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David Hume, vita e opere, Dispense di Filosofia

La vita e le opere di David Hume, filosofo scozzese del XVIII secolo. Hume sviluppa l'empirismo di Locke, definendo l'uomo come oggetto di studio e applicando il metodo sperimentale allo studio della natura umana. La sua filosofia è caratterizzata dallo scetticismo e dalla convinzione che la conoscenza derivi solo dall'esperienza. Il documento approfondisce anche la teoria delle impressioni, delle idee e delle passioni di Hume, nonché la sua posizione antirazionalista in campo etico.

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 31/05/2022

tony-potter
tony-potter 🇮🇹

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica David Hume, vita e opere e più Dispense in PDF di Filosofia solo su Docsity! David Hume David Hume nasce ad Edimburgo, in Scozia, nel 1711 e, seguendo le volontà della famiglia studia per divenire avvocato, pur non nutrendo un grande amore verso la giurisprudenza. I suoi interessi, infatti, si dirigono verso la cultura umanistica: legge Cicerone, Virgilio e si appassiona alla filosofia, al punto da ambire, appena maggiorenne, ad una rielaborazione dello studio dell’uomo. L’intensa attività intellettuale porta Hume ad un esaurimento nervoso, seguito da crisi depressive, che solo dopo innumerevoli cure mediche riesce a superare. Sceglie allora di trasferirsi in Francia, a La Flèche, dove rimane tre anni allo scopo di proseguire i suoi studi filosofici. Durante la sua permanenza in Francia compone la sua prima e fondamentale opera, il "Trattato sulla natura umana". Purtroppo per il sagace filosofo il Trattato non ottiene alcun successo… frattanto torna in Inghilterra dove divenne segretario del generale St. Clair, che lo conduce con sé nelle varie ambasciate militari presso le corti di Vienna e Torino. Dopo continui viaggi avanti e indietro per l’Europa dal 1769 in poi Hume, ormai ricco, conduce la vita tranquilla del benestante inglese: muore nella sua città natale il 25 agosto 1776. La filosofia di Hume sviluppa in estremo, portandola a conclusione logica, la filosofia empirista di Locke rendendola coerente e credibile. Lo scetticismo verso cui è approdato il filosofo inglese non lascia intravedere alcuna via di uscita. “Con David Hume – come ha scritto Giovanni Reale (storico della filosofia, accademico e traduttore italiano) – l’empirismo giunge alle proprie Colonne d’Ercole, vale a dire a quei limiti al di là dei quali non è più possibile spingersi. L’empirismo humiano finisce con lo svuotare la filosofia stessa dei suoi contenuti specifici e col dar partita vinta alla ragione scettica”. Il principale elemento di originalità della ricerca filosofica di Hume è indubbiamente il tentativo di applicare il metodo sperimentale allo studio della natura umana, fu il primo filosofo che definisce l’uomo come “oggetto” di studio non più come soggetto = deve essere pensato alla pari di tutti gli altri oggetti, l’uomo non è diverso (Kant ringraziò Hume “averlo – addirittura- svegliato del sogno dogmatico”). Per Hume la conoscenza - che deriva dall’esperienza - non è certa, ma solo probabile. La capitale del regno del sapere è l’uomo, infatti non c’è questione non compresa nella scienza dell’uomo. Partendo dall’uomo conosceremo anche tutte le altre scienze. Il Trattato sulla natura umana si caratterizza come un’indagine sull’uomo e, più in particolare, sulla vita morale dell’uomo indagata nel suo rapporto con le passioni. Alla scienza della natura umana deve essere applicato un metodo rigoroso e tale metodo è, per Hume, quello utilizzato da Isaac Newton nella trattazione delle scienze naturali. I Philosophiae naturalis principia mathematica di Newton, pubblicati nel 1687, erano stati considerati sin dal loro apparire il manifesto di un nuovo metodo scientifico: non si trattava più di analizzare il mondo fisico a partire da alcuni princìpi astratti ricavati per deduzione matematica e mediante considerazioni razionali, quanto piuttosto di considerare i fatti in sé stessi e di trovarne le leggi mediante l’osservazione. Negli anni in cui Hume compone il suo Trattato l’affermazione del nuovo indirizzo scientifico legato all’opera di Newton era un dato acquisito: Hume, pertanto, si richiama al metodo sperimentale newtoniano semplicemente indicandone il criterio fondamentale, ossia la verificazione sperimentale, secondo cui non vanno ammessi princìpi che non siano direttamente attestati dall’osservazione sensibile, ma solo principi tali da poter essere osservati chiaramente nella loro realtà e nelle loro conseguenze. Hume è quindi convinto che ciò di cui possiamo affermare con certezza l’esistenza solo l’esperienza. Essa è costituita da percezioni elementari della mente umana, che, a differenza di quanto aveva sostenuto Locke sono di due tipi: impressioni e idee. Le impressioni sono le percezioni al massimo di forza e vivacità, quali i sentimenti e le sensazioni nel momento in cui sono provati e vissuti. (Dio stesso deriva dalle impressioni poiché esso non è nient’altro che il massimo gradino di perfezione percepibile dall’uomo; concezione che segnò la messa al bando della metafisica) Classificate in: - Rispetto alla loro articolazione interna in complesse e semplici a seconda che esse risultino o meno scomponibili in impressioni elementari - Rispetto alla loro origine in impressioni di sensazione e di riflessione; le prime corrispondono alla prima esperienza di qualcosa mentre le seconde sono derivate alle idee che le impressioni di sensazioni hanno generato Le idee sono invece percezioni più deboli e sbiadite, per esempio i contenuti della memoria. Le passioni vengono definite da Hume come delle impressioni secondarie, riflesse, derivanti dalle impressioni originarie, ossia le impressioni di sensazione, in maniera immediata oppure dalla frapposizione delle idee. Hume sostiene anche che le passioni possono essere di due tipologie: calme, come il senso del bello e del brutto ad esempio, oppure violente come sono l’amore, l’odio, tristezza, gioia, orgoglio e umiltà. Un’altra distinzione è quella tra passioni dirette e passioni indirette, le prime derivanti immediatamente dal bene, dal male, dal piacere e dal dolore, come nel caso di desiderio, avversione, tristezza, gioia e simili; le seconde invece frutto della commistione di questi principi con altre qualità, e comprendenti orgoglio, umiltà, vanità, invidia, amore e odio tra le altre. La ragione NON PUO’ controllare le passion al contrario è schiava di esse. Hume conduce la propria indagine etica su posizioni decisamente antirazionaliste. Inoltre abbandona completamente la questione dell’origine divina del cosiddetto “senso morale”. Infine, Hume recupera in sede etica il fondamento della propria teoria della conoscenza: tutte le possibili attività umane, e tra queste anche l’agire e il giudizio morale, sono riconducibili a percezioni; La ragione, intesa come attività conoscitiva, opera sulle idee, e decide della loro verità o falsità mediante il confronto delle une con le altre. Nella vita morale, invece, le componenti essenziali sono la volontà e le passioni che muovono l’azione, ma esse non sono idee, ma impressioni di riflessione. La ragione ha un ruolo strumentale rispetto alle passioni, che non ha il potere né di suscitare, né di frenare e a cui non può che obbedire. Da sola non è mai motivo dell’azione, né morale né immorale. La considerazione dei moventi dell’azione come derivanti da sentimenti, cui la ragione non può opporsi, esclude ogni illusione relativa all’esistenza della libertà: certo si agisce secondo a volontà, tuttavia ogni volizione è causata necessariamente da un determinato stato emotivo, e la sola libertà di cui l’uomo gode è quella dalla costrizione esterna.
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