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dalla Rivoluzione francese alla fine dell'era napoleonica, Dispense di Storia

attraverso 8 domande ripercorre tutte le vicende della Rivoluzione francese, dell'ascesa di Napoleone Bonaparte, delle campagne militari, analizzando la sua politica.

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 31/03/2021

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Scarica dalla Rivoluzione francese alla fine dell'era napoleonica e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! INTERROGAZIONE DI STORIA 1) Ricostruisci i principali eventi che sconvolsero la Francia nel periodo 1789-1791, sottolineandone motivazioni e significato. Nel corso del XVIII secolo la Francia attraversa una crisi finanziaria ed economica, causata dal sistema di privilegi che si era instaurato (spese amministrative e militari) e dalla pessima amministrazione del denaro. A questa crisi economica, si aggiunge tra il 1788 e il 1789 una crisi agricola, che porta a cattivi raccolti con il conseguente abbassamento della produzione e l’innalzamento dei prezzi del pane. Questa situazione di crisi, porta il Parlamento a costringere Luigi XVI a convocare gli Stati Generali, organo rappresentativo dei tre ordini presenti nella società: nobiltà, clero e Terzo Stato. Ognuno di questi ordini si consultava in una camera separata; la votazione avveniva per ordine e non per testa; ogni ordine aveva uguale numero di rappresentanti: nei quaderni di rimostranze redatti dal Terzo Stato, veniva chiesto il doppio dei rappresentanti, richiesta che venne accordata dal re, il voto per testa e di riunire tutti i ceti in una stessa aula (ciò avrebbe portato all’uguaglianza trai 3 ordini durante il confronto), ma queste due richieste non vennero concesse dal re. Dopo l’autoproclamazione arbitraria in Assemblea Nazionale da parte del Terzo Stato e la conseguente svalorizzazione di tale provvedimento da parte del re, il 20 giugno 1789 i rappresentanti del T. S. si chiusero nella sala della pallacorda dove strinsero il giuramento (chiamato appunto “della pallacorda”), con cui decisero di non sciogliersi prima di aver dato una monarchia costituzionale alla Francia: è considerato l’atto di nascita della Rivoluzione. Una settimana dopo, clero e nobiltà, su ordine del re, si uniscono al T.S., facendo nascere il 9 luglio l’Assemblea costituente, con lo scopo di dare una costituzione alla Francia. Con questo atto, iniziano a esserci barricate per le strade, la popolazione inizia a fare tumulti e il 13 luglio si creano le milizie armate. Il giorno seguente vengono assaltati l’hotel d’Isinvalidy, per prendere le armi, e la Bastiglia, simbolo del potere assoluto: l’assalto a questa fortezza medioevale segna l’entrata nella vita politica da parte del popolo. Nello stesso periodo si diffonde nelle campagne la “grande paura”: i contadini avevano timore dei briganti e erano terrorizzati dalla falsa notizia, arrivata da Parigi, che diceva che il re e gli aristocratici volevano punire i rivoltosi, attraverso l’assoldamento di eserciti personali, trucidandoli o bruciando i raccolti; iniziano così ad assaltare i loro castelli e a distruggere gli archivi dove erano custoditi i documenti dello sfruttamento feudale. Il 4 agosto venne abolito il regime feudale con tutti i privilegi che esso comportava; il 26 agosto venne approvata la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che aveva come obbiettivo quello di conservare i diritti naturali dell’uomo (come la libertà): questi decreti vennero approvati dal re solamente quando un corteo di sole donne si diresse a Versailles per protestare. Vennero fatte anche riforme religiose: vennero requisiti i beni ecclesiastici, che diventarono proprietà dello Stato con cui si tentò di risanare il debito pubblico, venne redatta la costituzione civile del clero, con cui vescovi e curati diventarono dipendenti pubblici (selezionati e pagati dallo Stato, giuravano fedeltà alla nazione), vennero aboliti gli ordini contemplativi, vennero concessi