Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Dante Alighieri: Contesto storico e biografia essenziale, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Contesto storico e biografia essenziale di Dante Alighieri, tratto dal volume di Marco Santagata (2017). Dante. Il romanzo della sua vita. Feltrinelli. Sufficiente per lo studio della parte biografica nell'esame di Letteratura italiana e didattica della letteratura, Scienze della formazione primaria, RomaTre

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 26/09/2023

adele-800
adele-800 🇮🇹

4.5

(54)

13 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Dante Alighieri: Contesto storico e biografia essenziale e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! DANTE ALIGHIERI CONTESTO STORICO Nell'Europa cristiana, negli ultimi decenni del 1300, l'equilibrio politico, sociale ed economico che si era mantenuto fino alla metà del 1200 entra in crisi e inizia un processo di trasformazione. Il processo di crescita economica precedente si arresta e l'intero sistema economico si stabilizza sulle posizioni raggiunte e mostra segni di stanchezza: prezzi rimangono stabili, le nascite diminuiscono e aumenta la mortalità. Si è rotto l'equilibrio tra popolazione e possibilità di sostentamento di questa. Una delle cause può essere l'instaurarsi di un ciclo di carestie ed epidemie. Le complesse contraddizioni della società medievale arrivano quindi al culmine. Il principale contrasto vedeva da una parte i lavoratori della terra e dall'altra i signori e proprietari. L'aristocrazia feudale ne esce indebolita e il declino economico di questa classe coinvolge anche l'artigianato e il commercio e quindi tutta la città in generale, che era sede di queste attività. In questa situazione maturano le condizioni per rivolte e sommosse ma allo stesso tempo emerge il germe di futuri equilibri e nuove organizzazioni di sistemi produttivi. Si consolida infatti il ceto borghese, cioè di persone non nobili, dotate di mentalità imprenditoriale, che vivevano nel centro urbano e svolgevano un lavoro libero, un mestiere, un'attività, una professione (es. banchieri, industriali, medici, maestri, notai, artisti, letterati). Nei riflessi politico-militari a crisi si manifesta come stato continuo di guerre e rivolte popolari. Sempre in questo periodo nascono le signorie e i nuovi regni, il più importante dei quali è quello di Francia. ITALIA Nell'Italia medievale, l'eredità romana con forte caratterizzazione urbana e la spiccata vocazione commerciale e finanziaria, produce una cospicua ricchezza che consente ad alcune zone di opporre una certa resistenza alla crisi. Una di queste zone e Firenze che conosce agli inizi del 1300 il culmine della sua ascesa. Il Fiorino è la moneta più apprezzata e solida in Europa e le banche operano in tutta la cristianità e in Oriente. In altre zone d’Italia (es. Piemonte, Lombardia, Romagna, Marche) già dalla prima metà del 1200 i comuni avevano iniziato a trasformarsi in Signorie. Questo non succede a Firenze, grazie allo stato di prosperità dell'economia e all'equilibrio degli assetti sociopolitici. Situazione politica-territoriale: -Il Regno di Sicilia comprendeva tutta l'Italia meridionale era sotto la potenza sveva (poi restituita agli angioini) ed era formalmente feudo del Papa ma in realtà godeva di una piena autonomia. -La pianura padana subiva una crisi comunale per l’affermazione delle signorie. -Nell’Italia centrale si cercava di avviare la politica espansionistica di Bonifacio VIII grazie anche all’alleanza dei Neri. Bonifacio VIII voleva riunire in sé tutti i principi cattolici ma la sua visione teocratica si scontrava con la crescita del potere del sovrano della Francia. In particolare, Filippo il Bello, dopo la morte di Bonifacio fa trasferire la sede pontificia ad Avignone e rimarrà lì per 70 anni. -L'impero (?) vantava diritti sull'Italia centro settentrionale, ma le città comunali e dei signori si comportavano come città-Stato indipendenti. FIRENZE (da Dante, i l romanzo della sua vita ) La Firenze di Dante è una città