Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Dalla scoperta dell'America alla Restaurazione, Dispense di Storia

Riassunto di testo di storia moderna: dalla Scoperta dell'America alla Restaurazione

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 22/05/2021

irene-premoli-1
irene-premoli-1 🇮🇹

5

(1)

3 documenti

1 / 80

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Dalla scoperta dell'America alla Restaurazione e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! 1 L’ETÁ MODERNA Dalla scoperta dell’America alla restaurazione Cap.1 Il sogno dell’Impero, la realtà di monarchie e repubbliche Le nuove monarchie… Il Re, a somiglianza di Dio, era immaginato come colui che punisce e premia. Era il primo che si poneva in difesa della religione cristiana. Attraverso l’aumento delle tasse, il Re era cosí stato in grado di finanziare apparati burocratici stabili e un esercito permanente. La sovranitá era inoltre pensata come direttamente voluta da Dio, quindi non riconosceva nessun potere terreno superiore al proprio (=subordinare le strutture ecclesiastiche= scelta nella nomina di vescovi e abati). In questo periodo si va definendo la formazione delle identità protonazionali: stadio precedente la formazione di identità nazionale con caratteri propri e particolari che la distinguono da altre nazioni. FRANCIA: dinastia dei Valois (XIVsec) 1337-1453 Guerra dei 100 anni VS Inghilterra. à Luigi XI: completamento del piano di eliminazione dei domini feudali autonomi, come il Ducato di Bordogna; annette la Provenza. à Carlo VIII sposa Anna di Bretagna= annessione della Bretagna alla Francia; rafforzamento dell’esercito; tasse da pagare direttamente alla corona. àLuigi XII d’OrleansàFrancesco IàEnrico II INGHILTERRA: casate contrapposte =York VS Lancaster (Guerra delle 2 Rose 1455-1485) à Enrico VII erede Lancaster: l’Inghilterra riorganizza il Sistema fiscale, la creazione della Camera stellata e un tribunale di diretta dipendenza regia. à Enrico VIII: strategia per espansione marittima e commerciale + separerà la Chiesa di Inghilterra da quella di Roma, dando vita al Protestantesimo con la creazione della Chiesa anglicana, posta sotto lo stretto controllo della Corona. PENISOLA IBERICA à Portogallo: dinastia degli Aviz Tra il 1400 e il 1500 aveva intrapreso l’esplorazione, a scopi commerciali, della costa atlantica dell’Africa. à Regno di Castiglia à Aragona à Navarra 1478: creazione del tribunale ecclesiastico inquisitoriale (Inquisizione spagnole): con l’appoggio di 1469: matrimonio di Ferdinando II, sovrano di Aragona, Isabella, Regina di Castiglia. Con questa unione viene creato un potente esercito comune, che mira a terminare il processo di Reconquista= riconquistare la parte meridionale della Castiglia, sotto il dominio arabo-musulmano. 2 Papa Sisto IV, i due sovrani (“re cattolici”) puntano a imporre l’uniformità religiosa cristiana. 1492: presa di Granadaà viene abbattuto l’ultimo regno arabo della penisola iberica. Nello stesso anno, si verifica l’espulsione degli ebrei; nei 10 anni successivi si procede, anche con la forza, a convertire le popolazioni di fede musulmana rimanenti al cattolicesimo. Va però a svilupparsi un clima di odio religioso (ebrei convertiti “marranos” e musulmani convertiti “moriscos”). …e le “vecchie” realtà GERMANIA: sotto la sovranità del Sacro Romano Impero, considerata una confederazione di entità politico-territoriali di dimensioni eterogenee. Principali differenze tra l’Impero e le “nuove monarchie”: 1. Carattere elettivo (e non ereditario) dell’imperatore: la Bolla d’oro (1356), dell’imperatore Carlo IV di Lussemburgo, decreta un corpo elettorale non modificabile composto da 7 grandi elettori (4 laici e 3 ecclesistici); 2. Esistenza, in tutto l’Impero, di poteri autonomi formalmente soggetti all’autorità imperiale. Dal 1438, l’imperatore viene nominato all’interno della dinastia degli Asburgo. Essi hanno una duplice politica: - Puntano a mantenere il titolo imperiale all’interno della famiglia e a rafforzare i poteri di coordinamento e di legislazione ad esso connessi; - Tendono ad ampliare i propri domini diretti e ad accrescere in essi il loro potere. RUSSIA Nel 1493 Ivan III si proclama “Czar di tutte le Russie”. La sovranità dell’Impero Romano d’Occidente, estintosi nel 476d.c., era sopravvissuta nell’Impero Romano d’Oriente, con sede a Costantinopoli. Nel 1453, Costantinopoli viene conquistata dagli ottomani, guidati da Maometto II, e cosí scomparve anche l’Impero Romano d’Oriente. Costantinopoli viene rinominata Istanbul, insediata da sultani ottomani di fede musulmana (sunniti e sciiti, più radicali dei primi). ITALIA Le Repubbliche più importanti sono: Venezia, Firenze e Genova. Le guerre d’Italia (1494-1554) Alla fine del ‘400, l’Italia risulta divisa in numerosi Stati, ciascuno dei quali risulta incapace di conquistare gli altri. - Italia settentrionale: Savoia, Repubblica di Genova, Ducato di Milano (Visconti e Sforza); - Italia centrale: Signoria di Firenze (Medici), Stato della Chiesa; - Italia meridionale: Regno di Napoli. (Sicilia e Sardegna erano, ai tempi, sotto la Spagna). I maggiori stati della penisola (Milano, Venezia, Stato della Chiesa, Firenze e Napoli, nel 1454 avevano stipulato il Trattato di Lodi: un accordo basato sul principio di equilibrio. Ma nel 1494, questo trattato viene meno in quanto Ludovico Sforza, chiama in aiuto Carlo VIII, re di Francia per intervenire militarmente per contrastare le lotte in Italia. In pochi mesi, Carlo VIII, senza trovare ostacoli, arriva nel Regno di Napoli. Cosí il Papa, Alessandro VI, decide di promuovere un’alleanza antifrancese, che costringe Carlo VIII al ritiro. 5 Cap.2 Ordini, ceti e forma della rappresentanza politica Nell’Europa cristiana, l’universo naturale è ritenuto essere preordinato e predisposto da Dio per la salvezza dall’uomo. Tutto segue un disegno divino; anche le società cooperano tra di loro al fine di mantenere un equilibrio (orientamento funzionalistico). Ordini orientamento funzionalistico: - Oratores: clero à funzione sociale più importante. Esso si occupa di garantire la benevolenza della divinità e di aprire a tutti gli uomini le porte della salvezza eternagli uomini di Chiesa sono mantenuti dalla società. Essi amministrano anche ingenti patrimoni (stato Pontificio), amministrano istituzioni educative, sanitarie/assistenziali, guidano i politici e i sovrani. Si dividono in due gruppi: clero secolare (inserito nella societààsacerdoti, parroci, vescovi) e clero regolare (vive separato dal mondo in monasteri/conventi seguendo una “regola”à frati, monaci); - Bellatores: guerrieri. Essi proteggono, mediante l’uso di armi, la vita e i bani di tutti. Anch’essi sono mantenuti dalla società; - Laboratores: tutto il resto della popolazione. Nobili Ai nobili vengono assegnati compiti di natura politica-amministrativa: si tratta di una delega di funzioni di governo politico, amministrative e giudiziarie connessa alla concessione di un titolo o di un feudo abitato, che finisce per diventare perpetua (quindi trasmesso poi per via ereditaria). Nobili non solo si nasce, ma si diventa anche: attraverso la ricchezza e/o attività meritevoli a favore del sovrano in campo militare/civile si poteva ascendere alla nobiltà. Dal XVI sec, avendo bisogni finanziari sostanziosi, i sovrani iniziano a vendere massicciamente titoli nobiliari, in modo di risanare le casse della corona. Si va quindi distruggendo quella credenza che vedeva i nobili essere ricoperti di tale titolo solo perché avevano discendenza nobiliare antica o perché provenivano da conquistatori barbari. Le corporazioni All’interno di ogni città ci sono gruppi definiti in base alle mansioni che svolgono. Le corporazioni sono presenti nelle città dal XI al XVIII sec., prendono il nome di arti, compagnie, scuole, università,…ma indicano sempre il desiderio degli artigiani di uno stesso settore di unirsi per difendere i rispettivi interessi.. All’interno delle corporazioni tutti gli artigiani sono al pari livello e mirano a acquisire il monopolio per un settore e quindi a prevalere sugli artigiani che non ne fanno parte. Le corporazioni vanno via via definendo le regole a cui ciascun artigiano deve attenersi (prezzi min e max delle merci, salario dei dipendenti, orari lavorativi). All’interno delle città le corporazioni vengono distinte in: - Arti maggiori: mestieri con maggior prestigio economico e sociale; - Arti minori: mestieri più umili. Le corporazioni divengono via via sempre più dei ranghi chiusi: gli apprendisti non riescono a pagare le tasse per aprire una propria bottega e mantenere l’iscrizione alla corporazione. La struttura interna è rigidamente gerarchica: all’apice si trovano maestri/mercanti; la loro assemblea elegge, ogni 2 anni, i capi delle corporazioni. Inoltre, ogni maestro può verificare che le regole della corporazione vengano rispettate andando a fare sopralluoghi nelle botteghe degli artigiani. 6 A ogni corporazione è legata una confraternita e una società di mutuo soccorso: ogni membro versa una quota in un fondo comune destinato a momenti di bisogno o malattia del maestro o di qualche orfano degli iscritti. Una società di ceti e privilegi Alla funzione religiosa e militare corrispondono gruppi sociali separati, ciascuno dei quali ha una propria gerarchia interna; essi fanno riferimento al potere religioso (Papa) e a quello politico (Re). Come si distinguono tra di loro? Le persone del “Terzo stato” si differenziano dal ceto (gruppo sociale specifico) di appartenenza. In ordine crescente Mercanti Titolari Uffici Pubblici Titoli di Professione (avvocati, medici, notai) Gruppi artigianali (divisi in corporazioni) Solo attraverso l’appartenenza a uno di questi gruppi, un individuo poteva praticare un mestiere e avere voce pubblica. Facendo parte di un corpo sociale che gode di un riconoscimento politico, si è protetti dai privilegi: ciò che contraddistingue i diritti dei corpi sociali e li fa diversi tra loro in una società in cui la legge non è uguale per tutti, è infatti il privilegio. Essi sono di diverso tipo: giurisdizionali (attinenti cioè alle caratteristiche, ai confini e limiti di estensione dell’autorità giudiziaria); economici,… Gli ecclesiastici e parte dei nobili sono infatti esenti da tassazione. Questi privilegi contribuiscono quindi a determinare il rango di un gruppo sociale (=posizione sociale). Spesso sfociavano dei veri e propri duelli per difendere le proprie posizioni sociali. L’onore è un altro aspetto molto importante della società dell’epoca: esso consente di delineare le virtù e permette di articolare il gioco sociale della precedenza e della reputazione. Coprono un grande ruolo anche le onorificenze, ossia riconoscimenti che distinguono solo i più degni di essere onorati. Nell’Inghilterra del primo Seicento infatti, a causa delle vendite di titoli nobiliari minori (scudiero e cavaliere), è necessario creare un nuovo titolo: il baronetto, per soddisfare la fame di distinzione dei folti ranghi della nobiltà minore. Un’importante funzione viene svolta in questo senso dagli ordini militari e cavallereschi: essi nascono per combattere gli infedeli e svolgere le funzioni connesse all’immagine del guerriero generoso e caritatevole; tali ordini, nell’età moderna, servono per venire incontro alla richiesta sociale di distinzione, creando una sorta di aristocrazia internazionale. Il più prestigioso è l’Ordine religioso cavalleresco di San Giovanni di Gerusalemme stabilitosi nel 1529 a Malta, da cui il nome di Ordine di Malta. Altro Ordine famoso, è l’Ordine del Toson d’oro (1430); Ordini militari castigliani di Santiago, Calatrava, Alcántara. 7 Le forme della rappresentanza politica La società vede sé stessa come parte di ordine immutabile in quanto divino e si rappresenta secondo forme prestabilite, che prevedono che un individuo partecipi alla vita politica in quanto parte di un Ordine o di un Ceto. Gli Ordini e i Cati vengono visti come organismi sopraindividuali: dotati cioè di un riferimento preciso all’ordine voluto da Dio, detentori di conseguenza dei propri diritti e organizzati autonomamente in funzione dei fini collettivi a cui sono naturalmente preposti. Vicino alla figura del Re, spesso troviamo un’assemblea di rappresentanti del Regno. Questa assemblea ha la rilevante prerogativa di autorizzare l’imposizione di nuove tasse e non è a carattere elettivo. Il Sovrano quindi può decidere su tutte le questioni più importanti solo dopo aver ascoltato il parere dei rappresentanti degli ordini del regno. Queste assemblee non sono permanenti: sono infatti periodiche e vengono convocati una volta all’anno (in certi casi, una volta ogni 3/4 anni). In queste riunioni, il Re chiede di approvare l’imposizione di tributi, permanenti o temporanei, per le casse della Corona; di contro, le assemblee dei ceti rappresentanti hanno la facoltà di presentare al sovrano richieste o rimostranze (chiedono quindi un contraccambio). Cosa chiedono? - Munificenza: capacità del sovrano di elargire titoli, privilegi e riconoscimenti in quanto egli è visto a somiglianza di Dio, quindi come generoso elargitore di una grazia terrena; - Giustizia: il sovrano, sempre a somiglianza di Dio, è pensato come il garante dell’equità, ossia colui cui è demandato il compito di restaurare un mondo turbato da atti maligni. Non è dunque un caso se i Sovrani tendono a convocarle il meno possibile o solo in momenti di necessità. In Inghilterra, questa assemblea prende il nome di “Parlamento”: diviso tra la Camera dei Lord (dove siedono i signori cui il sovrano ha concesso titoli di nobiltà e delegato la giurisdizione sulla popolazione dei feudi loro assegnati) e la Camera dei comuni (dove siedono i rappresentanti della città e delle terre abitate non infeudate). In Francia, le corti di giustizia prendono il nome di “Parlements”; in Castiglia, “Cortes”; nei territori del Sacro Romano Impero esiste un’assemblea cui spetta l’approvazione delle leggi, il “Reichstag” (dieta), cui partecipano i 7 Principi elettori, numerosi prelati, Principi e Signori di vario grado e i rappresentanti di 85 città imperiali. I due corpi del Re Esiste una teoria della monarchia che prevede una sorta di sdoppiamento della figura del sovrano, che finisce, a imitazione delle due figure di Cristo, umana e divina, per avere anch’egli due corpi: da una parte vie è la persona del Re nel suo corpo fisico e mortale; dall’altra vi è la figura del Re che incarna simbolicamente un corpo immateriale, politico e spirituale che non muore mai: è l’eternità del potere monarchico. Questo secondo corpo abbraccia e raccoglie in sé la comunità politica e offre ad essa un principio di unità e un sentimento di continuità e identità. Inoltre, la potenza della figura del Sovrano è sottolineata anche dal suo trono. Egli infatti, durante le proposte di coloro che sono stati ammessi al colloquio, risiede su un trono riccamente addobbato, in posizione sopraelevata come simbolo di superiorità. Il regno di un Sovrano viene inteso come parte di una più ampia missione, quella della dinastia cui Dio ha affidato le sorti di un regno per il benessere dei sudditi e la difesa della fede. 10 Verso i primi due decenni del ‘500, la conquista di Siria ed Egitto da parte degli ottomani comporta una ripresa dello sforzo militare per riaprire la via del Mar Rosso. Inoltre, l’alleanza del nascente impero ottomano con Venezia è un dato di fatto che, dal 1520, rende sempre più problematico per i portoghesi il blocco delle rotte tradizionali delle spezie. Ciò porta i portoghesi a rinunciare al controllo del Golfo Persico e a consentire la ripresa dei traffici con l’India. Scoperta e sfruttamento delle risorse del Nuovo Mondo La corona di Castiglia, dal 1479, aveva annesso al suo potere le isole Canarie e aveva attuato la “Reconquista” della penisola iberica nel 1492. Nello stesso anno, c’è uno degli eventi più importanti dell’età moderna: la scoperta delle Americhe. Infatti, il genovese Cristoforo Colombo propone alla Regina Isabella di Castiglia di organizzare e di finanziare una spedizione navale per giungere nel Catai (Cina), e quindi aprire una nuova via per i traffici con l’oriente. Dopo non poche esitazioni da parte della Corona, Colombo ottiene il denaro per equipaggiare 3 caravelle. Il 2 OTTOBRE 1492, approda sulla terraferma: la terra toccata (è un’isola delle attuali Bahamas) viene ribattezzata San Salvador. La spedizione tocca poi Cuba ed Española (Santo Domingo). Colombo è convinto di essere arrivato in Giappone. Dal rientro di Colombo in Spagna (1493), si apre la corsa alla conquista: nasce quindi il problema delle limitazioni tra Spagna e Portogallo. Interviene a tale modo Papa Alessandro VI che, con l’emissione di 3 bolle, stabilisce una linea di demarcazione (che verrà poi spostata dalle 2 parti interessate con il Trattat di Tordesillas 1494): tutte le terre scoperte a ovest di tale linea vengono attribuite alla Spagna, quelle ad est al Portogallo. Nel 1500, una flotta portoghese viene spinta dai venti sulle coste brasiliane; il Portogallo prende possesso di tali terre. fino al 1530 però, i portoghesi utilizzano le coste del Portogallo solo come punti di approdo per le navi dirette verso le Indie. Da tale momento, comincia la colonizzazione del Brasile dividendo le coste in feudi sotto il controllo di esponenti della Corona, che hanno il compito di espandersi vero l’interno. Dal 1549 però, la Corona riprende possesso diretto del Brasile con la nomina di un governatore generale. Nel 1501, con Amerigo Vespucci prende corpo l’idea che le terre scoperte da Colombo non facciano parte dell’Asia, ma siano un vero e proprio Nuovo Mondo. Una volta assodata l’idea che queste terre non facciano parte dell’Asia, ripartono le spedizioni per nuove rotte per l’Oriente. È Ferdinando Magellano, un portoghese al servizio di Carlo V, a cimentarsi con la circumnavigazione dell’America: nel 1519 salpa da Siviglia e giunge nelle Filippine. Nel frattempo, spinti dalla brama dell’oro, la corona spagnola autorizza lo sfruttamento delle nuove terre americane. Le popolazioni indigene che vivevano in quelle terre vengono sterminate sia a causa dello sfruttamento, sia a causa di malattie che in quelle terre erano sconosciute e che erano state portate dai conquistatori (come il morbillo o il vaiolo). Nelle Antille, le risorse d’oro vengono ad esaurirsi nel 1518, e tali terre verranno poi sfruttate per la coltivazione della canna da zucchero. Tali piantagioni hanno però bisogno di manodopera: i dominatori cominciano ad acquistare schiavi neri dai mercanti portoghesi, che controllano i traffici del Golfo di Guinea. Sono evidenti fin da subito le differenze di stili di vita tra i conquistatori e le popolazioni indigene: • Gli indigeni vivono in tribù, praticano la pesca e la caccia e la coltivazione del mais (che richiede meno cure del grano e fornisce rese maggiori); 11 • Le armi da fuoco sono sconosciute agli indigeni e danno ai conquistatori vantaggi schiaccianti negli scontri; • L’arrivo dei conquistatori viene visto come l’avverarsi di profezie antiche; • Le guerre, per gli indigeni non consistevano nell’uccisione dell’avversario, ma nella sua cattura per poi offrirlo come sacrificio agli Dei, i conquistatori invece uccidevano sul campo; • Alla sconfitta militare, per gli indigeni, seguiva una sottomissione che si manifestava con il pagamento di un tributo, accompagnato però dal mantenimento degli usi e costumi tradizionali, e non dal saccheggio e dall’annientamento. Nel 1519, una spedizione di alcune centinaia di uomini, guidata da Cortes, sbarca in quello che verrà chiamato Messico e riesce ad abbattere l’impero azteco. Nel 1532, Pizarro distrugge l’impero degli Incas. La nascita della società coloniale americana La prima conseguenza della conquista è la distruzione dell’universo religioso (i conquistatori distruggono templi e statue degli indigeni in nome del loro unico Dio) e culturale delle popolazioni americane. Si aggiunge quindi anche la Chiesa che, volta ad evangelizzare gli Indios, partecipa all’estirpazione delle loro credenze tradizionali imponendo valori religiosi, culturali e di comportamento propri della società europea. = le popolazioni indigene sono vittime non solo di uno sfruttamento spietato, ma anche dello stravolgimento del mondo sociale, dei valori e della mentalità. Bartolomé de las Casas è il primo sacerdote ordinato in America (1512) e conduce una quarantennale battaglia culturale a favore del riconoscimento dei diritti umani degli Indios (paradossalmente è favorevole allo sfruttamento di schiavi africani, pur di risparmiare gli indigeni ai lavori forzati). Le sue denunce restano però inascoltate. Nella seconda metà de secolo, la diminuzione demografica degli Indios spinge le autorità castigliane a raggruppare con forza i superstiti in villaggi e a procedere alla vendita delle loro terre ai coloni. Il lavoro forzato viene quindi utilizzato nelle fattorie che vanno a costruirsi. Si diffonde quindi la pratica dei pagamenti in denaro delle tasse dovute ai dominatori, da cui discende l’obbligo per gli indios di partecipare all’economia monetaria, ricevendo un salario per le attività che svolgono. I conquistadores costruiscono villaggi e città e istituiscono municipi, che assumono notevoli poteri. La Corona castigliana fonda quindi l’ “Encomienda de Indios”: essa non riguarda il possesso della terra, bensì questo strumento prevede che il sovrano affidi a ciascun colono un certo numero di indigeni americani, ai quali questi s’impegna ad insegnare i principi della fede cattolica. In cambio, gli indios sono tenuti a prestare il proprio lavoro nelle case, miniere e terre (è quindi uno strumento che regola i rapporti fra coloni). Vanno a crearsi alcune caratteristiche tipiche del feudalismo europeo: - Il lavoro nell’encomienda è obbligatorio e non retribuito; - I conquistatori stabiliscono il proprio dominio sui territori, con relativi villaggi, che sono tenuti a versare prestazioni lavorative e in natura; - Gli encomenderos sono obbligati a fornire alla corona castigliana il proprio servizio militare. L’encomienda diventa oggetto di tensioni fra la società coloniale e il sovrano, poiché quest’ultimo avverte il pericolo della una nascita di un’aristocrazia nel Nuovo Mondo. Così, nel 1521-1513, Ferdinando d’Aragona promulga le Leggi di Burgos, con le quali accetta l’encomienda ma 12 sottolinea la dipendenza diretta degli indigeni americani dal sovrano. La Corona non possiede però gli strumenti adatti per far rispettare queste leggi e le terre conquistate sono di fatto sotto il controllo di un ceto formato dai conquistadores. In seguito allo scoppio di rivolte contro ogni limitazione dell’autonomia dei municipi e del potere degli encomenderos, tali leggi vengono revocate nel 1545. La forza giuridica delle Encomiendas viene meno però alla fine del ‘500 a causa del tracollo demografico delle popolazioni indigene, per via delle malattie giunte dall’Europa e delle pessime condizioni di vita. Per quanto riguarda i rapporti economici con le colonie americane, la Corona castigliana, nel 1503, istituisce a Siviglia la Casa de Contratación ossia un ufficio regio che ha il monopolio dell’organizzazione dei traffici commerciali con le colonie. Inoltre, essa provvede ad esigere le imposte sulle merci in partenza e in arrivo dall’America ed esercita la giurisdizione penale e civile su tutte le cause relative al commercio e alla navigazione. Siviglia diviene quindi il maggior snodo economico-finanziario per i rapporti tra Europa e le colonie castigliane in America. Sorge poi il Consolado, un’istituzione privata che riunisce i mercanti di Siviglia e di Andalusia, che partecipano ai traffici con l’America. La Corona e i gruppi mercantili castigliani sono interessati al monopolio del commercio con le colonie: essi infatti stabiliscono i prezzi le quantità di merci che vengono inviate in America e stabiliscono i prezzi delle derrate che da essa provengono. I mercantili castigliani, affiancati nella tratta da vascelli da guerra, devono importare dalla terra d’origine buona parte delle derrate alimentari (olio, farina e vino) e tutti i manufatti (armi, utensili, tessuti,…) di cui hanno bisogno. In cambio, essi inviano a Siviglia oro, perle, zucchero, cuoio, legnami pregiati e coloranti naturali. Dopo il 1570, è l’argento del Messico e del Perù a rappresentare la principale materia d’esportazione. Le colonie si fanno sempre più autonome: il grano, l’olio e le manifatture di tessuti di bassa qualità vengono prodotti lì. I coloni aumentano quindi la domanda di manifatture di alta qualità, ma le manifatture castigliane non sono in grado di far fronte all’aumento di domanda. Comincia quindi a prosperare un duplice contrabbando: quello dei mercanti portoghesi, francesi e inglesi che, violando il monopolio castigliano, introducono i propri prodotti nelle colonie americane e quello dell’argento inviato dai coloni in Europa per pagare le mercanzie importate illegalmente in Europa. 15 L’arte del vivere I centri da cui si irradia la cultura rinascimentale sono i primo luogo le corti principesche italiane: Visconti e Sforza (Milano), Este (Ferrara), Gonzaga (Mantova), Medici (Firenze). Quello che si viene elaborando all’interno degli spazi cortigiani è una figura che diverrà sempre più importante: il cortigiano. • CASTIGLIONE (1478-1529): “Il cortegiano”(libro più tradotto tra ‘500 e ‘600). Testo dialogico in cui i diversi personaggi discutono su quali siano le caratteristiche del vero gentiluomo di corte che, anche se ha come compito principale quello di consigliare al meglio il suo Signore, deve comunque destreggiarsi anche in altre doti: danza, strumenti, tornei cavallereschi. Secondo Castiglione, la forma politica migliore è quella principesca e con il suo libro vuole, da una parte, elargire consigli ai monarchi del tempo, suggerendo loro di prestare ascolto ai saggi e competenti uomini di corte di cui si circondano. Dall’altra, è un testo che suggerisce agli uomini di lettere il modo di comportarsi alla corte di un principe. • GIOVANNI DELLA CASA (1503-1556): “Galateo”, libro che si propone di dettare gli elementi di etichetta e i principi di buone maniere. La natura e i saperi “occulti” - Visione medievale: la natura è la raffigurazione della potenza e della volontà di Dio, una realtà da ammirare nella sua bellezza in quanto il Signore si manifesta in essa. - Visione Umanesimo: la natura viene vista come un soggetto relativamente autonomo, dotato di proprie regole da scoprire. FICINO (1433-1499) redige la prima edizione della traduzione latina delle opere di Platone, Plotino e del “Corpus hermeticum”. Quest’ultimo è un insieme di testi composti fra il II e il IV sec d.C. attribuiti a Tismegisto, nei quali la traduzione platonica si mescola a quella magico-astrologica della cultura egizia ed ebraica, dando origine ad un sapere filosofico ed esoterico, destinato cioè a essere rilevato a pochi sapienti, in grado di essere iniziati ai segreti che consentono la manipolazione della natura tramite le scienze “occulte”. Questi intellettuali sono affascinati da teorie ( circa il dominio dei segreti della natura e del mondo) che, studiate sotto un’ottica razionalistica e scientifica, risultano prive di fondamento. L’astrologia rappresenta uno degli elementi che connette fra di loro la cultura e l’antichità classica, quella medievale, umanistica e rinascimentale. Si pensa alla natura come un’entità vivente pervasa da uno spirito divino che si manifesta attraverso forse che si attraggono e si respingono concorrendo a creare una profonda unità fra tutti gli esseri. Si diffonde anche la “Qabbalah”: una dottrina mistica che esamina la possibilità di ritornare a Dio attraverso molteplici mediazioni. PICO DELLA MIRANDOLA (1463-1494): vuole organizzare un convegno di dotti a Roma, ma il Papa non glielo permette e le sue tesi vengono condannate. Pico nega poi la validità delle predizioni astrologiche sul futuro degli esseri umani nel nome della difesa della libertà dell’uomo, unica creatura in grado di determinare da solo il proprio destino. POMPONAZZI (1462-1524): “Sull’immortalità dell’anima”. In quest’opera, arriva a mettere in dubbio la possibilità dell’esistenza di un’esistenza dell’anima separata dalla materia, posizione subito censurata dalla Chiesa. Inoltre, egli tenta di dare un’interpretazione naturale dei miracoli. Afferma che solo gli uomini più sapienti, che non credono alle religioni, possono giungere alla conoscenza delle leggi dell’ordine universale. 16 Cap.5 Solo la grazia salva: la Riforma protestante Durante la prima metà del XVI secolo, si diffondono in Europa idee cristiane sulla religione e sulla vita molto diverse da quelle insegnate dalla Chiesa cattolica. I sostenitori di teli idee, chiamati eretici, erano sottoposti a scomunica (=no comunità fedeli e no sacramenti) e considerati nemici della fede. Queste nuove idee nascevano dalla grande distanza tra ciò che era scritto nelle Sacre Scritture e la vita reale: l’insegnamento di Gesù propone una vita dedita al sacrificio e alla donazione , molto lontana dall’accumulazione di beni materiali e di potere tipici della Chiesa dell’epoca. Queste nuove idee volevano proporre una riforma affinché la Chiesa potesse tornare un’istituzione dedita solo alla spiritualità e purezza. ERASMO DA ROTTERDAM, con la pubblicazione del testo “L’elogio della pazzia” (1519), critica aspramente la corruzione e l’immoralità della Chiesa, la presunzione ecclesiastica di possedere la verità su qualunque aspetto della vita e l’eccesso di potere del Papa. Nel 1517 , a Roma, giunge notizia che un monaco in Sassonia aveva diffuso 95 tesi teologiche sospette di eresia. Quel monaco era MARTIN LUTERO. La chiesa non si preoccupa, confidando nel suo pentimento o affidando alla Santa Inquisizione (tribunale ecclesiastico) il compito di punirlo qualora non si fosse pentito. Le 95 tesi che sconvolsero il mondo E invece quelle 95 tesi sconvolgono per sempre il mondo cattolico. Alla base della riflessione teologica di Lutero vi è il confronto tra la lettura dei testi sacri e la dottrina ortodossa della Chiesa, tra il messaggio di Gesù e il sapere ufficiale tramandato piuttosto stancamente dalla tradizione ecclesiale. Lutero studia le lettere dell’apostolo Paolo e nota come sia chiara l’affermazione in esse che l’unica salvezza per l’uomo discende dalla grazia divina, ossia da un gesto volontario del Signore che dona al singolo la vita terrena. Lutero addita quindi come inutile l’intera opera di mediazione fra l’uomo e Dio, che la Chiesa pretende di ufficiare. Il tradizionale insegnamento cattolico prevede invece che la Chiesa accompagni sempre il credente, attraverso la somministrazione dei sacramenti e assolvendo i peccati, indirizzandolo a una vita spirituale scandita dalla carità e opere di bene nei confronti del prossimo, in modo da avere una “buona morte”. Dopo la morte, l’anima non è abbandonata: i famigliari, amici e conoscenti possono pregare per essa grazie all’intercessione dei santi. L’anima, secondo la tradizione cattolica, deve passare del tempo in un luogo di travaglio e dolore, in modo che i peccati vengano scontati e annullati: il Purgatorio. Addirittura, pregando in certi luoghi e in certi tempi, era possibile ridurre la pena da scontare nel Purgatorio e vedere già in vita annullati i propri peccati. Il Papa era colui che poteva amministrare certi meriti: nei primi anni del ‘500 la vendita delle indulgenze, che garantivano la cancellazione dei peccati per i vivi e lo sconto di pena per i defunti, ha assunto i caratteri di una compravendita. Il 31 ottobre 1517, Lutero invia le sue 95 tesi a Hohenzollern (vescovo di Lutero) e ad altri teologi. Per Lutero, solo la grazia salva! Solo la fede autentica sottrae l’uomo dal peccato originale. È quindi inutile che il fedele compia azioni particolari per ottenere la salvezza eterna; i santi non possono intercedere per i fedeli e , soprattutto, le indulgenze sono una truffa: esse significano spacciare un credito che non si possiede. 17 Nascita del movimento protestante Lutero scrive le sue tesi in latino (segno che sono un testo per dotti), ma la loro traduzione abbinata alla stampa fa in modo che esse si diffondano in tutta la Germania. In primo luogo le dottrine luterane interpretano l’aspirazione di rinnovamento morale e religioso, nonché la diffusa protesta nei confronti di un clero invadente e corrotto. La teologia luterana rappresenta fin da subito un passo importante verso una religiosità popolare basata sulla ragione, in quanto conferisce un ruolo centrale al rapporto diretto fra l’uomo di Dio. Inoltre, alcuni sovrani trovano nelle idee luterane la possibilità di ridurre il controllo politico ed economico della Chiesa, in modo di assicurarsi il pieno controllo delle strutture ecclesiastiche locali e di appropriarsi ingenti beni della Chiesa. Le teorie di Lutero vengono anche considerate come la possibilità di avere maggiore libertà per tutti una volta che il potere della Chiesa viene meno. Secondo Lutero, le Sacre Scritture non sono l’unica fonte della parola di Dio: egli dichiara vana ogni pretesa della Chiesa di essere l’unica depositaria della facoltà d’interpretare la parola divina e di mediare fra l’uomo e Dio. Il credente è quindi libero di interpretare come meglio crede le Sacre Scritture. Nel 1518, Lutero viene citato a comparire a Roma per essere processato ma il suo Signore, il duca di Sassonia Federico il Saggio, lo protegge e ne impedisce la partenza. Nel 1520, papa Leone X emana la bolla “Exsurge Domine”, nella quale condanna esplicitamente le tesi di Lutero, che si rifiuta di sottomettersi e getta nel fuoco il documento pontificio (Lutero non riconosce nel Papa una figura al di sopra delle Sacre Scritture). Attua poi una critica al clero, ritenendo abominevole che ci sia una differenza tra fedeli e clero: per lui, ogni cristiano è chiamato al rapporto con Dio e a essere sacerdote per se stesso e per gli altri. Si concentra poi sui sacramenti, ritenendolo rituali insignificanti; i soli che riconosce sono il battesimo (considerato il momento dell’ingresso del cristiano nella comunità) e l’eucarestia (escludendo la trasformazione del pane e del vino a opera del sacerdote). E ritiene a tal proposito, che tutti i fedeli possono amministrare i sacramenti e predicare la parola divina. La messa diventa quindi “solo” uno dei luoghi in cui Dio si manifesta, non più un’offerta dell’uomo a Dio. Nel 1520 Lutero attacca l’autorità del Papa e l’avidità delle ricchezze della Chiesa; denuncia anche il Papa di tassare i fedeli per aumentare le sue ricchezze e unisce la totale negazione della validità dei voti del clero (castità, povertà e ubbidienza) e il celibato degli ecclesiastici. à nel 1521, LUTRO VIENE UFFICIALMENTE SCOMUNICATO dal Papa. È quindi considerato un eretico, è fuori dalla Chiesa. Le dottrine di Lutero si diffondono rapidamente in Germania e ciò porta Carlo V ad adoperarsi per trovare un compromesso tra la Chiesa e Lutero: nel 1521 a Worms, convoca Lutero davanti alla dieta imperiale. Ma Lutero si rifiuta di negare le sue tesi e l’imperatore è quindi costretto a dare seguito alla scomunica, mettendolo al bando dai territori dell’impero. Ancora una volta, è il Duca di Sassonia a prendere le difese di Lutero e a nasconderlo in un luogo segreto. Qui, Lutero si dedica alla traduzione del Nuovo Testamento in tedesco, allo scopo di consentire a tutti i cristiani il libero acceso alle scritture (stampato nel 1522); si dedica anche alla traduzione dell’Antico Testamento, che vedra1 la luce nel 1534. Da questo momento, sono molti gli episodi che vedono Principi e popoli interi esigere l’applicazione della Riforma, distruggendo reliquie e immagini sacre. Alcuni predicatori sostengono che il battesimo degli infanti sia privo di valore, non essendo basato sulla fede e sulla conversione; essi verranno chiamati “anabattisti”. 20 Cap.6 La frontiera mediterranea e l’impero ottomano L’impero ottomano L’impero Ottomano comincia la sua espansione sul Mediterraneo nel 1453, e la termina un secolo dopo con la conquista di Costantinopoli. Esso è una potenza politica di religione musulmana di prima grandezza. Al vertice vi è il SULTANO: capo supremo che detiene autorità assoluta in ogni ambito (tranne quello religioso, dove vige il Corano). La sua reggia è un palazzo di Istanbul, così diviso: • Parte centrale: harem. Qui, sotto il controllo della regina madre e di eunuchi, risiedono le mogli e concubine del sovrano; • Parte interna: scuola dei paggi di corte, reclutati mediante la selezione di giovani schiavi dalle famiglie cristiane dei Balcani. Sono obbligati alla conversione all’Islam e successivamente a servire il sovrano; • Parte esterna: sede del governo centrale (divan), dove vi si trova la sala del gran Consiglio, presieduta dal GRAN VISIR. Egli è una figura fondamentale per il sovrano, che gli affida il proprio sigillo. Vi si trovano poi altri funzionari con incarichi diplomatici o politici. Partecipano al gran consiglio anche il grande ammiraglio della flotta e il comandante dei giannizzeri. I giannizzeri sono i fanti dell’esercito ottomano, e ne rappresentano l’elemento meglio addestrato. Essi sono sottoposti a una dura preparazione e disciplina militari: sono votati al celibato e fedeli in modo assoluto al sovrano. A livello locale, l’organizzazione militare si basa sulle terre affidate ai cavalieri, perché ne riscuotano parte delle tasse e provvedano a sistemarvi un numero adeguato di soldati. Ci sono poi i giudici, formati in scuole specializzate da esperti di diritto. I giudici sono presenti nelle diverse città e hanno il compito non solo di far rispettare la legislazione coranica, ma anche vigilare nella sfera civile, legalità del commercio, mercati e rispetto della moralità. Nell’impero ottomano vige comunque la tolleranza religiosa: infatti, le terre conquistate non sono obbligate a convertirsi, ma possono conversare la propria lingua, religione e tradizioni. Nella sfera amministrativa, l’impero ottomano è diviso in 2 gruppi: • Soldati: tutti coloro che ricoprono funzioni militari, civili o religiose al servizio del sultano. Sono esenti da tasse; • Sudditi: contadini, artigiani, mercanti, e coloro che non sono musulmani. Sono obbligati al pagamento delle imposte. La monarchia cattolica di Filippo II Alla morte di Carlo V, nel 1558, i domini vengono divisi tra il fratello Ferdinando e il figlio Filippo. àFerdinando (già Re di Boemia e di Ungheria): territori ereditare dell’area austriaca, appoggio nella scesa al trono imperiale; àFilippo: Castiglia + colonie americane Aragona Paesi Bassi Territori non contigui e diversi per leggi, lingua Francia Contea e tradizioni. Gli unici elementi comuni sono Stato di Milano la figura del sovrano e la religione cattolica. Regno di Napoli Regno di Sicilia MONARCHIA CATTOLICA 21 Dopo la pace di Cateau-Cambresis (1559), che sancisce la pace con la Francia e il passaggio della penisola italiana nella sfera d’influenza asburgica, la lotta all’eresia protestante rappresenta la priorità per Filippo II. Lo strumento primari per combattere la diffusione delle idee riformate all’interno della Castiglia, dell’Aragona e della Sicilia è il TRIBUNALE DELL’INQUISIZIONE spagnola, nato nel 1478 per giudicare e reprimere tutti i comportamenti e le dottrine ortodosse (=coscienze e comportamenti, non reati penali). Al vertice troviamo un inquisitore generale, affiancato da un consiglio di nomina regia, nominato dal sovrano. Il consiglio dell’inquisizione è uno dei più importanti CONSIGLI di cui si avvale il monarca: essi sono organismi composti da aristocratici, ecclesiastici ed esperti di diritto e di amministrazione, che forniscono al re i loro pareri sulle diverse questioni che questi sottopone loro. - Consejos de Estado, Consejo de Guerra: composti da nobili, che hanno il compito di discutere e avanzare proposte su problemi relativi al governo dell’intera monarchia cattolica, per questioni politiche e militari; - Consejo de Hacienda: questioni finanziarie; - Consejo de Ordenes: vigila per conto del sovrano sul mondo degli ordini militari castigliani di Santiago, Calatrava e Alcántara. - Consejo de Castilla: governo castigliano; - Consejo de Aragon; - Consejo de Indias: tutto ciò che riguarda le colonie americane; - Consejo de Italia: incaricato di consigliare il sovrano nelle questioni relative Al governo dei regni di Sicilia, Napoli e Stato di Milano; - Consejo de Portugal; - Consejos de Flandes. Come funzionano? Queste istituzioni, su richiesta del sovrano o di propria iniziativa, stilano un parere su singole questioni: la consulta. Questo doc viene inviato al monarca, che lo esamina ed esprime la sua decisione. Torna quindi al Consejo da cui proviene che, sulla base di quanto stabilito dal Re, redige un decreto che, firmato da Filippo II, viene poi trasmesso ai ministri stranieri/ governatori/ istituzioni / sudditi della monarchia. Nel 1561, Filippo II stabilisce la Corte a Madrid. Per quanto riguarda la penisola italiana, Filippo II adotta una strategia basata sull’alternarsi di pressioni militari-diplomatiche, accordi, elargizione di titoli, onori e pensioni ai principi e aristocratici italiani. Questa strategia mira a mantenere una situazione di pace e tranquillità, attraverso stabilità politica e sociale e sicurezza militare dei territori da lui governati, nonché a tutelare i propri interessi negli rapporti con gli Stati che conservano la propria indipendenza (Rep di Venezia e di Genova, ducato di Savoia, Mantova, Parma, Piacenza e Stato Pontificio). Inoltre, il nord dell’Italia diviene un nodo di comunicazione e di base logistica per l’invio di truppe nei teatri bellici nello scoppio della rivolta dei Paesi Bassi (1566-1567). Com petenze per m ateria Com petenze per territorio 22 L’azione di Filippo II nel Mediterraneo Nel Mediterraneo si fanno sempre più forti gli attacchi dell’Impero Ottomano, che mirano ad espandersi grazie anche all’appoggio delle flotte della pirateria nord-africana. Filippo II tenta la controffensiva contro le basi della pirateria, ma viene sconfitto. Nel 1565 gli africani attaccano Malta, che viene difesa dai cavalieri dell’Ordine di Malta. Nel 1570, spostano il loro interesse sull’isola di Cipro (possedimento di Venezia, rilevante per la produzione di sale, zucchero e cotone); nel 1571 cade l’ultimo baluardo veneziano sull’isola: l’impero ottomano è al comando dell’isola. Anche la Santa Sede si muove per fermare l’ascesa dell’impero ottomano, in quanto teme per l’esistenza stessa della religione cattolica. Papa Pio V sprona i principi cristiani alla crociata contro il nemico turco. Egli propone di creare un’alleanza tra tutti i sovrani che si faccia carico di armare una flotta per combattere le forze ottomane. Filippo II si oppone per vari motivi: • la sua politica prevedeva non tanto di intraprendere guerra contro un nemico così potente come gli ottomani, bensì rendere sicuro il Mediterraneo occidentale e di assicurarsi il controllo sui porti chiave del Nord Africa, eliminando la pirateria; • Con la guerra delle Fiandre, Filippo II era più propenso a concentrarsi sulle potenze del Nord Europa, e una guerra contro gli ottomani prevedeva costi troppo elevati per la corona; • Problema interno dei “moriscos”. Essi sono discendenti delle popolazioni di fede musulmana costretti a convertirsi al cristianesimo; la conversione non ha eliminato né l’uso della lingua araba, né le tradizioni. Inoltre, la maggior parte dei moriscos risiedeva nel sud del Paese e questo faceva temere che potessero avere legami con la pirateria nord-africana o con gli ottomani. A tal proposito, Filippo intraprende una campagna contro l’utilizzo della lingua araba e delle tradizioni dei moriscos. Risultato? Nel 1568 scoppia una vasta rivolta nella regione di Granada, che si conclude solo nel 1570, quando Filippo II decide la deportazione e la dispersione dei moriscos in tutto il territorio della Castiglia. Nel 1571, viene stipulata tra PAPA PIO V, REP DI VENEZIA E FILIPPO II un’alleanza contro gli ottomani, chiamata LEGA SANTA, cui aderiscono anche rep di Genova, duchi di Savoia e Toscana e l’Ordine di Malta (la Francia no perché è alleata del sultano). Nello stesso anno, una flotta della Lega parte alla volta di Cipro per soccorrere l’ultimo caposaldo veneziano sull’isola, che nel frattempo però è già nelle mani dell’impero ottomano. Guerra e guerriglia: le grandi battaglie e le piccole scorrerie Le Lega Santa comincia lo scontro contro il sultano dell’Impero Ottomano: nell’ottobre del 1571, le 208 navi della Lega Santa attaccano le 230 navi dell’Impero ottomano presso Lepanto, giungendo alla vittoria. Questa però si dissolve rapidamente a causa dei profondi dissensi fra Venezia e la Spagna, legati a diversi interessi strategici; viene vista come mito che simbolizza il trionfo dell’Europa cristiana contro gli ottomani. Nel 1573, la Serenissima preferisce infatti concludere una pace separata con gli ottomani rinunciando a Cipro in cambio di garanzie per la sicurezza dei propri commerci. Nel 1574, le forze asburgiche si concentrano sulla conquista di Tunisi, che non va a buon fine. 25 Anche la liturgia esce riformata: viene riaffermato l’utilizzo del latino come lingua liturgica e viene pubblicato un nuovo messale romano per i parroci. Viene data molta importanza al clero, stabilendo l’esigenza di una rigida separazione per aspetto (obbligo abito talare) e per comportamento (obbligo castità e celibato). Inoltre, viene sancito l’obbligo di residenza di vescovi e sacerdoti con cura d’anima. E i vescovi sono tenuti ad indire periodiche assemblee del clero a livello diocesano (sinodo) e a partecipare alle assemblee dei vescovi della provincia ecclesiastica di cui fanno parte (concili provinciali) e ad effettuare visite pastorali per verificare le condizioni morali e materiali delle persone e delle istituzioni ecclesiastiche poste sotto il loro controllo. Viene poi deciso di creare un seminario in ogni diocesi, ossia un centro di istruzione per gli aspiranti sacerdoti. Il clero secolare inoltre ha il dovere di amministrare i sacramenti e di insegnare ai fedeli i precetti base della religione. Inoltre, i parroci sono obbligati ad annotare i battesimi, matrimoni e morti della propria parrocchia e a registrare una volta all’anno (a Pasqua) la composizione della comunità (“status animarum”). La chiesa cattolica non accetta la presenza di altre confessioni cristiane, promuovendo un’imponente reazione alla Riforma, denominata quindi “Controriforma” o “Riforma cattolica”. Apparati e pratiche repressivi Mentre è ancora in atto il Concilio, in Italia si va strutturando una rete di polizia della fede volta alla repressione delle idee riformate ed eterodosse. Con una bolla del 1542, Papa Paolo III riorganizza il TRIBUNALE DELL’INQUISIZIONE, ponendolo sotto il controllo di una struttura centralizzata: la Congregazione dei cardinali del Sant’Ufficio, dotati dell’autorità di commissari e inquisitori, con il compito di creare una vera e propria rete di tribunali per la repressione dell’eresia. Oltre ai gruppi ereticali, sono posti sotto osservazione anche gli esponenti del mondo cattolico che hanno cercato una mediazione con il mondo protestante (una vera e propria caccia al singolo). Caratteristica dell’Inquisizione è raccogliere denunce anonime e di operare le proprie indagini nell’assoluto segreto; il tribunale ha come SCOPO il PENTIMENTO di colui che ha sostenuto idee ritenute eretiche, tramite violenze psicologiche, tortura e pena capitale qualora il pentimento non avvenga. Inoltre, l’ormai Papa Paolo IV è intento a controllare e reprimere la circolazione delle idee e nel 1559 pubblica il primo “Indice dei libri proibiti”. Così facendo, si va a creare una vera e propria morsa attorno ai pensatori meno convenzionali. GALIEO GALILEI (1564-1642) viene processato e costretto all’abiura dall’Inquisizione per aver sostenuto idee ritenute eretiche, tra cui l’aver aderito alla teoria eliocentrica copernicana (terra rotonda e gira attorno al sole), mentre la Chiesa rimane ferma alla visione geocentrica tolemaica (sole che gira attorno alla terra piatta che è al centro dell’universo). Anche GIORDANO BRUNO(1548-1600) viene processato dal tribunale dell’Inquisizione e condannato al rogo nel 1600. L’azione dell’Inquisizione punta quindi a reprimere la vita intellettuale più originale, ma si vanno a creare situazioni in cui dietro le convinzioni ci sia solo un’apparente accettazione dei dettami della Chiesa. L’Inquisizione si concentra poi sulle pratiche ritenute magiche e sui culti/feste di origine pagana. Vengono portati a processo anche i teatri, accusati di consentire e incoraggiare comportamenti licenziosi e immorali verso la religione. 26 L’attuazione dei decreti tridentini ai nuovi Ordini religiosi Nel 1564, Filippo II autorizza la pubblicazione, nei regni iberici, dei decreti del concilio con una clausola di salvaguardia a favore dei diritti della corona. Nel 1565, la corona di Francia si rifiuta di accettare formalmente la loro introduzione in nome delle “libertà gallicane”, vale a dire della condizione di particolare autonomia del clero francese da Roma. I sovrani vedono nelle riforme approvate dal concilio la tendenza a un rafforzamento del potere papale sulle istituzioni ecclesiastiche delle diverse realtà dell’Europa cattolica. È però crescente l’animo di delusione che si va diffondendo dopo che il papato ha iniziato ad intromettersi nella chiesa locale e dopo l’irrigidimento delle sue regole. A tal proposito, il frate Paolo Sarpi, nel 1619, pubblica un testo di carattere critico e polemico nei confronti del papato circa il mancato rinnovamento spirituale della Chiesa e dei risultati del Concilio (testo messo all’Indice). Dopo la conclusione del Concilio, una nuova generazione di vescovi inizia a modellare la vita religiosa delle Diocesi sulla base dei decreti della riforma (es arcivescovo Borromeo a Milano, organiz ecclesiastica e opere pie, rigido sostenitore dell’ortodossia.). Ma gran parte dell’azione più influente è svolta dal clero regolare: i regolari sono organizzati in Ordini e Congregazioni con vertici autonomi, sotto il diretto controllo della Santa Sede, e agiscono su indicazione dei propri superiori; essi operano soprattutto in opere caritatevoli e assistenziali. Inoltre, sin dagli ultimi anni del ‘400, vanno a crearsi gruppi di laici e religiosi che intraprendono un percorso di santificazione a livello individuale e di apostolato sociale (attraverso opere caritatevoli). Alcuni es: Ordine dei chierici regolari/teatini (1524), Ordine dei cappuccini (1528). Si diffonde poi l’Ordine dei chierici regolari che, abbandonato il saio per l’abito talare e lasciata la vita ascetica dei piccoli conventi di campagna, si dedicano all’assistenza di chi ne ha bisogno (orfani, malati, prostitute,…), all’attività pastorale e di catechesi, alla promozione di devozioni e all’istruzione primaria. I teatini e gesuiti indirizzano la loro azione all’influenza, attraverso l’istruzione, dei comportamenti della classe dirigente. La Compagnia di Gesù viene istituito da Ignazio di Loyola. Nel 1540, Papa Paolo III riconosce ufficialmente le costituzioni dell’Ordine, che prevedono, ai 3 voti solenni comuni a tutti i regolari (povertà, castità e obbedienza) già presenti, un quarto: il giuramento esplicito di obbedire in modo totale al pontefice e per lui ai propri diretti superiori. Si dedicano all’evangelizzazione dall’America Latina all’Estremo Oriente e si dedicano alla rieducazione cristiana dell’élites del mondo cattolico. Nel 1549, viene fondato a Messina il primo collegio. 27 Cap.8 Cristianesimo lacerato: l’età delle guerre di religione La monarchia cattolica di Filippo II tra religione ed egemonia Filippo II è considerato difensore della vera fede e la sua monarchia, per quanto vasta, non è e non può essere un impero universale, ma una monarchia che ha il suo centro in Castiglia. Con Filippo II, ora bisogna difendere la cristianità dalla minaccia ottomana e riportare alla vera fede l’Europa, caduta nell’eresia. Il programma adottato da Filippo è religioso-dinastico, esso prevede: - il tentativo di ricongiungere stabilmente l’Inghilterra al mondo cattolico, superando lo scisma anglicano ed estendendo a quell’area l’egemonia asburgica; - sostenere i cattolici contro gli ottomani e contro i protestanti; - assistere e finanziare in Francia un partito ultracattolico ostile alla minoranza calvinista (ugonotti); - controllare gli orientamenti della Santa Sede, influenzandone le scelte e facendo eleggere papi favorevoli alla politica spagnola. Filippo II è al comando della maggiore potenza militare del tempo e dispone di ingenti risorse economiche (oro e argento) provenienti dalle colonie americane. Inoltre, Filippo II amplia i propri domini anche in Portogallo: nel 1578 prende avvio una grave crisi dinastica e viene ucciso il sovrano Sebastiano I; la corona passa quindi al fratello, il cardinale Enrico. Egli però, data l’età e la condizione ecclesiastica, non può garantire una successione. Filippo II è cugino del defunto sovrano e ha così i titoli di legittimità dinastica e la forza politica necessari per ottenere la corona iberica. Nel 1581, Filippo II occupa il Paese. Le istituzioni portoghesi restano del tutto distinte da quelle castigliane. Contro Filippo II agiscono diverse forze potenti: - insostenibilità degli enormi costi di un impegno militare contro gli ottomani e i protestanti; - policentrismo geopolitico europeo rende difficile unificare le forze cattoliche contro obiettivi comuni; - radicalizzarsi delle posizioni religiose, che facilita l’espansione di una forma di protestantesimo: il calvinismo. Le idee protestanti furono così valutate non solo nel loro aspetto religioso, ma anche come una Riforma che potesse investire l'insieme della società. Al calvinismo aderirono soprattutto i ceti urbani, operai, artigiani, la borghesia e quella parte della nobiltà che sperava nella secolarizzazione delle proprietà ecclesiastiche per poter trovare una soluzione al suo crescente impoverimento. Si diffuse nel Sud - soprattutto nel Sud–Ovest, dove erano forti le tendenze all'autonomia e dove operava una borghesia commerciale che vedeva in esso l'ideologia che premiava lo spirito dell'iniziativa e del successo. Non mancavano famiglie dell'alta ed altissima nobiltà francese (come alcuni rami dei Borbone e dei Montmorency) che si convertirono al calvinismo. Inoltre, una parte considerevole della nobiltà francese aveva sempre dimostrato di gradire poco il potere dello stato e di avere una tendenza alla ribellione. Il risultato di questo scontro di forze avverse sarà una guerra civile che dilanierà l’Europa nella seconda metà del XVI secolo. 30 Il 17 gennaio 1562, Caterina de' Medici promulgò l'Editto di Saint-Germain-en-Laye, che proclamava la libertà di coscienza e di culto per i protestanti, a condizione che essi restituissero i luoghi di culto, già cattolici, di cui si erano precedentemente appropriati. La fazione cattolica, guidata dai Guisa, reagì con il Massacro di Vassy, l’eccidio di un gruppo di ugonotti, dopo che Caterina aveva loro permesso una limitata libertà di culto. È il primo episodio di violenza dei cattolici sugli ugonotti. Al suo ritorno a Parigi, il Guisa fu accolto come un eroe e con richieste di una crociata contro gli ugonotti. Da parte protestante si assiste a una presa d'armi sotto la direzione del principe Luigi di Condé, che si impadronisce della città di Orléans. Presa alla sprovvista dal precipitare degli eventi, Caterina tentò un ultimo passo per mantenere la pace, ma il Guisa pose in atto un autentico colpo di mano, presentandosi con i suoi soldati dove si trovava la famiglia reale, costringendo Caterina e il giovane re a seguirlo a Parigi, con il pretesto di proteggerli dai protestanti, ma in realtà per far figurare che essi stessero completamente dalla parte dei cattolici. Così iniziò la prima guerra di religione. I protestanti iniziarono un'offensiva folgorante per il controllo delle città: s'impadroniscono di un gran numero di città molto importanti (come Lione); a ogni conquista, si assiste al saccheggio delle chiese cattoliche, quando non alla loro distruzione. Ma gli eserciti cattolici si riprendono progressivamente e iniziano una lunga campagna di assedi alle città passate ai protestanti. L'esercito protestante era costituito essenzialmente da mercanti e artigiani, sostenuti da mercenari tedeschi e inglesi, e guidati da capi nobili esperti. La scomparsa dei principali capi delle due fazioni permise a Caterina de' Medici di ristabilire la pace: propose al principe di Condé dei negoziati che si conclusero il 19 marzo 1563 con l'Editto di Amboise che, più restrittivo ancora di quello di Saint-Germain, autorizzava i non nobili protestanti a celebrare il loro culto in un solo luogo ben stabilito per ciascun distretto amministrativo ma aprì comunque un periodo di tolleranza civile. Durante il 1563 si istruirono numerosi processi contro i protestanti accusati di aver devastato le chiese e distrutto le reliquie, atto che nella mentalità dell'epoca era considerato un gravissimo sacrilegio dai cattolici. Alla fine, la pace restò precaria. La grande maggioranza dei cattolici non ammetteva che i protestanti potessero professare liberamente la loro confessione, mentre i protestanti, non avendo gli stessi diritti dei cattolici, si sentivano considerati sudditi di seconda categoria. Approfittando della pace, Caterina iniziò nel 1564 un visita ufficiale per tutta la Francia allo scopo di mostrare il giovane re Carlo IX ai sudditi e, soprattutto, per presentare al popolo la Corona come l'unica e indispensabile garante della stabilità del Paese. La pace però dura ben poco, e nel giro di pochi mesi, la pressione e l’insoddisfazione popolare aumentano nuovamente. La reggente non è però in grado di controllare l’aumento della tensione, che, nel 1567, sfocia in una vera e propria guerra civile, dagli esiti alterni (II e III guerra di religione). Essa termina con la Pace di Saint Germain en Laye (1570), con la quale agli ugonotti è riconosciuta libertà di culto, nonché il controllo di alcune città fortificate a garanzia della loro sicurezza. L’ammiraglio Coligny diviene uno dei capi degli ugonotti e viene ammesso al Consiglio di Stato. Egli contribuisce a realizzare un matrimonio pacificatore tra uno dei capi del partito ugonotto, Enrico di Navarra (futuro Enrico IV), e Margherita di Valois, sorella del Re. Il matrimonio richiama a Parigi una gran numero di nobili ugonotti. E Carlo IX (figlio di Caterina ed Enrico II) e Caterina de’ Medici decidono di aderire al piano dei Guisa per eliminare in un sol colpo, lo stato maggiore della nobiltà ugonotta. Questo piano comincia nella Notte di San Bartolomeo (23 agosto 1572), la notte del massacro degli ugonotti. 31 Alle prime uccisioni infatti, fra cui quella di Coligny, segue un vero e proprio massacro. Enrico di Guisa dirige personalmente la strage: dalla notte del 23 agosto al mattino del 24 migliaia di ugonotti furono assassinati nelle loro case, tra cui anche Coligny. Inizia così la fase più violenta della guerra religiosa. Nel frattempo, muore Carlo IX e sale al trono l’ultimo dei figli di Caterina, Enrico III. I Guisa capeggiano la formazione di una Lega Cattolica. L'ultima guerra di religione viene spesso anche chiamata Guerra dei tre Enrichi (Enrico III di Francia, Enrico III di Navarra ed Enrico I di Guisa). Il re di Francia Enrico III si riconciliò con il re di Navarra nel 1584; il re di Francia, privo di figli, confermò inoltre il re di Navarra come proprio successore al trono. Questa riconciliazione venne abilmente sfruttata dai Guisa, che non nascondevano le loro pretese al trono e dalla Lega cattolica. Diffidando dei Guisa e della Lega, il re si mostrò incerto. La popolazione di Parigi si sollevò contro il re nelle «giornate delle barricate», il 12 e 13 maggio 1588; Enrico III fuggì e cercò di ricucire l'alleanza con i protestanti e di eliminare i capi della Lega cattolica: Enrico duca di Guisa e il fratello cardinale furono assassinati, ma anch'egli cadde vittima, il 1º agosto 1589, del pugnale di un monaco fanatico. Divenuto così re di Francia col nome di Enrico IV, il Navarra aveva il problema di rendere effettivo il suo regno che era per metà controllato dalla Lega. L'atto di conversione al Cattolicesimo di Enrico IV, avvenuto nel 1593 gli aprì le porte della capitale, delusa dalla politica dei Sedici, che non aveva mutato le condizioni di vita come la popolazione si attendeva. Dichiarata guerra alla Spagna, Enrico IV, sconfisse definitivamente il 5 giugno 1595 le forze della Lega cattolica in Borgogna. E voltosi a nord, vinse gli spagnoli. Enrico si recò a Nantes per ottenere la resa del governatore della Bretagna e qui emanò nell'aprile 1598 l'Editto di Nantes con il quale il cattolicesimo fu proclamato religione di Stato ma i protestanti ottenevano la libertà di professare la loro confessione - tranne che a Parigi e in poche altre città - il diritto di accedere alle cariche pubbliche, di godere di privilegi fiscali e di mantenere un proprio esercito di 25.000 uomini e duecento fortezze a garanzia della loro sicurezza. Con la pace di Vervins, firmata il 2 maggio 1598 dalla Francia e dalla Spagna, che restituì tutti i territori occupati, si conclusero le guerre di religione. La conversione del Re viene comunque ritenute a fini opportunistici, e viene assassinato nel 1610. Monarcomachi e “politiques” Non più rappresentante di Dio in terra, un sovrano giudicato nemico della vera fede finisce per essere considerato un pericolo per la comunità=la sua uccisione può essere assimilata alla legittima difesa. Tra gli ugonotti francesi cominciano a circolare le teorie greco-romane riguardanti la tirannia, secondo le quali una monarchia tende per sua natura a diventare tirannia. E si va quindi diffondo l’idea che bisogna opporsi a questo re-tiranno. Nella Francia delle guerre di religione, si va elaborando una teoria politica che consente di sottrarre l’autorità sovrana allo scontro religioso. Gli uomini portatori di questa visione sono definiti “politiques”; sono sostenitori di un rafforzamento dell’autorità regia e della concessione di una certa libertà di culto come unico rimedio alla divisione ideologica religiosa. Bodin è uno degli influenti più importanti: riteneva la sovranità dello Stato unitaria, senza limiti se non il fine di realizzare un ordine equo e giusto. 32 Al principe detentore della sovranità spetta la pienezza del potere legislativo senza alcun vincolo rispetto ad altri poteri terreni, fermo restando il dovere di osservare le leggi divine, naturali e del regno: teorizzazione del potere assoluto del Re. La radicalizzazione ideologica promossa dallo scontro religioso del ‘500 tende a spingere i detentori del potere religioso (Papa) da una parte e i capi delle Chiese e Sette protestanti dall’altra. Ne nasce quindi un conflitto tra il 1605 e il 1607, che vede contrapposte la Santa Sede e la Repubblica di Venezia. Di fronte al fermo della Serenissima di accedere alle condizioni richieste, papa Paolo V, ricorre al divieto al clero di esercitare le funzioni religiose in tutto il territorio della Repubblica. Questa reagisce con durezza, ma grazie alla mediazione francese, la controversia viene appianata: Venezia vede riconosciuta la propria sovranità e l’infondatezza delle pretese papali circa l’abrogazione delle leggi venete da esso giudicate ingiuste. 35 Alba, a comando dell’esercito si scontra però contro quei settori della classe dirigente cui Margherita si era appoggiata: il duca attua una serie di arresti, fra i quali Hornes ed Egmont, mentre Guglielmo d’Orange riesce a fuggire in Germania. Dopo questo fatto, Margherita si dimette e Alba ottiene la nomina di governatore generale dei Paesi Bassi. Ora, essi non sono più sotto il controllo di un sovrano della corona, il che li porta ad essere una provincia come le altre della monarchia cattolica. Il mantenimento dell’esercito di Alba richiede un’enorme somma di denaro: nel 1571, il duce decide di far riscuotere un’imposta, ma tutti gli ambienti commerciali rifiutano. Nel frattempo, alcuni nobili fuggono dal Paese e, con la complicità della corona inglese, organizzano la flotta dei “pezzenti del mare”, con cui attuano la pirateria a danno delle navi spagnole. La flotta riesce a conquistare alcuni porti olandesi e Luigi di Nassau, fratello di Guglielmo d’Orange, occupa le province meridionali dei Paesi Bassi con l’appoggio degli ugonotti francesi. Guglielmo decide di invadere le province orientali della Germania, ma viene respinto ed egli trova rifugio nelle regioni settentrionali di Olanda e Zelanda, dove diviene governatore, “Stadhoulder”, e trova i mezzi per la guerra. Scoppia la ribellione. Nel 1575 le province di Olanda e Zelanda si uniscono per difendere le proprie autonomie e le libertà di culto contro il sovrano, che compie azioni tiranniche e impone tasse senza consenso. Guglielmo d’Orange si converte al calvinismo e costituirà così il punto di riferimento di una rivoluzione condotta in nome della difesa delle libertà costituzionali e del diritto a praticare la propria fede. La nascita delle Province Unite L’incapacità del duce d’Alba a ridurre all’obbedienza le province ribelli e di sconfiggere i pezzenti del mare, spinge Filippo II a richiamarlo in Spagna (1573). Il suo successore cerca dialogo e tentativi di accordo con le province ribelli, ma fallisce. Nel 1575, le finanze della Castiglia hanno un tracollo: Filippo II deve dichiarare bancarotta, mentre muore il successore del duca d’Alba= vuoto di potere che si accompagna all’ammutinamento dell’esercito di stanza nei Paesi Bassi. I gruppi dirigenti delle province leali procedono all’arresto dei membri del Consiglio e alla convocazione degli Stati generali. Vengono avviate trattative con le province ribelli di Olanda e Zelanda e con Orange, per un accordo sull’espulsione dai Paesi Bassi di tutte le truppe straniere e sul congelamento della questione religiosa. Gli sforzi centralizzatori di Filippo II (che miravano ad eliminare le tradizionali autonomie delle varie città), uniti alla forte tassazione e al suo appoggio alla persecuzione dei protestanti da parte della Chiesa cattolica portarono nel 1568 ad una rivolta. Intanto, la città di Anversa viene saccheggiata dall’esercito ammutinato, fatto che spinge le parti alla ratifica dell’accordo della Pacificazione di Gand (1576). Questa fu la prima e ultima storica unione tra le due parti del paese e fu il "gioiello di Guglielmo d'Orange". Gioiello che però tradì le aspettative delle parti che lo componevano a causa principalmente di dissidi religiosi nel suo interno: le province del Nord abbracciavano il Calvinismo, meritocratico e intransigente, mentre quelle del Sud erano in prevalenza cattoliche. Filippo II decide di inviare un governatore generale membro della famiglia reale: Giovanni d’Austria. Egli riesce nel ritiro delle truppe e nel rispetto delle leggi delle province, e in cambio ottiene il riconoscimento della propria autorità e il ripristino della religione cattolica come religione ufficiale. 36 Ma Olanda e Zelanda rifiutano e la guerra riprende, vedendo molte rivolte capeggiate dai calvinisti. Le classi dirigenti delle province meridionali osteggiano il radicalismo calvinista; esse puntano al rispetto delle proprie libertà. Nel 1579, otto province settentrionali stringono l’ “Accordo di unione di Utrecht”, al fine di coordinare la propria politica estera e militare, e le province meridionali sottoscrivono l’ “Unione di Arras”, che viene ai patti con la corona spagnola e con il nuovo governatore generale Farnese. Le due Unioni non combattevano lo stesso nemico, almeno ufficialmente, in quanto le province del sud restavano formalmente fedeli a Filippo II. I Paesi Bassi sono ormai divisi in 2 aree: - Province Unite ribelli, a egemonia olandese e calvinista; - Province Lealiste, cattoliche. Guglielmo d’Orange aderisce all’accordi di Utrecht, e viene per questo dichiarato traditore. Guglielmo si difende e sostiene il diritto del popolo alla ribellione contro un tiranno come Filippo II; nel 1581, gli Stati generali delle Province ribelli dichiarano Filippo II decaduto. Esse scelgono di darsi un nuovo sovrano, il duca d’Angiò (fratello del re di Francia), nella speranza che impedisca a Farnese la riconquista delle città meridionali già occupate; ma non si dimostrerà all’altezza, mentre Farnese porterà all’espugnazione di Gand, Bruxelles e Anversa (1585). Sia il duce d’Angiò che Orange vengono uccisi e le province del nord devono affrontare la questione della forma di regime politico da adottare. Il conte di Leicester, fiduciario di Elisabetta d’Inghilterra, prende il potere e subito viene stipulata un’alleanza antispagnola (1586). Alla fine, gli stati Generali decidono di avocare a sé la piena sovranità, proclamandosi autorità suprema della nuova entità statale delle Province Unite (1589). La stabilizzazione della repubblica delle Province Unite Le Province Unite sono ora un regime di tipo repubblicano e siglano una tregua di 12 anni con la corona spagnola. Ma nei primi anni del ‘600, ha inizio la polemica tra fautori di una versione tollerante e razionalista del credo calvinista, promossa da Giacomo Arminio: egli aveva una nuova teoria sulla salvezza, favorevole a una visione assai sfumata della predestinazione. Nel 1610 il clero di orientamento arminiano presenta agli Stati provinciali d’Olanda un testo di protesta per gli attacchi subiti, chiamato “rimostranza”. Gli Stati olandesi fanno propria la rimostranza sostenendo le tesi arminiane e il clero anti-arminiano elabora una sua contro- rimostranza. L'indipendenza delle Province Unite fu riconosciuta dalla Spagna, de facto, con la tregua di Anversa del 1609 con cui cessava lo stato di guerra fra Spagna e Province Unite, ma la prima non riconosceva ancora, formalmente, l'indipendenza delle seconde. Dal 1619 c’è una crisi politica, e dal 1621 una nuova fase bellica che vede le Province Unite impegnate nel colpire la monarchia cattolica nei suoi possedimenti coloniali e nei suoi interessi commerciali. Con il Trattato di Münster (1648), la corona spagnola rinuncia definitivamente alle sue pretese di sovranità sulle 7 Province Unite. Il primo vero riconoscimento ufficiale della indipendenza delle Province Unite avvenne solo con la Pace di Vestfalia del 1648. Si trattava di una doppia indipendenza: da un lato la Spagna rinunciava definitivamente alle proprie pretese su quei territori; dall'altro le Province Unite ottenevano anche di non far più parte del Sacro Romano Impero. 37 Cap.10 economia e finanze nel secolo dei genovesi Crescita della popolazione e della produzione agricola A partire dai primi decenni del XVI sec, si registra in quasi tutta Europa una crescita generalizzata della popolazione: - Si verifica una flessione della mortalità: le epidemie di peste e le altre malattie non hanno il medesimo grado di virulenza e diffusione avuto in precedenza; - Combinazione tra l’aumento della natalità e la diminuzione della mortalità fra le classi di età più basse (=più persone che arrivano all’età adulta=più procreano) + si abbassa l’età media dei matrimoni. Inoltre, cresce il tasso di urbanizzazione (percentuale delle persone che vivono in città rispetto al totale) grazie all’afflusso di persone dalle campagne e allo sviluppo di nuovi centri. Ne comporta quindi un notevole incremento di domanda dei beni alimentari = aumentano anche i prezzi dei prodotti (specialmente del grano). à”Cerealizzazione” dell’agricoltura: il settore agricolo viene sollecitato a produrre di più e vengono messe a coltura le zone boschive, paludose e prati per il bestiame. Attorno al 1590 però, si verifica una carestia che diviene presto una crisi di sussistenza segnata dall’aumento di mortalità e caduta del numero di nascite. La produzione manifatturiera Anche la produzione manifatturiera attraversa nel XVI sec una fase di espansione che riguarda il settore tessile, minerario, edilizio e delle armi da fuoco. Di notevole rilevo è la vicenda dell’allume, un minerale fondamentale per la tintura dei tessuti. La maggior miniera nota, fino a metà ‘400, si trovava in Asia minore ed era controllata dai mercanti genovesi; venne poi conquistata degli ottomani e il prezzo aumentò a dismisura. Ma, nel 1462, viene scoperto un giacimento di allume in Italia, sotto lo Stato Pontificio, e il Papa decide quindi di affidare l’appalto a compagnie di mercanti fiorentini, che lo esportano in tutta Europa. In tutta Italia si registra una forte domanda dei tessuti e nel settentrione le manifatture laniere urbane registrano una crescita notevole; un altro settore manifatturiero è quello serico (seta), di cui Milano controlla la fabbricazione di tessuti di lusso. Il decollo della produzione e delle esportazioni è reso possibile da 2 circostanze: - assenza di concorrenza nei mercati del Levante mediterraneo; - gravi difficoltà che attraversano i Paesi Bassi (grandi produttori manifatturieri) a causa della situazione interna. Il ruolo degli scambi a lungo raggio Grano, materie prime, spezie e manufatti tessili e metallici sono i prodotti maggiormente commercializzati nel continente europea. Dai porti della Castiglia un importante flusso di lana greggia alimenta il settore tessile inglese e quello dei Paesi Bassi meridionali e la città di Anversa (Fiandre) diviene la principale piazza commerciale e finanziaria del continente (2 Borse internazionali stabili: per quotazione delle merci e per regolazione delle transazioni finanziarie). Situazione Olandese: la prospera zona meridionale del paese è scossa dalla rivolta contro la corona castigliana e nel 1576 la città viene profondamente saccheggiata). Le città mercantili del nord del Paese cominciano a sostituirsi a quelle del Sud nella gestione dei traffici con i porti del Baltico. 40 Cap.11 L’affermazione del Barocco Ingegno e meraviglia “Barocco”: strutturale infrazione di regole; irregolarità, ricerca dell’insolito, volontà di stupire. Il Barocco si diffonde in Europa tra il 1580 e il 1680. Importante è la figura dell’artista, il cui obiettivo principale è quello di stupire chi fruisce della sua opera. Essi sono infatti costantemente alla ricerca dell’originalità, dall’alternativa fin quasi al gusto trasgressivo; devono dimostrarsi dotati di ingegno nel sapere reperire forme e contenuti non banali. Ricorre spesso l’uso della metafora (fig retorica che opera un trasferimento di significato da un termine ad un altro legato al primo da un elemento di equivalenza), materiali rari, pregiati ed esotici; frequentemente crea paragoni non consueti, utilizzando anche un linguaggio misterioso ed elitario. Cesare Ripa indirizza il suo manuale “Iconologia (1593) ai pittori che vogliono conoscere i modi della rappresentazione simbolica dei più svariati soggetti, fra i quali primeggiano le virtù aristocratiche e cortigiane. L’uomo barocco europeo vive in una sensazione angosciosa di epoca di crisi, contraddistinta dalla messa in discussione di valori religiosi, politici, scientifici e filosofici ritenuti fino a quel momento intangibili. Lo spettacolo del mondo L’opera d’arte commissionata è ora di dominio pubblico e il teatro diviene per eccellenza il fondamentale elemento della vita pubblica. Il teatro è visto come il frutto dell’armonica sinergia fra molteplici arti: pittura, cultura e architettura collaborano per la scenografia e la riuscita dello spettacolo, che coinvolge l’intera società. L’intera società diviene quindi teatro, le facciate di chiese e palazzi sono i fondali fissi sui quali gli scenografi allestiscono apparati effimeri che rendano grandioso l’ambiente urbano nel quale si svolge lo spettacolo. Gli interventi urbanistici sono così realizzati al fine di modellare lo spazio in modo da migliorare la resa visiva delle feste pubbliche. Inoltre, anche la vita del sovrano diviene spettacolo in quanto vengono solennizzati con cerimonie pubbliche diversi aspetti della sua vita, anche privata, e tutto ciò contribuisce a renderne ancora più sacra e inviolabile l’immagine. La cultura della Controriforma La propaganda controriformista non si esaurisce nel tentativo di affascinare con il fasto delle cerimonie e degli spazi in cui esse di svolgono. La Chiesa Controriformista vede nel Barocco uno dei mezzi migliori per attuare la propria propaganda e contrastare la diffusione di idee protestanti. L’ultima sessione del Concilio di Trento aveva riaffermato la legittimità del culto delle immagini sacre, pur vietando ogni abuso e da qui si apre una discussione sul ruolo dell’arte sacra. L’arcivescovo di Milano e cardinale Carlo Borromeo pubblica un trattato (1577) dedicato all’architettura e agli arredi sacri, in cui sostiene che l’artista deve avere come massima ispiratrice il fatto che l’arte deve essere al servizio di Dio e che questo principio deve essere trasmesso ai fedeli. Gli artisti che aderiscono a questa istituzione si impegnano a rappresentare i soggetti sacri nel rispetto delle direttive ecclesiastiche. 41 Una delle grandi innovazioni nate dall’esigenza di contrastare efficacemente la diffusione delle idee riformate o di riconquistare le coscienze in aree divenute protestanti è data dalla creazione di istituzioni educative chiamate “Istituti della Compagnia di Gesù”. Cresce infatti la domanda di formazione dei ceti elevati (infatti vengono ammessi studenti appartenenti alle fasce sociali più alte) e si sviluppa un nuovo modello pedagogico, di ispirazione umanistica e cattolica. La speranza è quella di garantire ai figli, tramite un’educazione di questo tipo, l’accesso alla più alte cariche pubbliche. L’ordinamento dell’insegnamento si basa sulla suddivisione degli alunni in classi di apprendimento, sulla progressione degli studi, sulla pianificazione di orari e programmi. Da un punto di vista disciplinare i gesuiti esercitano grande rigore e sollecitano la competizione tra gli allievi, volta a inculcare obbedienza e dedizione. Oltre alla matematica, filosofia, latino e studio del mondo classico in generale, agli studenti viene insegnato anche scherma, equitazione, lingue moderne e teatro. Ed è proprio grazie al teatro che i giovani educati dai gesuiti si abituano al controllo delle espressioni verbali e corporee, preparandosi così all’ingresso a corte per servire il sovrano in mansioni civili e militari. La politica barocca La riflessione sulla politica non insiste più sulla sovranità e l’autorità dl principe, bensì sulla “macchina” del potere e segreti dello Stato. Si fa infatti strada l’esigenza di articolare un’idea di “politica cristiana” che tenga conto del ruolo centrale dei sovrani nel mantenimento dell’ordine sociale e religioso. Giovanni Botero afferma che ragion di Stato è la conoscenza dei mezzi atti a fondare, conservare e ampliare un dominio. Egli si sofferma sugli strumenti con cui il principe deve governare, guadagnandosi il consenso dei sudditi. È fondamentale il rapporto tra il potere sovrano e la Chiesa: egli cerca di proporre ai principi europei un modello di governo sostanzialmente anti-etico a quello laico e cinico, di cui il “Principe” di Macchiavelli è considerato il modello. Il sovrano deve essere infatti un buon cristiano e saper utilizzare l’appoggio della Chiesa per la stabilità del proprio potere. Altro tema che incontra grande favore nella politica, filosofia e morale dell’epoca è quello della prudenza, intesa come “timore di Dio”, o cautela rispetto alle passioni nocive. 42 Cap.12 Un mondo di numeri: la nascita della scienza moderna La rivoluzione celeste Ai primi del XVI sec la visione del cosmo comunemente accettata è quella fondata sulla centralità della Terra (geocentrismo), immobile al centro dell’universo. Questa visione deriva dall’elaborazione delle tesi di Aristotele, con l’apporto del modello matematico elaborato da Tolomeo: sistema aristotelico-tolemaico, connotato da una netta gerarchia nella quale ogni cosa ha il proprio luogo naturale a seconda della minore o maggiore perfezione della sua essenza. NICCOLÒ COPERNICO (1463-1543) nella sua opera “Sulle rivoluzioni delle sfere celesti” descrive un altro tipo di cosmo, che vede il sole al centro dell’universo e la terra ruotare circolarmente intorno ad esso (moto annuo) e intorno al proprio asse (moto diurno). La teoria eliocentrica proposta da Copernico mantiene tuttavia molti elementi di contatto con la tradizione: la centralità del sole richiama la concezione ermetica e neoplatonica del mondo e Copernico postula che i movimenti orbitali non seguano traiettorie matematiche ma avvengano grazie a sfere cristalline reali, perfette e immutabili in movimento circolare. Sia la Chiesa cattolica che quella protestante si oppongono a queste nuove teorie. Nel 1572, l’apparizione di una nuova stella nella costellazione di Cassiopea spinge TYCHO BRAHE (1546-1601) a dubitare dell’immutabilità e dell’incorruttibilità del cielo. Inoltre, l’osservazione dell’intreccio delle traiettorie orbitali di comete e pianeti suggerisce l’inesistenza di sfere cristalline. KEPLERO (1571-1610) giunge alla conclusione che le orbite celesti sono di forma ellittica e che il sole si trovi in uno dei due fuochi. Nel 1609 pubblica le “Leggi di Keplero”. Il metodo sperimentale: Galileo Galilei (1546-1642) Docente di matematica all’Università di Pisa, ritiene che la fisica aristotelica (che classifica tutto ciò che è presente in natura dal punto di vista qualitativo) non sia in grado di dare un’effettiva conoscenza dei fenomeni naturali. Secondo Galileo, per studiare la natura è necessario osservarne le caratteristiche primarie e reali. Mette a punto un metodo di ricerca che ha il suo fulcro nella formulazione di un’ipotesi matematica e nella sua verifica sperimentale, con una costante attenzione alla misurazione numerica e geometrica dei fenomeni osservati. Mette a punto poi nuovi strumenti: - bilancia idrostatica per la misurazione della densità di un corpo; - telescopio: mette in pratica le conoscenze che un fabbricante di occhiali olandese aveva scoperto per il cannocchiale, usato in guerra per spiare i nemici. Ma Galileo, con questo strumento ha modo di osservare i satelliti di Giove, le fasi di Venere, i mari della Luna, le macchie solari e l’anello di Saturno. Nel 1610 pubblica il “Sidereus Nuncius”, opera in cui afferma che i corpi celesti non sono perfetti. Egli sa che il maggiore ostacolo a riguardo delle sue nuove teorie è dato dal fatto che l’interpretazione ufficiale della Bibbia è strettamente connessa alla lettura che la tradizione cattolica dà delle dottrine aristoteliche. Negli anni 1613-1615 scrive sulla questione una serie di lettere nelle quali afferma che la Bibbia detiene il primato in ambito religioso e morale, mentre la natura deve essere indagata tramite il linguaggio della matematica e l’uso dell’esperienza. 45 Cap.13 Tra guerra e rivolta: la crisi politica di metà Seicento Durante gli anni 40 del XVII secolo un terremoto politico investe l’Europa: - Spagna: il sovrano Filippo IV d’Asburgo è impegnato nella lotta contro le Province Unite alla quale si aggiunge, nel 1640, la ribellione di Catalogna e del Portogallo e subito dopo l’insurrezione nei domini italiani; - Francia: Anna d’Austria, reggente per il futuro Luigi XIV, si vede costretta a fronteggiare una rivolta generale “Fronda” capeggiata dal Parlamento di Parigi e da settori della nobiltà, indirizzata a modificare gli assetti di governo, nel tentativo di allontanare il Primo Ministro (Mazzarino); - Inghilterra: Carlo I governa in modo dispotico (per es introducendo tasse senza il consenso delle Camere) e ciò conduce il Parlamento a opporsi al Sovrano e quindi a capeggiare un’insurrezione che porterà alla decapitazione del sovrano e alla proclamazione della Repubblica Inglese. Lo scenario: la guerra dei Trent’anni Il Sacro Romano Impero è attraversato da profondi conflitti religiosi: il cattolicesimo opera un’intensa controffensiva verso quelle regioni che si definiscono “anticattoliche”. Il nord della Germania è luterano, mentre il centro-sud cattolico; ma bisogna fare i conti con la diffusione del calvinismo. L’aggressività dell’azione dei gesuiti (soprattutto della Compagnia di Gesù), sostenuti da Papa, e i continui nuovi scontri all’interno della stessa famiglia imperiale spingono alcuni principi a costituire una lega difensiva “Unione evangelica” nel 1608. Di reazione, i principi cattolici fondano la “Lega cattolica”. Di fronte al tentativo di Mattia d’Asburgo di imporre limitazioni al culto calvinista, aprendo così la strada al successore Ferdinando, la città di Praga insorge nel 1618, prendendo d’assalto il castello e gettando dalla finestra i rappresentanti imperiali, “Defenestrazione di Praga”. I Boemi rifiutano Ferdinando come loro sovrano e fa quindi seguito il conferimento della corona all’elettore Federico V del Palatinato. Nel frattempo, altre potenze protestanti scendono in campo contro gli eserciti dei due rami degli Asburgo, in un conflitto che ha come teatro la Germania. Con l’editto di restituzione (1629), l’imperatore Ferdinando II ordina ai principi protestanti la restituzione dei beni ecclesiastici confiscati prima della pace di Augusta. Battuta anche la Svezia, sembra che gli Asburgo abbiano il dominio sull’Europa, ma scende in campo avversario al Francia e inizia così la Guerra dei 30 anni: 1618-1648, che vede l’esercito spagnolo sconfitto da quello francese. PACE DI VESTFALIA 1648: - Fine dell’egemonia degli Asburgo; - La Spagna firma la pace con le Province Unite; - La pace riconosce il ruolo di potenze a livello regionale di alcuni Paesi, (es Confederazione Svizzera). Inizia il periodo del predominio francese. Ministri-favoriti Ora, le grandi potenze devono fare i conti con gli ingenti costi della Guerra e l’urgenza finanziaria spinge le corone a usare metodi non tradizionali per l’esazione di tributi, ricorrendo a finanzieri in grado di anticipare il denaro. 46 Nel ‘500, la presenza di favoriti si fa costante nelle grandi monarchie. Questa prassi viene per la prima volta modificata con il successore di Filippo II, Filippo III che concede al suo favorito, Francisco Gomez de Sandoval (duca di Lerma), un enorme potere consentendogli di governare al proprio posto. Questa scelta segnala in tutta Europa la possibilità di delegare il potere e la possibilità di un’accresciuta influenza politica e del suo riconoscimento sociale. Il governo straordinario di guerra Filippo IV, successore di Filippo III, si circonda di uomini che, come lui, sono intenzionati a salvare la monarchia dal suo imminente declino. Questa nuova classe dirigente, tra cui Olivares, si propone di ripristinare la superiorità spagnola: uno dei primi atti del nuovo sovrano è di non rinnovare la tregua dei 12 anni siglata con le ribelli Province Unite. Alla ripresa della guerra nei Paesi Bassi segue una politica di massicci interventi militari a sostegno degli Asburgo d’Austria nella guerra dei 30 anni. Olivares lancia, nel 1624, un piano volto a rendere la monarchia spagnola più efficiente nella raccolta dei tributi e tale piano prevede la redistribuzione del peso finanziario delle spese militari. Olivares elude e manipola situazioni delicate della corona come prendere importanti scelte finanziarie o introdurre nuove forme di tassazione. Crea delle giunte speciali di ministri per decidere sulle questioni e, per avere la certezza che le decisioni vengano poi attuate, afferma che esse devono essere prese in carico da uomini di cui il sovrano si fida ciecamente: i favoriti. Anche in Francia si manifesta una tendenza uguale: Luigi XIII si affida a Richelieu. Egli toglie agli ugonotti tutte le piazzeforti loro assegnate e appoggia le forze protestanti contro gli Asburgo nella guerra dei 30 anni. Crea quindi una potente rete di legami professionali che gli consente di governare con efficacia. Si verifica però un aumento della pressione fiscale, che porta a rivolte nelle campagne. Tempi di rivolta Nel 1640, il Portogallo e la Catalogna si ribellano in quanto accusano: - (catalani )Olivares di continue violazioni dei propri privilegi e libertà; - (portoghesi)Gli Asburgo di non riuscire a difendere il Brasile, occupato ora degli olandesi. I catalani dichiarano quindi rotta l’unione con gli Asburgo e cercano aiuto presso il sovrano di Francia e i portoghesi decidono di riconquistare l’indipendenza affidando il trono a Giovanni di Braganza. àQuesti fatti, portano Filippo IV ad allontanare Olivares dal potere. In contemporanea, anche i domini italiani si ribellano, tanche che Napoli si proclama Repubblica nel 1647. Francia: Mazzarino, successore di Richelieu, è il nuovo favorito, ma la direzione della resistenza viene presa dalle corti riunite del Parlamento di Parigi, spalleggiate dalla popolazione della capitale (1648). Ne segue una durissima requisitoria contro le modalità di governo adottate da R. e Mazzarino. La reazione di quest’ultimo è di inviare contro la capitale l’esercito che ha combattuto fino a quel momento contro gli spagnoli e ne deriva una lunga guerra civile, che terminerà solo nel 1653. 47 Cap. 14 La rivoluzione inglese Alla morte senza eredi della regina Elisabetta I (1603) si estingue la dinastia dei Tudor e la corona inglese passa a Giacomo Stuart, re di Scozia. - Scozia: scarsamente popolato, allevamento, guidato da una forte nobiltà, da un Parlamento e da una Chiesa calvinista, Kirk consiglio di anziani: - Inghilterra: paese in crescita, agricoltura, artigianato attivo e commercio marittimo in espansione. Il Parlamento inglese è visivo in due Camere: Lord (via ereditaria, nobili e alto clero anglicano), Comuni (resto della popolazione). La chiesa anglicana, di cui il sovrano è capo supremo, è fondamentale per la corona, che ne nomina i vescovi. Vi sono poi gruppi di coloni inglesi approdati in Irlanda dopo la riforma anglicana e concentrati nelle contee settentrionali che hanno dato vita a una Chiesa presbiteriana: organizzata per congregazioni di fedeli e consigli di anziani. L’Inghilterra di Giacomo I Stuart I sudditi inglesi sono rimasti sfavorevolmente colpiti dai modi scarsamente regali e stravaganti di Giacomo I, ma vedono di buon occhio il fatto che egli abbia deciso di affidarsi a Robert Cecil, ministro prediletto di Elisabetta I. La questione religiosa è evitata dal Re, in quanto sa che è impossibile ottenere un’uniformità in realtà così diverse; semplicemente, accetta forme di culto eterodosse. Giacomo I è un Re che si discosta completamente da Elisabetta I: spende senza controllo e retribuisce con generosa prodigalità gli uomini che lo circondano. Le principali fonti di introito della corona sono costituite dalla rendita di terre regie, dagli incassi di tariffe doganali e dai proventi di diritti di origine feudale: questi redditi devono essere sufficienti alla corona in tempo di pace, e in tempo di guerra, se non dovessero essere abbastanza, dal Parlamento dovrebbero essere approvati nuovi sussidi. Una stella fissa: Buckingham George Villiers: duca di Buckingham; aveva sfruttato la sua posizione privilegiata nell’entourage privato del sovrano per monopolizzare il patronage regio e ascendere a una posizione di primato sul piano politico. Alla morte di Giacomo I, succede al trono Carlo I (1625). Le inquietudini suscitate dalla prospettiva di un trionfo cattolico si accompagnano alla crescente avversione per lo strapotere di Buckingham, che continua anche con il nuovo sovrano a svolgere un ruolo guida nella politica inglese. Il ruolo di Buckingham diviene in breve il centro delle polemiche e Carlo si vede costretto a sciogliere il Parlamento nel 1626, a causa degli attacchi al proprio ministro. Ma questa strategia non riesce tuttavia a rasserenare i rapporti con la Camera dei comuni che, nel 1628, chiede al sovrano di firmare una “Petizione dei diritti”, nella quale si proibiscono in futuro prestiti forzosi o altre forme di tassazione non autorizzate dal Parlamento, arresti arbitrari e procedure di emergenza disposte in violazione della legge. La situazione precipita con l’improvviso assassinio di Buckingham, che viene accolto con gioia in tutto il Paese. Il sovrano decide a questo punto di prendere in mano le redini del governo, facendo a meno di un ministro favorito e, di fronte ai primi contrasti con il Parlamento, decide di scioglierlo nel 1629. 50 Cap.15 Il Seicento fra crisi e trasformazioni Gli aspetti demografici Dopo la crescita demografica del ‘500, ora, una serie di cattivi raccolti, ritorno di peste e altre malattie e la Guerra dei trenta anni, segnano un innalzamento del tasso di mortalità e riduzione di quello di natalità. Ne consegue un generale peggioramento delle condizioni di vita di buona parte della popolazione: il matrimonio e la procreazione vengono rimandati in attesa di tempi migliori. I problemi del mondo rurale Malthus, un economista inglese, analizza la stagnazione della popolazione nel ‘600: l’arretratezza delle conoscenze tecniche e la scarsità di terre di buona qualità sono alcune all’origine della crisi. Un altro fattore importante è la polarizzazione della ricchezza nelle mani di piccoli gruppi sociali: nelle campagne, la diminuzione dei salari si intreccia con l’aumento degli affitti dei terreni e dei diritti signorili. Si arricchiscono quindi solo i proprietari terrieri che, pur di non perdere il guadagno, riducono le risorse destinate all’aumento della produzione e al miglioramento dei terreni, per destinare ingenti somme per la costruzione di palazzi e chiese. Inoltre, un fattore decisivo è la cerealicultura: infatti, la diversificazione delle colture potrebbe rappresentare l’unica forma di assicurazione contro i danni del clima. Un’altra conseguenza negativa delle cerealizzazione è la diminuzione dell’allevamento, quindi la riduzione di concime, quindi un ulteriore impoverimento del terreno. La nascita di una nuova gerarchia nella produzione manifatturiera La crisi non colpisce solo il settore dell’agricoltura: anche le manifatture sono provate da questa situazione. Per esempio, l’importante centro manifatturiero castigliano decade completamente a causa della concorrenza dei panni inglese, francesi e italiani. Ad avvantaggiarsi di tale crisi sono quindi l’Inghilterra e la Province Unite, grazie alla produzione di panni di lana leggeri ed economici, che conquistano il mercato del Mediterraneo. I mercanti-imprenditori mirano a contenere i costi produttivi della manodopera a scapito della qualità del prodotto che, però, si presenta più colorato e attraente agli acquirenti. Verso nuovi equilibri negli scambi commerciali Il calo della popolazione che si registra nelle città dell’area mediterranea comporta una contrazione della domanda urbana di derrate agricole, nonché una riduzione del volume degli scambi commerciali. Venezia perde la sua centralità nel traffico delle spezie con il Levante: i mercanti olandesi e inglesi, cominciano a precorrere le rotte di circumnavigazione dell’Africa per raggiungere l’India e l’Estremo Oriente. Il volume delle merci che circolano a Venezia, resta uguale, ma diminuisce il valore: diviene un semplice porto di scalo. Genova vede ridotto drasticamente il traffico portuale; mentre Livorno diventa la sede principale delle attività commerciali olandesi, inglesi, e francesi. Le maggiori città della penisola sono diventate importatrici di manifatture di Olanda e Inghilterra; le esportazioni sono per lo più beni agricoli (vino, olio) e materie prime (seta greggia). Nelle campagne si va infatti diffondendo la coltivazione del gelso le cui foglie vengono mangiate dal baco da seta; qui, viene poi lavorata la seta grezza a basso costo di manodopera. Si vanno a sviluppare piccole manifatture dalle quali escono materie prime e semilavorati destinati all’esportazione. 51 Cap.16 Divisione dei poteri, libertà e ricchezza: il modello di società olandese e inglese Tra il 1566 e il 1648 la monarchia degli Asburgo di Spagna viene tenuta in scacco dalla rivolta delle province settentrionali dei Paesi Bassi. La vittoriosa resistenza delle Province Unite al dominio spagnolo rappresenta la sconfitta degli Asburgo per le loro ambizioni egemoniche europee e per la convinzione di restaurazione del cattolicesimo. La nuova repubblica si costruisce sull’esempio delle repubbliche cittadine protestanti e delle confederazioni cui esse danno luogo, in cui è condiviso un sentimento anti-dispotico, e con esso emerge un senso di appartenenza alla nazione e di partecipazione alla cosa pubblica, cui si affianca una crescente affermazione del principio di tolleranza religiosa. Due poteri La “nuova” Repubblica inglese (Commomwealth) e la “vecchia” Repubblica delle Province Unite presentano entrambe, a fianco dell’istanza rappresentativa (Parlamento/Stati generali), un potere esecutivo fondato sulla forza militare sempre più forte. - Nel 1648 viene firmata la pace tra la corona spagnola e le Province Unite, alle quali viene riconosciuta l’indipendenza; inoltre, gli stati provinciali dell’Olanda decretano lo scioglimento dell’esercito e il luogotenente Guglielmo II decide di sfruttare per propri fini il risentimento delle truppe e l’ostilità delle altre province allo strapotere olandese. Guglielmo II invade allora l’Olanda (1650) e procedere a epurare i reggenti delle città a lui avversi e gli Stati provinciali. Egli muore, lasciando a metà il suo progetto. Ma questo fa sì che l’Olanda convochi una grande assemblea di delegati nella quale viene deciso di impedire il formarsi di un nuovo potere di tipo personale. - In Inghilterra, nel 1653, viene sciolto il “Lungo parlamento” per formarne un altro: il “Parlamento dei santi”, il cui lord protettore della Repubblica è Cromwell. Il nuovo regime si assesta su un equilibrio precario, che vede il Parlamento a capo del potere lesgislativo, e Cromwell di quello esecutivo e militare. Il nuovo Parlamento punta a ridurre i poteri di Cromwell, che decide quindi di scioglierlo. Nel 1660, l’esercito insedia nuovamente il “Lungo Parlamento” e ciò apre la strada per il ripristino della monarchia inglese: NEL 1660 CARLO II VIENE INCORONATO RE D’INGHILTERRA. Ora, il Parlamento vede riconosciuto il proprio ruolo di garanzia e di controllo e la propria competenza in materia fiscale. Al sovrano viene concessa la riscossione di dazi doganali e beni di consumo e un’imposta diretta. Nel 1662 viene promulgato l’ “Atto di uniformità” che mira a riportare omogeneità di culto entro la Chiesa d’Inghilterra. I punti di forza di un’economia all’avanguardia Già potenti prima, con la tregua dei 12 anni (1609-1621) le Province Unite diventano la maggiore potenza marittima e commerciale dell’epoca. Le popolazioni vivevano soprattutto di pesca e commerci fluviali e marittimi, in quanto il suolo era molto povero in tutto il Paese, dove erano però presenti parecchi delta dei fiumi tra i più importanti in Europa. 52 È proprio per questo motivo che le navi olandesi diventano i mezzi di trasporto più richiesti: cantieri all’avanguardia, maestranza artigianali e disponibilità di legname a buon mercato proveniente dal Baltico. Le principali aree verso cui si dirigono i traffici commerciali olandesi sono il Mare del Nord e il Baltico. Verso quest’ultimo la flotta olandese esporta pesce, vini e sale; dai porti baltici importa legname e grano, a loro volta riesportati con cospicui guadagni in altre zone d’Europa. L’abilità del guadagno non sta tanto dell’esportare manufatti e prodotti locali, quanto nel riesportare, dopo un’abile opera di ri-confezionamento, quanto importato. Il mercato interno è caratterizzato da un elevato livello di monetizzazione: grazie alle importazioni di grano dal Baltico, gli agricoltori delle Province Unite possono dedicarsi alle colture specializzate e alla produzione di latticini; e ciò significa non solo che i contadini devono acquistare in denaro i beni alimentari e prodotti manifatturieri, ma anche i proprietari terrieri hanno denaro da investire nelle manifatture, nella pesca e nel commercio. I progressi si vedono anche in ambito manifatturiero: si sviluppano centri per la produzione di lana e di seta (grazie alla materia prima importata dall’Italia). Inoltre, i giacimenti di torba forniscono energia a basso costo alle saline, saponifici, fabbriche di mattoni e di pipe, mentre le segherie, oleifici e cartiere vengono alimentate dall’energia eolica fornita da centinaia di mulini. Ne consegue un aumento demografico, risultato anche di un notevole flusso d’immigrati (protestanti fuggiti dai territori sotto il controllo spagnolo/ puritani inglese/ugonotti), che contribuiscono non solo alla manodopera, ma anche alla diffusione e confronto di conoscenze tecniche e imprenditoriali, finanziere e mercantili. L’egemonia nei commerci internazionali e l’esperienza coloniale Le navi olandesi cominciano a spingersi nel Mediterraneo. Nel 1592, Filippo II stipula con i tedeschi, spagnoli e italiani un contratto di esclusiva per la commercializzazione del pepe; i gruppi olandesi, in quanto nemici della corona spagnola, sono esclusi dal contratto. Ma decidono di stabilire contatti diretti con l’Asia: nel 1596 le navi olandesi arrivano a Giava. Nel 1602 il Governo delle Province unite promuove la creazione di un’unica compagna per i commerci con l’Estremo oriente: COMPAGNIA DELLE INDIE ORIENTALI (VOC), alla quale il Governo concede il monopolio dei commerci delle Province unite nell’area tra Africa e Asia e il privilegio di agirvi con autorità politica e militare (tanto che, le popolazioni indigene vengono sfruttate e ridotte in schiavitù per lavorare nelle coltivazioni). Nel 1621 viene fondata la COMPAGNIA DELLE INDIE OCCIDENTALI (WIC), con lo scopo di condurre un’aggressiva politica di espansione commerciale e coloniale a danno della monarchia spagnola in Africa occidentale e in America (anche per l’argento proveniente dalle Americhe, che veniva prelevato dagli spagnoli). Fra il 1630 e il 1641, la WIC conquista buona parte delle colonie portoghesi in Brasile e in Africa. Nasce quindi l’idea di impiantare un commercio triangolare fra i Paesi Bassi (merci europee), Africa (schiavi da portare in America) e il Brasile (zucchero). Ma il distacco del Portogallo dalla corona spagnola (1640) porta a un rovesciamento della situazione: i portoghesi riconquistano i possedimenti e la WIC viene sciolta nel 1674. 55 Nel 1664 viene quindi fondata la COMPAGNIA FRANCESE DELLE INDIE ORIENTALI e LA COMPAGNIA FRANCESE DELLE INDIE OCCIDENTALI (entrambe sotto il controllo della corona). Esse ottengono dal sovrano il diritto di concludere accordi diplomatici e di svolgere azioni militari. Il controllo del sacro La politica religiosa del Re Sole è volta a restaurare una completa identificazione tra potere politico e potere religioso e a rendere il sovrano anche il capo della Chiesa francese (senza accettare alcuna subordinazione al papato). Nel 1673 Luigi XIV decide di estendere il diritto di regalia (avrebbe amministrato le rendite delle diocesi nei periodi di mancanza di un vescovo titolare). Nel 1681 convoca un sinodo gallicano nel quale viene affermato che: il sovrano non è soggetto all’autorità ecclesiastica; il Papa deve esercitare il suo potere nel rispetto delle tradizioni gallicane. La conflittualità tra il Re Sole e la Santa Sede esplode nel 1687-1688 con la contesa delle franchigie (immunità giurisdizionali che i rappresentanti diplomatici francesi a Roma rivendicano per sé e per tutti i servitori). La scomunica dell’inviato del Re e il suo rifiuto di accettare tale atto provoca l’invio della scomunica di Luigi XIV. Solo nel 1692 viene raggiunto un compromesso. Luigi XIV si era anche concentrato su una politica antiprotestante: dal 1679, emana leggi che escludono gli ugonotti dagli uffici pubblici e che consentono l’alloggiamento forzato delle truppe nelle case dei sudditi di fede non cattolica al fine di ottenere la loro conversione al cattolicesimo. Il Re Sole, con l’EDITTO DI FONTAINBLEAU (1685) vieta tutti i culti protestanti, sia pubblici che privati (cancellando quindi l’Editto di Nantes del 1598 che garantiva agli ugonotti libertà di culto). Ne consegue l’esilio e l’allontanamento volontario di molti ugonotti verso altri stati, come Olanda e Inghilterra. Luigi XIV si scaglia anche contro il giansenismo (ritorno a una spiritualità personale nutrita dalla lettura e meditazione del Vangelo), condannandolo a eresia nel 1713. Un nuovo equilibrio politico Luigi XIV vuole eliminare i poteri “concorrenti” all’autorità sovrana. Offre maggiori occasioni di servizio alla nobiltà, sia nell’esercito che nella marina e amministrazione, grazie anche alla costruzione della REGGIA DI VERSAILLES. Nel 1673 toglie ai Parlamentari il diritto di rimostranza, ossia la facoltà di rifiutare la registrazione immediata degli editti regi. Il modello di monarchia realizzato dal Re Sole viene imitato anche da altre monarchie: - Prussia: il ducato è sorto nel 1525 grazie ad Aberto di Hohenzollern. È formato da 2 distinti territori, ma la nobiltà terriera degli junker viene coinvolta nella creazione di un esercito permanente e nel rafforzamento degli apparati statali; - Russia: Pietro I Romanov rafforza l’esercito e la marina. Inoltre, controlla la Chiesa ortodossa, con l’allontanamento e la persecusione dei religiosi che non intendono sottomettersi all’autorità dello zar. 56 Cap. 18 La seconda rivoluzione inglese e l’affermazione della potenza britannica La fine della monarchia Stuart Verso la fine del ‘600, in Inghilterra riprende a manifestarsi una crescente diffidenza tra il sovrano, Carlo II Stuart, e il Parlamento. Al centro della tensione vi sono questioni religiosi e politiche. Il Parlamento sospetta che il sovrano si stia inclinando troppo alla tradizione filocattolica (nel 1670 Carlo II stipula un trattato con Luigi XIV che prevede il ritorno del cattolicesimo in Inghilterra). Carlo II aveva poi sposato una principessa portoghese cattolica e, quando Giacomo Stuart (fratello di Carlo II) si converte al cattolicesimo, i sospetti del Parlamento diventano certezze. Nel 1673 il Parlamento approva il “Test Act”: una legge che esclude per 150 anni i cattolici da tutte le cariche civili e militari. Nel 1678, una seconda legge toglie ai cattolici la possibilità di sedere nei due rami del Parlamento. La scoperta di una presunta congiura per assassinare il sovrano e portare al potere Giacomo viene sfruttata dagli “Whig” (ricchi mercanti e aristocratici di fede puritana che si oppongono al governo di Carlo II); di contro ci sono i “Tories”, ai quali Carlo II fa affidamento. L’intenzione degli Whig spinge il Parlamento ad approvare una nuova legge per impedire la successione di Giacomo (“Atto di esclusione”), che viene respinto dalla Camera dei Lord (1680). Il Parlamento approva una legge che vieta l’arresto arbitrario dei sudditi inglesi, garantendo il rispetto dei diritti dei detenuti a essere esaminati da un giudice. Nel 1685, Giacomo II sale al trono e nomina alcuni ufficiali di fede cattolica (andando contro il Test Act) e quindi dimostra al Parlamento di voler governare senza di esso. La rottura definitiva tra sorano e Parlamento si verifica nel 1687, quando il re promulga la “Dichiarazione di indulgenza” che concede ai cattolici piena libertà di culto e abolisce il Test Act, e decide poi di sciogliere il Parlamento. Whig e Tories chiedono aiuto a Guglielmo III d’Orange Luogotenente d’Olanda, marito di Maria Stuart (figlia di Giacomo II), che nel 1688 sbarca in Inghilterra. Giacomo II fugge in Francia; Guglielmo e Maria, nel 1689, sono proclamati sovrani di Inghilterra. Sono quindi obbligati a rispettare la “Dichiarazione dei diritti” e il Parlamento viene indicato come organo rappresentativo della nazione a livello legislativo e della facoltà di imporre tasse, senza il cui consenso il sovrano non possono concedere deroghe o sospendere leggi. Il Re regna ma non governa Al Re non è più consentito sciogliere le Camere e si va affermando l’idea di un patto, un contratto tra il re e il popolo, nel quale potere esecutivo e legislativo vengono divisi e ne fanno parte le garanzie di libertà di culto, di stampa e di parola, di proprietà privata e l’inammissibilità di un esercito permanente in tempo di pace. Il sovrano, per quanto riguarda la politica estera, deve sempre informare le Camere sul contenuto di trattati diplomatici; i ministri sono nominati dal Re, dopo essere stati sottoposti a giudizio politico del Parlamento. Guglielmo e Maria non hanno eredi e il Parlamento proclama l’esclusione dei cattolici dalla successione dinastica e designa come erede al trono Anna Stuart, secondogenita di Giacomo II, e Sofia moglie di Giorgio Hannover. Il trono passa quindi alla dinastia degli Hannover. 57 Giorgio I Hannover si trova ad affrontare l’insurrezione della Scozia (1715): quest’ultima mette in discussione il nuovo assetto costituzionale realizzato nel 1707 con l’ “Union Act”, che aveva proclamato la fusione dei due regni e sancito la nascita del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. Repressa la rivolta, gli Whig si trovano in vantaggio rispetto ai Tories, la cui fedeltà al nuovo regime appare dubbia. Ha inizio così il predominio degli Whig nel Parlamento. Giorgio I è però un sovrano estraneo alla vita politica di una nazione di cui ignora perfino la lingua e inaugura la prassi di delegare il potere esecutivo ai ministri, scelti fra gli Whig: Walpole diviene primo ministro e quindi il solo contatto tra il sovrano e gli altri ministri. Il primo ministro è una carica istituzionale obbligata a godere della fiducia anche della maggioranza dei membri del Parlamento e resta in carica per 7 anni. Il Governo diventa gradualmente un organo distinto dalla Corona, che ne mantiene comunque il diritto di nomina. Il sovrano regna ma non governa: gli rimane una notevole influenza sulle più importanti scelte, specie in politica estera, e il ruolo di garante delle istituzioni e simbolo delle identità della Nazione. Nel XVIII secolo i Whigs e Tories cominciano ad alternarsi al governo: - Whigs: traffici commerciai, appoggiati dai ceti più dinamici; - Tories: tutela gruppi aristocrazia. Il diritto di voto è inoltre su base censitaria: solo chi possiede una determinata somma di denaro viene considerato idoneo al voto, che determina la composizione del Parlamento. Alla maggioranza spetta poi la scelta del Primo Ministro e la direzione del Governo; la minoranza svolge la funzione di controllo. Il fascino del modello inglese Stato per Locke (filosofo): poteri limitati, rispetto dei diritti dell’individuo, rispetto della libertà di stampa, di religione, diritto alla proprietà e uguaglianza di fronte alla legge. Il compito dello Stato è garantire questi diritti e punire chi non li rispetta. È bene quindi che il potere venga posto in mani diverse e diviso in diverse funzioni: legislativa, esecutiva e giudiziaria. Il Regno Unito e il suo regime monarchico, con i poteri divisi, i diritti garantiti e il sistema rappresentativo bicamerale diviene un modello per il continente. Le pressioni al suo interno però comincia a farsi sentire, anche per vie “non ufficiali” (libri, gazzette, giornali e discussioni in luoghi informali). Il prendere parte a meccanismi decisionali attraverso le carriere negli organi dello Stato e la discussine informale in sedi non pubbliche convergono nella Massoneria (nata nel 1717). Essa si presenta come un’associazione di eletti di spirito (=per pochi), che rifiuta discriminazioni basate sul privilegio di nascita, si ispira a idee di pace e fratellanza universale e tolleranza religiosa e pratica una mutua solidarietà tra i propri membri. Di una loggia possono far parte uomini nobili e non, liberi professionisti, funzionari dello Stato ed ecclesiastici. Inoltre, esse si svolgono in modo segreto a causa della mancanza di libertà di stampa e di associazione. 60 Cap.20 L’espansione europea e le nuove gerarchie economiche internazionali Inghilterra e Francia sono ora le due potenze principali. Con la seconda metà del ‘700 la concorrenza in India e in America tra inglesi e francesi si trasforma in un conflitto militare: la Guerra dei sette anni (1756-1763), che ha in palio il primato coloniale e commerciale mondiale. A uscirne vittoriosa è la Gran Bretagna: aumentano gli insediamenti coloniali (soprattutto in America settentrionale) e si intensificano le relazioni economiche fra i paesi europei e il resto del mondo. I cambiamenti negli imperi coloniali del Portogallo e della Spagna • PORTOGALLO: la corona portoghese firma un’alleanza politica ed economica con l’Inghilterra: nel 1662, Bombay viene ceduta agli inglesi come dote della principessa lusitana che sposa il re Carlo II Stuart. Il Portogallo riesce inoltre a controllare il Brasile (colonizzato e sfruttato per la canna da zucchero e per i giacimenti di oro e diamanti a sud) e l’Angola (da dove proviene la maggior parte degli schiavi che verranno sfruttati in Brasile). Grazie all’oro, il Brasile è in grado di comprare merci europee, specialmente manufatti tessili inglesi. Il calo di oro e diamanti spinge il ritorno a nord del Paese, dove vengono introdotte le colture di tabacco e cotone. Questi prodotti alimentano i traffici con l’Inghilterra (alleato politico e partner economico), grazie all’importazione di grano, tessuti e manufatti inglesi pagandoli con l’oro e i beni agricoli brasiliani. • SPAGNA: esercita maggiormente nell’America centrale e meridionale e ha il monopolio del commercio con le sue colonie. Trova però delle difficoltà riguardanti le grandi distanze e riguardo la debolezza strutturale dell’economia che non si dimostra in grado di produrre i manufatti richiesti dalle società coloniali (per questo si sviluppa il contrabbando con i mercanti olandesi, francesi e inglesi). 1713 Trattato di Utrecht per appalto del commercio degli schiavi nelle colonie spagnole in mano all’Inghilterra. La Gran Bretagna alla conquista dell’Impero Nel corso del XVIII secolo, l’Inghilterra diventa la prima potenza commerciale del mondo: possiede il monopolio dei servizi marittimi, che comprende il noleggio di navi, le ciurme, le assicurazioni di imbarcazioni e mercanzie trasportate. Anche la flotta francese conosce una notevole crescita di traffici: la Compagnia francese delle Indie occidentali riesce a soppiantare gli olandesi nel monopolio commerciale con le Antille. 1721-1742: le basi economiche inglesi si rafforzano (a capo c’è Walpole); i Whig puntano al benessere e si convincono che esso possa essere raggiunto solo con la pace, ma i gruppi mercantili che avevano sostenuto Walpole non sono d’accordo e intraprendono una politica aggressiva nei confronti di Spagna e Francia. Walpole si dimette e subentra Pitt (1746), che rappresenta quei settori della società che vogliono l’espansione dei possedimenti coloniali. 61 1756:1763: Guerra dei Sette anni (àPAGINA 67 RIASSUNTO) Gran Bretagna+Prussia VS Francia+Austria+Russia Gli inglesi puntano a sconfiggere i francesi nell’espansione coloniale in nord America e verso le Indie; gli inglesi conquistano importanti piazzeforti e il Quebec. La PACE DI PARIGI (1763) sancisce la fine del conflitto: la Gran Bretagna ottiene dalla Francia il Canada e tutti i territori ad est del Mississippi e ottiene il Florida dalla Spagna. Negli anni successivi si registra un notevole aumento demografico, dovuto anche al fenomeno dell’immigrazione dall’Europa e di schiavi dall’Africa. Londra diventa cuore finanziario: dalla Gran Bretagna partono armi, oggetti metallici, manufatti indiani alla volta dell’Africa occidentale. Qui, le mercanzie sono vendute in cambio di schiavi, avorio e oro. Gli schiavi vengono portati nelle piantagioni in America centrale e del Sud, mentre l’oro e l’avorio vengono esportati in Estremo Oriente, dove verranno utilizzati per acquistare seta pregiata, cotone, tè, caffè e spezie che vengono trasportate poi in Inghilterra, da dove verranno poi commercializzate in tutta Europa. Nel 1808, il Parlamento inglese decreta l’abolizione della tratta nelle colonie britanniche, aprendo una campagna internazionale. Nuove egemonie e nuovi commerci con l’Asia Il cotone viene ora scoperto anche dalla moda europea e dai piantatori delle colonie del Centro e del Sud America, che hanno bisogno di tessuti leggeri e di poco prezzo per vestire gli schiavi che arrivano dall’Africa. L’invasione del mercato britannico da parte dei tessuti di cotone indiani a basso prezzo spinge gli industriali lanieri a ottenere in Parlamento leggi volte a scoraggiare l’importazione; essi hanno il risultato di stimolare in Inghilterra la produzione di manufatti di cotone di bassa qualità per far fronte alla domanda del resto d’Europa, America e Asia. Al fine di evitare la continua esportazione di argento in Cina, gli inglesi cominciano a pagare il tè mediante il contrabbando di oppio. Così, la compagnia inglese assume il controllo del redditizio commercio del tè dalla Cina. Gli inglesi vedono affermata la loro egemonia anche in India e i mercanti indiani vengono sostituiti da agenti indiani e da funzionari inglesi che trattano direttamente con gli artigiani. Il ruolo del Mediterraneo nella nuova divisione internazionale del lavoro Nel corso del XVIII secolo, il Mediterraneo cessa di essere l’area di scambio commerciale più intensa e di maggior profitto. I traffici dell’Atlantico sono diventati i più importanti in valore, e sulle rotte che collegano Europa, Asia, Africa e America sono comparse nuove mercanzie delle quali i paesi del Mediterraneo sono semplici acquirenti. Nel ‘700 le flotte olandesi, inglesi e francesi dominano gli scambi nel bacino del Mediterraneo sia sotto il profilo dei servizi marittimi, sia per quanto riguarda la vendita di prodotti coloniali (zucchero, caffè, pesce, grano, bestiame, manufatti tessili e metallici). L’Italia diviene una grande esportatrice di seta greggia e fili di seta per le manifatture in Francia, Germania e Inghilterra. 62 Cap.21 Vita urbana e mondo rurale Verso la fine del ‘500, le popolazioni europee vanno incontro a un peggioramento delle condizioni di vita: la crescita demografica si traduce in un aumento dell’offerta di manodopera e in una riduzione dei salari agricoli (=aumento guadagno proprietari terrieri per indebitamento contadini che devono acquistare grano a prezzi molto elevati). Un’Europa a due velocità • Spagna e Italia meridionale: pratica del maggese (lasciar riposare un terzo dei campi coltivati un anno ogni 3) e latifondi+ quadro giuridico che ostacola la compravendita della terra e l’attuazione di migliorie per renderla più produttiva. Cerealicoltura estensiva e olivicoltura. • Italia centro-settentrionale: nella pianura si investono capitali nei miglioramenti (come opere di canalizzazione e maggior cura del terreno) per uno sfruttamento intensivo della terra. Ciò comporta un aumento dello sfruttamento della manodopera servile che non può, per legge, abbandonare la terra che lavora (servitù della gleba). Si punta sia sull’agricoltura che sull’allevamento. • Province Unite: campi suddivisi in 3 parti e coltivati seguendo cicli di 3/4 anni in cui si alternano la coltura di grano, di avena e il periodo di riposo. L’unico concime utilizzato è di provenienza animale àserve più foraggio: introduzione di piante foraggiere che, oltre ad essere alimento per il bestiame, sono anche in grado di rigenerare la fertilità del suolo. il binomio agricoltura-allevamento porta grandi benefici: i terreni sono più fertili, il bestiame produce latticini da destinare all’esportazione e concime per campi. Le “enclosures” e la rivoluzione agricola in Inghilterra In Inghilterra, i proprietari terrieri cominciano a puntare sull’allevamento bovino. Essi quindi hanno bisogno di quantità sempre maggiori di foraggio e ricorrono alla tecnica della rotazione continua, che prevede la divisione dei terreni in 4 parti, in cui si alterna la coltivazione di grano, rape, orzo e trifoglio: così facendo aumenta la superficie coltivabile senza interruzioni (=no maggese) e viene ricostituita la fertilità dei campi grazie alle piante foraggiere. In questo sistema vengono anche inserite piante che forniscono materia prima per le manifatture (lino o colza). I guadagni vengono reinvestiti per ampliare le proprietà o migliorare la coltivazione. Nelle campagne inglesi comincia il processo delle “enclosures”, ossia delle recinzioni: se prima i campi erano privi di recinzioni e coltivati secondo regole dettate dalla comunità, ora questi criteri collettivi non sono più tollerati e il processo di recinzione contempla l’accorpamento delle proprietà e la distribuzione delle terre comunitarie. Le proprietà private diventano così aziende agricole, gestite direttamente dal proprietario. Dal punto di vista sociale, le recinzioni causano la drastica contrazione del ceto dei piccoli proprietari e dei coltivatori diretti; mentre chi non possiede terreni ha tre scelte: diventare bracciante nelle aziende agricole, migrare verso la città per cercare migliori condizioni di vita, arrendersi allo stato di schiavitù. Le nuove colture: verso il mutamento delle abitudini alimentari europee In Europa vengono introdotte nuove colture, provenienti dall’America: mais, patata, peperone, zucchina, fagiolo, caffe, tè, tabacco … Il mais diventa un prodotto essenziale per l’alimentazione dei contadini in quanto costa meno del grano (viene utilizzato per pane e polenta). 65 Cap.23 Diradare le tenebre: il mondo al lume della ragione ILLUMINISMO: senso del cambiamento à dove prima imperano le tenebre della superstizione religiosa, del clericalismo e del fanatismo ideologico occorre introdurre il lume della ragione. È dall’Inghilterra e dalle Province Unite che vengono i due filoni fondamentali sulle cui basi si è costruito l’Illuminismo: - Giusnaturalismo (es. Spinoza): critica del fondamento biblico dell’autorità e introduzione dell’idea di diritto naturale e razionale come base e fondamento dei sistemi sociali. Se una comunità possiede naturalmente dei diritti, essa può cederli a un potere esecutivo solo sulla base di un contratto. Ne deriva la definizione di Stato come istituzione sociale che riconosce e garantisce i diritti naturali propri di ogni uomo; - Deismo: contestazione del concetto di religione rivelata, e perciò imposta dall’alto, a favore dell’idea di una religione naturale che va scoperta e analizzata alla luce della ragione. La verità, non più rivelata, va creata con gli strumenti intellettuali di cui l’uomo si dota. La ragione deve prendere il posto della rivelazione e i nuovi interpreti dell’una, i filosofi, devono sostituire gli altri, i teologi. La crisi della conoscenza europea Il mondo classico aveva rappresentato per la cultura europea una fonte di autorità preziosissima e alternativa alla Bibbia. Ora però si inizia a dubitare di questa superiorità e c’è chi pensa che sia arrivato il momento di lasciare spazio alla modernità. Si inizia a creare una diversa idea della storia: comincia a farsi strada una concezione evolutiva di tipo lineare e cumulativo della storia umana, attraversata da un processo di accrescimento quantitativo e qualitativo chiamato “Progresso”. Anche la ricerca morale individuale (libertinismo) cambia rotta, in quanto non è più legata alla religione tradizionale. Con “libertini” si identificano ora quegli spiriti liberi, solitamente atei, che non mancano di possedere e di praticare una propria etica; è un personaggio dedito a letture, ma soprattutto a comportamenti licenziosi ed estranei alla morale corrente. L’illuminismo francese La maggior libertà di stampa consente la diffusione di idee eterodosse, mentre la congiuntura politica favorisce la conoscenza del modello politico-istituzionale e socio-culturale inglese (Inghilterra che diviene ispiratrice in Francia). La critica politica illuministica si concentra sui seguenti temi: la denuncia della superstizione, dei vizi derivanti dal dogmatismo religioso e da pratiche come quelle del celibato ecclesitastico e del monachesimo contrapposte all’ideale della libertà di pensiero e della tolleranza religiosa. Montesquieu scrive “Lo spirito delle leggi “ (1748-1754): l’essenza delle leggi può essere indagata solo attraverso procedimenti razionali. Egli propone anche la divisione dei poteri come strumento fondamentale per la conservazione della libertà e il sistema politico che secondo lui è più indicato è la monarchia parlamentare e costituzionale, sul modello inglese. È con la pubblicazione nel 1734 delle “Lettere inglesi” di Voltaire che la Gran Bretagna diviene per i francesi il sistema politico-sociale ideale. L’Inghilterra descritta rappresenta ciò che la Francia non è: un paese libero e tollerante, aperto alla discussione filosofica e alle nuove teorie newtoniane. VOLTAIRE (1694-1778): intellettuale che influenzerà molto con le sue opere; con lui l’illuminismo diventa un vero e proprio movimento intellettuale che si batte per il progresso sociale e civile. 66 L’ “Encyclopédie” Nel 1750, filosofi come Diderot e D’Alambert pubblicano il prospetto dell’ENCICLOPEDIA, la difficile impresa di raccogliere il nuovo sapere in un’opera a stampa aperta ai contribuenti. Era composta da 17 volumi di testo e 11 tavole illustrate. Il primo volume viene ufficialmente pubblicato nel 1751 e la pubblicazione continua fino al 1757. L’opera viene però condannata da Papa Clemente XIII e quindi la sua pubblicazione sospesa. Ma sarà Diderot a riprendere la stampa (clandestina) dei volumi; nel 1772 l’Enciclopedia è conclusa. Importante e di grande novità è lo spazio riservato alla nuova scienza e alle tecniche (scienze naturali, fisica, ...): il pensiero scientifico-matematico consente di addentrarsi nel mistero della natura alla scoperta delle leggi che ne regolano la vita. Va diffondendosi due nuove concezioni filosofiche: - Sensismo: tendenza a ricondurre la conoscenza umana ai dati di sensi e dell’esperienza; - Materialismo: visione meccanicistica della natura e dell’umanità che esclude tutti i presupposti dogmatici, come l’esistenza dell’anima e di Dio. La natura del vincolo sociale Gli illuministi vogliono rifondare la visione delle società: esclusa un’impostazione metafisica (che fa discendere dalla volontà divina l’organizzazione sociale), si punta a stabilire su presupposti diversi la morale collettiva. Le azioni dell’uomo non sono dirette ad aiutare il prossimo, ma a massimizzare il proprio utile e il proprio piacere. La realtà sociale è immaginata come intellegibile alla luce elle leggi con regole naturali che regolano il comportamento umano. Alla base della “fisiocrazia” (=potere della natura) sta la convinzione che il valore delle merci sia una quantità intrinseca delle stesse che deriva dalla loro produzione naturale. La natura è quindi il motore originario dispensatore di valore; è necessario che il meccanismo economico si sviluppi con la massima naturalità e cioè con la maggiore libertà di azione possibile. Le derrate agricole devono perciò circolare liberamente, ma la rendita terriera va tassata. ADAM SMITH (1723-1790): ciò che rende utili le azioni egoistiche degli individui è l’esistenza del mercato, un meccanismo astratto che regola, ordina, distribuisce la ricchezza. La fede nel mercato è la credenza nell’esistenza di leggi che regolano il mondo sociale dell’economia. La divisione sociale del lavoro è la chiave di svolta per il progresso. ROUSSEAU (1728-1778): la divisione sociale dell’uomo è segno di arretratezza. “Contratto sociale” (1762): repubblica ideale retta da un vincolo collettivo, un contratto sociale stretto tra tutti gli individui che ne fanno parte. Gli individui sono legati dalla formazione di un’unica volontà generale. BECCARIA (1738-1794): “Dei delitti e delle pene” (1764): critica radicale del carattere irrazionale e inumano di pratiche giudiziarie diffuse, come la tortura. Propone la pena non come vendetta, ma come misura di correzione che deve essere proporzionale al danno inflitto e indirizzata all’espiazione e al recupero del reo. 67 Cap.24 Il dispotismo riformatore Per secoli il sovrano è stato pensato e rappresentato come il propulsore di lotte per ingrandire i propri domini e rendere imperitura la gloria della propria dinastia. Durante il XII secolo si diffonde nei domini asburgici una corrente di pensiero chiamata “Cameralismo”, specializzata in proposte teoriche e pratiche per il miglioramento dell’efficienza delle rendite imperiali. Le scienze camerali ispirano a fornire al principe strumenti che connettano la politica economica e fiscale e la modificazione degli apparati statali. Nel corso del ‘600 cresce la consapevolezza che la potenza politica e militare sia legata alla forza economica degli Stati, misurabile in termini di capacità di attrarre la moneta, di possedere raccolti sufficienti a sfamare la popolazione, di avere una bilancia commerciale attiva e solide manifatture per la crescita della popolazione. Il ruolo crescente della sfera pubblica In tutta Europa si assiste al ridimensionamento nell’ambito del dibattito: si riafferma la politica intesa come scienza del dominio, disciplina segreta e riservata a pochi. Si diffondono le gazzette: fogli di informazione periodica a pagamento che raccontano i principali avvenimenti della politica europea. I sovrani tradizionali non si sentono però obbligati a giustificare il proprio operato, in quanto esso è voluto da Dio. Occorre però non solo richiamare il volere di Dio, ma anche quello della collettività: si forgiano nuovi concetti come quelli dell’utilità per il maggior numero di persone o della pubblica felicità. Si diffonde quindi l’apertura di un terreno nuovo per la discussione pubblica: nasce la figura dell’intellettuale consigliere del principe, ossia colui che consiglia il sovrano su questioni pubbliche (anche se poi l’effettiva adesione alla proposta spetta poi al sovrano). La guerra dei sette anni (1756-1763) (àP61 RIASSUNTO) Gran Bretagna+Prussia VS Francia+Austria+Russia+Svezia. àschieramenti difensivi 1756 All’origine del conflitto stanno due diverse questioni politico-diplomatiche: la rivalità tra la Francia e la Gran Bretagna per i possedimenti coloniali in America settentrionale e in India e i dissidi tra la Prussia e l’Impero attorno al possesso della Slesia (regione con ricchezze minerarie), occupata dalla Prussia durante la guerra di successione austriaca. È Federico II di Prussia a muovere guerra all’Impero, ma nel 1760 la Prussia viene invasa dall’Impero; nel 1762 Russia e Svezia si ritirano dal conflitto e la Prussia riconquista i suoi territori. PACE DI PARIGI (1763): la Slesia resta alla Prussia, la Gran Bretagna ottiene possedimenti in India e in America settentrionale (Canada, territori est del Mississippi e Florida dalla Spagna). Sovrani illuminati? Federico II di Hohenzollern, il Grande, sovrano di Prussia, rappresenta il modello del sovrano assolutistico sensibile alla cultura illuministica: ha propensione per le lettere e la musica e ama circondarsi di intellettuali illuminati. Sin da subito, le sue cure sono dedicate al rafforzamento dell’esercito e si concentra a coinvolgere anche la piccola nobiltà prussiana “Junker”; inoltre inaugura appositi istituti di educazione alla vita militare: le accademie. Si va diffondendo una nuova devozione nei confronti dello Stato: esso a somiglianza di Dio, chiede obbedienza e il sovrano è il suo primo servitore. Il sovrano è tollerante, protettore dei commerci e 70 Viene anche istituita la “Corte del Viceammiraglio”, tribunale con giurisdizione sul commercio e la navigazione; esso è privo di giuria e viene percepito come strumento repressivo. Questione della tassazione: viene accresciuto il prelievo fiscale e viene introdotta un’apposita tassa con cui finanziare i costi dell’amministrazione britannica in America (lo “Stamp Act” crea una tassa di bollo su ogni genere di atti commerciali e sui giornali). Lo Stamp act appare però come una tassa imposta senza consenso: “no taxation without representation”; comincia la protesta delle colonie. Nel 1766 lo Stamp Act viene abolito, ma il Governo ricorre comunque ad altre imposizioni fiscali. Nel 1773, al fine di salvaguardare le Compagnia inglese delle Indie Orientali, viene varata una legge che assegna il monopolio del tè alle colonie. Ha quindi luogo una protesta che vede alcuni coloni travestiti da indiani gettare in mare il carico di tè da una nave attraccata al porto di Boston (Boston tea party). Questo è il primo segnale di un’importante agitazione antifiscale. Le guerre di indipendenza 1774 “Quebec Act”: legge che istituisce un Governo senza rappresentanza locale, procedure giudiziarie prive di giuria e concessione di libertà di culto ai sudditi cattolici. Viene visto come violazione tra le colonie e la madrepatria per 2 motivi: - Mantenimento di una comunità cattolica nel Quebec che evita una possibile assimilazione del territorio alle colonie puritane del New England; - La tolleranza del culto non è ritenuta accettabile nei confronti dei cattolici, visti come sostenitori del potere assoluto dei sovrani. I coloni chiedono quindi la convocazione a Philadelphia di un Congresso Continentale dei rappresentanti delle 13 colonie britanniche. Re Giorgio III reagisce con la forza e ordina all’esercito di ristabilire l’ordine. Nel 1775 si verificano i primi scontri armati: è l’inizio delle guerre di indipendenza. Si riunisce quindi un secondo Congresso, che stabilisce l’organizzazione di un esercito comune, posto sotto il comando di George Washington (1732-1799). Il 4 LUGLIO 1776, il congresso continentale approva la DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA stilata da Thomas Jefferson. In questo testo le ragioni della ribellione sono definite a partire dal riconoscimento del diritto naturale dei popoli alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità. Nel 1777, l’esercito americano consegue la sua prima vittoria a Saratoga, con l’aiuto determinante della Francia e della Spagna che entrano in guerra contro la Gran Bretagna. Nella BATTAGLIA DI YORKTOWN (1781), l’esercito americano sconfigge definitivamente quello inglese e, con il TRATTATO DI VERSAILLES (1783) la Gran Bretagna riconosce l’indipendenza delle sue ex colonie nord-americane, che hanno assunto il nome di Stati Uniti d’America. La costituzione degli Stati Uniti Nel 1787, a Philadelphia, viene stilata la Costituzione degli Stati Uniti: testo composto da 7 articoli che delinea una Repubblica di tipo Federale. (àla Cost. è la stessa che ancora oggi è in vigore) L’espressione del potere è il Congresso formato da 2 Camere, in cui quella dei rappresentanti è eletta direttamente dai cittadini, mentre il Senato è composto da 2 rappresentanti nominati da ogni singolo Stato. Al potere legislativo federale viene aggiunto un potere esecutivo autorevole incentrato nella figura del Presidente, e viene aggiunto un potere giudiziario indipendente articolato sull’ambito federale e dei singoli Stati. A guardia della Costituzione viene istituita una Corte Suprema. “Bill of rights” (1791): Carta dei diritti individuali inviolabili (vita, felicità, proprietà, libertà di culto e pensiero). Vengono escluse le donne, gli schiavi e gli indigeni di diritti di cittadinanza. 71 Cap.26 La rivoluzione francese Nel decennio 1789-1799 la Francia vive una straordinaria trasformazione politica. La società di ordini e ceti viene sostituita da una società idealmente democratica ed egualitaria, che vede quindi come punto fondamentale l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Il potere monarchico viene sostituito da un potere repubblicano esercitato da rappresentanti eletti che interpretano il sentire comune del singolo soggetto sovrano: il popolo come nazione. I limiti di un sistema Il sistema politico di aspirazione assolutistica creato da Luigi XIV presenta due principali limiti: - La decisione di non convocare più gli stati generali priva la monarchia di una camera di compensazione utile a comprendere gli orientamenti delle elites, e ciò dà la libertà al Parlamento di assumere il diritto di rappresentanza morale per gli interessi del paese. Inoltre, il Parlamento rifiuta di registrare e di rendere esecutivi gli atti del Sovrano ritenuti contrari alle leggi dello Stato (attraverso le rimostranze); - L’ulteriore crescita del prelievo fiscale incontra degli ostacoli: uno è statuto privilegiato della nobiltà, che è immune dal punto di vista fiscale, mentre l’altro è rappresentato dall’esenzione di cui godono i beni ecclesiastici. Viene quindi introdotta un’imposta pari al 5 per cento (in cambio la nobiltà chiede di partecipare al processo decisionale). Nel 1763 il ministro delle finanze propone l’istituzione del catasto fondiario, che prelude alla tassazione di tutta la proprietà terriera (inclusa quella esente), si manifestano delle forti opposizioni che portano alle dimissioni del ministro. Una crisi politica L’appoggio alle colonie del nord America contro la Gran Bretagna causa un notevole aumento del debito pubblico e si decide quindi, nel 1781, di coinvolgere di una rappresentanza scelta di nobili e di esponenti del mondo della finanza per risanare il bilancio statale. Da una parte vi è chi punta alla trasformazione della monarchia in senso costituzionale, dall’altra chi vede un’occasione per una ridistribuzione del potere a vantaggio degli ordini privilegiati. Così, nel 1788, il sovrano decide di riconvocare gli Stati generali (unica istituzione in grado di autorizzare l’imposizione di nuove tasse). Gli Stati generali francesi sono divisi in tre ordini, che si riuniscono in tre Camere separate: clero, nobilità e terzo stato. Nella primavera del 1789 si mette in moto il sistema elettorale per la nomina dei rappresentanti dei singoli Stati, ma questo avviene con grande incertezza: non si sas infatti quanti rappresentanti sia utili eleggere e su come si voti (se voto per ordine o ordine per testa). Luigi Filippo duce d’Orleans (esponente per la creazione di uno Stato su ispirazione inglese) aveva promosso la costituzione di un raggruppamento politico, il “Partito patriota”, che punta alla maggioranza agli Stati generali. Il 17 giugno, rifiutando il voto per ordine, i rappresentanti del terzo stato, cui si sono uniti alcuni esponenti del basso clero, si proclamano Assemblea nazionale (=rappresentanza della nazione). Il 20 giugno, i deputati del terzo stato si riuniscono nel Salone della Pallacorda e giurano di non sciogliere l’Assemblea Nazionale fino a quando non avranno dato alla Francia una Costituzione. Il 9 luglio 1789, Luigi XVI riconosce la trasformazione degli Stati generali in Assemblea nazionale costituente e invita anche il resto della nobiltà e del clero a farne parte. 72 L’irruzione della piazza (1789-1791) Il 14 LUGLIO 1789, l’insurrezione del popolo di Parigi attacca la BASTIGLIA, carcere della capitale e odiato simbolo del dispotismo. Le discussioni dell’Assemblea vengono rese pubbliche e, complice il mancato controllo sulla libertà di stampa e la circolazione di idee, esse si diffondono rapidamente. Il sovrano appare politicamente incerto sulla propria strategia e continua a stimolare repressioni su un complotto volto a stroncare il nascente regime costituzionale/la rivoluzione. Mentre a Parigi si insedia un novo Governo municipale, espressione del movimento rivoluzionare, dotato di una milizia armata, nelle campagne si diffonde un’ondata di sommosse contadine, detta “grande paura” diretta a sventare sul nascere la reazione aristocratica. Il 4 agosto 1789 viene abolito il regime feudale. Si crea così un sistema politico a tre fuochi: Assemblea nazionale, corte e piazza (=azione delle masse popolari). L’Assemblea vuole smontare pezzo per pezzo l’antico regime, mentre la corte resta incapace di prendere in mano il controllo della situazione (alla quale si contrappone una piazza che interviene duramente per difendere la rivoluzione). Una violenta marcia del popolo di Parigi si dirige a Versailles il 5-6 ottobre 1789 e costringe con la forza il sovrano a trasferirsi nella capitale. Il 29 agosto 1789 viene proclamata la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, con la quale vengono riconosciuti come naturali e imprescindibili i diritti individuali e viene sancita l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Le scelte dell’Assemblea cominciano poi però a dividersi: - Caso della discussione sul ruolo del sovrano nella nuova costituzione; - Assunzione dei provvedimenti volti a risolvere la grave situazione finanziaria mediante la confisca dei beni del clero. Vengono approvate una serie di riforme che prevedono: la soppressione del Parlamento, la divisione del potere giudiziario dall’esecutivo e legislativo, la suddivisione del Paese in 83 dipartimenti (distretti, cantoni e comuni), la costituzione civile del clero (che vede il giuramento del clero al nuovo regime), la creazione di una Chiesa autonoma dal papato i cui membri diventano funzionari stipendiati dallo Stato e nel quale le nomine dei vescovi avvengono su base elettiva. 1791 legge “Le Chapelier”: abolizione delle corporazioni e libertà di lavoro e di iniziativa economica che vieta lo sciopero e ogni associazione dei lavoratori a scopi di rivendicazione salariale. Luigi XVI tenta di fuggire da Parigi, ma senza riuscirci. Nel frattempo, la maggioranza dell’Assemblea decide per il mantenimento della forma di governo monarchico-costituzionale. Una manifestazione repubblicana, il 17 luglio 1791, viene brutalmente repressa dalla guardia nazionale. L’Assemblea decide così di proclamare la COSTITUZIONE (1791): la Francia diventa una monarchia costituzionale, in cui al sovrano spetta il potere esecutivo (attraverso la nomina dei ministri), mentre gli altri poteri sono sotto il controllo della Camera. La prima Repubblica (1792-1794) Una volta emigrati molti esponenti dell’aristocrazia e dell’alto clero, il sovrano si vede sempre più isolato. Nel frattempo, suo fratello e i nobili emigrati tentano di coinvolgere l’imperatore Leopoldo II e il sovrano di Prussia Federico Guglielmo II in una coalizione militare contro la rivoluzione: la prima intesa viene firmata a Pillnitz nell’agosto del 1791. I giacobini (gruppo che fin da subito accoglie la nobiltà liberale) assumono posizioni sempre più rigide, che conducono all’emarginazione del Duca d’Orleans e di La Fayette. 75 Nel 1801 viene stretto un patto tra Napoleone e il Papa: quest’ultimo riconosce la Repubblica francese e accetta la vendita dei beni ecclesiastici, ottenendo in cambio il riconoscimento del cattolicesimo come religione principale sul suolo francese. Viene così stabilito che i vescovi saranno designati dal primo console e nominati dal Papa = la Chiesa ha di nuovo il controllo. Nel 1802, Napoleone viene proclamato console a vita ed emana poi altri decreti per aumentare i suoi poteri, tra i quali la possibilità di scegliere il proprio successore. Nel 1804 viene emanata la costituzione dell’anno XII, che trasforma la carica di primo console a quella ereditaria di imperatore dei francesi: la FRANCIA non è più una Repubblica, ma un IMPERO. Questa scelta viene benedetta da Papa Pio VII che, il 2 dicembre 1804 consacra Napoleone imperatore, porgendogli la corona che egli stesso si pone sul capo. Napoleone porta molte riforme: - Creazione di nuovi titoli nobiliari, assegnati a militari e funzionari fedeli all’imperatore; - Riordino delle finanze pubbliche: nuova moneta; - Riordino del sistema giudiziario: controllo giudici e creazione di tribunali d’appello; - Rafforzamento apparati di sicurezza: polizia (repressione di ogni forma di dissenso); - Codice civile (1804); Codice di commercio (1807); Codice penale (1810) e diritto alla proprietà privata. La monarchia amministrativa Con Napoleone, per la prima volta, si realizza il regime di un uomo che fonda il proprio potere autoritario sul controllo dell’esercito e che si preoccupa di legittimare il proprio ruolo tramite il consenso della maggioranza della popolazione. Egli rappresenta la certezza della fine dei contrasti politici interni. La novità è la riforma amministrativa, lo Stato è organizzato in modo gerarchico e piramidale e pretende di avere un ruolo sempre più decisivo in ogni ambito. Tutti gli aspetti di vita collettiva sono controllati da prefetti e sottoprefetti. È nato un nuovo potere esecutivo di ispirazione militaresca, di cui Napoleone se ne serve per legittimare la propria gestione autoritaria. Si va diffondendo anche la formazione del personale che lavorerà nelle strutture pubbliche, percependo quindi un salario. La quantità di direttive emanate dall’amministrazione è tale da ridurre il peso delle scelte degli impiegati pubblici e della burocrazia statale. La crescita della produzione legislativa incrementa il potere di mediazione degli apparati pubblici; il funzionario ha un notevole spazio di manovra attraverso la selezione delle norme da seguire. I burocratici sono i protagonisti della monarchia amministrativa. L’egemonia francese in Europa e le sue conseguenze Dal 1803, la Gran Bretagna riprende la guerra contro la Francia. Napoleone aveva ottenuto la riorganizzazione del territorio germanico in un’ottica antiasburgica e filofrancese. Nel 1805, la Gran Bretagna promuove una coalizione antifrancese che vede coinvolti l’impero austriaco, la Russia, la Svezia e il Regno di Napoli. La flotta britannica vince contro quella francese presso Cadice, ma cade poi sotto gli attacchi di Napoleone. Il trattato di Presburgo vede la cessione da parte dell’Austria di alcune zone (Veneto, Dalmazia ed Istria) al regno d’Italia, di cui Napoleone è sovrano. Nel 1806, l’imperatore Francesco II dichiara la fine del Sacro Romano Impero. Contro la Prussia, Napoleone decide di dimezzarla creando il regno di Vestfalia e il granducato di Varsavia e li affida a suoi alleati. 76 Impossibilitato a raggiungere l’Inghilterra a causa della sua potente flotta, Napoleone decide di puntare sull’isolamento di quest’ultima per distruggere i suoi commerci: nel 1806 Napoleone vieta a tutti gli stati sotto il suo controllo qualunque traffico con le Gran Bretagna (verrà poi esteso a tutta Europa). Il contrabbando inglese cresce enormemente, mentre la Francia non riesce ad eguagliare la produzione britannica. Per controllare maggiormente le coste, Napoleone occupa lo Stato pontificio, obbligando il papa a fuggire e questo gli costa la scomunica. Napoleone vuole poi occupare il Portogallo, in quanto non voleva bloccare il commercio con l’Inghilterra, ma gli inglesi glielo impediscono. Decide poi di spodestare il sovrano di Spagna per mettere al suo posto il fratello, già sovrano del Regno di Napoli. Le relazioni con gli altri Paesi d’Europa si fanno più dire, tanto che viene creata un’altra coalizione antifrancese, che vede però la vittoria della Francia: l’Austria deve accettare la supremazia francese e il matrimonio tra Napoleone e la figlia dell’imperatore (e il loro primogenito, Francesco Napoleone, nato nel 1811 sarà incoronato Re di Roma). In Spagna, tra il 1808 e il 1810, ci sono violente rivolte contro la corona francese, e diventa una vera e propria guerriglia. Il tramonto dell’impero napoleonico La coalizione Francia-Russia termina nel momento in cui i russi decidono di riprendere i commerci con gli inglesi (1810): Napoleone decide quindi di invadere la Russia (1812) e riesce a sconfiggere le truppe dello zar e ad occupare Mosca, che viene data alle fiamme dai russi stessi. Napoleone è quindi costretto alla ritirata, e la marcia di ritorno è disastrosa a causa del freddo. Nel 1813 si crea un’altra coalizione antifrancese: in Spagna viene cacciato il fratello di Napoleone e vengono riportati al trono i Borbone; Napoleone viene battuto a Lipsia: le forze armate invadono la Francia e occupano Parigi, obbligando Napoleone ad abdicare. Viene proclamata la restaurazione della monarchia dei Borbone con Luigi XVIII. Napoleone viene esiliato sull’isola d’Elba, ma vi fuggirà nel 1815 per far ritorno in Francia dove viene accolto come un eroe. Entra quindi a Parigi, ma le forze dell’alleanza lo sconfiggono nella BATTAGLIA DI WATERLOO, in Belgio (18 giugno 1815). Napoleone viene mandato in esilio sull’isola di Sant’Elena (possedimento inglese nell’Oceano Pacifico), dove morirà il 5 maggio 1821. 77 Cap.28 La prima rivoluzione industriale àtrasformazione epocale e irreversibile che subiscono le strutture produttive europee a partire dalla seconda metà del ‘700 (la prima è l’Inghilterra). Invenzioni e innovazioni • Settore tessile cotoniero: i prodotti di cotone realizzati in India conquistano il mercato europeo, africano e americano in quanto costano molto meno della lana, della seta e del lino. Vengono studiate tecniche per velocizzare la lavorazione del cotone, al fine di abbassare ulteriormente il prezzo. Introduzione di nuovi macchinari: filatoio meccanico a energia prima manuale poi idraulica. • Settore siderurgico: nel 1709 viene scoperta la giusta miscela di minerale ferroso e di carbon fossile trattato da utilizzare come combustibile nell’altoforno per ottenere una ghisa più resistente di quella utilizzata fino ad allora. Ma questa scoperta ha un prezzo elevato, e stenta quindi a decollare. • Nel 1712 viene creata la macchina per pompare l’acqua: Watt crea e brevetta il condensatore (1769). • Nel 1775, dalle officine di Boulton e Watt esce la prima macchina a vapore: la diffusione della macchina diventa il simbolo della rivoluzione industriale. Un ambiente che muta La necessità di concentrare le macchine e i lavoratori nelle fabbriche sconvolge la geografia e i costumi di vita. Viene anche introdotto il trasporto di merci (come il carbone) su rotaie. Nel 1804 viene inaugurata la prima locomotiva, che spinge alla costruzione di ferrovie pubbliche. Nel 1807 viene creato il primo battello a vapore. Le periferie delle città sono caratterizzate da fabbriche, ciminiere, mentre il lusso si concentra nel centro della città. La nascita della società industriale Il lavoro in fabbrica muta ogni aspetto della vita: ci lavorano ex contadini giunti in città per guadagnare un salario e provvedere alla famiglia, donne e bambini sfruttati e senza contratto. Comun denominatore è spesso la povertà, mescolata ad alcolismo e prostituzione. Nel 1831 viene introdotta una legislazione statale sul lavoro nella quale si vieta il lavoro ai minori di 9 anni e si impone un tetto massimo di 12 ore lavorative per i minori di 18 anni. Inoltre, l’ingresso delle macchine comporta la sostituzione di forza lavoro. Gli scioperi sono vietati e repressi con il sangue. Trade Unions (1824): unioni di mestiere. Nascono le società di mutuo soccorso per tutelare i lavoratori.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved