Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

DALLA COMUNICAZIONE AL LINGUAGGIO. SCIMMIE, OMINIDI E UMANI IN UNA PROSPETTIVA DARWINIANA, Sintesi del corso di Filosofia del Linguaggio

Saggio di Francesco Ferretti e Ines Adornetti

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 20/10/2019

martacroppo
martacroppo 🇮🇹

4.2

(35)

6 documenti

1 / 13

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica DALLA COMUNICAZIONE AL LINGUAGGIO. SCIMMIE, OMINIDI E UMANI IN UNA PROSPETTIVA DARWINIANA e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia del Linguaggio solo su Docsity! DALLA COMUNICAZIONE AL LINGUAGGIO. SCIMMIE, OMINIDI E UMANI IN UNA PROSPETTIVA DARWINIANA – F. Ferretti, I. Adornetti (Riassunto) SCIMMIE La tesi della distinzione netta tra linguaggio umano (libero e creativo) e comunicazione animale (meccanica e obbligata) è stata portata avanti per secoli e messa in discussione soltanto con recenti esperimenti pappagallo Alex e Irene Pepperberg – le cui intuizioni tuttavia devono ottenere un più pertinente criterio di analisi. 1. Non pensa dunque non parla: la tradizione cartesiana 1.1 Cartesiani di ieri (Cartesio + Cordemoy) Gli esseri umani sono distinti per differenza qualitativa da tutti gli altri animali dovuta al possesso dell’anima razionale – argomento delle “altre menti”, da cui l’uomo differisce grazie al linguaggio che ci permette di far fronte a nuovi problemi in quanto ci fa dipendenti dalla ragione, mentre le altre menti non agirebbero per conoscenza ma per disposizione dei loro organi. 1.2 Cartesiani di oggi (Chomsky) Il linguaggio verbale si distingue dagli altri perché è creativo: gli umani parlano indipendentemente da stimoli esterni e interni. Indagare le differenze contemporaneamente alle comunanze: all’interno di un quadro darwininano/ continuista nessuna delle proprietà peculiari dell’essere umano deve essere interpretata come una differenza di ordine qualitativo. 2. La complessità del linguaggio Dire con Chomsky che nel caso del linguaggio «non si tratta di una questione di “più e meno” ma piuttosto di un principio di organizzazione completamente diverso» significa rinunciare ad ogni forma di continuismo. Il linguaggio invece deve essere spiegato nei termini di quelle modificazioni numerose, successive e lievi che costituiscono l’ossatura dell’evoluzione (l’argomento a sostegno che porta Chomsky è la critica fatta da Wallace al maestro Darwin, ma viene smentita perché poggia sulla sua adesione allo spiritismo). 2.1 Il primato della grammatica L’idea chomskyana della GU (Grammatica Universale): inventario di conoscenza innate alla base dei processi di produzione, comprensione e apprendimento del linguaggio umano da cui: 1) infinita produttività del linguaggio umano e 2) connessione tra pensiero e linguaggio. (Rferimento di Chomsky a Lashley) Tutto ciò si basa sul tema dei piani gerarchici di organizzazione: per cui, la sintassi linguistica è la peculiare proprietà del linguaggio umano che meglio esprime tale funzionamento. [2.1.1 Dipendenza dalla struttura] (Recensione di Chomsky a Skinner, “Verbal Behaviour” – 1957): argomento della “povertà dello stimolo” secondo cui ogni tentativo di fondare le capacità verbali sull’esperienza è fallimentare + principio di “dipendenza dalla struttura”: il bambino è in grado di formulare frasi mai sentite prima grazie all’innatismo della facoltà linguistica es. delle interrogative in inglese, realizzate secondo un principio controintuitivo e non derivabile dall’esperienza. 2.2 Pensiero come linguaggio (Fodor) Vincolo imposto dal pensiero al linguaggio: i pensieri sono rappresentati nelle strutture proposizionali del “Linguaggio del Pensiero” ed entrambi si esprimono nella forma logica (struttura in costituenti che fa da interfaccia tra pensiero e linguaggio) La sintassi degli enunciati è stata così considerata l’essenza del linguaggio. Bisogna pertanto cambiare tale impostazione, perché passare per lo studio delle grandi scimmie rappresenta un passaggio obbligato per indagare la comunicazione umana. 