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dalla nascita della filosofia all'avvento del cristianesimo, Appunti di Storia della filosofia antica

appunti dal videocorso dello youtuber e professore Ermanno Ferretti

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 21/11/2023

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sabina-monopoli 🇮🇹

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Scarica dalla nascita della filosofia all'avvento del cristianesimo e più Appunti in PDF di Storia della filosofia antica solo su Docsity! CHE COSA È LA FILOSOFIA: Definizioni diverse tra gli autori. Termine usato nell’uso comune. Gestire i sentimenti o adottare una concezione particolare. Filos amante o amico Sofia sapienza o conoscenza Amante della sapienza. Un tempo i filosofi erano amanti della sapienza a tutto tondo. Potevano anche specializzarsi in un ramo ma si occupavano del tutto. Grande insieme di saperi. Questo termine non viene usato sin da subito, conoscono il termine Sofista (sapienti). La prospettiva cambia in futuro da Platone per differenziarsi dalla scuola sofista. Probabilmente sono i pitagorici a usare per primi questo termine. Nel Rinascimento arriva una rivoluzione scientifica che cambia il modo di fare filosofia. Pretendono di avere uno statuto autonomo. Usano metodi nuovi come l’esperimento e non vogliono essere influenzate dalla filosofia che le tiene a freno. L'obiettivo è sempre la ricerca della verità/realtà sia in senso teoretico che pratico usando come metodologia LA RAGIONE (non cerca conferme sperimentali). La ragione può fuorviare ma può anche anticipare vista la mancanza dell’esperimento. Studiare i tentavi dell’uomo ci mostra un percorso, passare attraverso l’errore ci permette di andare avanti. Ci aiuta a capire quali sono i limiti della nostra conoscenza anche scientifica, cerca quello che non sappiamo. Una disciplina che ricerca con la ragione. Amiamo la ricerca di ciò che non si ha. La filosofia presuppone una non sapienza, curiosità e sete di sapere. Platone e Aristotele diranno che la filosofia nasce dalla MERAVIGLIA del mondo ALCUNI RAMI DELLA FILOSOFIA • Teoretica: rami della filosofia che ricerca la verità attraverso i concetti più astratti: ad es. la metafisica • Morale: regole da applicare al modo di vivere compresa la politica. Ramo più pratico e concreto • Logica: ramo di filosofia e matematica, strettamente legate, si cercò anche di unificarle, Regole del corretto ragionamento. Modi corretti di ragionare il pensiero filosofico • Ontologia: studio dell’Essere tuttalpiù sul piano sensibile. Cos'è l’esistenza • Metafisica: oltre la fisica, ciò che non è percepibile (Dio) • Fisica: nell’antichità è lo studio della natura • Gnoseologia: ciò che conosciamo è affidabile? • Estetica: si occupa della bellezza in senso filosofico. Se esistono dei canoni. Un tempo ci si è chiesti se ci fossero dei canoni, come nell’arte. Che cosa fa l’arte • Etica: studio del comportamento umano per vivere bene. Possiamo essere felici in questo modo? • Psicologia: per i greci un ramo della filosofia (psichè=anima) LA NASCITA DELLA FILOSOFIA Nasce in colonie greche e coste della magna Grecia. Arriva ad Atene un decennio dopo. Per motivi commerciali nascono colonie in città giovani in cui mancavano classi aristocratiche (classe conservatrice affezionati alle idee vecchie che hanno dato prestigio alle loro fortune). La classe più presente è la classe mercantile, dinamica che vuole dire la propria, conosco i popoli vicini ciò gli permette di mettere in discussione la propria cultura. Si sposta ad Atene perché c’è più domanda (filosofia atenese di primo livello). L’opinione più diffusa è che sia nata tra il VII e VI sec. A. C. in Grecia anche se non c’è un'opinione unanime. Alcuni studiosi sostengono non sia completamente nuova perché nata altrove a Oriente: Corrente degli orientalisti: sostengono ci sia una presenza a oriente (India, Cina) di discipline di carattere filosofiche come l’induismo, buddismo, taoismo, confucianesimo che hanno al loro interno concetti che assomigliano a dottrine filosofiche occidentali parecchi secoli prima anche se con taglio diverso. Il tema del dolore e della sua gestione, cercare la felicità e relazione con gli altri. Gli orientalisti credono in un punto di contatto con i greci. Forse nata lì la matematica, astronomia, la medicina. Bisogna rivalutare il loro contributo Corrente occidentalista (Grecia): credono che quelle orientali siano correnti minori. Obiezioni: non ci sono riferimenti di veri contatti tra loro, non abbiamo nessun testo antico che testimoni. Loro descrivevano i loro contatti soprattutto nei testi in età ellenistica (ultima fase della cultura greca). Si diffondono miti e voci di questi contatti. Questa è prova, secondo gli studiosi che siano miti e leggende inventate per spostare il baricentro verso oriente. Carlo magno vuole così. Forse propaganda politica. Nonostante i punti di contatto, la filosofia greca fu una innovazione perché quelle orientali erano comunque religiose, quella greca si distacca piano piano dalla religione (fede che si basa su aspetti irrazionali, ha testi sacri dove è scritta la Verità, presenza di sacerdoti). La filosofia non ha testi sacri perché essa dissacra. Gli allievi confutano i loro maestri. C’è dibattito, confronto e critica, polemica. La religione non contempla tutto ciò La natura delle conoscenze orientali differisce dalle greche. La matematica dei greci è anche teorica e non più solo pratica. Ad es. L’astronomia orientale voleva conoscere la posizione per scopi pratici (appoggio o no degli dèi non per la pura conoscenza, teoretica). I Greci vogliono conoscere per il puro amore per il sapere, non esisteva una religione forte, queste avrebbero reso difficile una certa analisi. I sacerdoti erano sottomessi al potere politico. Esiste una certa tolleranza sulla credenza degli Dei, sono presenti culture molto diverse contrariamente alle religioni orientali, c’è una certa tolleranza anche se c’era l’empietà (uomo che non rispetta il culto tradizionale) ma non vale per tutti es. Eraclito, spesso l’accusa è una scusa per punire per motivi politici La Grecia è la prima patria della democrazia a noi nota, potere diffuso e in mano al popolo, questo permette libertà di parola (tutti i maschi adulti avevano diritto di parola) tutti chiamati a pensare e convincere mostrando il ragionamento attraverso strategie di retorica e discussione. Esistono 3 premesse greche: SCUOLA PITAGORICA VI sec a. C. Non è del tutto filosofica ma ha anche caratteristiche della setta religiosa, ha molti segreti e dottrine nascoste che vengono rivelate col procedersi della scuola. Pitagora è considerato un sacerdote. Pitagora VI a.C. molti punti oscuri su vita e dottrine. Vive ne VI a.C. nell’isola di Samos davanti alla costa turca vicino Mileto, altra zona di mercanti. Sembra abbia viaggiato molto in Egitto, Palestina e Persia confrontando le culture. Attorno ai 40 anni si trasferisce a Crotone (magna Grecia) dove fonda la scuola (non più solo di pensiero, gruppo, quasi associazione con maestro e allievi, discepoli). Scuola che assomiglia a setta religiosa. Pitagora veniva venerato come un dio. Ha criteri rigidi di ammissione attraverso un cammino di iniziazione per accedere a dottrine segrete. Gli argomenti erano legati tra loro, connessi alla matematica, forse i primi a dare dignità come scienza ad essa e iniziano a formalizzarla e creare leggi e regole. (teorema di Pitagora anche se potrebbe essere stato attribuitogli). Questo tentativo serviva per dare senso alla vita e all’uomo. Tutto ciò che è vita nell’universo funziona perché è regolato, ordinato e strutturato secondo rapporti numerici: Studiando la volta celeste, sembra tutto caotico ma se studiato diventa ordinato, i pianeti compiono moti attraverso regole armoniche che si scoprono annotando Studiano i rapporti matematici nell’ armonia della musica, questa si determina attraverso rapporti matematici. La matematica è la regola dietro all’armonia dell’universo. Cosmo=ordine La matematica (numero) come Archè. Mentalità ancora presente. Tutto può essere descritto attraverso i numeri. Mentalità occidentale che spiega attraverso i numeri. Intendono i numeri diversamente da noi, per loro non sono ancora dei simboli (cifre), pensavano a entità spaziali non a cifre. Non c'era distinzione tra matematica e geometria ARITMOGEOMETRIA disciplina unica e unita. il numero è qualcosa di spaziale L'1 è un punto nello spazio, 2 come due punti legati da una linea e così via, aggiungendo punti si dà vita a figure geometriche (sfere prisma ecc), per loro i numeri sono materiali. Le differenze tra i numeri si devono riflettere alla realtà. Nello spazio geometrico c’è una lotta tra infino e finito es. Lavagna è infinito, la figura disegnata limita una certa area misurabile, quindi sono limitazioni dell’illimitato, lotta e tensione tra illimitato e limitato. Quando guardano le cifre notano cifre pari e dispari. Tra pari e dispari ci sono differenze che definiscono l’infinito e il finito? Il pari è illimitato perché nella rappresentazione grafica, la retta passa nel mezzo senza fermarsi in alcun punto. Il dispari nello stesso schema hanno l’unità che chiude e ostacola la retta. Idea di finito Il numero 0 non esisteva ancora, non è un numero nello spazio L'1 è un numero parimpari, fuori dalla divisione perché sommato a un qualsiasi numero dà il contrario di esso Il dispari è associato al quadrato, Il pari al rettangolo Il mondo è popolato da contrari (dualismo) Illimitato/infinito, lotta e tensione perenne che determina armonia come dalla tensione della corda e il suono che genera. Richiama gli ionici. LIMITE valenza positiva ILLIMITATA valenza negativa dispari pari CHE COSA È LA FILOSOFIA: Definizioni diverse tra gli autori. Termine usato nell’uso comune. Gestire i sentimenti o adottare una concezione particolare. Filos amante o amico Sofia sapienza o conoscenza Amante della sapienza. Un tempo i filosofi erano amanti della sapienza a tutto tondo. Potevano anche specializzarsi in un ramo ma si occupavano del tutto. Grande insieme di saperi. Questo termine non viene usato sin da subito, conoscono il termine Sofista (sapienti). La prospettiva cambia in futuro da Platone per differenziarsi dalla scuola sofista. Probabilmente sono i pitagorici a usare per primi questo termine. Nel Rinascimento arriva una rivoluzione scientifica che cambia il modo di fare filosofia. Pretendono di avere uno statuto autonomo. Usano metodi nuovi come l’esperimento e non vogliono essere influenzate dalla filosofia che le tiene a freno. L'obiettivo è sempre la ricerca della verità/realtà sia in senso teoretico che pratico usando come metodologia LA RAGIONE (non cerca conferme sperimentali). La ragione può fuorviare ma può anche anticipare vista la mancanza dell’esperimento. Studiare i tentavi dell’uomo ci mostra un percorso, passare attraverso l’errore ci permette di andare avanti. Ci aiuta a capire quali sono i limiti della nostra conoscenza anche scientifica, cerca quello che non sappiamo. Una disciplina che ricerca con la ragione. Amiamo la ricerca di ciò che non si ha. La filosofia presuppone una non sapienza, curiosità e sete di sapere. Platone e Aristotele diranno che la filosofia nasce dalla MERAVIGLIA del mondo ALCUNI RAMI DELLA FILOSOFIA • Teoretica: rami della filosofia che ricerca la verità attraverso i concetti più astratti: ad es. la metafisica • Morale: regole da applicare al modo di vivere compresa la politica. Ramo più pratico e concreto • Logica: ramo di filosofia e matematica, strettamente legate, si cercò anche di unificarle, Regole del corretto ragionamento. Modi corretti di ragionare il pensiero filosofico • Ontologia: studio dell’Essere tuttalpiù sul piano sensibile. Cos'è l’esistenza • Metafisica: oltre la fisica, ciò che non è percepibile (Dio) • Fisica: nell’antichità è lo studio della natura • Gnoseologia: ciò che conosciamo è affidabile? • Estetica: si occupa della bellezza in senso filosofico. Se esistono dei canoni. Un tempo ci si è chiesti se ci fossero dei canoni, come nell’arte. Che cosa fa l’arte • Etica: studio del comportamento umano per vivere bene. Possiamo essere felici in questo modo? • Psicologia: per i greci un ramo della filosofia (psichè=anima) LA NASCITA DELLA FILOSOFIA Nasce in colonie greche e coste della magna Grecia. Arriva ad Atene un decennio dopo. Per motivi commerciali nascono colonie in città giovani in cui mancavano classi aristocratiche (classe conservatrice affezionati alle idee vecchie che hanno dato prestigio alle loro fortune). La classe più presente è la classe mercantile, dinamica che vuole dire la propria, conosco i popoli vicini ciò gli permette di mettere in discussione la propria cultura. Si sposta ad Atene perché c’è più domanda (filosofia atenese di primo livello). L’opinione più diffusa è che sia nata tra il VII e VI sec. A. C. in Grecia anche se non c’è un'opinione unanime. Alcuni studiosi sostengono non sia completamente nuova perché nata altrove a Oriente: Corrente degli orientalisti: sostengono ci sia una presenza a oriente (India, Cina) di discipline di carattere filosofiche come l’induismo, buddismo, taoismo, confucianesimo che hanno al loro interno concetti che assomigliano a dottrine filosofiche occidentali parecchi secoli prima anche se con taglio diverso. Il tema del dolore e della sua gestione, cercare la felicità e relazione con gli altri. Gli orientalisti credono in un punto di contatto con i greci. Forse nata lì la matematica, astronomia, la medicina. Bisogna rivalutare il loro contributo Corrente occidentalista (Grecia): credono che quelle orientali siano correnti minori. Obiezioni: non ci sono riferimenti di veri contatti tra loro, non abbiamo nessun testo antico che testimoni. Loro descrivevano i loro contatti soprattutto nei testi in età ellenistica (ultima fase della cultura greca). Si diffondono miti e voci di questi contatti. Questa è prova, secondo gli studiosi che siano miti e leggende inventate per spostare il baricentro verso oriente. Carlo magno vuole così. Forse propaganda politica. Nonostante i punti di contatto, la filosofia greca fu una innovazione perché quelle orientali erano comunque religiose, quella greca si distacca piano piano dalla religione (fede che si basa su aspetti irrazionali, ha testi sacri dove è scritta la Verità, presenza di sacerdoti). La filosofia non ha testi sacri perché essa dissacra. Gli allievi confutano i loro maestri. C’è dibattito, confronto e critica, polemica. La religione non contempla tutto ciò La natura delle conoscenze orientali differisce dalle greche. La matematica dei greci è anche teorica e non più solo pratica. Ad es. L’astronomia orientale voleva conoscere la posizione per scopi pratici (appoggio o no degli dèi non per la pura conoscenza, teoretica). I Greci vogliono conoscere per il puro amore per il sapere, non esisteva una religione forte, queste avrebbero reso difficile una certa analisi. I sacerdoti erano sottomessi al potere politico. Esiste una certa tolleranza sulla credenza degli Dei, sono presenti culture molto diverse contrariamente alle religioni orientali, c’è una certa tolleranza anche se c’era l’empietà (uomo che non rispetta il culto tradizionale) ma non vale per tutti es. Eraclito, spesso l’accusa è una scusa per punire per motivi politici La Grecia è la prima patria della democrazia a noi nota, potere diffuso e in mano al popolo, questo permette libertà di parola (tutti i maschi adulti avevano diritto di parola) tutti chiamati a pensare e convincere mostrando il ragionamento attraverso strategie di retorica e discussione. Esistono 3 premesse greche: SCUOLA PITAGORICA VI sec a. C. Non è del tutto filosofica ma ha anche caratteristiche della setta religiosa, ha molti segreti e dottrine nascoste che vengono rivelate col procedersi della scuola. Pitagora è considerato un sacerdote. Pitagora VI a.C. molti punti oscuri su vita e dottrine. Vive ne VI a.C. nell’isola di Samos davanti alla costa turca vicino Mileto, altra zona di mercanti. Sembra abbia viaggiato molto in Egitto, Palestina e Persia confrontando le culture. Attorno ai 40 anni si trasferisce a Crotone (magna Grecia) dove fonda la scuola (non più solo di pensiero, gruppo, quasi associazione con maestro e allievi, discepoli). Scuola che assomiglia a setta religiosa. Pitagora veniva venerato come un dio. Ha criteri rigidi di ammissione attraverso un cammino di iniziazione per accedere a dottrine segrete. Gli argomenti erano legati tra loro, connessi alla matematica, forse i primi a dare dignità come scienza ad essa e iniziano a formalizzarla e creare leggi e regole. (teorema di Pitagora anche se potrebbe essere stato attribuitogli). Questo tentativo serviva per dare senso alla vita e all’uomo. Tutto ciò che è vita nell’universo funziona perché è regolato, ordinato e strutturato secondo rapporti numerici: Studiando la volta celeste, sembra tutto caotico ma se studiato diventa ordinato, i pianeti compiono moti attraverso regole armoniche che si scoprono annotando Studiano i rapporti matematici nell’ armonia della musica, questa si determina attraverso rapporti matematici. La matematica è la regola dietro all’armonia dell’universo. Cosmo=ordine La matematica (numero) come Archè. Mentalità ancora presente. Tutto può essere descritto attraverso i numeri. Mentalità occidentale che spiega attraverso i numeri. Intendono i numeri diversamente da noi, per loro non sono ancora dei simboli (cifre), pensavano a entità spaziali non a cifre. Non c'era distinzione tra matematica e geometria ARITMOGEOMETRIA disciplina unica e unita. il numero è qualcosa di spaziale L'1 è un punto nello spazio, 2 come due punti legati da una linea e così via, aggiungendo punti si dà vita a figure geometriche (sfere prisma ecc), per loro i numeri sono materiali. Le differenze tra i numeri si devono riflettere alla realtà. Nello spazio geometrico c’è una lotta tra infino e finito es. Lavagna è infinito, la figura disegnata limita una certa area misurabile, quindi sono limitazioni dell’illimitato, lotta e tensione tra illimitato e limitato. Quando guardano le cifre notano cifre pari e dispari. Tra pari e dispari ci sono differenze che definiscono l’infinito e il finito? Il pari è illimitato perché nella rappresentazione grafica, la retta passa nel mezzo senza fermarsi in alcun punto. Il dispari nello stesso schema hanno l’unità che chiude e ostacola la retta. Idea di finito Il numero 0 non esisteva ancora, non è un numero nello spazio L'1 è un numero parimpari, fuori dalla divisione perché sommato a un qualsiasi numero dà il contrario di esso Il dispari è associato al quadrato, Il pari al rettangolo Il mondo è popolato da contrari (dualismo) Illimitato/infinito, lotta e tensione perenne che determina armonia come dalla tensione della corda e il suono che genera. Richiama gli ionici. LIMITE valenza positiva ILLIMITATA valenza negativa dispari pari quadrato rettangolo maschio Femmina (passiva, ricevente il seme) Luce (delimita le figure= tenebra bene male Unità Molteplice destra Sinistra quiete Movimento retta Curva Queste opposizioni sono in armonia. Il numero 10 è considerato un numero speciale, sacro (TETRADE), all’inizio fanno giuramento su essa per poter entrare nella scuola La tetrade ricorre nelle teorie astronomiche, teorizzano 10 corpi celesti: 1. Sfera delle stelle fisse 2. 5 pianeti 3. Terra 4. Luna 5. Sole 6. Anti-terra Bisogna menzionare due filosofi pitagorici per le loro idee innovative che però restano minoritarie nel periodo: Filolao Primo a parlare di sfericità dei pianeti in quanto figura armoniosa Tutti i pianeti girano attorno a un fuoco centrale (non sole), per la prima volta si parla di moto della terra Aristarco di Samo III Parla di eliocentrismo, piazza il sole al centro e la terra compie anche un giro su stessa oltre quello intorno ad esso ma rimane una teoria minore. La terra emetteva un suono (musica dell’universo) compiendo il moto, suoni in armonia tra loro basati su rapporti matematici. L'uomo che vive bene è colui che è limitato, armonioso e misurato nelle passioni sulle quali domina la ragione. Questo si ritrova nella principale dottrina legata all’uomo che è di tipo religiosa: METEMPSICOSI Ciclo di reincarnazione dell’anima volta alla purificazione. Credenza proveniente da miti orfici. L'anima presente nell’uomo è immortale e si reincarna in un altro corpo (uomo, animale, pianta) a seconda del percorso di vita fatta. Se vissuta nel bene e nella virtù è probabile che si reincarà in un uomo migliore ma se si è abbruttita con vizi e passioni, si reincarnerà in esseri inferiori. Svalutazione del corpo sede di passioni e impudicizie e rivalutazione dell’anima. Corpo come gabbia dell’anima. Il corpo è male, l’anima è bene. Il ciclo può essere punitivo e di uscita, può Verità e opinioni: immagina un viaggio ed arriva al cospetto della dea Dike e comunica con lei, lei spiega che per conoscere ci sono due vie: Via della verità (aletheia): si basa sulla ragione, situazioni in cui si usa solo la ragione (2piu 2 fa 4) Via dell’opinione (doxa): sui sensi (gusto freddo ecc.…) non si arriva a verità solide Il filosofo non dovrà seguire la via dell’opinione ma la via della verità, tramite questa vuole arrivare alla via dell’essere, non indaga gli elementi ma preferisce indagare l’essere in quanto ciò che è, l’unione di tutti gli elementi. Usa la metodologia della ragione con la quale si può capire tutto. Pensa ci sia una corrispondenza tra pensiero e l’essere. Pensa che la realtà sia assolutamente razionale (come le regole della matematica sulla realtà) Essere: ciò che è, il non essere è ciò che non è, se è vero questo possiamo dire che: L’ESSERE È E NON PUO’ NON ESSERE, IL NON ESSERE NON È E NON PUO’ NON ESSERE. L'essere esiste e non può non esistere e se potesse non esistere non sarebbe essere, il non essere non può essere, altrimenti non sarebbe non essere. Prima verità sull’essere. Questi ragionamenti si basano su due principi scoperti poi da Aristotele 1. Il principio di identità: ogni cosa è uguale a stessa (A = A) 2. il principio di non contraddizione: ogni cosa non può essere contemporaneamente un'altra cosa. (A diverso B) Queste due strade si allontanano sempre di più perché i sensi ci dicono che il non essere esiste. Tutto ciò che cambia, sembra passare dall'essere al non essere nella vita sensibile quindi Parmenide deve compire una serie di ragionamenti logici per arrivare a definire L’Essere: 1. INGENERATO: non può esserlo perché implicherebbe il non essere prima 2. IMPERITURO (ETERNO) perché se finisse diventerebbe non essere 3. IMMOBILE perché il movimento implicherebbe il non essere nel punto dal quale si sposta 4. UNICO non può essere molteplice perché tra le cose bisognerebbe implicare il non essere 5. INDIVISIBILE perché per dividerlo bisognerebbe mettere il non essere tra le cose 6. OMOGENEO perché se non lo fosse bisognerebbe mettere il non essere nelle parti in cui c'è meno essere es. Della torta 7. FINITO considera l’infinito come l’imperfetto 8. SFERICA figura percorribile infinite volte 9. NECESSARIO: SI può verificare in un solo modo possibile vista la logica applicata La sfera era la forma perfetta per i greci. L'essere non contempla il divenire. Tutto ciò che a noi sembra accadere attraverso i sensi è un’illusione perché l’essere non può morire, in questo modo divento immortale. La vita esperienziale è un inganno, la ragione ci dice che tutto è essere. Nella seconda parte del poema sembra smussarsi per cercare forse una via di contatto tra le due strade. Zenone di Elea 490 a.C. i paradossi Argomenti a difesa del maestro Parmenide e forse suo amante (amarastia: rapporti di natura omosessuale tra allievo e maestro). Muore in circostanze tragiche (congiure verso un tiranno). Difende tutte le idee controintuitive di Parmenide dai pitagorici che non pensavano a un unico essere o i seguaci di Eraclito (panta rei) Metodologia: (il primo ad usarla) in maniera approfondita ragionamento per assurdo (invece di dimostrare la tesi provo a confutarla dopodiché provo a fare passaggi deduttivi che posso arrivare a una contraddizione che conferma la tesi di partenza) Padre della dialettica (strumento per arrivare a verità in cui c’è uno scontro di diverse letture del mondo, il movimento di idee dal quale arriva una verità). Paradosso movimento (dicotomia): parte dall’accettare che il movimento esista, quindi, pone il caso ci si sposti da A a B, la retta che c’è nel mezzo è divisibile infinite volte ed è composto da infiniti punti, pertanto, come ci può essere un movimento che abbia fine in uno spazio infinito? Si arriva all’assurdo quindi conferma della tesi di origine. Paradosso Achille e la tartaruga, Achille non sorpasserà mai la tartaruga perché quest’ultima avrà compiuto sempre un minimo passo avanti (solo nella logica) Paradosso della freccia: quando scocco una freccia posso frazionare l’immagine vedendo la freccia ferma in diversi (”fotogrammi” quindi la somma di tante sommità. per cui se è ferma quindi = 0, la loro somma darebbe sempre 0 Sulla molteplicità: Paradosso 1: Si presuppone che le cose siano un numero finito ma se sono diverse vuol dire che in mezzo c’è qualcos’altro, lui sostiene che tra le cose ci sono infinite cose quindi paradosso. Zenone, come il maestro presuppongono che la ragione sia lo specchio della realtà e in effetti nonostante l’apparente assurdità non abbiamo la certezza che la realtà sia come la percepiamo con i sensi. Melisso di Samo Anticipatore di alcune correnti come i pluralisti. Allievo di Parmenide, nativo di Samo, non si conosce molto sulla vita, forse era un marinaio militare, forse condottiero dei mari. Si interroga sull’essere e sulla sua natura. Melisso afferma che l’essere è • Ingenerato: per gli stessi motivi di Parmenide, • incorruttibile e immutabile (nemmeno di un capello) quindi non soggetto al divenire perché finirebbe nel nulla. • Infinito: Inserisce il concetto che sia infinito nello spazio perché sennò ci sarebbe un aldilà e un aldiquà, questa caratteristica nascono altri concetti come... • Unico: se ci fossero due infiniti, questi si limiterebbero l’uno con l’altro, pertanto, deve essere anche privo di parti perché la somma di esse lo renderebbero molteplice • Incorporeo: se privo di parti che costituiscono i corpi, l’essere non ha corpo, affermazione che lascia dei dubbi ai grandi filosofi del tempo facendo aprire dei dibattitti sul significato. La rottura evidente dal maestro Parmenide riguarda l’infinità dell’essere (per Parmenide l’essere è finito ma infintamente percorribile, la sfera). Parmenide e Melisso concepiscono il finito e l‘infinito in modo diverso. Parmenide pensava all’infinità come uno stato fuori dal tempo e l’essere fuori dallo spazio. Melisso concepisce l’infinità come l’occupazione dello spazio nel tempo e l’essere che occupi lo spazio. Melisso si allontana da Parmenide nel cominciare a parlare di molteplicità possibile alla logica, (la posso pensare). Non possono esserci una molteplicità di esseri infiniti. Questo apre una porta ai pluralisti e soprattutto a Platone. Melisso inizia a concepire la diversità (se A non è B, vuol dire che A è semplicemente diverso da B). I FISICI PLURALISTI (EMPEDOCLE, ANASSAGORA, DEMOCRITO) Tentano di raccordare (sintesi) i pensieri contrapposti di Parmenide ed Eraclito, prima evoluzione rispetto al passato. Perché In entrambi c'è verità Deve esserci qualcosa di eterno ma allo stesso tempo vediamo le cose in divenire. I sensi ci dicono che le cose cambiano Il compromesso è che tutte le che cose che cambiano sono fatte da cose che sono mutabili nel tempo ma i componenti costitutivi non cambiano, quindi dall’aggregazione di più elementi. Base moderna della biologia (i neutroni e molecole non scompaiono ma l’aggregazione costituisce organismi che mutano nel tempo). L’aggregarsi e il disgregarsi compongono le cose Empedocle di Agrigento Passa la sua vita ad Agrigento (484 a C) diventa importante e pare sia un democratico, uomo politico importante che rifiuta il comando per dedicarsi agli studi. Si dice sia stato esiliato alla fine della vita politica in Peloponneso Allievo del figlio di Pitagora Filosofo, medico e mago. Si dice sapesse far resuscitare le anime e considerato un curatore. Abbiamo pochi frammenti delle sue due opere chiamate: SULLA NATURA: dove si trova la dottrina filosofica, dove tenta la fusione delle teorie parmenidee e eraclitee, di carattere filosofico cosmologico. In questo cammino verso la conoscenza abbiamo bisogno di tutti gi strumenti quindi dei sensi. Dobbiamo comprendere che il divenire e l’immutabile siano due facce della stessa medaglia. Ricorre quindi alla teoria delle 4 radici: Tutte le cose sono formate dagli “elementi” (termine dato da Platone più avanti) costitutivi 1. ARIA 2. TERRA 3. ACQUA 4. FUOCO La conoscenza: Democrito dice che i sensi sbagliano e sono ingannevoli ma secondo lui non si può escluderli quindi vanno studiati e messi al vaglio della ragione. Usare i sensi significa utilizzare il flusso del contatto degli atomi che si trasformano in percezione sensibile che informano l’anima (l’anima è un insieme di atomi che riceve le informazioni attraverso i pori), li chiama atomi psichici. Conclusioni innovative: secondo Democrito bisogna differire tra verità oggettive (misurabili) e soggettive (queste dipendono anche dai pori riceventi). L’anima è la chiave del pensiero, quando moriamo, muore anche l’anima perché corporea anche essa, gli atomi dell’anima si disgregano e si riaggregano in altro. Anche gli dèi sono fatti di atomi ma non hanno creato nulla, tutta la vita sulla terra non ha ricevuto nulla dagli dèi, l’uomo nato dall’acqua e solo grazie al progresso è riuscito ad evolversi da selvaggio a civilizzato. Gli uomini non c’entrano nulla con gli dèi, le società nascono per difendersi dai pericoli e questo li ha stimolati ad una civiltà. Anche la religione ha origine umana cercando riparo nelle divinità, nata dalla paura umana, quindi, non ha senso di per sé. La felicità si raggiunge attraverso una vita equilibrata, perseguire ciò che è più nobile anche attraverso uno sforzo, felicità cmq terrena. Questa non è ancora una morale sociale ma individuale, non ancora politica anche se il singolo deve andare controcorrente diventando cittadino del mondo non solo delle polis. LA FILOSOFIA DEI SOFISTI Scuola che si sviluppa ad Atene. 