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Destra e Sinistra hegeliana e David Strauss, Appunti di Filosofia

Spiegazione sintetica della nascita delle diverse correnti nate in seguito alla morte di Hegel, particolare approfondimento dei punti di contrasto tra destra e sinistra. Breve esposizione della filosofia di David Strauss

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 18/03/2022

Marta3789
Marta3789 🇮🇹

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Scarica Destra e Sinistra hegeliana e David Strauss e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Alla morte di Hegel, avvenuta nel 1831, si apre una questione di gran rilievo per la storia del pensiero: il sistema hegeliano, organico ed estremamente compatto, trova nel fatto stesso di essere un sistema un punto di forza ma anche di debolezza. Infatti, non appena ne "crolla" una parte, anche il resto entra in crisi. Ed è proprio quel che avviene negli anni Trenta dell'Ottocento; sorge dunque, presso il "popolo degli intellettuali", la domanda: "come comportarsi nei confronti del sistema hegeliano?". L'Hegelismo si manifesta pertanto, dopo la scomparsa del filosofo che l'aveva elaborato, in differenti forme e correnti, di cui se ne possono individuare essenzialmente tre. La prima corrente è quella che si muove, sia pur criticamente, nell'ambito dell'hegelismo, rimanendo fedele ad esso. Questa corrente seguace del sistema hegeliano si dividerà, a sua volta, in Destra e Sinistra hegeliana. vi è anche un nutrito gruppo di pensatori che si ribella al panlogismo hegeliano, alla sua ricerca della razionalità, rivendicando la natura irrazionale della realtà: aderiranno a questa corrente di pensiero Schopenhauer, Kierkegaard e Nietzsche. Sul versante opposto, vi è poi un anti- hegelismo di stampo razionalistico: in sostanza, questa terza corrente di pensatori rinfaccia ad Hegel di aver elaborato una filosofia razionale in cui però la ragione in questione non è quella della scienza di tipo illuministico, ma è quella dialettica, in grado di dimostrare solo e soltanto che " il vero è l'intero " o che " il negativo è insieme anche positivo ". Questo terzo filone costituirà quella corrente di pensiero passata alla storia con il nome di Positivismo: tesi portante di questa corrente è l'identificazione totale della ragione e, in generale, di ogni conoscenza, con la scienza (a cui Hegel non aveva dato molto peso), come se ciò che esula dalla scienza non potesse costituire in alcun modo la conoscenza. Quindi, le tre correnti che si affacciano sulla scena filosofica successiva ad Hegel possono essere così riassunte:  prosecutori dell'hegelismo, seppur criticamente: Destra e Sinistra. anti-hegeliani sostenitori della superiorità della scienza in ogni ambito: Positivismo. anti-hegeliani avversi ad ogni forma di razionalità: Schopenhauer, Kierkegaard, Nietzsche. DESTRA E SINISTRA  la grossa schiera dei suoi discepoli si divide in due tronconi in forte dissidio sia sulle concezioni politiche sia, soprattutto, sulla questione religiosa. David Strauss chiamò, nel 1837, queste due correnti del pensiero hegeliano Destra e Sinistra, prendendo in prestito questi termini dall’uso che se ne faceva nel Parlamento francese. Il motivo di tale scissione tra i sostenitori del sistema hegeliano sarà essenzialmente dato dal fatto che in Hegel convivono tranquillamente la sfera rivoluzionaria ( ciò che è razionale è reale ), secondo la quale tutto ciò che è giusto deve essere realizzato, e la sfera conservatrice ( ciò che è reale è razionale ), secondo la quale le cose così come sono vanno bene, in quanto manifestazioni di una razionalità profonda. Queste due correnti si dividono sia sulla concezione della filosofia, sia per quella della politica. Per quel che concerne la politica: la Destra hegeliana (conservatrice) sostenne, grosso modo, che lo Stato prussiano, con le sue istituzioni e le sue realizzazioni economiche e sociali, doveva venir visto come il punto di approdo della dialettica, come la massima realizzazione della razionalità dello spirito. La Sinistra hegeliana (rivoluzionaria), invece, invocò la teoria della dialettica per sostenere che l’arresto ad una configurazione politica non era possibile e che la dialettica storica doveva negarla per superarla e realizzare una più alta razionalità. Ma, più e prima che in politica, la controversia teorica tra Destra e Sinistra hegeliana si ebbe (almeno fino a Marx) sul problema religioso. Hegel aveva sostenuto che sia la religione sia la filosofia (momenti dialettici conclusivi, insieme all’arte, dello spirito) hanno lo stesso contenuto (lo spirito), ma aveva anche detto che la religione esprime questo contenuto nella forma di rappresentazione, mentre la filosofia lo esprime nella forma di concetto. Il vero contenuto della religione doveva essere ripreso dalla filosofia, trasformato in concetti, scomparire in quanto vero religioso e diventare ragione filosofica. Il cristianesimo è compatibile con la filosofia hegeliana? Questo è il problema fondamentale sul quale si scontrano e si dividono i discepoli di Hegel: La destra hegeliana interpretò il pensiero di Hegel come sicuramente compatibile con i dogmi del Cristianesimo e come lo sforzo più adeguato per rendere la fede cristiana accettabile al pensiero moderno e giustificarla davanti alla ragione.  