i diritti civili a protestanti ed ebrei. Venne accentuata dai club (associazioni di partiti borghesi) e dalle stampe dei periodici la differenziazione dell’orientamento politico: c’erano i cordiglieri, repubblicani di stampo democratico, e i giacobini radicali repubblicani (tra le cui fila c’era anche Robespierre); fra il ’90 e il ’91 la Francia venne divisa in 83 dipartimenti, a loro volta divisi in cantoni e i cantoni in comuni; vennero tolte le dogane interne tra feudi, i giudici divennero elettivi e venne istituito un parlamento di una sola camera, l’assemblea legislativa. Il 3 settembre 1791 il re approva la costituzione. 2) Ricostruisci i principali eventi e le principali riforme che caratterizzarono la Francia nel periodo 1792- 1794, sottolineandone motivazioni e significato In seguito a due rivoluzioni fomentate dai Sanculotti, l’Assemblea legislativa sospese il re dalle sue mansioni e indisse delle nuove elezioni a suffragio universale. A seguito della creazione di una coalizione antifrancese nel 1792, il 20 giugno la Francia dichiarò guerra all’Austria, Prussia e Russia (alleate): l’obiettivo era quello di creare un senso comune nella popolazione e soprattutto era uno scopo propagandistico; però l’esercito rivoluzionario era decisamente più debole e la Francia oltre a questa guerra era intenta a contrastare anche le rivolte interne fomentate dai Sanculotti. Per creare un esercito di uomini che vedessero la guerra come unico mezzo possibile per proteggere le terre comuni, venne ristabilita la leva obbligatoria e aumentate le tasse: la Francia si poneva nel ruolo di diffusore degli ideali illuministici. La prima grande vittoria la ottennero contro i prussiani a Valmy il 20 settembre 1792: ha valore simbolico in quanto fu la prima volta che un popolo in armi sconfisse una grande potenza, tanto che il giorno seguente la Convenzione nazionale (formatasi dopo le rivolte dei Sanculotti) abolì la monarchia e proclamò la Repubblica. Il processo al re, iniziato il 10 dicembre 1792, si concluse il 20 gennaio 1793 con la proclamazione della sua colpevolezza: il giorno seguente il re venne ghigliottinato. Dopo questa esecuzione, la coalizione antifrancese si rafforza e la situazione interna della Francia peggiora, fino a portare ad una guerra civile: nel 1793 nella regione della Vandea scoppiò una rivolta contadina: erano scontenti della leva obbligatoria e dell’aumento delle tasse, crearono un movimento controrivoluzionario, costringendo il governo a combattere. Inoltre, si vennero a creare, all’interno dell’Assemblea nazionale, due schieramenti: parlamentari e Sanculotti+Giacobini; quest’ultimo schieramento, sebbene fosse in minorità, con le armi riuscirono a prendere il potere e ad instaurare una democrazia totalitaria: crearono il tribunale rivoluzionario, contro i sospetti cospiratori, un paciere per cereali e farina e il comitato di salute pubblica, che deteneva il potere esecutivo. Queste misure vennero interpretate da parte dei girondini come un favoreggiamento dei giacobini. Nell’estate 1793 il governo francese aveva come alleati i militanti rivoluzionari e i giacobini (la cui ideologia politica deriva dal Rousseau): questi ultimi, con i sanculotti, volevano una società basata su contadini, piccoli produttori e artigiani, mentre in politica si pongono come i veri interpreti del popolo e dell’espressione generale, instaurando in questa maniera una democrazia totalitaria. Per mantenere il potere loro utilizzarono il terrore (eliminazione di avversari politici) e un governo rivoluzionario, venne varata nello stesso anno la costituzione democratica del ’93; riuscirono a domare la rivolta in Vandea, decretarono la leva di massa e misero al comando giovani generali, venne potenziato il Tribunale rivoluzionario e imposto un maximum dei cereali, dei prezzi e dei salari, promossero la scristianizzazione, fu introdotto il calendario repubblicano (in uso fino al 1805), che aboliva la domenica; nel 1794 da parte del gruppo robespierrista venne aumentata la repressione, dando origine al Grande Terrore. Il 9 termidoro (27 luglio) ci fu una congiura contro Robespierre con due stretti collaboratori vennero arrestati, il giorno seguente vennero giustiziati. 