3. Dall’altra parte della barricata (Darwin) Con il suo saggio “L’origine dell’uomo” abbiamo il punto di svolta rispetto alla concezione cartesiana: il linguaggio umano deve la sua origine alla modificazione delle voci degli altri animali + connesso alla peculiarità dei sistemi cognitivi di cui gli altri animali (scimmie) dispongono. «Differenza solo di grado e non di qualità» 3.1 Le grandi scimmie possono apprendere un linguaggio? (Coniugi Hayes, esperimento fallimentare Viki) La produzione dei suoni tipici di linguaggio verbale non è riproducibile perché non hanno l’apparato adeguato: il linguaggio verbale si è potuto sviluppare grazie all’abbassamento del tratto sovralaringeo (Corballis) Ipotesi sull’origine gestuale del linguaggio (Yerkes) L’elemento dirimente è capire se le scimmie posseggano i processi di interpretazione che governano la comprensione di ciò che viene effettivamente detto In ciò il tentativo di insegnare alle scimmie un codice gestuale ha segnato fortemente il dibattito sulla comunicazione tra esseri umani e scimmie. (Coniugi Gardner e Washoe) Assemblaggio delle parole in combinazioni nuove e utilizzo pertinente del linguaggio La grammatica è il prodotto di un apprendistato, non una facoltà innata (Terrace, esperimento fallimentare Nim Chimpsky) Tentativo di dimostrare se le sequenze prodotte non fossero semplici sequenze meccaniche ma fossero rette da regole grammaticali mancanza di un incremento della complessità strutturale delle frasi + ridondanza espressiva (es. GIVE ORANGE ME EAT ecc.) 4. Mettere da parte la grammatica La questione se le scimmie siano in grado di produrre sequenze sintatticamente corrette è ancora aperta. Bisogna pertanto stabilire un criterio alternativo! (Savage-Rumbaugh) All’inizio diffidente, cambiò poi paradigma teorico: ritenne necessario spostare l’attenzione dalle frasi alle parole – passando dunque dalle capacità sintattiche a quelle semantiche opponendosi definitivamente alle obiezioni di Chomsky. Utilizzo della funzione referenziale e dei simboli in modo intenzionale 4.1 Protosimboli o simboli in senso proprio? (Struhsaker) Scoperta dei cercopitechi e dei loro sistemi di allarme, i quali producono comportamenti di risposta anche indipendentemente dalla presenza fisica del predatore – no stimolo meccanico-visivo: le grida delle scimmie possono essere interpretate come rappresentazioni. Le scimmie sono dunque in grado di utilizzare la funzione referenziale? Andiamo con calma (Deacon, “La specie simbolica”) Puntualizza sul termine “riferimento”: il riferimento simbolico di cui è capace l’essere umano è ben altro dalle altre forme di riferimento di cui si avvale la comunicazione animale. 7-4milioni) Vivono gli ominidi più antichi: Sahelanthropus, Orrrin, Ardipithecus 4-2.5milioni) Australopithecus (anamensis, afarensis, africanus) e Paranthropus 4. La comparsa del genere Homo 2milioni) Nascita del genere Homo aumento decisivo dlele dimensioni cerebrali: si arriverà ai 1350-1550 cc dei Neanderthalensis in relazione non diretta con la massa corporea nella sua interezza: squilibrio corpo-massa cer. 4.1 I primi artefici di strumenti: Homo habilis e i ciottoli di Olduvai (M1) Si attua una vera e propria rivoluzione tecnologica: la lavorazione della pietra. La produzione linguistica risulta strettamente connessa alla pianificazione gerarchica delle azioni, su cui poggerebbe la costruzione e l’uso di strumenti. Studi di brain imaging hanno mostrato l’esistenza di un substrato neurale comune tra le due funzioni: la costruzione degli strumenti è sequenziale e si conclude con un risultato riconoscibile – il compito realizzato o l’artefatto 2.6-1milione) PRIMA INDUSTRIA: OLDUVAIANA (grotta di Olduvai in Tanzania) Tecnica: scheggiatura del margine di un ciottolo per ottenere un bordo tagliente Risultato: ciottolo monofacciale (chopper) Procedimento: 1) approvvigionamento materiali grezzi + 2) effettiva scheggiatura L’homo habilis