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DARE VALORE ALLE COMPETENZE: LA VALUTAZIONE AL NIDO E ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA, Sintesi del corso di Pedagogia

DARE VALORE ALLE COMPETENZE: LA VALUTAZIONE AL NIDO E ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 10/03/2022

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Scarica DARE VALORE ALLE COMPETENZE: LA VALUTAZIONE AL NIDO E ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! DARE VALORE ALLE COMPETENZE: LA VALUTAZIONE AL NIDO E ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA Valutare per l’apprendimento Le Indicazioni Nazionali sottolineano l’importanza della valutazione delle competenze dei bambini come processo che aumenta le consapevolezze delle insegnanti sulle pratiche più efficaci per supportare i loro bisogni educativi, agendo un’azione di scaffolding e migliorando le possibilità di performance dei bambini. Nel testo delle I.N. (Indicazioni nazionali) Si citano le ricerche dell’OCSE che parla dell’importanza dell’osservazione e della documentazione, queste procedure consentono agli insegnanti di maturare una comprensione più profonda dei processi di apprendimento dei bambini e di come essi prendono forma nei contesti. In Italia le Indicazioni Nazionali per il curricolo del 2012 hanno asserito che osservazione, documentazione e valutazione dei processi di apprendimento dei bambini sono responsabilità delle insegnanti. Il rav documento di autovalutazione presenta una selezione dedicata ai risultati di sviluppo e d’apprendimento dei bambini: questo strumento delinea un’idea di curricolo dove la progettazione educativa e didattica e la rilevazione dei bambini sono strettamente interconnesse. Valutazione delle competenze: dare valore alle tante competenze in gioco per consentire processi di apprendimento sia dei bambini che degli adulti. Il processo di valutazione restituisce la complessità delle azioni osservative, documentative e interpretative e rende evidente l’importanza delle competenze delle insegnanti per determinare contesti sintonici con i bisogni e le zone di sviluppo prossimali dei bambini. L’idea di valutazione promossa dal libro riprende e si colloca all’interno dell’ottica socio-costruttivista e si connota come “divergente”: valutazione come dialogo orientato a scoprire cosa il bambino sa e come ampliare il suo bagaglio di esperienze. In base alle interpretazioni e osservazioni, le insegnanti progettano il contesto e le attività in modo da renderle più sintoniche con le zone di sviluppo prossimo dei bambini e consentire loro alleggerimenti quotidiani per le loro competenze emergenti. Il processo di valutazione può arricchire in modo costruttivo anche il dialogo con le famiglie, le quali hanno aspettative sempre più alte sul ruolo educativo dei servizi. Il processo di valutazione aumenta la teacher agency cioè la capacitazione degli insegnanti ad esercitare un’azione educativa efficace nel contesto educativo quotidiano. La valutazion non ha risposte definitive, è sempre parziale, temporanea e in prospettiva. Cap 1: La valutazione nella prospettiva socio-costruttivista. La prospettiva socio-costruttivista è attenta a ciò che “sta per sbocciare” come direbbe Vygotskij, ai “semi” dell’apprendimento insomma; inoltre sottolinea l’importanza della qualità delle relazioni e degli ambienti educativi. La valutazione nella prospettiva socio- costruttivista connette l’agire del bambino alle sue relazioni con gli adulti e con i pari; documenta tutti i campi di esperienza senza promuovere solo il linguaggio verbale; mantiene il focus sulla complessità dell’attività e non riduce gli apprendimenti alla semplice e lineare esecuzione di compiti. La prospettiva socio-costruttivista si fonda sulle teorie di Piaget, Vygotskij, Bruner e Gardner ▲ Fin dalle primissime fasi di vita i bambini e le bambine sviluppano le competenze che saranno parte essenziale delle loro esperienze nel corso di vita. ▲ L’educazione valorizza le potenzialità di ciascun bambino di utilizzare molteplici sistemi simbolici per esprimersi, per rappresentare la realtà circostante e per comunicare con la famiglia e la comunità. ▲ Il rispetto per ciascuno, indipendentemente da etnie, religioni, genere etc. ▲ La possibilità di crescita per tutti i bambini nel