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DECADENTISMO: Tutte le correnti letterarie e Verga - Pascoli - D'Annunzio, Appunti di Italiano

DECADENTISMO LETTERARIO: Il positivismo; Contesto storico; La figura dell'artista: la perdita dell'aureola; Il realismo nel romanzo; La scapigliatura; Il naturalismo francese; Dal naturalismo al verismo italiano; Il simbolismo; Caratteristiche del Decadentismo; L'organizzazione della cultura. GIOVANNI VERGA: vita e opere; L'adesione al verismo e al Ciclo dei "vinti"; Vita dei campi: Rosso Malpelo; Raccolte di racconti: Novelle rusticane e Per le vie; Mastro-don Gesualdo (vicende, poetica, alienazione); I Malavoglia (dal titolo all'ideologia, caratteristiche complete). GIOVANNI PASCOLI: vita e opere; Poetica del Fanciullino; Myricae (caratteristiche complete); I canti di Castelvecchio; I poemetti. GABRIELE D'ANNUNZIO: vite e opere; Ideologia; Estetismo; Poetica; La Chimera; Il Piacere (caratteristiche complete).

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 10/06/2023

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Scarica DECADENTISMO: Tutte le correnti letterarie e Verga - Pascoli - D'Annunzio e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Italiano Decadentismo DECADENTISMO IL POSITIVISMO Dal 1849 al 1890 è dominante la cultura del positivismo, successivamente vi sarà un periodo antipositivistico. Il positivismo è fondato dal filosofo francese Auguste Comte, secondo il quale l’unica conoscenza possibile è quella che si realizza secondo il metodo scientifico che si preoccupa di analizzare il rapporto di causa-effetto nei fenomeni sperimentalmente osservabili. Risulta essere, dunque, una continuazione dell’illuminismo. I suoi caratteri principali sono: il materialismo (ogni aspetto della realtà si identifica con la materia, si escludono spiegazioni metafisiche), il determinismo (l’uomo è determinato dagli istinti, dai bisogni e dalla situazione concreta in cui vive), l’evoluzionismo (evoluzione attraverso lotta per la vita e selezione naturale). A questo proposito è bene citare Charles Darwin, la cui teoria è sintetizzabile in due punti: 1. Lotta per l’esistenza e la selezione naturale; 2. All’interno di ciascuna specie si realizzano variazioni organiche prodotte dal rapporto con l’ambiente. Le teorie vengono rilette in chiave filosofica da Herbert Spencer che dà all’evoluzionismo un’interpretazione sociale: le regole dell’evoluzione sono eguali nel mondo naturale e in quello sociale. Teoria detta “darwinismo sociale”, il progresso si realizza da solo, attraverso la lotta, le rivoluzioni non servono. In Francia, per il positivismo letterario abbiamo Claude Bernard, che afferma che lo scienziato si deve limitare a individuare il determinismo dei fenomeni per poi osservarne sperimentalmente le conseguenze possibili. CONTESTO STORICO DEL DECADENTISMO 1. IL SECOLO DELLA MODERNITÀ Il rapporto con il mondo e con la natura si fa sempre più mediato e indiretto. La stessa matura tende a diventare artificiale. Cambia il modo di percepire le cose dell’uomo. Tutto ciò viene posto al centro della poesia di Baudelaire. La sua esperienza a Parigi è paragonabile a quella di Verga e Capuana a Milano. 2. IDEOLOGIA DEL PROGRESSO Milano è la città dell’Esposizione Nazionale inaugurata il 5 maggio 1881, anno della pubblicazione dei Malavoglia di Verga. Queste esposizioni esaltavano la modernità e il progresso, l’idea di quest ultimo diventava senso comune ed è basata su: il nuovo e il giovane come portatori di un valore positivo, il miglioramento materiale coincide con quello intellettuale e spirituale, la partecipazione di tutto il mondo a tale sviluppo (parti arretrate seguono esempio). 3. CRITICHE ALL’IDEOLOGIA DEL PROGRESSO Contro il materialismo positivista si ripropongono ideologie idealistiche. Se il Naturalismo era espressione della cultura positivista, il Simbolismo e il Decadentismo riportano in primo piano il mistero della vita e le forze immensurabili dell’animo umano. Inoltre, l’industrializzazione poteva sembrare nuocere al mondo umanistico. 4. IRRUZIONE DELLE MASSE NELLA SCENA POLITICA E LA PAURA DELLA FOLLA La folla diventa la protagonista della vita cittadina nella Parigi di Baudelaire e nella Milano di Verga, ma la massa di lavoratori preoccupa i gruppi dirigenti. Il ceto intellettuale deve ora prendere posizione di rifiuto o di adesione nei confronti di un movimento che si propone l’obiettivo di un nuovo assetto complessivo della società. Il bisogno di nuovi valori poteva avvicinarli alla prospettiva socialista, ma il loro essere borghesi li indusse spesso a schierarsi contro. Nasce dalla paura della folla una tendenza a studiare la psicologia e comportamenti, inizialmente definiti delinquenziali. La società diventa di massa. La città, la folla e l’industria possono terrorizzare, allora si moltiplicano le tematiche di evasione nell’esotico (Gauguin, Verne, Salgari, Kipling). 