 28 Giugno 1919 si arrivò alla firma del Trattato di Versailles. A prevalere fu la pace punitiva, infatti la Germania fu costretta a cedere le proprie colonie a Francia, Inghilterra e Giappone, fu obbligata a limitare il proprio esercito, sia in numero che in armamenti, oltre ad abolire il servizio di leva. Ma soprattutto ai tedeschi fu imposto di risarcire i danni causati dalla guerra (270 miliardi di marchi-oro). L'Impero austro-ungarico cessò di esistere. Austria e Ungheria persero enormi quantità di territorio. Anche l'Impero ottomano fu cancellato, Ne derivò la nascita della Turchia, in cui si sviluppò un movimento nazionalista guidati da Mustafa Kemal, che si proponeva la liberazione del paese dalle truppe straniere, ma i paesi stranieri (i vincitori della guerra) diedero mandato alle truppe greche di entrare in Turchia, che però non ebbero la meglio e le truppe straniere vennero respinte. Nelle potenze punite, nacquero movimenti nazionalistici estremi. I nuovi Stati erano multietnici, e le persone si ritrovarono a vivere con minoranze linguistiche: ad esempio in Cecoslovacchia c'erano quasi 3 milioni di tedeschi. La guerra inoltre sancì la fine della centralità europea sulla scena mondiale, tuttavia gli Stati Uniti scelsero l'isolazionismo. La Rivoluzione russa fece da detonatore nello spingere le forze dell'estrema sinistra a cercare uno sbocco rivoluzionario. In Ungheria, la caduta dell'impero austro-ungarico, decretò la nascita della Repubblica. In Austria nel 1918 venne proclamata la Repubblica Democratica. Sempre nel 1918 in Germania aveva portato la nascita della Repubblica. Lega di Spartaco (nata nel 1916) guidata da Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg si scontra contro il Governo. La situazione precipitó in un'insurrezione popolare nel 1919 che fu appoggiata dalla Lega di Spartaco. Il Governo reagì con una forte repressione. L'Spd era il primo partito, ma non aveva ancora la maggioranza assoluta, per questo si allega con il partito cattolico. Ciò permise l'elezione di Robert a presidente della Repubblica. L'assemblea si riuní a Weimar, e la costituzione fu promulgata. La Repubblica nasceva Comunque debole soprattutto a causa del Trattato di Versailles che impediva ai tedeschi di rimettere in ordine la finanza e ne veniva limitata la sovranità. La situazione precipitó quando Francia e Belgio, in reazione ad un ritardo nel pagamento di una rata, inviarono le truppe ad occupare la regione carbonifera della Ruhr. Per pagare, alla Germania non rimase altra scelta che stampare sempre più banconote, ma di conseguenza il valore del Marco crollò e l'inflazione salì vertinogisamente. La Germania vide nascere un gran numero di partiti di estrema destra, noti come movimento Völkisch, animate soprattutto da reduci dell'esercito furiosi per le condizioni imposte da Versailles. Da questi partiti si diffuse la leggenda della "pugnalata alle spalle" secondo cui l'esercito tedesco non sarebbe stato battuto sul campo ma sabotato da nemici interni, come i socialisti e i finanzieri ebrei. L'agitazione della destra si trasformó in alcuni tentativi di colpo di stato, il più celebre quello guidato da Adolf Hitler. L'8 e il 9 Novembre del 1923 Hitler, cercò di prendere il potere in Baviera. Fallí. I responsabili del colpo di stato furono arrestati e condannati a morte, Hitler fu condannato a 5 anni di prigionia. Durante la detenzione, Hitler scrisse il suo manifesto politico e ideologico: "Mein Kampf". Una volta scarcerato, Hitler cambió strategia: abbandonò la strada del colpo di stato e puntó a impadronirsi del potere per via legali (elezioni). In Italia, durante la guerra era stato promesso ai soldati un appezzamento di terra, ora molti reduci si sentivano traditi. A differenza degli altri vincitori, in Italia l'esito delle trattative di pace non alzò il morale della popolazione. Il primo ministro italiano, Vittorio Emanuele Orlando, chiese oltre a Trento,Trieste, Alto Adige e Istria, la Dalmazia e Fiume, una città abitata prevalentemente da italiani. Entrambe le richieste furono respinte, la prima per il principio di nazionalità e la seconda perché non faceva parte del Patto di Londra (1915). La delusione derivata dal trattato di pace, fece diffondere l'ostilità nei confronti degli ex alleati. In questo clima lo scrittore Gabriele D'Annunzio lanció lo slogan "Vittoria mutilata". D'Annunzio passò all'azione: nel 1919 guidó su Fiume, un corpo di spedizione composto da soldati e reduci e proclamò la nascita della Reggenza del Carnaro. A Fiume l'ala più aggressiva del Movimento nazionalista italiano sperimentò la tattica del "Fatto compiuto" cioè dei colpi di mano, che sarebbe stata proseguita dal fascismo. Il nuovo governo Giolitti, negozió la definizione dei confini con il regno dei Serbi,Croati e Sloveni fino a sottoscrivere il Trattato di Rapallo: l'Italia rinunciava alla Dalmazia ma otteneva Zara, Fiume diventava città libera sotto amministrazione internazionale. A questo punto Giolitti non esitò a inviare l'esercito