489 battaglia di maratona 480 battaglia di salamina Atene vince le battaglie e vive un periodo di splendore. Pericle sale al potere e la rende grande, personaggio comunque controverso. Si rivela un fare imperialista con la sua politica aggressiva estera, segna punti di modernità culturale e politica. Attira ad Atene filosofi ed intellettuali permettendo incontri di menti e dialettica. Questa viene definita l’età classica dell’antica Grecia. Si rafforza la democrazia, Atene diventa la culla di questa nuova forma di governo, le conseguenze erano il prevalere dell’interesse pubblico, remunerazione politica, ci fu propaganda sulla gloria di Atene. I cittadini avevano diritto di voto quindi anche non potendo assumerne le cariche, tutti posso giudicarla. I maestri iniziano a informare i cittadini per poterli rendere competenti al ruolo a cui vengono chiamati, vengono affinati discorsi avvincenti e argomentati, arrivano maestri ad Atene, (i sofisti) a pagamento che insegnino a fare politica, aspetto innovativo. Nel mondo greco antico era peccaminoso vendere il sapere (prostituto) quindi i sofisti vennero definiti in tale modo. I sofisti erano considerati una minaccia per l’aristocrazia come i cittadini istruiti alla politica nuova. Questo clima cambia gli argomenti da fisici come i precedenti e mettono al centro l’uomo che vive in società, in relazione con altri uomini. Uomo sociale. Polis. La filosofia precedente era arrivata a un punto morto con i fisici pluralisti. La physis e il naturalismo diventano un argomento del tutto secondario. Retorica: studio di come si struttura un discorso convincente per avere la meglio nelle dispute, a prescindere dalla bontà della propria intenzione, capiscono che arma sia la parola. La retorica verrà usata per rendere forte un discorso debole. questo porta al relativismo Relativismo: concezione filosofica secondo la quale non esiste una verità assoluta, ma esistono verità relative, dipendono dalla prospettiva dell’osservatore, anche sulle regole morali, si discute siano relative anche nel periodo e nel contesto, morale figlia dei suoi tempi (pederastia ad es.). la religione non la pensa così+, le leggi sono eterne. Emerge nella filosofia sofista perché dimostra vera qualsiasi cosa. Si gioca sul punto di vista. Diventa un'abilità da applicare in tutti i campi. I sofisti elaborano degli esercizi con la dimostrazione dei contrari su un tema come nella scuola di Protagora (antilogie, creare discorsi contrastanti, ragionamenti doppi). Si sviluppano diversi relativismi Relativismo etico: norme di comportamento Relativismo religioso: pensano che gli dèi greci non siano per forza veri ma forse una credenza valida come altre culture ne hanno altre, i sofisti saranno agnostici o atei Relativismo convenzionalista: il linguaggio è stato inventato o stato scoperto? Loro tendono per l’invenzione umana quindi un linguaggio inventato per esigenza di comunicare. Frutto di convenzione umana I sofisti insegnavano a tutto tondo non solo retorica, i maestri hanno una coltura multipla per poter argomentare. Questo li rende ancora più nemici dell’aristocrazia, cambia il tipo di educazione in Grecia che era tipo fisica e arte militare e formazione sui grandi poemi omerici, rivolta ai maschi aristocratici. I sofisti insegnano a chiunque, adulti e chiunque possa pagare. Diventa una cultura stimolante e attenta ad altre culture. Fino a quel momento si considerava che la virtù non si potesse insegnare ma tirata fuori da chi ce l’ha, i sofisti sostengono che le virtù si possano insegnare e sviluppare. La formazione passa attraverso un formatore. L'educazione nasce e si sviluppa in quel momento anche se finalizzata alla politica (paideia- pedagogia) Si sviluppa una cultura enciclopedica, infarinatura di tanti saperi diversi e fusi tra loro, tutti i saperi hanno pari dignità. Si racconta di un mito chiamato IL Protagora (epimeteo e prometeo): erano fratelli, titani a cui gli dèi diedero incarico di popolare la terra. Epimeteo diede strumenti agli animali per sopravvivere come artigli e gambe veloci, si dimenticò degli uomini, Prometeo decise di donare fuoco e conoscenza tecnica agli uomini, poi fu punito dagli dèi per il furto. Zeus vide il mondo abitato ma gli uomini erano soli reincaricò Ermes che di risolvere il problema, questo gli portò giustizia e rispetto, virtù per creare unioni, questo fa nascere le polis. I sofisti sostengono che le conoscenze e abilità vengono distribuite in modi diversi, ma Ermes distribuì i suoi doni in egual misura (virtù politiche). Quindi non tutti possono guidare un paese ma tutti possono giudicare, la politica sarà per tutti perché è compito di tutti. Si sviluppano due ondate di sofisti una Protagora e Gorgia e poi Platone. Il termine Sofista assume una concezione negativa anche ai nostri tempi Protagora V sec 490 411 l’uomo che misura Grande esponente della sofistica. Vita: nasce ad Abdera città di Democrito, viaggia e si sposta e si ferma ad Atene in diverse occasioni, si metteva a servizio di chi aveva i diritti, amico di Pericle, gli fu chiesto di scrivere la costituzione di Turi, città fuori da Atene, stimato dai potenti di Atene fino alla caduta di Pericle; quindi, subì un processo per empietà dai nemici, usato come pretesto per scopi politici. Venne condannato all’esilio in modo definitivo perché muore sulla nave dell’esilio. Le opere sono probabilmente una ricostruzione dei suoi allievi Filosofia: l’uomo è misura di tutte le cose... l’uomo è il metro di misura che misura tutte le cose, l’uomo misura la realtà attraverso la propria capacità di valutazione, valutiamo e giudichiamo usando noi stessi come scala di valori, noi siamo mente e corpo Di quelle cose che sono in quanto sono e non sono in quanto non sono... a differenza di Parmenide in cui non c’entra nulla l’uomo ma pensa all’essere come verità assoluta. Protagora mette l’uomo a giudicare, non è più trascendentale l’essere, la legge guida, è radicata e dipende da me, questa è definita Verità relativa. Cambio di prospettiva radicale da Parmenide, per il quale tutto dipendeva dalla logica. L'uomo per Protagora è inteso come singolo individuo? Relativismo estremo, umanità? Comunità della polis? Ora quello che importa è l’uomo, la verità la misuriamo noi. Protagora sostiene che il mezzo principale per dominare e conoscere il mondo sono i sensi, al contrario di Parmenide, anche se i sensi non poco affidabili questi valgono in virtù del fatto che esistono più verità e non un’unica verità assoluta come ricercavano i vecchi filosofi. Secondo Protagora le ragioni hanno tutte un loro senso, sono opinioni e non verità assolute. Rivalutazione dell’opinione. L'oggetto di studio non è più l’essere o l'archè perché ciò che va oltre i sensi non può essere precipito; quindi, lui e i sofisti si occupano della vita umana, politica, convivenza e società, che sono realtà esperienziali che possiamo percepire. Si sviluppano tre concetti fondamentali 1. Umanismo: mette al centro l’uomo, punto di baricentro, non una ragione sovraumana 2. Fenomenismo: ciò che appare, un evento che si mostra, atteggiamento filosofico che vuole studiare solo ciò che appare, quello che appare è la stessa verità quindi è tutto, l’ultima realtà a cui mi devo affidare 3. Relativismo: non esistono verità assolute ma che variano, non eterne In campo religioso erano idee molto pericolose, abbiamo una frase di Protagora che sembra identificarlo come agnostico, Non sa pronunciarsi sull’esistenza degli dèi, gli dèi vanno oltre il fenomeno quindi non sa pronunciarsi Protagora era bravo a rendere forte un discorso debole grazie alle abilità retoriche. Questo relativismo rendeva difficile la condivisione di leggi comuni quindi si rischiava l’anarchia, in Grecia l’idea di polis era molto forte quindi tentò di spiegare il suo punto di vista con l’idea di CONDIZIONI PREFERIBILI (nella parità delle opinioni se ne possono preferire alcune, quella detta di chi sta bene o che ci darà la migliore condizione possibile per noi e la comunità). Possiamo avere dei criteri di scelta in base a una morale che equilibra il bene individuale e quella collettiva. Principio morale debole, regola non data da un logos ma una scelta arbitraria. Il filosofo diventa Propagandista dell’utile, lui insegna alle persone cosa sia utile per il bene proprio e degli altri, attraverso la retorica. Questo è un compito nuovo Virtù: non sono più quelle ispirate agli dèi greci (forza, astuzia ecc..) ma la GIUSTIZIA Gorgia 480 371 V e la retorica Grande protagonista della sofistica, non compreso, si pensava a lui come un disturbatore, gusto sarcastico ma sembra piuttosto moderno. Vita: nativo di Lentini, Sicilia, luogo importante della magna Grecia. Viaggiò e fu un grande retore e parlatore. Visse ad Atene e difese la sua città nativa in quanto ambasciatore. Il suo principale bersaglio fu la scuola eleatica. Forse allievo di Empedocle. Socrate introduzione: Per molto tempo considerato colui che svolta il modo di fare filosofia. Abbiamo il problema delle fonti perché Socrate non scrisse mai nulla per sua scelta, fece filosofia col dialogo. Si riallaccia alla tradizione greca che pensa alla parola, uno strumento superiore alla scrittura che cementa e fissa il pensiero. Il pensiero deve essere sempre dinamico, ottenibile solo col dialogo. Ci affidiamo a delle fonti indirette. Questo porta al problema dell’attendibilità delle fonti (tema sul quale non c’era grande attenzione all’epoca). Platone dirà che Socrate ammetterà di non essere amato dagli Ateniesi. Dira di sé stesso che è considerato un tafano, dirà che il suo compito è quello di punzecchiare e lo fa per fare filosofia. Si dice fosse anche brutto Vita: nasce ad Atene e vive li, ed è strettamente legato alla sua città, figlio di Ateniesi, la madre Fenarete, fa la levatrice, Socrate si ispirerà al lavoro della madre. Socrate combatterà fuori da Atene, si sposa con Santippe famosa per essere molto burbera perché il marito passava molto tempo fuori per fare filosofia e la moglie viene rappresentata burbera dal marito. Narrazione di filosofo sempre fuori dal contesto (testa fra le nuvole) Filosofia: si occupa di polis, l’uomo, l’etica e la morale. Si tiene lontano dall’attivismo diretto in politica. Le fonti principali: 1. Scritti di Platone (considerata la fonte più attendibile), allievo di Socrate, scrive molto e questi sono strutturati in modo che Socrate sarà il personaggio principale. Nasce la domanda: qual è il Socrate vero o inventato da Platone? L'opinione più accettata è che gli scritti giovanili siano più fedeli al vero Socrate, negli scritti di Platone adulto invece, siano i suoi pensieri messi in bocca a Socrate. 2. Aristofane: scrittore commediografo famoso ad Atene, è un avversario di Socrate, aristocratico e conservatore, scrive la commedia “le nuvole" mentre Socrate è ancora vivo oppure la “Lisistrata”. Questo ritratto di Socrate si ritiene falsato. La trama delle nuvole: Strepsiade padre contadino e fidippide figlio, attanagliati dai debiti cerca una strategia per liberarsi da questi, si accorge che in filosofia esistono i retori sofisti e manda il figlio in questa scuola per imparere le strategie, del dialogo per avere la meglio, ma il figlio non vuole e ci va lui. Arriva al pensatoio dove trova colleghi che parlano di cose insulse fino a quando incontra Socrate sceso da un cesto dall’alto che utilizzava per osservare le stelle ma inizia a fare discorsi senza fondamento. Anche il figlio si avvicina alla scuola a imparare la retorica e riescono a scacciare i creditori fino a quando il figlio inizia a bastonare il padre e usa la retorica per avere la meglio anche in questo caso. Il padre torna alla scuola per dare fuoco al pensatoio dei sofisti. Questo è indicativo della posizione che viveva Socrate al tempo, portatore di discorsi nuovi e pericolosi. Viene visto come un sofista 3. Aristotele e altri, fonti posteriori quindi di terza mano affidabili nella misura in cui vengono messe a confronto con i precedenti commentatori. Probabilmente la metodologia di Socrate portava effettivamente un’ambiguità delle sue idee, la sua verità camminava a seconda del contesto. La verità va trovata, possibile che convivessero tra loro idee contrastanti. Anche le interpretazioni sono in divenire come le sue influenze su altre scuole. Questo è un effetto della sua metodologia. Il suo rapporto coi sofisti fa nascere il dibattito ma si pensa che ci sia un contatto con i sofisti che però lui supera: Si/no sofista: attenzione alla poli/città l’uomo/relazioni no physis, appoggia il pensiero di Protagora ma rifiuta il relativismo, anticonformismo (essenziale mettersi in discussione), parla, utilizza la dialettica ma non vuole prevalere, il suo intento è la ricerca e l’indagine della verità. Socrate non si fa pagare Socrate e il suo metodo Come si fa a diventare sapienti? Si parte dalla domanda di Cherefonte su chi è l’uomo più sapiente, l’oracolo di Delfi risponde che è Socrate. Socrate si stranisce e si pone l’obiettivo di indagare la risposta. Lo fa interrogando le persone scendendo in strada e si rivolge ai più sapienti politici, avvocati, giuristi e scienziati, tutte queste domande hanno sempre un esito simile, la profonda indagine porta sempre a un punto morto e accade ad ogni livello. I grandi sapienti sanno definire le grandi cose ma peccano delle basi. I sapienti sanno cose secondarie rispetto alle fondamenta, sono in realtà ignoranti. Lui si definisce un ignorante ma indagando i sapienti che credono di sapere ogni cosa, scopre che lui sa una cosa più degli altri cioè che è ignorante. Lui elogia l’atteggiamento dell’ignorante non l’ignoranza, non i finti sapienti che credono di sapere ogni cosa. Questo atteggiamento spinge a cercare la sapienza, non accontentarsi di ciò che si crede di sapere. L’atteggiamento del filosofo è quello dell’ignorante assetato del sapere. Come l’amore è il desiderio di quello che non si ha dirà Platone. Per Socrate la filosofia è la ricerca delle risposte, l’atteggiamento, motivo per cui non mette per iscritto perché diventerebbero verità statiche, le verità devono muoversi. Socrate ha bisogno degli altri come polis per la ricerca della verità, fondamentale il dialogo. La scrittura è un lavoro individuale di introspezione. Il compito di Socrate vuole essere aiutare gli altri a mettersi in dubbio. Socrate non vende certezze ma insinua il dubbio, motivo per cui, viene odiato dagli ateniesi. Questa metodologia porta ad accantonare gli argomenti della physis e mettere al centro l’uomo e la polis. Fase dell’ironia: “finzione” si finge ignorante su una questione, ad es. Tu credi in Dio? Lui si finge ignorante e continua a chiedere il perché delle cose, fa domande brevi (brachilogia) che le rende più difficili, arriva il momento in cui l’interlocutore non saprà più rispondere, lo scopo è