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Filosofi Antichi: Epicuro, Diogene Laerzio, Cleante, Crisippo e Plotino, Appunti di Storia della filosofia antica

Storia della FilosofiaFilosofia stoicaFilosofia EpicureaFilosofia PlatonicaFilosofia greca antica

Brevi biografie di Epicuro, Diogene Laerzio, Cleante, Crisippo e Plotino, filosofi antichi appartenenti alle scuole epicurea, stoica e platonica. Vengono trattati i loro insegnamenti, le loro opere e le loro contribuzioni alla filosofia. Il testo include anche informazioni sulle scuole filosofiche a cui appartenevano e sulle connessioni tra loro.

Cosa imparerai

  • Che opere sono pervenute di Epicuro, Diogene Laerzio, Cleante e Crisippo?
  • Che filosofi vengono trattati in questo testo?
  • Che scuole filosofiche appartenevano Epicuro, Diogene Laerzio, Cleante e Crisippo?
  • Come viene descritta la filosofia di Plotino nel testo?
  • Che contribuzioni alla filosofia fecero Epicuro, Diogene Laerzio, Cleante e Crisippo?

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 26/01/2022

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Scarica Filosofi Antichi: Epicuro, Diogene Laerzio, Cleante, Crisippo e Plotino e più Appunti in PDF di Storia della filosofia antica solo su Docsity! IL PERIPATO Aristotele fonda il Liceo nel 335 (o poco dopo). Nel Liceo si fa filosofia insieme ma senza alcun tipo di dogmatismo e si trovano molte prospettive diverse. Teofrasto di Eresso, scolarcato 322/1-288/7/6; sotto il suo scolarcato sono ancora attivi allievi di Aristotele: • Demetrio Falereo (nasc. 350); si dedica all’attività politica e scrive opere si argomento morale e politico. • Eudemo di Rodi, nasce c. 350; • Aristosseno di Taranto, nasce intorno al 365. • Clearco di Soli. Altri peripatetici attivi sotto il suo scolarcato, invece, non hanno conosciuto Aristotele: tra questi, Prassifane di Mitilene (nasc. 325-300 ca.). Successori di Teofrasto: • Stratone di Lampsaco, scolarcato 288/7/6-270/69; • Licone, scolarcato 270/69-226/5 • Aristone di Ceo, scolarcato 226/5-? • Critolao, già scolarca nel 155 In Atene, durante l'età ellenistica, erano attive le scuole di Platone, l'Accademia, e il Peripato, il liceo di Aristotele. Aristotele scelse il suo successore e nel 322 a.C., quando morì, gli sucesse Teofrasto, il quale fu autore di diverse opere di metafisica, indagini biologiche e piccoli trattati naturali, si occupò anche di logica (teoria dei sillogismi ipotetici collegata alla nozione di possibile: se A è B); inoltre egli rafforza la vocazione scientifica ed enciclopedica del maestro. Teofrasto fu l'autore della dossografia sui physiologoi, la quale lo portò a formulare un apparato linguistico unitario per ordinare e formulare le questioni e le rispettive soluzioni. Sulla linea di Teofrasto ci sono altri allievi di Aristotele, come Eudemo di Rodi che è il primo pensatore a dedicarsi sistematicamente alla storia delle scienze esatte, e Menone. Allievo diretto di Aristotele fu Aristosseno di Taranto, il quale è il fondatore della dottrina dell'armonia musicale, secondo i principi proposti negli Analitici primi. La scuola di Aristotele proseguì le indagini del maestro ma abbandonò anche alcune sue dottrine, come per esempio Dicearco di Messene, il quale sostenne il primato della vita pratica su quella teoretica e l'anima, invece, la concepisce come armonia delle parti costituenti del corpo ed è mortale come il corpo. Il Liceo è luogo di ricerca filosofica utilizzando il metodo aristotelico, ovvero una filosofia scientifica, enciclopedica e specialistica. Un elemento caratterizzante della tradizione peripatetica è la libertà di dissenso nei confronti del maestro, come per esempio il primato della vita pratica o della vita teoretica, l'esistenza dell'etere e lo statuto del motore immobile. Nel Peripato dell'età ellenistica c'è molta erudizione, costruzione di biografie di poeti e filosofi e un interesse per le scienze speciali. Un allievo di Teofrasto, Stratone, soggirnò in Alessandria come precettore del figlio del re e successivamente tornò ad Atene per succedere Teofrasto come scolarca e, secondo la tradizione, egli fu il fisico per eccellenza, colui che indirizzò il Peripato verso indagini sulla filosofia della natura. L'ELLENISMO E IL SAPERE SCIENTIFICO Il termine ellinismo fu coniato dallo storico tedesco dell'Ottocento Johann Gustav Droysen e indica il periodo dal 323 a.C al 31 a.C (conquista dell'Oriente da parte di Alessandro Magno sino alla conquista della Grecia da parte dei Romani) e si differenzia dal termine ellenico che indica una persona di origine greca. Alla morte di Alessandro avvenuta nel 323 inizia l'età imperiale di Augusto e l'impero del deceduto viene diviso tra i suoi generali, si ricordano le monarchie come quella in Egitto (Tolomei), in Siria (Seleucidi) e a Pergamo (Attalidi). Atene cadde sotto il controllo della Macedonia dove Demetrio Falereo impose un governo oligarchico; a seguito di una rivolta, Demetrio scappa e si rifugia ad Alessandra, dove fonda una biblioteca sul modello di Aristotele. La biblioteca nacque per volere del monarca Tolomeo I Sotere e fu un segno di identità e superiorità dei dominatori sulle popolazioni non greche; in questo ambiente nasce la filologia (ricostruire e conservare il testo autentico di un autore). Ad Alessandria, all'inizo del III secolo a.C Euclide compose Elementi, nella quale egli ordine i saperi matematici secondo un ordine assiomatico e scienza deduttiva, sulla linea degli Analitici secondi. Euclide individua tre principi: • definizioni: definiscono gli enti e le figure geometriche • postulati: ciò che si richiede di ammettere • nozioni comuni: corrispondono agli assiomi di Aristotele Euclide fu preso come modello per esempio da Archimede (Siracusa, III secolo), il quale dice che il modello euclideo non riguarda la scoperta dei risultati ma solo la dimostrazione; i risultati si possono pervenire per via meccanica, ovvero nel ricorrere a nozioni proprie della scienza meccanica. • Piccola comunità di matematici che cooperavano e comunicavano tra di loro • allentamente della cultura scientifica con quella filosofica, distacco tra le due Astronomia: • Eratostene di Cirene: misura della circonferenza della terra • Ipparco di Nicea: modelli geometrici per spiegare il movimento dei corpi celesti; il movimento del sole e dei pianeti eccentrico rispetto al centro della terra Medicina: • anatomia come strumento di ricerca: partire da ciò che è osservabile per arrivare a ciò che non lo è ◦ Erofilo di Calcedone ◦ Erasistrato di Ceo • medici empirici ◦ Filino di Cos ◦ Serapione di Alessandria SCUOLE FILOSOFICHE E FILOSOFIE ITINERANTI In età ellenistica l'attività filosofica si pratica all'interno delle scuole, le quali erano istituzioni private composte da individui che trascorrevano in comune il tempo; il caposcola era chiamato scolarca e alla sua morte lasciava in eredità lo scolarcato a un successore scelto da lui. Nelle scuole si assisteva e si discuteva durante le lezioni e chi insegnava proveniva prevalentemente da altre parti del mondo greco e era di condizione agiata Scuole gia fondate nel IV secolo a.C: • Accademia • Liceo • il Giardino, fondato da Epicuro nel 306 a.C • Stoà (stoà poikìle, portico dipinto), fondata da Zenone di Cizio verso il 300 a.C Accanto alle scuola, c'era anche chi praticava filosofia senza risiedere in un luogo stabile: • Diogene di Sinope ◦ sapiente cinico: autosufficienza nei confronti dei bisogni indotti dalla società ◦ tradizione letteraria di aneddoti intorno alla sua figura e al suo insegnamento ◦ parte dalla distinzione tra natura e leggi o convenzione per individuare i modelli di vita naturale nel comportamento degli animali, dei mendicanti e dei bambini, i quali non erano ancora stati corrotti dai bisogni indotti dalla vita sociale e dunque avevano una natura buona ◦ rifiuta i valori correnti, a ciò il cinico deve addestrarsi con un duro esercizio ◦ posizione di eccezionalità e marginalità rispetto alla polis ◦ parrhesìa, libertà di parola nei confronti dei potenti senza alcun timore • Pirrone di Elide ◦ partecipò alla spedizione di Alessandro in Oriente, dove conobbe i gimnosofisti (sapienti nudi) ◦ il suo allievo Timone di Fliunte descrisse il maestro come imperturbabile di fronte alle discussione degli altri filosofi: le cose per natura sono senza differenze, senza stabilità, indiscriminate questi movimenti, dal momento che gli atomi e il vuoto sono eterni. In realtà i mondi sono illimitati di numero, sia quelli simili a questo sia quelli dissimili. […] E certamente bisogna ritenere che gli atomi non presentino nessuna qualità dei fenomeni eccetto forma e peso e grandezza e tutto ciò che necessariamente è connaturato alla forma." Lucrezio, La natura delle cose: "Per questa ragione è necessario asserire che anche nelle particelle elementari c’è un’altra causa dei moti oltre agli urti e al peso, da cui proviene a noi questa facoltà innata, poiché abbiamo già visto che nulla può nascere dal nulla. Il peso infatti impedisce che tutto accada per gli urti: è quasi per una forza esterna. Ma che la mente stessa in ogni sua iniziativa non segua una necessità insita in lei, né come domata sia costretta a sopportare e a patire, deriva da quella esigua inclinazione (exiguum clinamen) dei corpi primordiali che si produce in un luogo dello spazio e in un tempo non determinati." Secondo Epicuro, ogni età è adatta per diventar filosofi e la sua filosofia ha una funzione tarapeutica: l'obiettivo della filosofia è la galenismòs, ovvero la qiuete del mare dopo la tempesta, ma questa qiuete è ostacolata dalle ansie e dai timori delle credenze infondate che si generano in noi. Dunque, la filosofia di Epicuro assume il ruolo di farmaco, di cura dagli affanni, deve fungere da medicina contro le false credenze per liberare dalle paure e dalle preoccupazioni; a tale scopo, la filosofia deve in primo luogo mostrare che cosa si può conoscere e come lo si può conoscere. La cosmologia basata sull'atomismo (fisica) di Epicuro consente di produrre un'etica dell'assenza di preoccupazione e sofferenza. Atomismo di Epicuro (filosofia deduttiva perchè fa inferenze a partire dai principi): • nulla si genera dal nulla, nulla si dissolve nel nulla ◦ lo attesta l'esperienza ◦ tutto fa parte dell'universo e nulla di nuovo può entrarvi ◦ infiniti corpi invisibili che si muovono in un vuoto infinito è ciò che permette di spiegare il mondo fisico quale appare ai nostri sensi ◦ la conclusione è che l'universo è sempre stato e sarà quale è ora • se è così, allora la struttura del cosmo deve prevedere delle componenti che garantiscono questo principio ma anche la possibilità di generazione e distruzione dei particolari • devono esserci corpi, perchè la sensazione lo testimonia ed essi devono essere diversi dagli individui, dunque quest'ultimi sono aggregati di corpi più piccoli ◦ i corpi sono aggregazioni di atomi e vuoto e l'universo che li contiene è infinito: ogni cosa finita ha un limite, ma un limite può essere determinato solo in riferimento ad altro Per garantire il primo punto, i corpi più piccoli devono essere indistruttibili, immutabili e insecabili (non divisibili). Che cosa garantisce l'aggregabilità di questi corpi? • I corpi possono muoversi ◦ se un corpo si muove, allora è necessario un non-corpo nel quale muoversi, ovvero il vuoto ◦ grazie alle nostre sensazioni siamo sicuri del fatto che i corpi esistono; se i corpi esistono, allora possono muoversi; se i corpi possono muoversi, allora esiste il vuoto nel quale essi si muovono ◦ i corpi possono disgregarsi, ma dato che nulla va nel nulla, significa che essi sono composti da entità indistruttibili, ovvero gli atomi ◦ il vuoto non è causa di movimento, ma solo la condizione di possibilità • i corpi sono accomunati da proprietà diverse da quelle degli aggregati, hanno proprietà quantitative: gli atomi si differenziano per forma, grandezza, peso ◦ un corpo privo di peso non è in grado di muoversi ◦ gli atomi sono infiniti ma le forme sono limitate: gli atomi sono limitati dalla loro forma; gli atomi sono infiniti ma le loro tipologie sono finite; le cose nel mondo sono tantissime, ma solo determinate cose possono accadere ◦ gli atomi sono particelle fisicamente indivisibili, ma con il pensiero è possibile pensarli divisibili in parti più piccole indivisibili, ovvero i minimi. La nozione di minimo è stato introdotto da Epicuro per controbattere la tesi secondo cui gli atomi, essendo corpi, sarebbero costituiti da dimensioni dunque sarebbero divisibili: gli atomi sono di forme innumerevoli ma finite, perchè se fossero anche di forme infinite ci sarebbe un atomo talmente rande da poterlo vedere, ma Epicuro esclude questa possibilità • è necessario il movimento ◦ il movimento è una proprietà dei corpi, dunque anche gli atomi si muovono ◦ gli atomi si muovono continuamente, e attraverso la loro collisione formano i corpi; successivamente si dissolvono e di conseguena non esiste più il corpo, ma gli atomi (non evidenti alla percezione) continuano ad esistere ◦ se gli atomi hanno un peso, e al di là degli atomi c'è solo il vuoto, l'unico movimento possibile per gli atomi sarà spontaneo e verso un basso relativo: gli atomi cadono nel vuoto seguendo traiettorie parallele tra loro Ma se gli atomi si muovono sempre verso il basso, a causa del loro peso, lungo linee parallele e sempre alla stessa velocità, come è possibile la formazione di corpi? Come si incontrano? Come possono unirsi? Nelle opere di Epicuro non c'è risposta, ma Lucrezio nel De rerum natura propone la dottrina del clinamen: • il movimento che consente l'aggregazione degli atomi non può essere estrinseco, perchè esistono solo atomi e vuoto e (il peso che permette il movimento è intrinseco agli atomi) • se il movimento di aggregazione degli atomi fosse intrinseco agli atomi, allora la composizione del cosmo sarebbe pre-determinata e pre-determinabile, ma epicuro rifiuta il determinismo e dunque pone come principio dinamico di aggregazione il clinamen • il mto verticale degli atomi subisce una deviazione casuale che determina l'aggregazione • garantita la non determinazione dei fenomeni fisici e la libertà individuale degli uomini • il peso non è l'unica dinamica fisica degli atomi, ma subentra un'inclinazione che li devia e li avvicina e vibrando gli atomi si aggregano fra di loro; il clinamen è la forza che li fa aggregare, è la somma delle costanti inclinazioni La spiegazione del perchè deve esistere il clinamen reggiunge quasi un livello psicologico-etico, infatti l'etica epicurea è strettamente legata alle conseguenze della fisica: • poichè non esiste nulla se non atomi e vuoto, i movimenti psichici dipendono da movimenti atomici: il clinamen garantisce il libero arbitrio • se l'anima è fatta di atomi, allora i pensieri psichici sono determinati dai loro movimenti e se gli atomi avessero un movimento vorticoso, allora i pensieri sarebbero pre-determinati, ma dato che gli atomi si aggregano casualmente, allora i pensieri sono liberi da una necessità costrittiva, dunque siamo anche liberi da una divinità che subordina tutto e dunque il libero arbitrio è garantito • la natura non risponde a leggi determinate dal punto di vista atomico, e in ogni caso non è possibile determinare queste dinamiche: si elimina la preoccupazione di subire dinamiche sovraordinate, ad esempio divine ◦ la struttura dell'universo è spiegabile mediante le nozioni di atomo e vuoto ◦ riguardo ai fenomeni celesti e meteorologici si possono fornire molteplici spiegazioni tutte accettabili, purchè non vengano smentiti da altri fenomeni ◦ per spiegare i fenomeni Epicuro rifiuta la teologia e ricorre alla esperienza diretta, in quanto essi non avvengono in vista di un fine ◦ Epicuro ammette l'esistenza degli dei, perchè ciò su cui tutti sono concordi deve essere vero ma anche perchè gli dei hanno caratteristiche che derivano dall'esperienza, ma nonostante ciò Epicuro esclude che essi agiscano come cause o agenti provvidenziali sul mondo e sugli uomini; gli dei si trovano in intermundia, non interessati alle vicende umane. ◦ argomento contro il provvidenzialismo: gli dei vivono in una condizione di beatitudine, senza alcun turbamento, dunque non si interessano alla vita umana ◦ argomento contro il provvidenzialismo: se gli dei intervengono nel mondo, allora perchè non eliminano il male? O perchè non possono, ma in questo caso sarebbero impotenti; o perchè non vogliono, ma in questo caso sarebbero invidiosi. Per non attribuire caratteristiche negative alla divinità è necessario riconoscere che gli dei sono indifferenti alle faccende umane Epicuro, Massime capitali: "La morte non è nulla per noi: infatti, ciò che è stato dissolto non ha sensazioni, e ciò che non ha sensazioni non è nulla per noi." Un'altra implicazione etica derivata dalla fisica è che l'atomismo consente di eliminare la paura della morte: se l'anima è fatta di atomi, allora con la sua disgregazione le nostre sensazioni cessano, dunque la morte non si percepisce e non bisogna averne paura. Se l'uomo è composto di atomi e vuoto, allora anche l'anima è composta di atomi (forma sferica): la morte equivale alla disgregazione, dunque alla perdita della percezione da parte dell'uomo. "Il più terribile dei mali, la morte, non è niente per noi, dal momento che, quando ci siamo noi, la morte non c'è e quando essa sopravviene, noi non siamo più" EPISTEMOLOGIA O CANONICA Epicuro, Epistola a Erodoto: "E certamente esistono delle impronte (typoi) della stessa forma delle realtà solide, che per la loro sottigliezza sono assai differenti da ciò che appare. Non è infatti impossibile che nell’ambiente circostante si generino tali emanazioni, né è impossibile che vi siano condizioni appropriate a riprodurre le parti cave e piane, né che gli efflussi conservino la posizione e l’ordine esterni che avevano anche nei corpi solidi: queste impronte le designamo con il nome di simulacri (èidola). E certamente il movimento attraverso il vuoto, nel momento in cui avvenga senza alcun incontro di corpi che si urtano, copre ogni lunghezza comprensibile in un tempo inconcepibile. La presenza e l’assenza di urti sono infatti assimilabili a lentezza e velocità…. E la rappresentazione che dovremmo essere in grado di afferrare in virtù dell’applicazione tramite il pensiero o tramite gli organi sensoriali, sia