per evacuare Fiume e D'Annunzio firmò la Resa. Il 24 ottobre 1929 i titoli delle azioni quotate alla borsa di New York persero ogni valore. L'America si svegliò di colpo dal sogno dorato della prosperità permanente. Giovedì 24 ottobre 1929, il "giovedi nero", la paura prese il sopravvento, mettendo in moto una frenetica corsa alle vendite che determinò il crollo della borsa. Al panico subentrò la disperazione: i fallimenti si susseguirono molto velocemente. I fallimenti di banche e agenzie di investimento ebbero due effetti molto negativi: la drastica riduzione delle tasse versate allo stato e l'aumento della disoccupazione. Fu una crisi di sovrapproduzione. In Europa, a seguito della crisi, fu messo in discussione il principio del libero scambio, a favore di misure protezionistiche (dazi doganali..). Il Regno Unito però adottò un'altra scelta ovvero di svalutare la moneta. La crisi passò anche in campo politico. In Germania fu una delle cause dell'ascesa al potere di Adolf Hitler che ottenne ampi consensi proponendo l'autosufficienza economica e il rigetto del Trattato di Versailles. Alle elezioni del 1932 il destino politico di Hoover, era segnato. Anche perché il candidato democratico alla presidenza, Franklin Delano Roosevelt, rivelò la sua forte personalità e seppe suscitare grandi aspettative. Roosevelt dichiarò che il suo intento era offrire "un nuovo corso al popolo americano": era la promessa del New Deal. Da una parte versó somme ingenti nelle casse degli Stati dell'Unione e delle amministrazioni locali, mettendoli in condizione di fornire aiuti e sussidi a chi aveva perso il lavoro. Dall'altra avviò con un grosso investimento, un importante programma di lavori pubblici. Uno dei punti centrali del New Deal fu l'intervento dello Stato a favore del settore agricolo. Fu varata una legge che prevedeva premi in denaro ai coltivatori che avessero diminuito la produzione di alcune colture. Nel giugno 1933 Roosevelt varò una legge finalizzata a risollevare l'industria: concesse alle grandi imprese di fare accordi per non far scendere i prezzi, ma sotto il controllo di un ente governativo, la National Recovery Administration, e solo a patto che le aziende accettassero di stipulare contratti collettivi con i sindacati per garantire minimi salariali e stabilire un limite all'orario di lavoro. Così facendo cambiava il rapporto tra Stato ed economia privata: lo Stato non si sostituiva alle imprese private, secondo il modello socialista, ma agiva con incentivi e disincentivi per ottenere risultati di interesse nazionale. Sempre nei "cento giorni" il governo avviò il complicato iter per l'abolizione del proibizionismo. Nel 1935 Roosevelt impresse una svolta "a sinistra" all'azione di governo con il "secondo New Deal". Il Wagner Act impose agli industriali l'obbligo di negoziare le condizioni di lavoro con i sindacati e istituì uffici del lavoro incaricati di controllare il rispetto dei contratti. Roosevelt, nuovamente stravinse le elezioni del 1936. Il 1937 riservò la brutta sorpresa di una ripresa della crisi economica, provocata in parte da una crescita economica troppo lenta. Ma la strada della ripresa economica era ormai imboccata. Il New Deal fu la risposta più valida alla crisi economica e sociale e lasciò un segno profondo nella società americana. Assieme alle iniziative nel campo della politica culturale, esso preparò la strada all'egemonia degli Stati Uniti. L'amministrazione Roosevelt affidó allo Stato il compito di controllo e di promozione dello sviluppo. Questo ruolo attivo dello Stato in economia è noto come keynesismo. 3. Il fascismo, la via italiana al totalitarismo (Verifica) Quando Mussolini divenne primo ministro, esisteva ancora un'opposizione parlamentare. Inoltre, il leader fascista non riuniva nelle proprie mani tutti i poteri costituzionali, poiché il capo dello Stato e delle forze armate era il Re. Tuttavia nel 1922 si compì una svolta che condusse alla costruzione di un regime di tipo nuovo, ovvero una dittatura con caratteri totalitari. Già nel suo discorso di insediamento, Mussolini chiarí il suo disprezzo per il Parlamento che minacciò di trasformare che minacciò di trasformare in un "bivacco di manipoli" (di soldati) se avesse osato opporsi ai suoi disegni. Nello stesso periodo Mussolini legalizzò la violenza squadrista. Nel Gennaio del 1923 fondò la Milizia volontaria di sicurezza nazionale, che organizzò gli squadristi in un corpo armato regolare, e aveva il compito di individuare e colpire gli oppositori del regime. Sempre nel Gennaio del 1923 fu istituito il Gran Consiglio del fascismo, un organo di coordinamento tra i vertici del PNF e il governo. Mussolini attaccò le libertà fondamentali dei cittadini: nel luglio del 1923 il governo limitò la libertà di stampa. Fu evidente sin dall'inizio, l'intento dei fascisti era quello di abbattere la democrazia. Per poter attuare la dittatura Mussolini doveva conquistare il potere sfruttando le regole dello Stato liberale. Nota come legge Acerbo, la nuova norma