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Decameron - Boccaccio: IV giornata, X giornata, Appunti di Letteratura Italiana

Appunti presi a lezione sul Decameron.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 09/10/2023

annaasalamonee
annaasalamonee 🇮🇹

1 documento

Anteprima parziale del testo

Scarica Decameron - Boccaccio: IV giornata, X giornata e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! 4 giornata Istinto dell’eros- Ghismonda sa come si ama, sa difendere le ragioni del suo amore con argomenti intellettuali e con perfetto domani della r4etorica e della parola. Possiamo intravedere una specie di coloritura dantesca cosi come nel V canto c’è solo Francesca che parla, ma ricorrendo agli argomenti tipici (forza incoercibile dell’amore), Gismonda rivendica la sua autonomia della scelta, non rimane vittima della sua fragilità: scegli di amare. Si è nobili per il cuore, non di stirpe: da Cappellano consiglio pensiero e perseveranza Il cuore strappato: topos carico di rifrazioni. Il primo cuore strappato è quello nella Vita Nova; motivo presente anche nella poesia provenzale, richiamato in una novella della 4 giornata. Questa democrazia dell’eros che riguarda uomini e donne sono elementi che definiscono l’etica di ghismonda. Lei si suicida, e il gesto finale conferma la struttura teatrale della novella, che ha le caratteristiche di una tragedia messa in un moto da un evento casuale, indirizzata verso lo scontro padre-figlia, un conflitto insanabile. Un altro personaggio famosissimo, Elisabetta da Messina, presenta un conflitto amore-morte che si mescola come nella narrativa moderna. Lei si innamora di una garzone che viene fatto uccidere dai suoi fratelli, dei mercanti, e la loro relazione sarebbe motivo di scandalo in città. È ucciso violentemente. La fonte è popolare, la novella ha una matrice fiabesca che si rivela in un episodio di visione che elisabetta ha dopo che il suo amante viene ucciso, lui le rivela dove è sepolto. L’episodio più noto è il vaso di basilico dove è la testa di lorenzo, che elisabetta innaffia con le sue lacrime. I suoi fratelli le tolgono il vaso, e lei muore di dolore. Boccaccio è uno che centra i valori della sua società, ma ne sa riconoscere anche quelli negativi. Elisabetta incarna l’amore cortese come sentimento guida, ed è vittima della logica mercantile degli interessi materiali: il suo sacrificio è una risposta polemica all’imporsi degli ideali di questa mentalità. Il gioco di alternanza è condotto sulla conciliazione tra valori antichi morali e valori nuovi pragmatici. Alla fine Elisabetta scegli di vivere nel culto di questo amore. Due mondi opposti e incompatibili. La sopravvivenza dell’uno comporta l’estinzione. Dell’altro. È un tratto evidente anche a livello strutturale>: il dialogo è ridotto al minimo, il suo silenzio è simbolico: è l’incapacità di comunicare. Si sviluppa cosi: una premessa di presentazione, un antefatto, l’amore, la scoperta della relazione, l’omicidio di lorenzo, le domande di lei, la visione della ragazza e la conseguente scoperta della testa, il culto del vaso, la sottrazione del vaso, la morte di elisabetta. Il solo momento in cui è presente il discorso diretto, fatta eccezione per la visione, è quello in cui il fratello risponde alla sorella. Tutte le azioni sono sempre accompagnate da un lungo e assoluto silenzio. È importante ritornare al proemio e al culto della parola di Boccaccio, strumento dell’arte della persuasione, è proprio per questa fiducia, sembra ancora più assordante il silenzio di Elisabetta, che si arrende passivamente al suo destino, è vittima cosi come lo sono i fratelli, sconfitti sul piano materiale e dell’immagine, costretti a fuggire da Messina: si autocondannano. Come nel caso di Ghismonda siamo di fronte ad una vicenda che si svolge come una tragedia, che inizia bene e termina dolorosamente, nel dramma disonore, il racconto dell’orrore, e la chiosa finale di sconfitta comune. È una delle più commentate del Decameron, e fra le tante letture una merita: Alfano richiama l’attenzione su come Boccaccio gestisce gli spazi, della casa e del vicinato, nel racconto. Elisabetta s’innamora dentro, stranamente, e gli altri fuori -gli amori che Lorenzo abbandona per lei-; il fuori della campagna, dove i fratelli uccidono, e il dentro del fondaco, dove lei chiede notizie. Il fuori, dove lei si reca per cercare l’amato, e il dentro, dove lei conserva la reliquia, tutto conduce a un quarto livello, dove convivono dentro e fuori, quando il vaso viene portato via. Lo schema ci aiuta a comprender edue circostanze: il fuori non è alleato della ragazza: la campagna è luogo sinistro, senza legge, i vicini di casa fanno la spia e la condannano; il mondo di Elisabetta è un mondo piccolissimo, che si esaurisce tutto in una stanza: il suo cielo è tutto lì, cosi come lo era per tante altre giovani (immagine evocata nel proemio). Dentro lei è soggetta alla violenza psicologica e fisica (l’idea distorta della protezione maschile). È testimonianza di amori finiti male, della giornata, e dei rapporti alterati fra i sessi. C’è un racconto, il nono, che è una storia di cannibalismo: una donna costretta dal marito a mangiare il cuore dell’amante, tema diffusissimo nel Medioevo. È la novella di Rossiglione e Guarda stagno. I protagonisti sono inseriti in ambiente cortese: i due sono cavalieri, Guglielmo Guardastagno (che. Ha riscontro storico, in una biografia in lingua d’oc, riscritta da Boccaccio). Rossiglione sposa una donna bellissima, ma nonostante l’amicizia anche Guglielmo si innamora di lei. Il marito di lei lo uccide strappandogli il cuore e somministrandolo alla moglie: lei lo scopre, e si butta dal balcone. Boccaccio riprende la storia di un poeta, Guglielmo de Capistany. Scrivere non significa necessariamente inventare. Nel medioevo il confine era molto più labile rispetto ad oggi. Non esisteva il diritto d’autore. E non sempre chi traduceva si preoccupava di rendere chiara la non originalità. La storia che Boccaccio riprende, la vida, è molto simile al suo racconto. Il decameron è una raccolta di novelle anche in questo senso: le storie non sono necessariamente inventate da lui. Shakespeare, Hugo riprenderanno storie già conosciute, che hanno in comune un tema: la sepoltura dell’amante. Vogliono finire di vivere vicino al loro amore. In questo racconto la morte è intrisa di senso di spiritualità cristiana: preannuncia l’unione dei due nell’aldilà, e ricordano l’atto scellerato di Rossiglione. La novità boccaccesca risiede nell’affibbiare il ruolo di protagonisti a personaggi non del mondo feudale, non eroi o eroine: sceglie 5 novelle che hanno come protagoniste donne comuni, del mondo borghese o popolari. Le nuove Isotta non sono principesse o nobili, sono dimesse filatrici che amano nei luoghi comuni. Fa il suo ingresso anche la lingua contemporanea, che si parlava a quel tempo: si parla di plurilinguismo nel senso che Boccaccio riesce a caratterizzare i suoi ambienti grazie alle pennellate dialettali, provenienti da tutta italia e da fuori europa. Un problema fondamentale della critica boccaccesca è inquadrare l’ottica del tono del decameron: Croce era stato il primo a reagire alla tendenza di considerare il decameron come volto della spregiudicatezza di un’epoca. Lui aveva capito che è un libro che va letto come un romanzo organico, in cui il dialetto fa parte del mosaico, visto in forma sincronica. L’atteggiamento comico, che si traduce nella concretezza e nella passionalità di Boccaccio, e quello idealistico, contenuto in novelle dove si celebrano virtù, sono i due volti dell’opera. Queste due visioni nel suo mondo sono elaborate, concorrono a dipingere un quadro totale e misto, triviale e aulico, complementare: la vita va vissuta nella pienezza istintiva, sensuale e fisica, colta e ideale. È grande per la capacità di tenere insieme cose diverse fra loro, la beffa, la burla oscena, la cortesia, la libertà, l’amore, la morte. Fino a Croce era letto in modo dimezzato: dopo di lui verrà rivalutato per tutto il 900. Alcuni cercavano la rispetta al tono dell’opera. Quelle che ravvisano nell’intelligenza il tono che concilia le tendenze dell’opera, la virtù della masserizia come correttivo del dissenno. Il Decameron è come poche altre opere simbolica della complessità del Medioevo. Fornisce sempre la prova della conoscenza degli stili, della contaminatio di novelle. La novella di Nastagio degli onesti, una caccia infernale, con lo scopo di piegare la ritrosia di una ragazza che non vuole ricambiarlo: un morto dannato che rivive per perseguitare chi aveva contribuito a dannarlo, una donna, che non ricambiava il suo amore: tema tipicamente medievale (la fonde è un testo latino, ma tutto diventa diverso). La novella funge evangelicamente da exempla, per trasmettere delle idee precise, per sgretolare la superbia di chi per orgoglio di casta
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