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Dalla Germania di Bismarck all’età giolittiana in Italia, Appunti di Storia

Un riassunto discorsivo perfettpn

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 23/02/2022

bruna.pappalardoo
bruna.pappalardoo 🇮🇹

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Scarica Dalla Germania di Bismarck all’età giolittiana in Italia e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! LA GERMANIA DI BISMARK Il principale artefice dell’unificazione della Germania fu il cancelliere Prussiano Bismark,esponente della destra conservatrice ed autoritaria. il prestigio del cancelliere Bismark si fondava sull'appoggio del blocco sociale dominante (aristocrazia guerriera e militare degli Junker e dell'alta borghesia imprenditoriale). Politica interna: —In campo economico: -attua delle misure protezionistiche che di conseguenza posero un freno al libero scambio; -potenziamento delle industrie e delle infrastutture; —unificazione Tedesca: La principale problematica era l’unificazione:la Prussia infatti,era suddivisa in 25 staterelli sotto il controllo dell’Austria. Per realizzare questa unificazione si attraversano due fasi: 1.la guerra Austrio-Prussiana in cui vince la Prussia e nasce la nuova confederazione Germanica del nord; 2. A seguito della guerra Franco-Prussiana,i Prussiani vincono e la germania si unifica nel 1870 e nasce il secondo Reich con Guglielmo I. —il potere legislativo—> era affidato a due camere:la prima eletta a suffraggio universale maschile e la seconda,la camera federale in cui i membri erano nominati dai governi locali; POLITICA SOCIALE Negli anni 70 nacquero altre forze politiche e partiti di massa: il Partito socialdemocratico e il Partito cattolico. Bismark lanciò contro i Cattolici una campagna di leggi repressive che miravano ad imporre il controllo dello stato sulla chiesa e sulle organizzazioni cattoliche,ma queste misure rafforzarono il prestigio cattolico tedesco. Decise di cambiare strategia,ammorbidì le associazione anticattoliche e stabilì una tregua con i deputati del partito Cattolico. Per questo motivo fece approvare dal parlamento delle leggi antisocialiste che vietavano le assemblee e successivamente approvò delle leggi a favore dei lavoratori,per vitare delle eventuali rivolte. POLITICA ESTERA A seguito dell’unificazione,la Hermania ebbe un ruolo di grande potenza mediatrice,forte,temuta ma allo stesso tempo presa come modello. Decise infdatti di intraprendere una politica estera di alleanze con le grandi potenze del tempo: 1.IL PATTO DEI TRE IMPERATORI (tra Austrio-Ungheria e Russia). 2.LA TRIPLICE ALLEANZA (con Austrio-Ungheria e Italia). Il patto dei tre imperatori,tuttavia era messo duramente a repentaglio a causa della rivalità tra la Russia e l’Austrio-ungheria,Bismark infatti decide di convocare un congresso a Berlino nel 1884 per riorganizzare l’area balcanica,alla quale erano interessate sia la Russia che l’Austria. Bismark intuendo che questi cacordi erano difficili da mantenere,rimase alleato all’Austria ma,senza informare Vienna,stipulò un accordo segreto con la Russia nel 1887 in cui assicurava il non intervento in caso di guerra. LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE ultimo ventennio dell’Ottocento La seconda rivoluzione è il primo campanello d’allarme della società industriale ed è strettamente collegata alla 1 crisi del capitalismo: la Grande depressione,che durò circa 20-25 anni. Le cause di questa crisi furono: -la grande esportazione di cereali; -la soprapproduzione industriale; A seguito di questa crisi,i Governi intuiscono che è necessario riorganizzare e rimordennizzare l’economia (attuano misure protezionistiche e le banche assumono un ruolo fondamentale nel finanziamento delle industrie) e l’industria(nuove fonte energetiche). Le caratteristiche principali: —nuove fonti energetiche: petrolio,elettricità Nascita dei tram,nascita dei telefoni e delle radio,le strade vengono illuminate (per millenni la vita dell’uomo si era basata sul ciclo giorno- notte,in questo modo cambio il ritmo della vita umana e quindi nacque anche il lavoro notturno) e motori a scoppio (benzina) —utilizzo dell’acciaio come materia prima Grattaceli,locomotive e nascita di expo per mostrare la propria grandezza industriale (torre eiffel) —sviluppo dell’industria chimica