cancellò la legge elettorale democratica del 1919 a favore di un sistema maggioritario che prevedeva un premio, i due terzi dei seggi, alla lista che avesse ottenuto la maggioranza relativa con almeno il 25% dei voti. L'intento di Mussolini era garantire al suo partito una schiacciante maggioranza parlamentare alle elezioni del 6 aprile 1924. I fascisti vinsero con il 65% dei voti e raggiunsero il controllo totale del Parlamento. La vittoria elettorale del partito fascista fu frutto di un ampio consenso popolare ma anche viziata da brogli e un clima di violenza. Evidente è la cattura e l'uccisione di Matteotti il 10 Giugno 1924. Il delitto di Matteotti suscitò un'ondata di sdegno nell'opinione pubblica, che per un momento mise in crisi il Governo. Ma tuttavia le camere rinnovarono la fiducia a Mussolini. A quel punto, le opposizioni, per protesta, abbandonarono i lavori parlamentari e si riunirono in sede separata, dando vita alla cosiddetta "secessione dell'Aventino". Fu in atto di grande valore morale ma di scarsa efficacia politica, sia per la sordità del re alla richiesta di ripristino della legalità politica, sia per le divisioni tra le forze di opposizione. Mussolini rispose con una stretta repressiva finché in un discorso in Parlamento si assunse tutta "la responsabilità politica, morale, storica dell'omicidio" e annunciò la soppressione del sistema parlamentare. Il consolidamento della dittatura fu completato poco dopo da due leggi del 1925-26 dette dallo stesso Mussolini "fascistissime". La prima aumentó i poteri di Mussolini, che da allora rispose del proprio operato soltanto al re e non più al Consiglio dei Ministri e fece entrare nelle istituzioni dello stato il titolo di "Duce" per Mussolini. La seconda concesse al governo il potere di legiferare ed esautorò il Parlamento, cancellando la separazione tra il potere legislativo e quello esecutivo. Lo smantellamento delle istituzioni democratiche proseguì con l'abolizione del carattere elettivo delle amministrazioni locali. I vecchi sindaci eletti dai cittadini furono sostituiti da podestà di nomina governativa. La nuova struttura amministrativa si resse però soprattutto sulla figura del prefetto, che rappresentava lo Stato nelle singole province. Un ulteriore puntello alla dittatura fu la nuova legge elettorale del 1928, che sostituì le elezioni democratiche con il "Plebiscito per il duce", in cui gli elettori erano chiamati soltanto a dire si o no a una lista unica di deputati preparata dal Partito Fascista. Dopo un fallito attentato contro Mussolini, fu istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato e reintrodotta la pena di morte. Nel 1926 fu decisa la pena del confino, cioè le segregazione in luoghi remoti per lo più isole. Nel 1930 fu creata una polizia speciale, l'Ovra, che organizzò una rete di informatori per controllare i cittadini e "schedare" i sospetti. Mussolini intendeva dare vita non solo ad un regime autoritario, ma ad una nuova epoca storica e ad una nuova civiltà. A tal scopo, i fascisti cercarono di rivoluzionare dall'alto la mentalità e il comportamento degli italiani partendo dai più giovani. Per tanto si doveva fascistizzare gli italiani. La programmazione dall'alto di ogni aspetto della vita pubblica, l'indottrinamento dei cittadini, la fusione tra Stato e partito, questi aspetti hanno indotto gli studiosi a definire il fascismo, il primo esempio di regime "totalitario". Occorreva creare un "italiano nuovo", disciplinato e fedele, secondo il motto fascista "credere, obbedire, combattere". Il regime puntó soprattutto sui giovani e quindi sull'edizione scolastica. Uno dei suoi primi atti di infatti la riforma della scuola realizzata nel 1923 da Giovanni Gentile. Questa riforma era incentrata sul primato della cultura umanistica rispetto a quella scientifica. Nel 1928 fu istituito il libro di testo unico per le scuole e furono "fascistizzati" i manuali per le scuole secondarie, gli insegnanti furono obbligati a iscriversi al Pnf e a giurare fedeltà al regime, pena la perdita del posto. Tra il 1925 e il 1926 il regime creò l'Opera nazionale balilla e l'Opera nazionale dopolavoro. La prima doveva installare la cultura fascista nei bambini. I bambini più piccoli erano "figli della lupa", i bimbi più grandi "balilla", gli adolescenti "avanguardisti" e "giovani fascisti". Le bambine erano "piccole italiane" e le ragazze nelle "giovani italiane". L'Opera nazionale dopolavoro ebbe la funzione di organizzare il tempo libero dei lavoratori. Oltre a garantire la partecipazione di massa alle iniziative di propaganda del regime, l'Ond organizzava gite turistiche, spettacoli, gare sportive e gestiva alcune forme di assistenza sociale. Un altro esempio con cui il regime coinvolse gli italiani fu il "Sabato fascista" che prevedeva lo svolgimento di esercizi ginnici e paramilitari. Il fascismo imposto alle donne una posizione subordinata, per lo più al ruolo di madri, mogli. Un altro tassello nell'edificazione di uno stato del tutto nuovo fu il tentativo di trasformare il mondo del lavoro in un "sistema corporativo". Il corporativismo (allude alle corporazioni medievali delle arti e dei mestieri) fascista si presentò come terza via rispetto al modello capitalistico e socialista sovietico. I sindacati furono aboliti, lo sciopero fu vietato per legge e divenne reato. Per comporre le controversie tra imprenditori e lavoratori fu istituita la Magistratura del lavoro. Per attuare al meglio il totalitarismo serviva una grande attività di propaganda. Nel 1937 prese corpo il Minculpop ovvero il ministero della Cultura Popolare. Esso ricorse molto spesso alla censura ed esercitò un controllo su ogni forma di comunicazione di massa, dalla stampa alla radio, dal cinema al teatro. Col sistema delle "Veline" imponeva ai giornali gli argomenti da trattare o da evitare, i contenuti degli articoli, la scelta delle immagini e anche l'impaginazione. La propaganda fascista seppe sfruttare efficacemente i nuovi mezzi di comunicazione di massa ovvero la radio e il cinema. Il cinema che era già ampiamente sperimentato, fu piegato agli scopi del regime, con la creazione dell'Unione cinematografica educativa (Luce). Il nuovo ente svolse la sua missione di propaganda con la produzione di documentari e cortometraggi celebrativi. Aderirono al fascismo tanti uomini di cultura come Luigi Pirandello. Fu istituito e imposto il saluto romano con il braccio teso. Alcuni studiosi invece preferiscono parlare di totalitarismo imperfetto. Furono principalmente due gli elementi che resero incompiuto il totalitarismo fascista: la Chiesa cattolica e la monarchia. La Chiesa rappresentò un forte "concorrente" del fascismo, sia sotto il profilo spirituale, ideologico sia sul terreno sociale. Mussolini fu consapevole della forza della Chiesa e scese a patti con il Vaticano, facendosi artefice della soluzione del conflitto tra Stato e Chiesa, che aveva caratterizzato l'intera storia dell'Italia unità. L'11 Febbraio 1929 furono firmati i Patti Lateranensi, che rappresentarono un grande successo politico per per la difesa del popolo e dello Stato", che sospendeva alcuni diritti civili, come la libertà di opinione, di stampa… Alle elezioni del 1933, il Partito Nazista raccolse il 43,9%. Non raggiunse dunque la maggioranza assoluta e dovette fare ancora affidamento sul sostegno dei nazionalisti, che accettarono la legge che conferiva al Governo i pieni poteri. Il provvedimento fu appoggiato anche dal centro cattolico, in cambio dell'impegno di Hitler a salvaguardare la libertà religiosa. In questo modo la Repubblica di Weimar era finita e con essa la democrazia in Germania. Hitler iniziò a rimodellare lo Stato: i Länder (parlamenti delle regioni) furono esautorati e sottoposti a governi presieduti dai "luogotenenti del Reich". Nel 1933 fu approvata una legge che prevedeva il licenziamento degli impiegati "politicamente non affidabili". Fu il primo provvedimento di stampo antisemita poiché conteneva una "clausola di arianità" secondo cui chi non era ariano poteva essere licenziato. Un altro provvedimento fu quello della messa al bando dei partiti (tutti i partiti illegali). Il concordato tra Vaticano e governo nazista vietò ai sacerdoti di fare politica a ogni livello in cambia della garanzia che le istituzioni ecclesiastiche sarebbero state rispettate. Il 1 maggio 1933 furono soppressi i sindacati e sostituiti dal Fronte del lavoro tedesco controllato dal regime. Nel marzo del 1933 fu creato il ministero per la Propaganda con a capo Joseph Goebbels. La difesa della "germanicitá" spinse molti studenti e professori a dare fuoco a migliaia di libri di autori comunisti o ebrei. Hitler assume il titolo di Führer. Hitler passò ad affrontare la difficile questione del controllo del suo partito. I problemi maggiori venivano dalle SA. Nelle SA prevaleva una componente anticapitalista e antiborghese. Hitler temeva la concorrenza del capo delle SA, Ernst Röhm che godeva di ampia popolarità. Decise dunque di liquidare la questione: lo fece con il sostegno operativo delle SS e della Gestapo (polizia segreta di Stato) fondata dal generale Hermann Göring. Il piano scattò nel Giugno 1934. Venne chiamata la "notte dei lunghi coltelli": Röhm e i suoi fedelissimi furono catturati e uccisi. La morte del presidente della Repubblica, aprì a Hitler la porte del potere assoluto. Fece subito una legge che lo legettimava a riunire nelle sue mani le cariche di capo dello Stato, del Governo, del partito e delle forze armate. Hitler diventò l'unico fonte del diritto. Nel rapporto diretto fra il Führer e il popolo si compì il passaggio definitivo al Terzo Reich. Giunto al potere assoluto, Hitler applicò fino in fondo i principi della sua ideologia, basata su un progetto razziale. Il 15 settembre 1935, a Norimberga furono approvate per acclamazione 3 leggi. Con la prima fu adottata una nuova bandiera nazionale al cui centro figurava la svastica. La seconda legge attribuiva la cittadinanza del Reich soltanto a chi avesse sangue tedesco o affine, di colpo