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Democrazia del narcisismo - Giovanni Orsina, Sintesi del corso di Sociologia Dei Processi Culturali

Riassunto dettagliato, si consiglia lettura del libro

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018
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Scarica Democrazia del narcisismo - Giovanni Orsina e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! DEMOCRAZIA DEL NARCISISMO. INTRODUZIONE. Per quanto riguarda il titolo (Democrazia del narcisismo) fa riferimento a una storia dell’antipolitica ovvero ciò che interessa ad Orsina è capire la crisi in cui è entrata, da tempo, la politica del nostro paese. Trovare le ragioni storiche, lontane e complesse, che hanno determinato una situazione di forte disaffezione da parte dei cittadini nei confronti della politica. Quest’ultima è in crisi ad es. con il fatto che la “forma partito”, forma tradizionale classica di organizzazione della politica, è a sua volta in crisi. Nella logica del discorso di Orsina la crisi è connessa a un mutamento socioculturale che è accaduto da almeno 50 anni, ma il tentativo di analisi e di comprensione delle cause di tale fenomeno (antipolitica) per Orsina è da retrodatare alle origini stesse del concetto di “democrazia”. Uno dei riferimenti più importanti di Orsina, non a caso, è Tocqueville. • Che cosa significa antipolitica per Orsina? La crisi delle forme tradizioni della politica (partiti), la disaffezione che è intervenuta e si è diffusa oggi nel comportamento del corpo elettorale, ovvero di persone che avrebbero il diritto di voto (elettorato attivo) che non vanno a votare. Ciò evidenzia la crisi politica da una parte ma dall’altra la politica è in crisi anche perché essa, secondo Orsina, è diventata una sorta di “capro espiatorio” di tutti i mali del nostro paese. Vi è un effetto paradossale; la politica può essere accusata di non aver arginato a sufficienza le richieste che venivano dalla massa dei cittadini (richieste eccessive, narcisismo). L’incapacità di non essere stata in grado di richiamare la popolazione alle sue responsabilità/doveri. Oggi paghiamo questa incapacità con un debito pubblico mostruoso. Se la realtà fosse diversa, un debito pubblico differente, avremmo maggiore possibilità di sfruttare il benessere (ciò che è successo in passato). In passato abbiamo allocato risorse e ricchezze in maniera sbagliata semplicemente per rincorrere le richieste irrazionali e assurde che venivano dal popolo (pensione baby). Tutto ciò si riversa nelle generazioni future in maniera molto cara. Lo stato non ha soldi e ricchezza da investire nella crescita, non ha le risorse per aiutare il sistema produttivo a creare nuovi posti di lavoro. Per questo motivo il libro è utile per capire il nostro tempo. Orsina all’inizio del libro fa un sondaggio dove mette in evidenza l’idea, ormai diffusa, tra la popolazione che: • Lo stato non ha fatto abbastanza • I singoli cittadini sono più in credito con lo stato che non in debito Vi è un rapporto malato e patologico con la realtà comune. Ciò determina frustrazione, un sentimento che è di disgusto e di insoddisfazione. È la politica che ha tradito queste aspettative. Orsina risponde a ciò dicendo che in parte la colpa è della politica. Quest’ultima da sola è finita in una trappola che però chiama in causa anche le responsabilità di tutti (le richieste esagerate). Non vi è un solo responsabile, la politica sicuramente funziona come “capro espiatorio” ma se noi continuiamo a considerala in questo modo, sbagliamo. Ciò ci permettere di non capire cosa non ha funzionato e cosa potrebbe non funzionare in futuro. (questione di fondo del libro) Cosa dice Orsina? Egli evidenzia che i sistemi democratici in sé stessi includono una visione del mondo che implica una promessa di felicità per tutti che è connaturata alla democrazia. È proprio tale promessa che diventa un problema; si