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Destra e sinistra hegeliana, con approfondimento su Feuerbach, Appunti di Filosofia

Destra e sinistra hegeliana, con approfondimento su Feuerbach

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 09/10/2023

ericameneghello
ericameneghello 🇮🇹

4

(1)

13 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Destra e sinistra hegeliana, con approfondimento su Feuerbach e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! 1 DESTRA E SINISTRA HEGELIANA I discepoli di Hegel si dividono in due linee interpretative, la Destra e la Sinistra, con termini mutuati dalla Rivoluzione francese ed entrati in uso per indicare rispettivamente un atteggiamento conservatore e un orientamento progressista. La Destra celebra lo Stato prussiano in quanto razionalità pienamente realizzata nella storia e riconcilia l’hegelismo con il cristianesimo, - Quelli di destra interpretano Hegel ponendo l’attenzione sugli aspetti della filosofia hegeliana coerenti con una visione conservatrice. Mettono in primo piano lo Stato Prussiano, come esempio di ragione o razionalità pienamente realizzata nella storia; vedono nella realtà politica del tempo, rappresentata nello stato di Prussia, la concretizzazione dell’idea di stato etico di Hegel. Considerano poi la religione al pari della filosofia. Hegel sosteneva che la religione cristiana concepiva le idee della filosofia ma il suo limite era determinato dal fatto che non si elevava al concetto, begriff, ma si limitava alla rappresentazione. mentre la Sinistra sottolinea la dialettica del reale e considera la religione come alienazione. - Pone l’accento sul fatto che esiste una dialettica continua, che la realtà è dinamica, in divenire, per cui lo Stato Prussiano non può essere il risultato finale di questo processo dialettico. Considerano la religione fuorviante, un’alienazione, una perdita della natura da parte dell’uomo perché si aliena, trasferendo le qualità migliori ad un altro ente, considerato superiore e trascendente, e chiamato Dio. → Destra e Sinistra si confrontano quindi sulla realtà politica e sulla religione. I due movimenti non hanno uguale fortuna; è infatti la Sinistra a dominare la scena filosofica. Il suo esponente più insigne è Ludwig Feuerbach, che asserisce un rigoroso materialismo naturalistico, nel quale l’umanità è il vero soggetto degli attributi riferiti a Dio (onnipotenza, onniscienza ecc.) – Dio non esiste. Si pone l’attenzione sulla realtà concreta dell’uomo, il quale è in grado di fare ciò che in genere è attribuito a Dio, nei confronti del quale l’uomo tende a trasferire le sue qualità migliori, ma se le trattenesse e prendesse consapevolezza che tali qualità gli appartengono, potrebbero rende l’uomo capace di grandi cose. Marx fece proprio il materialismo di Feuerbach, ma considerò essenziale recuperare l’approccio storico e dialettico proprio del pensiero di Hegel. Nel processo storico vede una dialettica, una dialettica delle classi. Ogni tanto avviene un rovesciamento – con la Rivoluzione francese la classe aristocratica è andata in secondo piano a causa della classe borghese. L’oggetto della filosofia non deve essere l’uomo naturale (come per F.), l’uomo inteso come «genere», ma l’uomo storicamente inteso, quindi inserito in un contesto specifico, caratterizzato in particolare dal modo in cui l’uomo produce i propri mezzi di sussistenza. Il modo di produzione si sviluppa storicamente (con la riv. ind. ad esempio, si ha la fabbrica) e si trasforma sotto la spinta delle contraddizioni e delle contrapposizioni che nascono fra le classi coinvolte nel sistema stesso di produzione: schiavi e plebei contro patrizi, servi della gleba contro signori, proletari contro capitalisti. Per Marx la lotta di classe costituisce il motore del divenire storico e introduce nella storia l’elemento di dinamicità che Hegel aveva descritto mediante il metodo dialettico. Dopo la morte di Hegel, emergono i dissidi su alcuni aspetti fondamentali della sua teoria: - i cosiddetti “vecchi” hegeliani sostengono che Hegel abbia individuato nelle forme storiche del proprio tempo il punto più alto dello sviluppo dello spirito. nella società del tempo H. avrebbe individuato il compimento del processo indicato nella Fenomenol. - i giovani hegeliani (nati dopo il 1800), al contrario, fanno leva sulla dialettica come movimento costante che rimette sempre di nuovo in discussione i risultati acquisiti. = qualsiasi risultato che si ottiene è momentaneo, perché la storia è un processo dialettico. Nel 1837 David Strauss designa le due correnti formatesi tra i discepoli di Hegel DESTRA e SINISTRA hegeliane. 