molti ebrei furono privati dei diritti civili. La terza era la "legge sulla protezione del sangue", si vietavano i matrimoni e i rapporti sessuali tra tedeschi e ebrei. Il programma di difesa della razza condusse il regime a mettere in pratica spietate politiche eugenetiche come la soppressione dei malati di mente e dei disabili. L'apice della violenza antisemita fu la "Notte dei Cristalli". L'uccisione a Parigi di un diplomatico tedesco per mano di un ebreo, fu preso a pretesto dai nazisti per scatenare un feroce pogrom in Germania. In quella notte furono arrestati, uccisi e rinchiusi nei lager quasi un centinaio di ebrei. Hitler fin dalla sua eleborazione nel Mein Kampf, prevedeva la ricerca di uno "Spazio vitale" che garantisse l'espansione della Germania. Per fare questo la Germania avrebbe dovuto in primo luogo rigettare il Trattato di Versailles e recuperare i territori perduti dopo la prima guerra mondiale; quindi riunire tutte le popolazioni di lingua tedesca in una "Grande Germania" e a tale scopo, espandersi verso est e sottomettere i popoli slavi e al contempo sconfiggere il principale nemico del nazismo: il comunismo. Come si vede, il programma Hitleriano di politica estera si basava sull'idea che la guerra fosse inevitabile. La sensazione di accerchiamento rafforzò l'autoritarismo dei dirigenti sovietici e l'accentramento del potere all'interno del Partito Comunista. Dallo scontro per la successione a Lenin uscì vincitore Josif Stalin. Fu lui il principale artefice del totalitarismo sovietico. La lotta per la "successione" a Lenin era iniziata già nel 1923 con l'aggravarsi della sua salute e vide contrapporsi due tendenze di politica economica. La prima era sostenuta da Trockij che era il candidato più accreditato a sostituire Lenin e puntava sullo sviluppo accelerato dell'industria. La seconda era sostenuta da Bucharin. Trockij rivendicò l'originario progetto bolscevico della "rivoluzione permanente" intesa come un processo rivoluzionario da condurre in tempi lunghi e che si sarebbe allargata in altri paesi. Stalin gli contrappose l'idea del "socialismo in un solo paese" ovvero la difesa e il consolidamento dei risultati della Rivoluzione entro i confini nazionali. Questa proposta trovò maggiori consensi nel partito, sia perché era più facile sia perché solleticava il nazionalismo diffuso nell'esercito. Stalin si sentì abbastanza forte per sferrare il colpo decisivo contro gli altri leader bolscevichi che potevano ostacolarlo. Nel 1925 al XIV Congresso del partito, riuscì a imporre la linea del socialismo in un solo paese. Nel 1927 fu espulso dal partito e anche esiliato Trockij. Stalin decise di operare una svolta economica: la priorità del programma economico di Stalin fu l'industrializzazione forzata, che fu compiuta attraverso la gestione centralizzata delle risorse economiche e lo sfruttamento della forza-lavoro. Nel 1928 fu varato il primo piano quinquennale un immane progetto che si proponeva di raggiungere obiettivi irrealizzabili ma che comunque diede risultati eccezionali. Tra il 1929 e il 1933 la produzione industriale sovietica aumentó enormemente, si alzò anche il numero degli operai. Il secondo piano quinquennale confermò il forte avanzamento della produzione industriale e consentí una ripresa anche agricola. L'Urss raggiunse l'autosufficienza. Sempre nel 1929 iniziò la collettivizzazione forzata delle campagne, ovvero la cessione alla collettività della terra coltivata, che si tradusse in una guerra contro la classe dei kulaki (contadini russi) al cui interno furono inclusi oltre ai contadini più ricchi anche quelli che possedevano solo qualche animale o che non lavoravano nelle nei kolchoz, le aziende agricole. Una delle caratteristiche del regime Stanlinismo fu l'ossessione per la sicurezza. La persecuzione di qualsiasi opinione avversa alla linea decisa dai vertici trovò il suo compimento nel sistema dei campi di lavoro coatto (Gulag) in cui furono reclusi i dissidenti veri o no. Nel 1936 ebbero inizio le "Purghe Stanliniane": furono uccisi i nemici del partito (purificandolo) tra cui Bucharin. Il nuovo capo dello polizia segreta, Nikolaj Ezov impose il terrore in tutto il paese procedendo ad arresti arbitrari, fucilazioni. Si calcola che tra il 1937 e il 1938 siano state uccise 700mila persone. Il partito unico si diede il compito di "educare" il popolo all'obbedienza e ai principi di un'unica visione del mondo, in questo caso l'ideologia marxista-leninista. Nel 1928 Stalin al congresso del Komintern, impose la tesi del social-fascismo, secondo cui i partiti socialisti riformisti erano strumenti della classe dominante contro i lavoratori, cioè formavano con i fascisti un antiproletariato. In Germania la mancanza di alleanza tra comunisti e socialdemocratici contribuì al successo di Hitler. Di fronte a ciò e al fallimento della sua strategia, Stalin decise un brusco cambio di marcia. Al congresso del Komintern del 1935 lanciò la parola d'ordine dei "Fronti popolari" (antifascisti e antinazisti). I comunisti ora erano chiamati a collaborare con le socialdemocrazie e i partiti democratici a promuovere la formazione di governi antifascisti. 