traduce in un “moltiplicatore di richieste” e in una esigenza di riscatto di cui viene investita la politica ma che essa, di fatto, da sola non potrà mai soddisfare. La democrazia ha dentro di sé questa difficoltà che possiamo definire egualitarismo. I sistemi democratici devono fare i consti con quest’ultimo, un problema connaturato interno al modello normativo che è intrinseco a ogni sistema democratico. Tocqueville comprese perfettamente questo problema così come farà Aron quando porterà la riflessione su uno stretto rapporto tra democrazia e virtù. La democrazia non assume una religione di stato, non può farsi essa stessa religione e non può imporre regole morali in senso stretto ai cittadini ma conta necessariamente sul fatto che essi abbiano: • Norme morali: Tocqueville dice che essi possono soltanto nascere nel contesto della società civile e nelle associazioni anche di carattere religioso. Lo stato non deve diventare etico perché facendolo tradirebbe sé stesso. La democrazia è libertà in quanto non è soggetta a un quadro normativo rigido, a un modello normativo che tutti devono seguire. Se ciò accadesse arriveremmo a una forma non democratica. • Limiti morali dentro di se 1° CAPITOLO: DEMOCRAIZIA DEL NARCISIMO slide 1 - 2 Il progetto democratico ha in sé contraddizioni che, proprio chi vuole salvaguardare la democrazia, non può sottovalutare: «occorre un complicato esercizio pratico di manutenzione delle contraddizioni, di costante correzione, di saggio bilanciamento» Tesi di Orsina: La crisi del Politico, completamente emersa oggi, ha in parte le sue ragioni di fondo nelle contraddizioni strutturali della democrazia CHE COS’E’ LA DEMOCRAZIA? slide 3 Una Weltanschauung, non un semplice sistema istituzionale: «La promessa che ciascun essere umano abbia pieno e assoluto controllo sulla propria esistenza, conducendola dove meglio crede; e la pretesa da parte degli esseri umani che quella promessa sia mantenuta» (G.O.) A. de Tocqueville, La democrazia in America «L’uguaglianza, che rende gli uomini indipendenti gli uni gli altri, fa sì che si prendano l’abitudine e sentano la voglia di non seguire, nelle loro azioni personali, altro che la loro volontà. Questa indipendenza assoluta, di cui godono continuamente nei confronti dei loro uguali e nella pratica della loro vita privata, li induce a guardare con scontentezza ogni autorità, e suggerisce loro l’idea e l’amore della liberà politica. Gli uomini che vivono in questi tempi, camminano dunque lungo una china che li porta naturalmente verso libere istituzioni». AUTODETERMINAZIONE SOGGETTIVA E LIMITI ETICI slide 4 Come può funzionare, alla lunga, una società fondata sulla promessa-pretesa di piena autodeterminazione soggettiva? Può fare a meno di considerare il problema dei limiti a questa autodeterminazione individuale? È nella «logica democratica» la tendenza a demolire i presupposti su cui si fonda un sistema democratico. L’analisi di Tocqueville: 1. L’assetto sociale democratico influenza profondamente quanti ne fanno parte : «crea opinioni, fa sorgere sentimenti, suggerisce usanze e modifica tutto ciò che non crea direttamente» 2. Il rischio: che la democrazia «crei una folla innumerevole di uomini simili ed uguali che non fanno che ruotare su sé stessi, per procurarsi piccoli e volgari piaceri con cui saziano il loro animo». Una sorta di banalizzazione della libertà individuale che apre la strada ad una forma di dispotismo morbido Una democrazia non può evitare di porci la questione dei limiti ovvero un processo di autodeterminazione individuale → conquista progressiva di una libertà sempre maggiore dei cittadini. Purtroppo, se questo processo non può far riferimento a dei limiti di carattere etico alla lunga ciò provoca dei problemi. EFFETTI «NEGATIVI» DEL CONTESTO DEMOCRATICO slide 5 1. Il modo in cui si conosce la realtà. Si tende alla superficialità di giudizio, si vive in fretta e si privilegia