medievale: un intrigo di vie strette, case di pietra e legno addossate le une alle altre, un insieme disordinato di abitazioni, fondaci, botteghe e magazzini, intervallato qua e là da orti, vigneti e giardini. Ci sono molte piccole chiese e moltissime torri, a volte di dimensioni notevoli. Le torri sono costruite dai grandi clan familiari, sia per segnalare il loro potere che per difendere le case e le botteghe. Difendersi e minacciare erano operazioni necessarie per vivere in una città in cui le rivalità tra privati e odi di parte degeneravano spesso in violenti scontri. Firenze però è anche una città dinamica con uno straordinario sviluppo economico. Il cuore dell'economia è la finanza con le sue compagnie bancarie e mercantili che hanno la loro base in città e operano sull'intero scacchiere europeo. Il Fiorino è la principale moneta degli scambi internazionali. Lo sviluppo economico e l'accresciuto peso di Firenze come potenza regionale provocano un cospicuo fenomeno di inurbamento, alimentato non solo dall'immigrazione di manodopera dal contado, ma anche dall’insediarsi in città di proprietari terrieri e di detentori di diritti feudali, nonché di artigiani, giudici, avvocati e notai provenienti da altri centri urbani. A Dante questo non piace, per lui il Fiorino è un maledetto fiore sbocciato dalla corruzione, simbolo del pervertimento della società. I nuovi potenti hanno sostituito il guadagno alle virtù civiche e militari. Dante avversava la modernità, il progresso economico e la mobilitazione sociale. [possiamo dire che per Dante aveva senso la società prima di questo grande sviluppo economico in cui c'erano i ricchi che già avevano i soldi e non è invece d'accordo con queste persone che si stanno arricchendo in questo momento lavorando]. Qui si trova anche una contraddizione del pensiero di Dante che vede come favorevoli i progressi nei fenomeni culturali, quindi le lingue naturali, le arti e la letteratura che si evolvono. Mentre quando si parla di dinamiche sociali, economiche e politiche vorrebbe bloccare il corso della storia. Rifiuta gli assetti produttivi basati sulla manifattura, il commercio, la finanza, il rimescolamento del tessuto sociale dei comuni. Le nuove forme signorili di governo, il deperimento delle giurisdizioni feudali, la centralità della finanza nei rapporti tra Stati e signorie. Dante considera il dinamismo sociale degenerazione dei costumi e perversione dei valori ed è convinto che la salvezza verrà solo ritornando indietro alla serena domestica Firenze pre-mercantile in cui la cristianità poggiava sull'equilibrio tra i due soli: papato impero. IL CONTRASTO TRA GUELFI E GHIBELLINI I termini guelfi e ghibellini sono la trasposizione italiana dei nomi che in Germania, nel 1100 secolo, designavano rispettivamente i sostenitori dei pretendenti alla corona imperiale della casata bavarese e sassone dei Welfen e i fautori degli Hohenstaufen, signori del castello di Wibeling. Nell'Italia centro settentrionale i due termini cominciano a diffondersi durante lo scontro tra i Papi e l'imperatore Federico II, quando finirono per designare gli schieramenti filopapale e (guelfi) e filoimperiale (ghibellini). In realtà poi in ogni città a determinare la composizione degli schieramenti erano interessi e situazioni socioculturali peculiari della zona e lo schierarsi con una o l'altra posizione era più che altro una copertura ideologica. A Firenze nella seconda metà del 1200, la finanza conferisce una proiezione internazionale e si intrecciano i legami tra le vicende interne e la politica estera. Questo trasforma uno scontro che prima era limitato alla fascia ristretta della classe di governo, in una lotta che coinvolge tutta la cittadinanza. L’oligarchia al potere era costituita dalle famiglie di magnati, i cosiddetti grandi, considerati tali non solo per nobiltà di sangue, ma anche per censo e stile di vita. Queste famiglie magnatizie si distribuivano tra i due partiti, anche se in linea di massima l'aristocrazia feudale era più vicina ai ghibellini, mentre l'aristocrazia del denaro (mercanti, artigiani, ricchi