5. Continenti in marcia I paesi del Medio Oriente caratterizzati da un mosaico di religioni ed etnie ma a grande maggioranza islamici e arabi, nel dopoguerra subirono i contraccolpi del passaggio dalla dominazione turca al sistema dei "mandati". La società della Nazioni affidó invece alla Gran Bretagna la tutela sull'Iraq, la Giordania e la Palestina, alla Francia la Siria e Libano. Complessa fu (ed è) la questione palestinese scoppiata dopo la "dichiarazione Balfour" del 1917. In Palestina si crearono infatti la premesse di una delle più intricate questioni internazionali del XX secolo, che ancora in questo esordio del XXI è lontana dall'aver trovato una soluzione. Il 2 novembre 1917 con la dichiarazione Balfour, il Regno Unito accettò di sostenere la creazione, in Palestina, della Jewish national home, la "casa nazionale ebraica" che era l'obiettivo del movimento sionista. L'arrivo dei coloni ebrei provocò la reazione degli arabi che già vivevano nella regione. 6. Verso la catastrofe L'Austria e l'Ungheria vissero nel dopoguerra una forte crisi economica, sociale e morale, che favorí i gruppi di estrema destra. L'Austria rappresenta un caso limite, per la presenza di due movimenti, uno fascista e uno nazista. Nel 1934 si instaura il regime autoritario di Engelbert Dollfuss. Nel Luglio di quell'anno (1934) i nazisti austriaci, incoraggiati da Hitler assasinarono Dollfuss. Di fronte a questo avvenimento il fronte dei Paesi vincitori del primo conflitto - Francia, Russia, Inghilterra e Italia - si ricompattò. In particolare Mussolini, preoccupato dall'eventualità che potesse nascere una Grande Germania estesa fino al Trientino, inviò alcune divisioni al confine italo-austriaco. Il quadro delle relazioni internazionali mutò bruscamente a seguito della Guerra d'Etiopia. L'aggressione a un paese membro della Società delle Nazioni, isolò l'Italia dalla comunità internazionale e la portò a rompere il fronte dei vincitori. La società delle Nazioni inflisse all'Italia una serie di sanzioni economiche. Mussolini si avvicinò allora alla Germania e dunque a Hitler, che assicurò al governo italiano sostegno diplomatico e economico. L'alleanza Italo-Tedesca fu formalizzata nel 1936 con l'Asse Roma-Berlino, con cui il governo fascista riconosceva nell'Europa centrale e orientale un'area di influenza tedesca, e a sua volta il governo tedesco accettava l'espansione italiana nel Mediterraneo. L'alleanza si rafforzò l'anno dopo, nel 1937, con il Patto anti-Komintern contro l'Unione sovietica. Anche la promulgazione delle leggi razziali italiane traeva origine dal legame sempre più stretto con la Germania. Nel VII congresso del Komintern, nel 1935 fu presa in considerazione la tesi dei Fronti popolari che aumentó l'influenza del movimento comunista in tutta Europa. Coalizioni elettorali tra comunisti, socialisti furono create nel 1936 in Spagna e in Francia. In Francia vincono in Fronti popolari, in cui tutte le forze si uniscono contro il nemico comune, il nazismo-fascismo. caduta e venne divisa in due: quella centro-settentrionale fu posta sotto il controllo dell'esercito tedesco, al governo francese, che spostò la sede nella città termale di Vichy, restò la parte meridionale. Allo scoppio della guerra Mussolini adottò la linea della "non belligeranza" ovvero del non partecipare alla guerra soprattutto per l'impreparazione dell'esercito. Le cose cambiarono con il crollo della Francia: Mussolini decise di accelerare i tempi dell'intervento italiano, perchè convinto che la guerra sarebbe durata poco e per essere considerato vincitore e avere un guadagno territoriale. Per la maggioranza del popolo italiano l'intervento in guerra era una decisione impopolare. Il 10 giugno 1940 Mussolini annunciò a una folla in delirio che l'Italia aveva dichiarato guerra alla Francia e al Regno Unito. Mussolini dichiarò che la guerra dell'Italia sarebbe stata parallela a quella della Germania ovvero con gli stessi obiettivi. L'Italia attaccò la Somalia brittanica e anche l'Egitto riuscendo ad avanzare fino però alla controffensiva inglese che rovesciò la situazione e l'Etiopia e la Somalia italiana caddero velocemente. Mussolini fu costretto a chiedere aiuto ai tedeschi, facendo svanire la possibilità che l'Italia fascista giocasse un ruolo decisivo. Hitler mandò in Africa una spedizione, l'Afrikakorps, sotto il comando di Rommel. In Inghilterra Chamberlain venne sostituito da Churchill che voleva combattere la Germania nazista. Hitler decise dunque di lanciare l'operazione "Leone Marino" con l'obiettivo di prendere il controllo dei cieli sul canale della Manica per creare le condizioni di uno sbarco sull'isola. A luglio l'aviazione tedesca, la Luftwaffe cominciò a sganciare bombe su obiettivi militari e civili. Dall'altra parte l'Inghilterra era dotata di caccia molto efficaci che inflissero perdite cospicue alla Germania. I