la dimensione pragmatica dell’esistenza; la ricerca ossessiva del benessere materiale è d’ostacolo ad una vita di studio e di riflessione. Il cittadino democratico, tende a confidare unicamente nelle proprie opinioni: «Ciascuno si chiude, dunque, strettamente in sé stesso e pretende, da qui, di giudicare il mondo» 2. Sterilità spirituale, perseguimento di un benessere materiale mediocre. Assenza di vere e grandi passioni. Impossibilità di raggiungere una uguaglianza assoluta: risentimento e insoddisfazione. «Incerti, bramosi, inquieti, pronti a cambiare parere a cambiare posto, …» 3. L’assetto sociale democratico tende a isolare gli uomini gli uni dagli altri. Crescente estraneità reciproca. «Non esiste che in sé stesso e per sé stesso, e se ancora possiede una famiglia, si può dire per lo meno che non ha più patria». Un isolamento anche diacronico. «LA TRAMA DEI TEMPI SI ROMPE AD OGNI ISTANTE»: PESI E CONTRAPPESI slide 6 - 7 • Perdita di «profondità temporale» che caratterizza le democrazie • Affievolirsi della solidarietà intergenerazionale • Prevalere di un’ottica di breve periodo Quali contrappesi? 3. Contro l’iperdemocrazia: Non un esercizio diretto, ma per delega e mediazioni. Le tre nuove costituzioni in Europa (Italia, Germania, Francia) inseriscono istanze di mediazione fra elettore e luoghi della decisione. Scoraggiano il ricorso a istituti di democrazia diretta ovvero limitano il ricorso al referendum. Si hanno parlamenti bicamerali e non figure monocratiche elette direttamente dal popolo. È l’età dell’oro del partito politico. Orsina sul partito: «una creatura bifronte che per un verso si fa tramite della partecipazione dei cittadini…ma per un altro verso ne irreggimenta la partecipazione subordinandola al rispetto di valori, vincoli ne norme – ossia li disciplina» LA MORALE SESSUALE slide 15 La rivoluzione sessuale è un processo di forte deregolamentazione della vita. Per quel che riguarda i comportamenti personali, i contestatori dei tardi anni Sessanta sbagliavano nel leggere il clima repressivo del dopoguerra come un segno di continuità col fascismo. Almeno in Germania, la morale sessuale degli anni Trenta, per quanto rigorosamente costretta dentro il perimetro dell’ideologia nazista, era significativamente più permissiva di quella di ventennio dopo. Un regime costruito su rigidi confini politici esterni, insomma, non aveva gran bisogno di confini morali interni – e viceversa. PRINCIPIO DELLA DELEGA VERSUS IPERDEMOCRAZIA slide 17 • Concetto di iperdemocrazia: (concetto base del libro di Orsina) L’iperdemocrazia è un’espressione dell’antipolitica. Quando cala la partecipazione, la razionalità e la capacità di gestire bene i conflitti si sceglie facilmente la strada dell’iperdemocrazia ovvero di quella democrazia referendaria, dell’appello al popolo. Ma in questo modo si determinano delle conseguenze pesanti perché iperdemocrazia significa una democrazia dove vengono meno tutte quelle strutture di mediazione che invece consentono anche di inserire nelle richieste che la gente fa alla politica un filtro, una sorta di analisi razionale. Gli istituti referendari in tutti i paesi europei emergeranno pesantemente quando la politica entra in crisi. Un eccesso di utilizzo dell’istituto referendario è il sintomo, come sostiene orsina, di questo. L’abuso implica una sorte di delegittimazione della classe politica. Ogni volta che si fa ricorso al referendum si evidenzia che la politica non ha adempito ai suoi compiti. Secondo un politico ciò è un sintomo di crisi della politica. Che cos’è l’iperdemocrazia? «La pretesa dell’’uomo-massa’ di governare di persona prima riduce la capacità della collettività cui egli appartiene di autodeterminarsi politicamente, e poi degenera nell’’iperpolitica’ totalitaria». Un’apolitica senza mediazioni, senza partiti. Sui tre contrappesi alla logica liberale della autodeterminazione individuale: 1. L’autodeterminazione individuale viene fatta valere nella sfera pubblica, ma molto meno in quella privata e familiare. Qui resistono gerarchie tradizionali. 