demolire la certezza del sapere. Aristotele lo definirà il primo scopritore del concetto (ti esti = che cos’è) Maieutica: l’arte di far partorire le donne, allo stesso modo porto l’interlocutore a partorire nuove idee con la sua stessa intelligenza. Le anime sono gravide di idee. Io aiuto a partorire le idee ma io sono sterile, cioè lui non dà le sue verità ma aiuta a trovarne. Socrate è un'auto educatore e non un insegnate Conclusioni: Socrate è sostenitore di una verità comune, cioè tenta di tirare fuori le idee altrui ma per arrivare tramite un dialogo a fare un passo condiviso. Le verità superficiali posso differire ma nel profondo ci sono verità condivise, questo supera il relativismo Si presenta il problema di arrivare a una verità condivisa non sempre facile, questo porta ancora alla ricerca e l’ammissione di essere nuovamente manchevoli. I dialoghi di Socrate sono aporetici quindi restano aperti Parla principalmente di virtù: capisce cosa è il bene e male cercandolo nell’umanità. Secondo lui la virtù è la sapienza (intende ricerca come chiave per agire) che ti porta a sapere come comportarsi Socrate etica, demone anima Come dobbiamo vivere una volta partorite le idee? Il metodo si fonda sul conosci te stesso: abbi coscienza dei tuoi limiti mettendo da parte le proprie vanità, guardati dentro perché è lì che c’è la verità, ricerca fatta anche con gli altri (dentro di noi ci sono i mezzi per conoscere la verità più fondata) questo è ancora più fondato nell’ambito morale, per lui la virtù è la sapienza in quanto capacità di mettersi in discussione per poter cercare dentro di sé e con gli altri una verità condivisa, questo solo può portare a una vita virtuosa, la non sapienza ci porta ad accontentarci di quello che ci dicono. Virtù dell’anima connessa alla capacità di ragionare, la bellezza dell’anima. L’anima bella è un’anima che agisce in maniera razionale ad. Es. Senza la paura. La virtù non può essere insegnata ma ricercata, la conoscenza del bene e del male l Le persone virtuose ragionano e poi agiscono ricercando lo scopo innato dell’umanità che è il bene (comportamento umano “eudemonismo”, ricerca finalizzata alla felicità) allora perché esistono persone che fanno il male? Secondo lui queste non lo fanno volontariamente ad es. Il ladro sta facendo il suo bene in primis, male agli altri è un male minore, semplicemente non sanno fare le giuste valutazioni tra conseguenze del bene e male individuale e collettivo. Il problema del male è l’ignoranza del bene. Socrate crede che con una buona filosofia e educazione si potrebbe appunto educare al bene. Visione criticata Conseguenze e critiche • Aristotele lo accusa di intellettualismo etico: riduce tutta l’etica a una faccenda intellettuale legata alla ragione, lui sostiene che ci sono anche sentimenti come la passione e la volontà, insomma Socrate semplifica troppo le cose, • Formalismo e relativismo: non ci dice come agire ma semplicemente di scavare dentro di sé e ci lascia al libero arbitrio che può essere troppo relativo. Socrate però pensa che scavando si possano raggiungere verità condivise e non relative Morale sociale e politica, importante raggiungere anche un bene condiviso con il confronto, alla base della dignità umana. “È meglio subire il male piuttosto che commetterlo”, nel subire non commettiamo noi il male quindi non ci condanniamo all’infelicità. Nel processo che subisce racconta che per tutta la sua vita in momenti in cui doveva scegliere sentiva una voce interiore che gli diceva cosa NON fare, questa deriva da un demone interiore. Il demone era un’entità di mezzo tra uomini (genio) e dèi che poteva parlare agli uomini, c’è chi sostiene sia la coscienza, altri pensano agli dèi, il demone parla ma la scelta è sempre di Socrate, quindi scelta umana e non divina. Socrate lascia pensare che sia un qualcos'altro che accordi una morale divina e umana. Questo apre altre due questioni: Vita dopo la morte: non si sa bene il suo pensiero, nel Fedone di Pitagora si avvicina alla metempsicosi ma c’è dibattito, nell’apologia di Platone, Socrate parla dell’anima ai suoi discepoli dicendo di non sapere cosa ci sia dopo la morte, ipotizza due possibilità: sogno Aristippo di Cirene (regione della Libia), socratici minori. Si reca in Grecia a 19 anni (416 ac) per un’olimpiade, sente parlare di Socrate e segue la scuola, amico di Platone, segue anche Protagora. Prende gli insegnamenti della virtù e li unisce a quelli dei sensi di Protagora e lo portano ad una filosofia pratica per la vita quotidiana. Si riduce a una morale edonistica, la felicità deriva da un’esperienza sensoriale, il piacere è ciò che ci porta alla felicita quindi è virtù, ciò che è piacevole per me senza capire quale sia per tutti, individualismo estremo. Per lui la virtù non deve guardare al passato o al futuro che non esistono ma deve riferirsi al momento presente, si considera come anticipatore del carpe diem. Il piacere è al centro, il piacere fatto dalle piccole gioie (il piacere dinamico di Epicuro). Parla di piccole gioie quotidiane e non quelle smodate che sa apprezzare le cose che si hanno (un buon caffè, passeggiata, risata con gli amici) Edonismo controllato. “Posseggo ma non sono posseduto”, non devo diventare schiavo del piacere, un piacere libero. Ancora filosofia di contenimento. Anche Aristippo dice che il filosofo deve essere autonomo e bastare a sé stesso (autarchia). Filosofia controcorrente e provocatrice, punti di contatto con i cinici. La leggenda: Aristippo protetto dal re incontra Diogene di Sinope che mangia lenticchie e gli dice che se tu imparassi ad essere ossequioso col re non dovresti vivere di questa robaccia, Diogene risponde, se tu avessi imparato a vivere di lenticchie non avresti bisogno di essere ossequioso con il re. Aristippo pensa che per arrivare al piacere si possa scendere a qualche compromesso, più importante della condotta morale, per i cinici la propria autonomia è al primo posto PLATONE vita e scritti giovanili 427 347 a.C. Nativo di Atene ormai capitale della filosofia, durante il processo di Socrate ha circa 28 anni, parente di Crizia (antidemocratico), aristocratico, allievo politico di Socrate, cambia il suo interesse politico dopo il processo “ingiusto "del maestro e diventa filosofo, si deve porre rimedio con la ragione alla ingiustizia quindi diventa filosofo. Il suo vero nome è Aristocle (Platone: largo), forse era uno sportivo e aveva uno stile maestoso. Viaggia in Egitto e verso Sicilia, Siracusa dove divenne amico di Dione (cognato del tiranno di Siracusa), il tiranno non la vide di buon occhio e fece arrestare Platone con accusa di cospirazione, Platone viene venduto come schiavo e riscattato da un altro allievo di Socrate. Platone si sentirà spesso un incompreso per le sue idee rivoluzionarie. Dal 387 si trasferisce ad Atene dove fonda una sua scuola vicino a un campo donato da Accademo (antico eroe), da qui il nome di Accademia costruita sul modello Pitagorico, venivano insegnate dottrine segrete, uno degli allievi fu Aristotele. Le opere: primo filosofo di cui abbiamo molto, 34 dialoghi (non tutti di sicura attribuzione), 13 lettere e l’apologia (libro) I dialoghi: influenzati da Socrate ma andrà ben oltre, diventerà un filosofo autonomo. Il protagonista dei dialoghi è sempre Socrate che discute con altre persone, in quelli giovanili sembra essere il vero Socrate ma poi i dialoghi si allontanano sempre di più. 3 influenze di Socrate 1. Ricerca incessante (ricerca come fondamento della vita, il sapere è in divenire) 2. L'uomo come fondamento della ricerca (le sue relazioni) anche gli studi metafisici e ontologici riconducono all’uomo 3. Dialogo: il dialogo come metodologia di ricerca ma Platone scrive con uno stile socratico (sembrano quasi copioni teatrali). Idea di filosofia aperta ed educativa, si pensa ci fossero dottrine non scritte Differenze: Largo uso di miti (esempi narrativi ma raramente presi dalla tradizione), li usa per anticipare una teoria per poi illustrarla razionalmente; quindi, un’introduzione e anche per far comprendere una verità difficilmente esprimibile a parole e razionalmente, il mito in questo caso si sostituisce alla dottrina. OPERE DIVISE IN 3 GRUPPI: 1. Dialoghi giovanili forte influenza di Socrate: Apologia di Socrate, viene riportato l’andamento del processo di Socrate comprese le arringhe, considerato il testo più affidabile. Il Critone: dialogo incentrato sulla morte di Socrate con attenzione agli ultimi momenti prima della morte (rifiuto della fuga), il Cratilo (datazione dubbia) incentrato sul linguaggio dove trae le 3 dottrine fondamentali: le parole sono convenzionali o no? Secondo Cratilo le azioni scaturiscono la natura delle cose quindi le parole non sono convenzionali ma esatte delle cose. Parole migliori che descrivono la cosa stessa, Platone raccorda le idee dicendo che l’uomo sceglie il nome ma lo fa nel modo più oculato possibile, a volte scegliamo bene, a volte male dicendo il falso. L’Eutidmo: Eristica: arte di confutare le teorie dei sofisti, questo porta lontani dalla ricerca della verità, tentativo di Platone. Protagora: tema sulla virtù (capacità abili pratiche insegnabili e trasmissibili), Platone sostiene che non siano abilità pratiche ma è il frutto della ricerca, quindi, non può essere insegnabile. Gorgia: retorica, Platone non la ritiene un’arte ma pratica adulatoria fine ad imbrogliare l’interlocutore, convince solo chi non conosce bene l’argomento, fa un esempio: la retorica sta alla giustizia come la culinaria sta alla medicina cioè la cucina come abbellimento o imbruttimento della medicina. Platone pensa che i sofisti siano indifferenti alla giustizia (giustizia: legge del più forte), lui ricerca la giustizia come bene, dominare passioni istinti, l’anima ordinata porta alla felicità (no appagamento dei sensi, effimero e connesso al male es. Mangio perché ho fame quindi dolore, lui cerca una felicità più alta), ci sono tratti dell’orfismo e metempsicosi 2. Maturità (periodo più corposo, pensiero di Platone che arriva a compimento) 3. Vecchiaia (riprende dottrine già esposte ma con ripensamenti, opera di revisione). PLATONE la teoria delle idee La teoria più famosa ma a giudizio dello stesso Platone secondaria. Non si trova in maniera chiara in nessun dialogo ma a pezzi qua e là, dottrina non scritta. Gli studiosi devono ricostruirla. “Idea” non legata alla concezione nostra ma “idee platoniche”. Lui ricerca una verità unica, indipendente da interlocutore e ascoltatore, soprattutto dopo la vicenda di Socrate, non capito dagli ateniesi (un’ingiustizia è tale) quindi dove trovare la Verità? Prima esperienza quella dei sensi però essa non è affidabile e non si arriva a una Verità però esistono verità diverse su cui tutti si trovano d’accordo es. Il triangolo isoscele ha 2 lati uguali, il suo perimetro è uguale per tutti, non sembrano soggette al divenire ma non nella realtà nella quale la perfezione non esiste quindi la realtà sembra in divenire, abbiamo l’opportunità di una conoscenza superiore valida per tutti e che non si consuma quindi la filosofia deve ricercare questa conoscenza, l’idea del triangolo con le sue proprietà esisteva prima dell’uomo, entità che vivono in eterno, come l’idea di retta ecc. Idee immutabili aldilà della mente umana. Quando la richiamiamo ci riallacciamo al concetto eterno (il concetto). Ci sono due piani diversi: piano sensibile (mutevole, in divenire e imperfetto: opinione) secondo piano, delle idee (non mutano, non cambiano: mondo delle idee) rimando a Eraclito e Parmenide ma a differenza di Parmenide, Platone dice che l’essere (idee) è molteplice. La realtà è la copia imperfetta dell’idea, questo è il dualismo ontologico (mondo concreto e apparente e mondo delle idee) e gnoseologico (conosciuta tramite i sensi la prima e tramite la scienza la seconda). Questa dottrina sembra una risposta ai sofisti che con il loro relativismo hanno portato a rendere forte un discorso debole, quindi contro i relativismi. Per Platone la bellezza ha un’idea con la B poi gli uomini la rendono imperfetta con i propri sensi. Quando abbiamo opinioni contrastanti, manchiamo di vera conoscenza (influenza socratica), per lui esistono solo verità assolute. Dove si trovano queste idee? La visione più accettata è che per Platone esiste un mondo geolocalizzato (Iperuranio) aldilà dei cieli nel quale vivono le idee, idea accusata di essere troppo semplicistica e filtrata dal cristianesimo, un’altra ipotesi è che sembra una realtà popolata da idee, concetti non geolocalizzatili, secondo questi ultimi è solo un’immagine allegorica. Nella dottrina delle idee ci sono cmq punti oscuri allo stesso Platone come quali e quante sono le tipologie di idee? 2,4 gruppi: 1. idee valori (morali, estetici) Giustizia, bene, equità, bellezza 2. matematiche 3. cose naturali: albero, sole, uomo 4. cose artificiali: oggetti Le ultime due idee creano problemi perché ci si chiede, lo stesso Platone lo fa, se davvero esistessero prima dell’uomo. Queste idee stanno in una struttura piramidale quindi schematizzate: 1 idee valore, sul vertice il bene, 2 matematica 3 naturali 4 artificiali. Come facciamo a pensare le idee se queste vivono in un altro mondo? Come si rapportano le cose imperfette con la loro idea perfetta? Come comunicano i due mondi? Il punto di contatto è evidentemente possibile ma come? 3 spiegazioni: 1. Mimesi: imitazione, le cose del nostro mondo imitano le idee (modello-copia). Questo ci permette di arrivare all’essenza delle cose perché sto cercando la caratteristica fondamentale (Socrate è un uomo: l’idea-uomo è l’essenza). Caratteristica fondamentale 2. Metessi: partecipano delle idee, sentirsi partecipi, come se le cose si sentissero partecipi delle idee (Socrate partecipa delle idee, si sente parte, dell’idea di saggezza), ci focalizziamo sui predicati delle cose. Caratteristiche che ha ma che potrebbe non avere 3. Parusia, presenza, le cose hanno dentro la presenza dell’idea, l’albero cresce con in parte l’idea di sé. Quindi l’idea di albero è molteplice quanti sono gli alberi? Platone farà tanti tentavi per risolvere (aporie: problemi aperti) La filosofia è un percorso in divenire di ricerca che non deve finire mai (influenza socratica). Platone idee e reminiscenze (ricordo) Noi che siamo qua come facciamo a conoscere queste idee? (valori assoluti). Platone introduce la dottrina di Reminiscenza o Anamnesi, usa il mito: la nostra anima sopravvive al corpo e accede all’iperuranio e quando si reincarna precipita nel nostro mondo in maniera devono avere la meglio sugli impulsi (parallelismo stato individuo), anche lo stato deve essere tripartito in 3 classi sociali: filosofi (parte razionale) guerrieri (parte irascibile) produttori (parte concupiscibile). Parte razionale Auriga FILOSOFI SAGGEZZA Parte irascibile Cavallo bianco GUERRIERI CORAGGIO Parte concupiscibile Cavallo nero PRODUTTORI TEMPERANZA Temperanza è la virtù che ci spinge ad accettare lo stato delle cose. Lo stato regge se ognuno accetta il proprio compito, se le varie categorie volessero sostituirsi alle