2 DIFFERENZE SULLA RELIGIONE - DESTRA HEGELIANA Pur avendo forme diverse, religione e filosofia esprimono lo stesso contenuto; quindi, sono portatrici della stessa verità. ↓ La filosofia hegeliana fonda le verità essenziali del cristianesimo: la dx hegeliana identifica lo Spirito con Dio. C’è quindi una lettura storica della figura di Cristo e la filosofia hegeliana viene impiegata come giustificazione dei dogmi del cristianesimo. - SINISTRA HEGELIANA La sinistra hegeliana sostiene che ci sia una diversità di forma tra religione e filosofia, per cui la rappresentazione della prima è inadeguata ad esprimere la verità che è espressa adeguatamente dal concetto filosofico. ↓ Inoltre, come sosteneva Hegel, la religione in quanto proiezione dell’Assoluto su un piano trascendente, è astratta, separata dall’uomo – induce ad alienarsi, a riconoscere in Dio ciò che c’è di buono e di rivedere in sé ciò che c’è di male. Il compito della filosofia è quindi la distruzione della religione. La sinistra hegeliana identifica lo Spirito con l’umanità. C’è quindi una lettura simbolica della figura di Cristo, che diventa metafora dell’unificazione dell’uomo con l’Assoluto. DIFFERENZE SULLA POLITICA - DESTRA HEGELIANA Interpreta letteralmente l'affermazione hegeliana dell'identità ragione-realtà. ↓ Assume un atteggiamento politico giustificazionistico e conservatore nei confronti dell'esistente. (Stato prussiano = Stato etico hegeliano). - SINISTRA HEGELIANA Pone l’accento sulla realtà storica, in continua trasformazione, sul divenire, sul processo storico dialettico più che sull'identità ragione e realtà. ↓ Perciò non tutto ciò che esiste è già di per sé razionale ma lo può diventare attraverso un processo che la filosofia può indicare a partire da una critica del presente. =può essere che l’identità tra ragione e realtà non si sia ancora del tutto realizzata. La filosofia può contribuire a tale processo criticando il presente per mettere in luce ciò che non è del tutto razionale. POSIZIONE DI HEGEL - RELIGIONE Per Hegel la religione e la filosofia esprimono lo stesso contenuto ma in forme diverse: la religione attraverso la rappresentazione, la filosofia attraverso il concetto. La rappresentazione è a metà strada tra l'intuizione sensibile e il concetto. Il concetto non è un pensiero soggettivo, o un'immagine che la nostra mente produce del reale, ma è al contempo determinazione del pensiero e della realtà. - POLITICA Per Hegel la realtà è la ragione. Quindi la filosofia è come la civetta di Atena, ha il compito di giustificare razionalmente la realtà già compiuta (non in divenire…quindi a processo concluso). Non vi è una banale e semplice corrispondenza tra il concetto e la realtà, solo per il fatto che quest’ultima esiste, anzi il protrarsi nella realtà di alcune forme desuete ha prodotto le rivoluzioni. 5 Quindi la frase significa: per l’idealismo è il pensiero, la logica, una razionalità preesistente che produce l’essere reale (l’uomo, la realtà); per Feuerbach avviene l’esatto contrario: l’essere reale produce il pensiero. SUPERAMENTO DELL’IDEALISMO: Feuerbach supera l’idealismo attraverso il ROVESCIAMENTO DEI RAPPORTI DI PREDICAZIONE. Il rapporto tra il pensiero e l’essere deve venire ribaltato: la filosofia deve iniziare dal finito perché è l’uomo concreto a creare lo spirito, a concepire Dio, ad anelare, aspirare, all'infinito. - Il giudizio è composto da un soggetto e da un predicato. Con tale rovesciamento, ciò che per l’idealismo è il predicato, diventa il soggetto per Feuerbach. CENTRALITA’ DELLA NATURA In Hegel la natura rappresenta lo sviluppo ma anche e soprattutto la decadenza dell’Idea, che dopo deve tornare in sé. Feuerbach considera l’uomo come un essere totalmente e senza residui naturale: è nella natura. Lo considera come naturale. Per Hegel l’uomo è coscienza, spirito, e la natura è l’ostacolo necessario per prendere consapevolezza di sé; per Feuerbach l’uomo è semplicemente natura, è naturalità. LA RELIGIONE = applicazione del proprio metodo alla religione per individuarne l’essenza: non è l’astratto, cioè Dio, che crea il concreto, l’uomo, ma viceversa: è l’uomo ad avere creato Dio. L’uomo proietta, aliena*, trasferisce in Dio le qualità migliori che lo caratterizzano (la ragione, la volontà, il cuore (desideri…) - qualità specifiche della specie uomo) nella forma della loro massima perfezione ideale.  