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Decameron: IV e VI giornata, Sintesi del corso di Italiano

Riassunto novelle della IV e VI giornata del Decameron

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 10/06/2021

ires27
ires27 🇮🇹

4.6

(13)

16 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Decameron: IV e VI giornata e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! 1 NOVELLE A SCELTA Giornata IV Novella prima: Tancredi e Ghismonda Re: Filostrato Narratrice: Fiammetta Protagonisti: Tancredi (principe di Salerno), Ghismonda (sua figlia), Guiscardo (valletto di Tancredi), due uomini di Tancredi, servitore del principe, damigelle di Ghismonda Dove: Salerno Riassunto: Fiammetta esordisce esprimendo preoccupazione e disagio per il tema cupo scelto da Filostrato, cui però intende attenersi secondo le regole stabilite. Ella, dunque, narrerà una storia degna delle loro lacrime. Tancredi, principe di Salerno, è un uomo di grande umanità e indole generosa, padre di una giovane, Ghismonda, che ama immensamente, tanto che dapprima ne ritarda il matrimonio e poi, quando ella è rimasta vedova, ne prolunga lo stato di solitudine, pur di averla vicina a sé. La ragazza, affezionata al padre ma infelice per l’isolamento, comincia a nutrire il desiderio di innamorarsi, disposta anche ad avere un amante. In tale disposizione d’animo, subisce il fascino di un valletto del padre, Guiscardo, di bell’aspetto e animo nobile, benché povero e di umili origini. A sua volta il giovane ha notato la bellezza e nobiltà di lei e la ama segretamente. Ghismonda a questo punto trova il modo di incontrare, in modo discreto e privato, il suo amato e lo avverte facendogli avere con l’astuzia un messaggio nascosto in una canna di bambù. La camera della giovane è collegata, mediante una scala segreta che tutti hanno dimenticato da tempo, ad una grotta scavata nel monte a ridosso del palazzo, in cui Guiscardo può calarsi con una corda per poi raggiungere le stanze dell’amata. I due giovani coronano così il loro amore e continuano a vedersi clandestinamente in diverse occasioni. Un giorno però Tancredi, secondo un’abitudine consolidata, va a trovare Ghismonda nelle sue stanze e, non trovandola, si siede ad aspettarla dietro un baldacchino, dove si addormenta. Nel frattempo, Ghismonda, che non sospetta della presenza del padre, riceve in segreto Guiscardo. Tancredi si sveglia quando ormai il loro legame è evidente. Il principe, pur consapevole di quello che sta succedendo e profondamente addolorato, decide di restare nascosto per evitare lo scandalo e avere il tempo di decidere a mente fredda quali provvedimenti prendere. Il principe decide quindi di arrestare Guiscardo e rinchiuderlo in una stanza con delle guardie che lo sorvegliano giorno e notte; poi comunica a Ghismonda di aver scoperto la sua tresca con un uomo che, oltre a non essere suo marito, è soprattutto di condizione inferiore, il che costituisce un’onta inaccettabile per un uomo tanto nobile quanto Tancredi. Ghismonda, pur temendo che Guiscardo sia già morto, mantiene un atteggiamento decoroso e controllato. In un lungo e accorato discorso, in cui dimostra la sua nobiltà d’animo e la sua eloquenza, confessa al padre il suo amore per il valletto, esaltandone la virtù e la grandezza interiore, che nulla hanno a che fare con la classe sociale inferiore cui appartiene. Ghismonda per altro insiste sul fatto che tutti gli uomini nascono uguali e che spesso la sorte ne cambia all’improvviso la condizione. Infine, ella lascia intendere al padre che ha intenzione di porre fine alla propria vita, qualora l’amante muoia. Tancredi, accecato dalla sua folle gelosia e incapace di credere alla minaccia della figlia, comprende comunque di non potersi vendicare sulla figlia e decide di concentrare la propria crudeltà sul giovane. Ordina perciò alle sue guardie di strangolare Guiscardo e portargliene il cuore. Egli poi lo fa consegnare in una coppa d’oro alla figlia, accompagnato da una frase che chiarisce l’intento vendicativo del gesto. Ma Ghismonda, che temendo il peggio aveva già distillato delle radici velenose, dopo aver a lungo elogiato il suo amato e pianto la sua morte, versa la fiala di veleno sul cuore dell’amato e da lì la beve. Sul letto accostando il cuore dell’amante al suo, aspetta la morte. Le ancelle di Ghismonda corrono quindi a informare dell’accaduto Tancredi, il quale corre al capezzale della figlia: ma è ormai troppo tardi. 2 Ghismonda, come suo ultimo desiderio, chiede al padre di seppellirla al fianco di Guiscardo; poi spira. Tancredi, pentitosi troppo tardi della propria crudeltà, fa seppellire i due amanti nella stessa tomba. Analisi: L’elemento strutturale preminente nella novella è quello cortese, tipico della letteratura romanzesca e della poesia lirica, soprattutto occitanica. I valori di quella tradizione rappresentano per il mondo borghese cui appartiene Boccaccio la sfera ideale, sebbene per lo più non realistica, cui tendere come modello esistenziale e sociale. Gli aspetti più caratteristici riproposti nel racconto sono: • il rapporto determinante tra esperienza amorosa ed elevazione morale, che contraddistingue entrambi gli amanti; • la contrapposizione tra nobiltà di sangue e nobiltà d’animo, importantissima anche nell’orizzonte stilnovistico, ben noto all’autore; • diversi spunti tematico-narrativi, come la presenza della caverna e le difficoltà anche fisiche che il giovane deve affrontare per incontrare l’amata - che ricordano la tradizione delle prove d’amore -, oppure il tema topico del cuore strappato all’amato e consegnato all’amante, o infine l’immagine di un amore che rende ciechi, tanto che i due protagonisti non si accorgono di essere osservati tanta è la gioia di essere insieme. Appaiono invece tipicamente boccacciani sia l’importanza della Fortuna nelle sorti degli amanti, scoperti per caso, sia la caratterizzazione realistica del personaggio femminile: Ghismonda è infatti una donna forte, coraggiosa, dignitosa, intelligente, capace di prendere l’iniziativa e di trovare un modo per realizzare ciò che desidera, e soprattutto eloquente (cioè, una delle doti che maggiormente Boccaccio dimostra di apprezzare). Guiscardo, per quanto rimanga in secondo piano, è un personaggio affine, per nobiltà e virtù. In netto contrasto si trova invece Tancredi, figura complessa ed incoerente, che al confronto con la lineare coerenza degli affetti di Ghismonda, rivela un irrisolvibile contrasto interiore: egli è infatti un principe virtuoso ma un padre vendicativo, capace di ammirare la grandezza della figlia ma anche incline ad un amore morboso - e quasi incestuoso - nei suoi confronti. Questa contrapposizione riproduce la discrepanza tra due mondi, due concezioni diverse: l’apertura al nuovo e il senso del moderno della gioventù da una parte, l’aristocrazia chiusa e superba, incapace di cambiare se stessa, dall’altra. Anche l’amore è presentato in termini molteplici e complessi: da una parte l’istinto naturale che non può essere arginato dall’esterno, cioè l’amore sensuale, alla cui forza non è possibile resistere. Dall’altra l’amore che non presta attenzione ai criteri economici e sociali, ma solo alla dimensione interiore e spirituale, dunque nobile e puro. Infine, l’amore tragico e contrastato di Ghismonda e l’alto valore retorico del suo discorso ricordano quelli di Francesca nel canto quinto dell’Inferno di Dante: in entrambi i casi si parla infatti di donne nobili e colte che hanno ceduto alla passione amorosa, benché - si noti bene - Boccaccio non condanni assolutamente la sua Ghismonda, come invece Dante fa con Paolo e Francesca. Novella seconda: Frate Alberto Re: Filostrato Narratrice: Pampinea Protagonisti: Berto della Massa (Frate Alberto da Imola, frate francescano), Lisetta Quirini (moglie di un mercante), compagno di Frate Alberto, comare, “buon uomo”, cognati di Lisetta, folla Dove: Imola-Venezia Riassunto: Berto della Massa era uno degli uomini peggiori di Imola e nessuno in quella città gli credeva più, così lui si trasferisce a Venezia e, qui "rinsavisce" talmente tanto che si fa nominare frate minore (fra' Alberto da Imola). Sembrava diventato un santo (in realtà continuava a conservare i suoi vizi di nascosto) e così conquista la stima di tutti i veneziani. Un giorno va a confessarsi da lui Lisetta da ca' Querini, moglie di un ricco mercante sempre in viaggio per lavoro, che non è molto intelligente e Berto capisce subito di poterla imbrogliare. Durante la confessione Lisetta si vanta di essere bella come un angelo e Berto la ammonisce per ciò. Dopo qualche giorno Berto si reca a casa di lei per chiederle scusa e le rivela di avere ricevuto la visita dell'Arcangelo Gabriele che 5 baroni, lo condannò alla decapitazione. In sua presenza gli fece tagliare la testa, preferendo rimanere senza nipote, piuttosto che essere ritenuto un re che non rispettava la parola data. Così, in pochi giorni, i due amanti, senza aver goduto del proprio amore, morirono di una triste morte. Novella sesta: Andreuola e Gabriotto Re: Filostrato Narratore: Panfilo Protagonisti: messer Negro da Ponte Carraro, Andreuola (sua figlia), Gabriotto, fante, podestà Dove: Brescia Riassunto: Messer Negro da Pontecarraro aveva una figlia di nome Andreuola, giovane e molto bella, la quale era innamorata di Gabriotto, un uomo di bassa condizione. I due, scoprendosi innamorati, si sposarono segretamente. Una notte, Andreuola sognò la morte di Gabriotto. Così il giorno dopo, lei cercò di convincerlo a rinunciare al loro incontro segreto, ma lui non l’ascoltò. Una volta insieme, Andreuola gli disse del sogno, ma lui la confortò, dicendole che non doveva porre fede nei sogni e raccontò il suo anche lui, spiegandole che se avesse dovuto credere ai sogni quella notte non avrebbero proprio dovuto incontrarsi. Andreuola, spaventata, lo abbracciò e lo baciò e lui improvvisamente morì tra le sue braccia. Disperata e piangendo, la ragazza chiamò la sua fante, che le consigliò di portare il corpo davanti alla porta della casa di Gabriotto, per consegnarlo ai parenti. E così fecero. Ma mentre camminavano, incontrarono il podestà per strada, che trovatele con un morto, le portò davanti alla signoria. Qui, esaminato il corpo, si pensò che la ragazza lo avesse affogato e fu ritenuta colpevole, ma il podestà le disse che l‘avrebbe lasciata andare, se avesse acconsentito di diventare sua moglie, e lei rifiutò. Messer Negro, saputa la cosa, corse a liberare la figlia. Tornati a casa, messer Negro ordinò che fossero preparati i funerali per Gabriotto. Passati alcuni giorni, il podestà continuò ad insistere sulla proposta fatta alla figlia, ma lei, insieme alla sua fante, decise di farsi monaca. Novella settima: Simona e Pasquino Re: Filostrato Narratore: Emilia Protagonisti: Simona (filatrice), Pasquino (garzone e maestro lanaiolo), la Lagina (compagna di Simona), Puccino detto o Stramba (compagno di Pasquino), l’Atticciato (compagno di Pasquino), il Malagevole (compagno di Pasquino), un giudice, Guccio Imbratta Dove: Firenze Riassunto: Una giovane e bella ragazza, chiamata Simona viveva a Firenze ed era innamorata di un ragazzo di nome Pasquino. I due si conoscevano perché lui vendeva la lana e lei la filava per il suo maestro. I ragazzi, anche se molto timidi, riuscirono a fissare un incontro in un giardino per poter stare insieme. Così lei, accompagnata dalla sua amica Lagina, e lui, accompagnato dal suo amico Puccino, si incontrarono e nacque un nuovo amore anche tra i due amici. Pasquino e Simona, dopo aver mangiato, andarono a sedersi vicino ad un cesto pieno di salvia, perché Pasquino voleva strofinarsene un po’ sui denti per renderli più puliti, e così fatto, il ragazzo all’improvviso morì. Sentendo le urla, Lagina e Puccino corsero a vedere cosa fosse successo e visto Pasquino a terra e senza vita, il ragazzo cominciò ad accusare Simona di averlo avvelenato e fu portata dal podestà. Ma questo volle vedere il corpo e il luogo in cui era avvenuto il fatto. Così Simona cominciò a raccontare e quando fece vedere cosa aveva fatto Pasquino con la salvia (strofinandosela sui denti) cadde a terra senza vita anche lei. Il podestà, stupefatto, prese la salvia e capì che era stata avvelenata. I due furono seppelliti insieme nella chiesa di San Paolo. Novella ottava: Girolamo e Salvestra Re: Filostrato Narratrice: Neifile 6 Protagonisti: Leonardo Sighieri (ricco mercante), sua moglie, Girolamo (suo figlio), Salvestra (figlia di un sarto), suo marito, tutori Dove: Firenze Riassunto: Girolamo abitava a Firenze ed era il figlio di un grandissimo mercante. Crescendo insieme a Salvestra, la figlia di un sarto, questo a poco a poco si innamorò di lei. La madre di Girolamo si accorse di questo amore e subito non fu d’accordo così decise di far allontanare il figlio da quella ragazza, dicendo ai tutori di convincere il ragazzo a partire per Parigi, i quali insistettero così tanto che alla fine il ragazzo acconsentì. Lo fecero stare a Parigi molti anni e alla fine, ritornato più innamorato di prima, trovò Salvestra già sposata. Girolamo decise di parlarle, ed entrato di notte in casa di nascosto, dopo essersi assicurato che il marito dormisse, andò da lei. Spaventata, la donna stava per gridare ma non appena si accorse che era Girolamo, lo pregò di andarsene ma lui non volle e cominciò a dormire vicino a lei. Ma l’uomo, quella notte, morì per il gran dolore. La donna, accortasi dopo poco tempo che il giovane era morto, andò dal marito e gli confessò tutto. Preso dal panico, l’uomo pensò che sarebbe stato meglio riportare il corpo a casa e così fecero. Il giorno del funerale, i due decisero di andarci, coperti in modo che nessuno li avrebbe riconosciuti, per capire se qualcuno sospettasse di loro. Ma la donna non appena vide il corpo morto, a viso scoperto si gettò su di lui per piangere e morì di crepa cuore. Le donne che andarono a prenderla per consolarla la riconobbero e la trovarono morta. La notizia arrivò anche al marito di Salvestra che pianse molto e raccontò la verità, così tutti capirono il motivo della morte dei due ragazzi e furono seppelliti insieme. Novella nona: Guglielmo Rossiglione Re: Filostrato Narratore: Filostrato Protagonisti: Guglielmo Rossiglione (cavaliere), sua moglie, Guglielmo Guardastagno (cavaliere), servitori, conte di Provenza (re d’Aragona) Dove: Provenza Riassunto: Messer Guglielmo Rossiglione e messer Guglielmo Guardastagno erano due nobili cavalieri di Provenza. A entrambi piacevano le armi e amavano molto sfidarsi in gare o tornei. Nonostante abitassero molto distanti l’uno dall’altro, Guardastagno si innamorò della moglie di Rossiglione e dopo diversi incontri fece in modo che questa se ne accorgesse. Lei, conoscendolo, cominciò ad innamorarsene, e quando il marito se ne accorse, pensò ad una maniera per vendicarsi e uccidere il rivale. L’occasione si presentò con un torneo in Francia. Rossiglione invitò Guardastagno ad andarci insieme. Mentre Guardastagno si stava avvicinando al castello, disarmato ma accompagnato da due servitori, l’altro cavaliere sbucò all’improvviso da un cespuglio, lo uccise e gli strappò il cuore. La sera, lo dette al cuoco affinché lo cucinasse e una volta pronto la moglie lo mangiò di gran gusto. A quel punto il marito confessò alla moglie che quello che aveva appena mangiato era il cuore del suo amato Guardastagno. La donna, in preda al disgusto e alla disperazione, si gettò dalla finestra e morì. Il giorno dopo la cosa si seppe per tutto il paese e i due furono seppelliti insieme nel castello di Rossiglione. Novella decima: la moglie di Mazzeo della Montagna Re: Filostrato Narratore: Dioneo Protagonisti: Mazzeo della Montagna (medico vecchio), sua moglie, Ruggeri d’Aieroli (nobile bandito), un infermo e i suoi parenti, un fante, due usurai e le loro mogli, rettore della città, proprietario della cassa, carceriere, messo, legnaiolo Dove: Salerno Riassunto: Un chirurgo, Mazzeo della Montagna, che viveva a Salerno, aveva finalmente deciso di sposarsi. Si sposò con una affascinante ragazza. Essa però sentendosi trascurata dal marito, ebbe molti amanti finché si innamorò di uno di loro, Ruggeri d’Aieroli, uomo mal visto in città. Un giorno fu affidato al medico un 7 paziente al quale doveva essere operata la gamba e avendo deciso di operarlo la sera, preparò l’acqua con una soluzione che lo addormentasse e la posò nella sua stanza. Poi partì per Amalfi. La donna, approfittando dell’assenza del marito, invitò Ruggeri a passare la notte con lei. Quella sera, la donna ebbe ospiti e così rinchiuse il suo amante nella sua stanza. Essendo assetato, l’uomo bevve l’acqua lasciata la sera prima dal marito, e cadde in un sonno talmente profondo che quando la donna rientrò, pensò che quello fosse morto e chiamando la sua fante, insieme decisero di portarlo in un arca di un legnaiolo là vicino. Quando Ruggeri si svegliò, muovendosi rumorosamente fu scambiato per un ladro e portato dal rettore, dove decisero di impiccarlo. Finalmente il medico rientrò dal suo viaggio ma corse subito dalla moglie a lamentarsi che l’acqua per far addormentare il suo pazienta non c’era più e la donna capì tutto. Inoltre la fante le disse che aveva saputo che avrebbero impiccato Ruggeri. Così la donna mandò la fante a visitare il prigioniero, e arrivata là, fu dimostrata allo “stradicò” (giudice criminale napoletano) l’innocenza di Ruggeri. L’uomo così fu liberato.
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