2. Nella sfera pubblica, in ogni caso, sono contrappesi all’iperdemocrazia organismi internazionali, logiche tecnocratiche, gerarchie della competenza. 3. Rafforzamento del principio della delega LA GUERRA FREDDA: SUA FUNZIONE NEL LEGITTIMARE LE GERARCHIE slide 20 • Prima risposta: Momento storico che ha legittimato le gerarchie o meglio le élite della democrazia. Essa ha avuto una funzione particolare nel legittimare la classe politica democratica del nostro paese. Essa è stata legittimata indirettamente perché di fatto vi è una guerra fredda in atto e quindi la classe politica godeva indirettamente di tale legittimazione. Era impossibile metterla in discussione in quanto era impegnata in un sistema di alleanze molto rigido e complicato. • Una seconda risposta: La presenza del blocco sovietico è utilizzata dalle élite postbelliche per rafforzare lo scheletro etico-politico della democrazia liberale , per legittimare le gerarchie e le limitazioni imposte alla autodeterminazione individuale. • Una terza risposta: Il tema del benessere. Nei primi decenni del 50 e 60 si produsse un benessere che come conseguenza ha favorito una legittimazione indiretta dei sistemi democratici. Ha creato l’illusione di poterci concedere ben più di quanto in realtà fosse possibile. A partire dagli anni 70 stabilità, benessere, libertà, scambiati per normalità, perdono terreno. Boom economico, «gloriosi trent’anni», sono stati una parentesi nella storia. Una delle ragioni per cui la politica è entrata in crisi è stata anche la fine della guerra fredda. Essa ha sottratto alla politica un elemento di legittimazione interna che gli aveva consentito di agire come voleva. MEMORIA DELLA CATASTROFE BELLICA, GUERRA FREDDA, BENESSERE slide 21 Secondo Orsina la ricostruzione postbellica del cittadino adatto alla democrazia ha radici non strutturali ma congiunturali. Radici che affondano in un terreno utilitaristico, assai più che etico Il revival religioso stesso ha avuto carattere più contingente che duraturo; in realtà il processo di secolarizzazione è notevolmente avanzato nel lungo periodo e prevalere dell’ipocrisia. Nessuna vera catarsi né la purificazione invocata da Huizinga. Se le ragioni che legittimano la liberaldemocrazia hanno davvero avuto un carattere così contingente, allora si chiede Orsina: Quanto tempo può passare...prima che gli individui smettano di ritenere utile autolimitarsi, e ricomincino a pretendere che la promessa democratica di autodeterminazione integrale sia integralmente mantenuta? 2° CAPITOLO: DEMOCRAZIA DEL NARCISISMO slide 1 Il 1968 costituisce realmente una «cesura netta» nella storia del nostro paese? Il Sessantotto rimane controverso: opere agiografiche (celebrative) e opere critiche. Più che difenderlo o criticarlo, meglio cercare di comprenderlo. La tesi di Orsina: Il sessantotto non viene dal nulla. Le tensioni che esplodono in quell’anno cruciale emergono negli anni Cinquanta e si fanno visibili agli inizi degli anni Sessanta. Ma le loro radici sono ben più profonde. Ma la tesi di Orsina è ancora più radicale e «di lungo periodo»: «Quelle tensioni sono consustanziali (interne) alla democrazia», così come aveva intuito e compreso Tocqueville prima e Ortega y Gasset poi. È stato un momento in cui queste contraddizioni sono emerse. Secondo Orsina ad es. è sbagliato attribuire solo al 68 i processi di rivoluzione sessuale, si tratta di effetti di lungo periodo che trovano nel 68 la loro espressione più forte. IL SESSANTOTTO E L’AVVENTO DEL NARCISISTA slide 2 - 3 È stato il Sessantotto a provocare il narcisismo o ha cercato di arginare una forma di individualismo già molto presente negli anni ’50? È stato un momento in cui sicuramente questo progetto democratico della cosiddetta “autodeterminazione soggettiva” trova un contesto molto favorevole. • Un processo lento che prende avvio alla metà degli anni Sessanta e giunge fino agli anni Ottanta. • Un processo lento nel quale si perfeziona quel progetto di «autodeterminazione soggettiva» che costituisce uno dei temi di fondo del testo di Orsina • L’avvento del narcisista • Una generazione nuova, che non ha avuto esperienza diretta della guerra (e che quindi non soggiace a quelle contingenze che hanno imbrigliato l’uomo-massa) • Prendono piede «speranze palingenetiche» (una società nuova, un uomo nuovo). Emerge l’idea – incoraggiata dal progresso scientifico e tecnologico – che una completa liberazione dell’individuo da qualsivoglia vincolo morale e materiale sia possibile, sia alla portata di tutti». È una generazione nuova che ha la possibilità, studiando, di coltivare le speranze “palingenetiche” (idea di una trasformazione radicale della società). • Si allargano i confini della perfettibilità umana, fino ad accarezzare l’idea di «utopie perfezionistiche» (dimenticandosi che invece l’uomo è segnato dai limiti, anche la politica è piena di limiti). Sindrome orteghiana del «signorino soddisfatto». Augusto del Noce parla di “perfettismo”: in ambito politico filosofico è l’idea che le società possano raggiungere un grado assoluto di perfezione (tutti i totalitarismi sono forme di perfettismo politico: idea che la politica possa consentire all’uomo di perfezionarsi al massimo, la politica che si sacralizza) • Il tema dell’autodeterminazione soggettiva entra nella sfera del privato, nella famiglia e nel lavoro. «Il privato è politico». La politica invade ogni cosa. • Si mettono in discussione i meccanismi della democrazia: l’organizzazione dei partiti, le funzioni dei parlamenti, i processi di formazione delle élite. Si criticano i meccanismi della delega a favore di una democrazia più diretta. La partecipazione diventa un tema cruciale e si cerca di costruire una democrazia più autentica e partecipata. • Il progetto di liberazione dell’individuo assume forma politica e mobilita le masse studentesche e operaie. TOCQUEVILLE: EGOISMO E INDIVIDUALISMO. QUALE DIFFERENZA? slide 4 • L’egoismo: Tocqueville lo definisce come «un amore appassionato e sfrenato di sé stessi, che porta l’uomo a riferire tutto soltanto a sé stesso, a preferire sé a tutto. L’egoismo «dissecca i germi delle virtù» • L’individualismo: come frutto specifico e importante della civiltà occidentale. Non un istinto cieco, ma «un sentimento ponderato e tranquillo» che si esplica nella sfera delle associazioni, degli amici, dei corpi intermedi. L’individualismo non inaridisce le virtù individuali ma diventa la sorgente delle virtù pubbliche. Tuttavia, lo stesso individualismo è esposto al rischio di cadere nell’egoismo. Può degenerare e diventare narcisismo, rinunciare a quelle virtù che gli hanno permesso di costruire la società borghese. È diverso dal narcisismo, che è una sorta di individualismo stanco, inerte. • Il concetto di «narcisismo»: si precisa dalla seconda metà degli anni Settanta, e viene affiancato ai due concetti precedenti. Cristopher Lasch è il primo sociologo che ha utilizzato questa categoria e ha cercato di applicarla alla società, per descrivere un nuovo tipo antropologico, un nuovo essere umano (fra i primi pensatori a precisare concettualmente tale concetto e a crearne i presupposti di un suo uso sociologico) SUL NARCISISMO slide 5 A differenza dell’egoismo, il narcisismo è ancora più patologico, perché fonda l’ossessione di sé su una «distorsione cognitiva» (forma di conoscenza della realtà distorta): «l’incapacità di percepire la propria persona e la realtà come due entità separate ed autonome l’una dall’altra». Questa capacità si traduca in una incapacità di conoscere giudicare se stessi. R. Sennett ha parlato di un narcisista «psicomorfo», cioè un individuo che psicologizza tutto: il sociale, il politico, la scena pubblica. Il mondo ha per il narcisista soltanto un valore psicoterapeutico (Lasch). Dalla politica mi aspetto il riscatto di me stesso, una politica palingenetica (processo che a partire dal 68 si è diffuso). Un contatto con la realtà che ha un unico filtro: la prospettiva soggettiva. Questo implica perdita di senso della realtà. IL NARCISISMO – NON COME PATOLOGIA INDIVIDUALE MA COME TRATTI PSICOLOGICI DIFFUSI, COME IDEALTIPO (un modo di comportarsi) (M. WEBER) slide 6 Il narcisista, dice Orsina, assomiglia al democratico illimitato di cui parla Tocqueville, e all’uomo massa di cui parla Ortega. Un tipo antropologico che perde ogni dimensione diacronica: vive immerso nel presente. Il presente è l’unica dimensione che vive nella sua soggettività chiusa, passato e futuro non esistono più. La sua interiorità è popolata da una quantità di stati d’animo effimeri e caotici, puramente istintivi. Pur amando solo se stesso, il narcisista vive completamente dipendente dagli altri. Il narcisista non ha nessuna vita intima: dal momento che non riesce a stabilire un confine fra dentro e fuori, fra sé e la realtà che lo circonda. Egli può fare quello che vuole, ma in realtà non sa che cosa volere. Un Sé minimo, in continua fuga dalla realtà. La personalità del narcisista diventa un Io minimo. NARCISISMO E DECOMPOSIZIONE DELLA POLITICA slide 7 Secondo Orsina il diffondersi del modello antropologico del narcisista è alla base dell’antipolitica. • Antipolitica: conflitto fra autodeterminazione individuale e autodeterminazione collettiva. Individuo e collettività non possono più stare insieme, non è più possibile trovare una sintesi comune, la collettività non ha più un riferimento a un valore comune da condividere con tutti. • Il ‘68: la riflessione di Augusto Del Noce: Del Noce analizza il marxismo e la sua crisi. In particolare, se per Marx la molla dialettica della rivoluzione è la miseria crescente, allora negli anni ’60, epoca di benessere e consumismo, la possibilità della rivoluzione si sta allontanando. La tradizione marxista viene sconfitta dalla società del benessere. Le società capitalistiche riescono ad assicurare alla gente un grado di benessere mai conosciuto nella storia. Questo spiazza completamente il marxismo. • Marcuse: il marxismo per superare l’impasse di quegli anni associa il nome di Marx a Freud ma. Per Del Noce il motivo puritano è essenziale alla rivoluzione. Le sue opere sono costruite tutte sul tentativo di coniugare la psicoanalisi con il marxismo. conflitto politico». Alternanza al potere di forze politiche diverse. Burocrazie efficienti. • In Italia: metà degli anni Sessanta: • Centralità dei partiti politici. • L’antifascismo diviene l’ideologia fondante della Repubblica. • Esclusione di ogni ipotesi di presidenzialismo o semipresidenzialismo. • Le carenze italiane TRE DIREZIONI slide 3 Il clima della Guerra fredda esclude la possibilità di una vera alternanza (esclusione die comunisti italiani dalla possibilità di governare). I partiti occupano in maniera sempre più pervasiva le istituzioni. Antonio Segni (1956) denuncia questo rischio. Es. il Patto della Camilluccia (spartizione del Consiglio d’amministrazione della Rai). Si ha un sistema politico bloccato, incapace di alternanza reale e vanificazione delle garanzie dello Stato di diritto (lottizzazione partitocratica delle istituzioni). I cittadini italiani avvertono questo clima e lo percepiscono non come affermarsi di un principio di cittadinanza e di autodeterminazione ma di sudditanza. Delegittimazione del sistema politico-partitico. Tutto questo: «impedisce alla repubblica dei partiti di costruirsi una legittimità solida e convincente sulla base dei valori liberaldemocratici» UN TERZO MODELLO DI DEMOCRAZIA: L’IDEALE DELLA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA slide 5 Si fonda: • sull’idea di una partecipazione attiva e diretta dei cittadini alla vita pubblica • Sulla ostilità nei