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decameron giornata VI, Appunti di Letteratura

contenuto della sesta giornata del Decameron di Boccaccio

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 04/02/2021

Ludovica12--
Ludovica12-- 🇮🇹

3.4

(5)

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica decameron giornata VI e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! GIORNATA VI INTRODUZIONE Finita la quinta giornata inizia la sesta sotto la guida di Elissa, in cui si ragiona sul motto di spirito, ovvero riscuotersi da una condizione, sfuggire ad una perdita e sottrarsi ad un pericolo od offesa. La regina si alzò facendo chiamare gli altri: giunta la sera qualcuno iniziò a cantare canzonette, qualcuno a giocare a scacchi o a tavole. Elissa stava per comandare di narrare la prima novella, quando sentirono un gran rumore: i due servi Licisca e Tindaro stavano discutendo se la moglie di Sicofante fosse giunta vergine al matrimonio oppure no. Tindaro credeva che non fosse più vergine ma Licisca sosteneva il contrario. Mentre parlava le donne ridevano ed Elissa disse a Dioneo di risolvere la questione: diede ragione a Licisca. Così la regina mandò via i due servi e disse a Filomena di iniziare. NOVELLA 1 Madonna Oretta I motti, per la loro brevità, sono adatti alle donne che devono parlare in brevitas: questo non accade nelle successive epoche, in cui la donna è una gran comunicatrice. Filomena narra di una gentile donna, Madonna Oretta, di gran capacità comunicativa, la quale impone il silenzio a un cavaliere. Oretta era sposata con messer Geri Spina e fa una passeggiata in campagna con un gruppo di donne e cavalieri: uno dei cavalieri le propone di accompagnarla in un percorso, narrandole una novella. La novella, molto bella, è resa sgradevole e sconveniente dal cavaliere, a causa degli errori che commette durante la narrazione. Trovandosi in una situazione imbarazzante, Oretta gli disse in modo cortese di farla scendere dal percorso. Il cavaliere compresa la battuta, narra altre novelle, lasciando in sospeso quella che aveva iniziato. NOVELLA 2 Cisti fornaio e Geri Spina Pampinea affronta il problema del rapporto tra fortuna e natura. Non sa quale peccato sia maggiore: se quello della natura, quando mette a disposizione un’anima nobile un corpo vile o quello della fortuna, quando mette a disposizione di un corpo dotato di un’anima nobile un mestiere vile. Natura e fortuna governano il mondo, nascondendo l’eccellenza dietro le arti reputate più vili. Pampinea narra di Cisti fornaio che restituì l’anima intellettiva a messer Geri Spina. Egli era un importante nobile della città ed ospitò degli ambasciatori, mandati a Firenze da papa Bonifacio VIII. Quasi ogni mattina passavano davanti il forno di Cisti che aveva sempre i migliori vini bianchi. Cisti, essendo di bassa condizione, non poteva invitarli a mangiare: decise bere ogni mattina il suo buon vino, davanti la porta. La terza mattina messer Geri convinse gli ambasciatori a fermarsi al forno, Cisti fece portare una panca e si incaricò personalmente di servire il vino, che piacque a tutti. Avendo concluso la loro missione, Geri Spina ordinò un banchetto, invitando anche Cisti, il quale sapeva di non potersi presentare a causa della sua condizione. Allora Geri Spina ordinò di prendere il vino ad un servo che, non avendolo mai potuto bere, portò un grande fiasco. Cisti si rifiutò di dare il vino al servo in quanto un contenitore così grande poteva contenere solo l’acqua dell’Arno, non un vino di alta qualità. Mandò via il servo che ritornò con un fiasco di piccole dimensioni e a quel punto Cisti lo riempì, spiegando poi al nobile di aver dato tale risposta poiché quel vino così buono non era degno di essere bevuto dai servi. Infine, regala tutto il vino a Geri che lo considera un uomo di grande valore. NOVELLA 3 monna Nonna de’Pulci Lauretta narra la storia dell’arrivo in città di Diego de la Rath, capitano del re di Napoli Roberto d’Angiò, quando Antonio d’Orso era vescovo di Firenze. Diego era un bell’uomo e aveva la fama di essere un donnaiolo e si innamorò della nipote del vescovo. Sapendo che il marito era molto avaro, si accordò con lui pagando 500 fiorini d’oro per passare una notte con la moglie, ma gli diede del denaro falso. Il giorno di San Giovanni, monna Nonna de’ Pulci, incontrò il Vescovo e Diego a cavallo. Il Vescovo le chiede se avesse voluto passare una notte con Diego, ma Nonna, molto offesa, gli disse di pretendere del denaro vero. Entrambi capirono l’azione disonesta che avevano compiuto e così andarono via, senza dire una parola. NOVELLA 4 Chichibio Neifile narra la storia di Chichibio, il cuoco di Currado Gianfigliazzi. A Currado piaceva dilettarsi in cani e uccelli e un giorno il suo falcone uccise una gru e la portò al suo cuoco per farla cucinare. Mentre Chichibio cucinava, arrivò Brunetta, di cui era innamorato, e chiese di avere una coscia: per non darle dispiacere la staccò. La gru fu portata a tavola ma Currado, vedendo la coscia mancante, chiese a spiegazioni a Chichibio, il quale rispose che le gru hanno una gamba e una coscia. La mattina seguente, per risolvere la questione, andarono verso un fiume per vedere le gru. All’alba erano tantissime e Currado le face spaventare, per farle alzare e fuggire, dimostrando che avevano due gambe. Per difendersi il cuoco rispose che l’altra sera non aveva fatto scappare la gru. A Currado piacque molto la sua risposta e si risolse la questione pacificamente. NOVELLA 5 messer Forese e Giotto Panfilo narra la novella di due uomini capaci nella loro arte ma di brutto aspetto: Forese da Rabatta, professore di diritto e Giotto, grande pittore. Ebbe il merito della rinascita del Rinascimento, riportando alla luce una pittura capace di compiacere l’intelligenza dei sapienti. Un giorno, tornavano dalla campagna e li colse un temporale, così andarono a casa di un loro amico contadino. Volendo tornare a Firenze presero dei mantelli e dei cappelli vecchi e iniziarono a camminare: il fango e la pioggia non miglioravano il loro aspetto. Ad un certo punto iniziarono a conversare: mentre Giotto parlava, Forese guardava il suo cattivo aspetto e gli disse che un forestiero, vedendolo in quelle condizioni, non avrebbe mai potuto pensare fosse un grande pittore. Giotto gli rispose che chiunque non lo conoscesse di persona, avrebbe dubitato che fosse così dotto. NOVELLA 6 Fiammetta narra la novella di Michele Scalza, un uomo così piacevole che tutti i giovani fiorentini speravano di poter avere nelle loro brigate. Un giorno si trovava in una brigata sulla collina di Montughi e iniziò una conversazione sugli uomini più gentili e antichi di Firenze: alcuni dicevano gli Uberti, altri i Lamberti. Invece lo Scalza disse che gli uomini più gentili e antichi fossero i Baronci. Tutti lo presero in giro ma propose di scommettere una cena da offrire al vincitore. Neri Vannini accettò la scommessa e scelsero come giudice Piero di Fiorentino. Dopo aver ascoltato la ragione di Neri, lo Scalza motivò la sua risposta dicendo che la famiglia dei Baronci fu creata da Dio quando aveva appena iniziato a dipingere e per questo i Baronci erano tutti diversi nella forma e presentavano difetti estetici. Lo Scalza, grazie alla sua piacevole argomentazione, vinse la cena. NOVELLA 7 Madonna Filippa
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