Coloranti,detersivi che determinano una condizione igienica migliore e farmaci. È importante evidenziare le differenze tra la prima e la seconda rivoluzione industriale PRIMA: 1.fonti energetiche:macchina a vapore,carbone; 2.politica liberista:libero scambio tra gli stati; 3.ferro; 4.non vi erano investamenti da parte dello Stato; SECONDA 1.fonti energetiche:elettricità,petrolio e sviluppo prodotti chimici; 2.politica protezionistica:ogni stato prosegue il proprio interesse 3.acciaio(più resistente) 4.le banche sono le principali finanziatrici delle fabbriche LA BELLE EPOQUE Il periodo a seguito dell seconda rivoluzione industriale viene storicamente chiuamato “belle epoque” e comprende gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del novecento. Superata la grande depressione economica che dura circa un ventennio,abbiamo una fase storica caratterizzata da una certa tranquilità al livello politico.C’è un periodo di relativa pace e c’è una crescita economica (sviluppo industriale),le città si ingrandiscono,si manifesta in modo evidente e coinvolgente questa società di massa che comporterà un importante inurbamento. Molto di questo ottimismo ed entusiasmo appartiene ad una dimensione superficiale,in realtà covava qualcosa sotto di estremamente inquietante. ASPETTO ECONOMICO —Le imprese vorrebbero non avere la concorrenza e avviene una fusione tra imprese:la nascita dei trust e cartelli. Trust:coalizione di imprese mediante la quale aziende similari o tra loro in rapporto si fondono in un complesso economico a direzione unitaria al fine di ridurre i costi di produzione,aumentare i profitti e ottenere un controllo parziale o totale del mercato. Cartelli :fusioni e coalizione tra imprese che però rimangono indipendenti,volte a implementare strategie che tendono a limitare la concorrenza sul mercato. Il fine della concorrenza dovrebbe essere produrre di più e favorire il compratore. —Concentrazione industriale: le aziende più grosse hanno bisogno di grandi capitali e glieli danno le banche più grosse. Le banche devono diventare sempre più forti e assumono un ruolo sempre più importante. IMPATTO SOCIALE Molti lavoratori,costretti dalla crisi agricola,lasciarono le campagne per andare a lavorare nelle fabbriche ch erisiedevano nelle aree urbanizzate. In tale modo,nacquero città di grandi dimensioni dove si sviluppava l’attività industriale. Gli abitanti di queste nuove città vivevano a stretto contatto fra loro e questo comportò: 1.nuovi mezzi di comunicazione e di trasporto 2.omogolazione della società; Tutto questo portò un profondo cambiamento negli stili di vita delle persone che cambiarono le attività nel tempo libero. Nacquero i luoghi di ritrovo,il turismo e lo sport. Nella nuova società anche i consumi assumono dimensioni di massa:il generalizzato miglioramento delle condizioni economiche determinò l’ aumento dei salari e la domanda dei beni di consumo. Questo cambiamento portò alla nascita di nuove modalità di vendita: -comparsero grandi magazzini (in cui vendevano oggetto a basso prezzo perchè fabbricati in serie); -nacquero le pubblicità; Il conseguente aumento della domanda dei beni di consumo era sostenuto anche da un aumento dell’offerta,e per questo vennero introdottte nuove forme di produzione industriale. L’ingegnere Taylor indicò delle regole da seguire: -eliminare le pause di lavoro; -aumentare i salari; -formare i lavoratori; -parcellizzare il lavoro (suddividerlo); Il Taylorismo infatti,disumanizzava il lavoro. Questo metodo fu utilizzato per la prima volta nella fabbrica automobilistica Henry Ford,che realizza un sistema di produzione basato sulla catena di montaggio. Con questa si intende un nastro mobile su cui venivano trasportate le componenti dell’automobile che gli operai con una ripetizione mecccanica,assemblavano via via,in tempi prestabiliti. Con questo metodo si producevano automobili in tempi più ridotti e a costi minori. Quale fu l’intuizione di ford? Invece di provare a vendere le macchine solo ai ricchi,invento un modello di macchina,il modello T,abbasso i prezzi e creo le condizioni per cui tutti possono comprare le auto. Con questo metodo nasce la produzione in serie che permette l’abbassamento dei prezzi di vendita e dunque la fruizione di questi materiali da parte di tutti. Tutti questi fattori determinarono la nascita della società