altre si creerebbe caos, la temperanza mantiene l’ordine delle cose. L'appartenenza alle classi si determina non dalla nascita ma puramente su base psicologica, derivata dall’anima, data dal rapporto delle tre parti dell’anima (biga alata). È prevista anche la mobilità di classe non per quello che fai ma per quello che sei, succede di rado perché i figli generalmente assomigliano ai genitori. Platone ritiene che le differenze psicologiche siano già iscritte alla nascita quindi la struttura della mia anima condizionerà molto la mia vita terrena, il nostro destino sembra già scritto. Racconta un mito: Mito delle stirpi: gli uomini nascono con una natura interna, aurea, argentea, bronzea e ferrea, il materiale determina la propria natura. Meccanismo aristocratico non democratico. Per raggiungere uno stato giusto deve esserci una divisione netta e giusta. Esistono altre condizioni per creare uno stato giusto: • Bisogna che le classi del potere non si lascino trascinare da esso per raggiungere il proprio bene, non si approfittino del ruolo • Lo stato deve controllare la vita del cittadino e il rispetto del proprio compito. Platone immagina per le prime due classi un modello di vita diverso dalla terza classe. La classe dei produttori può arricchirsi e può cercare e creare beni materiali che produrranno ricchezza che trainerà lo stato. Le prime due classi dominanti non devono cercare potere predominante, quindi, non possono possedere nulla, nessuna proprietà privata, vivono in comunità dello stato, le vesti sono della società e uno stile di vita parco, umile (comunismo platonico), in questo modo, la comunione di beni li rende incorruttibili, il comunismo riguarda anche le donne che secondo Platone hanno gli stessi diritti dell’uomo, rifiuta per le prime due classi la famiglia tradizionale a favore della rotazione delle coppie: per garantire una continuità delle classi (nuovi esemplari di buona razza) quindi le coppie delle prime due classi devono girare tra loro per generare e aumentare le possibilità di creare filosofi o guerrieri. I figli devono essere tolti dai propri genitori alla nascita in modo che non vengano riconosciuti e allevati da tutta la classe di riferimento, questo per garantire una pari educazione, bene virato alla comunità. Tutto questo è finalizzato al bene dello stato. Le prime due classi si possono chiedere se sono felici? Platone risponde sì perché sono cresciuti pensando al bene dello stato e non individuale. Metodo statalista. Per imporre un nuovo tipo di stato dobbiamo accettare 3 idee (3 ondate): 1. Uguaglianza uomo-donna 2. Unioni sessuali libere ma non promiscue (unioni procreative), lo stato può creare modi per guidare gli accoppiamenti (feste ecc.) che sembrino casuali 3. Il potere affidato ai filosofi e che le altre classi lo accettino Platone il mito delle caverne e l’educazione Educazione dei filosofi importante per uno stato giusto. La domanda è chi controlla i controllori? Il potere può ammaliare, allontanare dal bene collettivo, per ovviare al problema bisogna guardare bene all’educazione. I controllori sono educati all’autocontrollo. L'educazione è riservata alle prime due classi, l’educazione volta alla sapienza, cos’è la sapienza? La scienza si può avere solo sulle cose solide, ciò che assolutamente è (idee), su ciò che assolutamente non è non si può avere nessuna conoscenza (ignoranza) e su ciò che in parte è (il divenire) si può avere una conoscenza parziale (opinione). Su questa base costruisce la dottrina della linea: Su una linea da sinistra le conoscenze basse verso destra, conoscenza più alta: La matematica viene prima della filosofia ma punto di passaggio necessario per arrivare ad essa, la filosofia è la conoscenza più alta perché riesce a essere problematica dalle origini cioè, è il massimo livello di problematicità. La matematica non si occupa dell’uomo ma comunque disciplina che ci porta alla filosofia, ogni grado della scala è un gradino verso la filosofia. La matematica è indispensabile (pitagorismo) perché bisogna fare matematica per poter fare filosofia. Scritta sulla sua accademia “Non entri chi non è matematico”, questa prepara all’oggettività in risposta alla soggettività (la matematica non è un’opinione). Educazione filosofi: • i bambini fino ai 7 anni educati alla ginnastica, alla musica e poesia ma spogliate degli elementi più passionali, musica quasi marziale per educare all’ordine • Dai 7 anni matematica • Dai 18 servizio militare (2 anni), qui si stabilisce la propria classe, chi finisce il militare studia discipline propedeutiche: aritmetica, geometria, astronomia e acustica, i pitagorici avevano studiato le stelle e la musica secondo rapporti matematici • Dai 30 anni ai 35 anni si è pronti a studiare filosofia • Dai 35 ai 50 anni praticantato dei governanti, non decidono ma osservano • Dai 50 possono governare. Racconta il mito della caverna per confermare le sue teorie: Esiste una caverna, all’interno imprigionati degli schiavi, incatenati a un muro in mezzo alla caverna rivolti verso il fondo della caverna, non hanno mai visto il mondo esterno, quindi, credono sia l’unica realtà. Dietro di loro c’è un fuoco che illumina un po' la caverna, ci sono persone che camminano dietro gli schiavi, parlando e portando sulla testa degli oggetti. Gli schiavi vedono le ombre di queste persone proiettate sulla parete del fondo, pensano che le voci derivino dalle ombre. Gli schiavi giocano a indovinare cosa siano da un primo momento più sfuocate a uno in cui sono più nitide. Uno di questi schiavi riesce a liberarsi e guarda dietro il muro e si rende conto che quelle cose sono ombre (non verità ma riflesso), vede l’uscita e rimane abbagliato dalla luce ma poi vede il riflesso delle cose nelle pozzanghere, da lì inizia a vedere un mondo diverso, per vedere bene attende il buio della notte per abituare la vista per poi alzare gli occhi al cielo e vedere il sole. Vuole comunicare la novità agli altri schiavi ma nel buio non vede di nuovo più niente, gli schiavi non gli credono e si chiedono perché devono passare all’incerto, lo sfidano al gioco delle ombre ma lo schiavo che ancora non vede bene al buio, sbaglia tutto, insiste ma se insistesse ancora rischierebbe di essere ucciso dagli schiavi. Simboli: caverna – mondo sensibile, fuori – modo delle idee. Schiavi – uomini (incatenati a questo mondo, le catene sono le passioni), ombre sfuocate – ombra delle cose (conoscenza incerta), liberazione – percorso filosofico, le statue- cose vere, fuoco – tentativi di capire di più del mondo terreno (archè-illumina ancora poco), fuori- iperuranio (all’inizio mette in difficoltà, il cammino deve essere graduale ), le cose riflesse sono la matematica che è propedeutica alla filosofia, il sole-idea di bene, lo schiavo\filosofo vuole convincere gli altri ma non ci vede più (difficoltà nella comunicazione al livello basso degli altri che si accontentano delle verità più basse, simbolo dei sofisti che pensano di sapere già tutto). La morte dello schiavo che insiste- Socrate. Platone arte e degenerazioni dello stato Nell'educazione platonica manca l’arte, in antica Grecia era molto importante compreso poesie e commedie (poemi omerici). È una scelta voluta di Platone perché ritiene che l’arte abbia grossi difetti: • Motivo metafisico: arte imitativa (sculture e dipinti) l’arte imita la cosa sensibile che a sua volta imita l’idea; quindi, diventa imitazione dell’imitazione, l’arte quindi, ci allontana ulteriormente dall’idea. Principale bersaglio la poesia (considerata all’epoca la prima forma di conoscenza), Platone tende a mettere la filosofia alla vetta e si scaglia in particolare contro Omero che ci presenta eroi che si fanno trascinare dalle passioni che prendono sopravvento sulla pazienza, educazione lontana da quella insegnata da lui • Motivo pedagogico: l’arte ci tiene ancorati alla terra alimentando le passioni, il teatro è diseducativo la commedia ci fa ridere dei difetti dell’uomo, in questo modo li consideriamo carini e buffi, accettabili, la tragedia invece rappresenta personaggi che non riescono a resistere al proprio destino e fato, diseducativa perché ci rappresenta incapaci di plasmare la nostra vita e impotenti, va contro il pensiero di ricerca del migliorarsi. La musica deve essere senza canto e molto ritmata oppure arte scritta su divina ispirazione delle muse, tramite questa ispirazione si crea un’opera talmente bella ed elevata vicina all’idea. Molto rara. Forme di stato degenerato dei macedoni che ne limitano la libertà e l’autonomia, la politica sembra perdere senso perché non si poteva esercitare. Aristotele parlerà meno di politica, più di altro. Nasce a Stagira 383\4 figlio di un medico della corte dei macedoni, a 17 anni si trasferisce ad Atene dopo la morte del padre e ci rimane per 20 anni, fino alla morte di Platone. Ormai maturo lascia l’accademia e va ad Asso dove conobbe Ermia (tiranno macedone) e si sposa con la figlia, viene richiamato alla corte dei macedoni e diventa l’educatore di Alessandro (magno) 343. Gli è affezionato ma non sarà d’accordo con l’impronta orientale che poi darà. Nel 335 torna ad Atene dove fonda la sua scuola che chiama “Liceo” dato dal luogo in cui sorgeva il tempio dedicato ad apollo (Licio), era dotato di una passeggiata (peripato) si parla della scuola peripatetica. Nel 323 muore Alessandro Magno e questo dà linfa agli oppositori quindi Aristotele si trasferisce a Calcide dove muore nel 322. Scrisse parecchio, gli scritti vengono suddivisi in due gruppi, con stili molto diversi: Esoterici (libri acroamatici): interno, scritte per essere fruite all'interno della scuola. Strutturati e rigidi con definizioni e spiegazioni adatti allo studio, scritti in tarda età, mostrano un pensiero già definito Essoterici: esterno, scritte per il grande pubblico, più discorsivi e più aperti dove si vede una sorta di evoluzione del pensiero. Riprendevano alcuni titoli di Platone come il sofista o il simposio. Il forte richiamo al maestro si distacca piano piano soprattutto nei libri sulla filosofia dove riprende il mito della caverna e ne rovescia il significato sul nostro mondo. I due gruppi non ci sono giunti nella stessa misura, abbiamo poco degli essoterici e più degli esoterici. Ciò risulta strano perché fino al I sec dopo cristo si conosceva meglio quelli essoterici e meno quelli esoterici come è ovvio che sia ma per una serie di circostanze, una buona parte andarono perduti. Andronico di Rodi recupera i libri scritti in pergamene ma sono in disordine, non ci sono chiavi di lettura e li riordina per tema (logica, metafisica ecc.), forse scritte in epoca diversa quindi a volte in queste opere c’è una strana commissione di titoli e argomenti, Andronico strutturò anche i temi principali che seguiamo ancora adesso. I gruppi: 1. Logica (organon: strumento) 2. Metafisica 3. Fisica, matematica, psicologia 4. Etica, politica, poetica Differenze tra Aristotele e Platone: Hanno un fine diverso. Platone vuole cambiare il mondo attraverso la politica dello stato, visione gerarchica per un obiettivo massimo, verticale. Esiste un sapere basso e uno alto. In Aristotele col tempo emerge una visione più orizzontale, conoscenza disinteressata del reale, la conoscenza ha un fine in sé, tutte le discipline hanno pari dignità, per Aristotele esiste solo il nostro mondo che ha varie discipline che studiano varie realtà, tutti questi tasselli formano la conoscenza (enciclopedia della conoscenza) anche se la filosofia è la prima delle scienze (studia la realtà generale, sguardo che dà il quadro di insieme). Platone dà un grande peso alla matematica, Aristotele si dedica più alle scienze empiriche (fisica, astronomia, ornitologia ecc.). Aristotele elabora le sue teorie proprio confrontandosi con quelle di Platone. Non sono agli antipodi come si pensa. LA LOGICA ARISTOTELICA E LE PROPOSIZIONI Due argomenti centrali: concetti e proposizioni. La logica studia le regole del ragionamento (logos, parola, discorso, studio) e del linguaggio, per Aristotele l’uno è la rappresentazione dell’altro. La logica sta alla base delle altre scienze, quindi, ha valore in quanto usata dalle discipline, non una scienza in sé. Lui non usa mai la parola logica ma “analitica” perché questa doveva discernere le parti del ragionamento, quindi, logica è un termine successivo. Il ragionamento procede segmentando il processo, un insieme di frasi partono dalle proposizioni che le compongono, le proposizioni sono composte da parole quindi concetti, il procedimento: concetti, proposizioni, ragionamento. Anche nella metafisica è presente la logica perché c’è un rapporto necessario, il livello del ragionamento corrisponde a quello della metafisica. Concetto o termine: costituenti minimi delle frasi, parole che corrispondono a insiemi (uomo: uomini), sono oggetti del discorso che costituiscono insiemi più o meno grandi, influenza di Platone (dicotomia delle idee), i concetti possono essere messi in scala, sulla maggiore o minore universalità. Una volta fatta la scala, le categorie più strette vengono dette “specie”, quelle più ampie “genere” le categorie più ampie hanno più individui e meno caratteristiche, più sono specifiche, hanno meno individui e più caratteristiche. Ai due estremi: Partiamo da un concetto che costituisce un insieme con singolo oggetto es. Ermanno ferretti (uomo, età, professione ecc.) si dice estensione minima, comprensione massima (sostanze prime) tutti gli altri concetti sono chiamati sostanze seconde. Solo le sostanze prime esistono realmente, le sostanze seconde esistono? Per Platone sono nell’iperuranio, per Aristotele questi concetti non hanno esistenza reale. All’altra estremità ci sono i generi di massima estensione e minima comprensione (generi sommi), questi sono le 10 categorie, i modi generalissimi in cui si predica l’essere: 1. Sostanza: la più importante perché è il soggetto, a volte può essere predicato 2. Qualità: predicati 3. Quantità 4. Relazione 5. Agire 6. Subire 7. Avere 8. Dove 9. Quando 10. Giacere Sono i modi in cui posso parlare della sostanza, le sostanze prime possono essere solo sostanza, le altre possono essere solo sostanze seconde. I concetti combinati tra loro creano frasi ma solo alcune hanno significato nel ragionamento (proposizioni) enunciati in cui si unisce un soggetto e un predicato. Proposizioni: • Giudizi Necessari: sono sempre necessariamente veri (può avvenire in un solo modo possibile) es il triangolo ha 3 lati • Contingenti: veri o falsi a seconda della circostanza (io sono seduta) Per Aristotele la verità sta nelle proposizioni es. Io sono seduta o io sono in piedi, sono vere o false a seconda dell’unione della frase nel contesto, non nei concetti delle parole in sé. Per Platone le idee erano vere. Per Aristotele, la verità sta nella proposizione che congiunge ciò che è nella realtà, le parole possono essere convenzionali ma non il modo in cui le combiniamo, la logica non è convenzionale. Le proposizioni si raggruppano su due criteri: 1. Qualità: affermative (si attribuisce qualcosa a qualcos’altro) negative (si separa