tedeschi intensificarono i bombardamenti sugli obiettivi civili consentendo all'Inghilterra che aveva perso molti uomini di riorganizzarsi. Col passare del tempo gli inglesi presero le misure ai tedeschi resistendo ad oltranza fino a quando quest'ultimi mutarono strategia passando alla guerra sottomarina per bloccare i rifornimenti che arrivavano al Regno Unito. Il capitolo più umiliante per Mussolini fu il disastro della campagna di Grecia. Il duce voleva controbilanciare l'espansione tedesca in Europa, in modo da creare un'area di influenza italiana in Europa, partendo dall'Albania. Intanto gli inglesi sbarcarono a Salonicco in Grecia e inflissero una cocente sconfitta all'Italia. Hitler allora prese l'iniziativa: la Germania conquistò la Jugoslavia e la Grecia. La Grecia fu posta sotto il controllo Italo-tedesco, la Jugoslavia perse alcuni territori: gli austro-tedeschi presero la Slovenia, la Bulgaria mentre l'Italia la Dalmazia e il Montenegro. In Croazia nacque uno stato filonazista guidato da Ante Pavelić fondatore del movimento ustascia che avviò una spietata pulizia etnica contro Serbi, musulmani e Ebrei. Contro i nazisti si organizzarono forze di resistenza ovvero i cetnici e i comunisti di Tito. Il fallimento della guerra parallela, mise a nudo come l'Italia non fosse affatto quella grande potenza che il regime aveva acclamato. Mussolini aveva perso ogni iniziativa militare autonoma e dipendeva tutto da Hitler. Solo la Russia si frapponeva al sogno hitleriano di un impero germanico. Hitler voleva sconfiggere l'Urss per due motivi: impadronirsi di nuovi territori per garantire lo spazio vitale ai tedeschi e eliminare la minaccia comunista. L'attacco contro l'Unione sovietica, nominato "Operazione Barbarossa" scattò il 22 Giugno 1941. Anche in questo caso fu scelta la tattica della guerra di movimento con azioni di sfondamento delle linee nemiche su tre direttrici principali: Leningrado, Stalingrado e Mosca. Le armate tedesche inflissero gravissime perdite all'amato rosa. Dopo lo sbandamento iniziale Stalin, che fino all'ultimo non volle credere che Hitler stava per invadere il suo paese, si pose alla guida delle operazioni di difesa appellandosi al popolo come protettore della patria russa in pericolo. Si svilupparono forti movimenti partigiani a cui i nazisti risposero con stragi indiscriminate in una vere e propria guerra di annientamento. Le truppe tedesche arrivarono alle porte di Mosca in gran ritardo rispetto ai piani. Le truppe non erano pronte a affrontare il rigido inverno russo e dovettero fermarsi. A inizio settembre circondarono Leningrado, ne bloccarono le vie d'accesso e le sottoposero a un pesante bombardamento ma senza conquistarla. Hitler mancò l'obbiettivo ovvero di annientare l'Urss entro fine anno. La guerra da lampo divenne di Logoramento. Allo scoppio della guerra, Roosevelt aveva preso una posizione avversa alla Germania e dichiarò che avrebbe fatto degli Usa l'arsenale della democrazia". Nel 1941 il Land-Lease Act autorizzó il Governo a prestare forniture belliche al Regno Unito. Il 14 agosto 1941 Roosevelt insieme a Churchill sottoscrisse la Carta Atlantica che conteneva la condanna delle dittature fasciste ed ennunciava i principi liberal-democratici che avrebbero dovuto regolare le relazioni internazionali dopo la guerra. Roosevelt per più di due anni si astenne dal portare il proprio paese in guerra perchè sapeva che la maggioranza del Congresso era contraria. Le cose cambiarono quando il 7 dicembre 1941 senza preventiva dichiarazione di guerra, aerei Giapponesi attaccarono la base americana di Pearl Harbor. Il giorno dopo gli Stati Uniti dichiarano guerra al Giappone. Alla fine del 1941 i due schieramenti erano completi: da una parte le forze dell'asse (Italia, Germania e Giappone) e dall'altra l'alleanza antifascista (Inghilterra, Usa e Urss) che firmarono il patto di Washington dove si impegnavano a combattere le forze nemiche. La forza industriale e militare degli Usa fu grossolanamente sottovalutata anche da Germania e Italia che dichiararono guerra a loro volta agli Stati Uniti. I giapponesi avevano occupato l'Indocina francese. Nei mesi seguenti estesero rapidamente la loro presenza nel Sud-Est asiatico grazie a una serie impressionante di vittorie. Intanto Hitler invece di puntare su Mosca decise di lanciare un'offensiva nella parte meridionale dell'Unione sovietica per conquistare il Caucaso e i pozzi di petrolio. Le truppe tedesche giunsero alle porte di Stalingrado. In tale contesto si consuma il tragico destino del corpo di spedizione italiana in Russia, l'Armir. La gente di Stalingrado avevano avuto ordine di resistere ad oltranza e combattere casa per casa. Sotto la pioggia di razzi russi, la città divenne una "fornace" che uccise migliaia di persone. Hitler ordinò ai suoi di non ritirarsi. I soldati tedeschi senza scorte, lottarono fino al febbraio 1943 quando si arresero. L'eco della Vittoria sovietica fu enorme: era la prima grande sconfitta della Germania. La vittoria sovietica