di massa:le masse iniziano ad avere un ruolo rilevante,iniziano ad esercitarlo nel campo sociale e politico. Un’ulteriore conseguenza della nascita della società di massa è l’affermarsi di quattro classi sociali: —alta borghesia (mondo insutriale e capitalisti); —media borghesia (liberi professionisti con un reddito sopra la media); —piccola borghesia (avvocati,notai..) —IL PROLETARIATO (GLI OPERAI) MESSICO Si scatenano delle rivolte sociali poichè i contadini volevano una redistribuzione delle terre più equa pertanto,crearono degli eserciti Mercenari come forma di dissenso e riusciranno a gestire loro il potere all’interno dei loro territori,tramite dei regimi dittatoriali fragili,che dipendono economicamente dall’America. FRANCIA Alla fine del diciannovesimo secolo la francia dovete affrontare il sentimento sempre più radicato del REVANCISMO,generato dalla perdita dell’ Alsanzia e della Lorena. La nazione era caratterizzata da una grande instabilità politica interna e ci furono due eventi importanti che segnarono il periodo: 1.il coinvolgimento di numerosi deputati nello scandalo di Panama: venne messo in atto un sistema di corruzione,i costi erano aumentati spropositamente e la società corruppe i parlamentari e i giornalisti per ottenere l’approvazione di una legge che potesse consentire alla campagna,l’emissione di azioni. 2.il caso dreyfus: un ufficiale dell’esercito Francese di origine Ebrico,venne accusato e processato per spionaggio e condannato al carcere a vita. questo caso divise l’opinione pubblica in conservatori e coloro i quali pensavano che fosse una condanna ingiusta e senza prove. GRAN BRETAGNA La scena politica Inglese fu dominata dai conservatori guidato da Sallisburry. Il problema fondamentale era l’indipendenza Irlandese. L’ITALIA:LA SINISTRA STORICA Nel marzo del 1876 il presidente del consiglio Marco Minghetti annunciò al parlamento il raggiungimento dell’obbiettivo che si pose la Destra storica quando salì al potere: il pareggio di bilancio. Tuttavia non ebbe la reazione che si aspettava,anzi si venne a scatenare una vera e propria ‘rivoluzione parlamentare’ che andava a criticare la politica fino ad allora adottata dallo schieramento al potere. Progressivamente la Destra storica perse i suoi consensi,a partire dai suoi stessi rappresentanti e fu così che il nuovo re Umberto I decise di affidare l’incarico di presidente del consiglio al capofila della sinistra,Agostino Depretis. La sinistra storica si poneva 4 obbiettivi fondamentali: -l’estensione del diritto di voto (avvenuta nel 1882); -una riforma dell’istruzione elementare,rendendola obbligatoria e fruibile a tutti; -la ricerca di un nuovo dialogo e coinvolgimento coi ceti popolari; -il decentramento amministrativo. LA POLITICA INTERNA: Le riforme attuate dalla sinistra furono numerose: - nel 1877 la legge Coppino: portava a nove anni l’obbligo scolastico e riservava sanzioni per coloro i quali non mandavano i propri figli a scuola; - nel 1879 l’abolizione della tassa sul macinato: questa tassa,introdotta dalla destra storica per risanare il debito pubblico del nascente Regno d’ Italia,aveva gravemente danneggiato i ceti popolari; -nel 1882 la riforma elettorale: il minimo d’età fu abbassato da 25 a 21 anni,fu dimezzato il numero minimo d’imposte che dava accesso alle urne e in alternativa al requisito di reddito,si introdusse la possibilità di far valere quello dell’istruzione (ogni uomo al di sopra dei 21 che avesse completato il ciclo elementare o dimostrasse di saper leggere,avrebbe potuto votare); Nel corso degli anni in cui la sinistra stette al potere nacquero e verificarono tre fenomeni che influenzarono negativamente lo sviluppo democratico del paese: il Clientelismo,il Lobbismo e il Trasformismo. LA POLITICA ECONOMICA -abbandonò il libero scambio; -favorì una forma di politica protezionistica; Secondo alcuni industraili del Nord infatti,anche l’Italia avrebbe dovuto adottare delle misure di protezione che avrebbero stimolato allo sviluppo di un’industria moderna. Da una parte andò a favorire l’industria manufatturiera Italiana,dall’altra andava a discapito di coloro i quali avevano investito sulla coltivazione di determinati tipi di prodotti destinati ai mercati esteri,come la barbabietola,il riso…) Sul versante industriale si assistette ad un decollo straodinario,dettato da una