proprietari di immobili) ai guelfi. Federico II di Svevia, del casato degli Hohenstaufen era Figlio di Enrico VI e nipote di Federico I detto Barbarossa. Lui riesce a unificare in una sola persona il titolo di Re di Sicilia e di imperatore dei romani. Il Papa temeva che un imperatore che avesse avuto il controllo sia della Germania sia dell'Italia meridionale sarebbe stato spinto a collegare i suoi domini (aveva ragione). Firenze per tradizione e interesse era filopapale ma: - nel 1249 un contingente militare inviato dall'imperatore aveva rovesciato il governo e aveva costretto i guelfi al potere a lasciare la città. - nel dicembre 1250, Federico II muore all'improvviso e i Ghibellini sono esautorati dal potere. Si instaura un governo chiamato di primo popolo, guidato dai ceti produttivi e con un nuovo magistrato, il capitano del popolo, che affianca il tradizionale Podestà. Benché non si presenti in modo esplicito, come di parte è comunque un governo a forte impronta guelfa. Per quasi 10 anni Firenze godrà di una relativa stabilità. Nel 1258 Manfredi, figlio di Federico II, ottiene la corona di Re di Sicilia e Puglia e riprende la politica del padre con il sostegno delle forze ghibelline del resto d'Italia. I ghibellini di Firenze, guidati da Farinata degli Uberti, cercano di rovesciare il governo cittadino ma falliscono, vengono banditi dalla città e si rifugiano a Siena. La guerra tra i due schieramenti si concluderà il 4 settembre 1260 con la battaglia di Montaperti. Questa battaglia culminerà in una vera e propria strage (Dante ricorderà il fiume che scorre presso il campo di battaglia, l'Arbia, colorata di rosso dal sangue dei caduti) e i guelfi si rifugeranno a Lucca e poi espulsi da Lucca a Bologna. A questo punto prende l'iniziativa Papa Clemente IV che da un lato intimorisce i banchieri di Firenze e dall'altro offre la corona del Regno meridionale al Conte sola settimana dall'inizio del mandato, continuano i disordini di piazza e alla vigilia della festa di San Giovanni, i Consoli delle arti che sfilavano verso il Battistero, nella tradizionale processione, furono assaliti prima a parole e poi con i fatti da un gruppo di magnati. A organizzare la clamorosa protesta erano stati quasi certamente Donateschi, ma non è escluso che a essa, diretta contro il governo popolare, avessero aderito anche i magnati dell'altra parte. I priori di fronte a un gesto come quello, dopo aver indetto un'assemblea straordinaria di savi, decisero di colpire entrambi gli schieramenti. Tra i confinati di parte, cerchiesca, c’è Guido cavalcanti. Dante lascia la carica di Priore a metà di agosto 1300. I cerchi apparivano saldamente al potere. Questi però, forse per eccesso di sicurezza, compiono un grave errore: inducono i nuovi priori a richiamare dal confino i compagni di partito, lasciando invece confinati gli esponenti della parte avversa. La revoca del bando ai soli amici politici fu nell'immediato una delle cause che spinsero il legato Matteo d'Acquasparta a scomunicare i governanti di Firenze e a lanciare l'interdetto sulla città (non si potevano fare i sacramenti e altra roba religiosa). Intanto c’è da dire anche che nel maggio 1301 scadeva la potestà di Firenze su Pistoia. Già nell'anno precedente i cerchiesi avevano cominciato a favorire apertamente i bianchi di Pistoia. Con l'avvicinarsi della scadenza, il problema del controllo di quella città si faceva più pressante. I cerchi presero allora una serie di provvedimenti contro i neri pistoiesi. L'azione venne condotta con particolare crudeltà e si protrasse per mesi, circa 300 neri pistoiesi vennero condannati a morte e giustiziati. I Donateschi interpretarono quell'attacco cruento come rivolto contro di loro e non lo perdonarono ai cerchiesi. A Pistoia si fecero le prove della guerra civile di Firenze. Altra questione è che il Papa in quegli anni era in guerra con gli Aldobrandeschi per una questione di matrimoni e roba privata (questione del Matrimonio tra il nipote Roffredo III Caetani e Margherita Aldobrandeschi contessa di Sovana e signora feudale di