rispetto e nella valorizzazione di tutte le abilità Questi principi implicano che: - I processi di apprendimento consistono nello sviluppo dei propri schemi cognitivi, tramite la meta-cognizione e il dialogo. - L’insegnante progetta ambienti di apprendimento basati su centri d’interesse dei bambini e sul loro coinvolgimento in esperienze prolungate, collaborative e mediate dal dialogo, utilizzando una varietà di sistemi simbolici a disposizione tramite le attività e le interazioni dialogiche i bambini rielaborano e sviluppano i loro schemi cognitivi. La scuola deve costruire il proprio progetto educativo sulla visione dei bambini come portatori di diritti, di competenze, di linguaggi e di esperienze significative. Gli ambienti educativi devono promuovere i centri d’interesse dei bambini e lo sviluppo di tutti i linguaggi simbolici. L’approccio socio-costruttivista è una visione ampia e comprensiva di diverse teorie che si sono sviluppate nella ricerca scientifica e nella pratica educativa delle educatrici e insegnati. Piaget e l’apprendimento come costruzione Piaget sosteneva che l’apprendimento fosse una costruzione attiva da parte del soggetto dei propri schemi cognitivi tramite l’esperienza attiva e la riflessione. Il soggetto è costruttore delle proprie strutture cognitive, nel suo sforzo continuo d’adattamento alle situazioni ambientali. Gli schemi cognitivi sono da lui intesi come i mattoni per la costruzione delle competenze e sono la “propensione” dinamica del soggetto a utilizzare la conoscenza già sviluppata già sviluppata per risolvere nuovi problemi. L’insegnante può proporre così attività che suscitino problemi, dubbi, ristrutturazioni delle conoscenze già elaborate; più l’ambiente di apprendimento è ricco di sfide, più ricca sarà l’evoluzione della conoscenza dei bambini. Al centro del processo educativo c’è il bambino che viene considerato in grado fin da piccolo, di interpretare attivamente le proprie esperienze. sottolinea la dimensione intenzionale, riconosce diverse prospettive personali riguardo una situazione problematica; introduce il pdv della soggettività e delle emozioni. La concezione narrativa non è estesa solo al verbale, ma a tutte le forme simboliche, figurative e drammaturgiche. > La programmazione educativa Riconosciuta la complessità della mente del bambino, lo scopo dell’educazione è quello di progettare ambienti d’apprendimento che favoriscano l’esplorazione attiva da parte dei bambini. Bruner introduce la programmazione e la documentazione come modalità per riconoscere la complessità delle attività di ciascun bambino, i percorsi originali che sviluppa per comprendere la sua esperienza e il modo in cui la comunica. La valutazione riguarda le interazioni in cui il bambino è coinvolto nella sua esperienza nell’ambiente educativo; è sempre formativa orientata alla costante progettazione di opportunità di apprendimento. Howard Gardner e la molteplicità di approccio intelligente all’esperienza Gardner elabora la teoria delle “intelligenze multiple” che critica la psicologia cognitiva e le pratiche psicometriche di valutazione dei modelli di pensiero, perchè si focalizzano su specifiche “forme” di intelligenza. Le “forme” di pensiero sono: Linguistica, Musicale, Logico-matematica, Spaziale, Psicomotoria, Autoregolativo-riflessiva, Sociale, ecc. Ciascuna di queste competenze è basata su un distinto codice simbolico e può essere sviluppata nell’educazione. Gardner riconosce che vi sono persone molto dotate naturalmente in una specifica area di pensiero, ma questo sviluppo non armonico va a scapito del benessere del bambino è della sua creatività. L’educazione può favorire la crescita e l’integrazione delle diverse facoltà di pensiero. La teoria delle intelligenze multiple (2001) è un correttivo importante alla ricerca di uniformità della teoria cognitivista classica, basata su test che misurano solo aspetti limitanti del pensiero di ciascun bambino. Dal punto di vista pedagogico lo sviluppo di tutte le facoltà di pensiero, così come sono state definite da Gardner, implica la progettazione di ambienti molto ricchi, che favoriscano i centri d’interesse dei bambini e una programmazione curricolare molto articolata e orientata a sviluppare le molteplicità di pensiero in differenti campi simbolici. > Neuropsicologia