politica statale di supporto delle industrie tramite esenzioni fiscali,incentivi e sovvenzioni a fondo perduto. Le scelte economiche della sinistra non riuscirono a tutelare tutti i settori produttivi e questo si scorse da un’inchiesta del 1877 denominata inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola condotta dal senatore Stefano Jacini,la quale evidenziò come le condizione di vita nelle campagne era peggiorata,i lavoratori venivano sfruttati e sottopagati ed occorreva,a parer suo,una riforma capitalistica dell’agricoltura;proposta mai presa in considerazione. Fu proprio questo il fattore scatenante dell’emigrazione verso altri paesi europei o verso le Americhe,che sembrava l’unica via possibile per un futuro migliore. POLITICA ESTERA L’italia cercò sempre di mantenere dei rapporti diplomatici con le grandi nazioni europee,in particolare con la Francia della Terza repubblica. Questa alleanza tuttavia,ebbe vita fino al 1881,quando la Francia decise di occupare la Tunisia,che fino ad allora era stata considerata, per via della vicinanza,pertinenza Italiana. A questo punto all’Italia non restò altra scelta che allearsi ad altre potenze centrali del tempo: l’impero tedesco e austro-ungarico, con le quali stipulò nel 1882 la triplice alleanza. FRANCESCO CRISPI Alla morte di Depretis salì al potere Francesco Crispi. Egli poteva contare su ampi consensi dalla sinistra ma anche da gruppi conservatori in quanto si faceva promotore di una democrazia autoritaria sul modello della politica di Bismark: ciò che serviva all’Italia era qualcuno che potesse far progredire il paese, ma allo stesso tempo spegnere sul nascere i conflitti sociali. Politica interna: -rafforzò il potere esecutivo; -approvò la legge sull’ordinamento comunale e provinciale; -fu varato un nuovo codice penale: esso aboliva la pena di morte e riconobbe la libertà di sciopero e associazione; -entrata in vigore di una legge di pubblica sicurezza che poneva grandi limitazioni alla libertà sindacale e concedeva ampi poteri alle autorità amministrative,le quali potevano ricorrere a dei provvedimenti severi,come ad esempio il domicilio coatto; -venne emanata una nuova legge sanitaria; -una riforma delle istituzioni di beneficenze (le opere pie) che furono laicizzate; Politica estera: Crispi era dell’idea secondo cui era dovere dei patrioti riconsolidare il prestigio dell’Italia,assicurandole territori d’oltremare,pertanto inseguì una politica di tipo espansionistica e diede impulso alle iniziative coloniali. Italiane. -rinnovò il patto della triplice alleanza; -un contingente Italiano stanziato a Massaua tentò un’entrata nell’entroterra Eritreo,ma fu sterminato: Questo eccidio suscitò un’ondata di violenza e proteste soprattutto da parte della estrema sinistra con a capo Andrea Costa,che si era opposta alle iniziative coloniali di Crispi. Quest’ultimo tuttavia a ottenere la maggioranza in Parlamento,che votò contro il ritiro delle truppe Italiane e anzi,per il consolidamento delle stesse nell’Etiopia. Nel maggio del 1889 venne firmato il trattato di Uccialli che leggittimava l’esistenza di una colonia chiamata Eritrea,posta sotto il controllo dell’Italia. Questo trattato però presentò delle ambiguità,in particolare l’articolo n.17,nella versione Italiana attestava che il negus affidava le proprie attività di politica estera all’Italia, nella versione in aramaico la delega era solo possibile secondo convenienza del negus.La conseguenza di questo equivoco scatenò una guerra sei anni dopo. Crispi però sembrava perdere consensi fino a quando nel 1891,a seguito di uno scontro con la estrema destra e sinistra,fu messo in minoranza e costretto alle dimissioni. DIMISSIONI DI CRISPI A seguito di un piccolo arco di tempo nel quale il ruolo di primo ministro fu occupato dall’esponente di spicco della destra storica conservatrice Antonio Starabba di Rudinì,nel 1892 la presidenza del consiglio fu affidata al piemontese Giovanni Giolitti. Quest’ultimo aveva già ricoperto di ruolo di ministro del Tesoro dell’esecutivo di Crispi ma a seguito di una polemica finanziaria e fu costretto a dimettersi. Scandalo della banca romana: faceva parte delle uniche sei banche Italiane a cui era permessa l’emissione di carta moneta e aveva stampato clandestinamente banconote false di milioni di lire per coprire i propri debiti,dovuti ad