3) Napoleone conquistatore: descrivi le principali campagne e battaglie fino alla disfatta di Waterloo. La prima campagna a cui partecipò anche N fu quella d’Italia, tra il marzo 1796 e il 1797: infatti dopo che la prima coalizione antifrancese era stata sconfitta, il Direttorio aveva deciso di continuare la guerra contro l’Austria. A Napoleone, nel marzo 1796, venne affidata la terza delle tre armate inviate in Italia: le prime due, che attaccarono l’Austria da Nord, vennero bloccate, mentre la sua riuscì a dividere l’esercito austriaco da quello piemontese (erano alleati) e li sconfisse ripetutamente, fino a quando non riuscì a entrare a Milano il 15 maggio 1796. Gli austriaci tentarono di riappropriarsi della Lombardia, ma furono costretti il 17 ottobre 1797 a firmare il trattato di Campoformio: la Francia ottenne riconoscimento della Lombardia, dell’Emilia (ottenuta costringendo Papa Pio VI a firmare un armistizio) e l’annessione del Belgio, mentre l’Austria mantenne il controllo su Istria, Dalmazia e Veneto (così facendo, la Repubblica di Venezia, autonoma da sempre, venne smembrata e occupata). La conquista dell’Italia continuò anche dopo questo trattato: nel febbraio 1798 i francesi conquistarono Roma, costringendo Papa Pio VI a dimettersi e scappare in Francia dove morirà l’anno seguente, e proclamarono la Repubblica Romana, che comprendeva Lazio, Umbria e Marche. L’anno seguente la Francia annette la regione di Napoli, il Piemonte e la Toscana: nascono le repubbliche sorelle, modellata sulla costituzione emanata nel 1795. Napoleone in Italia venne criticato dai democratici in quanto traditore della rivoluzione: per lui, l’Italia era solo un territorio da sfruttare commercialmente ed economicamente. Nella primavera del 1798 organizza una spedizione in Egitto, una colonia ottomana governata dalla setta militare dei Mamelucchi: con questa spedizione Napoleone voleva indebolire la Gran Bretagna, colpendo il suo impero coloniale (che fondava il proprio prestigio sulla superiorità marittima); inoltre l’Egitto era un paese molto ricco e con una storia millenaria e Sul trono di Francia ritorna Luigi XVIII di Borbone, che all’inizio riesce a subire pochi danni appellandosi al principio di legittimità, ma dopo i 100 giorni napoleonici perse molte terre; i Paesi Bassi ottengono le Fiandre; la confederazione germanica diventa una confederazione di 39 stati; l’Austria si rinforza nei Balcani e in Italia; il Regno Unito ottiene un rinforzamento delle colonie; la Polonia viene divisa tra Russia e Prussia. Questi nuovi assetti vengono messi in crisi dai moti rivoluzionari. I moti ottocenteschi si possono dividere in 3 fasi:  Quelli degli anni 20: gli oppositori, organizzati in società segrete, tentarono la rivolta per ottenere delle riforme istituzionali; le prime rivolte avvengono in Spagna, poi nel Regno delle due Sicilie nel luglio 1820: Napoli si ribella e costringerà il re a concedere una costituzione, revocata quasi subito, in seguito al congresso di Lubiana, quando il re Borbone aveva chiesto l’aiuto degli Asburgo, i quali erano intervenuti reprimendo la rivolta e revocando la costituzione; in Piemonte nel 1821 il conte di Santorre di Santarosa si mette d’accordo con Carlo Alberto per fare una sommossa estesa a tutta l’Italia del Nord: anche questo tentativo di far emettere una costituzione fallisce ma si riesce a far abdicare al, al posto del quale subentra Carlo Alberto, che inizia un repressione politica e militare; e infine in Grecia tra il ’20 e il ’21. L’unica che si conclude con una vittoria fu la rivolta greca, iniziata nel ’21 e conclusasi nel ’30, contro la dominazione ottomana, grazie alla chiesa ortodossa e all’appoggio di alcune nazioni europee. Gli altri moti furono repressi;  Quelli degli anni 30: in Francia il 27 luglio 1830, dopo che il sovrano Carlo X aveva annullato alcune riforme, come per esempio la carta costituzionale con sistema bicamerale, il popolo insorge costringendo il re a fuggire; gli succede Filippo d’Orleans. Nello stesso periodo anche proclama la propria indipendenza dalla monarchia olandese. Al contrario le rivoluzioni scoppiate in Italia (es. a Modena, Bologna e nello Stato della Chiesa) e in Polonia (rivoluzione antirussa) furono stroncate dai russi e dagli austriaci, che ristabilirono la pace  Quelli del 48: anche in questo caso le proteste cominciano in Francia e si diffondono poi in tutta Europa: nel febbraio 1848 una rivolta popolare porta alla destituzione di Filippo d’Orleans e alla istituzione della seconda Repubblica; nel marzo 1848 si ebbero rivoluzioni anche all’interno dell’Impero austriaco (es. Praga, Budapest, Berlino, il Lombardo-veneto), ma il governo riprende il controllo. Vienna insorge il 13 marzo 1848 costringendo Metternich a dimettersi e a lasciare la città, va in esilio. 6) Descrivi le principali idee che stanno alla base del dibattito risorgimentale e come queste influenzarono i sovrani italiani nel biennio 1846-1848. I due grandi temi del dibattito risorgimentale solo: come superare la frammentazione della penisola, di modo da ottenere una unità e l’indipendenza e quale costituzione (quale ordine costituzionale) dare al nuovo stato che sarebbe nato. Il punto fermo che tutti coloro che parteciparono a tale dibattito è la necessità di liberarsi dalla dominazione austriaca, che si fondava su quei valori tipici dell’Ancient Regime. Riconosciamo due schieramenti opposti per i progetti politici che proponevano e per la visione del mondo che avevano:  I Democratici: pensavano che l’unificazione dovesse essere fondata sull’iniziativa popolare, quindi, attraverso alcune rivolte popolari. Il massimo teorico di questo schieramento fu Mazzini, che era ritenuto il simbolo del romantico rivoluzionario; Mazzini fonda negli anni 30 una nuova associazione, chiamata Giovine Italia, di stampo democratico e repubblicano, che aveva l’intento di creare un’Italia unita, libera, indipendente e repubblicana e vuole che tale fondazione avvenga grazie a delle sommosse da parte del popolo, chiamato a compiere una rivoluzione ispirata ai valori patriottici. Ma, sebbene molti avessero aderito a queste idee, questo suo progetto ha dei limiti, in quanto il popolo non è interessato, non viene mosso dagli stessi interessi per cui si era mossa la classe alta borghese.  I moderati: volevano che liberazione avvenisse creando una confederazione tra gli stati italiani e con una mossa dall’alto, cioè che ci fosse a capo di questa liberazione un personaggio che puntasse a far fuggire gli austriaci dall’Italia; quindi, il loro scopo ultimo non era l’unità ma la sola liberazione dalla dominazione dall’Austria. Tra le loro fila molto importanti furono Cesare Balbo, il quale teorizza una confederazione di stati fondata sull’esercito dei Savoia e teorizza che lo stato sabaudo dovesse diventare la “macchina diplomatica” dell’indipendenza italiana, con il compito di convincere i dominatori a concentrarsi altrove, come per esempio nei Balcani; Massimo d’Azeglio che vuole una mobilitazione per far sì che i sovrani concedano delle riforme moderate; Gioberti (neoguelfo), che teorizza una confederazione degli stati italiani, a capo di cui ci sia il Papa (incarnazione spirituale dell’unita italiana) e che abbia il sostegno militare del regno sabaudo; Carlo Cattaneo che propone una repubblica federale laica sul modello americano che favorisca sia le autonomie locali sia un’unità, attuabile grazie alle sommosse del ceto borghese. Le speranze dei moderati vengono in parte esaudite con l’elezione a papa di Pio IX, che attua alcune riforme liberali ma pur sempre prudenti: ad esempio viene data maggiore libertà di stampa e vengono concesse alcune amnistie per i reati politici. Queste riforme coinvolgono non solo lo stato della chiesa, ma anche il Granducato di Toscana, con Leopoldo granduca di Toscana, e il regno di Sardegna, con Carlo Alberto, mentre il regno delle due Sicilie ne rimane completamente estraneo, motivo per cui i moti rivoluzionari del 1848 avranno inizio proprio in questo luogo. 7) Ricostruisci le cause e i principali eventi che caratterizzarono l’Italia del 1848, spiegandone l’esito e le conseguenze immediate. Come abbiamo visto, i moti rivoluzionari degli anni 20 e 30 non erano andati a buon fine, così nel 1848 ci fu un’ulteriore ondata di sommosse, questa volta più violente: tutti i ribelli d’Europa chiedevano una costituzione, infatti, gli unici due stati dove era in vigore una costituzione erano l’Inghilterra e la Francia. I primi moti si verificarono nel regno delle due Sicilie, prima a Palermo (12 gennaio) e poi a Napoli, dove si chiedeva a Ferdinando II di Borbone di concedere una costituzione, che alla fine fu costretto a dare; il 15 febbraio anche Leopoldo di Toscana viene costretto a concedere una costituzione; il 23 febbraio fu la volta delle ribellioni a Parigi; poi il 4 marzo insorge anche il Regno di Sardegna, che costringe Carlo Alberto a emanare lo statuto albertino di carattere moderato (infatti prevedeva ancora la figura centrale del re e il cattolicesimo come religione di stato); il 13 marzo c’è una rivolta studentesca a Vienna, il 14 marzo anche nello stato della chiesa viene concessa una costituzione, il 15 marzo segue una sollevazione a Budapest. Il 17 marzo anche Venezia si ribella e Daniele Manini, il capo della ribellione, proclama sia l’indipendenza che fonda la repubblica; il giorno seguente hanno inizio le 5 giornate di Milano (18 marzo-22 marzo): la popolazione milanese si ribella agli austriaci, crea delle barricate per le strade e alla fine costringe il generale Radeztky, il comandante delle truppe nel Lombardo Veneto, a fuggire nel Quadrilatero, una fortezza creato dalle città di Peschiera, Verona, Mantova e Legnago, dove aspetta il momento giusto per intervenire. Il 23 marzo le truppe sabaude giungono in aiuto dei ribelli contro gli Asburgo, seguiti poi da altri sovrani, come Pio XI e Leopoldo di Toscana: per la prima volta si assiste ad un intervento nazionale. Dopo alcune vittorie iniziali, tra le quali quella di Peschiera e di Goito, l’entusiasmo si spegne: Carlo Alberto aspetta troppo ad attaccare e viene sconfitto da Radeztky prima a Custoza a luglio e ad agosto viene costretto a firmare l’armistizio di Salasco; gli alleati, nel frattempo, si erano ritirati perché intimoriti dall’espansione di Carlo Alberto. Nel 1849 c’è un breve ripresa della I guerra di indipendenza: Carlo Alberto dichiara nuovamente guerra all’Austria ma prima viene sconfitto a Novara il 22 marzo e poi viene costretto ad abdicare in favore di suo figlio Vittorio Emanuele; anche nel resto d’Italia ci sono nuove sommosse: i democratici prendono il potere in Toscana e a Roma costringono il papa a fuggire e fondano la repubblica romana; ma anche questa volta le ribellioni vengono soppresse e con esse tutte le costituzioni emanate nel 1848, fatta eccezione per lo statuto albertino: a Venezia viene soppressa la repubblica e a Roma torna il Papa. 8) Ricostruisci i principali eventi che caratterizzarono l’Italia dal 1859 fino all’unificazione. Nel luglio 1858 avvengono alcuni incontri segreti tra Napoleone III e Cavour, chiamati accordi di Plombierre: questi accordi prevedevano l’intervento in aiuto dei Savoia in caso gli austriaci avessero attaccato per primi e in cambio avrebbero ottenuto Nizza e Savoia (territori che gli furono tolti in seguito al congresso di Vienna). Cavour allora, per far sì che l’Austria intervenisse contro di loro, schiera le truppe lungo il confine con il Lombardo Veneto e dà un ultimatum il 23 marzo 1859, che non viene accettato. A questo punto ha inizio la seconda guerra di indipendenza: le truppe francesi e quelle di Garibaldi (chiamate cacciatori delle Alpi) raggiungono l’esercito sabaudo e ottengono alcune importanti vittorie a Magenta, San Martino, Solferino e Melegnano (queste battaglie furono talmente cruente che il filantropo Dunan decise di creare la Croce Rossa, che aveva il compito di curare i feriti di tutti i fronti). Anche il centro Italia si mobilita: Parma, Modena, Bologna e Firenze riescono a mettere in fuga i propri sovrani e chiedono di essere annessi al Regno di Sardegna (cosa inaspettata). Quando questo accade, Napoleone III mette fine alla guerra: il suo scopo non era quello di creare uno stato unitario sotto il controllo sabaudo perché questo avrebbe costituito un pericolo per i suoi confini. Viene firmata la pace di Villafranca con cui la Lombardia venne ceduta ai francesi (e quindi ai Savoia) mentre il Veneto venne ceduto agli austrici; da questa guerra secondo gli accordi di Plombierre, la Francia ottenne Nizza e Savoia. A seguito di questa guerra nel sud Italia c’era stato un inasprimento dell’autoritarismo della dominazione borbonica, tanto da provocare alcune sollevazioni popolari che grazie a Francesco Crispi per la prima volta hanno un buon esito. Francesco Crispi inoltre convinse Garibaldi a partire con la spedizione dei mille: salpò da Quarto nella notte tra il5 e il 6 marzo 1860 e, dopo una sosta a Talamo, sbarcò a Marsala: questa spedizione aveva l’obiettivo di portare la popolazione meridionale alla rivolta contro i Borbone. In Sicilia, attraverso alcuni provvedimenti a favore dei cittadini, riesce ad ottenere l’appoggio dei picciotti, contadini armati siciliani, i quali crearono una vera e propria ribellione civile (anche troppo violenta, tanto che Garibaldi fu costretto a giustiziare alcuni ribelli); liberata la Sicilia, liberò velocemente anche la Calabria e, senza trovare resistenze, arrivò a Napoli il 7 settembre, dove costrinse il re Francesco II a dare una costituzione. L’Italia, a questo punto, si trova divisa in due: al centro-Nord ci sono i Savoia e al Sud invece i leader repubblicani e democratici (Garibaldi, Mazzini e Cattaneo). Le truppe sabaude per prime riescono a liberare i territori che erano sotto il controllo pontificio, costringendo i repubblicani a fermarsi per evitare uno scontro. Il 26 ottobre Garibaldi e Vittorio Emanuele si incontrano a Teano: in questo incontro Garibaldi scioglie le proprie truppe e rimette al re i propri poteri, rinuncia alle sue convinzioni per l’unità d’Italia; nei mesi successivi attraverso i plebisciti vengono ratificate le annessioni del Mezzogiorno, dell’Umbria e delle Marche al Regno di Sardegna. Il 17 marzo 1861 avviene la proclamazione dell’unità d’Italia, con cui nasce la nazione italiana con capitale Torino, poi spostata a Firenze e infine a Roma. Il Lombardo Veneto viene annesso al Regno d’Italia nel 1866, dopo la terza guerra d’indipendenza, lo stato pontificio dopo la breccia di porta Pia nel 1870, mentre il Trentino e il Friuli vengono annesse solo dopo la I guerra mondiale. 9) Cavour, Vittorio Emanuele II e Garibaldi sono tre grandi protagonisti dell’unificazione italiana: spiega il loro contributo. Cavour nasce a Torino nel 1810 (suddito di Napoleone) da una famiglia nobile; fa l’accademia militare; è liberale (vuole la costituzione, il Parlamento, la libertà di stampa); prima di entrare in politica, era uomo d’affari (ha chiara la visione che nulla è garantito, lui si deve fare la propria fortuna era secondogenito e quindi non quello prediletto) e si interessa alle innovazioni e in pochi anni diventa uno degli uomini più ricchi; presto diventa ministro dell’agricoltura e del commercio; nel 1848 si butta in politica e si candida per il Parlamento Cisalpino, ma viene eletto solo nell’elezione suppletiva. Nel 1851 viene chiamato al governo e, dopo aver fatto fuori d’Azeglio, diventa primo ministro (di conseguenza capo della politica nel Regno di Sardegna): attua una modernizzazione in tutto il regno (fa costruire strade, ferrovie, durante questo periodo vengono inventate l’illuminazione a gas e nasce la rete telegrafica), fonda la borsa di Torino, toglie le dogane, accetta il libero scambio, che portano ad una crescita economica sbalorditiva. Grazie a lui, il
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