nella forma sia nelle proprietà, è la forma stessa dell’oggetto solido, generatasi in base alla continua successione o residuo del simulacro. Il falso e l’errore sono sempre in ciò che si aggiunge all’opinione rispetto a ciò che attende di venir confermato o di non essere smentito e che tuttavia non venga confermato o venga smentito." L'epistemologia di Epicuro si occupa di trovare un criterio per distinguere ciò che è vero da ciò che è falso; il criterio è individuato nelle percezioni, le quali sono anche alla base delle sensazioni di piacere e dolore e delle prolessi e anticipazioni. Le percezioni sensibili sono tutte vere, in quanto sono causate da flussi di atomi emessi dagli oggetti esterni; i flussi riproducono e conservano le caratteristiche dell'oggetto. Dunque, secondo Epicuro gli esseri umani conoscono il mondo grazie alle eidola (immagini), ovvero pellicole atomiche che si staccano dal corpo, esse si muovono nello spazio e raggiungono l'organo percettivo, è come se l'occhio avessi il tatto. Come è possibile l'errore? L'errore è causato da un'opinione aggiunta alla percezione troppo affrettata, senza ricevere conferma da altre percezioni; l'immagine rischia di corrompersi perchè nello spazio potrebbe incontrare degli ostacoli, prima di giungere all'organo percettivo, la percezione quindi è sempre vera per natura, è l'opinione che sbaglia. È necessario per Epicuro che tutte le percezioni siano vere, perchè se anche una fosse risultata falsa, allora non ci sarebbe più il criterio per distinguere il vero dal falso, non sarebbe possibile conoscere nulla. Il ripetersi di rappresentazioni sensibili, da luogo all'interno dell'essere umano ai concetti generali o prolessi, ovvero anticipazioni, le quali permettono di poter incasellare la realtà grazie alle sensazioni gia avute, si può conoscere in anticipo. L'esperienza si genera grazie alla memoria che conserva questi concetti, a questa tematica si collega il problema del linguaggio: • ogni suono pronunciato corrisponde a un pensiero o a una immagine • i nomi sono prodotti da flussi di eidola, dunque una popolazione che parla la stessa lingua chiamerà un oggetto con lo stesso nome, in quanto in quella popolazione particolare i flussi di eidola corrispondono a quell'oggetto, dunque emettono gli stessi suoni • se si pronunciano proposizioni di concetti che non corrispondono all'oggetto, allora l'opinione sbaglia perchè per fretta aggiunge qualcosa alla percezione sensibile • pensatore ispirazionale CLEANTE DI ASSO • successe Zenone nella scuola • allievo di Zenone • pensatore ispirazionale • particolari contributi alla fisica e alla teologia stoica • Inno a Zeus è l'unico scritto stoico conservano nella sua integralità CRISIPPO DI SOLI • successore di Cleante • sistematica ricostruzione alla dottrine stoica, le diede un'efficacia filosofica • risponde alle obiezioni dell'accademico Arcesilao • le sue opere erano piene di citazioni altrui, ed erano usate sia per difendere le proprie tesi che per controbattere quelle altrui, egli fu soprannominato "parassita di libri"; nonostante ciò, il confronto con dottrine alternative allo stoicismo fu essenziale, perchè permise agli stoici in generaledi imporre il loro vocabolario filosofico, facendolo diventare una sorta di lingua comune • fu considerato il secondo fondatore dello stoicismo, perchè senza di lui, la dottrina degli stoici non sarebbe stata sistematizzata dunque non avrebbe nessuna consistenza filosofica DIOGENE DI BABILONIA • fece parte di una spedizione dell'ambasciata ateniese a Roma, per questo motivo mise in contatto la filosofia greca con il mondo romano IL SAPIENTE STOICO E L'UNITA' DELLA FILOSOFIA • riprendono la connessione che Platone e Socrate avevano stabilito fra virtù e sapere • il sapiente conosce l'ordine razionale divino universale, dunque si comporterà razionalmente e conforme a quest'ordine: comportamenti analoghi a quelli della natura • il sapiente è imperturbabile in quanto si è liberato dalle passioni ed è pienamente razionale • la sapienza rappresenta un limite, perchè rappresenta la stabilità e oltre non si può andare • affermazione del primato della vita filosofica, la virtù acquisita dai sapienti sembra equiparata alla virtù degli dei • il sapiente forse non è mai esistito, ma gi stoici intendono mostrare un modello di vita nuovo e privo di incertezze • il sapiente non è lo stoico che insegna nella scuola, infatti negli anni successivi avrà successo l'insegnamento stoico nelle èlites di Roma • integnamento stoico ◦ logica: ossa e nervi di un corpo ◦ etica: carne di un corpo ◦ fisica: anima del corpo ◦ tra queste discipline intercorrono legami, in quanto il modello filosofico stoico è sistematico dunque ogni parte comunica con un'altra parte ◦ non esiste una gerarchia ◦ la tripartizione della filosofia in queste discipline ha valore espositivo e pedagocico e la sequenza dovrebbe essere: logica, fisica, etica LOGICA Il termine logica deriva da logos, ovveero discorso o ragione e i suoi oggetti di studio sono i discorsi; essa si articola in • retorica o scienza dei discorsi lunghi • dialettica ◦ scienza del discutere rettamente con domande e risposte ◦ scienza di ciò che è vero e ciò che è falso ◦ scienza di ciò che non è nè vero nè falso ◦ scienza delle cose significate e significanti (Crisippo) L'uomo formula le sue conoscenze tramite un linguaggio articolato costituito da proposizioni che stabiliscono connessioni con le cose della mondo esterno. Le parole sono corporee, mentre ciò che viene espresso da esso, dunque il loro significato (lektòn) è incorporeo: la dialettica ha come oggetto di studio isignificati, dunque ciò che si dice o si può dirre delle parole. Lektà: • incompleti: verbi senza soggetto • completi: soggetto + verbo ◦ axiòmata: possono essere veri o falsi, determinato dalla corrispondenza o non corrispondenza con lo stato di cose manifestato dalla rappresentazione catalettica Secondo gli stoici non esistono universali in natura, per esempio la proposizione " l'uomo è un animale razionale non può essere propriamente nè vera e nè falsa e viene trasformata nella proposizione "se qualcosa è un uomo, allora questo qualcosa è un animale razionale; la logica, dunque, assume come oggetto di studio proposizioni che enunciano fatti o eventi concernenti entità singole. Gli stoici prestano particolare attenzione alle proposizioni composte dai connettivi proposizionali: • "e": proposizione vera se entrambi i congiunti sono veri • "o": proposizione vera quando solo un disgiunto è vero • "se": ◦ ha la forme di "se il primo, allora il secondo" ◦ il condizionale può essere valido senza essere necessariamente vero ◦ Filone: condizionale vero quando antecedente e conseguente sono entrambi veri oppure entrambi falsi oppure antecedente falso e conseguente vero; condizionale falso quando antecedente vero e conseguente falso I condizionali sono necessari per la costruzione di argomentazioni, le quali sono costituite da premesse e una conclusione e si fondano sulla relazione tra le proposizioni. Ragionamenti: • concludenti ◦ veri ▪ dimostrativi • ragionamento che, attraverso premesse convenute, per via deduttiva rivela una conclusione non evidente • la dimostrazione assume una funzione euristica: scoperta di ciò che è oscuro ▪ non dimostrativi • "se è giorno, c'è luce; è giorno dunque c'è luce" ◦ cocnludente: è costruito correttamente ed è vero nel caso in cui sia realmente gioro ◦ non è dimostrativo in quanto la sua conclusione è gia nota in anticipo • non concludenti Gli stoici ritengono che tutte le argomentazioni sia riconducibili a 5 schemi validi o concludenti (anapodittici): la loro validità è evidente di per sè dunque non richiedono di essere dimostrati; mediante gli indimostrabili si costruiscono le dimostrazioni. I 5 schemi anapodittici sono: 1. Se P, allora Q; ma P dunque Q (modus ponens) 2. Se P allora Q; ma non P dunque non Q (modus tollens) 3. Non ( P e Q); ma P dunque non Q 4. O P o Q; ma P dunque non Q 5. O P o Q; ma non P dunque Q ONTOLOGIA STOICA Alessandro di Afrodisia, Commento ai Topici: "Ma essi [gli Stoici] avrebbero fuggito questa difficoltà stabilendo per se stessi che ‘esistente’ (tò òn) si afferma solo dei corpi; su questa base essi affermano che il ‘qualcosa’ (ti) è più generico di quello, perché si predica non solo dei corpi ma anche degli incorporei." Sesto Empirico, Contro i matematici: "Gli Stoici affermano che delle cose che sono ‘qualcosa’ alcune sono corpi, altre incorporei, ed elencano quattro specie di incorporei: lektòn (λεκτόν), vuoto, spazio, tempo" Simplicio, Commento alle Categorie: "Gli Stoici sembrano pronti a ridurre il numero dei generi primi… Perché essi producono una divisione in quattro: sostrati (hypokèimena), individui qualificati (poià), ciò che ha una certa condizione (pòs èchonta), ciò che ha una certa condizione in relazione ad altro (pròs ti pòs èchonta)." La rivoluzione etica degli Sttoici ha le sue radici in una nuova ontologia: • è propriamente solo ciò che è corpo ◦ passo di Platone nel Sofista: essere è tutto ciò che è in grado di agire e di patire • solo ciò che è corpo può agire e subire azioni causali, dunque esiste • ciò che non è