confronti della mediazione istituzionale La rivoluzione tradita: Finisce con la crisi del governo Parri “ma rimane vivo, per quanto minoritario, nella cultura della sinistra marxista e radicale una corrente che si ripresenta in maniera prepotente nel sessantotto”. LA «REPUBBLICA DEI PARTITI» ATTACCATA SU TRE FRONTI E DA TRE DIFFERENTI CULTURE POLITICHE slide 6 Ideale di democrazia partecipativa attacca nel corso degli anni Sessanta la cosiddetta repubblica dei partiti. Lo fanno le associazioni studentesche e le associazioni giovanili (interne ai partiti stessi). Vi è un’anomalia italiana del «lungo sessantotto»: in Italia esso dura molto più a lungo che nelle altre democrazie avanzate. Il sistema politico italiano è attaccato su tre fronti: • troppo poco liberale • il PCI perché troppo poco inclusivo, • i movimenti sociali perché insufficientemente partecipativo IDEALE DELLA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA; DEMOCRAZIA COME PALINGENESI slide 9 • La contestazione studentesca • Ruolo della Guerra fredda Al desiderio di emancipazione soggettiva la democrazia italiana risponde in due modi: • ampliamento delle strutture di rappresentanza; • ampliamento del sistema di Welfare Si ha un’esplosione del debito pubblico italiano negli anni Ottanta (ampliamento dei diritti sociali; ruolo dei sindacati). Invece negli Anni Novanta si ha una politica di controllo del bilancio statale e un’esplosione della pressione fiscale DEFICIT DI LEGITTIMITÀ DELLA REPUBBLICA DEI PARTITI: LA SINDROME DI ERISITTONE slide 10 - 11 Erisittone, empio re di Tessaglia, viene condannato da Demetra a una fame inesauribile e finisce per divorare sé stesso. Sindrome di Erisittone: quella in cui cade vittima la repubblica dei partiti, rinchiudendosi in un circolo vizioso dentro il quale la sua già fragile legittimità s’indebolisce sempre di più. Tre esempi: 1. Attacco del partito radicale al sistema dei partiti 2. L’attacco del PCI (che pure appartiene al sistema partitocratico) [1981 E. Berlinguer interviene delegittimando il sistema dei partiti] Argomenti etici: serietà, onestà, sincerità. Si evidenzia la questione morale e una crescente asprezza della critica del PCI al sistema dei partiti. Conseguenze → Collasso del PCS e difficoltà del PCI italiano. 3. Bettino Craxi (terza forma della sindrome di Erisittone): denuncia le insufficienze della democrazia dei partiti. Una ulteriore forma di delegittimazione. Tutte queste critiche non si concretizzano in un percorso riformistico, capace di restituire legittimità alla repubblica. Erisittone: la Repubblica divora sé stessa. TANGENTOPOLI SECONDO ELIA CANETTI slide 12 - 13 La guerra fredda viene vista come legittimazione congiunturale del regime. La sua fine priva i partiti di uno strumento essenziale di costruzione e conservazione del consenso politici cioè la spesa pubblica. Ruolo dei processi di globalizzazione → capacità di competere sui mercati internazionali Molti si convincono della necessità di un cambiamento politico profondo: élite imprenditoriale, magistrati, • Nascita di nuovi partiti (Lega nord) • Una ostilità crescente e violenta Massa e potere → La sua opera è importante per almeno tre ragioni (Orsina): 1. La verità come “un mare di fili d’erba che si piegano al vento” cioè la verità vista come qualcosa di complesso e faticoso, un ragionare per ipotesi 2. Attenzione di Canetti per le componenti pre-civili, preumane, animalesche dei comportamenti politici e sociali 3. Orsina: “Le masse di cui tratta lo scrittore assomigliano da vicino a quelle dell’epoca di Tangentopoli” 4. Comprendere più che giudicare: il mondo di Canetti è privo di colpe MASSE APERTE E MASSE CHIUSE slide 14 - 15 La massa aperta: “uno stato di ebbrezza…un’intensificazione delle possibilità di esperienza…un accrescimento della persona, che, superate le proprie limitazioni, incontrava altre persone in una condizione analoga e con esse forma un’unità superiore”. Ciò si può sintetizzare in un desiderio di stare stretti, uniti tutti insieme e le gerarchie e differenze sociali si dissolvono. La massa aperta non si pone limiti ma è anche estremamente molto fragile. La massa chiusa: Per stabilizzare la massa nel tempo la si chiude, le si danno confini, la si disciplina. Esse sono: • le masse virtuali • mediatiche: Essa gode del linciaggio da distanza di sicurezza. È la massa aizzata, la più spregevole. Il comando è sempre una spina odiosa, è un duro cristallo di rancore. Impulso dell’uomo è sbarazzarsene. Il ruolo del boia → Della spina dell’obbedire e del soggiacere ad un comando ci si libera anche inserendosi nella massa POTERE E METAMORFOSI slide 16 Capacità di metamorfosi dell’uomo, ma il potere è in radicale contrapposizione con questa capacità. Il potente non vuole né può mutare inoltre il potere vuole controllare le metamorfosi altrui. La natura umana è metamorfica, mentre il potere vuole stabilizzare questa natura umana, questa capacità di cambiamento. MASSA E DEMOCRAZIA: LA CRISI VALUTARIA DELL’ESTATE 1992 slide 17 - 18 La democrazia – osserva Orsina – può essere immaginata come un sistema di rimozione periodica delle spine del comando. La massa di rovesciamento → Crisi del 1992-1993: (situazione difficilissima della finanza pubblica, fine del clientelismo, fine della Guerra Fredda, integrazione europea): • Rancore verso il potere politico • Weimar • In Italia: crisi valutaria della lira rispetto al marco tedesco. Suo deprezzamento e peso del debito pubblico. • Prelievo forzoso del sei per mille sui conti correnti bancari nel luglio del 1992 (Governo Amato) e pressione fiscale: dal 37 al 43% (in sei anni) • Aumento inarrestabile del debito pubblico • La massa aizzata contro la partitocrazia • Gli italiani cercano, senza riuscirci, di scaricare moralmente e materialmente il peso del debito pubblico sui politici e sui partiti ELIMINAZIONE DI UN “CETO POLITICO” (FUNZIONE DEL CAPRO ESPIATORIO) slide 19 La classe politica come capro espiatorio da sacrificare per ristabilire l’ordine pubblico. La violenza ha un importante ruolo in quanto si ha un numero elevato di suicidi e di attentati di matrice mafiosa. • Tangentopoli • 1992: Attentato a Falcone e Borsellino e altri attentati • Ruolo dei Mass media (telegiornali e Talk Show) L’obiettivo è l’espulsione definitiva del ceto di governo, nel suo complesso, dalla vita pubblica. Il sacrificio del capro espiatorio. RUOLO DEI «CRISTALLI DI MASSA» slide 20 La massa aperta come esplosione di animalità pura: cristalli di massa. Sono piccoli e rigidi gruppi di uomini, ben distinti gli uni dagli altri. Essi sono: 1. i partiti dell’opposizione 2. i mass media 3. la magistratura (più importanti) IL POOL DI MANI PULITE DI MILANO Conseguenze di Mani Pulite: slide 21 • Il ruolo del magistrato Antonio di Pietro. “Non sono i giudici che stanno processando questi partiti: sono i cittadini”. • Un sistema politico defunto dove muore la Repubblica dei partiti. Il 29 aprile 1993 si avrà il voto sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi. • Ambiguità del Partito Democratico. Achille Occhetto: “Bisogna mettersi sulla soglia del vecchio edificio che sta finalmente per crollare, senza negare le radici democratiche della prima Repubblica” • Nascita di un sistema bipolare e la sua crisi (Lega e 5 Stelle) CONCLUSONI Da qualche anno si può parlare di evidenza della crisi della politica. Tesi generale: l’antipolitica nasce in un terreno in cui si è sviluppata la crisi della politica. Dal punto di vista della diagnosi c’è una certa concordia scientifica, il libro vuole individuare le cause principali che hanno portato all’antipolitica. Prognosi: aumentano i dubbi, quanto durerà questa crisi della politica? Come si svilupperà? Orsina dice semplicemente che non siamo davanti a un fenomeno transitorio, l’antipolitica andrà
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