5. LA QUESTIONE FEMMINILE Nella società di massa, la donna gode di una libertà prima sconosciuta, anche grazie alle attività produttive in cui è sempre più coinvolta. Anche in letteratura aumentano le scrittrici. Il progetto di emancipazione femminile che comincia a profilarsi fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento sconvolge il dominante immaginario maschile, abituato alla donna-angelo e donna-prostituta. Sul piano politico abbiamo le suffragette. Sul piano letterario questo problema s’impone con il dibattito suscitato dall’opera Casa di bambola del drammaturgo Henrik Ibsen, dove la protagonista abbandona marito e figli per realizzarsi come “creatura umana”, tema ripreso in Italia da Sibilla Aleramo con Una donna. LA FIGURA DELL’ARTISTA: LA PERDITA DELL’AUREOLA Il poeta o l’artista diventa uno della folla. Subisce un processo di massificazione. Deve riconoscere che l’arte ha perso la sua centralità in un mondo in cui ora contano solo il capitale. Avviene la borghesizzazione 1 Italiano Decadentismo del ruolo che porta l’arte ad essere una merce: perdita dell’aura da parte dell’arte e dell’aureola da parte dell’artista. Aura = “soffio”, ma anche l’emanazione magica o divina emessa; dell’arte, per indicare il fascino che emana. Aureola = “corona”, segno del privilegio sociale, della sacralità ed eccezionalità dell’artista. Questo avvenimento è descritto da Baudelaire in un apologo di grande rilievo storico. Qui è presente il parallelismo tra poeta e prostituta: vero e proprio topos della letteratura e dell’arte d’avanguardia. La donna vende l’amore, lo scrittore l’arte, cose che non possono essere vendute. L’arte deve esibirsi in pubblico come una ballerina o un clown. Il pubblico diventa inscritto nell’opera stessa, queste deve tener presenti l’esigenze. L’artista si sente marginale nella società, si identifica con figure come il reietto della società, omosessuale, ribelle, emarginato, drogato, folle, vagabondo: aggettivi che si identificano nella figura del “poeta maledetto”. In Italia ha luogo come la Scapigliatura, si sviluppa a Milano subito dopo l’Unità. Questo termine vuole indicare lo stesso concetto della parola francese bohème, che indica una vita irregolare, scapestrata e scioperata. La perdita dell’aureola segna la fine del romanticismo. Il Naturalismo in Francia e il Verismo in Italia nascono dal tentativo di riqualificare la figura dell'intellettuale trasformandoli in scienziati della letteratura. Capaci di operare sulla base di un metodo. Essi devono adottare l’impersonalità. La perdita dell’aureola portano l’artista ad avvicinarsi alla massa, come nel caso dei tre poeti maledetti, oppure può portare l’artista a voler recuperare i tradizionali privilegi, come avviene in Italia e che si manifesta in due modalità: recupero della tradizione e del classicismo, e l’estetismo, con la celebrazione del valore assoluto dell’arte, questa è la linea del Simbolismo e del Decadentismo europei. IL REALISMO NEL ROMANZO Nasce un vero e proprio movimento che prende il nome di Realismo, caratterizzato alla tendenza antiromantica, tendendo ad una rappresentazione oggettiva, che esclude il commento esplicito dell’autore e la manifestazione dei suoi sentimenti. Il realismo romantico tende alla “partecipazione”, il Realismo mira all’“osservazione distaccata”. Il primo preferisce la narrazione, il secondo la descrizione. Si profila un’estraneità dello scrittore che riflette la sua nuova posizione nella società. La tendenza alla “narrazione” realistica continua nei paesi dove lo sviluppo capitalistico è più arretrato, come il realismo ancora romantico di Tolstoj in Russia. Il Realismo si afferma definitivamente in Francia con Madame Bovary di Gustave Flaubert. Nel 1865 con la pubblicazione di Germinie Lacerteux di Edmond e Jules de Goncourt nasce il Naturalismo. LA SCAPIGLIATURA (1860-1875, MILANO-TORINO) 1. CARATTERISTICHE PRINCIPALI - ribellismo giovanile, tradotto in “vita maledetta”; - protesta antiborghese e anticonformista; - identificazione del lettore come nemico e del mercato come minaccia per l’arte; - rifiuto del tardo Romanticismo sentimentale; - interartisticità, coniugazione delle diverse arti: letteratura, pittura, musica. Il nome di questo movimento deriva dal titolo di un romanzo pubblicato da Cletto Arrighi. Ha una propensione a fondere linguaggi artistici diversi, lo stile si cerca di effetti fonici e cromatici. 2. PRINCIPALI ESPONENTI Milano: Emilio Praga, fratelli Boito, Ugo Tarchetti, Carlo Dossi; Piemonte: Giovanni Faldella, Camerana, Cagna. 3. TEMATICHE Gli scapigliati sono i primi ad avvertire tutto il disagio della caduta dell’aureola. Scelgono uno stile sperimentale, espressionistico, grottesco e una scelta tematica bizzarra e stravagante, che di frequente indaga l’orrido e il fantastico. Trattano il macabro, il mistero, l’ignoto, la corruzione della vita moderna, il lavoro nei campi. Recuperano il gusto per il sogno e il fantastico, ma anche i temi della noia e della disperazione. 4. CARATTERISTICHE DELLA NARRATIVA Rifiutano il fiorentino dei Promessi sposi e puntano alla mescolanza di registri linguistici diversi, con apertura al dialetto, al gergo, a termini scientifici. Usano frequentemente la novella in prosa e, quando si cimentano nel romanzo, ricorrono strutture composite, ibride. Non è mai presente un narratore onnisciente. IGINIO UGO TARCHETTI (1839-1869) 2 Italiano Decadentismo 2. Quella del pubblico medio a cui si rivolge il romanzo realista e naturalista. 