un vasto territorio, pag. 134). Nel giugno 1301, siamo nel pieno della guerra e Matteo d'Acquasparta spedisce una lettera da Bologna con la quale chiedeva che i cavalieri inviati dal Comune di Firenze al rinforzo delle armi papali ai primi di maggio per una durata di due mesi e mezzo, restassero in servizio oltre la scadenza di quel termine. I bianchi sono divisi su come rispondere a questa richiesta. Sempre nel giugno 1301, Carlo di Valois comincia la sua marcia di avvicinamento all'Italia. Ad Anagni il Papa lo nomina capitano generale degli Stati della Chiesa, paciere di Toscana e rettore di Romagna. La vera missione di Carlo di Valois a Firenze era quello di rovesciare il governo bianco. Si associa infatti con corso donati. I bianchi fiorentini seguono la linea politica, confusa e priva di fermezza. Finché il 1° novembre, Carlo di Valois entra a Firenze, ricevuto con tutti gli onori. Poi i neri, per timore che i bianchi potessero rovesciare la situazione, decidono di accelerare le cose e nella notte fra il 4 e il 5 novembre compiono un colpo di Stato. Corso donati entra in città attraverso le porte custodite dai francesi e per sei giorni i neri scatenano una serie di violenze inaudite, persecuzioni che si protrarranno per molti mesi. Quasi sicuramente nei giorni del colpo di Stato Dante si trovava a Roma. È possibile che abbia fatto rientro in città, anche perché nel novembre di quell'anno i bianchi erano ancora numericamente superiori e Matteo d'Acquasparta cercava di pacificare le due fazioni. La situazione però cambia a gennaio 1302 perché iniziano ad essere emesse le prime sentenze e infatti il 27 gennaio, tra le altre sentenze, ce n'è una che condanna Dante ed altri ex priori per: baratteria, illeciti arricchimenti ed estorsione, avere approvato stanziamenti contro il Sommo Pontefice e contro Carlo di Valois per impedirne la venuta, aver operato per dividere Pistoia e per espellere i neri. La condanna prevede pene pecuniarie che non sono di grande entità, ma la sproporzione tra l'entità della multa e il valore dei beni che verrebbero rasi al suolo nel caso di mancato pagamento è evidente. Nessuno si presenta a pagare per salvare il proprio patrimonio immobiliare. Nel Marzo 1302 viene emessa una sentenza contro 15 imputati, fra i quali Dante. Erano già stati tutti condannati a pene pecuniarie ma adesso per loro scatta la pena di morte sul rogo. E questo perché non si erano presentati a discolparsi. Dei fuoriusciti fiorentini, molti si rifugiano a Pistoia, i più ad Arezzo, ghibellina. In queste zone sopravviveva un sistema politico di stampo feudale, imperniato su grandi famiglie nobiliari, in cui prevaleva l'anti-guelfismo. Probabilmente a spingere i Cerchieschi a cercare subito un accordo con forze ostili a Firenze fu la fiducia di poter rovesciare la situazione unendo alla loro potenza finanziaria l'esperienza militare dei ghibellini fuoriusciti e dei feudatari della montagna. Questo fra i tanti fu il loro errore più grande perché da esiliati che tentavano legittimamente di ritornare in patria, si trasformarono in ribelli nemici. Comunque si organizzano nelle loro alleanze dando vita a un'associazione ad Arezzo che regolava i rapporti interni tra i guelfi bianchi e gestiva i rapporti con i ghibellini. Si chiama università della parte Bianca di Firenze ed è costituita sul modello delle magistrature, in cui si articolava il partito. Le università bianche fanno diverse campagne contro i neri ma non fanno altro che rafforzarli perché perdono ripetutamente. Inoltre, subiscono diversi tradimenti, per esempio quello di Uguccione, Podestà di Arezzo, che doveva essere un alleato dei bianchi, ma che si riavvicina ai neri e intesse delle trattative con Bonifacio VIII. Dopo questo tradimento, verso la fine del 1302 e l'inizio del 1303 tutta l'Università, lascia Arezzo e si trasferisce a Forlì. A ottobre 1303, muore Bonifacio VIII. Il nuovo Pontefice Papa Benedetto XI cerca di arrivare a una pacificazione tra le parti, ma ottiene solo di rendere la guerra ancora più sanguinosa. Dopo Benedetto, diventa papa Clemente