qualcosa da qualcos’altro) es. Sabina Monopoli è una donna (affermativa) Sabina Monopoli non è una donna (negativa) 2. Quantità: universali es. tutti gli uomini sono immortali, particolari (parte dell’insieme) Alcuni uomini sono immortali Queste si combinano tra loro così (il quadrato degli opposti), creato dai commentatori di Aristotele: AI adfirmo (affermativo universale) EO: nego (negativo) Le contrarie non possono essere mai entrambe vere ma entrambe false sì oppure una vera e una falsa Le subcontrarie non possono essere entrambe false Le diagonali contraddittorie: sono sempre necessariamente una vera e una falsa Sillogismo terza figura Sillogismo quarta figura (viene commentata dai medievali) Le combinazioni dei sillogismi che funzionano sono 19 su 256 esistenti. Questi sono sillogismi validi ma non necessariamente veri, sono veri solo se le premesse sono vere, è possibile anche che un sillogismo non valido possa dare una conclusione vera, la cosa fondamentale è trovare premesse valide e vere, cosa non facile (sillogismo scientifico o dimostrativo). Per trovare premesse vere si utilizzano 2 criteri: Principio di non contraddizione principio logico che afferma che è impossibile che la stessa cosa sia e non sia allo stesso tempo, nello stesso rispetto e per il medesimo soggetto. per esempio, che un oggetto sia, sia rosso che non rosso, o che sia, sia vivo che morto. Principio d’ identità: principio logico che afferma che ogni cosa è uguale a sé stessa. In altre parole, è impossibile che una cosa sia diversa da sé stessa. A = A. In Aristotele, il principio di identità è spesso collegato al concetto di sostanza. La sostanza è ciò che rende un oggetto o un concetto quello che è. Per Aristotele, la sostanza è ciò che rimane identico a sé stesso nel tempo, nonostante i cambiamenti che possono verificarsi nelle sue proprietà accidentali. Principio del terzo escluso es. principio logico che afferma che per ogni proposizione, o è vera o è falsa. In altre parole, non esiste una terza possibilità, come ad esempio che una proposizione sia, sia vera che falsa. O A o non A. In Aristotele, il principio del terzo escluso è spesso collegato al concetto di verità. La verità è ciò che è conforme alla realtà. Per Aristotele, la verità è una proprietà di una proposizione, che può essere vera o falsa. In questo senso, il principio del terzo escluso è un principio che garantisce la possibilità di conoscenza del mondo. Se non esistesse il principio del terzo escluso, non sarebbe possibile sapere se una proposizione è vera o falsa. Questo principio è stato oggetto di discussioni per vari filosofi. Come si ottengono le definizioni? • Definizioni per genus et differentiam (genere prossimo): questo tipo di definizioni enunciano la specie di una cosa e la sua differenza specifica. Ad esempio, la definizione di un triangolo per genus et differentiam è la seguente: Un triangolo è un poligono (genus) con tre lati e tre angoli interni (differentia specifica). • Definizioni per genus et propter quid: questo tipo di definizioni enunciano la causa della cosa da definire. Ad esempio, la definizione di un triangolo per genus et propter quid è la seguente: Un triangolo è un poligono (genus) con tre lati e tre angoli interni (differenzia specifica) perché è formato da tre segmenti che si uniscono in tre punti (causa). Le definizioni per genus et differentiam sono le più comuni. Le definizioni per genus et propter quid sono meno comuni, ma sono più informative. Aristotele ritiene che le definizioni siano importanti per la conoscenza. Una definizione corretta ci permette di conoscere l'essenza di una cosa, ossia ciò che la rende quella cosa e non un'altra. Come si fa a trovare definizioni accettate in maniera universale? Aristotele pensa che siamo passati tutti dal procedimento induttivo pertanto un metodo fragile, incerto quindi si cade in definizioni incerte, la sua risposta è che noi partiamo dall’induzione ma un certo punto interviene l’intuizione (capacità della mente) che ci permette di capire quali caratteristiche siano fondamentali per quel soggetto, che fa escludere la caratteristica casuale da quella fondamentale. Aristotele il sillogismo dialettico Sillogismi non dimostrativi. Opera “I Topici”: a volte si costruiscono sillogismi a partire da premesse non necessariamente vere, non lo sappiamo con certezza, questi sono sillogismi diversi dagli scientifici. Se le premesse non sono universali e non necessariamente vere, non posso essere sicuro che la conclusione sia necessariamente vere. Sono utili in certi campi come retorica o politica in cui la finalità è convincere, non far conoscere, la retorica usa sillogismi non scientifici, anche in campo morale si ragiona partendo da opinioni. Es. Due premesse particolari vere: L’uomo, il cavallo e il mulo sono longevi Marco è biondo L'uomo, il cavallo e il mulo sono privi di bile Marco è crudele Tutti gli animali privi di bile sono longevi Tutti gli uomini crudeli sono biondi ragionamento induttivo, pur non trasmettendo verità certe, possono dare uno spunto o un suggerimento di indagine. Nessuna voce di sommario trovata. Un altro tipo di s.n. s.: premesse probabili ma possono essere opinioni ragionevoli, magari fatte da un grande pensatore (opinioni notevoli), danno una qualche indicazione soprattutto in campo pratico (morale). Aristotele considera la dialettica che studia questi ragionamenti deboli, ma la svaluta rispetto a Platone, soprattutto parlando di problemi eristici (ragionamento dei sofisti) che partono da premesse che sembrano, ma non sono nemmeno probabili, quindi, sillogismi ancora più pericolosi che possono trarre in inganno. Aristotele la sostanza e le 4 cause Tutte le discipline si fondano sulla grammatica del linguaggio, la metafisica è la scienza più elevata per Aristotele Scienza teoretica (metafisica, fisica, matematica,) cercano la verità per il gusto della verita, hanno per oggetto il necessario Scienza pratica (etica e politica) Scienza poetica: le arti Metafisica (meta: oltre) è un termine di Andronico di Rodi, Aristotele la chiama Filosofia prima, realtà oltre il piano visibile (dio, anima, l’essere). Aristotele vuole definire il campo di azione di questa disciplina e le definisce in 4 modi: ATTO PURO E PURA FORMA (DIO) Un Dio immateriale, motore immobile e causa “incasauta”, eterno perché non soggetto a divenire, Dio non è causa efficiente del movimento ma causa finale, quindi, lo scopo del movimento, è l’universo che si plasma da solo per tendere verso Dio, differenza con Platone per il quale il Demiurgo plasma le cose. La forma tende a migliorarsi per avvicinarsi all’atto puro, forza calamitante. C'è quindi uno scopo nella vita, tutto ha uno scopo che è la perfezione divina. Il mondo ama Dio perché si scopre imperfetto e tende a Dio, Dio ricambia il nostro amore? Per Aristotele no, Dio è un essere perfetto pienamente realizzato che vive una vita perfetta quindi dedita al pensiero, Dio pensa continuamente ma, a cosa pensa? Alla perfezione, quindi, sé stesso. Dio è pensiero di pensiero, non pensa a noi. Amare è sentire di essere manchevole di qualcosa quindi Dio perfetto non ama perché non manca di nulla; quindi, non possiamo pregarlo perché si disinteressa completamente del nostro mondo, è il mondo che può prenderlo a modello. Visione teleologica: direzione finalista dell’universo. Il dio a cui si riferisce è il dio del primo cielo ma si pensa che ogni cielo avesse il suo Dio quindi si pensa fosse un politeista. Avendo scritto del Dio al singolare nelle sue opere, il medioevo ha riadattato tutta la sua dottrina al cristianesimo. Aristotele La Fisica Fino agli inizi dell'età moderna il fisico era un filosofo che studiava la natura. Aristotele delinea un sistema fisico mantenuto per 2000 anni, per lui la fisica studia la sostanza in movimento, per questo si differenzia dalla metafisica. La fisica studia ciò che posso percepire con i sensi, ha collegamenti con la metafisica e sono scienze teoretiche che quindi cercano la verità. Il movimento ha un ruolo centrale e si occupa in particolare del 4 tipo Locale: A. Circolare (stelle e pianeti che sembrano delineare orbite circolari) B. Dall'alato in basso C. Dal basso verso l’alto (bolle di aria nell’acqua) Avvengono senza l’intervento di forze esterne, lo stabilisce sulla base di osservazioni e sono di ordine naturale. Si nota che questi movimenti non si presentano negli stessi ambienti. Aristotele ipotizza due diversi mondi: Mondo sublunare: nostro mondo fino al cielo della luna, movimenti verticali che consistono nell’aggregazione o disgregazione di 4 elementi fondamentali, quando si disgregano c’è movimento verticale, quando si uniscono c’è quiete, desunti dalla tradizione filosofica del tempo: Acqua, aria, terra e fuoco. per spiegare il diverso movimento degli elementi quando si disgregano, Aristotele introduce la dottrina dei luoghi naturali verso i quali gli elementi tendono a tornare. Ricava i luoghi di origine tramite esperimenti, osservazioni sperimentali, il luogo di origine della terra è verso il basso e al centro, poi c’è il livello dell’acqua poi, aria poi, fuoco. L'aggregazione e disgregazione, danno origine al divenire che ha un legame con i movimenti verticali che sono parte del mondo sublunare. Mondo celeste: Astri e luna comprendono il movimento circolare. Il cerchio è perfetto, quindi, non c’è il divenire, le cose non sono composte dei 4 elementi ma da un 5 elemento (etere) questo compone tutti i pianeti che hanno la forma sferica e compiono movimenti circolari. Aristotele pensa che la terra occupi un posto centrale all’orbita dei pianeti (sistema geocentrico). L'universo si presenta diviso in due zone qualitativamente diverse, un mondo celeste perfetto con elemento chiave l’etere, pianeta terra dove tutto è soggetto a divenire per cui è imperfetto. Questo sistema geocentrico verrà perfezionato da Tolomeo qualche secolo dopo (sistema aristotelico-tolemaico) fino a Keplero ecc. Questo sistema si sposerà col pensiero cristiano. I pianeti sono collegati da sfere celesti che hanno ognuna il proprio motore immobile (dio). L'universo è finito perché essendo perfetto (pensiero greco) e perché se fosse infinito non ci sarebbe un centro (la terra). Oltre il cielo delle stelle fisse non c’è nulla, quindi, non si pensa ad altri mondi. Aristotele definisce lo spazio come un luogo in cui si trova qualcosa, quindi, tutto ciò che c’è al di fuori, non è uno spazio pertanto l’universo è unico. Il tempo non ha senso nel mondo celeste perché non c’è il divenire, dove non c’è cambiamento non c’è tempo. Il tempo esiste nel mondo sublunare, quindi, qui deve esistere una mente misurante, il tempo ha senso quando c’è qualcuno che misura il tempo, la mente misurante è quella dell’uomo, misura soggettiva. La materia informe c’è da sempre e sempre esisterà, il dio di Aristotele non crea la materia e non plasma. La psicologia è una parte della fisica, studio della “psichè” quindi dell’anima, diventa un sotto ramo della fisica. L'anima sta al corpo come forma e materia stanno alle cose (corpo è materia, forma è l’anima) anima: atto primo di un corpo che ha la vita in potenza. Per Democrito l’anima è corporea (atomo)| Aristotele l’anima è incorporea, immateriale Platone e i pitagorici l’anima e corpo erano due realtà diverse | Aristotele (sinolo unione indissolubile), sembra suggerire che anima e corpo siano inscindibili, quindi, no alla reincarnazione. Rivalutazione della dimensione corporea. Individua 3 funzioni dell’anima: 1. Vegetativa: capacità di nutrirsi e prodursi (tutti gli esseri viventi ce l’hanno) 2. Sensitiva: capacità di fare esperienza coi sensi e di muoversi (propria di uomini e piante) 3. Intellettiva: capacità di ragionamento (degli uomini) Esiste il senso comune, noi abbiamo i sensi e siamo in grado di percepirli, inoltre siamo in grado di combinare le percezioni, vedo e tocco. Anche nella conoscenza c’è potenza e atto, l’anima conosce e trasforma in atto la potenzialità dell’oggetto, l’atto è potenzialmente conoscibile ma è con la nostra anima che lo rendiamo conosciuto. La parte dell’anima che se ne occupa è l’intelletto attuale, l’anima muore ma l’intelletto attuale rimane vivo, cosa sia non è del tutto chiaro. I cristiani si appelleranno a questo per sostenere l’immortalità dell’anima Esiste l’immaginazione data da immagini generali, da tanti uomini, posso crearmi un’immagine di uomo in generale. Le immagini generali aiutano a conoscere nelle scienze perché dal particolare posso immaginare il generale. Attraverso questo si elaborano concetti universali con la capacità di ragionamento, l’immagine generale si basa sulle proprie esperienze quindi non affidabile per fare scienza, l’immaginazione mi permette di scartare o accettare le caratteristiche sostanziali ed elaborare un concetto universale. Aristotele L’etica nicomachea Regole per il comportamento umano. Aristotele ritiene che si debba studiare l’uomo, questo agisce sempre secondo un fine, sempre positivo per ognuno di noi, il fine delle azioni umane è sempre il bene. Ci sono però delle azioni che hanno un bene in sé e azioni che ne hanno uno terzo, es. Lavoro per avere un buono stipendio, il mio obiettivo è “quello che posso fare con i soldi” non i soldi in sé, sono obiettivi intermedi ma, il fine ultimo? Aristotele lo chiama il bene sommo che è la felicita. L’etica studierà la Felicità, anche la politica studia la felicità ma sul piano collettivo, l’etica, studia la felicità in maniera individuale. Ora bisogna capire cos’è la felicita. Un uomo è felice quando realizza in maniera ottimale ciò che è chiamato a fare, l’uomo sarà felice in una vita secondo ragione (fine ultimo). Le strade o i mezzi per arrivare possono essere vari, sono le virtù, es. Il musicista suona, l’artigiano crea ecc. Per Aristotele a differenza di Patone tutti possono pensare e arrivare alla felicità seguendo le proprie virtù, gli obiettivi intermedi quindi le virtù, raggiungono beni intermedi, fondamentali riconoscerli come tali, se li uso in maniera errata rischio l’infelicità. Alla base di tutto c’è la libertà dell’uomo, es. Arrivo alla fama ma scelgo io come utilizzarla. Aristotele inizia a parlare dell’anima in chiave etica e la suddivide in due parti: • Parte razionale (parte razionale e irascibile di Platone): virtù intellettive o dianoetiche: o Arte: capacità razionale di produrre oggetti o Saggezza: virtù che ha il compito di creare il giusto mezzo tra gli estremi o Intelligenza: coglie i principi primi delle scienze o Scienza: la virtù svolge capacità dimostrative o Sapienza: sintesi di intelligenza e scienza, la più elevata forma di conoscenza umana Per Platone il sapiente era anche saggio, per Aristotele non erano la stessa cosa quindi i filosofi potevano anche non essere adatti a governare. Per Aristotele il sapiente ha sviluppato le ultime 3 virtù, vive una vita dedicata alla conoscenza, migliore via per il raggiungimento della felicità, la vita più vicina a quella di Dio che pensa in maniera teoretica, questo è il modo migliore per tendere verso Dio. Il filosofo di Aristotele