3. Quella del pubblico dei poeti simbolisti, costituito da un’élite limitata della classe dirigente. Il romanzo diventa il genere dominante e condiziona gli altri generi, introducendo anche nella poesia una serie di motivi realistici. È solo con la Scapigliatura che rinasce la novellistica in prosa, le novelle devono adattarsi allo spazio dei giornali. GIOVANNI VERGA VITA E OPERE Personaggio schivo, solitario e malinconico. Fra il 1873 e il 1890 fu al centro dell’attività letteraria dell’ambiente milanese. Solo dopo il 1890 si può parlare di un vero e proprio isolamento di Verga. Nasce a Catania nel 1840 da una famiglia di proprietari terrieri di antica ascendenza nobiliare. Verga resterà sempre fedele ai valori dell’unità nazionale e al culto del Risorgimento. Legge libri e prova a scriverne uno a 16 anni, Amore e patria. Dopo l’arrivo di Garibaldi, dirige alcuni giornali patriottici e pubblica altri romanzi. A Firenze incontra lo scrittore romantico Francesco Dall’Ongaro e viene influenzato dalla letteratura filantropico-sociale (affrontava il problema sociale in una prospettiva religiosa e paternalistica) di Caterina Percoto. Qui compone Storia di una capinera e avvia la stesura di Eva. Alla fine del 1872 si reca a Milano, capitale letteraria ed economica del Paese, dove frequenta salotti e caffè. Pubblica Nedda. Alla fine del 1877 l’arrivo a Milano di Luigi Capuana, contribuisce alla formazione di un gruppo di narratori e di critici che si propone di creare il “romanzo moderno” (primo: Rosso Malpelo). Il decennio che va dal 1880 al 1889 è quello dei capolavori: dopo Vita dei campi e I Malavoglia, escono Novelle rusticane (1883), Per le vie (1883), Cavalleria rusticana, Vagabondaggio e Mastro-don Gesualdo (1889). Sul piano politico nel periodo 1878-1882 appare vicino agli ambienti della Destra storica, che propongono un’alternativa agraria al predominio del grande capitale industriale. Per ciò, collabora alla rivista Rassegna settimanale di Franchetti e Sonnino. Dopo il 1882 assumerà atteggiamenti sempre più conservatori. Non riesce a completare Il ciclo dei “Vinti”. Dal 1893 Verga torna a Catania, il suo pessimismo sfiora ormai il cinismo, anche nei rapporti privati. Cerca di lavorare per il teatro. A varie riprese ha litigi, anche giudiziari, con il musicista Mascagni relativi all’opera musicale Cavalleria rusticana. Nel 1920 è nominato senatore del Regno. Muore due anni dopo. L’ADESIONE AL VERISMO E IL CICLO DEI “VINTI” Aderì al Verismo per 3 fatti favorevoli: 1. Esce il capolavoro del Naturalismo francese: L’ammazzatoio di Zola; 2. Su suggerimento di Verga, Capuana va ad abitare a Milano e formano un gruppo unito; 3. Viene diffusa l’Inchiesta in Sicilia di Franchetti e Sonnino. Coerentemente con l’impostazione verista, Verga sostiene la necessità di procedere dal semplice al complesso: bisognerà dunque partire dalle classi più basse, nella rappresentazione delle quali è più facile cogliere il rapporto fra causa ed effetto e il condizionamento naturale, per poi risalire a quelle più elevate. Da qui il progetto di un ciclo di romanzi, denominato dapprima La Marea e poi I Vinti, che rappresenti successivamente la vita dei pescatori e dei contadini (I Malavoglia), poi la borghesia di provincia (Mastro-don Gesualdo), poi il mondo parlamentare romano (L’onorevole Scipioni) e, infine, quello de L’uomo di lusso (questo è l’artista, uomo raffinato). Per quanto riguarda la teoria dell’impersonalità, nella lettera a Salvatore Farina, Verga sostiene la necessità dell’ “eclissi” dell’autore, il quale deve sparire nella propria opera, senza lasciarvi tracce della propria personalità. È esclusa anche la presentazione dei protagonisti da parte del narratore: il lettore deve imparare a conoscerli. È la rottura con la tradizione manzoniana del narratore onnisciente. A narrare le vicende devono essere i personaggi stessi, da qui la teoria della “forma inerente al soggetto”: ogni ambiente sociale deve raccontarsi da solo con i propri elementi. Dunque, Verga sostiene l’esigenza di una stretta correlazione fra livelli sociologici e livelli stilistici: modificandosi i primi, si modificano i secondi. Ciò non comporta per Verga la necessità di ricorrere al dialetto, anzi si oppone a questo: per ragioni politiche (poteva indebolire l’idea di Italia unita) e per ragioni artistiche (dialetto può limitare la portata della propria opera limitandola a un ambito regionale e non nazionale). Attraverso la conquista dell’impersonalità Verga giunge all’approdo ultimo della crisi della propria formazione romantica. L’intellettuale ha ormai perduto il ruolo ideologico e la centralità protagonistica. L’adesione al Verismo non è un’improvvisa “conversione”, ma derivata da una crisi. VITA DEI CAMPI: ROSSO MALPELO (1880) 5 Italiano Decadentismo La prima opera verista è la raccolta di otto novelle con il titolo complessivo di Vita dei campi. Essa riunisce racconti scritti dal 1878 al 1880. Protagonisti sono contadini, pastori, minatori di una società premoderna, quella delle campagne siciliane, in cui domina il latifondo. 