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Dante: contesto storico e vita, Appunti di Letteratura

analisi v canto delle'inferno vv. 100-107

Tipologia: Appunti

2014/2015

Caricato il 16/12/2015

igor81
igor81 🇮🇹

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Scarica Dante: contesto storico e vita e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! Contesto storico e vita del poeta Dante Alighieri (Firenze 1265 - Ravenna 1321), poeta e prosatore, teorico letterario e pensatore politico, considerato il padre della letteratura italiana. La sua opera maggiore, la Divina Commedia, è unanimemente ritenuta uno dei capolavori della letteratura mondiale di tutti i tempi. Iniziò l'attività politica nel 1295, iscrivendosi alla corporazione dei medici e degli speziali. Quando la classe dirigente guelfa si spaccò tra bianchi e neri (questi ultimi legati al papa per interessi economici), Dante si schierò con i primi, che avevano il governo della città. Ricoprì vari incarichi e nel 1300, dopo una missione diplomatica a San Gimignano, fu nominato priore (uno dei sei) per il bimestre 15 giugno - 15 agosto, e ricoprì quel ruolo con senso di giustizia e fermezza, tanto che, per mantenere la pace in città, approvò la decisione di esiliare i capi delle due fazioni in lotta quasi quotidiana, tra i quali l'amico Guido Cavalcanti. Fu quasi sicuramente uno dei tre ambasciatori inviati a Roma per tentare di bloccare l'intervento di papa Bonifacio VIII a Firenze. Non era comunque in città quando le truppe angioine consentirono il colpo di stato dei neri (novembre 1301). Venne subito accusato di baratteria (concussione) e condannato in contumacia prima a un'enorme multa e poi a morte (marzo 1302). Iniziò così l'esilio (nel quale furono in seguito coinvolti anche i figli) che sarebbe durato fino alla morte. Dopo alcuni tentativi militari di rientrare a Firenze, fece "parte per se stesso". Alla notizia dell'elezione al trono imperiale di Enrico VII di Lussemburgo, sperando nella restaurazione della giustizia entro un ordine universale, si avvicinò ai ghibellini, ma la spedizione dell'imperatore in Italia fallì. Negli anni dell'esilio Dante si spostò nell'Italia settentrionale tra la Marca Trevigiana e la Lunigiana e il Casentino, e forse si spinse fino a Parigi tra il 1307 e il 1309. Si recò poi insieme ai figli, forse nel 1312, quando aveva già concluso il Purgatorio, a Verona presso Cangrande della Scala, dove rimase fino al 1318. Da qui si recò a Ravenna, presso Guido Novello da Polenta, dove riunì attorno a sé un gruppo di allievi tra cui il figlio Iacopo, che si accingeva alla stesura del primo commento dell'Inferno. Morì nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 a Ravenna, e neppure le sue spoglie tornarono mai a Firenze. Contesto storico linguistico L'Italia tra il 1200 e il1300 si divide in due parti, destra e sinistra. Le regioni di destra sono: la Puglia, ma non tutta, Roma, il Ducato di Spoleto, la Toscana e la Marca Genovese; quelle di sinistra invece sono la restante parte della Puglia, la Marca Anconitana, la Romagna, la Lombardia, la Marca Trevigiana con Venezia. Il Friuli e l'Istria fanno parte anch'essi della zona sinistra; e le isole del Tirreno, Sicilia e Sardegna, sono senz'altro da associare alla parte destra. Su entrambi i versanti, le lingue degli abitanti variano: i Siciliani parlano diversamente dagli Apuli, gli Apuli dai Romani, i Romani dagli Spoletini, questi dai Toscani, i Toscani dai Genovesi e i Genovesi dai Sardi, e allo stesso modo i Calabri differiscono dagli Anconetani, questi dai Romagnoli, i Romagnoli dai Lombardi, i Lombardi dai Trevigiani e dai Veneti, questi dai Friulani e questi ultimi dagli Istriani. L'italia del tempo quindi è divisa in ben 14 i volgari diversi tra loro. Poi, tutti questi volgari si differenziano al loro interno, come ad esempio, in Toscana, il senese dall'aretino o, in Lombardia, il ferrarese dal piacentino; e addirittura nella stessa città si possono notare varianti. Per cui se si volessero distingure tutte le varianti dei volgari italiani, le principali, le secondarie, le minori, finiremmo per contare un migliaio di varietà linguistiche, e forse persino di più. La Divina Commedia La datazione dell'opera è problematica. Si considera leggendaria la notizia dell'inizio dell'opera prima dell'esilio e se ne fa in genere risalire l'avvio agli anni in cui vennero interrotti i due trattati dottrinali del Convivio e del De vulgari eloquentia, cioè tra il 1305 e il 1307. L'Inferno, che non contiene notizie posteriori al 1309, sarebbe stato compiuto attorno a quella data e diffuso subito dopo in copie manoscritte (la prima menzione è del 1313). Il Purgatorio non contiene riferimenti a fatti posteriori al 1313 e venne divulgato separatamente nei due anni seguenti. Al Paradiso Dante avrebbe messo mano a partire dal 1316 e l'avrebbe terminato negli ultimi anni di vita, mentre i singoli canti venivano fatti conoscere man mano che venivano compiuti. Non possediamo copie autografe di Dante e l'edizione critica più recente del poema (quella di Giorgio Petrocchi, del 1966-67) si basa sui manoscritti settentrionali, più antichi di quelli toscani. Dopo la morte del poeta cominciarono ad apparire commenti alle singole parti. Nell' epistola XIII Dante spiega a Cangrande perché chiamasse l'opera "comedia" o "commedia" (l'aggettivo "divina", compari' per la prima volta nel 1555 nell edizione curata dal letterato Ludovico Dolce). La ragione del titolo è di tipo retorico e riguarda il tema e il livello linguistico: l'opera inizia con una situazione paurosa e tremenda e termina felicemente (la tragedia invece ha inizio piacevole e finale, appunto, tragico), e il livello linguistico (il modus loquendi) è dimesso e umile (remissus et humilis) per facilitare la comunicazione (perché è "la parlata volgare in cui comunicano anche le donnette"). Quanto al fine dell'opera, Dante dice che è quello di "salvare gli esseri umani dalla condizione di miseria e di condurli alla felicità". A questo scopo, Dante autore racconta un viaggio nei tre regni dell'aldilà (in cui si proietta il male e il bene del mondo terreno) compiuto da Dante attore ("figura" dell'umanità), che si affida alla guida di Virgilio e poi di Beatrice, in ciascuno dei quali si addensano complesse significazioni di ordine allegorico, simbolico e figurale. La Commedia è un poema didascalico (con ingredienti del poema epico, come la protasi e l'invocazione per ciascuna delle tre cantiche) di 14.233 versi endecasillabi che compongono 100 canti raggruppati in tre cantiche di 33 canti ciascuna più un canto introduttivo, secondo la successione 1-33-33-33. I numeri hanno una valenza simbolica: 100, multiplo di 10, allude alla totalità della realtà rappresentata; 3 è il numero della Trinità e ricorre nell'invenzione della forma metrica (la "terza rima") come pure nelle numerose corrispondenze formali che segnano il testo (ad esempio, i canti sesti delle tre cantiche sono di tema politico), legando gli episodi in un'intricata rete di valori dottrinali. In Dante, poi, il vocabolo "offendere" ha raramente il significato corrente, mentre è più attestato il valore di "avvincere" oppure di "danneggiare".L'inciso può essere così interpretabile come il rimpianto di Francesca non per il sentimento in sè, accettato e voluto a tal punto che dura immutato nell'eternità , ma per il modo il cui quell'amore si è realizzato, non secondo i gentili canoni dell'amor cortese, ma nei modi della passione che fece perdere ad entrambi l'onore in vita e la salvezza per l'eternità.La seconda terzina, invece, rende conto del sentimento di Francesca. La reciprocità dell'amore è un altro dei temi fondamentali dell'amor cortese: per Andrea Cappellano, infatti, l'amore non può tollerare che l'oggetto amato non ricambi il sentimento.Francesca, con dolcezza composta e dolente, racconta il momento del peccato, il più irriflessivo ed insieme determinante, che chiude la sua vita spirituale. "Un giorno" qualsiasi, in una condizione del tutto normale della vita di corte che, Dante conosceva bene, i due cognati leggono insieme uno dei romanzi tanto diffusi(Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto) Il turbamento nasce seguendo ancora quei canoni dell'amor cortese, tranquillo e forse un po' compiaciuto gioco sentimentale, codificato nel "De Amore" di Andrea Cappellano.. Figure retoriche presenti in tutto il V canto ENJAMBEMENT: VV.25/26 : dolenti note / a farmisi sentire vv.64/65 : tanto reo / tempo… vv.67/68: più di mille / ombre vv.70/71 : udito / nomar vv.113/114: quanto disìo / menò…… vv.126/127: per diletto / di Lancialotto SIMILITUDINE: v.29: come fa mar per tempesta v.40: E come li stornei ne portan l’ali v.46: E come i gru van cantando lor lai v.82: Quali colombe, dal disìo chiamate v.143: come corpo morto cade SINEDDOCHE: v.88: O animal benigno (il genere “animal” per la specie “uomo”) SINESTESIA: v.27 : loco d’ogni luce muto (associazione di qualità uditiva e visiva) ANASTROFE: v.2: men loco cinghia v.8: tutta si confessa v.89: visitando vai v.97: nata fui v.139: questo disse PERIFRASI: v.91: il re dell’universo (ovvero: Dio) METONIMIA: v.132 : esser baciato il disiato riso (astratto per il concreto) Allitterezione : v100-106 :Amor, ch'al cor gentile ratto s'apprende, Amor,ch'a nullo amato amar perdona Amor condusse noi ad una morte. Nota metrica sulla struttura del canto: La divina commedia è scritta terzine di endecasillabi a rima incatenata(rima inventata da Dante) Schema metrico: ABA BCB CDC DED...... Riferimenti Bibliografiaci: Per la parte sul contesto storico ,la vita del poete ,divina commedia , le figure retoriche del V canto e le nozioni metriche:Moduli di letteretura italiana ,dalle origini al trecento vol 1.Carlo Signorelli editore 2007 autori vari .(pag 6-11) Per la parte sul contesto linguiostico dell'italia tra il 1200 e 1300 :La lingua italiana (profilo storico ) ,il Mulinio editore. 1998 Claudio Marazzini (capitoli sul duecento e sul trecento) Per la parte sull'analisi dei versi del v canto e per l'introduzione al V canto: D.Alighieri,La Divina Commedia -Inferno,a cura di A.M . Chiavacci leonardi ,Milano,Mondadori,2005
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