ingenti investimenti nel campo edilizio. Nel 1892 gli oppositori scoprirono e resero pubblici gli atti segretati:Giolitti fu accusato di aver coperto sin dal 1889 i responsabili e costretto a dimettersi,fu rimpiazzato da Crispi che sembrava aver colto il momento adatto. Come annunciato precedentemente,Crispi non rinunciò alle mire colonialiste,infatti nel 1895 gli Italiani ripresero a marciare verso l’Etiopia,dove però vennero distrutti per ben due volte: la prima battaglia sul monte dell’Amba Alagi e la seconda l’1 marzo del 96 nella battaglia di Adua. Questi fallimenti ebbero delle gravi conseguenze in Italia,come o scoppio di violente manifestazioni contro la guerra che causarono la caduta definitiva del governo e l’uscita dalla scena politica di Crispi. ETA’ GIOLITTIANA Nel decennio precedente prima della prima guerra mondiale in Italia si vive un periodo chiamato “età giolittiana”. Giolitti non concorda su com’era stata condotta la politica interna: il governo non si deve schierare a favore,ma deve mediare fra le parti. Negli anni del suo governo non consente che l’esercito e la polizia affronti violentemente la folla ma perseguirà una politica di mediazione. Giolitti appartiene ad una famiglia benestante,nasce nel 1842,partecipa e vive quella fase del risorgimento anche se non si fa coinvolgere come altri. Inizia subito a lavorare dopo aver studiato e si fa un’esperienza in quelli che sono i settori dello stato:lavora come funzionario amministrativo,lavora per il ministero delle finanze e poi arriva alla corte dei conti. È un amministratore che attraverso la sua esperienza burocratica e quando entra in politica all’età di 40 anni,sa perfettmente il funzionamento della macchina dello stato. Il suo potere nasce in gran parte dalla capacità di controllare e conoscere la macchina politica e finanziaria italiana. A 50 anni è presidente del consiglio. La prima esperienza come ministro degli interni avviene nel nel 1892 ma durò circa un anno poichè fu costretto a dimettersi a causa dello scandalo della banca romana. La seconda esperienza nasce nel 1903 e diventa primo ministro fino al 1914. Accompagna la politica dello stato Italiano negli ultimi 10/12 anni prima della prima guerra mondiale. La politica interna: In quegli anni il partito socialista italiano sta avendo la sua ascesa,si rafforza quetso mondo del proletariato soprattuto al centro- nord (vi è il problema del mezzogiorno) Giolitti non voleva fare una politica ideologica ma voleva fare riforme possibili all’interno che è la realtà interna del paese. In quegli anni il partito socialista si spacca in due : -riformisti capeggiati da Turati: volevano dialogare con il parlamento e volevano attuare il programma detto ‘minimo’;le riforme da loro proposte erano il SUFFRAGGIO UNIVERSALE,DIMINUZIONE OTTI ORE DI LAVORO,TUTELA DAGLI INFORTUNI DEL LAVORO -rivoluzionari capeggiati da Labriola :rifiutavano un confronto e pensavano che l’unico modo per attuare il loro programma detto ‘massima’ era la rivoluzione per cui il proletariato cresce,si organizza,si sviluppa e si prende il potere facendo la rivoluzione e appropiandosi di tutti quei beni che apparteneevano ai privati; Lo stato deve instaurare un rapporto con queste classi sociali emergenti. Giolitti propone a Turati un accordo ma turati lo rifiuta perchè all’interno del partito socialista sta prevalendo la parte rivoluzionaria. Giolitti capisce una cosa fondamentale: il progresso e lo sviluppo dell’Italia può avvenire solo attraverso uno sviluppo industriale. Lo sviluppo industriale implica un aumento della produttività e quindi inevitabilmente un aumento del proletariato e quindi è inevitabile che si creino queste associazioni che lottano per i loro diritti. Sopprimere,lottare e sparare agli operai significa aumentare la protesta. Deve operare in una logica nuova,cioè quella di consentire le manifestazioni,gli scioperi e il governo non si deve schierare più dalla parte dei capitali bensì cercare di mediare ra le esigenze del proletariato e quelle del grande capitale borghese. Questo è il motivo per cui chiede a Turati di entrare a far parte del governo, Il pericolo era che questi scioperi fermassero lo sviluppo industriale. Il sud è la parte meno produttiva,più agricola—>dove invece giolitti attuò scelte diverse.
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