corpo non esiste propriamente, ma sussiste a livello generalissimo: ti (qualcosa): ◦ corpi (esistenti) ◦ immateriali/incorporei (sussistenti, non esistenti): spazio, vuoto, tempo, concetto ◦ i concetti sono il nominabile, dunque le nozioni non sono corporee ◦ solo i concetti sono universali, dunque gli universali non hanno esistenza: esistono solo individui corporei, ciascuno caratterizzato da qualità individuali ◦ il corpo ha identità ma senza immaterialità: ontologia a partire dal corpo, si scompone ontologicamente un oggetto per scoprire ogni suo aspetto Secondo gli stoici, il mondo manifesta in sè un principio passivo, il quale si identifica con la materia, e un principio attivo, che agisce sulla materia come causa efficiente conferendole forma; la distinzione tra questi due principi è solo concettuale, perchè nella realtà essi sono indisgiungibili e sono entrambi corporei. Corpo: • è l'unica cosa esistente, in quanto una cosa può essere solo se è in grado di agire o subire un'azione (materialismo) • ciò che è tridimensionale e offre resistenza • la materia è un aspetto della corporeità • il principio attivo viene identificato con il Logos (ragione, Dio, natura) ◦ si mescola alla meteria dandole forma, dunque è presente una forma di panteismo Immateriali: • sono qualcosa che sussiste • vuoto extracosmico • spazio occupato dai corpi • tempo che misura il moto del cosmo • le parole sono corporee, ma ciò che può essere detto dunque il loro significato è incorporeo (lektòn) • il significante è l'insieme dei suoni articolati che formano una parola, dunque è la parola stessa • il significato è ciò che viene espresso dai quei suoni Un modello che prevede esclusivamente l'esistenza di corpi deve affrontare la problematica di garantire l'autoidentità di individui in continuo cambiamento; Platone, avendo introdotto gli intelligibili, non aveva questo problema. ◦ dio agisce razionalmente e in modo provvidenziale, dunque garantisce che il cosmo sia sempre il migliore possibile ◦ se il mondo riprodotto fosse diverso, allora significherebbe che uno dei due mondi non era/è il mondo migliore possibile La cosmologia stoica ha dei vantaggi sul piano dell'economia del sistema filosofico: • elima il problema della comunicazione tra materiale e immateriale (presente nel modello aristotelico nell'interazione tra motore immobile e sostanze) • elimina l'ambiguità data dalla figura metaforica del demiurgo (principio immateriale che genera il mondo sensibile e fu anche una critica che Aristotele muove a Platone) • risolve il problema dell'identità individuale di un oggetto e della sua correlazione con l'ordine, con la razionalità universale e con dio • solida epistemologia basata sulla sensazione • solida etica L'esistenza della divinità è confermata dagli stoici dal consensus omnium (consenso di tutti) ma vengono aggiunte alcune argomentazioni a favore di essa: • se nel mondo c'è qualcosa che l'uomo non è in grado di produrre, come i cieli e tutto ciò il cui ordine è sempre lo stesso, allora devono essere prodotti da Dio, da qualcosa superiore all'uomo ◦ dall'ordine dell'universo al suo produttore • argomento finalistico ◦ il mondo in cui viviamo è il mondo migliore possibile ed è ordinato in vista dell'uomo ◦ finalismo e antropocentrismo sono legati nello stoicismo e la divinità assume caratteri provvidenziali Secondo gli stoici ogni parte del mondo comunica con tutte le altre e ciò rafforza il senso di appartenenza dell'individuo alla totalità del cosmo; gli stoici praticvano l'astrologia (oroscopi) e credevano che gli astri potessero influenzare la vita degli individui. LEGGE DELLA CAUSALITA' UNIVERSALE Cleante: "Conducimi o Zeus, e tu o fato, Là dove da voi sono destinato; vi seguirò senza alcuna apprensione, perché, se pur non lo volessi, ciò nonostante dovrei seguirvi, però da uomo malvagio." • o si segue il carro e lo si prova a controllare, oppure se ci si oppone al carro del fato si viene trascinati ugualmente Cicerone, Sul fato: " Delle cause, egli dice, alcune sono perfette e principali (perfectae et principales), altre invece adiuvanti e prossime (adiuvantes et proximae). Pertanto, quando diciamo che ogni evento si realizza per fato secondo cause antecedenti (antecedentibus), non ci riferiamo a cause perfette e principali, ma a cause adiuvanti e prossime. […] Se tutto avviene per volontà del fato, ne segue che tutto avviene per cause anteriori, che però non sono cause perfette e principali, ma adiuvanti e prossime. […] Come uno che ha spinto in avanti un cilindro, gli ha dato certamente l’avvio del moto, ma non la capacità di rotolare: … il cilindro è sì spinto dall’esterno, ma per il resto si muoverà per effetto della sua natura. Se un evento potesse verificarsi senza una causa antecedente sarebbe subito smentita la teoria che tutto avviene per fato; ma se è ragionevole credere che ogni fatto è preceduto da una causa, con che cosa sosterremo la teoria che non tutto avviene per caso? Basta comprendere la distinzione e la differenza tra le cause." La concezione stoica dell'unità del cosmo trovo espressione nella teoria della causalità universale. Tutto ciò che avviene avviene per una causa e a sua volta è causa di qualcos'altro; l'universo è retto da una catena causale e ciò che è privo di causa non è determinato dalla natura e dunque spezzerebbe questa catena e ciò che si chiama "caso" è qualcosa di cui non si conosce la causa. Se qualsiasi evento dipende da una causa, allora tutto può essere previsto, su questa base gli stoici giustificano la divinazione. Crisippo distingue tra causa interna e causa esterna, entrambe sono necessarie ma la più importante è quella interna: il modo in cui un oggetto reagisce ad una causa esterna è determinato dalla sua nutura, dunque dalla causa interna che anch'essa rientra nell'ordinamento causale necessario dell'universo. Legge della causalità universale: • dio incorpora l'ordine universale • l'ordine si esplica nel cosmo come fato: tutto è connesso da una catena di relazioni causali, che esplicano la razionalità del dio • coinvolge diversi tipi di cause che interagiscono ◦ cause antecedenti (adiuvanti e prossime): azioni causali che un oggetto esercita su un altro dall'esterno, sono garantite dal fato e garantiscono la catena causale ◦ causa principale: condizione intrinseca e interna dell'oggetto che subisce l'azione ◦ a identiche sollecitazioni esterne corrispondono diversi effetti a seconda della condizione interna di ciò che subisce l'azione • il fato è legato alle cause adiuvanti e prossime e collega le interezione tra le cose (ogni cosa ha la sua causa) • ad una causa esterna, si deve cercare di agire nel modo migliore possibile secondo la costituzione interna (libero arbitrio) • sistema controintuitivo: non ha dentro di sè il problema di come un incorporeo possa agire su un corporeo Il sistema di cause mira e preservare insieme provvidenza, fato e libero arbitrio: • l'interazione tra le cause garantisce la presenza della catena cusale, dunque l'efficacia del fato • il fato rispecchia l'ordine razionale impresso dal dio • il saggio è consapevole del fato e sa che è giusto seguire il disegno divino • il libero arbitrio e la colpa individuale sono preservati perchè la condizione interiore di ciascuno determina la reazione agli eventi • l'unica libertà dell'uomo è quella di seguire il carro del fato, perchè opporsi equivale ad opporsi all'ordine razionale di dio • Crisippo tenta di preservare il libero arbitrio mediante la teoria delle cause antecedenti e principali • l'uomo è l'unico animale ad essere dotato della ragione, dunque della capacità di scegliere se agire bene o male, in accordo con l'ordine razionale oppure opponendosi ad esso ◦ dotato di virtù e istinti che sviluppa nel corso del tempo attraverso il ponos (fatica, sforzo) ◦ ciò che è in potere all'uomo è l'intenzione e il modo in cui egli agisce in relazioni all'ambiente in cui vive e alle varie circostanze (non sono in suo potere) ◦ la causa interna corrisponde nella facoltà di scelta dell'uomo, se è bene oppure no compiere un'azione, agire in un determinato modo. Nonostante ciò,la natura di ognuno fa parte della totalità cosmica, dunque del disegno razionale quindi del fato: l'uomo non può sottrarsi dal suo destino, può solo guidarlo (se sceglie bene) o farsi trascinare (se si oppone); ciò che è in suo potere, dunque, è asserire o meno al fato (quando lo riconosce) ◦ libertà = scegliere di seguire il fato ◦ il sapiente è colui che riconosce il fato, dunque è l'unico uomo veramente libero, quindi la libertà conferma il primato della vita filosofica ◦ la schiavitù è la condizione morale dei più che non riconoscono l'ordine razionale universale, dunque non sono padroni di se stessi e si fanno trascinare dal fato Zenone sosteneva che solo i sapienti sono liberi, cittadini e amici tra loro; anche secondo gli stoici l'uomo è un animale socievole portato a vivere in comunità, però secondo loro il cosmo diventa il luogo dove si dovrebbe costituire la società dei sapienti, nella quale il criterio di cittadinanza è la virtù (cosmopolitismo stoico). Le leggi sono dettate dalla ragione universale, dunque saranno leggi che hanno validità