è in grado di prevedere in anticipo le situazioni in cui avrebbero avuto bisogno di quegli strumenti 4.2 Cervelli sempre più grandi e sviluppo dell’industria litica: Homo ergaster/erectus e i bifacciali acheuleani (M2) 1.7milioni) SECONDA INDUSTRIA: ACHEULEANA (sito di Saint Acheul) Tecnica: scheggiatura ad asce a mano simmetriche Risultato: bifacciale (amygdala) Procedimento: sette livelli gerarchici incassati Incremento della complessità di pianificazione ed elaborazione gerarchica dell’azione: l’homo ergaster trasferisce l’immagine alla pietra 4.3 Sempre più dotati: Homo heidelbergensis e Homo neanderthalensis (M3) 1.2milioni) Popolamento del continente europeo 600mila) Homo heidelbergensis in Africa e nel continente + manufatti acheuleani 400mila-350mila) Homo neanderthalensis in Europa + Homo sapiens in Africa: specie cugine 250mila) TERZA INDUSTRIA: MUSTERIANA (associata sia a neanderthalensis che a sapiens) Tecnica: levallois (estrazione di schegge sottili dalla forma predeterminata e varia per ottenere due piani: uno di percussione e uno di scheggiatura) Risultato: punteruoli triangolari usati come punte di lance Procedimento: immaginare la preparazione del primo nucleo + costruzione dello strumento che dovrà essere prodotto successivamente La sintassi del linguaggio sfrutta gli stessi dispositivi ricorsivi alla basse della costruzione di piani gerarchici di azione: ma la ricorsività non spiega solo le capacità sintattiche, quanto piuttosto gli aspetti pragmatici deli linguaggio – molto più importanti 4.4 Origine ed evoluzione dell’umanità sapiente (M4) 195mila) Homo sapiens in Africa (ritrovamento: Cro Magnon) 140mila-280mila) Antenata comune (Eva africana) 39mila-51mila anni) Popolamento del continente europeo da parte di sapiens 50-40mila) QUARTA INDUSTRIA: PALEOLITICO SUPERIORE 5. Alle origini del pensiero simbolico: la rivoluzione del Paleolitico Superiore S’inizia la “modernità comportamentale”: in questo contesto avviene la Rivoluzione del Paleolitico Superiore (modello dell’emergenza o dell’esplosione), coincisa con l’avvento del pensiero simbolico. La filogenesi dei sapiens sarebbe caratterizzata da un’insolita discontinuità: 200mila anni) Comparsa della morfologia moderna 50-40mila) Comparsa del comportamento moderno Tenendo conto di ciò, l’avvento del pensiero simbolico può essere spiegato tramite due ipotesi: Cambiamento lento e graduale: ciò si richiama ai principi darwiniani e ai tempi dell’evoluzione Cambiamento repentino a più breve termine (Tattersall e Chomsky: exaptation + emergenza): spiegazione che sembra fatta per preservare l’autonomia degli aspetti culturali su quelli biologici – idea che i pensieri siano il prodotto del linguaggio e che quest’ultimo costituisca i pensieri svolgendo una funzione cognitiva fondamentale – la capacità simbolica sarebbe stata exattata grazia a un qualcosa di non meglio specificato e che è intervenuto improvvisamente a «preparare il terreno culturale necessario perché il linguaggio fosse acquisito» 6. La rivoluzione che non c’è stata: comportamenti simbolici nel Middle Stone Age 300mila-50mila) Middle Stone Age in Africa: testimonianze di comportamenti simbolici più rudimentali che devono essere integrati con il modello della Rivoluzione del Paleolitico Superiore (es. scoperta di pigmenti per scopo ornamentale) Questi ritrovamenti costituiscono una forte prova contro il modello dell’esplosione – sebbene Tattersall consideri simbolico solo l’uso di simboli in quanto simboli. Ma allora le proprietà dei simboli rappresentano qualcosa di qualitativamente diverso dalle forme espressive protosimboliche/o quantitativamente? Peirce + Deacon) Il carattere propriamente simbolico dei simboli dipende da due fattori: 1) Natura sistemica che i segni ereditano dal codice a cui appartengono; 2) Dipendenza dei simboli dal sistema cognitivo che funge da interpretante Per quanto gli aspetti del codice abbiano un ruolo importante nel conferire ai simboli specifiche proprietà rappresentazionali (1), lo statuto simbolico di un simbolo dipende primariamente dal sistema interpretante De Waal) Modello a matrioska: i livelli più complessi di un fenomeno si costituiscono a partire dai fenomeni di livello più semplice L’esistenza di comportamenti simbolici primitivi fa sì che si possa retrodatare a 50ila anni fa l’avvento del simbolo e che dunque il presunto scarto temporale tra evoluzione anatomica ed evoluzione comportamentale non ha più ragione di essere sostenuto. 