fu decisiva per l'andamento della guerra perchè assestò un colpo molto duro alle forze dell'Asse. Le forze dell'Asse subirono una bruciante sconfitta anche in Africa nella battaglia di El Alamein dove furono sconfitte dall'armata inglese. Nel gennaio 1943 a Casablanca, Roosevelt e Churchill si incontrarono per decidere sul da farsi. Stalin sollecitava l'apertura di un altro Fronte in Europa occidentale. I due leader decisero di proseguire la guerra fino alla resa incondizionata dei nemici, indebolire la Germania con una campagna di bombardamenti e di sbarcare in Italia vista la crisi evidente dell'esercito italiano. Il 9 e il 10 luglio 1943 gli anglo-americani sbarcarono in Sicilia con la più grande azione aereonavale, ovvero l'Operazione Husky. In molti paesi siciliani i soldati nemici furono accolti come liberatori piuttosto che come invasori. La perdita della Sicilia portarono alla crisi definitiva del regime fascista. Il malcontento in Italia cresceva e addirittura all'interno dello stesso partito fascista erano in molti a considerare Mussolini come il principale responsabile della disfatta imminente. Alcuni dei più autorevoli leader fascisti cominciarono a cospirare contro il duce, tra cui Galeazzo Ciano. Nel 1943 il Gran Consiglio del Fascismo approvò a maggioranza un ordine che ridimensionava il peso di Mussolini e attribuiva al re i poteri della conduzione della guerra. Vittorio Emanuele III convocò Mussolini e lo invitò a dimettersi e lo fece arrestare e affidò il nuovo governo a Pietro Badoglio. La fine del fascismo innescó un'ondata di gioia popolare perchè molti credettero che preludesse alla fine della guerra. In tutte le città italiane furono distrutti i simboli del fascismo. Benché Badoglio avesse ribadito che la guerra sarebbe continuata, il suo governo cominciò trattative segrete con gli anglo-americani per giungere a un armistizio. Armistizio che venne firmato il 3 settembre 1943 a Cassibile. l'Italia usciva dalla guerra rompendo l'alleanza con la Germania. Il paese precipitò nel caso anche perché il re e Badoglio fuggirono a Brindisi senza aver pensato ad un piano per fronteggiare la reazione tedesca. l'Italia era divisa in due: gli anglo-americani controllavano la parte meridionale mentre il resto del territorio era dei tedeschi attestati sulla linea Gustav, le truppe italiane furono abbandonate a se stesse. L'episodio più tragico accadde nelle isole greche di Cefalonia e Corfù dove i soldati italiani furono attaccati e in pochissimi sopravvissero. Il 12 settembre 1943 i tedeschi liberarono Mussolini dal suo confinamento sul Gran Sasso. Mussolini annunciò la costituzione della Repubblica sociale italiana con sede Salò. Il rinato partito fascisto diede vita a proprie formazioni armate le Brigate Nere. Nella Repubblica di Salò operarono anche milizie autonome come la Decima Mas. Il Governo Badoglio nel 1943 dichiarò guerra alla Germania. Il 9 settembre 1943 si costituì il comitato di liberazione nazionale composto da antifascisti che rinascevano mettendo da parte le profonde divergenze. Nel 1944 torna da Mosca, Palmiro Togliatti. In un discorso subito dopo noto come la "svolta di Salerno" sostenne che si doveva mettere da parte le divergenze con il re e Badoglio finché il paese non fosse liberato. Nel 1944 si formò il Governo Badoglio detto anche Governo di unità nazionale. La quinta armata americano sbarcò ad Anzio. Dopo pesanti bombardamenti, che distrussero tra l'altro l'abbazia di Montecassino. Il 4 giugno Roma venne liberata. Nell'estate 1944 l'avanzata alleata portò alla liberazione dell'Italia centrale. Migliaia di militari si rifiutarono di presentarsi nelle caserme per essere spediti al fronte. Alcuni di loro si unirono a gruppi civili che volevano sfuggire alla deportazione in Germania. Nacquero così le formazioni partigiane. Nelle città operavano piccole cellule selezionate: i gruppi di azione patriottica di cui l'attentato più clamoroso fu quello in Via Rasella a Roma e che fu seguito da una feroce rappresaglia nazista: la strage delle Fosse Ardeatine. Interi villaggi furono distrutti per ritorsione dopo attentati a soldati tedeschi: a Sant'Anna di Stazzema furono uccise 560 persone, mentre a Marzabotto furono uccise 775 persone. Hitler preferì esporre la Germania a terribili distribuzione piuttosto che arrendersi. Intanto si consumava a ritmo accelerato lo sterminio degli ebrei nei lager nazisti. Alla fine della Conferenza di Teheran, Churchill, Roosevelt e Stalin decisero l'apertura di un secondo fronte in Francia, l'anno successivo, al fine di accerchiare la Germania. Il 6 giugno 1944, in codice D-day, prese il via l'operazione Overlord, l'apertura del fronte occidentale con lo sbarco degli alleati in Normandia. Fu la più grande operazione aeronavale della storia. Churchill, Roosevelt e Stalin, si incontrarono a Jalta tra il 4 e l'11 febbraio 1945 per discutere l'assetto postbellico dell'Europa. Stabilirono di dividere la Germania in 4 zone di
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