Vengono proiettato in un ente superiore, che è Dio, che le contiene alla massima perfezione. = Dio diventa una forma alienante. *alienazione in senso giuridico = cedere, trasferire, un diritto, un bene… Poiché la natura dell’uomo è proiettata in Dio, nella religione l’uomo oggettivizza la propria essenza ma in una forma alienante: LA TEOLOGIA È UNA ANTROPOLOGIA. = studiando Dio, si studia l’uomo poiché in lui viene trasferita la natura dell’uomo. La religione rivela le caratteristiche di chi l’ha prodotta. «Si conosce l’uomo tramite il suo Dio», scrive Feuerbach, anzi non si conosce solo l’uomo, ma la coscienza che egli ha di sé. Si apre così un’interessante prospettiva di interpretazione del fatto religioso come espressione culturale di una comunità o di un popolo. ┐ TEOLOGIA = ANTROPOLOGIA = ANTROPOLOGIA CULTURALE Se la religione diventa manifestazione della cultura di un popolo, e la teologia è antropologia, allora si può parlare di antropologia culturale. LE CAUSE DELL’ALIENAZIONE La religione, in quanto scissione dell’uomo da sé, costituisce una ALIENAZIONE, prodotta da: - un «sentimento di dipendenza», ossia il senso del limite che l’uomo prova verso la natura; l’uomo riconosce i propri limiti difronte alla natura stessa. RAGIONI PRIMITIVE: l’uomo trasforma in divinità le cose naturali di cui ha bisogno per esistere (acqua, la terra, ecc.) alienandosi dalla propria natura limitata attribuendo ad altro la potenza di cui è privo. = difronte alla natura, vista come qualcosa di estraneo, è spinto a divinizzarla e a trasferire in esse un sentimento di sottomissione e di riconoscimento della sua forza. (= si sente minacciato e ritiene che le sue qualità naturali siano presenti nella natura in modo molto più elevato). - tendenza a superare nella religione i propri limiti: la divinità rappresenta la realizzazione fantastica dei desideri che pone fine alla contraddizione umana tra volere e potere, che non dipende da me (perché l’uomo è privo della potenza richiesta per la realizzazione dei desideri infiniti). 6 [«Nel volere, nel desiderare, nel rappresentare l'uomo è illimitato, libero, onnipotente - è Dio» L'ESSENZA DELLA RELIGIONE]. nella realizzazione dei desideri, l’uomo non è illimitato e libero. RELIGIONE DEI GRECI E DEI CRISTIANI: i primi avevano divinità limitate perché i loro desideri erano limitati; i cristiani concepiscono desideri senza limiti, perciò credono in un Dio infinito e onnipotente. - Le qualità alienate appartengono alla SPECIE UMANA (l'uomo come specie, infatti, si sente infinito e potente, illimitato): Dio, infinito e onnipotente, è allora la personificazione delle qualità della SPECIE. = personificazione della specie: Dio infinito e onnipotente. LA NUOVA FILOSOFIA Dall’analisi dell’essenza della religione emerge la necessità di fondare una nuova antropologia. La religione, in quanto scissione dell’uomo da sé, costituisce una ALIENAZIONE. L’uomo così perde sé stesso, sottomettendosi a quello che ritiene un essere superiore. ↓ L’uomo deve riappropriarsi della propria essenza e la nuova filosofia deve mettere al centro del suo interesse l’uomo concreto, con la sua vita sensibile e la sua corporeità. L’ateismo diventa così un imperativo filosofico e morale, non una possibilità. ATEISMO: IMPERATIVO FILOSOFICO E MORALE Il processo del recupero di sé che passa attraverso la negazione di Dio, mediante la quale l’uomo diviene consapevole della propria natura, riconosce in sé stesso le qualità prima riferite a un essere astratto, diventa pienamente umano. Tuttavia, per raggiungere questa coscienza è essenziale che l’uomo si percepisca non come singolo, ma come membro dell’umanità.  Non è la stessa prospettiva di Stirner, che ribadisce l’egoismo dell’io, ma si parla di umanità. «La solitudine – afferma Feuerbach – è finitezza e limitatezza; la comunione è libertà e infinitudine. → L’uomo non può essere tale nella sua natura se immerso nella sua solitudine. La sua natura si afferma solo in comunione con gli altri. Solo l’uomo in quanto umanità è Dio. L’uomo considerato per sé stesso è uomo nel senso abituale della parola; l’uomo con l’uomo, ossia l’unità dell’io e del tu, è Dio». La filosofia deve essere quindi propriamente intesa come teoria dell’uomo, come antropologia, a cui Feuerbach dedica i Princìpi della filosofia dell’avvenire (1843). Nella filosofia di Feuerbach c’è quindi una centralità dell’uomo naturale, inteso sia come soggetto della conoscenza sia come soggetto etico. Feuerbach insiste in maniera appassionata sulla naturalità dell’uomo, sull’esigenza di contrapporre al soggetto astratto della filosofia tradizionale l’uomo «di carne e di sangue». IL MONDO Per Hegel il mondo viene pensato, concepito, in termini razionali, il mondo invece è sentito per Feuerbach. Il mondo è dato all’uomo non come idea, ma come intuizione sensibile: non è in quanto pensato, come sosteneva Hegel, ma in quanto interagisce con il soggetto mediante un rapporto diretto, cioè nella misura in cui induce in lui sensazioni ed è oggetto delle sue passioni. In Hegel il mondo è la realtà razionale, e in quanto tale per Feuerbach astratta. Per Feuerbach l’uomo si relaziona al mondo in un rapporto immediato, per il quale lo sente, prova desiderio delle cose, la cui presenza provoca in lui amore e in loro mancanza dolore: la prova più evidente dell’esistenza delle cose per l’individuo è il fatto che egli le desideri, che la loro presenza provochi in lui amore e in loro mancanza dolore. = le cose non vanno conosciute su un piano logico, ma vanno sentite. 7 Feuerbach definisce l’amore come «la vera prova ontologica dell’esistenza di un oggetto al di fuori della nostra testa», perché l’esistenza dell’oggetto a cui il sentimento è rivolto è una condizione essenziale per l’esistenza del sentimento stesso. IL RAPPORTO IO-TU La stessa dinamica, il rapporto esperienziale diretto, che regola il rapporto con le cose, regola anche l’interazione con gli altri, assumendo significati ulteriori. Il rapporto io-tu è infatti la base della certezza conoscitiva, poiché il fondamento dell’oggettività è costituito dal fatto che l’altro ha le mie stesse conoscenze. L’incontro dell’io con il tu genera inoltre la mia esistenza come essere morale. Nell’interazione con l’altro si forma infatti la mia coscienza stessa; l’io si forma nel rapporto con il tu: in altre parole, sostiene Feuerbach, l’essenza stessa dell’uomo è sociale. L’io conosce i propri sentimenti in quanto li ritrova nel tu, conosce il proprio senso morale in quanto si manifesta nell’interazione con l’altro, si costituisce come soggetto in quanto si confronta con un altro soggetto. = una sorta di dimensione-specchio nell’altro, che marca la differenza ma anche la similarità nel “sentire”. L’individuo, da solo, non può quindi raggiungere la conoscenza – che viene raggiunta solo in relazione con gli altri. La specificità del proprio io emerge dal rapporto con gli altri “io”. L’essenza dell’uomo è quindi un’essenza sociale (come già aveva detto Aristotele). LA METAFORA DEL CRISTIANESIMO La Trinità è vista come metafora del rapporto io-tu, dalla cui sintesi deriva l’umanità. → La trinità è presente anche in Hegel. Il mistero della Trinità è «il mistero della vita collettiva e sociale, il mistero intorno alla necessità del tu per l’io: esso rappresenta la verità dell’affermazione che nessun essere, si chiami pure uomo o Dio o spirito o io, considerato soltanto in se stesso, può essere vero, perfetto, assoluto, e che l’inveramento e la perfezione di un essere consiste soltanto nell’unione, nella unità degli esseri simili per natura. Dunque, il principio supremo e ultimo della filosofia è l’UNITÀ DELL’UOMO CON L’UOMO» (Ivi, p. 140). UMANITA’ All’Umanità nel suo insieme (da scrivere con la maiuscola per indicare come costituisca un’unica entità che comprende tutti gli individui presenti, passati e futuri), vanno riferiti tutti i predicati (gli epiteti) di solito attribuiti a Dio. L’Umanità è onnipotente, perché ha cambiato il mondo, è immortale al di là del destino dei singoli, è onnisciente, come sapere umano complessivo, e così via. = L’umanità dovrebbe sostituire Dio. LA RELIGIONE DELL’UMANITA’ L’umanità deve essere l’oggetto di una vera e propria religione, di un sentimento che esprime il nostro profondo legame reciproco: si tratta però di una religione immanente, di una religione dell’uomo e non di Dio. Verso un’Umanità così concepita deve nascere spontaneamente un sentimento d’amore, un filantropismo che costituisce il risultato principale, sul piano della prassi, della filosofia di Feuerbach. Non è più una religione proiettata verso un ente trascendente, Dio, bensì verso un ente immanente. L’amore, quindi, deve essere rivolto verso l’uomo – si giustifica così il filantropismo.
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