1. IDEOLOGIA Nei racconti, è presente una spinta ideologicamente contraddittoria: da un lato Verga intende mostrare come a ogni livello della scala sociale, agisca la molla dell’interesse individuale e dei bisogni materiali, dall’altro, egli continua ad immaginare il mondo arcaico-rurale in una luce romantica e idillica, vedendola come una realtà capace di conservare certi valori (amore-passione). La contraddizione è risolta facendo trionfare il primo aspetto. 2. STILE E TEMI Sul piano stilistico, il tono di alcuni racconti è epico-lirico, con una forte componente simbolica che sottolinea la corrispondenza fra anima e paesaggio. Sul piano tematico, il tema amore-passione in Vita dei campi è fortemente romantico (La Lupa, L’amante di Gramigna). In alcuni racconti, il motivo economico supera l’amore (come in Cavalleria rusticana). Un altro tema costante è quello dell’esclusione dalla società: il più povero è anche il più emarginato. 3. ROSSO MALPELO Qui la voce narrante è quella malevola della comunità di contadini e di minatori che si accanisce contro il protagonista. In Verga si assiste all’artificio di regressione: l’autore, persona colta, “regredisce” nel punto di vista di una voce ignorante. Si apre in tal modo un divario fra punto di vista esplicito del narratore e punto di vista implicito dell’autore, questo fonda lo stracciamento, che mostra come strano un fenomeno normale, presentandolo da un’ottica inedita. Questo è un racconto terribile: mostra la violenza del più forte sui più deboli. RACCOLTE DI RACCONTI Novelle rusticane e Per le vie, uscite nel 1883, segnano una svolta decisiva.a partire da questi due, tutti i personaggi verghiani appaiono dominati esclusivamente dalla roba, cioè dalla logica economica e dalle leggi dell'interesse dell'egoismo.ogni illusione riformistica viene meno. A mano a mano che il suo pessimismo si fa più cupo, Verga diventa anche sempre più conservatore e reazionario. Sul piano letterario il momento lirico- simbolico tende a ridursi sin quasi a sparire, ma mano che si passa dagli anni dei malavoglia a quelli di Mastro-Don Gesualdo, progressivamente prevale una scrittura forte scansione drammatica o freddamente oggettiva.si può dunque parlare di due fasi della ricerca verista di Verga: una prima, rappresentante da Vita dei campi e dei Malavoglia, e una seconda, da Novelle rusticane e Mastro-Don Gesualdo. Novelle rusticane è una raccolta di 12 novelle siciliane scritte fra il 1881 e il 1883.Verga vi cominciò a studiare il mondo in cui ambientare il prossimo romanzo: un mondo di campi e di malaria. Venuto meno il motivo dell'amore-passione, tende a scomparire anche il motivo del personaggio solitario e diverso, in lotta con l'ambiente.nei singoli personaggi l'attenzione si sposta la dimensione collettiva, analizzata nelle sue dinamiche sociali ed economiche. Fanno eccezione solo Il reverendo e La roba. Nella rappresentazione del paesaggio permane un tono lirico. Più spesso il pessimismo materialistico di questa seconda stagione verista preferisce non chiamare e spietate. Per le vie raccoglie nel 1883 12 novelle di ambientazione milanese.Verga si sofferma sugli ambienti popolari di una grande città industriale. Dominano i rapporti di forza determinati dalla scala gerarchica e dal denaro.per il materialista Verga l'umano comportamento è e sarà sempre determinato esclusivamente dall'egoismo individuale. Ogni motivazione ideale dell'agire umano appare perciò sistematicamente dei mistificata. MASTRO-DON GESUALDO Secondo romanzo del Ciclo dei “vinti”. Uscì appuntate nel 1888 sulla rivista "La nuova antologia" e in volume l'anno successivo. L'intenzione iniziale era quella di raffigurare un arrampicatore sociale. La parola “mastro” significa maestro. Il termine veniva usato per gli artigiani e soprattutto per i muratori. Il “Don” significa signore che era, ed è, consueto per l'uomini di Chiesa, ma nel meridione esso è impiegato anche per persone di riguardo in un livello sociale elevato. L'azione si svolge tra il 1820-21 il 1848-49, fra la provincia di Catania e Palermo. Sullo sfondo, sono alcuni eventi storici di rilievo come la rivolta carbonara, l'epidemia di colera.il romanzo è composto di 21 capitoli, riuniti in quattro parti: essi seguono, per episodi, i momenti culminanti della vita del protagonista.Gesualdo spicca come eroe unico nella parte iniziale in quella finale. Nella parte seconda compaiono altri motivi, come la storia d'amore.nella parte terza la protagonista è la figlia di Gesualdo, Isabella. 1. LE VICENDE Gesualdo Motta, muratore di umili origini, lottando con tutte le forze è riuscito a elevare la propria condizione e a diventare proprietario terriero, accumulando un consistente patrimonio. La sua ascesa sociale è suggellata dal matrimonio con Bianca Trao, una nobile decaduta costretta a sposarsi per 6 Italiano Decadentismo riparare alla relazione colpevole con il cugino baronetto Nini Rubiera. Gesualdo non ama la moglie e sa che Isabella, nata pochi mesi dopo le nozze, non è figlia sua. La convivenza tra i coniugi è fonte di delusioni e amarezze. Bianca spesso malata non sa essere vicina al marito e sempre più viva è in Gesualdo la nostalgia per Diodata, la mite e devota serva che gli ha dato due figli. Isabella si vergogna delle umili origini del padre e invaghitasi del cugino Corrado la Gurna scappa di casa. Il matrimonio è impossibile perché Corrado è uno spiantato. Per rimediare alla compromissione della figlia e sempre alla ricerca di un’ulteriore affermazione sociale Gesualdo dà Isabella in sposa al Duca di Leyra, nobile palermitano squattrinato che dissipa la cospicua dote della ragazza. Deluso e malato Gesualdo si spegne nel palazzo di Palermo, solo ed estraneo al mondo che lo circonda, mentre assiste impotente allo spreco del patrimonio per il quale ha lottato e sacrificato affetti sinceri. 2. POETICA Il metodo impersonale di Verga si fonda sul silenzio della voce dell'autore sull'assunzione, per condurre il racconto, di una o più voci interne al mondo narrato. Qui Verga resta fedele a questo progetto, ma nello stesso tempo devo adattarlo a una materia diversa. Siamo nel mondo moderno della borghesia in ascesa, non c'è più una sola classe sociale. È presente una ricca polifonia, a causa delle voci, dei linguaggi e dei punti di vista dei personaggi che si intrecciano. La stratificazione del mondo di questo racconto è evidente nel sistema dei personaggi. Un ruolo importante hanno le figure femminili di BiancaT Trao, Diodata e Isabella. Esse rappresentano il privato, il mondo dei sentimenti e dell’eros, chi non ha spazio e valore nella logica che regola la sfera degli affari del successo economico. Se il protagonista dei Malavoglia, romanzo corale, era un intero paese, o le racconto si incentra su un solo protagonista, Gesualdo. Ora vale solo la legge della roba, che bisogna la distinzione fra mondo dei sentimenti autentici e mondo dell’inautenticità. Il romanzo abbraccia un vasto arco cronologico, trent'anni di vicende siciliane. Eppure, in questo romanzo storico non c'è più la fiducia romantica nella storia e nelle capacità dell'uomo di indirizzarla. Alla fine anche la vita individuale risulta priva di senso e di valore: l'esistenza di Gesualdo si esaurisce nella passione divorante per la roba.il romanzo della roba e così il romanzo dell’autoannientamento. Il realismo di Verga assume una piega amara, si può parlare di una sorta di "cattiveria" rappresentativa, che non è gratuita ma funzionale alla tesi che l'autore vuole dimostrare. 3. ALIENAZIONE DELL’UOMO Gesualdo è la perfetta incarnazione della morale eroica dell'individualismo borghese, che nella prima metà dell'ottocento stava trasformando l'Europa. Il rapporto di Gesualdo con la roba non è solo di tipo economico, ma anche soprattutto esistenziale. La roba si identifica con il sangue, con la vita, con l'energia creativa. È un mezzo di autorealizzazione di identità. L'incontro con Dio data mette inaspettatamente in crisi la sicurezza di Gesualdo, prego una contraddizione interiore tra logica della roba e logica del sentimento amoroso, che gli vuole giocare e negare. La parabola discendente della sua vita coincide con il conflitto con la figlia e con l'imposizione acquisto del matrimonio con il duca di Leyra. Viene a cadere nel romanzo la razionalità progettuale intrinseca al modello dell'arrampicatore borghese e allo stesso personaggio cui ti hanno di Fausto, che Moore avendo negli occhi il sogno di un'umanità progressiva sulle fertili terre strappate le acque.Gesualdo, prende coscienza dell'assurdità del suo fallire. La fatica produttiva non ho portato il progresso, ma l'autodistruzione interiore e l'infelicità di chi lo circonda. Emerge dalla parabola di Gesualdo, un messaggio pessimistico che nega all'uomo moderno la possibilità di realizzare se stesso. FORTUNA DI VERGA NELLA LETTERATURA DEL ‘900 I capolavori verghiani avranno scarso successo e limitata fortuna. I Malavoglia è un romanzo sperimentale, che obbedisce a criteri d’avanguardia, e dunque lascia disorientato il lettore. Mastro-Don Gesualdo, romanzo aspro e anti-idillico, duramente realistico e pessimistico, non costituisce certo una "lettura amena" e rassicurante per il buon lettore borghese. Nella letteratura più recente, si può dire che la narrativa del novecento si sia interessata soprattutto all'incontro fra componente mitica e lirico-simbolica e componente realistica che avviene in diverse opere. I MALAVOGLIA 1. TITOLO E COMPOSIZIONE Nel settembre 1875 Verga informa di stare lavorando a un "bozzetto marinaresco” intitolato Padron ‘Ntoni. Abbandonai racconto campagnolo e aderisce al verismo.il titolo è un'ingiuria, soprannome scherzoso.già da questo si compie una scelta di poetica: con esso, infatti, si assume l'ottica culturale linguistica dei personaggi che sono i protagonisti del romanzo.Verga lavora romanzo della primavera del 1878 a luglio 1880. 2. PROGETTO LETTERARIO Le prese di posizione di Verga in campo teorico sono numerose. Le principali sono: la lettera dedicatorie a Farina; il racconto Fantasticheria; la prefazione ai Malavoglia; la lettera a Capuana. I punti essenziali del progetto letterario verghiano sono: 7 Italiano Decadentismo maggiore Giacomo, Pascoli diviene capo famiglia. Punta alla ricostruzione del nucleo familiare paterno: nel 1887 si stabilisce a Massa, insieme alle sorelle Ida e Maria. È sospettoso di tutto ciò che nasce ed esiste all'esterno del "nido" domestico, ossessionato dalla gelosia verso le sorelle e le loro relazioni amorose reali e supposte. Nel 1891 esce la prima edizione di Myricae. Insegna prima nei licei puoi in diverse università. Collabora con le riviste più prestigiose del periodo. Poco prima della morte, pronuncia l'importante discorso La grande Proletaria si è mossa, dedicato a sostenere l’impresa coloniale italiana in Libia. Muore nel 1912. LA POETICA DEL FANCIULLINO Questa presuppone una duplicità: da un lato, il fanciullino è presente potenzialmente in ogni uomo, dall'altro solo il poeta conosce il privilegio di farlo rivivere e di farlo parlare dentro di sé. Il fanciullino, insomma, ha in sé una vocazione alla superiorità che può indurre Pascoli a diventare poeta-vate e entrare in concorrenza con D'Annunzio nessun medesimo terreno. Nel 1897 sulla rivista fiorentina il Marzocco, pubblica la prosa intitolata il Fanciullino, il più importante discorso programmatico di Pascoli sul poeta e sulla poesia. Il poeta coincide con il "fanciullino", parte infantile dell'uomo che negli adulti tende a essere normalmente soffocata e che invece nei poeti trova libera espressione. Il fanciullino vede ciò che in genere passa inosservato, rovescia le proporzioni classiche, adattando "il nome della cosa più grande alla più piccola, e al contrario", guarda il mondo con uno stupore infantile. Egli si sottrae alla logica ordinaria. La poesia è il luogo in cui l'uomo dà voce al fanciullino che è in lui, lo lascia parlare. Il simbolismo pascoliano vuole indicare la strada della rivelazione di una verità segreta la cui chiave d'accesso nascosta appartiene solo al poeta. Il senso del mistero si esprime attraverso una catena di analogie simboliche. Il simbolismo, punta sulla valorizzazione del particolare. Tra ideologia e poetica c’è in Pascoli un rapporto stretto, benché non dichiarato. A differenza delle avanguardie dell'inizio del 900, Pascoli non mette in dubbio l'utilità e la funzione sociale e morale della poesia, essa è ancora considerata secondo gli schemi del mondo classico. Alla poesia spetta la funzione di garantire la stabilità dell'assetto sociale, inibendo il desiderio del cambiamento con un "soave e leggero freno”. MYRICAE (1877-1894) 1. COMPOSIZIONE E STORIA DEL TESTO, TITOLO Si è parlato di un “rapsodismo” di Pascoli, ovvero della tendenza a lavorare contemporaneamente a più generi di scrittura. Nel caso di Myricae, Poemetti e i Canti di Castelvecchio, esiste un'unità di fondo dell'ispirazione che risponde alla teorizzazione di poetica del Fanciullino e che vede una tendenza narrativa e una lirico-simbolica, spesso intrecciate. I testi di Myricae, furono composti nell'arco di oltre un ventennio (1877-1900). Tuttavia due terzi di essi nascono tra il 1890 e il 1894, anni decisivi per la raccolta. La prima edizione esce a Livorno nel 1891 e contiene solo 22 delle 156 poesie presenti nell'edizione definitiva, non è suddivisa in alcun modo, mentre dalla seconda edizione prende il via un'articolazione in due sezioni destinate a complicarsi e frastagliarsi soprattutto nella terza, organizzata in ben 12 sezioni. Complessivamente arriviamo a 15 sezioni. Il titolo, in latino, corrisponde in italiano a "Tamerici" ed è ricavato da un luogo delle Bucoliche virgiliane riportato da Pascoli quale epigrafe al volume "Piacciono gli arbusti e le basse Tamerici”. Il riferimento tematico del titolo implica dunque l'enunciazione di una poetica del "basso", mentre il rimando classico a Virgilio e al termine latino comporta tuttavia una compresente ricerca di sostenutezza e di elezione. 2. I TEMI Nella prefazione per la terza edizione e le successive, affronta due temi centrali: il tema della morte invendicata del padre e il tema della natura quale grande consolatrice benefica. Tenta dunque di costruire un contrasto tra le vicende dolorose della storia e la dimensione equilibratrice della natura. In realtà il tema della morte si conferma centrale da ogni punto di vista, l'altro si presenta invece assai più complesso e ambivalente. - MORTE: il tema è annunciato anche dal Giorno dei morti, componimento composto per la terza edizione. In questo lui immagina che i suoi parenti morti abbiano formato una nuova unità familiare nel cimitero. Nasce un nuovo mito, taciuto ma ben attivo nelle pieghe del libro, che prende posto accanto a quello più ampio dell'uccisione del padre. Si tratta del mito della persecuzione funebre quale punizione. - NATURA: È attraversata da questo incubo mortuario, di come un'ossessione funebre che non può fare a meno di scommettere sul negativo naturale. Quasi inevitabilmente si opta per la strada dell'inquietudine, cioè per il significato luttuoso. Alla fine, in Ultimo sogno, il raggiungimento della serenità coincide con un'immagine funebre, in virtù del quale può compiersi il ricongiungimento del poeta alla madre morta. 3. LA POETICA Al rispetto della tradizione rimandano le forme metriche chiuse e a volte desuete, nonché un'idea della poesia quale attività privilegiata di conoscenza e quale funzione sociale ancora prestigiosa. Il richiamo 10 Italiano Decadentismo della tradizione agisce innanzitutto attraverso l'esempio del maestro Carducci. Testimoniano lo sperimentalismo pascoliano, invece, la ricerca di un rapporto nuovo tra metrica e stile (di tensioni non di equilibrio classico), l’apertura a un lessico in edito nella lirica. Pascoli voleva essere preciso nella rappresentazione della realtà, per questo sceglie un vocabolario in riferimento alla flora e alla fauna che non ha eguali nella letteratura. Questa ricerca di verità si configura come un'adesione al dato naturale e si esprime pertanto anche per mezzo di onomatopee e di fonosimbolismi. (Leggi approfondimento pag 370) Vi è cioè uno scavo volto a valorizzare il particolare, singolo, a dargli risalto. Da una parte, la ricerca positivistica della verità puntuale, dall'altra, la valorizzazione del frammento. Al centro dell'interesse non sta la realtà ma il soggetto lirico. Dunque il simbolismo dell’opera, è subordinato a un criterio impressionistico: ad essere registrata è innanzitutto l'impressione del soggetto davanti ai fenomeni. I particolari naturali che il poeta giustappone non rimandano a un concetto preciso, ma denunciano una carica segreta di angoscia (che è nel soggetto) e un mistero insolubile (che è nelle cose). La natura inquietante e l'affacciarsi continuo del tema mortuario dipendono anche da questo atteggiamento di fondo. 4. LE FORME: METRICA, LINGUA, STILE - METRICA: predilige il novenario. Nel libro anche una funzione di catalizzazione tematica e strutturale. Non è cioè raro che testi lontani nella disposizione ma metricamente affini convergano sul medesimo tema. - STILE: il suo trattamento è strettamente organico alle soluzioni metriche. La prevalenza dello stile nominale, fondato sulla paratassi affidata a periodi perlopiù brevi o brevissimi, è per esempio determinante per l'effetto di frammentazione del ritmo. Si riscontra la stessa tendenza a valorizzare i particolari. - FIGURE: foniche, dominano l'onomatopea e il fonosimbolismo, espressione di una fiducia nel potere di rivelazione immediata del nome e nel suo rapporto essenziale con la cosa significata. Tra le figure di significazione dominano la metafora e la sinestesia, espressione del prevalere del punto di vista del soggetto e del suo rapporto di scambio sensoriale con i dati della realtà. - LESSICO: in Pascoli vi è una fiducia nel valore evocativo e nell'immediatezza semantica del nome. I CANTI DI CASTELVECCHIO Pubblicati a Bologna nel 1903.nella sua struttura agiscono due motivi, quello naturalistico, modellato sul trascorrere delle stagioni, e quello familiare, centrato sulla tragedia dell'uccisione impunita del padre.due movimenti si intrecciano e con lido no: ritmo delle stagioni allude a un ordine naturale e alla segreta armonia dell'alternanza di vita e di morte, di fine di rinascita.il tema della morte si affaccia con il peso del perturbante, espressione di minaccia per lo stesso soggetto individuale.nei canti di Castelvecchio viene meno il frammentismo di Myricae. Riceverai una musicalità più complesse sperimentazioni metriche, con originali recuperi della metrica classica.la lingua è lo strumento privilegiato per realizzare una forma innovativa di "sublime", per raggiungere tanto dal basso quanto dall’alto. I POEMETTI Dimmi la tua 197 escono i poemetti.questi avranno una seconda edizione nel 1904 e poi nel 1909. Raccolgono un secondo filone della ricerca poetica pascoliana, caratterizzato dal tentativo di superare il frammentismo di Myricae attraverso disegni più costruiti con l'ausilio di un più spesso tessuto ideologico.c'è dunque innanzitutto una spiccata tendenza narrativa, con l'introduzione di testi lunghi, perlopiù suddivisi in sezioni.si registrano tra l'espressione del generico umanitarismo populistico del poeta. L'aggressività e la negatività della società di massa, è contrapposta ai miti della bontà naturale della poesia.la bontà naturale si esprime nella vita umile e semplice nel mondo contadino, cantato con una dizione priva di problematicità ignara di contraddizioni e di conflitti.la poesia è il rifugio dei valori cancellati dalla civiltà industriale.lo spazio occupato dei temi della decadenza, della corruzione e della morte fa dei poemetti la raccolta pascoliana più vicina al decadentismo europeo.inclinazione narrativa è ben espressa nella terzina dantesca, impiegata in quasi tutti i testi.i puoi metti sono il libro più apertamente sperimentale di Pascoli, almeno sul piano linguistico. GABRIELE D’ANNUNZIO VITA E OPERE Nasce a Pescara il 12 marzo 1863. Compiuti gli studi liceali a Prato, si trasferisce nel 1881 a Roma, dove si scrive, senza laurearsi, alla Facoltà di Lettere. Diventa giornalista letterario e cronista mondano. I suoi amori tempestosi e volubili offrono fra l'altro materia a un pettegolezzo tutt'altro che scoraggiato dal poeta: a Giselda Zucconi, seguono altre donne, come la duchessa Maria Hardouin di Gallese, con cui avrà 3 figli. Si innamorerà poi di Elvira leoni. In questo periodo scrive il Piacere. Dal 1891 al 1893 vive per due anni a Napoli insieme a Maria Gravina, scrive il romanzo il Trionfo della morte. Nel 1894 ha un rapporto con l'attrice 11 Italiano Decadentismo Eleonora Duse e a Firenze compone i primi tre libri delle Laudi del cielo della terra del mare e degli eroi, La figlia di Iorio ecc… Nel 1897 si è fatto eleggere deputato, presentandosi con la Destra, per poi passare nelle file della Sinistra tre anni dopo per protesta contro la repressione del reazionario governo Pelloux. Scrive testi in francese per il teatro, nel 1915 torna in Italia partecipando ad ardite imprese terrestri, navali e aeree. Occupa di forza Fiume nel 1919, istituendovi un governo militare. Si ritira nel “Vittoriale degli italiani” e muore il 1 marzo 1938. (Leggi approfondimento pag 427) IDEOLOGIA Oltre che scrittore, D'Annunzio è anche ideologo e politico. Possedeva una forte ideologia nazionalistica, questa ha alcuni punti in comune con quella di Pascoli, e tuttavia assume un'inclinazione più individualistica e pomposamente eroica. Gli interventi dannunziani esprimono una retorica roboante esibizionistica. Una retorica che inaugura quella fascista, e soprattutto mussoliniana (nonostante la sua adesione al regime fu ricca di contraddizioni). Ideologia "post politica": scavalca cioè le differenze ideologiche, perseguendo una logica che non risponde tanto a criteri oggettivi, quanto al bisogno soggettivo di ricavare il massimo utile dai meccanismi culturali della civiltà di massa. Per un altro verso, la posizione dannunziana è invece "prepolitica": vi è cioè una riduzione dell'io a pura istinto, a sensazione naturale. Si identifica come il superuomo. Ideologia dell'autore accetta di muoversi dentro l'orizzonte dell'esistente senza aspirare in alcun modo a trasformarlo. Il protagonismo esibizionistico nasconde una sostanziale passività nei confronti del presente, nelle sue strutture sociali e culturali, dei meccanismi di potere. Mostra avversione per le masse, con dichiarato disprezzo per la democrazia e per le classi lavoratrici. Ripropone un'idea della poesia come pienezza di canto e come esperienza superiore privilegiata. ESTETISMO L'arte è concepita da D’Annunzio come Bellezza, sia nel senso classicistico di Carducci, sia nel nuovo senso dell'estetismo decadente. Da una parte egli si dichiara ultimo umanista, dall'altra moderno esteta al cospetto della società di massa. Questo atteggiamento complesso implica un rapporto di tensione con la nuova condizione dell'arte, ormai scaricata dagli altari e gettata nel mercato. Reagisce a questa "degradazione" negandola: la bellezza è per lui al di sopra di tutto, valore assoluto. Il paradosso messo in scena da D'Annunzio è quello di offrirsi quale mito di massa nel momento stesso in cui costruisce una figura di genio solitario e superiore, che disprezza aristocraticamente la massa e si circonda di esperienze esclusive e raffinate. Queste contraddizioni possono essere risolte solo in una maniera: facendo coincidere l'arte e la vita, il privato il pubblico, la bellezza e la merce. L'arte per l'arte implica la riduzione dell'io a pura esteriorità, recita sociale. POETICA La poetica dannunziana si affida a un'esaltazione del valore del potere della parola. La vita è un'opera d’arte. Da qui trae alimento il gusto costante per l'analogia, che, insieme alla metafora e la sinestesia, sono modi per ristabilire il contatto tra uomo e natura. "Natura e arte sono un Dio bifronte”. Il suo obiettivo è quello di dare vita a una scrittura che esprima e manifesti questa duplicità, una scrittura che sia il massimo dell'artificialità presentato come il massimo della naturalezza. POESIA: LA CHIMERA Raccolta interminabile di oggetti di situazioni trattate come oggetti, descritti come se la realtà circostante avesse smesso di esistere nella sua interezza nella sua organicità, come in un incubo in un'allucinazione.si tratta di una prova di bravura, impreziosita dai numeri Evoli ricercatezze lessicali infine soffocante come per un'impressione di troppo pieno. IL POEMA PARADISIACO E LA SCOPERTA DELLA “BONTA’” IL PIACERE (1889) 1. COMPOSIZIONE Primo romanzo di D’Annunzio. Fu scritto tra l'estate e l'autunno del 1888 nella sua villa a Francavilla. Pubblicato nel 1889 dall'editore Treves di Milano. 2. IL PROTAGONISTA Protagonista assoluto è Andrea Sperelli, alter ego dell'autore ed eroi dell'estetismo. Per lui l'arte è il valore assoluto: la vita stessa viene concepita come arte. Identificare arte e vita significa nei fatti subordinare tutto, anche la morale, a una visione estetica della vita. La bellezza deve essere raggiunta ogni costo. 12
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