Scarica Dedalo e Icaro: Storia e rappresentazioni nel Cinquecento e più Appunti in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! DEDALO E ICARO Titolo dell'opera: Dedale & Icare Autore: Bernard Salomon Datazione: 1557 Collocazione: Bernard Salomon, La Metamorphose d'Ovide figurée, Lione 1557 Committenza: Tipologia: incisione Tecnica: xilografia Soggetto principale: caduta di Icaro Soggetto secondario: Personaggi: Dedalo e Icaro Attributi: ali (Dedalo e Icaro) Contesto: all’aperto, marino Precedenti: Derivazioni: Gabriele Simeoni, La vita et metamorfoseo d'Ovidio figurato et abbreviato in forma d'epigrammi da M. Gabriello Symeoni con altre stanze sopra gl'effetti della luna: il ritratto d'una fontana d'overnia: et un'apologia generale nella fine del libro dell'illustrissima signora duchessa di Valentinois a Lione, per Giovanni di Tornes, Typographo Regio, Lione 1559; Virgil Solis, Metamorphoses Ovidii, argumentis quidem soluta oratione, Enarrationibus autem et Allegorjs Elegiaco versu accuratissime Expositae; summaque; diligentia ac studio illustrate; per M Johan. Sprengium Augustan una cum vivis singularum transformationum iconibus, a Vergio Solis, eximio pittore, dilineatis, 1563 (Cfr. scheda opera 26). Immagini: Bibliografia: Benezit E., Dictionnnaire des Peintres Sculpteurs Dessinateurs et Graveurs, Paris 1976, tomo VII, p. 488; Alpers S., The decoration of the Torre de la Parada, IX, Bruxelles 1971, pp. 80-93; Guthmuller B., Mito, poesia, arte, Bulzoni, Roma 1997, pp. 213-218. Annotazioni redazionali: Nel 1557 venne pubblicato a Lione Le Métamorphose d’Ovide figurée di Berard Salomon, le cui illustrazioni saranno da modello per molti artisti illustratori di Ovidio. Alcuni studiosi vedono nel testo in ottave una somiglianza al Picta Poesis di Barthélemy Aneau del 1552, il cui intento di unire poesia e pittura è perseguito anche da Salomon. L’opera di Salomon è composta da 178 pagine in cui si trovano sintetizzate parole e immagini seguendo la tripartizione tipica degli emblemi: inscriptio, pictura, subscriptio. L’unità narrativa di ogni mito è conclusa nella pagine stessa. L’inscriptio sintetizza il soggetto trattato (Dedale & Icare), la pictura raffigura il mito e la subscriptio è un testo poetico di otto versi in lingua volgare che riassume l’intero episodio. Salomon utilizza la struttura degli emblemi, ma non fornisce nessuna lettura allegorica del mito. Salomon sceglie di rappresentare Dedalo mentre vola e si volta verso il figlio che ormai sta precipitando in mare con le penne delle ali non più assemblate dalla cera. Il sole in alto a destra presenta caratteri somatici. Il paesaggio marino è molto curato bei dettagli con al centro una costruzione che ricorda una torre. L’interesse che ogni illustratore di Ovidio ha per il paesaggio è rivelato proprio da questa incisione di Dedalo e Icaro. Questo mito è stato dipinto dai pittori del nord come un paesaggio (Cfr. scheda opera 27). Titolo dell'opera: Dedalo e Icaro Autore: Donatello (attribuito) Datazione: 1450 Collocazione: corte, Palazzo Medici-Riccardi, Firenze Committenza: Tipologia: scultura Tecnica: medaglione in marmo Soggetto principale: Dedalo mette le ali a Icaro Soggetto secondario: Artemide osserva Personaggi: Dedalo, Icaro, Artemide, Pasiphae Attributi: ali (Icaro), stivali da cacciatrice (Artemide) Contesto: all’aperto suggeriscono un vero e proprio programma. Il mito nel tardo Medioevo è portatore di allegorie moralizzanti e di una conoscenza di carattere scientifico, così “la storia di Pasife allude al senso della vista; quella di Medea all’udito; Circe al tatto; Fedra