La destra hegeliana è stata infatti definita come la Scolastica dell’Hegelismo, giacché, alla stessa maniera in cui la Scolastica medioevale aveva usato la ragione aristotelica per giustificare e difendere la verità religiosa, così la destra hegeliana usa la ragione hegeliana per giustificare e difendere gli stessi dogmi centrali del Cristianesimo, come quelli dell’incarnazione e dell’immortalità dell’anima. La sinistra hegeliana, invece, sostenne l’inconciliabilità tra filosofia hegeliana e Cristianesimo, negando al Cristianesimo qualsiasi elemento di trascendenza e riducendo la religione da messaggio divino a fatto essenzialmente umano, attraverso cui si possono venire a sapere molte cose ma non su Dio quanto piuttosto sull’uomo, sulle sue aspirazioni profonde e la sua storia. In breve, la destra hegeliana puntava sul fatto che Hegel riconosceva alla religione storica la piena validità nell’ambito della sua forma; la sinistra, invece, puntava sul fatto che la religione non è per Hegel ragione bensì rappresentazione e quindi riducibile a mito. David Friedrich Strauss: Strauss nel 1835 pubblica la Vita di Gesù, L’influenza di Hegel e della sua filosofia è presente nella struttura stessa della la quale risulta divisa in tre parti, sulla base della tripartizione hegeliana della tesi, dell’antitesi e della sintesi.  Nello specifico, nella prima parte Strauss tratta di Gesù come mito; nella seconda, dimostra l’inattendibilità storica delle vicende raccontate dai Vangeli; nella terza parte, infine, tenta una conciliazione tra il Cristo della religione e quello della storia. Distingue tra mito e leggenda perché anche la leggenda è una trasfigurazione che la tradizione opera magari di un fatto storico (ma non necessariamente), ma in essa non vi è significato metafisico.  Ciò che caratterizza il mito è dunque il carattere metafisico. Egli negò la realtà dei miracoli evangelici, considerandoli miti e narrazioni fantastiche dei discepoli. Applicando i principi della filosofia di Hegel, sostenne la tesi secondo cui le narrazioni dei Vangeli erano, appunto, semplici miti, tendenti a rappresentare in modo fantastico l’identità di finito e infinito, ossia l’immanenza del divino nell’umano. Tali miti, per Strauss, non facevano altro che esprimere i desideri e le speranze degli uomini, incarnati in una figura particolare, una sorta di “individuo cosmico”, Gesù di Nazareth. Gesù venne creduto Figlio di Dio dai suoi discepoli che videro in lui la realizzazione delle loro attese e delle speranze degli ebrei nella venuta di un Messia. Per questo Strauss distingueva tra il Cristo della fede e quello della storia. Quello della storia era un uomo eccezionale, quello della fede, invece, era miticamente inteso come Dio fattosi uomo. Cristo è un mito, venerato, generato dall’attesa (attesa del popolo ebraico) del Messia ed esprime l’esigenza metafisica di unità tra finito ed infinito. Cristo in quanto Dio-uomo rappresenta l’unità tra il finito e l’infinito. Per Strauss il problema vero è appunto quello del rapporto tra finito e infinito. Dove però l’unione del finito e dell’infinito non è da vedere in un individuo singolo (Gesù), ma nell’umanità (che è senza macchia, senza peccato): “l’umanità è l’unificazione delle due nature, il Dio divenuto uomo: è lo spirito infinito alienatosi nella finitezza e lo spirito finito che si ricorda della sua infinitezza; essa è figlia dello spirito e della natura. L’umanità è il taumaturgo: mentre nel corso della storia umana lo spirito s’impadronisce sempre più completamente della natura, sia nell’uomo che al di fuori di lui, questa viene abbassata a materiale inerte dell’attività dello spirito. L’umanità è senza peccato: immacolato è il corso del suo sviluppo e solo l’individuo è contaminato dal peccato, che viene tolto nel genere umano e nella sua storia [...]” Dunque il contenuto del Vangelo e della filosofia è lo stesso: esso è costituito dall’unità del finito con l’infinito, dell’uomo con Dio.
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