pensa solo alle cose alte al contrario di quello di Platone. Quindi il filosofo si slega dagli aspetti pratici • Parte appetitiva: quella che si lascia trasportare dalle passioni (parte concupiscibile di Platone) virtù morali o etiche legate al contenimento delle passioni. Il modo più morale di comportarsi è quello del giusto mezzo inteso come la giusta via di mezzo tra le pulsioni (via di mezzo tra viltà e temerarietà). Aristotele sottolinea l’importanza dell’abitudine nell’agire bene perché davanti agli eventi della vita non ci si può sempre soffermare sulla valutazione del giusto mezzo, l’abitudine alla moderazione ci fa interiorizzare il modus operandi, questo ci fa perdere in parte la nostra libertà perché agisco per abitudine ma questo meccanismo automatico lo creiamo noi utilizzando la libertà. Anche la politica dovrebbe educarci a La bellezza emerge quando emerge l’universale (richiamo all’idea Platonica o sostanza aristotelica). La bellezza non è mai un’esperienza solo sensoriale ma anche concettuale: bellezza la percepiamo con la vista e con i sensi ma devo cogliere con la mente l’universale che ho nella mente, è un duplice binario collegato, provo piacere e percepisco una conoscenza nell’intelletto. La bellezza è anche un’esperienza intellettuale. La poetica: parla dell’arte, libro scoperto a fine medioevo, si parla in particolare della tragedia. Ipotesi che dice che manca la parte della commedia (trama de “il nome della rosa”), filosofi contemporanei sostengono non sia mai esistito. Definisce l’arte come mimesi/imitazione, Platone squalifica l’arte per questo motivo ma Aristotele non dà lo stesso valore alla mimesi, la considera un pregio perché ci permette di conoscere meglio le cose. Es. La tragedia è la rappresentazione di una storia, lo storico deve raccontare tutti i fatti e fare una relazione del tutto, l’arte non è tenuta a riportare i fatti come sono realmente accaduti ma racconta ciò che poteva accadere, quindi l’arte è verosimile, l’arte sceglie cosa rappresentare a differenza dello storico, l’artista può raccontare o trascurare, può creare una storia che si concentra su una cosa veramente significativa, quella che fa emergere la forma (il discobolo potrebbe essere il ritratto migliorato, più vicino alla forma di un uomo).per Aristotele l’imitazione avvicina alla forma, al contrario che per Platone. Gli stessi canoni sono applicati nella bellezza naturale. Un'opera d’arte ben realizzata deve seguire il concetto delle 3 unità: 1. Tempo 2. Luogo 3. Azione Es. Un film che si svolge in un unico luogo, azione in un ritaglio di tempo, i fatti rappresentati devono essere chiusi in una sola vicenda. Questa per Aristotele è l’Opera d’arte con migliore forma stilistica. Tra tutte le opere d'arte predilige la tragedia perché ha effetto catartico, la catarsi significa sollevarsi dai nostri aspetti più umani (passioni che turbano l’anima), c’è dibattito sul modo in cui possa essere catartica: • Purificazione dalle passioni perché ci insegna a gestirle attraverso la loro rappresentazione, nella tragedia sono spesso esasperate • Ci libera proprio dalle passioni perché vedendo le nostre passioni rappresentate in altri darebbe la sensazione di aver già sfogato le proprie, quindi troviamo appagamento. Retorica: Aristotele è d'accordo con Platone sul cattivo utilizzo dei sofisti ma la considera produttiva se segue certe regole, crea dei discorsi e orazioni nuovi, è legata anche lei al verosimile come l’arte, può appellarsi ai miti, ad esempio, se sono utili ad arrivare al concetto essenziale: • Il retore deve essere degno di fiducia • Deve parlare in maniera molto onesta, usare argomentazioni semplici e brevi, deve partire da premesse accettate anche dall’uditorio per far apparire consequenziale il discorso L’ELLENISMO E LO STOICISMO Inizia nel 323 a.C. con la morte di Alessandro magno, comincia un periodo nuovo per la Grecia, non è più isolata come fino a quel momento anche se autonoma, da adesso arrivano influenze da oriente e cultura romana, un’altra novità è che le polis perdono di forza e saranno assoggettate al dominio straniero, non perde la centralità sulla cultura, tutti i popoli vicini tenteranno di imparare dai filosofi greci, nascono le prime biblioteche es. Quella di “Alessandria d'Egitto” che tramandano i pensieri. Entra in crisi il concetto di democrazia, si impone un potere di natura divina; quindi, al potere sale il prescelto da Dio, decade la classe artigiana, la classe del ceto medio diventa assoggettata dall’oriente, piano piano non partecipano più alla vita politica. I filosofi smettono di occuparsi di politica, la rifiutano quasi, il filosofo deve ripiegarsi alla sfera privata, deve occuparsi dell’etica individuale e non sociale, non c’è più l’enciclopedia del sapere di Aristotele, la domanda fondamentale è: Come dobbiamo vivere per essere felici? Le scuole ellenistiche importanti: 1. Cinica: socratica 2. Stoica: successo in Grecia e soprattutto a Roma 3. Epicurea: grandi domande sul come dobbiamo vivere 4. Scettica: ha lasciato i segni maggiori nel corso dei secoli LO STOICISMO La scuola stoica è abbastanza coerente tra i vari pensatori. Il fondatore è Zenone di Cizio ad Atene. Stoico deriva da Stoa luogo in cui nasce la scuola, morì suicida, Crisippo un altro filosofo, la scuola si sviluppò quando fu scoperta dai romani che interpretano le idee dei greci e le mescolano ad altre influenze (Marco Aurelio e Seneca). Dei filosofi greci abbiamo solo pochi frammenti quindi ci affidiamo ai commentatori romani. Gli stoici danno la visione alla domanda come dobbiamo vivere con la risposta “felicità attraverso la virtù” (buon comportamento). La felicità viene vista come l’effetto della virtù. Per gli stoici, la virtù è legata al comportamento etico, ma riguarda anche la conoscenza e rapporto col mondo, si divide in tre grandi settori: 1. Virtù naturale (studiata della fisica) 2. Virtù razionale (studiata dalla logica) 3. Virtù morale (studiata dall’etica) Devo capire com’è fatto il mondo, il linguaggio per capire il mondo per poi applicarle bene. • Logica: critici nei confronti di Aristotele e Platone perché ritengono che la nostra anima non contenga in sé nessuna conoscenza alla nascita ma come è più come un foglio bianco da scrivere “tabula rasa”. L'anima si riempie di “concetti” attraverso le esperienze, sono concetti essenzialmente convenzionali, idee su cui gli uomini hanno raggiunto degli accordi, es. l’idea di giustizia è un accordo attuale e assolutamente mutabile quindi anche il linguaggio è convenzionale. Il linguaggio si compone di 3 parti: a. Cosa significata: cosa è b. Significante: parola che utilizzo c. Significato: il concetto Tra il “significante” e pil “cosa” serve l’intermediario del “significato” affinché si possa capire il concetto (prima novità). Il significato e il significante possono avere un corrispettivo nel mondo ma possono anche non averlo, questo concetto si allontana molto dal pensiero di Aristotele che lega necessariamente il linguaggio al significato pertanto fa seguire le stesse regole nella metafisica. Es. Il concetto di giustizia potrebbe avere un legame differente dalla cosa. Il concetto non deriva dalle cose ma dalla convezione umana. Studiano i paradossi, ragionamenti che arrivano all’assurdo, legati al linguaggio es. Paradosso del mentitore: raccontato da san Paolo: Epimenide “tutti i cretesi sono bugiardi” se fosse vera, non potrebbe essere vera, se fosse falsa non potrebbe essere falsa. Paradosso irrisolvibile. Manda in tilt la dottrina delle proposizioni di Aristotele Paradosso del coccodrillo: Secondo la leggenda, un coccodrillo rapì un bambino e la madre disperata chiese al coccodrillo di restituirglielo. Il coccodrillo acconsentì, ma con una condizione: la madre avrebbe dovuto indovinare se il coccodrillo avrebbe restituito il bambino o lo avrebbe mangiato. Se la madre avesse indovinato, il coccodrillo avrebbe dovuto restituire il bambino. Se avesse sbagliato, il coccodrillo avrebbe mangiato il bambino. La madre pensò per un po’ e poi disse al coccodrillo che avrebbe mangiato il bambino. A questo punto, il coccodrillo si trovò in una situazione difficile. Se avesse mangiato il bambino, avrebbe reso vera la previsione della madre. Ma se avesse restituito il bambino, avrebbe reso falsa la previsione della madre. Quindi, cosa avrebbe dovuto fare il coccodrillo? Questo è il paradosso del coccodrillo. È un esempio di un paradosso logico, in cui le premesse sembrano portare a una conclusione contraddittoria. Spero che questo ti abbia aiutato a capire il paradosso del coccodrillo! Il senso profondo di questi paradossi è lo scopo di dimostrare che la logica non porta sempre alla realtà. Del linguaggio non bisogna fidarsi troppo • Virtù razionale (Capire il mondo): l’universo è governato da un ordine razionale (Dio), non ente antropomorfo è la struttura del cosmo che lo rende ordinato, razionale, necessario e perfetto. Questo insieme di leggi è Dio (panteismo). Questo ordine è qualcosa di materiale, Pneuma, il soffio caldo che dà vita, particelle calde che ordinano tutto. Le cose che vediamo sono materia fatta dei 4 elementi soliti ma tutto ciò che è metafisica, è fatta di questa materia invisibile agli aocchi, anche l’anima, pensieri e sentimenti (materialismo, quinta essenza). Dio l’ordine necessario di tutto, quindi, c’è un grande disegno di tutto, la chiamano Provvidenza. Nel mondo tutto ciò che accade ha un significato, e si muove in una posizione chiara anche se a noi non sempre lo è e ci porta verso il bene, visione finalistica. 1. Se è giorno c’è luce. Ma è giorno. Dunque, c’è luce, nome latino “modus ponens” es. Se p allora q.ma P. dunque q. 2. Se è giorno c’è luce. Ma non c’è luce. Dunque, non è giorno modus tollens (si toglie) sequenza formale se P allora Q. Ma non Q. Dunque, non P 3. Non può essere insieme giorno e notte. Ma è giorno. Dunque, non è notte, non (P e Q). Ma P. Dunque, non Q. 4. O è giorno o è notte. Ma è giorno. Dunque, non è notte, modus ponendo tollens (ponendo toglie), o P o Q. Ma P. dunque non Q. 5. O è giorno o è notte. Ma non è notte. Dunque, è giorno, modus tollens ponens, o P o Q. Ma non Q. Dunque, P. Conclusioni: logica che si sposa con le azioni e non solo sui concetti e caratteristiche come in Aristotele quindi ci si dirige verso l’etica (azioni), quello che conta per gli stoici non è di per sé la verità ma la concludenza, il ragionamento può essere concludente ma non per forza vero, l’importante è che il ragionamento sia strutturato in maniera corretta più che vero. Epicuro, l’edonismo e la felicità 341 a.C. a Samo, allievo di un platonico e democriteo, si trasferisce ad Atene e frequenta L’accademia ma non sappiamo per certo chi abbia seguito. Fonda a casa propria la “scuola del giardino” con un clima confidenziale, aperta alle donne e schiavi, novità. Per altri versi tradizionale, venerato come una divinità, Seneca racconterà che gli adepti seguiranno il precetto “comportati come se Epicuro ti vedesse”, abbiamo 3 lettere e qualche frammento di incerta attribuzione, le tre lettere sono indirizzate a qualcuno: 1. etica (sulla felicità) a Meneceo, 2. lettera sulla fisica a Erodoto 3. sulla meteorologia, a Pitocle, la più incerta come attribuzione. Ricostruire il pensiero è complesso. Il poema di Lucrezio, in epoca latina ci tramanda il suo pensiero. Edonismo: (“edonè” piacere) oggi stile di vita che ricerca solo il piacere, connotazione negativa, la filosofia di Epicuro è edonistica, quindi, fondata sul piacere ma non inteso nello stesso modo, è un edonismo più moderato, attaccato dalla cultura dominante e verrà attaccato dal cristianesimo perché allontana l’uomo dalle virtù, quasi fosse una filosofia del diavolo. Pensiero: il fine della filosofia è portare verso la felicità, individuale. Come si ottiene la felicità? La felicità è la via di liberazione dalle paure e passioni, quindi dai turbamenti inutili, lo scopo è capire quali sono le cose vane e quali no. Epicuro definisce la filosofia come un “quadrifarmaco o tetra farmaco” quindi una medicina che cura 4 malattie: 1. Paura degli dèi, l’ira degli dèi 2. Paura della morte 3. Il piacere è facilmente raggiungibile 4. Il dolore è provvisorio, il dolore non è eterno La filosofia deve assolvere questi problemi, i primi due riguardano il mondo, le altre l’etica. I temi sono la fisica e l’etica. Fisica: canonica (teoria della conoscenza che vuole trovare un criterio di verità). Secondo lui bisogna affidarsi a ciò che ci appare con evidenza: • Sensazioni, primo criterio di verità e sono evidenti di per sé stessi perché la forza con cui si presentano deve dire per forza il vero, la base di ogni verità • Anticipazioni, concetti o prolessi, sono le sensazioni sedimentate dentro di noi che si trasformano in un’anticipazione, es. Se dico adesso arriva un cane, richiamo l’immagine che ho di cane, questi primi due criteri sono sempre veri perché derivano da un flusso di atomi che ci colpisce, l’organo di senso riceve un flusso di atomi da ciò che lo colpisce. Si può cadere in errore se usiamo l’opinione, basata o contraddetta dai sensi. Il ragionamento sarà più o meno sbagliato a seconda di quanto è legata alle sensazioni • Piaceri e dolori, emozione. Lo scopo della fisica è diretto all’uomo che deve dimostrare che tutto ciò che è soprannaturale non influenza la nostra vita etica. Riprende molto la filosofia democritea quindi l’atomismo, tutto nel mondo è formato di atomi e nulla è senza corpo. Corpo: tutto ciò che può agire o subire un’azione. Gli atomi si aggregano e disgregano quindi devono muoversi in uno spazio vuoto, per Epicuro gli atomi si muovono in uno spazio vuoto e si possono aggregare in molti modi, pertanto, danno origine a infinite cose diverse, parla di infiniti mondi, sposa la dottrina della materia eterna perché altrimenti ci sarebbe stato un nulla prima. Ci sono quindi spazio infinito e materia eterna. Tutto si può spiegare con materia e movimento (meccanicismo), i movimenti avvengono per cause puramente meccaniche della materia, gli atomi agiscono secondo leggi intrinseche alla natura, non un Dio che muove. Non c'è nessun finalismo o provvidenzialismo. L’anima è fatta di atomi, soffio caldo diffuso in tutto il corpo umano, queste particelle di materia muoiono insieme all’anima, si disgregano e si riaggregano ad altro. Le leggi degli atomi sono: Il peso, la materia cade perpendicolarmente verso il basso, quindi, come fanno a riaggregarsi? Il Clinamen”, (termine dato da Lucrezio successivamente) e cioè la deviazione causale degli atomi che creano altre aggregazioni (legge casuale). Per Democrito gli atomi si muovevano in maniera caotica. Qui sembrano convivere caso e necessità ma come è possibile? Se esistessero solo le leggi fisiche, la libertà dell’uomo sarebbe limitata come lo sono le cose in natura che obbediscono alle loro leggi, quindi Epicuro inserisce questa legge casuale (Clinamen) per dare una possibilità di scelta e di libertà all’uomo. Piacere e dolore: ultimo criterio di verità, ogni scelta che facciamo è determinata dall’ aspettativa di