7. Alle origini del linguaggio Provare ad immaginare quale tipo di capacità comunicative possedessero gli ominidi durante questo arco temporale. Prospettiva evoluzionistica: 1) ipotesi di un’origine gestuale del linguaggio 2) ipotesi di un’origine vocale del linguaggio 7.1 In origine era il verbo Darwin) Ne “L’origine dell’uomo” propone un’idea di evoluzione del linguaggio passata attraverso tre fasi distinte: 1) Cambiamento della cognizione dei primati + 2) Incremento dell’imitazione vocale + 3) Inizio del linguaggio articolato. Idea che il linguaggio si sia evoluto attraverso il medium sonoro: tuttavia, è importante guardare alla multimodalità (= capacità delle grandi scimmie di comunicare utilizzando, oltre che le vocalizzazioni, i gesti corporei e manuali) [7.1.1 Evoluzione della comunicazione: “Hmmmmm”] Mithen) H: holistic; mm: multimodale; m: manipolativo; m: musicale. Tali proprietà sono viste come integrate tra di loro. Soltanto con homo ergaster e con il bipedismo obbligato abbiamo lo sviluppo del linguaggio articolato (abbassamento del tratto sovralaringeo). I cambiamenti anatomici associati a tale mutamento comportano l’aggiunta di una nuova m: mimetico (= capacità di produrre atti rappresentazionali coscienti e autoindotti che sono intenzionali ma non linguistici) Wray) Segmentazione: processo attraverso cui le espressioni olistiche (hmmmm ) vengono frammentate in unità distinte: nascita della composizionalità [7.1.2 Vocalizzazioni vincolate: l’asimmetria tra produzione e comprensione] Tuttavia una genesi prettamente vocale presenta delle questioni critiche: 1) Studi del genere non si possono condurre sulle scimmie antropomorfe perché non hanno capacità vocali degne di nota – e tuttavia dal punto di vista gestuale sì! 2) Le vocalizzazioni delle scimmie sono per la maggior parte determinate geneticamente e come disse anche Darwin sembrano espressione involontaria di emozioni Inoltre parrebbe dimostrato che nei primati non umani e in Homo sapiens le basi neurali delle vocalizzazioni sono differenti Le differenze si annullano quando si passa dal piano della produzione a quello della percezione: dal punto di vista della comprensione è possibile individuare maggiori tratti di continuità tra la comunicazione animale e il linguaggio umano. Seyfarth e Cheney) L’abilità di interpretare i segnali prodotti dagli altri in quanto elementi significativi può essere considerata un potenziale meccanismo precorritore della nostra facoltà linguistica Ma chi comprende è al contempo un produttore: come si risolve? Le vocalizzazioni di questi primati sono sostanzialmente espressioni emotive non rilevanti per ora (no attribuzione stati intenzionali + no autoattribuzione di stati epistemici complessi)1 I primati non umani comunicano prettamente tramite gesti intenzionali e flessibili: partiamo da qui! 7.2 In origine era il gesto [7.2.1 Il linguaggio a portata di mano] Teoria gestuale: esistenza dei neuroni specchio + azione del grasping (afferrare) presente nelle strutture cerebrali delle scimmie (vd. area di Broca) Neuroni specchio sono alla base del riconoscimento e della comprensione del significato degli eventi motori, ossia degli atti, degli altri. Il precursore dell’area di Broca sarebbe stato dotato prima dell’avvento del parlato di un meccanismo per il riconoscimento delle azioni altrui [7.2.2 Dal grasping al linguaggio proposizionale] Problema dell’ancoraggio del linguaggio al contesto extra-linguistico: come si può essere passati dall’uno all’altro (Chomsky lascia tale questione irrisolta)? Arbib) Evoluzione del linguaggio in sette stadi: i primi tre attengono al momento precedente alla separazione dalle grandi scimmie (interagire con gli oggetti – ripetere le singole azioni – eseguire sequenze complesse); i secondi ad uno sviluppo del sistema di comunicazione (prima pantomima – poi gesti convenzionali) grazie 1 Sperber e Wilson: c’è vera comunicazione solo quando il parlante esibisce la sua intenzione di comunicare qualcosa + teoria della mente (Tomasello) che avrebbe permesso la era rivoluzione: condivisione di scopi, intenzioni e conoscenze attribuzione di stati mentali sensoriali (= vedere, volere, aspettarsi) ma non epistemici. Call e Tomasello) Distinzione tra teoria della mente in senso ampio (= attribuzione di conoscenze percettive) e teoria della mente in senso stretto (= attribuzione di stati epistemici che contemplano le false credenze): la prima l’avrebbero anche gli scimpanzé, la seconda solo gli umani Tuttavia, distinzione ancora troppo repentina Kirkpatrick) gli scimpanzé saprebbero far uso di false credenze: studi sull’inganno tattico e il gioco di finzione – es. Kanzi che si cimenta con un “cibo immaginario” – come precursore della teoria della mente. La sospensione dei normali vincoli rappresentazionali (es. banana usata come telefono) infatti ha ricadute importanti sul piano cognitivo: per fingere ed interpretare la finzione degli altri si deve disporre sia di una rappresentazione dello stato di cose sia di una rappresentazione dello stato mentale di chi sta fingendo. 3.2 Il sistema metarappresentazionale è alla base dell’origine del linguaggio È possibile avere credenze di credenze anche in assenza del linguaggio: un dispositivo del genere può essere posto a fondamento dell’origine del linguaggio umano. Le metarappresentazioni precedono cronologicamente e logicamente l’avvento del linguaggio – bisogna pertanto abbandonare il modello del codice Sperber) «La nuova storia è che la comunicazione umana sia un effetto collaterale delle capacità metarappresentazionali umane. La capacità di eseguire sofisticate inferenze […] il linguaggio ha reso la comunicazione inferenziale estremamente più efficace […] tutta la comunicazione umana è essenzialmente inferenziale» (es. i parenti ancestrali dispersi nel deserto e dotati di un sistema primitivo di comunicazione che trovano l’acqua). Le grandi scimmie, dunque, dispongono di quell’ingegno superiore di cui parlava Darwin resta da capire il legame tra il possesso di dispositivi di elaborazione ulteriori e il tipo di specifico di proprietà che caratterizzano la natura creativa del linguaggio umano. 4. Per una comunicazione propriamente umana Uso creativo del linguaggio (umano) // rigidità meccanica (animale): su ciò si è basato Chomsky. Alla basa dell’uso creativo del linguaggio c’è la questione del parlare in modo appropriato. Per quanto Chomsky dichiari la propria adesione al cartesianesimo, non risolve il problema del “perché diciamo ciò che diciamo in situazioni determinate”: in sostanza, non spiega la creatività – a causa del suo modello di GU privo delle risorse concettuali necessarie a risolvere questioni di ordine pragmatico. La capacità di parlare in modo appropriato tratto distintivo del linguaggio umano; il problema di Cartesio non è irresolubile in linea di principio. Bisogna in particolare attuare due mosse per affrontare il problema di Cartesio: 1) Analizzare i dispositivi che regolano il radicamento del linguaggio alla realtà; 2) Passare dalla microanalisi alla macroanalisi del discorso (dalla grammatica alla pragmatica) 4.1 Ancorare il linguaggio alla realtà Gli esseri umani sono organismi “radicati flessibilmente” all’ambiente, capaci di affrontar situazioni insolite e nuove. In particolare fanno appello ad una flessibilità “contestualmente vincolata” – ciò dà conto della creatività propria del linguaggio umano richiamando due capacità fondamentali: Capacità di “ancoraggio” al contesto; Capacita di “proiezione” dal contesto attuale ad uno diverso. [4.1.1 Il radicamento proiettivo nello spazio] I corpi non solo occupano un dato spazio, ma lo trasformano agendo nell’ambiente a cui sono radicati. Gibson) La mente è in tal senso “situata” e “incarnata” (embodied): questo è l’approccio “ecologico”, per cui il riconoscimento degli oggetti viene affidato ad una rappresentazione “pragmatica” piuttosto che “semantica” della realtà (un oggetto è riconosciuto per le «opportunità pratiche che offre all’organismo che lo percepisce […] appare come un insieme determinato di ipotesi di azione») Il punto chiave è: la relazione di complementarietà tra capacità di proiezione e di radicamento (vd. cognitivamente la localizzazione di un oggetto nel mondo è relativa a un sistema di assi di riferimento di cui il soggetto percipiente è il punto di convergenza). È nell’intreccio tra radicamento e proiezione che si gioca la partita ai fini del passaggio da comunicazione animale a comunicazione umana: l’argomento del lettore della mente deve essere rivisto alla luce di ciò 4.2 Cooperazione e anticipazione del futuro Capacità degli organismi di sganciarsi dalla situazione presente e proiettarsi in un contesto temporale futuro: ciò riveste un ruolo fondamentale nella flessibilità comportamentale. Le ipotesi sono: 1) La cognizione anticipatoria (= anticipare il futuro) si è evoluta negli ominidi in risposta alle pressioni selettive esercitate dalla cultura olduvaiana; 2) Essa ha aperto la strada a una nuova forma di cooperazione basata su obiettivi futuri; 3) La comunicazione simbolica è emersa come il modo più efficiente per risolvere i nuovi problemi posti [4.2.1 Cooperazione ed evoluzione della comunicazione simbolica] Capacità definita come “mental time travel”, è venuta in seguito alla pianificazione anticipatoria (= cognizione anticipatoria applicata all’uso di strumenti) e la conseguente evoluzione di forme di cooperazione orientate al futuro – ma bisogna partire da due tipi di rappresentazioni mentali: Osvath e Gärdenfors) Rappresentazioni contestualmente evocate (cued representations = qualcosa che è presente nell’attuale situazione) e rappresentazioni dislocate dal contesto (detached representations = qualcosa che non è presente). L’ipotesi è che l’evoluzione della pianificazione anticipatoria dipenda dal secondo tipo di rappresentazione – che infatti permette di pianificare il comportamento sulla base dell’anticipazione dei bisogni futuri. La pianificazione anticipatoria dipenderebbe dalle “funzioni esecutive”, termine ombrello che comprende una vasta quantità di processi cognitivi e competenze comportamentali mediati dalla corteccia prefrontale Tradizionalmente la pianificazione anticipatoria è stata ritenuta prerogativa degli esseri umani: bisogna vedere se la natura delle pressioni selettive abbia inciso su tale capacità. I costruttori di strumenti olduvaiani trasportavano materiali grezzi per la produzione degli utensili «tenendo traccia delle risorse disponibili in un dato sito di accumulazione» + coordinazione tra gli individui che collaborano per un obiettivo comune non presente nel contesto immediato, ma dislocato nel tempo e nello spazio l’anticipazione del futuro svolge un ruolo fondamentale anche per la gestione delle relazioni sociali tra individui. I richiami di comunicazione animale si fondano su segnali che si riferiscono a ciò che è direttamente presente nel contesto nel momento in cui il segnale viene emesso: per obiettivi non immediatamente presenti è evidente che un sistema del genere risulta insufficiente, è necessario un sistema simbolico. I vantaggi derivanti dalla possibilità di condividere simbolicamente nella cooperazione obiettivi sganciati dal presente hanno costituito una potente pressione selettiva per l’evoluzione del linguaggio (= Tomasello) Sistema Triadico di Radicamento e Proiezione Tuttavia, quello detto finora ciò non è ancora sufficiente per dar conto della specificità della comunicazione umana. C’è bisogno di un sistema che integri tre elementi: 1) la proiezione nel tempo, 2) nello spazio, 3) nella società 5. Navigazione e discorso Il parlare in modo appropriato è una capacità pragmatica che riguarda il piano del discorso: passaggio dalla microanalisi (= analisi dei componenti interni alla frase) alla macroanalisi (= analisi della relazione tra frasi), coerenza > coesione. 5.1 Dalla microanalisi alla macroanalisi del linguaggio Concentrarsi sulla comprensione delle frasi è un «modo per comprendere la natura dell’elaborazione del linguaggio nel suo complesso» il piano del discorso (il flusso del parlato) viene interpretato come una successione di frasi ciò non funziona, perché la coerenza è interpretata in riferimento alla coesione. Il passaggio necessario da una comprensione micro- ad una macro- del linguaggio nella sua dimensione testuale sembra confermato da alcuni dati empirici e sperimentali: es. casi di schizofrenia con il caso del “deragliamento” per cui i soggetti non riescono a “mantenere la rotta” del discorso 5.2 Comunicare e navigare Il discorso deve essere valutato in termini di appropriatezza: richiamiamo il concetto di grasping, che è molto più di una metafora! Dice della nostra capacità di “navigare” nello spazio e nel tempo orientandoci correttamente – “il mantenimento della rotta” è infatti parte integrante del processo di avvicinamento alla meta. 1) Dati empirici sulla relazione tra discorso spaziale e navigazione spaziale: sindrome di Williams, caratterizzata da deficit rappresentazionali di tipo visivo-spaziale 2) La navigazione dello spazio ha a che fare con la macroanalisi: chi è affetto da sindrome di Williams presenta una dissociazione tra le funzioni di microanalisi (intatte) e quelle macro (deficitarie) [5.2.1 Funzioni esecutive e navigazione] La capacità di navigare lo spazio poggia su un network distribuito di regioni cerebrali, tra cui l’ippocampo, il paraippocampo, il nucleo caudato, le cortecce parietale e retrospinale: ciò risulta neuralmente connesso alle funzioni esecutive, che sono i processi che permettono all’organismo di organizzare temporalmente comportamenti finalizzati, linguaggio e ragionamento Le funzioni esecutive hanno un ruolo nella navigazione spaziale (= capacità di pianificazione e monitoraggio dell’azione); Avendo un ruolo nella navigazione dello spazio, lo hanno anche per l’organizzazione discorsiva: l’impiego della corteccia prefrontale in attività di progettazione di un itinerario farebbe tornare i conti [5.2.2 Funzioni esecutive e discorso] Aldilà del potere intuitivo di questa idea, abbiamo prove che confermano però il ruolo effettivo di questi processi esecutivi nell’elaborazione discorsiva? Forse sì: 1) Soggetti con trauma cranico (TBI): non riescono a portare a termine comportamenti orientati ad uno scopo né a mantenere la coerenza discorsiva verbale 2) Analogia tra TBI e sindrome di Williams: in entrambi i casi appaiono danneggiate le funzioni di macroanalisi e intatte quelle di microanalisi – in particolare nei secondi ciò sarebbe ascrivibile a deficit di pianificazione Le funzioni di pianificazione e monitoraggio sarebbero dunque implicate nell’elaborazione del discorso [5.2.3 Deficit di navigazione temporale] Il Mental Time Travel (MTT) è il dispositivo al lavoro nei processi di comprensione e di produzione linguistica: cosa accade quando tale dispositivo risulta compromesso? Risulta compromesso il piano del discorso, non quello della grammatica degli enunciati (RECAP) Per essere flessibilmente ancorati al contesto gli individui utilizzano capacità di proiezione nello spazio, nel tempo e nella mente degli altri: il funzionamento di tale macrosistema – Sistema Triadico di Radicamento e Proiezione – è reso possibile dall’azione di tre diversi sottosistemi di elaborazione: intelligenza ecologica (spazio) + intelligenza sociale + intelligenza temporale INTELLIGENZ A ECOLOGICA INTELLIGENZ A SOCIALE INTELLIGENZ A PR ESSI
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved