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Dopoguerra e Totalitarismi: Crisi Economica e Transizioni Sociali in Europa, Schemi e mappe concettuali di Storia

Storia contemporaneaStoria politicaStoria Economica

La struttura sociale mondiale sconvolta dopo la prima guerra mondiale, con un enorme dissesto economico e costi insormontabili per la riconversione dall'economia di guerra. Il testo tratta anche del tentativo di instaurare regimi sovietici in Europa, della debolezza della Repubblica di Weimar in Germania e della risposta di Francia e Gran Bretagna. Vengono inoltre analizzate le politiche interne e estere della Russia sovietica, la fine della guerra civile in Russia e la transizione dal comunismo di guerra alla NEP.

Cosa imparerai

  • Come Francia e Gran Bretagna reagirono alla crisi economica e sociale dopo la prima guerra mondiale?
  • Che cosa significa il Biennio Rosso in Europa?
  • Come la Repubblica di Weimar dimostrò la sua debolezza?
  • Come la Russia sovietica cercò di espandersi nel mondo dopo la guerra civile?
  • Come la fine della prima guerra mondiale influenzò la struttura sociale mondiale?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 16/03/2022

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michele-rozzi 🇮🇹

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Scarica Dopoguerra e Totalitarismi: Crisi Economica e Transizioni Sociali in Europa e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! Dopoguerra e totalitarismi A cura di Michele Rozzi CRISI ECONOMICA E TRANSIZIONI SOCIALI Dopo la Grande Guerra la struttura sociale mondiale si trovò sconvolta. Il dissesto economico era enorme per via dell’enorme debito di guerra dei vari paesi e per i costi insormontabili della riconversione dall’economia di guerra. Per far fronte alle spese aumentò l’intervento dello stato (protezionismo) e l’inflazione (allo scopo di svalutare il denaro). Inoltre, il mondo del lavoro doveva far fronte alla difficoltà evidente dovuta al ritorno alla vita civile di milioni di soldati i quali, a casa, spesso trovavano le donne ovviamente restie ad abbandonare le posizioni lavorative ottenute. IL BIENNIO ROSSO IN GERMANIA (AUSTRIA E UNGHERIA) In Germania il governo di Ebert (socialdemocratico) autorizzò la formazione di formazioni di volontari per reprimere le forze spartachiste (comuniste) di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. L’assemblea costituzionale si riunì a Weimar (da qui il nome della repubblica) per dare alla Germania una costituzione repubblicana (ma non socialista). Uguale destino toccò ad Austria e Ungheria, in quest’ultima, addirittura, come reazione al pericolo rosso, si instaurò un regime nazionalista che prese sempre più i connotati del fascismo. PUTSCH DI MONACO Tuttavia, la repubblica di Weimar dimostrerà nel tempo la sua debolezza, anche dovuta alla volontà, da parte dei paesi vincitori, di infierire sull’economia tedesca. I corpi paramilitari (freikorps) nati in funzione alti- comunista, portarono alla nascita anche di partiti di estrema destra. Il culmine della tensione si ebbe quando nel 1923, a Monaco di Baviera, un partito recentemente formatosi, che annoverava fra i suoi membri lo stesso Adolf Hitler, tentò un colpo di stato (Putsh) che pur fallendo, portò alla ribalta i membri di quel partito. IL DOPOGUERRA IN FRANCIA E GRAN BRETAGNA In Francia dopo la guerra ci fu la vittoria del Fronte popolare (Front Populaire, nel ‘19 e nel ‘36) anche se non riuscì a rispondere adeguatamente alle esigenze economiche e sociali del paese e come reazione le forze di destra cominciarono a simpatizzare con i neonati movimenti fascisti (premessa necessaria della Repubblica di Vichy). In Gran Bretagna pur all’interno di una egemonia del partito conservatore ci fu la sostituzione del partito liberale con il partito laburista come principale partito di opposizione (e nel ’29 addirittura come partito di governo). Generalmente i due potenti paesi dell’Intesa sfuggirono alle peggiori conseguenze della guerra e costituirono il centro della politica europea, anche se non più mondiale. NASCE L’URSS Solo nel 1922 Lenin proclamò la nascita dell’UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE (URSS-CCCP), risolvendo in questo modo le problematiche dovute alle differenti etnie e lingue presenti all’interno dell’ex impero zarista. Il regime sovietico prevedeva una gerarchia di soviet con al vertice il soviet supremo, ma in realtà a guidare l’URSS era l’ufficio politico del Partito, quello che diventerà noto come il Politburo. All’interno della neonata URSS non vi erano (non erano previsti) contropoteri e bilanciamenti sul modello borghese, i poteri erano estremamente centralizzati (si parò di centralismo democratico) e vi era una quasi totale identificazione fra partito e stato. La polizia segreta (Ceka) ancor più feroce di quello dello zar, controllava ogni forma di opposizione al potere. Nonostante questo l’Unione sovietica si adoperò per abbattere l’analfabetismo (dilagante in Russia) e per laicizzare lo stato (cosa nella quale per lo più fallì, anche se formalmente lo stato russo si dichiarò ateo). LA SECONDA TROIKA DA LENIN A STALIN Quando nel 1924 Lenin morì, dopo essere stato colpito da ictus, si aprì la lotta alla sua successione. Le alternative erano essenzialmente due, Trotzkij (Trockij) e Stalin. Entrambi vecchi compagni di lotta di Lenin anche se con idee profondamente diverse su come proseguire la costruzione del comunismo. Trotzkij proponeva un piano di industrializzazione a marce forzate allo scopo di fare dell’URSS il faro del comunismo mondiale e favorire le rivoluzioni nei paesi in via di DECOLONIZZAZIONE. Stalin, apparentemente più moderato, propose di proseguire sulla strada della NEP e di instaurare e conservare il comunismo in un solo paese in vista di tempi più propizi. Grazie all’appoggio di Zinov’eve e Kamenev, STALIN fu eletto segretario (già dal ‘22) e divenne la più autorevole guida del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), costringendo Trotzkij prima al confino, poi all’esilio e infine riuscendo ad assassinarlo, in casa di Frida Kahlo a Città del Messico nel ‘40. Dopo l’espulsione del suo rivale, Stalin si adoperò per eliminare uno ad uno tutti i suoi principali collaboratori in una spietata lotta per il potere a colpi di processi farsa denominati: le purghe staliniane e ai adoperò per far attuare il piano economico di Trockij (Piani Quinquennali: vedi «Il regime Stalinista»). La vittoria mutilata In Italia, un paese a maggioranza contadina che aveva appena iniziato la sua industrializzazione, la guerra ebbe la funzione di acceleratore delle problematiche sociali. Ai soldati, durante la guerra, e soprattutto fra Caporetto e Vittorio Veneto, erano state promesse terre e benessere; invece tornati a casa, molti di loro si trovarono senza lavoro e addirittura osteggiati da quella parte della popolazione che non avrebbe voluto partecipare alla guerra. Agli scioperi e alla nascita di leghe dei lavoratori (operai e contadini) bianche (cattoliche) e rosse (socialiste) si unì il problema della vittoria mutilata (termine d’annunziano). A Versailles, infatti, i nostri politici non erano riusciti ad ottenete tutto quello che si proponevano e il paese, dopo la guerra, non aveva fatto quel salto fra le grandi nazioni che si si aspettava. Nonostante la colpa fosse principalmente della nostra endemica dipendenza dagli allenati (alimentare ed industriale), molti nazionalisti gridarono allo scandalo e cominciarono ad organizzarsi per dare all’Italia ciò che le spettava a prescindere dagli accordi internazionali.
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