universale e sono superiori alle leggi positive stabilite dalle singole comunità. Gli stoici partecipavano alla vita politica, tanto che Sfero di Boristene fu il precursore di una riforma dell'educazione giovanle. ETICA E TEORIA DELLA CONOSCENZA Filone di Alessandria, Problemi e risposte sulla genesi: "Il nostro corpo, che è composto di molte parti, è tenuto insieme internamente ed esternamente, e si tiene insieme grazie alla propria tensione interna (tònos). La maggior tensione di queste parti è l’anima: essendo al centro, si muove da ogni parte, verso la superficie e poi di nuovo dalla superficie torna al centro." (criptocitazione del Timeo) Il pneuma è presente in gradi diversi di rarefazione e tensione nei diversi esseri della realtà, per esempio nelle piante si presenta come physis (natura) e garantisce loro le funzioni vitali minime; negli animali si presenta come anima. L'anima, essendo parte dello pneuma, è anch'essa corporea dunque è in grado di governare il corpo animato (psicologia in termini corporei); essa è costituita dai cinque sensi, dalla facoltà di generare, di parlare e del principio direttivo o egemonico ed ha la sede nel cuore, in modo tale che possa raggiungere tutte le parti del corpo, anche se non in modo uguale. Il corpo è tenuto insieme dalla tensione e la maggior tensione è causata dall'anima ed essendo al centro del corpo tende verso ogni parte con cordinazione, mostrando la sua razionalità. L'anima è ciò che distingue ogni individuo e il principio materiale esprime l'anima individuale come tensione: • se l'anima è capace di agire, allora è corporea • se dio vivifica e rende razionale ogni parte del cosmo, l'anima è parte del dio, che si distribuisce per intero (anche se in modo disomogeneo) nel corpo e gli dà vita biologica e psichica • se l'anima è parte del dio, allora essa sarà interamente razionale • essendo l'anima corporea, non si presenta il problema dell'interazione dellanima (immateriale) e del corpo (materiali) Ogni anima è una tensione specifica, la cui forza e armonia dipendono dalla condizione morale di un individuo. Diogene Laerzio, Vite dei filosofi: "La virtù è una disposizione ben accordata (diàthesis homologumène), che è degna di essere scelta per se stessa e non per paura o speranza o per qualche altra cosa esterna. In essa risiede la felicità, perché la virtù è un’anima che è stata plasmata per acquisire un buon accordo per tutta la vita." La virtù è una disposizione stabile, salda, intaccabile, che risulta nell'accordo dell'anima con se stessa, ovvero con la propria rzionalità; la razionalità da sola sarà condizione necessaria e sufficiente per essere virtuosi. La virtù è propria dell'uomo, in quanto la virtù è l'anima (quella che ha un tonos maggiore avrà di conseguenza una maggiore virtù) nella sua condizione eccellente; dunque se l'anima è corporea e la virtù coiincide con l'anima nel suo stato eccellente, allora anche la virtù è corporea Diogene Laerzio, Vite dei filosofi: "Gli Stoici dicono che alcune delle cose esistenti sono beni, altre mali, altre ancora nessuno dei due. Le virtù – temperanza, giustizia, coraggio, moderazione e le altre – sono beni. I loro opposti - … - sono mali. Tutto ciò che non avvantaggia né danneggia non ricade in nessuna di queste categorie: ad esempio, vita, salute, piacere, bellezza, forza, ricchezza, reputazione…, perché queste cose non sono beni ma indifferenti (adiàphora) della specie dei ‘preferibili'" Stobeo, Anthologium: "Alcune delle cose indifferenti sono secondo natura, altre contro natura, altre ancora nessuno di questi. Le seguenti sono secondo natura: salute, forza… Gli Stoici sostengono che la teoria relativa a queste cose inizia dalle cose primarie secondo e contro natura, poiché rilevanza e indifferenza pertengono a cose che sono dette relativamente: in effetti, dicono, anche se ◦ se la proposizione riguardante l'impressione può essere vera oppure falsa, allora è necessario l'assenso in caso sia reputata vera, oppure rigiutare l'assenso in caso sia falsa • assenso ◦ concesso razionalmente all'impressione ritenuta vera ◦ negato razionalmente se l'impressione è ritenuta falsa ◦ concesso sulla base di fattori logici o per ripetizione ◦ una volta dato l'assenso, l'impressione produce una rappresentazione catalettica • rappresentazione catalettica ◦ proviene da ciò che è, è impressa in esatto accordo con ciò che è e non può provenire da ciò che non è ◦ consente la comprensione dell'oggetto e la sua riconduzione a nozioni comuni che si sono gia formate nella mente ◦ permette di cogliere le qualità intrinseche di un oggetto in modo chiaro e non equivoco ◦ non può essere uguale per un altro oggetto, in quanto il cosmo è fatto di particolari ◦ è cognitiva ◦ prodotta da un oggetto esistente ◦ coglie l'oggetto così comè, in modo chiaro e compiuto ◦ è tale da non poter provenire da un oggetto che non esiste ◦ garantita dal fatto che per gli stoici esistono solo individui, dunque ogni oggetto può essere identificato singolarmente e inequivocabilmente ◦ resa possibile perchè l'uomo è naturalmente predisposto alla comprensione ◦ sono individuali: ciascuna è corretta e chiara, ma non c'è garanzia di ripetibilità ◦ viene impressa dallo stato di cose reale o oggetto reale, dunque è sempre attendibile • conoscenza ◦ la scienza è l'unica condizione cognitica perfetta, è la garanzia di non errare mai nel giudizio ◦ solo il saggio non produce mai una valutazione errata, in quanto egli ha l'anima con il massimo tonos, dunque completamente razionale, quindi non sbaglierà mai giudizio o valutazione: il saggio è una figura limite, raggiungerlo è molto difficile e improbabile ◦ il saggio produce solo rappresentazioni catalettiche Il sapiente è imperturbabile, perchè sbagliando si soffre, ma dato che egli non sbaglia mai non soffre: seguendo la razionalità si abbandonano le passioni e si raggiunge l'atarassia: se non si sbaglia, allora si è felici. Secondo gli stoici la conoscenza trae origine dalla sensazione: quando un uomo nasce la sua mente è una sorta di tabula rasa e quando i sensi percepiscono un oggetto esteriori, si forma una rappresentazione nella mente, le quali sono conservate e ripetute nella memoria e di conseguenza si generano nozioni generali o comuni e concetti. A partire dai concetti, si possono formare per somiglianza, analogia, trasposizione, composizione e contrarietà, altri oggetti che non hanno una corrispondenza nel mondo sensibile. Processo di conoscenza, descritto da Zenone: • passivo, paragonato ad una mano aperta (impressione) • attivo, perchè chi conosce da l'assensa, dunque accosta le dita della mano aperta (assenso) • la mano si chiude a pugno, perchè "afferra" ciò a cui ha dato l'assenza, si forma una rappresentazione dell'oggetto (rappresentazione catalettica, katàlepsis) ◦ l'errore è possibile e consiste nel dare l'assenso a rappresentazioni che non hanno corrispondenza nella realtà ◦ il criterio di verità è fornito dalla rappresentazione catalettica ◦ le opinioni sono un assenso dato a qualcosa, ma sono deboli o false, sono date precipitosamente e non hanno una corrispondenza con la realtà • la mano sinistra si chiude sopra il pugno della destra (conoscenza o scienza vera e propria) ◦ si afferra qualcosa in modo tale che nessuna argomentazione possa abbatterla ◦ infallibile ◦ dimostra ciò che conosce tramite proposizioni che sono necessariamente vere ACADEMIA ELLENISTICA/ACCADEMIA SCETTICA Scolarchi: • Arcesilao (scolarcato 268-241) • Lacide (scolarcato 241-226) • Telecle ed Evandro (226-...) • Carneade il vecchio (scolarcato 167-137) • Carneade il giovane (scolarcato (137-131) • Cratete di Tarso )scolarcato 131-127) • Clitomaco (scolarcato 131-110) • Filone di Larissa (scolarcato 110-86- chiusura dell'Accademia; Filone muore nell'84) Strabone: "L’academico Arcesilao di Pitane frequentò le lezioni di Polemone insieme a Zenone di Cizio." Polemone ha tra i suoi allievi Zenone di Cizio, poi fondatore della Stoà, e Arcesilao di Pitane, che diventa scolarca nel 268. Arcesilao segna la svolta scettica dell'Accademia. Nonostante iò è dubbio per ragione cronologiche. Gli scettici sono contro lo stoicismo, si incontrano però per discutere (dibattito filosofico). Diogene Laerzio: "Arcesilao diede origine all’Academia di Mezzo, poiché fu il primo a sospendere le sue asserzioni sulla base della contraddizione degli argomenti. Egli fu anche il primo ad argomentare pro e contra, e il primo a modificare il discorso Platonico tradizionale e, con domande e risposte, a renderlo piuttosto una sfida dialettica." Con Senocrate l'Academia raggiunge la dogmatizzazione e la sistematizzazione delle dottrine di Platone: la realtà ha una sua struttura ontologica che può essere conosciuta; la conoscenza di questa realtà rappresenta la saggezza e conduce alla felicità. La svolta scettica non coinvolge il fatto che la realtà possa avere una struttura, bensì la sua conoscibilità: Arcesilao dubita che sia possibile per l'uomo conoscere la realtà, dunque ogni giudizio è passibile di errore; a queste condizioni, l'atteggiamento più saggio consiste nel sospendere il giudizio. Per dimostrare l'indecibilità di qualsiasi asserzione, Arcesilao