piacere o dall’aspettativa di dolore es. Se studio ora è perché dopo potrei fare più fatica quindi mi fa più piacere ora. Il piacere è sempre un piacere materiale e sensibile non intellettuale come per Aristotele, quando l’uomo, proviamo piacere dell’anima quindi, ci aspettiamo un piacere fisico poi, es. studio perché penso di provare piacere poi quando otterrò qualcosa di fisico derivato da questo. Per lui è strano che gli altri abbiano fantasticato su altro, dirà che lo sanno anche gli animali e i bambini. Gli animali sanno vivere in equilibrio con la natura senza esagerare, sottintende che gli uomini non siano in grado di vivere con la natura in modo equilibrato, non invita a un edonismo smodato quindi. La vera regola è vivi secondo il piacere più in accordo con la natura, no a piaceri smodati o privazioni totali perché condannano all’infelicità. Come si fa a vivere in armonia con la natura? Gli dèi esistono perché ne abbiamo l’anticipazione (quindi esperienze precedenti) pertanto devono esistere per forza, gli dèi sono fatti di atomi. Nasce il problema de male: abbiamo il concetto che gli dèi siano buoni e onnipotenti allora come mai esiste il male? Epicuro dice che ci sono 4 possibilità: 1. Sono buoni ma non hanno la capacità di togliere il male, ipotesi da scartare 2. Sono onnipotenti ma non vogliono farlo, scarta perché vorrebbe dire che sono cattivi e non corrisponderebbero alle nostre anticipazioni 3. Vogliono e possono togliere il male e che sono buoni, scarta perché resta il problema del male 4. Sono come sopra ma non si interessano del nostro mondo Secondo lui gli dèi vivono in intermundi e vivono in relazioni tra loro, simili ad amicizie e vivono beati perché non si curano degli uomini altrimenti sarebbero condannati a preoccupazioni. L'uomo, quindi, non deve temere o pregare gli dèi perché questi non se ne interessano. L'uomo può solo ammirarli ed emularli dedicato alle muse ispiratrici del sapere) era un centro di studio molto esteso con strumenti come un giardino zoologico, un parco astronomico, un orto botanico e sale anatomiche per sezionare. Questo attira tutti gli studiosi intellettuali. Il modello alessandrino inizia ad essere replicato altrove nel Medioriente ma non eguaglieranno per secoli Alessandria fino al VII sec d c, momento in cui la biblioteca viene data a fuoco dagli arabi che invadono. Alcuni studiosi ad Alessandria: • Euclide 300 a.C. scrisse “gli elementi”, porta a compimento molte conoscenze pregresse greche, influenze platoniche, la parte degli assiomi influenzata da Aristotele, Pitagora ecc. • Ipparco di Nicea, astronomo 190 120 a.C. • Claudio Tolomeo, astronomo 100 170 dc, autore del sistema aristotelico tolemaico che reggerà per circa 1000 anni • Archimede, 287 212 a.C. nativo di Siracusa, matematico fisico • Galeno 129 201 d.C. medico che opera a Roma Il sapere si sta settorializzando e diventa più tecnico perché si fa sempre più ampio e complesso. La riflessione metafisica viene messa in secondo piano rispetto alla filosofia pratica che diventa quasi scienza. Manca lo sguardo d’ insieme quindi non ci sono grandi sistemi filosofici. LO STOICISMO RMANO: SENECA, EPITETO, MARCO AURELIO I romani hanno un atteggiamento culturale più pratico sul come vivere rispetto ai greci che si ponevano domande sui massimi sistemi, ai romani servono regole di vita più concrete. Dimensione più pratica ed etica. Per circa 500 anni dall’età ellenistica non ci sono grandi pensatori originali ma riprendono lei dee dei greci mischiandole tra loro, si parla di ecletticismo romano, (scelgo), ad esempio riprendono elementi stoici e li mescolano ad elementi aristotelici e platonici per poter dare una dimensione più pratica: Marco Tullio cicerone, grande oratore in politica e letteratura e si diletta di filosofia 106 43 a.C., come etica di ispirazione stoica, platonica e aristotelica, non problematizza le idee ma le cita, per lui esiste un nucleo di idee comune a tutte le filosofie che costituiscono la verità profonda, scarta l’epicureismo, famoso come il pensatore che basa tutto sul caso, per lui è inconcepibile che l’universo si sia generato a caso. Seneca il più importante degli stoici romani 4 65 dc, vicende legate alla situazione politica, divenne il consigliere di Nerone e poi nel 65 venne ordinato il suo suicidio. Era di Cordoba. È uno stoicismo non puro, con influenze platoniche, tenta di virare l’attenzione sulla visione interna, lo stoicismo greco era focalizzato sul rapporto tra uomo e mondo mentre per Seneca inizia un percorso di riflessione interiore, la virtù non va cercata nel rapporto col destino e la provvidenza ma in quello con la propria anima, pensiero dovuto al periodo storico ma che presagisce a una nuova sensibilità questo avrà delle influenze sul cristianesimo. Descrive l’anima in due parti, razionale e irrazionale, quella irrazionale è suddivisa in parte irascibile e languida. Forte richiamo a Platone. Seneca più accondiscendente degli stoici greci, dà spazio ai compromessi, inaccettabili per i greci. Tra Seneca e cristianesimo ci saranno differenze come sul suicidio che ritiene una scelta virtuosa Epitteto: stoicismo molto pratico, nato nel 50 dc come schiavo, venne liberato e fondò una sua scuola con un certo seguito, scrisse opere che vennero raccolte da allievi come Flavio Arriano, Manuale di Epitteto, si ritiene allievo di Crisippo, meno eclettico ma comunque ripiegamento su stessi, vuole trovare Dio nell’anima, il fulcro rimane sempre la ragione. Distingue tra ciò che possiamo dominare e ciò che non possiamo dominare. Il motto è, sopporta e astieniti, sopporta ciò che arriva di esterno (fato, sfortuna ecc.) e astieniti imparando a gestire te stesso. Marco Aurelio: imperatore 121 180 dc morto forse di peste. Imperatore nel 161 e per 16 anni, il suo impero viene visto come l’ultimo momento di apice dell’Impero Romano. Scrive “colloqui con sé stesso”, riflessioni interiori di carattere stoico. Qualche elemento nuovo nel pensiero, influenze platoniche sull’anima ingabbiata nel corpo. La novità è che riconosce nell’uomo 3 aspetti, corpo anima e intelletto, corpo sede di sensazioni, anima sede degli impulsi e intelletto sede dei pensieri, questi elementi si collegano insieme e a tutti gli altri corpi anime e intelletti. L'intelletto donato da Zeus, una parte stessa di lui, quindi, è una scintilla divina che ci collega agli altri e agli dèi, nous universale e un nous singolare collegati tra loro, questo crea una sorta di fratellanza universale, anticipazione del cristianesimo. Il Neoplatonismo di Plotino Terzo sec dopo c. filosofia Alessandrina che avrà influenza sul cristianesimo, le due filosofie convivranno per molto tempo, non solo ripresa di elementi platonici ma anche di altri come il pitagorismo, aristotelici e alcuni elementi stoici amalgamando in maniera nuova e inedita. Nel frattempo, emerge il cristianesimo e il punto di contatto sarà Agostino. Fondata da Ammonio Sacca ma non sappiamo quasi nulla, conosciamo le opere di Plotino suo allievo, egiziano di cultura greca, nasce nel 205 269 dc, dopo il servizio militare si trasferisce a Roma dove la sua filosofia affascina molto, inizialmente non scrisse nulla, poi scrisse opere raccolte da un suo allievo, Porfirio in una raccolta chiamata Enneadi ,6 libri in 9 parti, ebbero ampia diffusione. Subisce influenze da nuovi culti orientali. Parte da una constatazione: nel nostro mondo vediamo molteplici cose diverse tra loro ma se guardo meglio c’è anche qualcosa che li accomuna, quindi, dietro alla molteplicità, c’è un’unicità, es i numeri molteplici non esisterebbero senza l’1, gli altri non sono altro che prodotti del n 1, esercito fatto di miriade di uomini, questi uomini per vincere devono rappresentare un corpo unico, tutto le cose del mondo hanno un legame con l’unità. Richiamo sempre più netto man mano che ci si eleva, questa unità ci eleva, quasi una nostalgia dell’uno. Le cose tendono a salire verso l’alto, verso l'unicità, pertanto, ci deve essere un punto d’arrivo, un Uno Primo, il massimo Uno che racchiude tutto. Questo Uno è il Dio di Plotino che non chiama Dio. Questo uno non si può tanto definire perché l’uno è sempre diverso dalle parti es io sono l’uno e le parti che mi compongono sono la molteplicità, io sono diversa dal mio naso, l’uno primo è quindi trascendente dal mondo, deve essere necessariamente infinito perché tutte le parti sono finite, è il primo filosofo che rivaluta l’infinito, cambia la prospettiva di infinito in infinita potenza, non può avere forma e figura ed è privo di sostanza, se ne definissi la sostanza lo limiterei, l’uno è aldilà dell’essere e della sostanza, per tutti questi motivi non possiamo parlare e definire, quindi tracciare dei limiti all’Uno. Per Plotino dell’uno non si può parlare, gli studiosi la definiscono Teologia negativa cioè non si può dire ciò che è ma al max ciò che non è, si può al limite usare un linguaggio metaforico per rendere almeno l’idea di come l’uno agisca. Plotino spiega la generazione del mondo col linguaggio metaforico: rifiuta qualsiasi ipotesi creazionista, l’uno non può scegliere e decidere perché sono azioni che compiono gli uomini e l’uno non può essere antropomorfizzato. Nel nostro mondo c’è sia il bene che il male quindi dio voleva il male? Elabora la dottrina della emanazione: metafora: una fonte di luce in una stanza riempie di luce a seconda della sua potenza il processo che compie l’uno è simile e cioè che, come un fascio di luce, è pieno di essere tanto che trabocca e questo genera le cose (brocca d’acqua che trabocca), l’uno non sceglie di creare il mondo è talmente pieno di essere che trabocca e genera il mondo, come la luce illumina in modo diverso a seconda del punto, così l’uno arriva in modo diverso La generazione del mondo è necessaria al contrario del dio cristiano che sceglie di creare. L'uno è libero? È necessitato ma creare è nella sua necessità intrinseca. Le differenze tra lui e gli altri: dio non sceglie, non ordina come il demiurgo, no filosofie panteiste. La generazione avviene con tappe chiamate ipostasi: 1. l’uno, 2. Intelletto 3. anima il rapporto tra le tre ipostasi è spiegato con un linguaggio metaforico, rapporto simile a quello tra luce, sole, luna. Queste tre ipostasi sembrano essere delle tappe da percorrere dall’uno al mondo ma non cronologiche, intelletto e anima sono contemporanee ed è un percorso logico, l’intelletto è generato dall’autoconteplazione dell’uno che conoscendosi si sdoppia, da un lato il soggetto che studia e dall’altro l’oggetto di studio ma l’uno non può essere doppio, quindi, si genera l’intelletto (nous), a cosa pensa questo intelletto? Alla forma eterna delle cose cioè le idee platoniche, quindi l’intelletto è l’iperuranio di Platone, l’anima intesa come anima universale del mondo che ha un duplice sguardo, contempla le idee nell’intelletto e genera la realtà, riversa le idee nei corpi, cadono dentro la materia e plasma le cose. La materia non è ipostasi perché la materia non esiste, non è essere, l’uno non ha generato la materia, la materia corrisponde alla mancanza di luce, di bagnato ecc. La materia è mancanza di essere, visione della materia negativa, ostacolo al bene. Tra essere e materia però esiste una fusione, come uomo e anima individuale, l’anima dentro al corpo è bloccata e vuole tendere verso quella universale, parla di anima in esilio, influenze religiose perché dice che l’anima ha due colpe, una perché si è distaccata dalla sua dimensione e secondo si lega alla materia prendendosene cura fermando il suo cammino verso l’uno. Percorso verso l’uno attraverso 5 tappe 1. Le virtù civili: intelligenza sapienza, coraggio, giustizia, temperanza 2. Arte: necessaria all’anima, diverso dal bello naturale, è qualcosa in più, è un bello di riflesso inconsapevole ma consapevole dell’artista, questo compie una bella opera quando si avvicina all’uno, l’artista getta una luce nuova che illumina ciò che assomiglia all’uno; quindi, l’idea dell’opera d’arte la rende bella, armoniosa, semplice, suggestiva (canoni greci). Tutto questo ci stacca dalla materia e ci avvicina all’uno. L'uno non può essere rappresentato in una statua o cose finite, quindi, introducono la teoria del sublime: ciò che noi viviamo come squilibrio nell’opera d’arte (oltre e incommensurabile) a rappresentare la distanza tra noi e l’uno 3. Amore: ricerca di ciò che ci manca, parte dalla bellezza dei corpi per poi superarla 4. Filosofia: greca ma non è il punto di arrivo perché non ha le parole per definire l’uno Svolta dalla filosofia greca anche se riprende alcuni punti. Quella greca era un’alternativa alla religione anche se hanno toccato temi come l’anima e Dio ma tendenzialmente distaccata dalla religione, quella greca usava il dubbio, la critica, la polemica, la discussione, la ragione, la religione usa la fede. I primi cristiani vogliono rompere dal passato e fanno polemica sulla filosofia greca, si attenuano col tempo come, ad esempio, in Giovanni o Agostino, la filosofia greca inizia ad essere inglobata nella filosofia cristiana, specie il neoplatonismo. Differenze: nella religione la verità è nella Bibbia, non c’è nulla da capire, gli studiosi sostengono che questa verità va comunque spiegata, la religione riguarda più il popolo e la comunità, il compito della filosofia inizia a diventare una sorta di configurazione delle dottrine religiose alla sfera individuale, non è più la scienza dell’essere ma, colma e spiega i vuoti del messaggio biblico In Grecia erano i grandi maestri a tracciare la via, quasi un lavoro individuale (Aristotele, Platone) nel cristianesimo il messaggio del pensatore deve essere accettato dalla comunità che, accetta su ispirazione divina, si lavora su una sintesi del pensiero e c’è un’autorità (Chiesa) che approva, si interrogano su dottrine e dogmi da ammettere, l’altro da questo non è tollerato Esiste un testo sacro scritto su ispirazione divina, contiene il messaggio di Dio quindi la Verità, il filosofo diventa un commentatore. La Bibbia 73 libri (antico e nuovo testamento) di derivazione ebraica, scritto in più di 1000 anni (1300 a.C. 100 dc). Antico testamento in 5 libri (Pentateuco e Torah scritti in ebraico) raccontano la creazione del mondo e sono attribuiti a Mosè, libri della legge, ci sono libri di vario tipo, di storia o profetici. Nuovo testamento in greco vangeli sinottici dei 3 apostoli, racconti simili tra loro (Matteo, marco, luca) quello di Giovanni è diverso, atti degli apostoli successivi a cristo, lettere apostoliche, apocalisse di Giovanni. Il punto focale è la vita di Gesù nei vangeli. Il Dio dell’antico testamento è molto esigente e severo, richiama all’ordine, giudicante, nel nuovo, dio diventa meno esigente e più amorevole, più accettazione verso il non meritevole, si rivolge a tutti e non solo agli ebrei, diventa un messaggio universale, non c’è più ansia messianica nel popolo, il quale aspettava il messia che li salvasse spiritualmente e politicamente. La vita terrena diventa una preparazione all’incontro con Dio.
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