V. Ha la fama di essere simpatizzante dei ghibellini e amico dei bianchi. Clemente nomina il cardinale Niccolò da Prato legato con il compito di riportare la pace in Firenze. Una costante della storia Fiorentina dell'età comunale e che a i vincitori politici, una volta eliminati gli avversari, si dividono in fazioni contrapposte e che il nuovo antagonismo sfocia nella lotta armata. I neri si dividono in uno schieramento facente capo a corso donati e uno facente capo a rosso della tosa. Tra Donateschi e tosinghi ci sono scontri armati, assassini, saccheggi e incendi nel 1304. Gli scontri si placano poco dopo, grazie all'intermediazione dei lucchesi, che per un po’ occupano militarmente la città. Il 2 Marzo 1304 il cardinale legato fu accolto con grandi feste da una popolazione stanca di vivere in mezzo alle violenze, gli viene concessa la balia, cioè la pienezza dei poteri. Dopo essere riuscito nell'intento di pacificare le fazioni dei neri, il cardinale cerca di riconciliare i neri con i fuoriusciti bianchi e con i ghibellini. I neri si resero però conto che un accordo avrebbe comportato la cessione di qualche potere ai nemici sconfitti e quindi iniziano dapprima a temporeggiare e poi a mettere in atto dei veri e propri tumulti che a un certo punto crebbero di intensità e si rivolsero contro le famiglie di tradizione bianca come i cavalcanti e i cerchi. Il cardinale dovette fuggire da Firenze contro la quale lanciò l'interdetto. I neri iniziarono ad appiccare il fuoco alle case dei bianchi, il fuoco distrusse il centro produttivo di Firenze. In tutto ciò i bianchi si accordano con Pistoia, Bologna, Arezzo e Pisa per assalire Firenze. Il 20 luglio 1304 in pieno giorno penetrano in città e ingaggiano battaglia nel Centro di Firenze (la chiamiamo Battaglia della Lastra). A un certo punto, però, i bianchi sono costretti a ripiegare e questo fa credere ai bolognesi e pistoiesi che la partita sia persa e li convince a tornare indietro. Bianchi e ghibellini continueranno a combattere ancora per anni, ma con questa sconfitta le loro prospettive di successo si restringono fin quasi a scomparire. Curiosità: ad Arezzo il giorno della battaglia nasce Francesco Petrarca. BIOGRAFIA ESSENZIALE Dante nasce a Firenze nel maggio 1265 col nome di Durante. Nel Medioevo era diffusa la convinzione che il nome di una persona, se interpretato correttamente, rivelasse il suo destino, e infatti come il nome, Beatrice comunica che è beata, così il nome Dante comunica che, attraverso le sue opere, dà ossia elargisce qualcosa agli altri. Lui stesso ci dice nel paradiso di essere del segno dei gemelli. Tra l'altro, gli astrologi dell'epoca ritenevano che una certa congiunzione astrale che si era verificata proprio alla nascita di Dante dotava i nascituri di eccellenti qualità intellettuali e particolari capacità di scrittura. Dante era quindi convinto che i gemelli lo avessero provvisto di un notevole ingegno. È forte in lui e si evince nella sua poetica il sentimento di essere diverso e predestinato. Il tratto più tipico della sua personalità e il sentirsi e presentarsi diverso, unico, eccezionale. Esso sembra affondare le radici proprio nel terreno della sua mediocre posizione sociale. Dante continua a interrogarsi ininterrottamente sul tema della nobiltà. Sceglie uno stile di vita coerente con l'immagine di persona diversa e non integrata. Si tiene lontano dalla politica e ha questo atteggiamento di distacco nei confronti del lavoro, delle attività economiche e del valore da attribuire al denaro. Dante è il primo e l'unico degli Alighieri a vivere di rendita, vuole vivere da nobile, o perlomeno vuole una vita confacente al suo concetto di nobiltà, ossia distaccata dalle vili preoccupazioni economiche e dedita a tempo pieno alle attività liberali, cioè lo studio e la poesia. I fratelli Alighieri arriveranno al dissesto finanziario, chiederanno anche dei prestiti. Ci sono delle testimonianze di prestiti che gli vengono dati da Manetto il fratello di Beatrice. Dante nasce nella casa di famiglia sulla piazza Retrostante la chiesa di San