sviluppa uno specifico metodo dialettico: l'argomentazione pro e contra. Dunque egli propone un nuovo modello argomentativo dove ci sono dimostrazioni valide sia di x che non-x, quindi rispetto ad una certa tesi non c'è possibilità di certezza e di conseguenza non ci si può esprimere (indicibilità rispetto ad una tesi). Arcesilao dimostra che è impossibile esprimersi, dunque si sospende il giudizio: se lo sospendo, allora non sbaglio; se non sbaglio, allora non posso essere infelice. Due domande fondamentali: • a cosa serve una filosofia della non conoscenza? • Cosa c'è di platonico in questa Academia? Cicerone, Lucullo: "Possiamo pensarlo [Arcesilao] chiedere a Zenone cosa accadrebbe se il saggio non potesse conoscere nulla e se il segno di riconoscimento del saggio fosse il non opinare. Zenone, immagino, avrebbe risposto che il saggio non opina poiché c’è qualcosa che può essere conosciuto. Cosa sarebbe questa cosa, dunque? Zenone, suppongo, avrebbe detto che si tratta di una impressione sensitiva. Ma che tipo di impressione sensitiva? Zenone la avrebbe definita come quella che è impressa, segnata e riprodotta da ciò che è, così come è. Arcesilao avrebbe chiesto se questo sarebbe ancora valido qualora l’impressione vera fosse esattamente uguale ad una falsa. A questo punto Zenone sarebbe stato abbastanza acuto da osservare che se una impressione di qualcosa che è fosse esattamente uguale a quella di qualcosa che non è non ci sarebbe alcuna impressione sensitiva che possa essere percepita. Arcesilao fu d’accordo nell’aggiungere questo alla definizione, poiché né un’impressione falsa né una vera potrebbero essere conosciute se la seconda fosse esattamente uguale a come la falsa potrebbe essere. Ma egli applicò tutta la sua forza su questo punto dell’argomento al fine di mostrare che nessuna impressione derivante da qualcosa di vero è tale che una impressione derivante da qualcosa di falso non possa essere esattamente uguale ad essa. E questo è uno dei problemi che ancora permane fino ad oggi." • rappresentazione fittizia di un dialogo tra Arcesilao e Zenone/Crisippo Lo stoicismo è la filosofia della certezza e del sistema: • il saggio conosce tutto • l'uomo può conoscere tutto • la struttura della realtà è intrinsecamente razionale • per le ragioni sopra elencate, l'uomo può essere felice • secondo Zenone, se c'è qualcosa che può essere conosciuto, allora lo si può conoscere con rappresentazioni catalettiche, cogliendo l'oggetto così com'è Secondo Arcesilao: • la rappresentazione catalettica di un oggetto può essere uguale per un altro oggetto, dunque ci si confende e si sbaglia: non è possibile che la rappresentazione catalettica sia per un solo oggetto • per non sbagliare, si sospende l'assenso, quindi anche il giudizio dato che opinando si rischia solo di sbagliare • se è impossibile conoscere, allora è impossibile essere felici • se opinando si tende all'errore, si tende all'infelicità • es: argomento dei gemelli: la percezione sensibile è ingannata da due persone uguali • dimostra dialetticamente l'indecibilità • l'unico modo per fuggire l'infelicità è la sospensione dell'assenso, dunque del giudizio • obiezione stoica (problema etico): come agisco? Ma rispondono anche che solo il saggio non erra mai nella propria percezione, ma anche egli potrebbe essere confuso dai gemelli, dunque rischiare di sbagliare Argomento scettico contro i dogmatici: diaphonìa o del disaccordo, secondo cui il fatto stesso che i dogmatici fossero in disaccordo mostra che hanno tutti torto. Sesto Empirico, Lineamenti Pirroniani: "Se occorre dar credito anche a ciò che si dice su di lui [Arcesilao], dicono che di primo acchito sembrava essere un Pirroniano, ma in verità era un dogmatico: poiché era solito mettere alla prova i suoi compagni con l’aporetica per verificare se erano naturalmente predisposti per ricevere le dottrine di Platone, si riteneva fosse un aporetico, ma poi a quelli tra i suoi compagni che risultavano naturalmente predisposti trasmetteva le dottrine di Platone." Anonimo, Prolegomena (esposizione preliminare delle proposizioni fondamentali di una dottrina) alla filosofia di Platone: "Alcuni, spingendo Platone verso gli Efettici e i Neoacademici, dicono che anche lui ha introdotto la teoria dell’inconoscibilità della realtà, e cercano di mostrarlo a partire da ciò che è stato sostenuto da lui nei suoi scritti. Discutendo – dicono – di questioni importanti Platone pronuncia alcune espressioni che indicano incertezza e dubbio, come per esempio “è verosimile”… Come secondo argomento affermano che dai passi dai quali Platone costruisce sulle stesse questioni tesi le une opposte alle altre è chiaro che sostiene l’impossibilità della conoscenza… Come terzo affermano che egli non crede che esista scienza; ed è chiaro che partendo da ciò confutò tutte le definizioni di scienza nel Teeteto… Sostengono questo quarto argomento: se Platone crede che la conoscenza sia duplice, che una avvenga per mezzo dei sensi, l’altra per mezzo dell’intelletto, e dice che l’una e l’altra falliscono, è evidente che dichiara l’inconoscibilità della realtà… Un quinto argomento è così formulato: egli afferma in un suo dialogo: “non so niente né insegno alcunché, ma sollevo soltanto dubbi”" a Eudoro di Alessandria • al di fuori del liceo, alcuni esegeti di Aristotele tornano ad interessarsi ad opere come Categorie e Metafisica: a quest'epoca risale probabilmente la prima edizione del corpus, grazie ad Andronico di Rodi • i filosofi si disperdono in quello che poi verrà l'impero romano: ◦ Panezio (stoico) abbandona Atene alla fine del II secolo a.C e insegna a Roma ◦ Filodemo (epicureo) lascia Atene e fonda una scuola ad Ercolano ◦ Posidonio (stoico) fonda una scuola a Rodi nella prima metà del I secolo a.C MEDIOPLATONISMO O PLATONISMO POST-ELLENISTICO Medioplatonici di rilievo: • Plutarco di Cheronea, seconda metà I d.C.-primo ventennio II d.C.; maestro di Platonismo ad Atene (o nei pressi di Atene). Autore delle Vite e di una serie di trattati filosofici o morali detti Moralia. • Tauro di Beirut, metà del II d.C., maestro di Platonismo ad Atene; autore di commenti ai dialoghi di Platone (partic. Gorgia e Timeo) e di trattati tematici (ad es. Sull’incorporeità delle qualità o Sulla differenza delle dottrine di Aristotele e Platone). • Numenio di Apamea, metà del II d.C. (probabilmente contemporaneo di Tauro, forse di poco più anziano), scrive trattati, ad es. Sul bene e Sul tradimento dell’Academia ai danni di Platone. ◦ Distingue tra un primo dio (essere e intelligenza) e un secondo dio (stabile: guarda a sè e agli intelligibili; in moto: guarda il mondo e opera attivamente; intelletto e anima del mondo) • Attico, metà del II d.C. (una generazione più giovane di Tauro), scrive commenti ai dialoghi di Platone (partic. Fedro e Timeo). • Alcinoo, vissuto tra il II e il III secolo; è noto solo come autore di un manuale di Platonismo, il Didaskalikos. ◦ Elabora una teologia negativa: la divinità è ineffebile e ci si può pervenire solo per via indiretta (negazione dei suoi attributi) oppure per via analogica (analogia tra il bene e il sole) • Albino (da non confondere con Alcinoo) insegna a Smirne alla metà del II d.C.; tra i suoi studenti è stato per qualche tempo Galeno. Pubblicò le lezioni platoniche del proprio maestro, Gaio, e una raccolta di problemi e soluzioni di ispirazione platonica. • Apuleio di Madaura ◦ non esclude la possibilità della magia Numenio di Apamea: "Ora, sotto Speusippo, nipote di Platone, sotto Senocrate, successore di Speusippo, e sotto Polemone […], la dottrina non cessò di conservare lo stesso carattere, poiché perlomeno non esistevano ancora quella famosa sospensione (epochè) e cose del genere. Tuttavia, sugli altri punti, eliminando alcune idee e torturandone altre, non si attennero all’eredità che era stata lasciata loro da principio. A partire da questo, dunque, non tardarono a dividersi, intenzionalmente o meno, o forse per un’altra ragione, non priva di ambizione personale. […] Ciò che mi irrita è che essi non hanno sopportato tutte le condizioni né fatto qualunque cosa per salvaguardare un accordo perfetto, completo e totalmente omogeneo rispetto alla dottrina di Platone. Invece Platone avrebbe meritato questo da parte loro: benché non fosse superiore, non era in nulla inferiore al grande Pitagora, maestro al quale la venerazione e il rispetto dei suoi discepoli sono valsi onori divini. Questo è ciò che gli Epicurei impararono (ma sarebbe stato meglio se non lo avessero fatto): nessuno ne ha mai sopreso uno che si opponesse a Epicuro in alcun modo… Gli Stoici hanno conosciuto rivolte, a cominciare dai loro maestri, e non sono ancora terminate. Platone invece pitagorizzava […]; è così che metteva insieme la realtà, in modo insolito e lontano dall’evidenza: svolgendo tutte le cose come le vedeva, ma nascondendole a metà strada tra il chiaro e l’oscuro, scriveva con grande sicurezza, ma offrì lui stesso le ragioni per il dissenso e l’oscillazione tra le opinioni… Come prima ci siamo proposti di separare Platone da Aristotele e Zenone, ora lo separeremo dall’Academia, se un dio ci viene in aiuto, e lo lasceremo così, nella sua purezza assoluta, al suo essere pitagorico. Oggi, smembrato con una frenesia maggiore di quella diretta contro Penteo, soffre per le sue membra, ma resta, nell’insieme della sua figura, intero, inaccessibile a cambiamenti e contro-cambiamenti." Attico: "Il loro successore [ovvero, dei sapienti], Platone, quest’uomo eccezionale e perfetto per natura, come inviato tra noi davvero dagli dei per rivelarci attraverso di lui la filosofia nella sua interezza, non ha trascurato nulla e ha studiato tutto con il massimo della precisione, senza lasciare da parte alcunché di necessario ma anche senza deviare verso il superfluo." • nascita del Platonismo post-Ellenistico (Medioplatonismo) e l'argomento della diaphonia (disaccordo) • il superamento dell'Academia Ellenistica passa per il rifiuto dello scetticismo e l'avvento di un nuovo dogmatismo: Platone ha stabilito un sistema di dottrine positive, ad opera di Antioco di Ascalona ed Eudoro di Alessandria (I a.C) • lo scetticismo academico stabilisce l'impossibilità di ogni dogmatismo attraverso l'argomento della diaphonia • la strategia messa in atto per superare questo argomento è dimostrare che Platone è superiore e precedente a tutte le altre scuole filosofiche: Platone e i suoi testi sono l'autorità • Platone si è ispirato a Pitagora • il crollo del pensiero di Platone avviene con gli scettici • la colpa del disaccordo è dei successori di Platone, che hanno smenbrato il corpus delle sue dottrine e vi hanno mischiato opinioni sbagliate: ogni scuola ha preso una parte delle dottrine e l'ha rimodellata (i dialoghi di Platone contengono molte ambiguità e contraddizioni, quindi si possono leggere da più punti di vista) • il Platonismo è incomparabile con gli altri dogmatismi, in quanto questi ultimi hanno rispreso Platone e ci hanno fatto derivare dogmatismi sbagliati • il mioplatonismo presenta un' ideologia rigida, la cui verità è rivelata da Platone come mandato dagli dei Seneca, Lettere a Lucilio: Quella che una volta era filosofia, è diventata filologia" Plutarco, De animae procreatione in Timaeo: "Una prima prova a sostegno di quanto detto consiste nella soluzione della cosiddetta autocontraddittorietà e dell’apparente incongruenza attribuite a Platone. Neppure a un sofista ubriaco, figuriamoci a Platone, si potrebbe attribuire una tale confusione e un atteggiamento così incoerente – e per di più a proposto delle dottrine a cui dedicava particolare cura - da arrivare ad affermare che la stessa natura è insieme ingenerata e generata, appunto perché l’anima è definita ingenerata del Fedro e generata nel Timeo. La discussione contenuta nel Fedro è quasi sulla bocca di tutti: in essa l’incorruttibilità dell’anima viene fatta dipendere dal suo carattere ingenerato, quest’ultimo poi si fonda sul fatto che essa muove se stessa. Nel Timeo invece dice […: citazione di Timeo 34b10-35a1]. E poi, dopo aver detto che “rivolgendosi in sé, fece iniziare un cominciamento divino di vita incessante e intelligente”, afferma che “il corpo del cielo venne ad essere visibile, l’anima invece invisibile, ma partecipando di calcolo e armonia, diventa migliore delle cose generate dal migliore degli esseri intelligibili e sempre esistenti”. Perciò, col dire qui che Dio è il migliore degli esseri sempre esistenti e che l’anima è la migliore delle cose generate, Platone ha annullato, proprio grazie a questa chiarissima distinzione di natura oppositiva, il carattere eterno e ingenerato dell’anima." Tauro di Beirut "Poiché la ricerca verte sul fatto se per Platone il mondo è ingenerato, a questo riguardo i filosofi ebbero differenti opinioni […]. Anche certi altri furono di questa opinione, che il mondo per Platone è generato (genetòs), mentre altri ritennero che per lui sia ingenerato. Poiché coloro che affermano che è generato si appigliano a molti altri argomenti e al lemma in cui Platone dice “è generato: infatti è visibile e tangibile”, occorre distinguere in quanti modi si deve intendere il termine “generato”; sapremo così che Platone dice “generato” non secondo il significato in base al quale diciamo generate le cose formate a partire da un principio temporale: infatti questo è ciò che inganna la moltitudine, il fatto cioè di tendere verso questo significato, ogni volta che si pronuncia il termine “generato”. 1. Si dice, dunque, “generato” anche ciò che non è venuto all’essere, ma che cade nello stesso genere delle realtà generate.[…] 2. Si dice “generato” anche ciò che è componibile concettualmente, anche se in realtà non è composto […]. 3. Il cosmo si dice “generato” in quanto è in perenne divenire. […] 4. Il cosmo potrebbe dirsi “generato” anche perché la sua esistenza gli deriva da altra causa, cioè dal dio, in conformità del quale viene ordinato. In questo modo, anche per coloro per i quali il cosmo è assolutamente eterno, la luna riceve la luce in quanto generata dal sole: sebbene mai ci sia stato un momento in cui non ne sia stata illuminata. Se si vuole dire che il cosmo per Platone è “generato”, lo si deve dire dunque in relazione a questi significati, e non più in quanto si indica un tempo determinato e perché il mondo è stato generato in un secondo momento, mentre prima non c’era. Ma Platone stesso mostra anche come lo si debba intendere, quando dice “non avendo nessun principio o se è generato a partire da un certo principio”: infatti i termini “nessuno” e “un certo” indicano che egli non vuole che “principio” sia inteso in senso temporale… Se Platone e i suoi testi sono l'autorità, allora l'attività filosofica ripiega su se stessa e diventa esegesi (interpretazione critica di un testo): • le dottrine dei platonici in età post-ellenistica sono veicolate in scritti che sono esegetici • il Timeo è alla base dell'attività esegetica • spiegazione e riflessione intorno ai testi, in modo tale da raggiungere la verità razionale di Platone • l'esegesi medioplatonica non è solo una ripetizione, nè una lettura artificiosa, ma è il tentativo di dimostrare che il testo di Platone propone un sistema interamente coerente e filosoficamente efficace • uno dei temi più dibattuti è la generazione del cosmo: il dibattito sulla cosmogonia rivela la polifonia e la complessità del dibattito filosofico medioplatonico ◦ Platone nel suo corpus sembra contraddirsi ◦ interlocutori differenti (polifonia, insieme simultaneo di più voci) • i medioplatonici cercano di mantenere un'omogeneità metodologica (usano i libri di Platone per ritornare alla fonte e li criticano) Plutarco di Cheronea: • interpretazione temporale della cosmogonia • Timeo ha più forza rispetto al Fedro • il metodo esegetico applicato è il Platonem e Platone • punto filosofico avanzato: il cosmo e l'anima sono generati (ordinati a partire da una materia disordinata ingenerata) dal dio, e questo garantisce la bontà e la perfezione del cosmo • pate dalle contraddizioni dei dialoghi per trovare la verità che sta dietro • nel Timeo è intervenuto dio a generare l'anima del cosmo, dunque è un'anima intelligente ed è la garanzia che è necessario l'intervento del Demiurgo per ordinare il cosmo; centralità del demiurgo (ispirazione stoica) ma dio immateriale • nel Fedro l'anima è ingenerata, dunque non è intelligente • offensiva contro lo stoicismo ◦ contraddizioni teoriche ◦ necessità di partecipare alla vita politica ma disimpegno ◦ non apatia, ma controllare le passioni (tripartizione platonica) • paideia: educazione, unico veicolo per superare i conflitti dunque c'è nuovo materiale a disposizione e di qui nasce una nuova forma di platonismo: neoplatonismo con Plotino (dall'Egitto a Roma per aprire una scuola di neoplatonismo) Simplicio, Commento al De Caelo: "Anche in questo caso Senarco solleva le stesse difficoltà [contro Aristotele]: in primo luogo, che l’argomento impiega concetti matematici; secondo, che un corpo naturale che si muove lungo una circonferenza periferica non è semplice, a causa delle velocità diseguali del movimento delle parti che si spostano vicino al centro, vicino alla periferia, o nel mezzo; terzo, anche se c’è qualcosa che si muove circolarmente, questo non è un altro corpo elementare oltre ai quattro, poiché alcuni di questi in realtà rimangono fermi, mentre altri si muovono circolarmente nel momento in cui siano completi, il che è proprio del fuoco su tutti. E questo perché, come ha detto Aristotele, sono i corpi che sono ancora incompleti che si muovono in linea retta, che è una figura incompleta." Gli elementi di Aristotele sono cinqie; c'è un etere perfetto che compie un moto rettilineo costante, gli astri no perchè secondo Senarco essi non sono fatti di etere e anzi Aristotele ha sbagliato a dire che esite l'etere. Questo è un esempio di come sia presente una concezione più libera dell'autorità di Aristotele. NEOPLATONISMO E PLOTINO Tra la fine del II secolo d.C e l'inizio del III, il dibattito tra Platonici è sempre più sterile. Plotino rappresenta un vero punto di svolta: • per i Medioplatonici gli interlocutori principali erano gli Stoici, per Plotino sono le opere di Aristotele e i commenti di Alessandro • introduce nuovi principi filosofici che consentono la formulazione di dinamiche ontologiche e cosmologiche