dell’apprendimento L’apprendimento è promosso dall’uso di materiali didattici che fondono il verbale, il visivo e gli elementi rappresentativi di un’esperienza. I neuroscienziati che esaminano cervelli umani durante le performance d’apprendimento che coinvolgono le emozioni, l’embodiment e l’immaginazione, sostengono che tecniche di rappresentazione nei diversi campi simbolici possono evocare e suscitare specifiche risposte emotive e cognitive. Gli insegnanti utilizzano libri per bambini, al fine di migliorare la capacità di integrare stimoli, selezionare quelli rilevanti e creare mondi immaginari. Pertanto, coinvolgere i bambini nel rappresentare la loro esperienza attraverso diversi mezzi simbolici promuove lo sviluppo delle aree cerebrali integrate e alcuni importanti aspetti di competenza (es. la selezione delle informazioni, il collegamento di elementi…) L’immaginazione è un elemento cruciale della competenza in quanto consente anche l’anticipazione mentale di stati futuri d’azione. Quando i bambini sono coinvolti nella drammatizzazione s’impegnano a eseguire ruoli che permettono l’apprendimento di nuovi termini, di registri linguistici e modelli di sintassi; la coordinazione tra parole, gesti e movimenti aumenta il livello di competenza pragmatica. La promozione delle competenze figurative, musicali e drammatiche consente ai bambini di sviluppare la creatività, d’immaginare possibili risultati alle loro azioni, di esprimere e di condividere emozioni, di coordinare le proprie azioni con gli altri e sviluppare il pensiero. Cap2: La valutazione: un processo che dà valore alle competenze di adulti e bambini. Coopselios ha scelto di dotarsi di strumenti di valutazione delle competenze dei bambini per leggere le loro ricerche individuali nel contesto nido e scuola dell’infanzia. L’apprendimento procede mediante processi contemporanei, pause, ripensamenti che procedono in molte direzioni. Il fare scuola oggi significa mettere in relazione la ricchezza di modi nuovi di apprendimento con il benessere e il consolidamento di competenze e saperi. Valutare vuol dire essere capaci di leggere i processi che i bambini attuano nel fare le loro ricerche individuai o per il confronto con gli altri. Ogni bambino è un essere unico e irripetibile e abbaiamo la responsabilità di sostenerlo a scoprire il valore di se stesso, delle cose e della realtà. È inoltre un pensatore sistemico, protagonista attivo del proprio percorso di crescita, e di apprendimento. Il curricolo basato sulle esperienze d’apprendimento permette l’elaborazione da parte dei bambini di attività complesse, che promuovono competenze fondamentali per lo sviluppo successivo, come la metacognizione, le capacità di collaborare tra pari e di comprendere il pdv dell’altro. La valutazione deve essere pensata per riconoscere lo sviluppo di competenze all’interno di attività d’apprendimento complesse. L’European Quality Framework for ECEC dichiara come la finalità, gli obiettivi e gli approcci da perseguire legati al curricolo del nido e della scuola siano quelli di creare ambienti efficaci d’apprendimento per i bambini, favorendo il loro sviluppo globale. La valutazione, intesa in modo formativo e contestualizzato, deve rendere conto della qualità all’interno dei servizi per l’infanzia e ci aiutano a riflettere sui processi educativi a partire dalle esperienze dei bambini, rileggendo e reinterpretando le proprie strategie di adulti, al fine di creare contesti più attenti e sensibili. È generando una raccolta di dati che vengono sistematizzati e interpretati come parte di un processo, che si origina una valutazione per l’apprendimento. Una progettazione che dev’essere pensata, che delinea quelli che sono gli intenti, i modi, i tempi e gli spazi dell’azione educativa. L’attività progettuale ha necessità di dotarsi di strumenti che diano voce e senso alle azioni educative e di essere valutabile per essere validata. Partire dal soggetto che apprende significa permettere al bambino di diventare un cittadino in grado di partecipare consapevolmente alla costruzione del sapere collettivo. Avere strumenti che fanno emergere le soggettività dei bambini consente di valutare il potenziale degli stessi per accompagnarli nella loro zona di sviluppo prossimale (Vygotskij). Fondamentale tener presente