all’odorato; Dirce al gusto”; non si può stabilire un riscontro certo ma si può evincere un rapporto con l’eredità medievale nell’opera del Filarete. “Il carattere antichizzante delle scene di martirio e soprattutto del tralcio abitato che circonda le figurazioni, accentuato dai ritratti imperiali così come dalle scene mitologiche e storiche che lo arricchiscono, celebra il trionfo della Roma Christiana, erede provvidenziale di quella pagana.” Dedalo è presente in due punti del portale tra i girali: intento nel volo da Creta e insieme la vacca lignea per Pasiphae. Il volo di Dedalo è narrato nelle Metamorfosi di Ovidio mentre non è presente l’episodio della vacca lignea raccontato da Apollodoro ma soprattutto inserito in tutte le versioni moralizzate delle Metamorfosi stesse e proprio da queste deve aver preso spunto Filarete. Titolo dell'opera: Caduta di Icaro Autore: Datazione: copia Vespasiana del primo III stile Collocazione: Pompei, Villa Imperiale Committenza: Tipologia: dipinto murale Tecnica: affresco Soggetto principale: Icaro giace morto Soggetto secondario: Dedalo vola in alto Personaggi: Dedalo, Icaro, 3 actae Attributi: ali (Dedalo) Contesto: all’aperto, marino Precedenti: Derivazioni: Immagini: Bibliografia: De Franciscis A., ad vocem “Dedalo” in Enciclopedia dell’arte antica, classica e orientale, Roma 1960, vol. III, pp. 16-17; Von Blanckenhagen P.H., Daedalus and Icarus on pompeian walls, in Bullettino dell’Istituto Archeologico Germanico sezione romana (Mitteilungen des deutschen archaeologischen instituts Roemische abteilung), Heidelberg 1968, vol. 75, pp. 106-143; Nyenhuis J.E., ad vocem “Daidalos et Ikaros” in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae (LIMC), Artemis, Zurigo-Monaco 1986, vol. III, tomo I, p. 318. Annotazioni redazionali: Questo pannello si trova nella Villa Imperiale, è questo uno dei più importanti edifici di Pompei. Nella decorazione si possono distinguere due fasi una augustea databile al 20 a.C. di terzo stile ed una flavio-neroniana di quarto stile, databile tra 60 e 70 d.C. Questo pannello è riconducibile alla prima fase. La parte sinistra in basso è parzialmente distrutta. Abbozzi di disegno e colore preservano nella parte bassa un gruppo di due donne in piedi con vestiti lunghi, quella di sinistra con una mano sull’anca ed entrambe girate verso destra. Vicino a loro in primo piano il corpo di Icaro sdraiato per terra sulla spiaggia. Alla destra di Icaro e leggermente indietro un dirupo scosceso. Una donna seduta su una sporgenza guarda fisso in basso Icaro. Tra lei e il gruppo c’è il mare aperto. La linea dell’orizzonte è leggermente più in alto della metà del pannello. Immediatamente sopra ad essa Dedalo vola da destra, la sua faccia è distrutta. L’affresco presenta un disegno eccellente eseguito con cura. Il paesaggio è dipinto in tonalità marrone e viola scuri. Il mare sfuma dal fondo alla luce blu all’orizzonte. Il cielo è chiaro, sbiadito quasi bianco. Il vestito della figura seduta è verde chiaro; chiare e scure tonalità di verde sono i colori del vestito trasparente di Dedalo, il suo corpo è marrone. La figura di Dedalo è disegnata con eccezionale abilità. Nonostante Dedalo sia alla fine della ricerca e nel successivo momento scoprirà il corpo del figlio, non c’è nessun accento drammatico. Altri pannelli accompagnano questo nella stanza: Teseo e il Minotauro all’ingresso, a sinistra Teseo e Arianna e infine a destra Dedalo e Icaro. I pannelli con Teseo sono tipi conosciuti che derivano da pannelli greci. Il tema generale è quindi chiaro: la leggenda cretese. C’è un’iscrizione in greco al centro del pannello: "DAIADALOS" Titolo dell'opera: Icaro e Dedalo Autore: Antonio Canova Datazione: 1777/79 Collocazione: Venezia, Museo Correr Committenza: senatore Pietro Pisani Tipologia: scultura Tecnica: scultura in marmo Soggetto principale: Dedalo fissa le ali a Icaro Soggetto secondario: Personaggi: Dedalo e Icaro Attributi: ali (Icaro), strumenti da lavoro (Dedalo) Contesto: Precedenti: Derivazioni: Immagini: Bibliografia: Argan G.C., Studi e note dal Bramante al Canova, Bulzoni Editore 1970, pp. 465-476;Finn D.- Licht F., Canova, New York 1983, pp. 156-159;Barbieri F., Canova, Padova 1990; The Oxford guide to classical mythology in the arts 1500–1990, University Press, Oxford 1993, p. 589; Pegoraro G., “…Antonio Canova, nativo di Possagno nel Trevignano…”, in Canova (Bassano del Grappa, Museo Civico, 22 novembre 2003 – 12 aprile 2004), Milano 2003. Annotazioni redazionali: È con questo gruppo che Canova giunge a produrre una grande opera con qualità specificatamente sue. Il gruppo di “Dedalo e Icaro” venne esposto alla Sensa di Venezia nel 1779 riscotendo grande successo; l’anno successivo un calco di gesso derivato dall’originale venne presentato ai critici romani che non apprezzarono l’opera. I critici romani erano molto più al corrente rispetto ai veneziani della critica d’arte d’avanguardia dominata da Winckelmann, che li portava a non apprezzare il teso dinamismo e il realismo delle due figure. Sicuramente i critici romani notarono in Canova un talento nuovo tanto rendersi disponibili ad aiutarlo. Canova rappresenta i due personaggi del mito nel momento in cui l’anziano Dedalo adatta alle piccole spalle del figlio le ali che lo porteranno alla morte. Dice Ovidio: “Gli dava le istruzioni per volare, e intanto gli applicava alle braccia quelle ali mai viste. Mentre lavorava e dava consigli, s’inumidirono le sue guance di vecchio, tremarono le sue mani di padre.” Tutto qui è risolto con scarna sobrietà dei gesti, nel naturalismo dei ritratti. Non è una idealizzazione totale, ancora è presente qualche traccia di realismo. Le due figure non si inseriscono nello spazio bensì “vi si accampano in sé ripiegate e concluse” (Barbieri F., Canova, Padova 1990, p. 27). Dedalo e Icaro sono rinchiusi in un cerchio sottolineato anche dal gioco delle braccia del padre e del filo metallico. Dedalo si trova in una posizione che riprende il motivo barocco tradizionale che unisce la ponderazione, l’avvitamento del busto e la posizione controbilanciata delle braccia. I veneziani elogiarono il realismo della figura di Dedalo, il corpo segnato dalla vecchiaia in contrasto con il corpo da adolescente di Icaro. “Canova inizia dalla figura ideale (il mitico artefice di Creta) per approdare a quello che ha tutte le prerogative del ritratto”. (Finn D.- Licht F., Canova, New York 1983, p. 157) Non c’è un accenno all’esito tragico del mito. Sono chiari i sentimenti dei due, il padre intento ad ultimare la sua opera, il figlio spensierato pronto per l’avventura. Argan nota come il tema risulti inconsueto ma nello stesso tempo aveva una giustificazione attuale. Il volo umano era l’idea fissa degli scienziati nella seconda metà del Settecento. In questo modo questo gruppo scultoreo può essere collocato tra la serie di documenti figurativi e letterari, frequenti a quel tempo, in cui si descrivevano attraverso metafore mitologiche fenomeni naturali ed esperimenti scientifici. Questo potrebbe esser stato l’intento del committente, un aristocratico illuminato. Argan propone di leggere “Dedalo e Icaro” oltre il mito classico, infatti dichiara “il