innovative Durante il III secolo si hanno le invasioni e la conseguente oppressione delle popolazioni barbariche, così le persone iniziano a sentire la necessità di entrare in contatto con un dio: neoplatonismo, teorie che hanno ripreso la filosofia di Platone, la quale si crede possa dare un'articolazione nuova alla religione tradizionale (accentuazione della dimensione teologica e metafisica). I neoplatonici vedono nella filosofia di Platone una possibilità per classificare il tutto come un insieme unitario, dotato di significato. Neoplatonismo: Porfirio di Tiro (233/4-305 ca.) Giamblico di Calcide (250-330 ca.) Scuola di Atene: • Plutarco di Atene (fondatore: da non confondersi con il Medioplatonico Plutarco di Cheronea!!) • Siriano (432-437) • Proclo (437-485) • Marino • Isidoro • Zenodoto • Damascio (495-529: chiusura della scuola di Atene). Scuola di Alessandria: • Olimpiodoro il vecchio, V sec., fondatore della scuola di Alessandria (?); altri sostengono che a fondarla fu Ipazia. • Giovanni Filopono (490-570) • Olimpiodoro il giovane (VI) • Elia e Davide PLOTINO • Licopoli (Egitto), 204-270 (Campania) • ad Alessandria incontra il platonico Ammonio Sacca • partecipò alla spedizione dell'imperatore Gordiano, ma quando questi fu ucciso Plotino si recò ad Antiochia per poi recarsi a Roma • discute e leggi i testi di Platone • il suo pubblico era composto da varie persone, non solo filosofi • nei primi dieci anni di insegnamento a Roma, praticò solo insegnamento orale ◦ nel IV secolo Porfirio diede vita alle Enneadi (54 trattati divisi in 6 gruppi di 9): itinerario del filosofo che parte dal mondo sensibile sino a raggiungere la divinità ◦ partono da problemi specifici e seguono l'andamento di una conversazione orale ◦ ordine sistematico degli insegnamenti orali di Plotino • primo filosofo dell'antichità ad aver scritto di propria mano i suoi scritti • esegesi dei testi di Platone • utilizzava termini, concetti e temi provenienti anche da altre scuole filosofiche, per esempio aristotelismo o stoicismo • il fulcro della sua attività filosofica era di spiegare ciò che è implicito o enigmaticamente esplicito nei testi di Platone • riformulazione dei testi di Platone • il testo di Platone per lui è il punto chiave per il contenuto di verità che racchiude: la via che porta a dio passa per la filosofia e l'indagine razionale • leggeva durante le sue lezioni • di lui leggiamo i suoi trattati: filosofia platonica + testi di Aristotele • secondo lui, l'essere di qualcosa viene garantito dalla sua unità (immateriale) Plotino, Enneadi: "Tutti gli esseri devono il loro essere all’uno, tanto quelli che sono primi, quanto quelli che rientrano tra gli esseri per un qualche carattere che si attribuisce loro. Del resto, quale cosa potrebbe essere, se non fosse una? Infatti se la privi dell’uno che le si attribuisce, non sarebbe più quella che è. … Anche la virtù dell’Anima si trova quando c’è una tensione all’uno, e quando si verifica l’unificazione in un’unità coerente. Tenuto conto che è l’Anima a condurre ogni realtà all’uno con la sua attività produttiva, plasmatrice, formativa e ordinatrice, giunti ad essa, dovremo riconoscerla come dispensatrice dell’Uno, o addirittura farla coincidere con esso? Certamente no. Invero, come l’Anima conferisce ai corpi i diversi caratteri, come la figura e la forma, eppure non si identifica con quello che dà, che resta in ogni caso altro da lei, così, se oltre a ciò conferisce anche unità, anche in questo caso bisogna credere che distribuisca qualcosa di altro da sé, e se crea individui unitari è perché guarda all’uno, come crea l’uomo guardando all’Uomo, comprendendo insieme con l’uomo l’uno che gli è implicito. Delle cose a cui si attribuisce unità, ciascuna è una in ragione del grado di essere che ha, sicché tanto meno sono essere, quanto meno hanno unità, e tanto più hanno essere quanto più hanno unità… " "L’intelletto contiene in sé tutto quello che è immortale, ogni Intelligenza, ogni Dio, ogni Anima nella stabilità del suo essere. E, del resto, perché cercare di cambiare se è già nella condizione ideale? Dove potrebbe andare, se ha tutto in sé? Ma neppure avrebbe motivo di crescere, essendo già assolutamente perfetto: e ogni sua parte deve essere perfetta, perché egli stesso possa esserlo in maniera totale, nel senso di non avere alcuna parte di sé che non sia alla sua altezza e di non avere nulla che non sia pensante. L’intelletto, però, non pensa come uno che sia in cerca della verità, ma come uno che già la possiede. Inoltre, per lei la beatitudine non è un bene aggiunto, ma tutto è da sempre, e del resto l’Intelletto è l’autentica eternità, di cui il tempo che scorre nella dimensione dell’Anima è solo una copia: il tempo, infatti, alcune cose le rincorre, altre le abbandona. Realtà sempre diverse coinvolgono l’Anima: talora è un Socrate, talaltra è un cavallo, ma sempre un essere di natura individuale; l’Intelletto, invece, è tutte le cose. Ha in sé le realtà in forma stabile; è solamente e questo ‘è’ è per sempre, sicché il futuro non vi si trova." Plotino, in quanto Platonico, ritiene che la realtà materiale deve avere il proprio fondamento in principi immaterili; d'altro canto, ciò che garantisce la possibilità stessa dell'essere della realtà, a tutti i livelli, è la sua unità. Dunque, ciò che è principio darà in primo luogo principio di unità, e la struttura della realtà sarà scandita da una serie di livelli ontologici unitari in diversa misura e causa di unità per il livello inferiore. Uno garantisce unità, perchè una sostanza per essere tale deve essere quella sostanza. • Ogni realtà individuale è unitaria in quanto individuo ma è corruttibile, mortale, materiale • ogni realtà individuale deve la sua unità, dunque la sua esistenza, all'Anima cosmica, che garantisce l'unità del cosmo e la penetrazione delle forme nella realtà ◦ l'anima è ciò che unifica in modo coerente: se non ci fosse unità, allora non ci sarebbe neanche esistenza (non ci sarebbe la realtà) ◦ 2 principi fondamentali: ▪ più una cosa è unitaria, più è vicina all'essere ▪ l'anima per dre unità guarda le idee, organizza la distribuzione delle idee nel cosmo: l'intelletto è dove l'anima trova le idee da distribuire • a sua volta, l'anima trae unità dell'intelletto, in cui si trovano le idee immateriali. L'intelletto non contiene le idee, ma è la totalità unitaria delle idee e produce un'eterna auto- contemplazione (ogni idea pensa tutte le altre idee) ◦ non gli manca nula, non c'è nulla oltre essoterichesembra statico, ma la sua completezzaa è tale perchè è dinamica: pensare qualcosa che è gia conosciuto ◦ critica ad Aristotele: ▪ riflessività del motore immobile e la platonizza ◦ l'anima fa si che ogni cosa nel mondo è quello che è, dato che dona unità dunque esistenza, mentre l'intelletto è l'insieme di tutte le cose, è l'articolazione dinamica delle idee (una cosa esiste se è unitaria; l'anima dona unità alle cose, le plasma secondo le idee; l'intelletto dono unità all'anima, in esso risiedono tutte le idee grazie alle quali l'anima plasma il cosmo, dunque l'intelletto è l'unità di tutte le cose del mondo) ◦ capacità di auto-contemplazione: ogni singola idea pensa le altre (in un modello geometrico perfetto, un teorema implica tutti gli altri) ◦ l'intelletto è atemporale ◦ modello unitario che preserva l'essenzialità di ogni idea ◦ l'intelletto è potenza di tutto ma è sempre gia in atto • l'intelletto è uni-molteplice: deve dunque esistere un principio assolutamente semplice, al di là dell'essere e del pensiero, di cui si può dire solo che è assolutamente semplice: questo principio è l'Uno ◦ principio assolutamente semplice ◦ non pensa e non è, anche se è improprio chiamarlo uno dato che se una cosa è deve avere due predicati: essere ed uno ◦ assenza di tutto, è un'unità assoluta ◦ iperessenziale ◦ il sole è talmente pieno di energia che emana luce, anche se non lo fa per sua volontà, non scegli di emanare luce: la stessa cosa fa l'Uno ◦ dall'uno deriva l'intelletto, che a sua volta contempla l'uno e produce, dunque da unità all'anima, che a sua volta da un'unità alle cose, permettendo così la loro esistenza: tramite ontologico ◦ senza forma e limiti: infinito • l'intelletto, nella sua eterna contemplazione, produce un livello di molteplicità e differenziazione più forte, come l'uno è causa di ciò che non è, ovvero essere e pensiero, l'intelletto è causa di ciò che non è, ovvero l'anima, dotata di pensiero discorsivo e spazialità • l'anima cosmica è ciò che direttamente plasma il cosmo e organizza la vita in esso, sia a livello complessivo (come cosmo stesso) sia a livello individuale, in modo che ciascuna cosa abbia un'anima • le realtà individuali sono prodotte dall'anima come cosmo, in funzione dei modelli intelligibili. La materia stessa rappresenta l'ultimo livello di emanazione, ovvero la privazione assoluta di unità e bene: la materia è privazione di perfezione (contemplando si può risalire all'anima, successivamente all'intelletto ed infine all'uno) Se tutto deriva dalla perfezione dell' uno, il fine di ogni anima non può che essere avvicinarsi il più
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