anche che lo sviluppo delle potenzialità avviene partecipando a attività negli ambiti di sviluppo e nei diversi campi d’esperienza. Nella teoria costruttivista è riconosciuta la capacità dei bambini di formulare ipotesi, di organizzare le proprie conoscenze ed esplorare attivamente e interattivamente l’ambiente circostante. Bruner sottolinea inoltre che l’apprendimento di sviluppa in ambienti che sostengono lo sviluppo dell’inter-soggettivitá. Gli strumenti di valutazione permettono di esplicitare come in ogni processo conoscitivo parta in modo individuale da interessi, curiosità, casualità e nel gruppo, grazie ad adulti e bambini competenti; l’intento primario di questi strumenti è quello di sostenere e favorire l’organizzazione di esperienze con i bambini attraverso la predisposizione di contesti personalizzati sull’identità dei singoli, dentro un gruppo sezione. Le educatrici e le insegnanti narrano così tutti i bambini, anche quelli più in difficoltà, riportando traguardi di sviluppo più significativi, cercando di cogliere i processi d’apprendimento per poter formulare i rilanci più pertinenti, senza sottolineare limiti o “ritardi”, evitando termini giudicanti e rielaborando i concetti in maniera neutra. Gli strumenti di valutazione permettono alle insegnanti anche di valutare e porre in una relazione più pertinente l’organizzazione delle proposte, quali contesti e allestimenti predisporre, con quali bambini realizzare attività favorendo i processi d’apprendimento individuali e di gruppo. I contesti di esperienza che i bambini incontrano al nido e alla scuola dell’infanzia sono condizioni che vanno pensare e progettate per garantire occasioni d’apprendimento. Le osservazioni relative alla quotidianità e agli approfondimenti progettuali, all’interno dei campi di esperienza per la scuola dell’infanzia o degli ambiti di sviluppo per il nido, permettono alle insegnanti di orientare lo sguardo cercando di favorire e scegliere quali esperienze proporre ai bambini. Ogni strumento ha una sua specificità e parzialità, ma inserito in un’ottica sistemica e complessa di relazione con altri strumenti può restituire la ricchezza e globalità del bambino. Questi strumenti permettono di vedere il bambino sotto sotto prospettive diverse, tenendo in considerazione più pdv; la valutazione sottintende l’idea di adulto che affianchi i bambini, che non offra soluzioni ma possibilità, opportunità di costruire il sapere in modo condiviso. Grazie a questi strumenti nascono nelle insegnanti/educatrici maggiori consapevolezze sulle osservazioni relative alla quotidianità ma anche sull’importanza di avere più coscienza e conoscenza dei temi di ricerca progettuale. La scelta di percorsi diversificati per gruppi di bambini inoltre diventa argomento di discussione che accresce l’“intelligenza collettiva” delle insegnanti sui bambini. Si tratta di un tipo di valutazione che si pone dentro una dimensione narrativa e descrittiva in cui si analizzano tutte le dimensioni del contesto educativo. Valutare significa quindi far emergere l’intreccio tra i dati raccolti, le riflessioni, le ipotesi, le concettualità e reinterpretarli in una logica di condivisione. Dar senso alle azioni partendo da un esame riflessivo della pratica. Valutare non deve essere inteso come un processo d’alienazione del bambino dalla sua esperienza, ma è invece un’occasione interpretativa e riflessiva dell’adulto. relazione con le prospettive delle altre persone e la variabilità delle situazioni, in un unico resoconto. (Bruner) La comunicazione è una strada a due sensi, dove non si portano solo contenuti ma in cui si definisce chi siamo e qual è la relazione che abbiamo con il nostro interlocutore. È importante la scelta del linguaggio perché le famiglie con cui ci relazioniamo sono diverse, con diverse competenze, dobbiamo dialogare con tutti e soprattutto dobbiamo dare la possibilità a tutti di comprendere e prendere la parola per far diventare la valutazione una narrazione condivisa. Le insegnanti devono avere un linguaggio pertinente e appropriato, mettendo in luce le potenzialità del bambino nella sua complessità, riportando i traguardi di sviluppi più significativi, evitando termini giudicanti e rielaborando concetti in maniera neutra. Occorre costruire insieme - insegnanti e famiglie- un percorso educativo in sinergia. >Le linee guida e gli strumenti di valutazione La valutazione ha bisogno di strumenti che “diano voce” e promuovano questi valori si creano strumenti specifici in collaborazione con l’università di Trieste, per poter fare una valutazione condivisa, narrativa, progettuale. È stato un percorso che ha richiesto riflessioni, accomodamenti, riletture, risignificazioni attorno al tema della valutazione e di come gli strumenti che ci diamo possono sostenere e arricchire senza tradire l’identità del nostro progetto pedagogico e educativo. Sono stati elaborati 3 strumenti d’ osservazione: 1. Lo “strumento di valutazione degli ambiti di sviluppo delle competenze individuali al nido”, che pone il focus su cinque ambiti di sviluppo del bambino- lo sviluppo corporeo, lo sviluppo del linguaggio, lo sviluppo sociale, lo sviluppo logico e matematico, lo sviluppo grafico- narrando quali proposte sono state scelte, le azioni e strategie dello scaffolding, i traguardi di sviluppo e i rilanci futuri. 2. Lo strumento di valutazione dei traguardi delle competenze individuali alla scuola dell’ infanzia a partire dall’ osservazione dei bambini nei diversi campi d’esperienza (il sé e l’altro, immagini suoni e colori, il corpo e il movimento, discorsi e parole, la conoscenza del mondo), valuta i traguardi di sviluppo in relazione all’attività di scaffolding e la capacità di meta-cognizione del bambino, racconta quali proposte sono state scelte, le azioni e le strategie dello scaffolding i traguardi di sviluppo e i rilanci futuri. 3. Lo strumento d’osservazione sullo sviluppo dei linguaggi espressivi e della creatività dove i focus d’osservazione sono gli approcci e le sperimentazioni dei diversi linguaggi espressivi da parte dei bambini e dal gruppo dei bambini. Sono state realizzate per ogni strumento delle linee guida d’orientamento sullo sviluppo e le competenze individuali dei bambini e delle bambine. Queste linee guida cercano di accompagnare, dare una direzione, volgere lo sguardo e allo stesso tempo hanno come obiettivo primario quello di sostenere e favorire l’organizzazione d’esperienze con i bambini attraverso la predisposizione di situazioni, contesti, materiali in relazione all’età dei bambini e alle loro zone di sviluppo prossimo. Queste linee guida sono strutturate per fornire una mappatura generale delle tappe di crescita del bambino da zero a sei anni, una mappa che orienta, che sostiene l’educatrice e l’insegnante stimolandole a valorizzare i potenziali dei bambini. >Portfolio come documentazione di sistema e continuità Il portfolio delle competenze individuali è uno strumento unitario che raccoglie ordinatamente e stabilmente le documentazioni più significative del percorso scolastico del bambino, per tracciare la sua storia; va aggiornato ogni anno e dev’essere inteso come l’occasione per documentare ciò che il bambino ha fatto, sa fare, ha attitudini a fare al fine di ricostruire una sua “storia personale”. Tale strumento aiuta a descrivere il percorso didattico e formativo seguito e i progressi educativi raggiunti e risulta pertanto significativo per la valutazione annuale e in funzione della presentazione nel passaggio dal nido alla scuola dell’infanzia e dalla scuola dell’infanzia alla primaria. Il portfolio come strumento di presentazione del bambino vuol essere memoria delle esperienze più significative. Il portfolio nasce con l’intento di restituire a chi lo sfoglia le evoluzioni cognitive, grafiche, pittoriche, percettive del singolo bambino, raccontando così la sua storia attraverso più linguaggi che ha avuto modo di sperimentare al nido e alla scuola dell’infanzia. È uno strumento che vuol aprire un nuovo dialogo con le famiglie, utilizzando uno stile comunicativo che appartiene al nostro progetto pedagogico, consegnando a queste ultime un valore aggiunto: le potenzialità, le ricchezze, le diversità del proprio figlio all’interno di un contesto educativo. Cap4: Dialoghi con le famiglie sul tema della valutazione È stato fondamentale coinvolgere i genitori, raccogliere i loro pensieri per mettere in atto una valutazione che riesce a mettere in dialogo scuola e famiglia. L’indagine effettuata coinvolge tutte le famiglie frequentanti i nidi e le scuole d’infanzia gestiti da Coopselios, in tutte le aree geografiche nelle quali sono presenti servizi zero-sei tra gennaio e febbraio del 2018. La scelta di coinvolgere tutte le aree geografiche in cui opera Coopselios è stata quella di costruire un osservatorio privilegiato che potesse raccogliere tutti i diversi punti di vista per caratterizzare un progetto comune dentro il quale ogni genitore possa riconoscersi. La ricerca presentata prende in esame come i genitori hanno percepito la qualità degli strumenti e del portfolio finale, se questa documentazione nuova ha fornito loro le competenze e gli avanzamenti dei figli, quanto la modalità narrativa per descriver ei bambini sia stata apprezzata o meno, se emergono la professionalità e l’attenzione che gli educatori e insegnanti hanno posto nel progettare e realizzare questa documentazione, che cosa è stato apprezzato di questo nuovo modo di documentare gli apprendimenti e la soddisfazione dei genitori nell’approcciare una diversa modalità di valutazione. Il questionario somministrato alle famiglie era lungo e impegnativo, nonostante ciò 259 famiglie si sono impegnate a rispondere a tutto in modo completo; le risposte dei genitori hanno permesso di fornire informazioni sul modo in cui essi percepiscono gli strumenti di valutazione e il portfolio consegnato a loro a fine anno scolastico. Il quiz era composto da 6 domande: 1. Gli strumenti di valutazione utilizzati dalle insegnanti e il porre ti è stato consegnato a fine anno scolastico ti restituiscono le competenze del tuo bambino? cosa hai apprezzato di più? 2. Hai apprezzato la modalità narrativa che è stata utilizzata nel portfolio per descrivere il tuo bambino? Cosa ritieni che sia l’aspetto più importante di questa modalità narrativa? 3. Gli strumenti di valutazione riescono a restituire gli “avanzamenti” del tuo bambino? In che modo? 4. Ritieni che questi strumenti di valutazione riescano a far emergere la competenza e la professionalità delle insegnanti? In che modo? 5. Che cosa ti è piaciuto degli strumenti di valutazione e del portfolio finale? cosa invece non hai particolarmente apprezzato? 6. Ritieni che questa nuova e diversa modalità di valutazione possa trasformare, cambiare l’idea di valutazione che hai incontrato nei diversi ambiti della tua vita scolastica, sportiva, professionale…? Perché? La quasi totalità dei genitori ha dichiarato che questo nuovo metodo di documentare le competenze dei bambini è per loro “molto efficace”. Il tema evidente che emerge è la grande importana che i genitori attribuiscono al saper fare. Le “competenze acquisite” dal bambino, “la crescita, lo sviluppo, i progressi, le autonomie, i processi d’apprendimento e l’acquisizione d’abilità” sono i concetti principali che i genitori dichiarano di aver apprezzato maggiormente. I genitori hanno più volte sottolineato nelle loro risposte di aver molto apprezzato la restituzione del bambino nella sua individualità narrato dentro un racconto del quotidiano attraverso un taglio “qualitativo, non giudicante” e con una valutazione non su base numerica. Un buon numero di genitori ha risposto con un lessico sempre molto ricco ma sostanzialmente omogeneo nel significato che va a sostanziare “la professionalità, la competenza, l’attenzione, il loro impegno, la concentrazione… il gran lavoro d’osservazione, la documentazione, gli strumenti stessi, il portfolio, le descrizioni fatte con assoluta precisione, l’accuratezza, l’attenzione ai dettagli, la cura, ecc Tutti i genitori hanno apprezzato la modalità narrativa dichiarando come aspetto più importante di questa modalità la “facilità nella lettura”. Il termine “facilità” può sembrare un termine svalutativo, ma è in realtà un grande risultato. La lettura è leggera, semplice, chiara, coinvolgente, diretta, precisa e ricca di esempi, ma soprattutto obiettiva e MAI strumenti consentono inoltre alle insegnanti di una maggiore consapevolezza della zona di sviluppo prossimale di ogni bambino, e di attuare strategie per accompagnare ogni bambino verso un livello di competenza maggiori. Le insegnanti affermano inoltre di essersi sentite arricchite e valorizzate anche dalle restituzioni delle famiglie. Purtroppo, vi sono dei punti di criticità come il fatto che i tempi d’aggiornamento a disposizione durante l’anno per le insegnanti non sempre risulta essere sufficiente rispetto al livello di elaborazione richiesto dagli strumenti. Pur avendo colto il valore dello strumento, emerge come rilevante la necessità di un tempo più disteso per narrare in modo più dettagliato, ma anche condiviso con le colleghe. A questo si aggiunge la complessità che nasce dal mettere in relazione e integrare questi strumenti con altri di natura progettuale che valorizzano e narrano maggiormente quella che è la dimensione del gruppo. Un altro aspetto che viene rilevato da una parte delle insegnanti è la qualità delle osservazioni in relazione alla complessità della quotidianità (2 insegnanti in classe più impegno sia di chi osserva e documenta contemporaneamente i bamb divisi in piccoli gruppi, sia di chi organizza i contesti per il grande gruppo) Secondo quasi la metà delle insegnanti utilizzare un linguaggio adeguato, efficace, professionale ma non giudicante è un’abilità tecnica che necessita di molta esperienza. Rimane aperta la questione della comprensibiltà dello strumento per quelle famiglie d’altra cultura e lingua; così come la questione dell’attenzione e la delicatezza necessarie per narrare i processi di apprendimento e di sviluppo delle competenze dei bambini che esprimono i disagi o bisogni speciali, pur non avendo tuttavia diagnosi specifiche. Cap 6: La valutazione come scelta politica Il capitolo riporta un dialogo/intervista con Emanuele Ferrari, vicesindaco a Castelnuovo ne’Monti, con deleghe a scuola, cultura, welfare, giovani e lavoro, ma anche insegnante di lettere presso l’Istituto comprensivo di Villa Minozzo e coordinatore pedagogico dello stesso istituto. (Doppia veste politica e professionale) > da quale idea di valutazione parti e da quale scelta d’investimento politico e educativo sui servizi? come nel termine originario, “per dare valore”, la valutazione è un dono qualcosa che un sistema integrato di servizi e dunque le amministrazioni perseguono per il benessere dei propri cittadini. La valutazione deve andare di pari passo con metodi e strategie di autovalutazione: è necessaria una continua e costruttiva messa in discussione delle pratiche e della qualità dei servizi alla persona, una formazione continua. > come può la valutazione diventare uno strumento di continuità tra i vari ordini scolastici? La valutazione è lo strumento per la continuità. Senza una riflessione sui modi e i principi della valutazione, credo che la continuità resti un miraggio. La valutazione non è un voto, non si conclude con una classificazione, non si riduce a una certificazione di competenze. È un principio dialogico, somiglia più ad una narrazione, a un racconto che coinvolge l’altro. > come il tema della valutazione può diventare dialogo aperto e trasparente con le famiglie? Uscendo dalla logica del voto, ammettendo che i voti riguardano le prestazioni, che non è possibile valutare solo attraverso il voto, semplicemente perché è impossibile ridurre un percorso, un cammino di formazione in un valore numerico. Valutare è occuparsi di quello che conta, di quello che uno è in relazione a quello che sa e non sa. Una responsabilità comune nel vivere l’educazione, nell’accompagnare i bambini, i ragazzi, ma anche gli adulti in quel “luogo aperto” che chiamiamo Mondo. Cap7: pensieri aperti sul futuro Ci sono tanti temi ancora aperti: >TEMPO e tempi: il tempo da dedicare alla valutazione che va ritagliato e pianificato, un tempo che deve restituire alla relazione tra insegnanti e bambini la competenza di uno sguardo valorizzante e capacitante le molteplici competenze dei bambini. >CONTESTI: dove osserviamo le competenze? L’osservazione deve calarsi nella quotidianità e non solo perché gli apprendimenti più significativi avvengono lì, ma ogni bambino ha inclinazioni e contesti dove maggiormente emergono. >LINGUAGGIO: è importante trovare un linguaggio che non impoverisca l’immagine di bambino, che non neghi le differenze, che sappia restituire a ogni bambino il “suo racconto” che è quello di un’esperienza vissuta che si sta consolidando in itinere in competenze. >RELAZIONE: la valutazione è una parte di un processo dove la progettazione, l’osservazione e la documentazione s’intrecciano alla valutazione stessa in un percorso ricorsivo per costruire l’insieme del processo educativo.
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