Martino del vescovo, nel Sestiere di San Pier Maggiore, a due passi dalla Chiesa Badia e dal palazzo del Podestà. ANTENATI E FAMIGLIA (da Dante, il romanzo della sua vita ) Le prime notizie documentate di un capostipite degli Alighieri a Firenze sono relative a un Cacciaguida vissuto nel dodicesimo secolo. Dante lo incontra nella Commedia e dirà di questo suo trisavolo che aveva sposato una donna della Valle Padana, dalla quale sarebbe derivato il nome Alighieri. Dice anche che questo suo trisavolo era stato creato Cavaliere da un imperatore e che era morto combattendo sotto l'insegna crociata in Terra Santa. Si pensa che queste notizie vadano ricondotte al desiderio di Dante di nobilitare la sua famiglia d'origine, che in realtà non vantava radici nobiliari. Cacciaguida parla anche di un figlio di nome Alighiero, il bisnonno di Dante, che da più di 100 anni si starebbe purgando del peccato di superbia. Di questo Alighiero non sappiamo quasi niente, se non di alcune case che ebbe e del fatto che fu padre di Bello e Bellincione. Bellincione, ossia il padre di Dante, chiamato anche Alighiero, sposa una donna di nome Bella che potrebbe essere stata Bella di Durante degli Abati. Una famiglia ricca e potente, residente nello stesso quartiere. Gli Abati erano dei ghibellini. Il padre di Dante era un uomo d'affari, prestatore di denaro e intermediatore di terreni. Aveva una cattiva reputazione, soprattutto quella di usuraio (c’è anche una tenzone tra Dante e l'amico Forese Donati in cui si allude a questa cosa). Muore poco dopo il 1275. Della sua infanzia Dante non parla. Noi sappiamo che aveva una sorella (di cui parla nella Vita Nova dicendo che lo ha assistito quando era malato) e dei fratelli. Sappiamo che ha perso la madre in giovanissima età e il padre si è risposato. Ipotizziamo anche che dopo la morte del padre sia stato affidato a un tutore per orfani. GLI STUDI (da Dante, il romanzo della sua vita ) Ipotizziamo che abbia iniziato gli studi intorno ai 5 o 6 anni, come molti bambini delle classi agiate. È possibile che abbia cominciato a frequentare una scuola pubblica dove avrebbe imparato a leggere e scrivere e qualche rudimento di latino. Intorno a 10 anni, a Firenze, si aprivano ai ragazzi due strade: una professionalizzante basata sulle cosiddette scuole d’abaco; l'altra orientata verso le arti liberali, focalizzata sull’apprendimento del latino, indispensabile per poter accedere all'università. Questo secondo percorso si svolgeva nelle scuole di grammatica per 5 anni. E si studiava sia la lingua Latina che la letteratura antica. Dante accenna nel convivio all'arte della grammatica e al fatto di avere compreso Boezio e Cicerone, quindi, è possibile che abbia frequentato questo percorso, ma non ci è dato saperlo. Comunque, dopo non può aver continuato da autodidatta, neanche ipotizzando che abbia frequentato le scuole di grammatica. Possiamo affermare con sicurezza che il maestro del giovane Dante fu Brunetto Latini, l'intellettuale più rappresentativo della Firenze comunale. Era un notaio di alto livello, guelfo e che aveva occupato cariche prestigiose ed era un punto di riferimento nella vita politica amministrativa della città. Poi sappiamo che si è dedicato agli studi di filosofia dall'inizio, negli anni 90. Nel convivio racconta le tappe di questo suo avvicinamento alla filosofia. Ci sono poi diverse ipotesi su un suo soggiorno a Bologna e sul fatto che abbia frequentato delle lezioni di filosofia e altro all’Università ma chissà. PROBLEMI DI SALUTE (da Dante, i l romanzo della sua vita ) Dante racconta che nei suoi primi mesi di vita aveva avuto una crisi psicofisica con tremore e svenimento (ovviamente lui dice che è successo il giorno della nascita di Beatrice). Dice che aveva perso conoscenza come colpito da una folgorazione. Dante descrive questa situazione con gli stessi sintomi anche in una canzone dedicata a un'altra donna e in un'altra canzone in cui dice di aver visto Beatrice a un matrimonio. Queste crisi psicofisiche per come tante le
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved