Scarica Detti Gozzini, Il Novecento e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! IL NOVECENTO 1. LA GRANDE GUERRA La guerra del 191418 è impressa nella memoria collettiva come la “Grande Guerra” per diversi motivi: Coinvolse le potenze europee ma anche i più importanti stati extraeuropei, Giappone e USA; fu quindi il primo conflitto ad assumere dimensioni mondiali; Mai furono messi in campo eserciti tanto grandi e mai si erano fronteggiati così a lungo, determinando quindi un potenziale distruttivo senza precedenti, ingigantito dal massiccio uso bellico degli apparati industriali e delle nuove tecnologie; Il numero dei caduti superò quello delle vittime delle guerre europee dei 2 secoli precedenti. Gli effetti di tale guerra si misurano su scala mondiale: Provocò la scomparsa di 4 imperi: Russo ( abbattuto nel 1917 da una rivoluzione) Degli Asburgo ( da cui sorsero i nuovi stati nazionali) Tedesco ( lasciò il posto a una repubblica democratica) Turco (epilogo di una lunga crisi) USA soppiantano GB nel ruolo di superpotenza mondiale I contrasti politici e sociali europei del dopoguerra segnarono definitiva sconfitta dell’ancien regime e dell’avvento della società di massa Diede impulso ai movimenti nazionalisti di liberazione dei popoli coloniali del Terzo Mondo Fatto scatenante della prima guerra mondiale fu’ l’uccisione, da parte di un gruppo irredentista slavo, dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria Ungheria mentre si trovava in visita a Sarajevo, il 28 giugno nel 1914. Il governo austroungarico reagì dando per certa la corresponsabilità della Serbia (mai dimostrata): l’attentato fu preso a pretesto per ridimensionare l’influenza nell’area balcanica della Serbia che aveva ottenuto significative conquiste territoriali ed era perciò considerata un pericolo. Ottenuto l’appoggio tedesco (6 luglio) l’AU impose alla Serbia un ultimatum per far cessare ogni attività antiaustriaca nel Paese. Il documento era di tipo provocatorio, in quanto esigeva risposta entro 48 ore e pretendeva che rappresentanti austriaci partecipassero all’inchiesta sull’attentato: la Serbia replica negativamente, non volendo rinunciare alla propria sovranità. Il 28 luglio AUUngheria le dichiara guerra. La Russia entra nel conflitto a sostegno della Serbia in nome della comune religione ortodossa e delle sue mire egemoniche sulla penisola balcanica e sul Mediterraneo orientale. La Germania chiede alla RU di revocare il provvedimento e alla Francia la neutralità, ma, non ricevendo risposte positive, dichiara guerra ad entrambe (1 e 3 agosto). Entrarono in gioco, da allora, linee di alleanza destinate a dividere il mondo. 1 Il trattato di pace firmato a Versailles nel 1919 individuò nell’aggressione tedesca la causa scatenante della guerra e anche le analisi condotte successivamente tendono ad attribuirle le maggiori responsabilità insieme all’AU: cercarono infatti di imporre la propria volontà su Serbia e RU sviluppando una politica coercitiva che implicava la possibilità di una guerra e che portarono fino alle estreme conseguenze. D’altro canto, RU e FR accettarono il rischio di un conflitto, mentre fu solo la GB che cercò un negoziato, scontrandosi poi con l’intransigenza di altri stati. La storiografia più recente ha concentrato la propria attenzione sulla condotta concreta dei singoli stati nazionali. Ogni ceto politico e dirigente opera le proprie scelte di politica estera in un quadro teorico e pratico dominato dal dilemma della sicurezza: accrescere la propria sicurezza spesso significa aumentare l’insicurezza degli altri (ex AUSerbia) e indurli a fare altrettanto, innescando una spirale di tensioni e di corsa agli armamenti. Il dilemma della sicurezza portò quindi all’adozione di una strategia di rischio e di una politica coercitiva; ad esse si aggiungeva nel 1914 una disposizione strategico militare di tipo offensivo, basate su dottrine militari che prevedevano la guerra di movimento e il culto dell’offensiva. A complicare le cose era poi l’incongruenza delle posizioni dei vari paesi: la politica mondiale di potenza perseguita dalla Germania (anche per alleggerire contrasto interno tra autoritarismo statale e spinte democratizzazione), prevedeva la conquista di un’egemonia continentale inaccettabile per l’Inghilterra, la cui leadership poggiava sulla conservazione di un ruolo arbitrale in Europa e quindi su un equilibrio tra Francia e Germania. Francia: la sua vita politica si consumava attorno alla rivincita della sconfitta del 1870. Austria: aspirava a salvare l’integrità del suo impero Russia mirava ad espandersi verso Costantinopoli La guerra non fu tuttavia uno sbocco necessario e ineluttabile di una situazione già determinata, ne è possibile individuarne una sola causa: le rivalità imperialistiche, la corsa agli armamenti, le tensioni internazionali, i movimenti nazionalisti e i problemi sociali sono tutti fattori che contribuirono a provocare il conflitto, ma nessuno basta a chiarirne le cause e le caratteristiche. Nemmeno gli eventi del luglio 1914 sono riconducibili a una meccanica conseguenza di fenomeni precedenti, che condizionarono pesantemente le decisioni di quei giorni, ognuna delle quali determinò a sua volta le successive. Non si poteva stabilire e non fu previsto il tipo di guerra a cui si andava incontro: tutte le aspettative fondate sul passato vennero deluse. 1.2 Una Guerra Nuova L'idea dei generali tedeschi era quella di una guerra lampo che cogliesse impreparato l'esercito francese, attraverso attuazione del piano Schlieffen, il caso più famoso di disposizione strategico offensiva che prevedeva un attacco attraverso il Belgio, violandone quindi la neutralità e provocando l’entrata nel conflitto della GB, la quale insieme a FR e RU costituì la Triplice Intesa Tra le varie atrocità della guerra vi era anche il genocidio. Ad esserne vittima fu il popolo armeno,accusato di disfattismo,fu usato dal governo turco come capro espiatorio delle sconfitte belliche sfruttando l’antico contrasto religioso che divideva i cristiani armeni dai turchi mussulmani. Aspetti distintivi della grande guerra: Tecnologie usate: 2 I popoli europei accolsero la guerra con entusiasmo. Arruolamenti volontari, manifestazioni entusiastiche per la partenza dei soldati. Perché: La tensione accumulata dai contrasti internazionali aveva predisposto l’opinione pubblica ad avvertire la guerra come un fatto liberatorio. Una lunga abitudine alla pace aveva diffuso insofferenza x la normalità borghese del vecchio mondo liberale. Correnti irrazionaliste (guerra=impresa eroica rigeneratrice) e nazionalismo (spesso aggressivo). Tali fenomeni riguardavano i ceti medi colti (parte influente ma minoritaria della società).I contadini ne rimasero immuni subendo la guerra come una sorta di calamità naturale. Nonostante ciò, in pochi rifiutarono la leva e vi furono deboli manifestazioni per la pace PERCHE’: I popoli europei erano relativamente ignari della tragicità della guerra perché da decenni erano stati impegnati in conflitti brevi e in genere non molto cruenti. I principali mezzi di socializzazione (scuola e l’esercito) trasmettevano valori e sentimenti nazionali, oltre ad una retorica patriottica e imperialistica intrisa di ostilità per l’altro. Ogni governo sostenne di difendere patria e civiltà da un nemico mortale C’era chi si era stupito della popolarità della guerra, soprattutto alla luce del fatto che il movimento socialista si era più volte impegnato contro la guerra. In realtà al suo interno vi era una contraddizione solidarietà nazionale prevaleva su quella di classe in misura pari al grado di integrazione del movimento operaio nei diversi paesi. Tra gli effetti della guerra: Divisione per linee nazionali e per le linee interne (tra favorevoli e contrari al conflitto) del movimento operaio europeo. Fallimento della II Internazionale Lacerazioni in altre e più radicate istituzioni sovranazionali, ex quelle religiose (pace = imperativo etico). Man mano che la guerra andava avanti il fronte interno si accese di contrasti: alle varie lotte operaie si unirono proteste spontanee (che videro spesso le donne come protagoniste). Col tempo anche tra gli intellettuali si estese il disgusto per la guerra, molti dei quali si erano rifugiati in Svizzera x fuggirla. 1.5 L’Italia In Guerra Lo scoppio della guerra colse l’Italia in una fase di transizione: la crisi del sistema giolittiano aperta dalla guerra in Libia e dal suffragio universale maschile aveva lacerato la classe dirigente liberale,mentre interessi economicofinanziari premevano x una politica espansionistica. 1914: settimana rossa: in Romagna e nelle Marche divampò una rivolta popolare espressione di uno spirito di ribellione contro le autorità, ma le preoccupazioni 5 che suscitò si unirono a quelle già esistenti per l’ascesa della conflittualità operaia: la neutralità al conflitto fu l’esito scontato delle incertezze del paese. Per tale contesto l’Italia si proclamò neutrale anche se faceva parte della Triplice Alleanza, ma il primo ministro Salandra contrattò le condizioni dell’intervento. INTERVENTISTI: Salandra (primo ministro) Interventisti democratici (volontà di sconfiggere autoritarismo e militarismo imperi centrali +ideali risorgimentali) Associazione nazionalista italiana (1910 guidata da Corradini) IN MEZZO: Movimento cattolico: pur non volendo la guerra, colse l’occasione x completare proprio reinserimento nello stato; univa l’obbedienza patriottica all’universalismo del papa e al non alienarsi il consenso delle masse popolari NEUTRALI: Sistema giolittiano Partito socialista: dopo entrata in guerra adottò però la formula “ne aderire ne sabotare” 24 maggio 1915 l’Italia entra in guerra : l’entrata in guerra fu decisa da Salandra e dal ministro degli esteri Sonnino con una sorta di colpo di stato contro la maggioranza del parlamento e del paese. Obiettivi dell’intervento sul piano interno: Affossare il sistema giolittiano Battere il movimento operaio Affermare blocco potere conservatore. Politica estera: L’intervento venne passato come una sorta di “quarta guerra d’indipendenza” per completare i confini naturali del paese e per intraprendere una linea imperialistica di prestigio e potenza: il trattato di Londra, con cui l’Italia era già stata segretamente impegnata ad entrare in guerra con L’intesa, mostra che l’obiettivo di una espansione nei Balcani e nel Mediterraneo contava quanto e più della conquista di Trento e Trieste.La scelta di campo maturò soltanto dopo che i tedeschi furono fermati sulla Marna. La Strafexpedition mise a nudo l’impreparazione militare dell’Italia facendo cadere Salandra: nonostante ciò non fu cambiata la gestione dell’esercito (generale Cadorna) dirigendola in totale dispregio delle esigenze materiali/morali dei soldati e fondando la disciplina sul terrore. Una svolta alla conduzione del conflitto vi fu nel 1917: Italia venne sconfitta a Caporetto (perde il Friuli) e le carenze dell’organizzazione militare trasformarono la sconfitta in una rotta disordinata. Il trauma di Caporetto fece si che si formasse un nuovo governo presieduto da Emanuele Orlando e da Armando Diaz, la cui guida dell’esercito portò alla vittoria finale nel 1918 a Vittorio Veneto. La responsabilità x il disastro di Caporetto venne addossata dagli alti Comandi all’esercito e al suo disfattismo: l’ampiezza delle contrarietà e dell’estraneità 6 popolare alla guerra emerge dalle numerose denunce x renitenza/diserzione e dalle condanne, x aver cercato di scampare al fronte, attraverso l’automutilazione. STATO LIBERALE ENTRA IN CRISI PERCHE’: Malcontento popolare Il caro prezzi e l’inflazione minarono lo status degli impiegati e dei percettori di piccole rendite che ne erano il pilastro. Si acuirono le divisioni tra i gruppi sociali. Sradicamento degli ex combattenti l’aumento degli organici e l’ampia delega lasciata agli istituti religiosi in materia di assistenza (in uno stato ancora oligarchico L’intervento statale sull’economia fu anche attuato con una subordinazione degli interessi pubblici al potere economico. La crescita dell’industria bellica inoltre si concentrò nel triangolo industriale (Milano – Torino – Genova) aggravando il divario tra nord e sud. Se in Italia i cambiamenti portati dalla guerra risultarono più pesanti che in altri paesi europei, ciò si dovette alla maggiore arretratezza istituzionale, sociale ed economica che la caratterizzava quando vi entrò. L’Italia uscì vittoriosa dal confitto, ma la sua situazione era paragonabile a quella di un paese sconfitto. 1.6 La Rivoluzione In Russia La Russia entra in guerra “portando in grembo la rivoluzione”. SITUAZIONE QUANDO ENTRA IN GUERRA: autocrazia (forma di governo in cui un singolo individuo detiene un potere illimitato) e potere semifeudale, la disuguaglianza giuridica delle minoranze nazionali corruzione erano appena Arretratezza sociale Rapidità di uno sviluppo industriale circoscritto a poche aree e molto dipendente da capitali esteri La guerra toccò ogni famiglia non agiata (x morti/prigionieri), già messa a dura prova dalla scarsità di generi alimentari (leva contadini), vi furono pesanti sconfitte militari a causa della cattiva preparazione dell’esercito, crebbero gli scioperi, ma, nonostante le richieste di riforme da parte dei partiti liberali, lo zar Nicola II non attenuò il dispotismo, rimanendo sempre più isolato assieme alla Corte, perfino la chiesa ortodossa se ne distaccò. 1917: rivoluzione di febbraio ( per i Russi di Marzo) Il punto di rottura fu raggiunto nel 17 quando una catena di agitazioni spontanee sfociò a Pietrogrado in un grande sciopero generale, a cui si unirono persino i reparti incaricati di domarlo. Nella capitale gli insorti formarono un soviet (=consiglio) degli operai e dei soldati e lo zar dovette abdicare. La Duma (unica assemblea rappresentativa legale del paese) costituì un governo provvisorio debolissimo, e in brave tempo l’unica autorità riconosciuta dalle masse furono i soviet. 7 Le speranze di una pace negoziata furono sepolte dalla pace firmata da Lenin: si ridusse la disponibilità a un accordo da parte degli imperi centrali e il conflitto ne uscì trasformato in una guerra a oltranza. Solo nella seconda metà del 1918 gli Imperi centrali cedettero; si susseguirono la resa di Bulgaria, Turchia e l'armistizio tra Austria e Italia e gli imperi collassarono: 1.Impero asburgico: si disgregò sotto le spinte autonomistiche. 2.Germania: fu sconvolta da un ammutinamento (marinai base Kiel), dalla fuga di Guglielmo II e dalla proclamazione della repubblica di Weimar; firmò la resa 11 novembre. Quindi: Vincitori: Italia, Francia, Gran Bretagna e stati uniti Perdenti : Germania, Russia, Austria 2. IL DOPOGUERRA IN EUROPA: RIVOLUZIONE, REAZIONE, STABILIZZAZIONE 2.1 Versailles: speranze e realtà del dopoguerra Nel 1919 i delegati dei paesi vincitori si riunirono a Parigi per ridisegnare l’assetto dell’Europa, escludendo i paesi vinti, cui i trattati di pace vennero imposti senza possibilità di discussione. Il presidente americano Wilson fu fortemente contrario alla politica francese che mirava a sostituire la Germania per il controllo dell’Europa; l’Inghilterra assecondò la Francia per consolidare conquiste coloniali. La nuova sistemazione del continente europeo venne sancita con numerosi trattati. Il più importante fu il trattato di Versailles, il quale imponeva alla Germania con un vero e proprio diktat: Restituire Alsazia e Lorena alla Francia Cedere lo Schleswing del Nord alla Danimarca Cedere alcuni stati alla Polonia a cui fu dato uno sbocco al mare creando un corridoio fino a Danzica (dichiarata città libera) La Prussia orientale venne separata dalla Germania Saar (che era della Germania) assegnata x 15 anni alla Francia Inghilterra e Francia si spartirono le colonie tedesche. Germania costretta a pagare una cifra altissima come riparazione ai danni di guerra patiti dalle potenze vincitrici Sorti dei paesi sconfitti decise in appositi trattati tra il 19191920: Dissoluzione dell’Impero Asburgico = l’Italia ottiene 4 regioni Venne riconosciuta l’indipendenza dell’Austria tedesca e dell’Ungheria Ungheria dovette cedere la Transilvania ai rumeni e la Slovacchia ai ciechi. NACQUE LA REPUBBLICA CECOSLOVACCA Galizia fu attribuita alla Polonia NASCE REGNO DI JUGOSLAVIA (Serbia, Bosnia, Montenegro, Croazia e Slovenia) 10 Bulgaria resta indipendente ma perse alcuni territori che andarono alla Grecia. Turchia rimasero Istambul e quasi tutta la penisola anatolica Italia: ebbe Rodi e Dadanesco Grecia: ebbe zona di Smirne e isole dell’’Egeo Sorti dei paesi sconfitti decise in appositi trattati tra il 19191920: Stretti dei Dardanelli e di Bosforo vennero internazionalizzati Francia e Inghilterra si spartirono il medio oriente Libano e Siria mandati (affidati ad amministrazione esterna) alla Francia Palestina e Iraq mandati agli inglesi Nella sfera d’influenza di Londra entrarono Arabia e Yemen (paesi indipendenti) Ma tracciare i confini nelle regioni centroorientale secondo criteri autodeterminazione nazionale non era in effetti possibile perché: Le divisioni etniche attraversavano aree economicamente unitarie. Le diverse nazionalità si erano intrecciate e sovrapposte nei secoli. A tali risultati concorse la volontà delle potenze vincitrici di far valere i propri interessi economicipolitici e di impedire la rinascita della Germania: Vasti territori tedeschi furono annessi alla Cecoslovacchia alla Polonia All’Austria venne vietato di unirsi alla Germania Il nuovo assetto europeo scaturì da un compromesso fra la politica imperialistica della Gran Bretagna ,della Francia e gli orientamenti di Wilson. Wilson fece introdurre nel trattato di Versailles l’atto costitutivo della società delle nazioni, la quale avrebbe dovuto risolvere i conflitti internazionali con un’opera di arbitrato,ricorrendo, se necessario , a sanzioni e all’uso della forza. La società non svolse di fatto tali funzioni, rimase di fatto sottomessa agli interessi imperialistici di Francia e Inghilterra. Ciò dipese anche dal fatto che gli stessi USA non vi aderirono, tornando al loro isolazionismo. Quindi: non fu costruito un nuovo ordine europeo ma vennero invece creati nuovi motivi di antagonismo che si aggiunsero alle insoddisfazioni, nutrite dalle attese inappagate In Germania la “pace forzata” attizzò rancore e volontà di rivincita, oltre a contribuire all’indebolimento della nuova repubblica democratica tedesca e all’aggravarsi della crisi finanziaria, che ostacolò una piena ripresa economica e costituendo un grave motivo di instabilità. Nel 1923 la Francia, di fronte al ritardo dei pagamenti, occupò inoltre il più importante bacino industriale tedesco (Ruhr) con l’effetto di aggravare l’inflazione in Germania e accrescendo la tensione sul piano internazionale. Equilibrio europeo precario anche per altri fattori: Frammentazione economica e instabilità politica dei nuovi stati centro orientali Scontento dell’Italia per non aver ottenuto la Dalmazia e le acquisizioni di Medio Oriente previste dal trattato di Londra. 11 Estranea a questo equilibro era la Russia sovietica : Non riuscì ad estendere la sua rivoluzione in Europa In breve tempo sarebbe diventata un importante punto di riferimento per i popoli extraeuropei che premevano x uscire dal proprio stato di soggezione coloniale attraverso l’applicazione di quel principio di autodeterminazione del popolo che Wilson aveva posto alla base della Società delle Nazioni. 2.2 La Guerra Civile Russa E Il “Comunismo Di Guerra” Dal 18 al 20 la Russia fu dilaniata da una spaventosa guerra civile, scatenata dalle opposizioni di destra e dai socialrivoluzionari con l’appoggio delle potenze dell’Intesa. Essa fu favorita da una terribile carestia (alla quale i bolscevichi cercarono di porre rimedio tramite le requisizioni forzate, inimicandosi i contadini), che unita al collasso dell’industria alienò molti consensi ai bolscevichi. I bolscevichi furono rovesciati in nome dell’assemblea costituente ma il governo formatovi dai socialrivoluzionari ebbe vita breve per lo scarso seguito tra i ceti popolari. Molto più pericolosa per le sorti del regime bolscevico si rivelò la reazione degli alti gradi dell’esercito: In diverse zone del paese alcuni generali zaristi riuscirono a instaurare delle dittature militari. Truppe dell’Intesa sbarcarono in varie località: il loro diretto impegno militare fu limitato, ma il sostegno alleato dei controrivoluzionari ( i bianchi)sottolineò l’isolamento internazionale della repubblica sovietica. 1918: social rivoluzionari scatenavano un’ondata di terrorismo. I bolscevichi riuscirono a superare quel momento grazie alla formazione di un efficiente esercito regolare: armata rossa (TROCKIJ, ministro guerra, numero 2 del partito) Intanto: S’intensificarono i sequestri, cercando di far leva sui contadini più poveri contro i meno poveri. Si misero fuori legge le opposizioni I soviet furono esautorati dall’instaurarsi di una dittatura di partito (1918 prese il nome di Partito comunista) Venne reintrodotta la pena di morte Venne creata la CEKA (polizia politica per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio) diveniva strumento primario di un regime di terrore, di cui rimasero vittime anche l’ex zar Nicola II e la sua famiglia. Il terrore bianco non fu da meno: sommosse, saccheggi e fenomeni di banditismo rossi = bolscevichi (comunisti e rivoluzionari) bianchi = controrivoluzionari ( monarchici, reazionari, democratici e conservatori) 1919: viene minacciata Pietrogrado, ma i crescenti successi dell’Armata Rossa portarono alla riconquista di quasi tutti i territori occupati dai controrivoluzionari. 1920: Si conclude la guerra civile 12 perché l’Ungheria fu assalita dai rumeni e dai cechi, appoggiati dall’Intesa. Kun fu costretto a dimettersi, mentre Horthy (ammiraglio) instaurò una dittatura controrivoluzionaria. La caduta della repubblica sovietica ungherese segnò la fine della rivoluzione in Europa, ma non delle speranze bolsceviche, che fondarono nel 1919 l’internazionale Comunista(Comintern) Convinti che il ritardo della rivoluzione fosse dovuto all’opera di freno dei partiti socialdemocratici, i bolscevichi puntarono alla creazione di forti e omogenei partiti comunisti ,e, nel 1920 al congresso del Comintern imposero ai suoi aderenti di separarsi dai socialisti riformisti (divisione del socialismo). Una svolta decisiva si ebbe nel giugno 1921 con il terzo Congresso, che inaugurò la politica del ‘fronte unico’, tra comunisti e socialisti, imposta dall’infuriare della reazione allo spettro della rivoluzione. Essa rimase tuttavia precaria in quanto la III Internazionale non la assunse mai come scelta strategica di fondo e la sua politica subordinava il movimento comunista internazionale alla politica estera dell’Unione Sovietica. 2.4 Il Caso Italiano: La Crisi Del Dopoguerra E L’avvento Del Fascismo. L’Italia fu, dopo la Germania, il paese europeo che la III Internazionale ritenne più prossimo alla rivoluzione. Nel 1920 aumentarono gli scioperi operai, ottenendo importanti conquiste tra cui la giornata lavorativa di 8 ore. A essi si aggiunsero agitazioni non operaie (ex esercito) e soprattutto conflitti nelle campagne. Cosa ottennero scioperi agrari: Lavoratori assunti tramite il sindacato + aumenti salariali. Questo protagonismo delle masse si riflesse in una crescita dei sindacati e di un PSI su posizioni massimaliste (=favorevoli all’attuazione del programma massimo del partito)che divenne nel 1919 un partito di maggioranza relativa. Ne è derivata l’interpretazione che nel 1920 in Italia vi fosse stata un’occasione rivoluzionaria, mancata per la pochezza di leader socialisti. Tuttavia il ciclo di lotte operaie e contadine aveva come limite il non riuscire a saldarsi in un movimento unitario. Il socialismo italiano era nettamente diviso tra: I massimalisti che avevano la maggioranza del PSI e si proclamavano rivoluzionari, Riformisti che auspicavano una politica di collaborazione con le classi dirigenti. Il contrasto tra i due gruppi impedì al partito di operare con efficacia sia per la rivoluzione sia per le riforme.Inoltre i consensi non erano uniformi nel paese. Alle elezioni del 1919 oltre un quinto dei suffragi andò al partito popolare fondato da Sturzo che inaugurò un’autonoma presenza dei cattolici nella vita politica italiana. Sulla carta PSI e PPI avevano la maggioranza della camera ma nella realtà erano antagonisti: PSI: anticlericale PPI (partito popolare italiano) : aconfessionale ma molto dipendente dalla chiesa erano presenti gruppi moderati con una componente democratica svolse un ruolo di argine contro i socialisti, spalleggiando i governi. Tra il 191921 tali governi presieduti da Nitti e Giolitti: Introdussero importanti misure x integrare nel sistema forze sociali e politiche attivate o irrobustite dalla guerra, tra cui il sistema elettorale proporzionale (19 Nitti): favorì l’affermazione di partiti su scala nazionale 15 (socialisti) ai danni della vecchia classe dirigente (ristretti gruppi di potere locale) Non riuscirono ad adeguare le strutture oligarchiche dello stato italiano a una società massificata. Riuscirono a contenere la pressione del movimento operaio, ma non offrirono alla sua ala riformista prospettive praticabili di trasformazione democratica. Non furono capaci di recuperare il controllo del parlamento e di un paese cambiato radicalmente. Intanto le fabbriche vennero occupate , a causa dell’intransigenza degli imprenditori, decisi a ridimensionare il movimento operaio e sempre più propensi alla instaurazione di uno stato forte capace di ripristinare l’ordine.In tale direzione premevano le tendenze nazionaliste, cresciute con la guerra e che si giovavano del mito della “vittoria mutilata”. Nel settembre 19 un corpo di volontari con a capo D’Annunzio occupò Fiume per annetterla all’Italia. L’impresa non produsse nessun risultato, venne messa in evidenza la debolezza della classe dirigente liberale. Le elezioni amministrative del 20 fotografano un momento di stallo: il PSI ottenne una buona affermazione ma riuscì conquistare poche grandi città, segno che il movimento operaio si stava esaurendo; mentre i liberali e i conservatori (uniti contro i socialisti nei “blocchi nazionali”) diedero segnale di ripresa. Fu in questo momento che balzò alla ribalta una nuova forza politica, fondata nel marzo 19 dall’ex socialista Mussolini: il fascismo (di vocazione reazionaria). I “Fasci di Combattimento” riunivano gruppi di futuristi, ex sindacalisti rivoluzionari e membri delle truppe d’assalto della Grande Guerra. Il programma si rifaceva alla tradizione democratica e socialista, come la richiesta di una assemblea costituente e la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. La vocazione reazionaria del fascismo fu chiarita fin dall’inizio dal sostanziale allineamento di Mussolini al nazionalismo e le sue prime manifestazioni pubbliche (ex incendio tipografia Avanti! 19). Con l’appoggio della grande proprietà terriera della Toscana e dell’Emilia il fascismo si organizzò nel 20 in squadre paramilitari e scatenò una violenta guerra sociale, che distrusse la rete delle organizzazioni socialiste e in parte quelle cattoliche: lo squadrismo non trovò resistenza da parte del movimento operaio (pacifico) e godette del favoreggiamento delle autorità e dell’apparato dello stato. Alle elezioni del ’21 i fascisti vennero inclusi nei “blocchi nazionali”, ma il calcolo di Giolitti e dei liberali di poterli riassorbire nella legalità dopo essersene serviti per “ristabilire l’ordine” si dimostrò illusorio. Sostenuto infine da alcuni settori dell’industria, il fascismo acquisì dimensioni di massa, guadagnando consensi tra ceti medi, liberali e i cattolici più conservatori. 192122 l’impotenza dei successori di Giolitti al governo (Bonomi e Facta) suggellò l’agonia dello stato liberale e fece si che si compose un nuovo blocco sociale che si saldava intorno al fascismo, composto dai ceti medi ma egemonizzato dal patronato agrario e industriale. Di fronte al dilagare della reazione armata squadrista esplosero le divisioni del movimento operaio : 1921 estrema sinistra uscì dal partito (PSI) per costituire il PARTITO COMUNISTA D’ITALIA (a cui aderirono anche Gramsci, Togliatti e Terracini), esso rimase però minoritario dovuto anche per: espulsione dei riformisti (leader Turati) si formò un gruppo favorevole al Comintern , diretto da Serrati ce poi si unì ai comunisti. 16 Definitivamente sconfitta l’opposizione di sinistra(fallimento partito socialista con le scissioni) e collasso stato liberale portano nel 21 alla costituzione e all’affermazione del Partito Nazionale fascista(PNF) Mussolini fece convergere su Roma (22)migliaia di ‘camicie nere’(marcia su Roma), che potevano essere facilmente disperse dalle truppe poste alla difesa della capitale, ma il re Vittorio Emanuele Orlando III ne sancì il successo rifiutando di firmare lo stato d’assedio ed incaricò Mussolini di formare un nuovo governo, al quale la Camera conferì pieni poteri. L’avvento del fascismo fu quindi un colpo di stato reazionario preannunciato dall’ostentato dispregio della legalità e delle democrazia, oltre che da un sistematico ricorso alla violenza organizzata. Esso fu appoggiato da tutti i poteri forti della società italiana(chiesa cattolica, apparati statali, corona, industriali). Il fascismo era giunto al potere senza disporre della maggioranza parlamentare, ma con l’uso della repressione e del consenso. 2.5 La Stabilizzazione Del Continente Europeo All’Europa dopo la guerra rimasero tre alternative.: rivoluzione, reazione e stabilizzazione Russia : optò per la rivoluzione, ma non riuscì a diffonderla nel continente Italia: reazione (fascismo), così come in Europa centro orientale si formarono regimi autoritari e conservatori (ex Ungheria e Polonia). Le istituzioni rappresentative erano instabili in Jugoslavia, Grecia, Bulgaria, Romania, i quali si dettero costituzioni democratiche e vararono riforme elettorali e agrarie, ma l’arretratezza economica e sociale, la scarsa coesione e i nazionalismi impedirono alle istituzioni liberali di attecchirvi. Spagna e Portogallo in preda a gravi crisi finanziarie furono soggette a diversi tentativi di colpi di stato. La stabilizzazione seguita alla crisi postbellica fu realizzata nella maggior parte dei paesi europei con corposi mutamenti dei loro assetti politici. In molti casi stabilizzazione e reazione coincisero: la seconda fu strumento e forma della prima (ex dittature militari appoggiate dai vecchi ceti dirigenti o moderno regime autoritario italiano). Fra gli stati coinvolti nella guerra, i soli a sopravvivere furono la GB e la repubblica francese ,che grazie ai loro sviluppati sistemi economicosociali e alla solidità dei loro assetti costituzionali, superarono il cataclisma della guerra senza le drammatiche conseguenze, che colpirono gran parte dell’Europa 3. ECONOMIA E SOCIETA’ NELLE GUERRE 3.1 La Nascita Della Società Di Massa La grande guerra fu un momenti di svolta così radicale da essere considerata da molti come punto d’inizio dell’età contemporanea. Le novità erano però il prodotto di una accelerazione di processi già in atto dagli ultimi decenni del XIX secolo (ex partiti, sindacati, la stampa a grande tiratura, intervento stato nell’economia= protezionismo imperialista). L’economia, la società e lo stato ne erano usciti trasformati perché avevano acquisito una dimensione di massa. La società di massa che si affermò come il connotato fondamentale del Novecento presentava dei tratti distintivi, determinati da: Sviluppo dell’industria Contrazione dell’agricoltura crescita del settore terziario. Tra gli effetti : 17 operai di piccole e medie aziende, lavoratori non qualificati, e la massa dei disoccupati. Nel dopoguerra in Europa regnavano il debito pubblico, la conflittualità sociale e l’inflazione. Ad eccezione di quello inglese, molti governi non ostacolarono la ventata inflazionistica: la svalutazione della moneta riduceva il debito pubblico e favoriva le esportazioni; tuttavia l’inflazione diventò presto incontrollabile. Il paese che più ne soffrì fu la Germania(generando un clima di paura e incertezza favorevole per l’avvento di Hitler). Le potenze europee si ripromettevano di saldare il debito con gli USA con i proventi delle riparazioni tedesche; l’insolvenza tedesca determinò quindi un circolo vizioso dal quale se ne uscì solo quando gli Usa vararono nel 1924 il programma di investimenti ‘’Dawes’’,attivando un flusso di capitali dagli USA alla Germania e da esse alle sue potenze creditrici, e da queste di nuovo agli Usa. Tale meccanismo sorresse la ripresa europea ma contribuì a determinarne la fragilità: la forza dell’economia statunitense e la dipendenza di quella europea era tale che una crisi scoppiata negli USA sarebbe stata devastante. A questi fattori di precarietà del sistema economico internazionale si aggiunsero le politiche monetarie: la GB si era impegnata al controllo dell’inflazione per restaurare il suo prestigio e ruolo internazionale che sarebbe derivato dalla rivalutazione della sterlina. Con questo obbiettivo varò Il sistema del gold exchange standard(1925), secondo il quale all’oro si poteva affiancare la sterlina come mezzo di pagamento internazionale. Effetto: rigidità nei rapporti di scambio tra le valute e limitò gli spazi di manovra delle autorità monetarie nazionali x controllare i rispettivi cicli economici attraverso le leve del tasso di interesse e della svalutazione + il sistema ruotava intorno all’economia inglese, debole e non più in grado di controllare l’economia mondiale. 3.3 La Crisi Del 1929 Il 24 ottobre 1929 l’indice della borsa di New York crollò verticalmente. Tutto ciò fu il risultato di una febbre speculativa che aveva raggiunto livelli elevatissimi negli anni precedenti. 1928:Gli investitori acquistavano azioni con l’obiettivo di rivenderle a breve scadenza nella certezza di lucrare facili guadagni.La crescita del mercato della borsa era perciò maggiore di quella della produzione e del consumo:il valore dei titolo si gonfiava senza alcun rapporto con i valori economici reali. Una quantità senza precedenti di azioni venne svenduta dai suoi detentori nella speranza di limitare le perdite. Effetto crollo della borsa: Ripercussioni sul sistema bancario:in preda al panico, i risparmiatori corsero a ritirare i propri depositi, provocando il fallimento di migliaia di istituti di credito e il blocco degli investimenti. Effetti pesanti nell’industria, la cui produzione venne dimezzata, i prezzi dei prodotti diminuirono Calo della produzione agricola rese insufficiente l’approvvigionamento delle città. Aumento forte della disoccupazione. La sua durata (2933) e le sue proporzioni (colpendo colosso americano si estese a macchia d’olio a tutto il mondo) ne fecero una crisi tanto più drammatica, in quanto sopraggiunse al culmine di una lunga fase di espansione. Chi ne rimase più colpito: 20 Germania, dove erano maggiori la dipendenza dagli investimenti americani e la fragilità del sistema economico. Paesi produttori ed esportatori di materie prime e derrate agricole , come Argentina e Brasile. Cosa emerse: sviluppo ineguale del sistema economico mondiale che penalizzava i paesi periferici, costretti ad esportare a prezzi sempre più bassi e non più in grado di importare manufatti dai paesi più forti. Acceleratore della crisi fu il gold Exchange standard, ma venne risolto grazie alle misure di svalutazione delle monete con cui i governi cercarono di contrastarla. 1931 la stessa Gran Bretagna svalutò la sterlina. Tali provvedimenti miravano a favorire le esportazioni, ma furono accompagnati da politiche volte a difendere i rispettivi prodotti. Ne risultò un crollo del commercio internazionale che avrebbe ricominciato a crescere al termine della seconda guerra mondiale. Nel ’29’32 gli Usa vararono un progetto di riforma del sistema capitalistico, il ‘New Deal’: assegnò allo stato compiti di regolamentazione dell’economia e di intervento a sostegno delle fasce più deboli della popolazione; ridimensionò il potere delle grandi cooperazioni costruì un modello di stato sociale, introducendo assicurazioni contro le malattie, indennità di disoccupazione e altri ammortizzatori sociali. Lo stato si trasforma in imprenditore, finanziando opere pubbliche che crearono nuovi posti di lavoro rialzando il livello di salari e consumi. La riforma del capitalismo riuscì solo in parte a risolvere gli squilibri economici e sociali che la crisi aveva fatto esplodere. Sul piano delle percezioni individuali e collettive contemporanee, la crisi si sommò alla guerra 1418, generando una diffusa disaffezione x la democrazia e x il sistema parlamentare: fascismo e comunismo sembravano promettere l’alba di un mondo nuovo, nel quale lo stato avrebbe provveduto ai bisogni di ciascuno, sacrificando libertà e sicurezza. 4. GLI STATI UNITI 4.1 GLI STATI UNITI COME UNA POTENZA MONDIALE. Il primo conflitto mondiale segnò una svolta nei rapporti di forza economica tra gli Stati Uniti e il resto del mondo. I paesi europei erano indebitati fino al collo per sostenere lo sforzo bellico, soprattutto con gli Stati Uniti, che divennero creditori. Questa straripante potenza non era solo conseguenza dell’essere rimasti relativamente immuni alla guerra (meno morti, no distruzioni). Oltre a tali motivi gli Stati Uniti sono diventati una superpotenza x: Trasformazioni strutturali dell’economia americana Importanti mutamenti del commercio internazionale: o L’avvio dello sviluppo industriale di paesi fino ad ora marginali (ex Canada, Brasile, India) o Declino scambi di prodotti tradizionali (ex tessili) a favore dei beni di produzione (ex macchinari,…) Tale aumento d’importanza economica si accompagnò a una politica di isolazionismo per paura e diffidenza per le condizioni politiche dell’Europa (responsabile del + 21 grande massacro della storia). La radicalizzazione dei conflitti sociali che si erano scatenati nei diversi paesi europei alla fine della guerra alimentò tale paura, aggiungendovi il timore che un contagio rivoluzionario si propagasse dalla Russia dei soviet anche negli Stati Uniti. Tendenze come ‘la paura dei rossi’ si combinarono con‘l’americanismo’, sviluppando un sentimento di orgoglio nazionale, misto a un senso di rivincita e separazione dalla civiltà europea e a un sottofondo puritano e conservatore. Tutto ciò portò a un forte risentimento nei confronti del presidente democratico Wilson e la sua politica estera che tendeva ad assegnare agli Stati Uniti il ruolo attivo di custode e garante di un nuovo ordine internazionale. 1920 la maggioranza repubblicana del senato respinse il trattato di Versailles e non ratificò l’adesione alla Società delle Nazioni, voluta da Wilson. Nello stesso anno Harding vinse le elezioni. Harding confermò la spinta isolazionista, esprimendo una preoccupazione per l’integrità e la saldezza morale americana: approvò misure protezionistiche di aumento dei dazi e una serie di leggi sull’immigrazione; varò legge proibizionista (1919 al ’33 la fu vietata la fabbricazione e la vendita di alcoolici); venne considerato reato la militanza nel partito comunista e nel sindacato radicale IWW (industrial workers of the world) Nacque il ‘Ku klux klan’ coniugava la difesa dell’americanismo col razzismo, praticando la violenza nei confronti degli avversari nemici della patria. Il proibizionismo favorì la diffusione di organizzazioni criminali(gangster), dedite al contrabbando di alcoolici e gestione del gioco d’azzardo e della prostituzione(Al capone). 4.2. IL BOOM DEGLI ANNI VENTI: AMERICANISMO E FORDISMO. La vera ragione del nuovo ruolo economico internazionale degli Stati Uniti stava nella crescente potenza del loro apparato industriale; salvo per un breve momento recessivo nel 21, l’economia americana entrò in un ciclo espansivo che durò tutto il decennio: “i ruggenti anni 20”. Il rilancio produttivo si dovette ad un incremento della produttività, grazie alle innovazioni tecnologiche applicate alla produzione di serie e ad una più razionale organizzazione del lavoro secondo i principi del taylorismo: si svolgevano una sequenza di mansioni in tempi rigorosamente cronometrati attorno alla catena di montaggio di un unico prodotto realizzato in serie. I salari aumentarono di pari passo alla produttività migliorando il potere d’acquisto dei lavoratori: si diffusero infatti nuovi consumi di massa e stili di vita, fondati sull’acquisizione e sull’ostentazione di oggettisimbolo (a tale proposito si diffuse sempre di più la pubblicità, che ora occupava più della metà delle pagine dei giornali); in più buona parte dei beni di consumo durevole erano venduti a rate. La prosperità americana si concentrava quindi nelle classi urbane medioalte, mentre il calo mondiale dei prezzi fu risentito soprattutto dal mondo agricolo,che vide dimezzarsi il proprio reddito di settore. La filosofia dominante del “sogno americano” credeva al mito del successo individuale e considerava le disuguaglianze come il frutto naturale delle diverse qualità personali. Anche nel mondo dei ricchi le risorse tesero a concentrarsi: 22 Roosevelt chiese al Congresso un significativo aumento delle spese militari: per riassorbire la disoccupazione e potenziare l’industria bellica(necessità impellente visto il precipitare della situazione internazionale). IL NEW DEAL (RIQUADRO) Scuola progressista ha tracciato una distinzione tra : primo New Deal. Compreso nell’ottica della ricostruzione e della ripresa economica in termini tradizionali Secondo New Deal avviato nel 35 che mise in moto un processo riformatore in senso antimonopolistico. IDEA LIBERALE:sostenuta da Flynn. Nella trasformazione dello stato in accumulatore e investitore , avvenuta con il New Deal, si espresse una deviazione dello stato estranea alla tradizione liberista americana e + vicina alle esperienze dittatoriali europee. POSIZIONE INTERMEDIA: SCUOLA DEL CONSENSO che ha sottolineato l’eccezionalismo della storia degli USA rispetto ai modelli europei. Tale visione della storia americana ne ha enfatizzato i dati peculiari: Assenza di stratificazioni giuridiche feudali e quindi di ceti nobiliari Capacità di comporre profonde diversità etniche e culturali in un quadro comune di cittadinanza democratica. HOFSTADTER: In accordo con tali orientamenti ha visto nel New Deal il frutto della strategia politica di Roosvelt tra gli interessi contrapposti delle organizzazioni sindacali e delle grandi corporation. PUNTO DI NOVITA’ DEL NEW DEAL: nuova alleanza tra mondo intellettuale ed economico, resa necessaria dalla crisi del 1929. PUNTO DI CONVERGENZA: società senza classi entro la quale ciascuno potesse essere artefice del proprio futuro. SHLESINGER: sintesi tra teoria progressista e quella di Hosftadter. Ha ricollegato la dicotomia tra popolo e monopoli ai due partiti tradizionali, quello democratico e quello repubblicano. Ha sottolineato la natura sperimentale e antideologica della politica di Roosvelt. Seconda metà anni 60 New Deal criticato da parte della nuova sinistra studentesca e giovanile. LEUCHTENBURG: la politica di Roosvelt rappresentò solo una mezza rivoluzione, incapace di aggredire e modificare i meccanismi di fondo, i rapporti di potere e le gerarchie sociali dell’economia americna. HAWLEY: ha visto nei mandati presidenziali di Roosvelt il succedersi di tre fasi distinte corrispondenti al prevalere di altrettanti orientamenti diversi: Fase di pianficazione ( fino al 1935) Lotta consapevole al monopolio ( tra 34 e 37) Applicazione degli indirizzi keynesiani in materia di spesa pubblica alla vigilia della guerra. 25 Secondo Hawley furono le regole dello scambio politico a impedire il predominio di un orientamento sugli altri. COMKYN: ha ricondotto l’insufficienza riformatrice della politica della politica di Roosvelt a una carenza di fondo della cultura progressista americana che rimase dipendente dalla logica del profitto e finì quindi x assumere come priorità il rilancio dell’impresa pvt piuttosto che obiettivi di trasformazione sociale. 5. L’EUROPA TRA DEMOCRAZIA E AUTORITARISMO 5.1 LA GRAN BRETAGNA Nel periodo tra le due guerre la Gran Bretagna incarnò un modello di sistema politico democratico, fondato sull’alternanza dei partiti di governo e capace di assorbire senza grandi difficoltà le turbolenze della vita economica/sociale ma anche il ridimensionamento della supremazia economica internazionale e della leadership coloniale del paese. 1918 una riforma elettorale fece alzare considerevolmente il numero degli elettori, per la prima volta votarono anche le donne con più di 30anni, insieme a strati consistenti della classe operaia EFFETTO= vittoria della coalizione dei conservatori e liberali guidata da Lloyd George. Il partito laburista perse a causa di una legge elettorale rigidamente uninominale. Si consolidò il moderatismo del movimento operaio, grazie allo stretto rapporto tra Labour Party e Trade Unions, mentre il partito comunista fondato nel 1920 rimase sempre una forza irrilevante. Un problema importante x il sistema politico fu la questione irlandese: la guerra aveva fatto rinviare l’applicazione dell’HOME RULE ( autogoverno concesso nel 1914),una rivolta scoppiata nel 1916 fu repressa duramente e nel 19 il partito nazionalista Sinn Fein (=noi soli) proclamò l’indipendenza. La guerriglia che si oppose alla repressione inglese terminò solo nel ’21 col riconoscimento delle stato libero d’Irlanda, riconosciuto come dominion ( comunità associata all’impero britannico, ma con un proprio parlamento e poteri autonomi). Ne rimasero però escluse alcune contee a maggioranza protestante e la piena indipendenza fu conseguita solo nel 49. L’esaurirsi dell’inflazione aveva determinato una grave recessione e la disoccupazione portò alle elezioni del ’22’23 all’avanzamento dei laburisti col governo McDonald nel ’24 (cadde dopo poco xk privo di maggioranza parlamentare) I conservatori tornati al governo col premier Baldwin e il ministro Churchill, attuarono una politica economica di rigore per restituire alla sterlina la supremazia internazionale: ci fu il raggiungimento della parità aurea e la valuta inglese poté riprendere la propria funzione guida nel gold Exchange standard. EFFETTO = l’obbiettivo fu pagato a caro prezzo soprattutto dai settori industriali più arretrati, come per es. le miniere, dove l’impiego di nuove fonti di energia, la contrazione dei mercati esteri e i riflessi negativi sulle esportazioni di una sterlina ipervalutata nei mercati esteri costituirono fattori di crisi. Il rigore dei Conservatori,che esclusero misure protezionistiche a favore dell’industria nazionale, non riuscì a portare il paese fuori dalla stagnazione economica(nel ’31 aumentarono disoccupazione, e il debito della banca d’Inghilterra e il bilancio dello stato era in ‘rosso’). Nel 29 i laburisti riportarono al governo MacDonald, il quale, contro il parere del partito, formò un governo di unità nazionale(4laburisti, 4 conservatori, 2 liberali), adottando inoltre pesanti tagli alla spesa pubblica e prelievi sugli stipendi pubblici. 26 1931 fu abbandonata la parità aurea la sterlina si svalutò di un terzo, determinando però l’aumento degli investimenti e delle esportazioni, che si valsero anche di rapporti preferenziali introdotti con la creazione del Commonwealth. 1935 MacDonald fu sostituito alla guida del governo dal conservatore Baldwin e due anni dopo ci fu Chamberlain. La British Union of Fascists (32)non riuscì mai ad esercitare un peso significativo : l’opinione pubblica era di orientamento pacifista e ciò contribuì ad orientare la politica estera su una linea conciliante con la Germania nazista (linea dell’appeasement), in più gli stati del Commonwealth erano piuttosto favorevoli ad un intervento militare in Asia contro l’espansionismo del Giappone. 5.2 LA FRANCIA La Francia aveva vinto la guerra ,ma non ne era uscita in condizioni molto migliori della Germania. Per pagare la ricostruzione Parigi dipendeva in buona misura dalle riparazioni di guerra pagate dalla Germania e dai prestiti degli alleati, non riuscendo però a coprire tutte le uscite. Il governo di centro destra avviò una politica deflattiva di riduzione delle spese e stabilità monetaria; sciolse inoltre la Confederazione generale del lavoro per opporsi alle agitazioni contro la disoccupazione. EFFETTO: non si ridusse il deficit di bilancio inoltre, la radicalizzazione sociale e i limiti della politica governativa spinsero gli investitori a disfarsi dei capitali in valuta francese, cosicché i prezzi salirono e il franco si deprezzò. EFFETTO: favorì il cartello delle sinistre formato dai socialisti e radicali che nel 1924 conquistarono la maggioranza con Herriot. HERRIOT: la sua politica di governo fu incerta e la richiesta socialista di un prelievo fiscale sui capitali venne osteggiata dal mondo finanziario e dal Senato. 1925: Cade Il Governo Poimcaré alla guida dell’esecutivo che formò un governo di unità nazionale senza i socialisti. 1928:ottenuti i consensi necessari per invertire la politica economica il franco venne svalutato: le esportazioni ne ricevettero subito impulso ed il bilancio dello stato tornò in attivo. 1930: Popolazione urbana supera quella rurale, grazie anche ad un aumento degli immigrati. Intorno alle grandi città nascevano i sobborghi operai (le banlieue), mentre il mondo rurale rimase legato alla piccola proprietà e orientato all’autoconsumo. EFFETTI CRISI DEL 29: Sterlina e dollaro si svalutarono penalizzando le esportazioni, La produzione industriale scese sotto i livelli postbellici e i conti pubblici tornarono in rosso. 34 fallisce l’industria automobilistica Citroen Dal ’29’32 : 27 La sistemazione postbellica aveva lasciato molti problemi nei paesi dell’Europa centroorientale. I nuovi stati costruiti anche in funzione antitedesca erano deboli e spesso minati da contrasti etnici interni, che in alcuni casi(Polonia, Ungheria) prendevano a bersaglio le minoranze ebraiche. La struttura sociale rispecchiava, in genere un agricoltura arretrata, dominata da una proprietà autoritaria e chiusa all’innovazione. Solo in Romania e Bulgaria la distribuzione delle terre ebbe dimensioni rilevanti. In tale quadro fecero eccezione l’Austria e la Cecoslovacchia, contraddistinte da una importante base industriale, ma ciò non valse ad evitare la fine della democrazia alla prima e la perdita dell’indipendenza alla seconda. AUSTRIA: forte divisione tra città e campagna. 1919: alle elezioni vinsero per pochi voti i socialisti (contro i cristiano sociali, espressione del mondo rurale, e la destra nazionalista favorevole all’unione con la Germania) ma nel 21 furono espulsi dal governo e ci fu una situazione economicosociale pessima: vi furono scontri tra ceti agrari e la “Vienna rossa”, con l’apparizione di milizie legate ai partiti. Ripercussione della crisi del 29: o Crollo di un’importante banca o Accentuazione delle propensioni filotedesche e filonaziste dei nazionalisti 1932: o Il partito nazista ottiene un clamoroso successo alle elezioni, ma i cristianosociali al governo vararono una costituzione che attribuiva poteri dittatoriali al capo del governo (Dollfuss) e sciogliendo i partiti nazista e socialista: nuovo regime “clericofascista” 1934: insurrezione delle forze di sinistra venne repressa e segnò la sconfitta del movimento operaio. DULFUSS assassinato nel corso di un fallito colpo di stato nazista. il nuovo cancelliere Schuschnigg : o proseguì l’opera di Dollfuss inserendo la Heimwer (raggruppamento, poi partito politico, di estrema destra sorto in Austria dopo la prima guerra mondiale e basato su formazioni paramilitari di carattere regionale) nella struttura statale, o Ma l’asse tra Roma e Berlino (1937) privò l’indipendenza austriaca del sostegno che l’Italia le aveva garantito in funzione antitedesca, aprendo la strada all’annessione dell’Austria alla Germania (Anschluss) CECOSLOVACCHIA: Consolidò la democrazia grazie ad un’economia e una società progredite e alle personalità dei presidenti Politica di riforme Sistema amministrativo fondato sulle autonomie delle province che permise di contenere le tensioni derivanti dalle differenze etniche , religiose e culturali del Paese; ma nel 30 i conflitti etnici si aggravarono per effetto della crisi economica. 30 Non trovando alleati che la difendessero nel 3839 dovette arrendersi alle pretese espansionistiche della Germania. POLONIA: Con trattato di Versailles aveva frontiere sicure a occidente ma senza confini definiti ad est La linea Curzon assegnava la sovranità del paese a regioni abitate in maggioranza da polacchi, ma il movimento nazionalista rivendicò i territori orientali anticamente appartenuti alla Polonia impegnando nel 20 in una guerra senza risultati con la Russia sovietica. Movimento nazionalista fa colpo di stato e instaura una dittatura. UNGHERIA: Repressa la rivoluzione, Horthy fu proclamato reggente e instaurò regime autoritario che si oppose con successo ai tentativi di un colpo di stato della dx fascista e nazionalista, fautrice di una revisione dei trattati di pace. Problema di fondo rimase la questione agraria Movimento nazista delle Croci Frecciate si affermò come la maggiore forza di opposizione (39), conquistando sempre più consensi : nel 38 il governo inasprì la legislazione antisemita che aveva introdotto, primo in Europa, nel 20. ROMANIA: Problema della questione agraria, dove x tutti gli anni 20 si contrapposero il partito liberale e il partito contadino . 30: il rientro in patria del re Carol II impresse al paese una svolta a dx, determinando la sempre più frequente violazione delle norme costituzionali da parte del sovrano e la legittimazione dei movimenti antisemiti/fascisti, tra cui il corpo paramilitare della Guardia di Ferro. 37: Introduzione di leggi antisemite 38: re Carol sospese la costituzione, mise fuorilegge i partiti e formò un governo di unità nazionale (poi sostituito da una dittatura militare durante la guerra) L’involuzione autoritaria da parte di un sovrano avvenne anche in: Jugoslavia (Re Alessandro I sciolse il parlamento e i partiti per domare la ribellione indipendentista di croati e sloveni. Bulgaria ( il leader contadino, che si era impegnato in una politica di riforme fu rovesciato e ucciso nel 1923 da un colpo si stato militare sostenuto dal re Boris III, che limitò la libertà dei partiti e ridusse il parlamento ad organo consultivo) 6. IL FASCISMO 6.1 LA COSTRUZIONE DEL REGIME. Il governo di coalizione di Mussolini formato dopo la marcia su Roma, poteva contare solo su 34 deputati fascisti, ma godeva di una larga maggioranza alla Camera grazie al ‘fiancheggiamento’ dei liberali e di parte dei cattolici, oltre che della corona (+ ambienti economici dominanti e ceto medio x riportare ordine al paese, distruggendo opposizione socialcomunista e movimento operaio) 31 Mussolini s’impegnò in un’opera di trasformazione delle istituzioni liberali: 1922 fu costituito il Gran Consiglio del Fascismo, organo consultivo, col compito di elaborare la linea d’azione del governo. 1923 fu istituita la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, corpo militare che inglobava le ‘camicie nere’.: la trasformazione istituzionale dall’alto si affiancò alla prosecuzione dell’opera eversiva dal basso avviata prima della marcia (squadrismo). Dopo l’introduzione di una legge elettorale maggioritaria (legge Acerbo 23), alle elezioni del ’24 ottennero una vittoria schiacciante (anche grazie alle violenze squadriste), x le quali prepararono il “listone”, in cui trovarono posto liberali e cattolici mentre le opposizioni si presentarono divise. Proprio nello stesso anno il fascismo visse il suo momento di crisi, per l’uccisione del leader socialista riformista Giacomo Matteotti, da parte di un gruppo di squadristi,x le accuse per i brogli elettorali e x le violenze nella campagna elettorale. I partiti dell’opposizione(guidati da Amendola, che poi fu vittima delle violenze squadriste) reagirono abbandonando il Parlamento (secessione dell’Aventino) e chiedendo invano un intervento del re Vittorio Emanuele III. Mussolini superò la crisi con un’accelerazione del processo di fascistizzazione dello stato. Rivendicò (25) alla Camera la responsabilità “politica, morale e storica” dell’avvenuto e con la collaborazione del nuovo ministro della giustizia Rocco varò una serie di leggi che trasformarono il volto dello stato italiano: Fu ripristinata lettera dello statuto albertino, svincolando il governo dal voto di fiducia del Parlamento e abolendo la distinzione tra i poteri affermatosi nello stato liberale. Nel ’26 introdusse una legge ‘per la difesa dello Stato’, con pesanti restrizioni alla libertà personale e alla vita politica: o Scioglimento dei partiti antifascisti, o Confino di polizia per gli oppositori, o Un Tribunale speciale per la difesa dello Stato composto da ufficiali della Milizia e dell’esercito. o Pena di morte x chi attentasse alla sicurezza dello stato o Soppressione delle libertà di associazione e di stampa Furono eliminate le autorità locali, i sindaci e le giunte vennero sostituite con podestà e consulte nominate dall’alto. Si intervenne anche nelle decisioni sindacali,nel ’25 Patto di Palazzo Vidoni, tra Confindustria e i sindacati fascisti, che escludeva dalla firma di accordi contrattuali tutte le altre organizzazioni sindacali. L’anno dopo il patto fu sancito da una legge che: proibì lo sciopero, riservò ai soli sindacati fascisti il diritto di stipulare contratti collettivi , istituì la magistratura del lavoro per concludere le controversie individuali tra lavoratori e imprese = primo passo per l’elaborazione del 32 1927 si avviò una recessione, causata dal crollo delle esportazioni le merci erano troppo care a causa della rivalutazione lira), dalla caduta della domanda interna per consumi privati (tutto ciò venne poi accentuato dalla crisi del 29); ciò portò a una svolta protezionistica che negli anni ’30 fu accompagnata da un massiccio intervento dello stato nell’economia x salvare i settori industriali in crisi e x avviare una imprenditoria di stato (fase dirigismo). Si costituirono: IMI (istituto mobiliare italiano 31) ente pubblico che concentrò nelle sue mani la concessione di finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese. IRI(Istituto per la ricostruzione industriale 33) compagnia finanziaria statale che provvide al salvataggio delle principali banche miste. Banca d’Italia fu trasformata in ente di diritto pubblico con rafforzati poteri di controllo sulle altre banche, tramite il quale il denaro dei risparmiatori fu rastrellato in cambio di titoli obbligazionari di stato e immesso nel circuito degli investimenti industriali. Una scelta per sviluppare la produzione agricola fu compiuta e propagandata nel ’26 con la ‘battaglia del grano’, consistente in un tentativo di estendere la superficie coltivata (avvenne a danno dell’allevamento) e proteggere la produzione nazionale con tariffe doganali sulle importazioni. I dazi sul grano e la politica protezionistica entrò a svantaggio del Mezzogiorno, dove le culture ortofrutticole entrarono in crisi x il blocco delle esportazioni. Un altro progetto ambizioso fu il piano della “bonifica integrale”, che ebbe i suoi maggiori successi con la bonifica delle paludi pontine e la nascita di città nuove come Littoria(=Latina), Sabaudia,… Tuttavia il regime realizzò solo poco di ciò che era previsto e tra il 29 e il 32 i ‘rurali’ manifestarono il loro malcontento. Incapace di imporsi agli interessi forti del paese e impegnato a tutelare i ceti medi, il fascismo scaricò i costi di tale compromesso sulle classi subalterne , private di ogni possibilità di resistenza organizzata, determinando così un profondo disagio sociale e una stagnazione della domanda interna e dei consumi privati. Le politiche interventiste degli anni trenta ebbero aspetti innovativi e lo sviluppo economico dell’Italia, fu rilevante: il PIL aumentò come la produzione industriale, non fu così però pe le condizioni economiche e il tenore di vita del Mezzogiorno. 6.4 LA MODERNITÀ DEL FASCISMO. Aspetti di modernità: Gli strumenti dell’organizzazione del consenso Ampio ricorso ai mezzi di comunicazione di massa: o Fu fondato nel ’27 l’ente italiano audizioni radiofoniche che curò i programmi della radio alternando l’informazione ufficiale con programmi leggeri di musica, canzoni e varietà. o I cinegiornali furono proiettati in tutte le sale cinematografiche o Sostegno dell’industria del cinema (“la cinematografia è l’arma più forte”): 37 fu inaugurata Cinecittà 35 I processi di mobilità sociale avvennero nel segno di una forte dipendenza dallo stato e dalla sicurezza offerta dal pubblico impiego (ex nuova burocrazia nacque per esigenza posti di lavoro e si identificò nella soggezione al potere piuttosto che in un’etica di servizio alla cittadinanza), più che come espressione di un dinamico e autonomo protagonismo sociale. Privilegiati (ex ricorso a domestici, vacanze estive nelle colonie, pensioni, …)e garantiti nella sicurezza del posto di lavoro, i dipendenti statali furono fondamentali x il regime,il quale trovò nelle loro file convinti sostenitori disposti ad infiammarsi per i miti della romanità e della superiore civiltà dei latini. nel campo delle assicurazioni dei lavoratori si affermò un sistema che destinò le pensioni e i regimi previdenziali contro infortuni, malattie e disoccupazione, all’industria, penalizzando specialmente l’agricoltura e il lavoro femminile. il sistema sanitario fu frammentato in molteplici casse mutue, che per erogare le loro prestazioni si appoggiavano spesso a istituti religiosi negli anni 30 la politica sociale del regime fu sempre più orientata a sostenere l’incremento demografico (M. voleva una nazione giovane e fertile), soprattutto nelle campagne: o Nasce l’OMNI (opera nazionale maternità e infanzia) (1925) fornì assistenza alle madri e favorì la professionalizzazione femminile nella pediatria e nell’ostetricia, ma espresse una politica che relegava le donne al ruolo di madri di famiglia e riproduttrici della razza o Alle famiglie con più figli si concessero sgravi fiscali e i celebi vennero tassati politica urbanistica era volta a costruire città a misura del ceto medio e delle pretese imperiali e monumentali del regime. Prevedeva l’abbattimento dei quartieri fatiscenti nelle zone periferiche, dove crebbero borgate prive dei servizi essenziali: tali scelte favorirono la speculazione edilizia, ma non mancarono realizzazioni importanti ( stazione di Firenze). Il problema è capire quanto le novità di questo periodo venissero consapevolmente sollecitate e prodotte dal regime e quanto invece fossero parte di un’evoluzione della società. Un bilancio del complesso rapporto tra modernizzazione e fascismo deve tener conto del fatto che la fisionomia del regime (statalismo, assenza pluralismo, nazionalismo) condizionò e limitò i progressi della società: il ritardo dei processi di modernizzazione presenti altrove fu dovuto alla destinazione delle risorse in favore delle spese militari. NB La gran parte degli italiani, fedele al regime per conformismo e piccoli privilegi, non condivise lo squadrismo ne le pratiche militaristiche della seconda parte degli anni 30. Mussolini ebbe parole aspre contro il carattere imbelle degli italiani, i quali si identificarono solo con alcuni aspetti dell’ideologia (ordine, repressione conflitti sociali, conformismo, religione e famiglia). 6.5 LA POLITICA ESTERA. Pur attraversando fasi diverse, la politica estera del fascismo fu caratterizzata da elementi di continuità che sono stati interpretati a seconda che si insistesse: 1. Coerenza ideologica interna al regime 2. Interessi strategici dell’Italia 36 Storici che hanno sottolineato il primo aspetto: hanno messo in evidenza la rottura operata da Mussolini nella tradizione diplomatica italiana con il suo tentativo di attuare un disegno imperialista, sprovvisto di adeguate basi economiche e militari. La partecipazione dell’Italia ala 2GM fu l’epilogo coerente di un’aggressiva politica di potenza che ne fece un costante fattore di destabilizzazione degli equilibri europei. Storici che hanno sottolineato il secondo aspetto ;hanno distinto varie fasi della politica estera fascista, leggendone le oscillazioni del peso che il paese poteva esercitare a seconda delle alleanza continentali (prima con la Francia poi con la Germania). Il crescente allineamento di Mussolini a Hitler nel corso degli anni trenta fu in larga misura strumentale e la sua entrata in guerra a fianco della Germania fu il risultato contraddittorio di scelte non convinte. Per tutti gli anni 20 la politica estera del fascismo fu volta ad accreditare all’Italia un ruolo di mediazione tra le potenze e di mantenimento degli equilibri europei. Mussolini era in cerca di una legittimazione internazionale, che in qualche misura ottenne partecipando nel 25 assieme all’Inghilterra alla conferenza di Locarno. Stabilizzato il regime e recuperato il controllo della Libia, crebbero le ambizioni espansionistiche negli anni ’30. Le ambizioni di M (dal 32 ministro degli Esteri) furono condizionate dalla debolezza dell’Italia, che lo indusse ad appoggiarsi ora all’una ora all’altra delle grandi potenze, atteggiandosi di volta in volta a difensore della pace e a fautore di una revisione degli equilibri internazionali. 1933 l’Italia firmò un patto con Francia, Gran Bretagna e Germania, che espresse la volontà di inserire il nuovo regime hitleriano nel concerto europeo, ma l’uscita della Germania dalla Società delle Nazioni unite e l’avvio del riarmo tedesco tolsero spazio alla funzione mediatrice dell’Italia. La minaccia tedesca all’indipendenza dell’Austria costituì un forte motivo di attrito tra Italia e Germania, quando Dollfuss fu assassinato Mussolini manifestò la sua volontà di tutelare l’Austria avvicinandosi alla Francia. Nel ’35 l’Italia partecipò con Francia e Gran Bretagna a una conferenza delle nazioni vincitrici della Grande Guerra a Stresa e ne ribadì l’intenzione di respingere le violazioni dei trattati del 19 e i pericoli per la pace dell’Europa. A quella l’Italia fascista preparò l’azione che mutò la sua politica estera: l’attacco all’Etiopia. Nel maggio del ’36 venne piegata la resistenza etiopica con una ‘guerra totale’ che scatenò la dura reazione da parte della Società delle Nazioni, disponendo sanzioni economiche, bloccando i rifornimenti esteri dell’industria bellica (“inique sanzioni” x la propaganda). La guerra d’Etiopia rovesciò gli equilibri europei, l’Italia ottenne la solidarietà della Germania, alla quale notificò la fine della sua ostilità all’annessione dell’Austria, e nell’ottobre del ’36 la nascita dell’asse RomaBerlino consacrò l’intesa tra i due dittatori assegnando a Germania e Italia aree d’influenza diverse (Germania verso Oriente,Italia nel Mediterraneo). Banco di prova di quest’alleanza fu la guerra civile spagnola dove entrambi appoggiarono Franco contro i repubblicani. Passi successivo alla politica estera italiana: (193738) Firma patto antisovietico tra Germania e Giappone Uscita dell’Italia dalla società delle Nazioni Annessione dell’Austria al Terzo Reich. 37 L’ascesa nazista fu favorita da altre formazioni di destra e da alcuni settori dell’esercito, che si illusero di potere utilizzare la NSDAP a proprio vantaggio. La vittoria non dipese dal modo più radicale e brutale con cui proseguì obbiettivi analoghi a quelli delle altre forze di dx (repressione movimento operaio e democrazia),ma si ebbe per aver compreso e utilizzato la nuova natura della politica di massa. La conquista dell’egemonia della NSDAP si ebbe tramite quattro risorse decisive: 1)Una tattica legalitaria. Dopo il tentativo fallito di colpo di stato nel 23 Hitler capì che nella società moderna la conquista del potere non poteva avvenire con una sollevazione militare ma andava preparata ottenendo il consenso delle masse e rassicurando gli alleati sul rispetto formale della legalità. Solo dopo la conquista del potere x via elettorale il nazismo avrebbe imposto i suoi veri obbiettivi (arrivare legalmente al potere ma non usarlo legalmente). 2) Un’ efficiente organizzazione paramilitare della violenza sul modello del fascismo italiano. Accanto alle strutture di partito si affiancarono formazioni paramilitari come le SA (21), protagoniste della violenza indirizzate soprattutto contro socialisti e comunisti), e le SS, che fungevano da guardie del corpo di Hitler. Erano formate da giovani che incarnavano la purezza dello stato razziale, e le loro violenze seminarono terrore accrescendo il potere contrattuale di Hitler, il solo che potesse riportarle all’ordine. 3) Un’abile propaganda attuata con nuovi mezzi di comunicazione. Il massimo artefice della propaganda fu Goebbels, creatore del mito del Fuhrer e regista delle coreografie di massa delle manifestazioni naziste col compito di suscitare emozioni e adesione fideistica . Incrementò l’uso della radio rendendole più economiche. 4) un leader carismatico che nelle parole e nei comportamenti esprimeva l’adesione totale a un’idea. H. illustrò l’ideologia nazista in Mein Kampf: per sopravvivere il popolo/nazione aveva bisogno di uno spazio vitale in cui abitare preservando la sua purezza dalla contaminazione di altre razze che lo avrebbero indebolito e condannato all’estinzione. Controparte negativa degli ariani era il popolo ebreo, dimorante nello spazio degli altri popoli. Gli ebrei erano indicati come i responsabili della prostrazione della Germania(assieme ai socialisti e ai comunisti). Per Hitler antisemitismo e antibolscevismo erano collegati e fornivano la piattaforma ideologia dei progetti di politica estera. La Germania doveva conquistare il suo spazio vitale con una spinta verso est (x nuovo ordine europeo fondato su supremazia tedesca)contro il nemico russo, asiatico e comunista. Moto del nazionalismo fu l’idea di riscossa per l’umiliazione subita dalla Germania con la sconfitta nella guerra mondiale e la pace punitiva inflitta dai vincitori. Per raggiungere tale obbiettivo il popolo tedesco doveva costituirsi in una comunità nazionale organizzata secondo rigidi modelli militari di gerarchia e obbedienza, che escludesse gli ebrei e le sinistre. Con tali premesse la NSDAP guadagnò ampi consensi non solo nel ceto medio, ma nell’insieme della società tedesca. Alle elezioni presidenziali del 32 però venne riconfermato Hindenburg. Hitler si accordò col capo dell’esercito per far cadere Bruning, al quale succedette Von Papen. Nel mentre le SA scatenarono la violenza contro i socialdemocratici e soprattutto contro i comunisti, che vennero sconfitti nonostante si fossero organizzati militarmente. Le nuove elezioni sancirono il successo di Hitler ed il crollo dei partiti moderati di centro. Provati da anni di privazioni e di disoccupazione, i tedeschi esasperati 40 per la lunga e difficile crisi economica si dimostrarono disposti a seguire qualsiasi ideologia estremista che promettesse un rapido cambiamento della situazione. Ciò permise ai nazisti ed ai comunisti di schiacciare in modo evidente le forze moderate che persero centinaia di migliaia di voti. Il Fuhrer tentò subito di sfruttare i successi elettorali appena ottenuti a suo vantaggio richiedendo la Cancelleria in quanto leader del partito che aveva preso più voti. Papen non era disposto a perdere la carica e cercò di placare Hitler offrendogli il posto di vicecancelliere. Hindenburg rifiutò la richiesta, nutrendo una profonda avversione per il capo nazista. ** 7.2 IL TERZO REICH I nazisti seppero creare un nuovo regime (dittatura fondata sul partito unico)in soli sei mesi, servendosi della decretazione d’urgenza. ‘L’allineamento’ delle istituzioni al regime si svolse in apparente continuità con la precedente opera di svuotamento della democrazia, mentre il terrore scatenato dalle SA completava la ‘normalizzazione’ del paese. 1933 fu sciolto il parlamento (1 febbraio) e fu incendiata la sede del parlamento (attentato attribuito ai comunisti, pretesto x ulteriore giro di vite). EFFETTI: Vennero arrestati i principali esponenti del partito comunista Hindenburg (presidente del Reich) firmò un nuovo decreto che soppresse a tempo indeterminato la libertà di stampa, di opinione e associazione, consentì la violazione del segreto epistolare e il controllo dei telefoni. Alle elezioni del ‘33 la NSDAP ottenne il 44% dei voti, la stessa percentuale dell’insieme dell’opposizione(socialdemo, comunisti e cattolici), costringendo Hitler a formare un altro governo di coalizione con il Partito Nazionalpopolare. Nello stesso giorno il capo delle SS aprì a Dachau un campo di concentramento x oppositori politici; nasceva così un sistema carcerario parallelo e autonomo rispetto a quello statale, sottratto al controllo della legge e gestito dalle milizie naziste. Il nuovo parlamento fu subito chiamato a votare una legge che conferiva pieni poteri al governo (aveva strumenti legali x imporre sua volontà), il quale poteva: Legiferare in contrasto con la Costituzione, Gestione trattati internazionali Attribuire al cancelliere la facoltà di firmare decreti al posto del presidente. EFFETTI: (allineamento) Sottopose le istituzioni pubbliche e private al controllo degli uomini della NSDAP Partiti operai e sindacati furono distrutti (Dirigenti dei sindacati arrestati) Partito Cattolico del centro si sciolse dopo la firma di un concordato tra la chiesa e il regime (33) 41 Poteri dei governi regionali passarono a governatori nominati dal centro. Allineamento dell’agricoltura e dell’industria avvenne in base a un accordo con le associazioni patronali: espulsi gli ebrei dalle cariche direttive, la stessa associazione degli industriali rinunciò alla propri autonomia, accettando di integrarsi in uno stato che garantiva la fine di ogni opposizione sindacale. Radio divenne la voce del regime Censura della stampa e soppressione delle pubblicazioni non allineate (nel 33 dati pubblicamente alle fiamme libri di autori antinazionali) Il 6 luglio 33 Hitler poteva annunciare che la “rivoluzione” nazista era conclusa. Nello stesso mese vietò la ricostruzione dei partiti: l’unico riconosciuto era la NSDAP, ormai identificata con lo stato. 1934: notte dei lunghi coltelli (dopo aver rafforzato alleanza con le forze armate e prendendo a pretesto le notizie di un colpo di stato organizzato dalle SA)dove le SS eliminarono buona parte dello stato maggiore delle SA il capo di Azione cattolica, oppositori e concorrenti di Hitler. Tale notte venne accolta con favore dalla popolazione, ansiosa che finissero le angherie delle SA, e dai poteri forti dell’economia e della società: H. consolidò il proprio potere e alimentò il mito del Fuhrer, che appariva come un capo duro ma giusto. con la morte di Hindenburg, un referendum plebiscitario (19 agosto) accettò Hitler come presidente della repubblica e il suo potere divenne illimitato: con la fusione delle cariche di capo dello stato, del governo, del partito e delle forze armate (venne adottato un nuovo giuramento che obbligava soldati e ufficiali all’obbedienza al Fuhrer) nella persona di Hitler l’edificio del Terzo Reich era ultimato. Quello nazista si qualificò come un doppio stato: normativo: espresso dalla burocrazia, rispettoso delle regole e impegnato ad applicarle, senza riguardo per i contenuti etici dei provvedimenti adottati discrezionale: che agiva in odo arbitrario avvalendosi di strutture e sistemi di partito Col tempo vinse la concezione discrezionale del ruolo dello stato: l’elemento dinamico della trasformazione fu il partito, attraverso gli uomini immessi nell’apparato amministrativo e la creazione di organi nuovi (ex SS) che prevaricarono i centri tradizionali del potere = elemento di differenza con caso italiano dove il dualismo tra stato e partito si risolse a favore dello stato. Privo del contrappeso della monarchia, il nazismo affermò la supremazia del partito allo stato, senza eliminare la concorrenza tra i diversi organismi per ottenere l’approvazione di Hitler. Il sistema nazista era in primo luogo un sistema di dominio: la repressione violenta degli oppositori e dei “diversi” (ebrei, criminali, omosessuali, zingari, vagabondi, …)era connaturata nel disegno di uno stato riservato a cittadini razzialmente puri e rispettosi delle direttive del regime. L’allineamento della magistratura, pena di morte, efficienza Gestapo (polizia segreta di stato)e delle S.S furono gli strumenti con cui venne realizzato tale progetto. Segno distintivo del nazismo fu la politica razziale: 42 ad est, tra cui Unione Sovietica e Polonia. Il fallimento del primo tentativo di annessione dell’Austria 34 x colpo di stato dei nazisti locali non dissuase la Germania all’obbiettivo di riunire tutti i tedeschi nel suo territorio. 35 riottengono il Saar violando il trattato di Versailles e accelerando la sua politica di riarmo, superando di 5 volte il contingente fissato dalla pace. La prima dimostrazione della sua forza si ebbe nel ’36 con l’ingresso senza ostacoli nella Renania, che la Conferenza di Versailles stabilì invece dovesse essere smilitarizzata, e nel 37 Hitler dichiarò che la guerra sarebbe stata scatenata entro il 38 e ne indicò gli obbiettivi iniziali: Austria e Cecoslovacchia. Ribadì inoltre la priorità strategica dell’espansione a est per conquistare lo ‘spazio vitale’, non escludendo un conflitto con Francia e Gran Bretagna, ed espose per la prima volta il concetto di ‘guerra lampo’: le campagne militari dovevano essere velocissime per evitare di sottoporre l’economia e la società tedesca a una pressione intollerabile. La proposta del Fuhrer suscitò perplessità negli ultimi conservatori(che avevano aiutato Hitler nella conquista del potere), i quali vennero sostituiti in quanto il potere doveva essere concentrato nelle mani di esecutori ciecamente sottomessi al Fuhrer e di provata fede nazista. La pressione totalitaria da allora non ebbe più limiti: venne accentuata le persecuzione antiebraica (notte dei cristalli)e si accelerò l’arianizzazione delle attività economiche gestite da ebrei. Nel 38 vennero annessi l’Austria e i Sudeti,nel 39 la Boemia e la Moravia, con lo smembramento della Cecoslovacchia. Il primo settembre del ’39, con l’invasione della Polonia, la Germania nazista scatenò la seconda guerra mondiale. LEVIATHAN O BEHEMONTH? STATO, PARTITO E FUHRER NEL NAZIONALSOCIALISMO (RIQUADRO) TERZO REICH: società totalitaria, nella quale i vertici politici del partito nazista erano riusciti a sottomettere gli apparati dello stato e ad esercitare attraverso di essi un controllo totale sulla società. Nel corso della guerra era stata avanzata un’interpretazione diversa. NEUMANN: riprese l’immagine dei due mostri della tradizione ebraica: Leviathan e Behemoth, nei quali Thomas Hobbes aveva rispettivamente raffigurato lo stato, ovvero: un sistema politico di coercizione in cui sono conservate le tracce del dominio della legge e dei diritti individuali. (L) Un non stato, un caos, una situazione d’illegalità, disordine e anarchia. (B) punto in cui Neumann assimilava il nazismo, individuando nella dittatura tedesca la coesistenza di 4 tipi di poteri :partito, esercito, burocrazia e industria. BRACHER: si rifà alla categoria di totalitarismo, rifiutandosi di considerare il nazismo come appartenente alla famiglia dei fascismi.Legge la storia del nazismo culminata nello sterminio degli ebrei come una realizzazione coerente e consequenziale delle intenzioni dichiarate dal dittatore.Per questo la sua proposta è stata definita INTENZIONALISTA. FUNZIONALISTI: storici che , riallacciandosi a Neumann, individuano nei rapporti tra gli apparati della Germania nazista la manifestazione di spinte e tendenze diverse. ( Boroszat, MasonKershaw). 45 Sarebbero i rapporti di forza e i conflitti tra i vari centri potere del sistema (esercito, SS, burocrazia statale e di partito) a determinare le scelte del regime. Potere di Hitler sarebbe il prodotto di una straordinaria popolarità e di un ruolo di arbitro tra le varie parti del sistema. Fanno distinzione tra i primi anni del regime e la fase che si è aperta con la preparazione della guerra. Prima fase: scelte di Hitler sarebbero state bilanciate e condizionate dai settori conservatori e tradizionalisti dello stato e dalle forze armate. Seconda Fase = (193738) i posti chiave dell’amministrazione sarebbero stati occupati dai seguaci del dittatore. Intenzionalisti accusano i funzionalisti di aver banalizzato il fascismo, perché la loro definizione farebbe riferimento a funzioni del sistema e rinuncerebbe a un giudizio morale nei confronti del nazismo, equiparando la dittatura di Hitler ad altri sistemi di potere complessi. Funzionalisti accusano intenzionalisti di ridurre la storia del regime all’ideologia demoniaca di Hitler, non sottolineando la corresponsabilità delle vecchie classi dirigenti nell’avvento del regime. Più in generale è stato loro rimproverato di non prendere in considerazione il problema della continuità della storia tedesca.Hitler è solo una parentesi in quadro positivo della storia tedesca. NOLTE = il sistema dei campi di concentramento sovietici precedette il lager nazista cme modello di riferimento.Il Nazismo , inoltre, si presenta come il difensore dell’Occidente dalla minaccia asiatica portata dal comunismo sovietico. In tal caso l’accusa di voler banalizzare ( normalizzare) il nazismo in chiave occidentale è stata ritorta contro Nolte e gli altri storici che hanno invitato a liberare l’identità odierna della Germania dal peso del passato nazista. 8. LA RUSSIA SOVIETICA 8.1 LA NEP E Il SOCIALISMO IN UN PAESE SOLO Uscita distrutta dalle vicende del 1420 la società sovietica entrò in una fase di ripresa grazie alla NEP (nuova politica economica 21). ATTI DI TALE POLITICA: Settore Agricolo : revoca delle requisizioni dei generi alimentari e la loro sostituzione con un’imposta in natura, pagata la quale i contadini potevano disporre dei loro prodotti. Autorizzare i contadini a vendere le loro eccedenze significava reintrodurre il mercato.Inoltre, l’inefficienza degli scambi diretti di merci spinse il governo a sostituire l’imposta in natura sui prodotti agricoli con una tassa in denaro, ripristinando un’economia monetaria. Permise anche ai contadini di affittare la terra e di assumere manodopera salariata. settore industriale: abolì il lavoro obbligatorio, favorì gli investimenti di capitale straniero, ammise l’esistenza di piccole imprese private. EFFETTI: risanamento delle finanze statali,eliminazione dell’inflazione,stabilizzazione del rublo ancorandolo al gold standard. La Nep fu un’economia mista, in cui le forze del mercato convivevano con l’iniziativa pubblica. 46 Si svilupparono la cooperazione e molti imprenditori e commercianti, ma lo stato mantenne il controllo dei settori chiave dell’economia, assumendo anche un ruolo di pianificazione (nel 21 viene creato ente di pianificazione economica Gosplan) I risultati della NEP furono positivi: Crescita della popolazione Economia recupera Emerse un nuovo ceto di piccoli imprenditori e commercianti (=nepmen) Nelle campagne si accentuarono le differenze tra braccianti e contadini poveri, medi e ricchi, tra i quali si sviluppò uno strato di piccoli imprenditori rurali (=kulaki). Lenin definì la NEP come una sorta di “capitalismo di stato”, considerandola un passo avanti e una tappa intermedia verso l’industrializzazione e il socialismo (mentre Stalin ne propose un’immagine polemica, derivata dalla sopravvalutazione degli elementi capitalistici della NEP e del ruolo del kulaki) . In realtà la NEP permise alla Russia di riprendersi dal disastro in cui era piombata, ma non di uscire dalla sua arretratezza. L a società e l’economia Russa erano dominate dal settore rurale, dalla piccola produzione autonoma, e dalle piccole unità commerciali a cui si accompagnavano l’industria e l’amministrazione statale. Un importante elemento di novità fu infatti il consolidarsi del ruolo dello stato e del partito comunista nella società sovietica, che controbilanciò la democratizzazione dei rapporti economico e sociali portati dalla NEP. I contadini, poverissimi e ignoranti, permearono della loro mentalità arcaica l’intera società, uscita dalla guerra con una fisionomia più accentuatamente rurale e un’agricoltura più arretrata del passato, costituendo un ostacolo x la modernizzazione e la trasformazione in senso socialista del paese. Inoltre la priorità della crisi economica spinse il regime a trascurare fattori di sviluppo decisivi come la lotta all’analfabetismo e la crescita culturale. La gestione della società e la pianificazione economica furono piene di errori e ritardi, che incepparono i meccanismi della NEP lasciando incerte le prospettive del a paese. Passi importanti per consolidare il regime furono attuati nel 1922, quando si ruppe l’isolamento diplomatico partecipando alla conferenza internazionale di Rapallo, stipulando un accordo commerciale con la Germania(riconosciuto poi anche da altri paesi). Sempre nel 22 Russia, Bielorussia, Ucraina e Transcaucasia costituirono l’Unione delle repubbliche sovietiche(URSS), a cui aderirono poi anche le altre regioni dell’ex impero zarista. 1924 muore Lenin EFFETTO: lotta nel gruppo dirigente bolscevico x la successione, riguardante anche la politica economica e le prospettive della rivoluzione. Bolscevichi: la NEP era un’implicita presa d’atto che la rivoluzione in Europa non si era verificata e sostenevano che il nuovo regime, per sopravvivere, doveva contare solo sulle proprie forze. Di diverso avviso era sinistra guidata da Trockij (Fu presidente del Soviet di Pietroburgo durante le rivoluzioni del 1905 e del 1917) puntava sulla riapertura del ciclo rivoluzionario internazionale e proponeva una forte pressione sulle campagne per realizzare l’accumulazione necessaria a industrializzare rapidamente il 47 il XVII Congresso del partito optò x una crescita moderata per allentare le tensioni generate dal primo piano quinquennale. L’esigenza di normalizzazione era sostenuta da vari elementi dell’oligarchia stalinista, ma Stalin attaccò la burocrazia: si aprì così una nuova fase caratterizzata da un rapporto sempre più diretto tra Stalin e la polizia politica, esercitando un controllo illimitato sull’amministrazione statale e su un partito ormai privo di potere. Nel ’34 con l’assassinio di Kirov (esponente di spicco nell’oligarchia stalinista, aveva sostenuto normalizzazione), e un ondata repressiva contro i ‘trockisti’, iniziò il periodo delle ‘purghe’: parola già usata x espulsione dal partito e la perdita del lavoro, divenne più brutale nel ’36 con il processofarsa contro 16 oppositori (poi giustiziati) x essersi dichiarati colpevoli dell’uccisione di Kirov dopo essere stati sopposti a dure pressioni fisiche e morali. Poi toccò a Bucharin nei processi del 3738 e a Trockij nel ’40 (assassinato in Messico da un sicario). Oltre alla vecchia guardia bolscevica, nelle purghe scomparve gran parte della dirigenza stalinista: pena capitale, costretti al suicidio o arrestata e deportata nei campi di lavoro forzato, dove si unrono anche i contadini “dekulakizzati” Riorganizzato nel 29, il sistema concentrazionario sovietico, prese nel ’31 il nome di Gulag (amministrazione centrale dei campi). Nel 40 esistevano 53 campi con oltre un milione di detenuti, usati come forza lavoro schiavizzata in condizioni proibitive: il tasso di mortalità, per freddo, stenti ed epidemie raggiunse il 30% (in totale si contano circa 1 milione di morti a cui vanno aggiunte le esecuzioni capitali). La maggior parte dei reclusi erano giovani con un’alta scolarizzazione: segno che il terrore fu rivolto soprattutto contro i quadri intermedi dello stato, del partito e del sindacato, per evitare che sorgessero nuclei di opposizione. Colpendo la macchina che egli stesso aveva costruito e mantenendo la classe dirigente in uno stato di precarietà, Stalin eliminò ogni vincolo al suo potere personale. Il marxismo – leninismo fu ridotto a un sistema dogmatico di credenze e contaminati da un forte recupero di valori patriottici e religiosi. Così si affermarono un’ortodossia laica e una liturgia di massa, basate sul culto di Stalin, a cui contribuirono: le farse giudiziarie ai “nemici del popolo” , il recupero dei simboli della tradizione zarista (rispondevano ad un diffuso bisogno di sicurezza e stabilità reso pressante dagli sconvolgimenti degli anni 30), e la nuova Costituzione del 36 (aveva dato al terrore staliniano la copertura della legalità. Nel ’38 la destituzione e l’esecuzione di Nikolaj Ezov (capo delle NKVD che aveva diretto la fase culminante della repressione), segnò la fine del ‘Grande terrore’. L’anno dopo Stalin dichiarò che le purghe, inevitabili e benefiche, erano state accompagnate da numerosi errori e che non ne occorrevano altre. 8.4 LA POLITICA ESTERA DELL’URSS E IL COMUNISMO INTERNAZIONALE La Russia uscita dalla guerra civile era uno stato bisognoso di stabilità e di pace, ma anche il punto di riferimento dei rivoluzionari di tutti i paesi. Al dilemma tra privilegiare gli interessi statali o quelli del movimento comunista internazionale prevalse la linea del “socialismo in un paese solo”. Negli anni ’20 l’URSS adottò una politica estera per normalizzare le relazioni internazionali con gli stati capitalistici, senza rinunciare al ruolo di perno della rivoluzione mondiale. L’ambiguità che ne derivò fu dissolta nel 1928 quando Stalin sostenne che l’incombere di una grave crisi economica capitalistica avrebbe aperto nuove prospettive rivoluzionarie e che in tale situazione il nemico principale della classe operaia era la socialdemocrazia. Tali posizioni entrano in relazione con il rifiuto della NEP e dettero inizio alla lotta contro Bucharin (presidente del Commintern) 50 In seguito i partiti comunisti dei diversi furono allontanati e interamente subordinati alla politica estera sovietica.. 1929:venne enunciata una teoria secondo cui la socialdemocrazia era considerata socialfacismo, ciò esasperò le divisioni del movimento operaio con conseguenze pesanti in Germania, dove la divisione tra socialisti e comunisti aggravò la crisi della repubblica di Weimar e facilitò la vittoria di Hitler. Negli anni del primo piano quinquennale l’URSS si chiuse in un isolamento da cui uscì nel ’34 L’aggressività e l’antisovietismo della Germania nazista e del Giappone spinsero Stalin a una politica estera distensiva e di apertura alle democrazie occidentali: si abbandonò la linea di contrapposizione frontale del socialfascismo per un’alleanza antifascista con la socialdemocrazia e le forze progressiste (politica dei ‘fronti popolari’ per l’alleanza tra comunisti,socialisti e radicali creatasi in Francia nel ’34). Nel ’39 dopo l’invasione tedesca della Cecoslovacchia, Stalin però stipulò un trattato di non aggressione alla Germania, per la sua diffidenza per Francia e Gran Bretagna (intenzionate a dirottare espansionismo nazista a est)e per l’impreparazione dell’armata rossa decimata dalle purghe. Il protocollo segreto allegato al patto, che fissava le sfere di influenza assegnando all’Urss Polonia, Estonia, Lettonia, Finladia dimostra che la mossa di Stalin non aveva un semplice carattere difensivo ma rispondeva a una chiara politica di potenza. Quel patto ebbe delle CONSEGUENZE: Screditò la politica unitaria dei comunisti europei Disorientò i movimenti antifascisti per la pace Facilitò aggressione nazista alla Polonia. Tale patto non servì ad evitare l’attacco tedesco nel ’41 all’URSS, che, non avendolo previsto, si trovò impreparata e solo dopo tale aggressione venne ripresa la politica della lotta per la libertà dal fascismo. 1943: Stalin sciolse il Comintern x rassicurare gli alleati sul fatto che la rivoluzione mondiale non era più tra gli obiettivi dell’Unione Sovietica. LO STALINISMO (RIQUADRO) Vi sono state varie correnti di pensiero: TROCKIJ : stalinismo è stato un tradimento della rivoluzione e una forma di restaurazione capitalistica. ARENDT = si è servito del totalitarismo per individuare le peculiarità dello stalinismo nel controllo sociale della massa ad opera di una dittatura autocratica e distinguerlo così sia dai sistemi democratici, sia dalle forme tradizionali di autoritarismo, accostandolo ai regimi fascisti. Tale approccio ha dato origine alla SCUOLA SOVIETOLOGIA ANGLOAMERICANA, che ha visto nello stalinismo una dittatura fondata sul terrore.Nazismo e stalinismo, condividono in tale visione, privano le persone dei diritti individuali e di ogni possibilità di scelta, piegate all’obbedienza e costrette alla sospensione della propria coscienza umanitaria. LEWIN: posizione meno ideologica .Identifica come fenomeni costitutivi dello stalinismo l’industrializzazione e la collettivizzazione delle campagne. Il dispotismo,il culto della personalità, la burocratizzazione e il nazionalismo che ne furono i tratti distintivi appaiono come l’esito di un cortocircuito determinato dalla coesistenza nella soc russa di forme economiche sociali avanzatissime e altre arretrate :elitè di tecnocrati e burocrati creata dall’industrializzazione e mondo 51 rurale.Lo stato che sorse dallo stalinismo nasce dalla tensione tra questi due poli ed è anche lo strumento per dominarla. Per LEWIN l’autocrazia di Stalin è l’incarnazione dello squilibrio: attraverso lo stato si espresse l’incapacità del sistema, in tempi di transazione e crisi, di adattarsi ai cambiamenti da lui stesso prodotti. REVISIONISTI: posero l’accento sull’articolazione di poteri interna al regime, sull’esistenza di divergenze e conflitti tra centro e periferia e tra i diversi settori dello stato.Tali ricercatori hanno tentato di ricostruire una storia della società sovietica sotto lo stalinismo con particolare riguardo alla realtà delle comunità locali e non solo alle scelte e alle lotte dell’eleitè emergente. AA 30.: apice repressivo del grande terrore raggiunto dal sistema staliniano.Il grande terrore causò la morte di migliaia di persone. 1993 lavoro di ricerca tramite il quale si è arrivati ad avere un quadro più concreto del sistema di terrore staliniano.I Gulag erano solo l’anello centrale di una catena reclusiva che comprendeva anche penitenziari e colonie di confino per misure detentive temporanee. Il vero obiettivo della repressione sembra piuttosto l’èlite della cultura e delle professioni. CAP 9 ASIA, AFRICA E AMERICA LATINA TRA LE DUE GUERRE 9.1 I PRIMI MOVIMENTI ANTICOLONIALI La prima guerra mondiale aveva sparso vittime non solo tra le popolazioni europee ma anche tra i soldati indiani e magrebini: la razza bianca aveva preteso dai popoli delle colonie un drammatico tributo di sangue. Quei soldati avevano assistito ad un massacro che aveva incrinato il mito di una civiltà europea superiore, e al tempo stesso avevano incontrato idee di indipendenza e libertà applicabili anche allo stato di soggezione e sfruttamento dei loro paesi d’origine. Tra i 14 punti di Wilson come base x un ordine internazionale vi era anche il “mandato”, che stabiliva il principio della salvaguardia degli interessi dei popoli nativi delle colonie e attribuiva alla potenza coloniale europea un ruolo di sostegno per il raggiungimento della capacità di autogoverno. Il blocco commerciale connesso alla guerra aveva portato a uno sviluppo degli scambi tra le colonie e la loro madrepatria, ma l’arretratezza economica di quei paesi li rendeva inefficienti come mercati x le merci europee in eccedenza. Si poneva così il problema di un’organizzazione più razionale del dominio coloniale, che non si fondasse sulla spoliazione di materie prime. L’art 22 dello statuto della società delle nazioni indicava una soluzione preventiva ponendo tre tipi di mandato: 1. periodo transitorio di tutela istituzionale x il raggiungimento della piena indipendenza (Francia e GB) 2. un’amministrazione coloniale sotto la supervisione della società delle nazioni (Germania) 3. un’incorporazione nel dominio della madrepatria (Germania). La guerra mondiale aveva indebolito la forza e l’autorità degli imperi, e in più la rivoluzione del 17 aveva mostrato al mondo una rivoluzione vittoriosa x i paesi alla ricerca della libertà. Tra i principi del nuovo regime sovietico Lenin aveva posto anche l’autodeterminazione dei popoli e nel corso degli anni venti nacquero partiti affiliati all’Internazionale comunista in India,Cina, Indonesia,Sudafrica, Egitto, Palestina e Siria. Ognuno di questi partiti s’identificava come difensore degli interessi delle masse rurali più povere ( proletariato dei paesi preindustriali), ma era pronto ad appoggiare le rispettive borghesie nazionali x una comune lotta antimperialista contro il dominio coloniale. 52 1938: una legge di mobilitazione nazionale attribuì pieni poteri allo stato nella vita economica della nazione. I sindacati vennero sciolti e sostituiti con una associazione patriottica industriale di stampo corporativo. 9.3 LA CINA E IL SUDEST ASIATICO SITUAZIONE DOPO LA GRANDE GUERRA: La repubblica cinese, istituita nel 1912, non godeva di un adeguato consenso popolare e il controllo del paese rimase nelle mani dei governatori militari delle province, ”signori della guerra”, il cui potere si accrebbe dopo il primo conflitto mondiale. Inoltre agricoltura : Arretrata e fondata sull’autoconsumo.Tuttavia la penetrazione occidentale commercializzò almeno parzialmente l’economia rurale, favorendo la formazione di latifondi basati sulla proprietà privata. A questo strato di proprietari si contrapponevano i MINIFONDI: insieme di piccoli appezzamenti di terra della maggioranza dei contadini e quasi sempre insufficienti a garantire la sopravvivenza. Forte incremento demografico x abbassamento della mortalità, dovuto alle vaccinazioni e ad alcuni miglioramenti igienici. ( aggrava situazione dei scarsità del terreno) Dopo la guerra non mancarono segni di una reazione alla presenza occidentale e alla disgregazione del paese: 1919: studenti, impiegati e commercianti manifestarono contro la subordinazione della Cina agli interessi stranieri. 1921 (dalle ceneri del movimento del 19) fu fondato il partito comunista a Shangai. Il partito al potere, ovvero Partito nazionale del popolo ( Guomindang) con presidente Sun YAT SEN radicalizzò la propria battaglia x l’indipendenza nazionale e promosse una collaborazione con i comunisti cinesi e con l’Unione Sovietica Successore Chiang lanciò nel 1926 una spedizione a nord contro i “signori della guerra” e ponendo poi fine all’alleanza con i comunisti, che vennero massacrati. Chiang sostenuto dai grandi proprietari terrieri, dai ceti sociali medioalti e dalle potenze straniere che lo appoggiavano in funzione antisovietica e antigiapponese, instaurò il proprio governo nazionalista a Pechino, coronando almeno sulla carta il sogno di unificare la Cina. Diverse zone del paese però sfuggivano ancora al controllo del partito e il partito comunista si riorganizzò nelle campagne sviluppando le proprie basi sociali tra i contadini poveri. 1930: Chiang sferra armate contro i comunisti, i quali risposero con una guerriglia basata su mobilità e logoramento del nemico con attacchi improvvisi. Vincono comunisti con a capo Mao Zedong. In contrasto con Stalin e il Comintern, che concepivano la lotta anticoloniale come alleanza tra proletariato industriale e borghesia nazionale, Mao identificava nel proletariato rurale il soggetto decisivo di una battaglia sociale (per una radicale riforma agraria che desse la terra ai contadini) e antimperialistica ( per liberare la Cina dall’occupazione giapponese, Chiang aveva ceduto terreni a giapponesi in speranza di intervento USA). I comunisti, in accordo con le direttive antifasciste del Comintern, proposero di porre fine alla guerra civile x fronteggiare il comune nemico straniero: nel 1936 55 (costretto dai generali del partito nazionale del popolo)Chiang tratta con il rappresentante comunista Enlai, da cui nacque una strategia comune contro il Giappone. Nel 37 le truppe giapponesi iniziano l’invasione al nord e le crudeltà esercitate rafforzarono il prestigio e l’autorità del partito comunista. Dopo seconda guerra mondiale, con la resa del Giappone, la Cina avrebbe dovuto rimanere nell’orbita occidentale sotto il governo di Chiang, almeno secondo il progetto di spartizione concordato tra Stalin, Roosevelt e Churchill. Fedele a tale consegna nel 4647 Chiang portò ripetuti attacchi militari alle basi del partito comunista nelle campagne cinesi. RISPOSTA DI MAO: intensificazione della politica di confische di terre ai danni dei contadini ricchi, ciò rafforzò il consenso del suo partito anche nelle zone della Cina meridionale dove non si era radicata la resistenza antigiapponese. 1948 = comunisti sconfissero in guerra le truppe nazionaliste e nel 1949 entrarono a Pechino mentre Chiang e la parte a lui fedele del Guomindang si rifugiavano a Taiwan. 1949: proclamata la Repubblica popolare cinese. INDOCINA FRANCESE: 1927 venne creato un partito nazionale ispirato al Guomindang, i cui rappresentanti sedevano negli organismi consultivi della Francia ma erano privi di poteri effettivi.Opponendosi alla strategia di collaborazione del Partito nazionale nel 1931 Nguyen Ai Quoc (=Ho Chi Minh) fondò il Partito comunista del Vietnam e organizzò la rivolta indipendentista tra i soldati e i contadini. Si riprodusse una dialettica politica analoga a quella cinese, tra un partito moderati ( espressione di una borghesia nazionale propensa all’accordo con la potenza coloniale) e un partito radicale (espressione dei contadini poveri e fautore di una rivoluzione sociale nelle campagne da raggiungere assieme all’indipendenza). Lo scoppio della seconda guerra mondiale e la sconfitta della Francia rafforzarono le posizioni del partito comunista. 1941: per iniziativa dei comunisti si costituì il Vietmith, il fronte per l’indipendenza del Vietnam, che alla resa del Giappone mosse l’offensiva verso le campagne e le montagne del nord x effettuare un’insurrezione nazionale. Il governo provvisorio di Minh proclamò l’indipendenza del Vietnam. COLONIA OLANDESE DELL’INDONESIA: Il risveglio del sentimento nazionale venne guidato da un partito musulmano, il Saraket Islam a cui, negli anni 20, si contrappose il partito comunista indonesiano, il quale organizzò isurrezioni popolari duramente represse dagli olandesi. 1927 in alternativa all’islamismo e al marxismo fu fondato il Partito nazionale che sotto la guida di Sukarno si pose l’obiettivo di un’indipendenza limitata alla politica interna, su modello Commonwealth. L’Olanda respinse tale richiesta, mise fuorilegge il Partito nazionale e imprigionò Sukarno. Con la dominazione giapponese durante l seconda guerra mondiale Sukarno fu prima costretto all’esilio, poi chiamato a far parte del governo di occupazione Giapponese nel quadro della “sfera di coprosperità della grande Asia orientale”. Dopo la resa Giapponese Sukarno proclamò l’indipendenza dell’Indonesia , ma le truppe alleate inglesi e australiane restaurarono il potere coloniale dell’Olanda che si ritirò dal paese solo nel 49. Movimenti nazionalisti si svilupparono anche nelle Filippine e nel Siam (Thailandia nel 1939), dove l’avvento di un regime costituzionale fu accompagnato da una politica volta a limitare lo sfruttamento delle risorse del paese da parte delle 56 potenze occidentali (anni 30). 9.4 L’INDIA Le campagne erano ancora più povere di quelle cinesi, con le ferrovie e l’irrigazione l’impero britannico aveva promosso la commercializzazione dell’agricoltura e l’abbondanza di cotone e juta aveva favorito l’industria tessile, ma i profitti economici erano assorbiti dall’èlite di ricchi proprietari cointeressata alla gestione del potere coloniale di Londra. Nonostante la miseria, il regime coloniale britannico prosperava perché sfruttava la divisione religiosa esistente tra hindu e musulmani, appoggiandosi ai musulmani perché li riteneva più moderati sul problema dell’indipendenza nazionale. Il movimento anticoloniale indiano era dominato dalla figura di Gandhi, che elaborò una forma di lotta fondata sulla resistenza passiva e la disobbedienza pacifica alle leggi ritenute ingiuste (ex giornata di astensione al lavoro, digiuno e preghiera contro legge che prevedeva carcere senza processo agli agitatori politici, fu però repressa violentemente dalla polizia). Alla fine del 1919 la Gran Bretagna concesse all’India una nuova costituzione che fissava la diarchia tra il parlamento indigeno e il governo ( che però rispondeva del suo operato sol a Londra). 1920= Seguaci di Gandhi che volevano l’indipendenza conquistarono la maggioranza nel Partito del Congresso, l’associazione che riuniva i rappresentanti dell’élite indiana legata agli inglesi. VISIONE DI GANDHI DELL’INDIPENDENZA: ricerca di una via di sviluppo alternativa a quella occidentale, fondata sul rifiuto della civiltà industriale e sul rilancio della filatura e tessitura a mano, tramite boicottaggio delle merci di importazione inglese e il ritorno ad un’economia di autoconsumo. Gandhi si battè anche per gli aspetti + arcaici del costume religioso indiano (estrema subordinazione della donna, segregazione casta dei contadini più poveri destinati a lavori degradanti) 1929 Gandhi arrestato insieme ad altri x la disobbedienza civile (cui il regime coloniale inglese si mostrava impreparato a rispondere). Dopo essere stato rilasciato lanciò una campagna x la produzione di sale contro il monopolio britannico, che li costò una nuova detenzione, la quale risultò in un negoziato da parte del governo inglese. 193031 si tennero a Londra due “Conferenze della Tavola rotonda” ( alla seconda partecipò Gandhi) ma non si raggiunsero risultati definitivi. EFFETTO: Gandhi riperse la disobbedienza civile e nel 32 fu ancora arrestato. Fu sciopero della fame (da lui intrapreso in carcere) che fece riprendere il negoziato che nel 35 condusse all’elaborazione di una nuova costituzione che ampliò l’autonomia e i poteri legislativi dei governi provinciali eletti dagli indiani. Rimase però la diarchia tra governatorato inglese e autogoverno indiano. Nel partito del congresso si fece strada un’opposizione guidata da Nehru, vicina ai modelli del socialismo europeo e fautrice della piena indipendenza dalla Gran Bretagna e di un moderno sviluppo industriale. Negli anni della guerra mondiale andò contro Gandhi che ribadiva la non collaborazione e sostenne le ragioni del sostegno agli eserciti alleati contro la minaccia giapponese. 1945: al governo di Londra c’è Attlee , laburista favorevole ad una ripresa delle trattative. Tali trattative si conclusero nel 47 con la costituzione di due dominions separati: l’Unione indiana ( Hindu) e il Pakistan ( musulmana). 9.5 IL MEDIO ORIENTE E IL MAGHREB 57 molti italiani. Una politica di insediamenti colonici venne perseguita anche dalla Francia nei suoi protettorati (Algeria, Tunisia, Marocco. NB. è uno stato o un territorio controllato/protetto da uno stato più forte.Lo Stato protetto mantiene una certa autonomia per quanto riguarda gli affari interni e non è un possedimento dello stato protettore, il quale si impegna a tutelarne gli interessi e di solito ne dirige gli affari esteri e la difesa), dove la reazione alla presenza straniera assunse forme diverse: Marocco: rivolta armata Algeria: movimento anticoloniale puntava su riappropriazione della lingua araba e della cultura musulmana come condizione x indipendenza. Tunisia: movimento anticoloniale vicino x contenuti ideali e forme organizzative alle sinistre del parlamento francese. 9.6 L’AFRICA In Africa colpiva l’assenza dei requisiti condivisi (lingua, religione) che erano alla base dei movimenti nazionali, ma la presenza delle potenze occidentali ebbe effetti più devastanti che in altri contesti. Generalmente gli stati coloniali africani (subsahariani) erano formazioni artificiali, i cui confini ignoravano quelli preesistenti, comprendendo popoli di cultura, religione e lingua eterogenee: Sistemi sociali e istituzioni indigene distrutti/radicalmente modificati Differenze tribali e etniche vennero alterate o inventate in funzione degli interessi coloniali (ex hutu e tutsi, facevano solo parte di gruppi sociali diversi ,ma vennero “etnicizzati” dai colonizzatori che si erano appoggiati all’”aristocrazia” tutsi). Dopo la 1GM la trasformazione delle ex colonie tedesche in mandati accrebbe la forza della presenza aglofrancese. La Francia esercitò il proprio potere attraverso governatori che controllavano consigli consultivi composti da funzionari coloniali e rappresentanti delle aristocrazie locali, a cui venne concessa la cittadinanza. Vennero fatti sforzi x porre fine alla schiavitù e combattere analfabetismo, venne potenziata rete stradale e ferroviaria. Nell’impero britannico la maggiore autonomia politica introdotta dal Commonwealth portò all’inasprimento della legislazione razziale in Sudafrica, l’unico dominion dove i bianchi erano in minoranza: fin dal 26 la popolazione nera fu esclusa da impieghi qualificati e nel 36 una legge stabilì le elezioni separate. Seguendo l’esempio di Gandhi, l’African national congress (organizzazione rappresentativa della maggioranza nera sudafricana) cominciò a boicottare le elezioni separate. Fu solo dopo la 2GM , con l’affermarsi della sensibilità antirazzista scaturita dallo scontro col nazismo, che l’attenzione internazionale si concentrò sulla politica di apartheid del Sudafrica, che fondava il predominio politico di una minoranza sul postulato della superiorità della razza bianca e sulla divisione della vita civile in tutti i suoi aspetti in ambiti razziali non comunicanti (ONU fece serie di mozioni contro questa politica). Il modello di segregazione sudafricano costituì un esempio anche x altre colonie inglesi governate da minoranze bianche: ex Kenya. In altri possedimenti privi di coloni bianchi (Ghana, Uganda, Nigeria), un élite locale (la cui formazione fu favorita dal governo) assicurava la subordinazione 60 lavorativa, economica e culturale delle popolazioni nere, in cambio di parte dei profitti delle vendite di materie prime . 9.7 L’AMERICA LATINA Mentre in Europa si combatteva la 1GM, gli USA intensificarono una politica di intervento militare nell’America centrale, sia x ragioni strategiche sia economiche: le debolezza dei regimi politici latinoamericani metteva a rischio sia la sicurezza militare sia gli investimenti finanziari degli USA. Il capitalismo statunitense non era l’unico a muoversi nell’area, ma vi era anche quelle di Francia, Germania e GB. La guerra ridusse di colpo gli scambi tra America latina ed Europa e permettendo agli USA di approfittarne: nel 19 il Congresso autorizzò le banche ad aprire filiali estere, rilanciando così gli investimenti diretti (costruzione ferrovie e impianti elettrici, sfruttamento giacimenti minerari, petroliferi e piantagioni), e fornendo la possibilità di prestiti e aiuti ai latinoamericani. Il flusso commerciale che si istituì tra Usa e AL non era però paritario: gli USA scambiavano prodotti finiti x materie prime , precludendo agli stati latinoamericani uno sviluppo industriale autonomo. Le società private statunitensi erano proprietarie , in condizioni di quasi monopolio, delle risorse di un intero paese (ex banane della United Fruit Company e della Standard Fruit Company), e la dipendenza dai capitali stranieri favoriva lo sviluppo monoculturale delle economie dei paesi dell’area (“repubbliche delle banane”, senza possibilità di entrate e di crescita produttiva che non dipendessero dalle ordinazioni dei mercati nordamericani). Una svolta disastrosa vi fu con la crisi del 29, la quale colpì soprattutto le esportazioni, provocando disoccupazione x i lavoratori delle piantagioni e delle miniere, i quali emigrarono in massa verso le città in cerca di opportunità. Si trattò di una urbanizzazione passiva ( attiva della rivoluzione industriale), in≠ quanto frutto di una fuga dalla povertà delle campagne ma senza prospettiva di impiego, e che determinò la crescita delle bidonvilles (abitazioni di fortuna, prive di condizioni igieniche). La crisi del 29 determinò anche una rottura degli equilibri politici del continente: la metà dei paesi della AL conobbero colpi di stato violenti organizzati dalle forze armate, frutto dell’incapacità dei governi di mantenere il potere in condizioni democratiche di fronte alle pressioni degli strati più poveri. La sospensione della democrazia era il mezzo più semplice x far fronte alla perdita di consenso senza alterare equilibri socioeconomici interni e internazionali. Tra questi paesi fece eccezione il Messico, dove il presidente Diaz guidò la modernizzazione del paese all’insegna del dominio della grande proprietà terriera (possedente anche degli ejidos, terre pubbliche comunali) e sfruttava il lavoro dei contadini poveri (peones). La rivolta di questi ultimi rovesciò Diaz nel 11 e nel 14 i capi militari consegnarono il potere al nuovo presidente Carranza, il quale varò una nuova Costituzione, che, oltre alla riforma agraria sanciva la nazionalizzazione delle risorse del sottosuolo, petrolio compreso. Le compagnie petrolifere inglesi e statunitensi vennero colpite nei loro interessi, così come quelli della grande proprietà terriera, tanto che nel 20 venne ucciso Carranza e venne eletto presidente Obregon, dopo aver garantito il rispetto dei dritti petroliferi americani e della grande proprietà terriera. Seguirono anni di guerre e rivolte, concluse con l’avvento alla presidenza di Cardenas (3440), il quale rilanciò la riforma agraria e mise in discussione i rapporti di subordinazione economica che legavano il Messico all’Occidente, 61 nazionalizzando prima i diritti di compagnie come la Standard Oil e Shell e poi rilevandone i giacimenti petroliferi. Nonostante l’eccezione messicana, gli USA predominavano nell’America centrale, spesso testimoniato dalla presenza militare diretta( l’intervento militare da parte di una potenza che proclamava la propria fede nella libertà e nell’autodeterminazione dei popoli era peraltro fonte di imbarazzo). Fu il nuovo presidente Roosevelt ad affermare nel 33 la volontà di un mutamento, sostenendo la necessità di una politica “di buon vicinato”, rispettoso dei diritti propri e altrui (pochi mesi dopo il segretario di stato firmò una risoluzione che proibiva l’ingerenza negli affari di un’altra nazione, seguito poi dall’effettivo disimpegno militare tranne che a Guantánamo e nel canale di Panama). Il disimpegno militare degli USA però favorì l’avvento delle dittature centroamericane, in quanto lasciarono vacante il ruolo di garanti dell’equilibrio. Ex Batista a Cuba: comandante militare che prese il potere nel 33 e successivamente assunse incarichi di governo formando un regime nazionalista. Anche in Sudamerica la crisi del 29 mise in evidenza i limiti dell’economia priva di basi produttive indipendenti (ex Venezuela, sviluppo condizionato basato sull’esportazione del petrolio). Altre nazioni volsero a sostituire almeno parzialmente le importazioni con uno sviluppo produttivo autonomo, con un capitalismo nazionale autonomo: era l’idea base del populismo, un progetto politico che intendeva ampliare le basi sociali dello stato con la formazione di partiti di massa, o comunque di una forte mobilitazione dei ceti popolari urbani. In Perù il populismo trovò il proprio strumento nell’APRA, il quale si proponeva di realizzare l’unità politica dell’AL come condizione x sconfiggere l’imperialismo statunitense, nazionalizzando terre e industrie (non si riuscì però a realizzare tale programma). Il progetto populista riscosse i maggiori successi in Brasile con la presidenza di Vargas, che si avvalse dello scontro tra partito integralista (carattere fascista) e comunista. Vargas promulgò una nuova Costituzione che conferiva pieni poteri al presidente e istituiva un sistema economico di tipo corporativo, avvicinandosi sempre di più ai regimi dittatoriali europei x quanto riguarda soppressione diritti interventi sociali e produzione industriale. 10.LE ORIGINI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE. 10.1 UN CONFLITTO ANNUNCIATO A differenza della prima, la seconda guerra mondiale fu un evento previsto dagli osservatori dell’epoca. Le previsioni traevano origine principalmente dai trattati di pace della 1GM, che non avevano risolto le divisioni del continente europeo ma contenevano le premesse di nuovi conflitti (si è parlato di “guerra civile europea” cm sfondo/causa del conflitto o come “guerra dei 30 anni” comprendendo le 2 guerre). Le vicende internazionali tra due guerre furono contraddistinte da una contraddizione insanabile: le potenze europee non erano + in grado di risolvere da sole i conflitti, ma gli USA decisero di restringere la loro sfera di influenza al continente americano e al Pacifico. Sugli equilibri continentali pesò anche l’assenza dell’URSS (isolamento dovuto sia x scelte dirigenza sia x contrapposizione ideologica). 62 disposta a entrare nella Società e concludere patti difensivi con i paesi europei. Per combattere il fascismo infine spinse il movimento comunista a una politica di fronte popolare. Questa offensiva di pace non ebbe però successo: il nuovo ministro degli Esteri francese preferì tentare accordi con Germania e Italia, le aperture sovietiche furono lasciate cadere (le potenze occidentali consideravano URSS un’incognita o una minaccia). Questo fallimento aprì la strada ad un’alternativa diplomatica basata sulla tolleranza nei confronti di Hitler come mezzo x conservare la pace (=appeasement), riconoscendo la legittimità di una revisione degli accordi di pace e accettava la Germania nazista come interlocutore più affidabile dell’URSS. L’appeasement, fondata sul presupposto che una politica conciliante avrebbe arrestato l’aggressività del nazismo, ne sottovalutava la vocazione bellica: la guerra (preparata già dal 36) era x Hitler una scelta ideologica, e la sua volontà di metterla in atto gli diede un vantaggio rispetto ai paesi contrari. La mancata comprensione della natura del nazionalsocialismo, unita al pregiudizio sovietico, impedirono di contrastarlo con efficacia. 10.2 LA PENISOLA IBERICA E LA GUERRA DI SPAGNA Rimasta neutrale durante la 1GM,l a Spagna era un paese diviso. sviluppo dell’industria( per incremento domanda estera connesso allo sforzo bellico) favorì un movimento autonomista( nord) resto del territorio agricoltura arretrata in mano ad un’aristocrazia nazionalista Il ceto politico che governava sotto la guida di Alfonso XIII era espressione di oligarchia che si poggiava sulla chiesa e sulle forze armate. Nel 21 si aprì una grave crisi causata da un sanguinoso smacco inferto dai ribelli in Marocco che si risolse nel 23 con un colpo si stato effettuato da De Rivera con l’appoggio del re. Proclamata la legge marziale, sciolto il parlamento e istituita la censura, il dittatore ebbe però l’accortezza di non cancellare le conquiste sociali degli anni precedenti e ottenne la collaborazione di Caballero( segretario del sindacato socialista) , in base ad un disegno di sostituzione degli istituti parlamentari con un sistema corporativo, mai compiutamente definito. Una politica di lavori pubblici ingigantirono il debito pubblico ma si ridusse la disoccupazione e si diede nuovo impulso alla produzione industriale Grazie all’alleanza con la Francia tra il 25 e il 27 De Rivera portò a termine la repressione della rivolta anticoloniale in Marocco. Tali successi non arrestarono il malcontento x la miseria delle masse rurali e x le aspirazioni democratiche che si diffusero nelle università e nelle forze armate. 1930 Rivera si dimette in seguito alla disfatta subita dai monarchici alle elezioni (31 re abbandona il paese). Nell’ elezione x assemblea costituente vince alleanza formata dai socialisti e dai repubblicani di sx. Venne promulgata una Costituzione repubblicana che: istituì il suffragio universale sancì la libertà religiosa introdusse la separazione tra stato e chiesa. 65 Il problema da affrontare x la repubblica fu la riforma agraria: la struttura sociale delle campagne era infatti divisa in estesi latifondi arretrati e un minifondo. Concordi nell’espropriare le terre non coltivate socialisti e repubblicani la pensavano diversamente sulla loro destinazione: socialisti = uso collettivo repubblicani = proprietari indipendenti. La repubblica perse così popolarità e fornì un’arma potente ai suoi avversari, resa evidente da una sommossa organizzata dal movimento anarchico 33. Alla divisione e radicalizzazione delle classi popolari faceva riscontro la volontà di reazione dell’aristocrazia terriera e della chiesa a cui si unì la borghesia imprenditoriale e dei ceti urbani: 1933 alle elezioni vince la destra. Si aprì così il “biennio nero” in cui le sinistre risposero con scioperi generali, sotto la spinta di anarchici e comunisti si accesero delle rivolte ed anche il partito socialista di Caballero si spostò su una linea rivoluzionaria tentando nel 34 un’insurrezione ma senza successo. Questi insuccessi spinsero le sinistre a unirsi in un fronte popolare che raccolse repubblicani, socialisti, comunisti e in parte anarchici, conquistando nel 36 la maggioranza dei voti: il paese si presentava dunque diviso in 2 parti, entrambe dominate dalla paura – l’una della reazione, l’altra della rivoluzione. La vittoria del fronte spinse i cattolici ad abbandonare l’idea di una conquista pacifica del potere. Questa scelta rafforzò i partiti estremi, tra cui la Falange (fondata dal figlio di Primo De Rivera), con un programma vicino a quello del fascismo e fondato sulla triade “autorità, gerarchia, ordine”; ma furono soprattutto le forze armate a raccogliere il messaggio di sovversione della legalità come mezzo x difendere gli assetti sociali esistenti: nel 36 si sollevarono contro la repubblica, dando inizio ad una guerra civile. Il conflitto ebbe cause interne ma un processo di internazionalizzazione ne fece anche uno scontro tra fascismo e antifascismo, anticipatore della 2GM. Benché tutti i governi europei avessero sottoscritto un patto di non intervento, l’Italia sostenne la ribellione franchista, rifornendola con la propria flotta e inviando un contingente. La Germania utilizzò il conflitto come banco di prova della propria aviazione, sperimentandovi il bombardamento a tappeto di insediamenti civili (Guernica rasa al suolo x dissuadere al sostegno della repubblica). Sul fronte repubblicano consistenti aiuti militari provennero dall’URSS e da migliaia di volontari antifascisti raccolti nelle “Brigate internazionali”. Sostenuti da chiesa e esercito i ribelli conquistarono vaste zone della Spagna con al comando Franco. Madrid, Barcellona e le regioni più ricche e industrializzate rimasero in mano ai repubblicani, cui restò fedele la marina. Nel 37 i partiti di destra si unificarono nella falange ( strumento di propaganda di ideologia di Franco e dell’esercito). Le forze repubblicani furono invece minati da contrasti interni: anarchici e alcune forme di sx privilegiavano misure rivoluzionarie di socializzazione della terra, mentre i comunisti davano priorità alla conduzione della guerra (1937 scontro militare a Barcellona). 66 Tali divisioni e il venir meno degli aiuti internazionali (preoccupazione guerra generale) assieme a una minore efficienza militare, segnarono le sorti della repubblica spagnola. Guerra civile si concluse nel 39 con la caduta di Madrid. Il governo di Franco aderì all’asse tra Italia, Germania e Giappone, mantenendo però nel conflitto mondiale una posizione di neutralità, interrotta solo nel 41 con un contingente “volontario” contro l’URSS. Portogallo: paese molto arretrato in cui le forze armate era l’unica struttura organizzata e capace di intervento su tutto il territorio nazionale. L’esempio del fascismo e della dittatura di Primo de Rivera fu imitato nel 26 con un colpo di stato che insediò alla presidenza il generale Carmona (fino a 51), il quale affidò poteri straordinari e la carica di ministro delle finanze a Salazar (oi prende poteri primo ministro, ristrutturazione dello stato): venne fondato Unione nazionale (unico partito tollerato dalla legge), promulgata una nuova Costituzione, ridotto il Parlamento a organo consultivo e in rappresentanza delle professioni, concentrato potere nelle mani del governo, istituita la Pide (polizia politica), la Legione portoghese (milizia paramilitare al servizio del regime) e organizzazioni di massa x il tempo libero. 10.3 LA VIGILIA DELLA GUERRA Per molti aspetti la guerra civile spagnola fu una sorta di laboratorio di quella mondiale, anticipandone gli schieramenti che si sarebbero affrontati tra il 1939 e 45. Il suo contesto diplomatico venne definito dal riavvicinamento Italia e Germania, e tra Germania e GB: dopo arruolamento obbligatorio in Germania, il governo inglese aveva sottoscritto un accordo navale con Hitler e non aveva contrastato l’ingresso in Renania, in più aveva firmato con Mussolini un gentlemen’s agreement che intendeva garantire lo status quo del Mediterraneo. Secondo la sua tradizionale diplomazia del pendolo, la G.B si rifiutava di spalleggiare la Francia nella ricerca di una “sicurezza collettiva” del continente europeo e perseguiva una politica di apertura nei confronti di Italia e Germania, per dirottarne l’aggressività verso i governi di sx di Francia, Spagna e Unione Sovietica. Scoppiata la guerra civile in Spagna Mussolini e Hitler si impegnavano al sostegno di Franco, la G.B indusse la Francia al non intervento, impedendo saldatura del fronte antifascista. Fino al 1934 la prospettiva dell’annessione dell’Austria alla Germania aveva incontrato l’opposizione delle potenze europee, ma dopo guerra in Etiopia l’Italia si era riavvicinata alla Germania, Francia perde peso internazionale, G.B segue politica lineare di appeasement. Austria: non aveva + protettori in Europa e venne imposto da Hitler l’ingresso al ministero degli interni del nazista austriaco Seyss Inquart EFFETTO: nazisti austriaci provocarono ulteriori disordini in favore dell’annessione alla Germania , cancelliere austriaco opta x referendum popolare ma Hitler lancia un ultimatum minacciando la guerra. Cosi’ il cancelliere accettò Seyss Inquart, che, nel 38, fece entrare Hitler a Vienna, accolto dalla folla. Dopo l’Anschluss il fuhrer si impegnò nella questione dei Sudeti, una regione cecoslovacca di confine abitata da molti tedeschi, dove vi era un movimento irredentista incoraggiato dalla Germania. Ne seguì una schermaglia diplomatica che si concluse con un ultimatum di Hitler alla Cecoslovacchia perché cedesse alla Germania i Sudeti e altri territori rivendicati da Polonia e Ungheria. 67 guerra rappresentava un piano espansionistico che restituisse alla Germania una posizione continentale predominante. 11. IL SECONDO CONFLITTO MONDIALE 11.1 GUERRA SU DUE FRONTI: 19391940 1GM 2GM Le operazioni belliche si erano svolte in larga misura nel vecchio continente. 33 nazioni coinvolte, 10 milioni di morti Le operazioni belliche assunsero una dimensione effettivamente mondiale. 72 nazioni coinvolte, 51 milioni di morti In gran parte delimitata agli eserciti Coinvolse massicciamente le popolazioni Dopo il 1939 si ebbe una ‘guerra totale’, che presento 3 caratteri nuovi rispetto a quelle del passato: Fu una guerra di movimento: i fronti attraversarono continenti ed oceani x effetto dell’impiego di aviazione e mezzi corazzati veloci, che resero obsolete fortificazioni e trincee Fu una guerra ideologica: fondata sulla contrapposizione radicale di sistemi politici (anche x questo vi fu mobilitazione dei civili). Non venne combattuta x spostare frontiere e guadagnare territori, ma venne combattuta per annientare il nemico e cancellarlo dalla faccia della terra. Modificò gli equilibri internazionali, segnando il definitivo tramonto della centralità dell’Europa e l’inizio del dominio degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica, i quali, pur essendo i vincitori, rimasero neutrali x i primi 2 anni di conflitto. La prima fase della guerra: (POV ideologico) vide la contrapposizione tra nazismo tedesco e democrazie occidentali, con la neutralità del comunismo sovietico Dopo l’aggressione della Germania all’URSS (1941) e quella del Giappone agli Stati Uniti la guerra divenne uno scontro mondiale tra fascismo e antifascismo. L’offensiva della Germania partì dalla Polonia per poi estendersi ai paesi scandinavi, concentrandosi poi sul Belgio, Olanda e Francia. I successi tedeschi furono il risultato della strategia militare della ‘guerra lampo’37 (attaccare il nemico con campagne brevi, con mezzi corazzati e aere, i territori conquistati avrebbero poi fornito materie prime, fabbriche, manodopera per incrementare la produzione e continuare la guerra) e della tempestiva preparazione militare unita ad un’efficace mobilitazione delle risorse. Nel 39 nonostante Francia e GB avessero dichiarato guerra alla Germania, la Polonia non poté contare sul loro aiuto dovette cadere. A sua volta l’URSS entrò nel paese da est, spartendosi il territorio con l’alleato tedesco. 70 Caduta la Polonia Hitler decise di puntare sui paesi scandinavi per il controllo del Baltico e il ferro scandinavo. L’URSS dopo aver occupato Ucraina e Bielorussia si mosse alla conquista della Finlandia, dove venne mostrata l’impreparazione e l’inefficienza dell’esercito sovietico. Hitler attaccò in aprile Danimarca e Norvegia(la prima non riuscì a resistere, la seconda cedette il 9 giugno dopo una forte resistenza anche a causa del collaborazionismo dei politici locali di destra). Sul fronte occidentale si ebbe la drole de guerre, ‘guerra farsa’, in cui gli eserciti nemici si fronteggiavano senza avviare scontri diretti. I tedeschi erano superiori in uomini e in corazzate, mentre la Francia era arretrata dal punto di vista strategico(attrezzata x una lunga guerra di posizione, fu eretta la linea Maginot – sistema di fortificazioni alla frontiera tra Germania e Svizzera). L’attacco tedesco si ebbe il 10 maggio secondo un piano che prevedeva offensive secondarie verso l’Olanda e il Belgio. I tedeschi sfondarono al centro lo schieramento alleato, i 15 maggio cadde l’Olanda, il 28 il Belgio. Il 20 maggio i Tedeschi avevano raggiunto la Manica costringendo alla ritirata le truppe alleate e circa un mese dopo le truppe naziste occuparono Parigi: il maresciallo Pétain, divenne capo del governo dopo la firma dell’armistizio, la Francia fu divisa in due (il nord sotto il controllo tedesco, il sud e le colonie sotto l’amministrazione collaborazionista di Pétain, con capitale Vichy). L’Italia entrò in guerra il 10 giugno del ’40 firmando anch’essa un armistizio con la Francia. Sul territorio europeo la vittoria tedesca era completa, l’ultimo ostacolo rimaneva la Gran Bretagna, dove Churchill aveva assunto la guida di un governo di coalizione(conservatori e laburisti), che chiese e ottenne (40)aiuti e armi dagli Usa e che accolse i rappresentanti dei paesi sconfitti diventando così la capitale della resistenza europea al nazismo. Denunciata l’alleanza con la Francia collaborazionista, la GB ne attaccò la flotta in Algeria e instaurò un blocco navale nell’Atlantico e nel Mediterraneo. Le truppe tedesche non incalzarono con decisione gli alleati a Dunkerque (40)e il piano d’invasione dell’Inghilterra fu rinviato. L’aviazione tedesca concentrò i bombardamenti sull’area abitata di Londra x indebolire il morale della popolazione e costringere il governo a trattare la pace, ma non fu così grazie all’efficace difesa dell’aviazione e delle postazioni antiaeree inglese, le prime a sperimentare il radar . La “battaglia d’Inghilterra” segnò la prima battuta d’arresto dei tedeschi, che ripiegarono sull’adozione di un blocco navale x impedire l’arrivo degli aiuri statunitensi (‘battaglia dell’Atlantico’ ,scontro tra la flotta britannica e i sottomarini tedeschi, tra il 3941) 11.2 DALLA GUERRA EUROPEA ALLA GUERRA MONDIALE. La sconfitta della Francia e l’ingresso dell’Italia avevano allargato l’area del conflitto perché vi coinvolsero le rispettive colonie. Da Lomdra il generale De Gaulle lanciò un proclama ai francesi chiamandoli alla resistenza: al suo movimento x la “Francia libera” si schierarono anche le colonie, e nel 40 vi fu lo sbarco di un contingente anglofrancese in Senegal. 71 L’ingresso dell’Italia aprì nuovi fronti: in Africa orientale (colonie italiane vicine a quelle inglesi e francesi), al confine fra Libia e Egitto e nella penisola balcanica. Nell’agosto del ’40 gli italiani invasero la Somalia britannica e attaccarono l’Egitto, per acquistare il controllo delle aree petrolifere del Medio Oriente e del nodo Strategico di Suez, ma furono bloccate dalla G.B. Quello africano non fu l’unico fronte della “guerra parallela” voluta da Mussolini x marcare la propria autonomia dall’alleato tedesco: all’insaputa di Hitler l’Italia invase la Grecia, ma dopo alcuni successi iniziali l’esercito fascista subì la controffensiva greca e venne ricacciato in Albania. Nel 41 uno sbarco britannico a Salonicco rese evidente il fallimento dell’iniziativa e portò Mussolini a richiedere l’intervento dei tedeschi, che fu risolutore nei Balcani e modificò a favore delle forze dell’Asse la situazione in Africa del nord. Nei Balcani, dove Romania e Bulgaria si erano schierate con la Germania, il nodo più intricato restava la Jugoslavia. Abbattuto con un colpo di stato militare il governo che aveva aderito all’Asse, la risposta nazista fu immediata e portò alla resa dell’esercito jugoslavo: lo stato federale creato nel ’19 fu smembrato tra Croazia e Serbia, mentre Germania e Italia si divisero la Slovenia. L’intera area passò sotto il controllo tedesco e anche la Grecia subì la stessa sorte, nonostante l’aiuto di Churchill. Altri successi furono conseguiti dall’Asse in Africa del nord: l’Afrikakorps (spedizione nazista) e gli italiani respinsero gli inglesi fino a frontiera egiziana. In compenso la G.B occupando l’Iraq e liberando la Siria e il Libano, riuscì ad allontanare dal Medio Oriente la minaccia tedesca. Italiani furono inoltre costretti dalla controffensiva britannica ad abbandonare l’Etiopia. Alla metà del 41 le sorti del conflitto erano favorevoli alle potenze dell’Asse (ad eccezione della penisola iberica e dei paesi neutrali, l’europa era sotto controllo diretto/indiretto dei tedeschi) fino all’intervento di Usa e Urss nella seconda metà del ’41. Per Hitler l’attacco all’URSS era cruciale sia dal punto di vista ideologico (comunisti e ebrei nei posti di responsabilità=guerra di sterminio), sia x aprire ai coloni tedeschi uno spazio vitale a est, inoltre, una vittoria sui sovietici avrebbe costretto la Gran Bretagna alla pace, scoraggiando un intervento Americano. Come in Polonia, la guerra a est fu combattuta dai nazisti in totale spregio delle convenzioni internazionali: venne sospeso il codice militare e le leggi internazionali di guerra (=lecita la rappresaglia su civili e fucilazione sul posto). L’operazione barbarossa (=attacco URSS) iniziò nel 22 giugno 41(fu la più colossale operazione mai realizzata): l’armata rossa non resse l’urto e i tedeschi giunsero in qualche settimana vicino Mosca, dove l’offensiva si arrestò. Hitler assegnò la priorità al fronte sud, per aprirsi la strada verso il grano dell’Ucraina, carbone di Donetz, petrolio del Caucaso. Dopo aver occupato Kiev e Crimea, Hitler ordinò di riprendere l’avanzata verso Leningrado e Mosca, arrestandosi l’8 dicembre, per la controffensiva sovietica, i 72 Fu in queste aree che venne programmato ed eseguito lo sterminio delle ‘razze inferiori’, in primis ebrei, ma anche slavi e zingari. Nella parte della Polonia in mano ai tedeschi le direttive emanante nel ’39 prevedevano il trasferimento coatto degli ebrei dalle campagne in recinti edificati nella maggiori città(i ghetti): il governatore nazista della Polonia intendeva sfruttare la manodopera ebraica x incrementare produzione industriale, ma si scontrò col capo delle SS (Himmler)che prevedeva invece la deportazione degli ebrei verso est x far posto ai coloni tedeschi ed eliminare ogni contatto con le razze inferiori. Dopo l’attacco all’Urss si avviò l’elaborazione di un ‘Piano generale dell’est’ che programmò la deportazione in Siberia di 31 milioni di persone “razzialmente indesiderabili” (non gli ebrei, x i quali era prevista l’eliminazione). Alcuni storici sostengono che lo sterminio fosse la soluzione da sempre immaginata da Hitler x la questione ebraica. Altri sostengono invece che fosse una scelta maturata durante la guerra: fino alla guerra il regime hitleriano aveva favorito l’emigrazione di massa degli ebrei nel Reich dopo le annessioni dell’Austria e dei Sudeti (cercò di non concentrarla in un solo luogo così da non far nascere uno stato ebraico antitedesco). Le conquiste territoriali fecero però cadere in mano nazista un così alto numero di ebrei che l’idea di trasferirli fuori dal Reich divenne impraticabile. Prese allora corpo l’ipotesi di fare della Polonia un contenitore di ebrei, in attesa di altre destinazioni. Nei ghetti polacchi le condizioni di vista divennero insostenibili (43 insurrezione ghetto di Varsavia), portando a numerose vittime. Nel 41 un decreto chiamato ‘notte e nebbia’ dispose le deportazioni nei Lager di parte dei prigionieri di guerra e di tutti i sospetti di resistenza al terzo Reich. I campi (esecuzioni più “asettiche”, in modo più segreto e meno stressanti di una fucilazione di massa) si diffusero in tutte lo zone occupate e all’interno di essi entrarono in azione la camere a gas e forni crematori. Messa in pratica con diverse modalità a partire dall’estate 41 (fucilazioni di massa o campi), la soluzione finale del ‘problema ebraico’, fu pianificata il 20 gennaio del ’42, dai massimi gradi di SS, polizia, ministeri, partito nazista e presidenza Polonia(Himmler), e portò al rastrellamento degli ebrei ,che, sarebbero prima stati trasferiti nel ghetti di transito in Polonia e poi ai lavori forzati. Qui decimati da stenti e malattie, i rimanenti venivano eliminati perché ‘pericolosi’ in quanto “seme di una rinascita ebraica”. L’olocausto, o Shoah fu deciso senza esitazioni, sterminando circa 6 milioni di persone, e al quale collaborò circa un milione di individui (non solo tedeschi e nazisti ma anche italiani, francesi, polacchi) con rastrellamenti e deportazioni. Nonostante la massima segretezza imposta dalle autorità naziste, notizie sulla sorte degli ebrei trapelarono in Occidente fin dell’estate 42, ma le reazioni degli angloamericani, del popolo tedesco della Santa Sede furono caute e silenziose. 11.5 LA GUERRA TOTALE. VITTIME CIVILI, COLLABORAZIONISMO E RESISTENZA. La guerra di sterminio condotta del nazismo sul fronte orientale determinò una rottura di civiltà, che non mancò di avere effetti sui suoi stessi nemici. L’Armata rossa uccise a maggioranza delle 800.000 vittime civili tedesche. I bombardamenti angloamericani non distinsero tra obbiettivi militari e obbiettivi 75 civili, con l’unico fine di fiaccare il morale delle popolazioni. Negli USA i cittadini di origine giapponese vennero chiusi in campi di concentramento. Nell’agosto 45 gli Usa sganciarono le bombe atomiche sulle città di Hiroshima e Nagasaki(provocando 200.000 vittime civili). Se il crescente numero di vittime civili tra i caduti rende il carattere totale della guerra, collaborazionismo e Resistenza mostrano la faccia della guerra vissuta attivamente da uomini politici, governi e semplici cittadini. Le vicende degli stati e dei collaborazionisti europei furono diverse per: Specifiche tradizioni nazionali Situazioni geopolitiche particolari Tempi diversi della dominazione tedesca Diverso peso esercitato dall’estrema dx nella vita politica. Tratti comuni: Scarsa o nulla autonomia del terzo reich Antisemitismo e persecuzione degli ebrei Durezza della repressione contro gli oppositori e la popolazione civile Intreccio tra un nazionalismo contraddittorio ( perché combinato con la soggezione all’occupante tedesco) e un’appartenenza religiosa intollerante e persecutoria. POLITICA COLLABORAZIONISTA: in Norvegia e Olanda, politica basata su una convinta adesione al nazismo e su comuni pregiudizi razziali e antibolscevichi. In Slovacchia e Croazia: connubio tra nazionalismo e cattolicesimo, che alimentò lo sviluppo di regimi di tipo fascista antisemiti. In Ungheria: politica collaborazionista dove la soluzione fascista era stata combattuta prima della guerra da governi nazionali autoritari, costretti ad arrendersi nel 44 all’occupazione tedesca. In Romania: movimento fascista Croce di ferro era riuscito fin dal 39 a favorire un colpo di stato militare, e i governi successivi si schierarono a fianco dell’Asse. Francia di Vichy: caso più complesso x il tradizionale antagonismo con la Germania. Fino al 42 l’amministrazione francese governò il sud e le colonie, poi i tedeschi estesero l’occupazione in tutto il paese (pur mantenendo la parvenza di un governo autonomo). Il maresciallo Pétain, simbolo della vittoria contro i tedeschi nella Grande Guerra, fu prima fu presidente del consiglio e poi capo di uno stato con una nuova Costituzione, segnando la fine della terza repubblica. Il regime di Vichy sintetizzò un modello di stato autoritario che si ricollegava a una tradizione antidemocratica di destra con profonde radici nel paese. Anche x questo godette di gran consenso durante la prima fase (Petain era colui che aveva posto fine alla guerra + collaborazione che lasciava autonomia alla Francia). Dopo il 42 con Laval capo del governo, il collaborazionismo divenne totale(legislazione antisemita molto severa e applicata con zelo, Francia e Ungheria deportarono ebrei da zone non occupate dalle truppe tedesche). 76 In risposta al collaborazionismo, c’era la Resistenza, un comportamento di opposizione attiva per ragioni esistenziali, politiche, sociali, di dignità nazionali tramite la “collaborazione” con gli alleati angloamericani. Pur essendo un movimento di minoranza, fu importante contributo alla guerra(per le azioni di sabotaggio, scontri a fuoco col nemico, impegnando il nemico, ottenendo la solidarietà della popolazione e alienando consenso agli invasori). La Resistenza si sviluppò con modalità e caratteristiche diverse: Urss: guerriglia di appoggio all’Armata rossa, Balcani: si divise tra fiancheggiatori e oppositori dell’Armata Rossa. Nei Balcani il movimento più forte fu quello jugoslavo(Tito, comunista), che riuscì a creare un vero esercito capace di infliggere perdite a italiani e tedeschi e di liberare il paese Anche in Francia e in Italia fu forte la partecipazione dei comunisti alla resistenza. Gravi episodi di violenza si verificarono nei confronti dei residenti italiani, non solo fascisti o collaborazionisti: migliaia di persone vennero uccise e gettate nelle foibe. Anche in Francia e in Italia fu forte la partecipazione dei comunisti alla Resistenza. In Italia costituirono la maggioranza dei combattenti e ebbero un ruolo di primo piano nella direzione della guerra partigiana. In Francia l’unità del movimento fu incarnata in De Gaulle, il cui luogotenente Moulin fu principale organizzatore della lotta all’interno del paese. Il Consiglio nazionale della Resistenza fu l’organo unitario della lotta che si sviluppò “alla macchia” attraverso una rete organizzativa clandestina. In Germania invece, la Resistenza ebbe gravissime difficoltà a crescere : la repressione durissima, la passività e il consenso diffusi ostacolarono la nascita di una forte opposizione. Con obiettivi diversi, gruppi della vecchia opposizione nazionalconservatrice, esponenti socialdemocratici e comunisti fecero un attentato a Hitler nel 44 (bomba nel quartier generale del Fuhrer)dove rimase illeso e scatenò una brutale vendetta, condannando a morte migliaia di persone. 11.6 GLI ULTIMI ANNI DI GUERRA. Nella primavera del ’42 ripresero le operazioni belliche, con i tedeschi che sul fronte orientale lanciarono un offensiva a sud, che raggiunse il fiume Don, fallendo però il tentativo di accerchiare le difese sovietiche. Hitler divise le proprie forze per raggiungere simultaneamente tre obiettivi: 1)raggiungere Stalingrado; 2)indirizzare l’offensiva principale a sud,(verso il Caucaso); 3)conquistare Leningrado nell’estremo nord. Scopo: conseguire un vantaggio strategico prima del prevedibile intervento americano. Raggiunte tramite il Caucaso l’Iran e l’Iraq e minacciando le posizioni britanniche nel Vicino Oriente le truppe tedesche avrebbero dovuto incontrare quelle giapponesi provenienti dall’India :la tenaglia sarebbe stata poi chiusa a ovest dalle truppe italotedesche in Egitto. 77 sopportati dalla popolazione, mentre il mercato nero colpiva pesantemente le categorie a reddito fisso le distruzioni, i disagi economici, i lutti e la paura determinarono un progressivo indebolimento del fronte interno: iniziò nel ’42 a maturare un ostilità nei confronti del fascismo, e nel ’43 si registrarono gli scioperi di massa nelle città del triangolo industriale(sintomo dell’incapacità del regime di garantire pace e ordine sociale = la ragione del sostegno che Mussolini ricevette da imprenditori e monarchia). Se la credibilità del fascismo era consumata, era tuttavia evidente la debolezza dei gruppi dell’opposizione antifascista. Il Fascismo cadde per una congiuntura di palazzo da parte di gerarchi dissidenti e vertici dell’esercito sotto la direzione della monarchia. Nel 43, messo in minoranza nel Gran Consiglio, Mussolini fu fatto arrestare dal re, che affidò il governo al maresciallo Pietro Badoglio, il quale però proseguì la guerra, richiese alla Germania aiuti x contrastare gli alleati e allo stesso tempo vennero aprite trattative segrete con gli angloamericani x l’armistizio (nella speranza che il loro appoggio salvasse governo e monarchia da reazione tedesca). Badoglio ottenne l’armistizio, il quale venne annunciato l’8 settembre del ’43 dagli alleati, provocando la fuga dello stesso Badoglio e del re, lasciando il paese in balia delle truppe tedesche, che riuscirono facilmente a conquistare la capitale. Il 9 settembre sbarcarono a Salerno le truppe alleate, ma furono duramente contrastate dai tedeschi e il fronte si attestò sulla ‘linea Gustav’, lasciando l’Italia centrosettentrionale in mano tedesca. Le vicende dell’8 settembre segnarono una profonda crisi dell’identità nazionale , dell’idea di nazione come valore unificante degli italiani. A questa crisi corrispose tuttavia una minoranza che spontaneamente, senza coperture istituzionali o militari, iniziò la lotta x la liberazione del paese. Il 9 settembre 43 il Comitato di liberazione nazionale (CLN, 43, organismo clandestino costituito da partiti antifascisti) chiamò gli italiani alla resistenza contro i tedeschi. L’Italia del sud rimase sotto la giurisdizione del governo Badoglio, ma sotto la tutela angloamericana, e nel ’43 dichiararono di voler liberare l’Italia dal fascismo. Ciò portò all’erronea previsione dei partiti antifascisti di poter avere gli angloamericani al loro fianco contro il “Regno del Sud”, giudicato responsabile dell’8 settembre e pesantemente compromesso con il fascismo. In realtà gli inglesi (che definirono la politica alleata in Italia) sostenevano la monarchia ed erano restii a legittimare i partiti del CLN (nel timore che ciò potesse alterare a favore dell’Italia le clausole dell’armistizio). I partiti antifascisti dettero vita al Comitato di liberazione nazionale, per organizzare la resistenza e per assumere, in prospettiva, la guida politica del paese. Aderirono al CLN: Partito democratico del lavoro di Bonomi (politici del periodo prefascista) Partito liberale Partito socialista di unità proletaria (PSIUP) Democrazia cristiana (DC, fondata da De Gasperi) Partito d’azione 80 Partito comunista (PCI) Uniti nella lotta al nazifascismo, questi partiti esprimevano diversi orientamenti politici. Privo di larghe basi sociali e della legittimazione degli alleati, il CLN soffriva di una grave debolezza politica e chiese invano l’allontanamento del re, cui attribuiva gravi responsabilità a partire dall’ascesa al potere del Fascismo. Una svolta si ebbe nel ’44, con il riconoscimento del governo Badoglio da parte dell’Urss ,che aprì la strada alla “svolta di Salerno”: tornato in patria, il leader comunista Togliatti inviò la “questione istituzionale” al dopoguerra e su tali basi i partiti del CNL entrarono nel governo del sud per estendere l’unità del fronte antifascista e non contrastare la volontà degli alleati. Dopo la liberazione di Roma (4 giugno 44) il compromesso di Salerno fu confermato: al re subentrò come luogotenente il figlio Umberto e il predidente del CLN Bonomi assunse la guida del governo. Intanto nel centronord Mussolini fu liberato dai tedeschi formò uno stato collaborazionista, contrapposto a quello del sud (la repubblica sociale italiana RSI), insediato il 23 settembre ’43 a Salò sul lago di Garda. La RSI (repubblica sociale italiana), composta da migliaia di fedeli all’alleanza tedesca, ebbe scarso successo, dovuto anche allo stato di profonda dipendenza dai tedeschi (evidente nella feroce repressione della guerra partigiana e al rastrellamento degli ebrei). Alla Resistenza non parteciparono solo combattenti partigiani, ma anche italiani che non accettavano il dominio tedesco e la rinascita fascista. Come scrisse lo storico Pavone, nel 4345 vennero combattute contemporaneamente 3 guerre, che si intrecciarono nella coscienza stessa dei combattenti: una guerra nazionale di liberazione dello straniero, una guerra di classe che mirava a una trasformazione dei rapporti sociali e una guerra civile tra italiani. La politica fu una componente decisiva della Resistenza: i partiti ne assunsero la guida, e le formazioni partigiane si differenziarono per le linee di appartenenza politica: brigate Garibaldi (comunisti), brigate Matteotti (socialiste), Giustizia e libertà (azioniste) e “verdi” (cattolici, monarchici e “senza partito”). Alla fine del ’44 il comitato di liberazione dell’alta Italia(CLNAI) ottenne l’appoggio degli alleati e x qualche tempo riuscì a mantenere il controllo di alcune zone libere, dove si costituirono le repubbliche partigiane. Nonostante le feroci rappresaglie da parte tedesca a Boves (Piemonte), Marzabotto(Emilia) e a Roma, il movimento partigiano superò le difficoltà preparando infine l’insurrezione nazionale in concomitanza con l’offensiva angloamericana del 1° aprile ’45. La liberazione di alcune città del nord prima dell’arrivo degli alleati confermò il contributo dato dalla Resistenza alla vittoria degli eserciti italiani, dimostrando che in Italia esisteva un interlocutore in grado di far valere il proprio peso nelle trattazioni x la pace. 12.BIPOLARISMO E GUERRA FREDDA 12.1 IL MONDO NUOVO DEL DOPOGUERRA Il ciclo di conflitti conclusi con la seconda guerra mondiale aveva segnato la definitiva scomparsa dell’antico regime e dei grandi imperi multietnici, cancellati dalla Grande Guerra. 81 2GM segnò l’apice e la fine di un periodo pieno di catastrofi, contrassegnata dalla concentrazione nelle mani dello stato di una capacità di controllo e di una potenza tecnologica senza precedenti nella storia umana: Auschwitz e Hiroshima rappresentavano i luoghi simbolo di questo lato oscuro e distruttivo della forza raggiunta dal genere umano. La fase che si aprì nel 1945 segnò invece l’avvio di un nuovo ciclo economico che in Occidente si svolse x quasi 30 anni all’insegna di una crescita straordinaria dei consumi e della produzione (“età d’oro” del capitalismo): beni di consumo durevoli (auto, tv, frigorifero,…) entrarono nell’uso quotidiano e cambiarono la vita delle persone. Anche gli equilibri del mondo cambiarono radicalmente: Il baricentro del potere mondiale si spostò verso USA e URSS (vincitrici della guerra). Il mondo si trovò spartito a metà in zone d’ influenza riconducibili a Usa e URSS , depositarie di armi nucleari che dettero corpo ad una “guerra fredda” sempre sul punto di scaldarsi in un conflitto armato (Il rigido equilibrio bipolare imposto da USA URSS venne messo alla prova soprattutto dalle nuove instabilità e conflitti che di accesero in Corea, Vietnam e in Medio Oriente) In ogni paese vi fu una trasformazione del rapporto tra politica interna ed estera: l’egemonia delle due superpotenze non si limitava al loro predominio militare (cm in passato) ma si traduceva in modelli politicoistituzionali e di crescita economica al quale rifarsi (scegliere la protezione e l’alleanza diplomatica di una delle due significava optare x un’idea precisa di società). Dovettero effettuare tale scelta anche i nuovi statinazione sorti dalle ceneri del dominio coloniale: negli anni 50 e 60 un moto d’indipendenza scosse l’Africa e Asia , le quali ottennero il proprio seggio nell’ONU. Tali processi raggiunsero il culmine tra la fine 60s e inizio 70s, facendo di quel momento uno spartiacque storico: La baby boom generation, concepita e nata dopo la fine della guerra, raggiunse allora l’età adulta, sovraccaricando le strutture formative e produttive. La sconfitta degli USA in Vietnam aprì una nuova fase d’instabilità negli equilibri internazionali: Unione Sovietica ne approfittò x cercare di espandersi militarmente dando vita ad una seconda guerra fredda. Imprese multinazionali e nuovi mercati cresciuti nell’ombra statunitense potenziarono le proprie reti di scambio commerciale e produzione industriale, mettendo in crisi la capacità della valuta statunitense di funzionare da moneta base della nuova economia mondiale. Dopo quasi 30 anni di stabilità del sistema monetario internazionale ( grazie agli accordi di BrettonWoods, il sistema entra in una fase di fluttuazione. Nuovi soggetti economici, come l’Organizzazione dei paesi produttori di petrolio, salirono alla ribalta della scena mondiale imponendo alti prezzi al petrolio e contribuendo a provocare una recessione in tutto l’Occidente. Trasformazioni delle economie più sviluppate: gli addetti al terziario sopravanzavano i lavoratori di fabbrica (=nuova società postindustriale), 82 12.3 LA DEFINIZIONE DELLE SFERE D’ INFLUENZA E LE ORIGINI DELLA GUERRA FREDDA. Gli assetti attorno ai quali sarebbe ruotata la storia dell’Europa e del mondo nel cinquantennio successivo alla 2GM furono stabiliti in una serie di incontri fra Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica, che si svolsero tra il ’43’45 (il conflitto era ancora in corso).Quindi, tali assetti, prima ancora di rispecchiare gli esiti della guerra, risentirono dell’andamento e delle esigenze delle operazioni militari. Il primo incontro si tenne nel 43 a Teheran, il secondo nel 45 a Yalta e l terzo incontro a Potsdam definì le condizioni della pace. Nel primo incontro a Teheran 1943: si posero le premesse degli accordi (ma anche le tensioni e le rotture) degli gli anni successivi. Roosevelt (sostenitore della necessità di costruire un ordine internazionale fondato sui principi della Carta Atlantica)(11.3) espose la sua teoria dei 4 poliziotti che avrebbero dovuto reprimere ogni tentativo di alterare con la guerra gli equilibri internazionali ( il quarto poliziotto era la Cina nazionalista di Kai Shek): la pace doveva essere garantita dalle 4 potenze (dopo l’esperienza fallimentare della Società). Gli equilibri mondiali dovevano essere ridisegnati secondo il principio della “porta aperta”, rifiutando il protezionismo doganale (no isolazionismo). questione dell’assetto dell’Europa postbellica ( cominciando dalla sorte dei paesi sconfitti): • Le sfere d’influenza delle potenze vincitrici furono dettate dalla situazione militare (affidare controllo del paese agli eserciti che l’avevano sconfitto =Italia) • In Polonia e Romania l’URSS si vide riconoscere le frontiere del 1941 e una cintura di sicurezza di “governi amici” soggetti alla sua influenza. Gli Alleati occidentali sono spesso stati giudicati troppo accondiscendenti nei confronti di Stalin, ma va considerato che in quel momento il loro primo interesse era mantenere la compattezza della coalizione ( la guerra non era ancora vinta e l’Armata rossa aveva liberato quei paesi). Angloamericani impegnarono Stalin a rispettare i risultati delle elezioni da tenersi nell’Europa Orientale, ritenendo che la prosecuzione della loro alleanza avrebbe reso possibile qualche forma di controllo sul loro svolgimento. USA e Unione Sovietica auspicavano infatti che la collaborazione bellica proseguisse e lo provarono con la conferenza di San Francisco nel 1945 dove costituirono l’organizzazione delle nazione unite (ONU). Originariamente concepita come un organismo internazionale finalizzato alla salvaguardia della pace, l’ONU estese la propria area di intervento in altri settori attraverso agenzie specializzate (ex UNESCO, OMS,…), ciascuna delle quali operava x l’attuazione della Dichiarazione universale dei diritti umani (48). Così l’ONU si strutturò in un’Assemblea generale degli stati membri, in un Consiglio di sicurezza di 5 membri permanenti con diritto di veto (USA, Russia, Cina, GB, Francia) più altri 10 a rotazione e un Segretario generale. Gli accordi tra Stalin, Roosevelt e Churchill prevedevano che: gli stati baltici rimanessero all’URSS. 85 Le frontiere polacche avrebbero coinciso a est con quelle fissate dal patto russotedesco nel 1939, mentre a Ovest sarebbero state tracciate lungo la linea dei fiumi Oder e Neisse, a spese cioè della Germania. La sorte della Germania fu intensamente dibattuta: A Teheran prevalse l’idea di smembrarla, e nel 44 venne proposto un piano x farne un paese agricolo, smantellandone l’industria e impedendole il riarmo A Yalta si decise di mantenere unita la Germania, dividendola provvisoriamente in quattro zone di occupazione, una delle quali fu affidata alla Francia. La Germania sarebbe stata inoltre gravata di pesanti spese per riparazioni di guerra (molte delle quali erano rivendicate dall’URSS). La conferenza di Yalta, che in seguito divenne l’emblema della spartizione del mondo tra le superpotenze americana e sovietica, segnò anche il passaggio tra guerra e dopoguerra: prefigurò equilibri futuri e fotografò la situazione esistente in quel momento. Il vero incontro al vertice tra le potenze vincitrici fu la conferenza di Potsdam, anche se sul Pacifico la guerra era ancora in corso. Roosevelt e Churchill furono sostituiti da Harry Truman e dal laburista Attlee. Il confine tedescopolacco restò provvisoriamente fissato sulla linea Oder Neisse; Prussia orientale divenne parte dell’Urss, così come le regioni orientali della Polonia. In Germania fu creato il Consiglio di controllo x la denazificazione e riconversione economica del paese. La supremazia dell’Urss nell’Europa centroorientale fu riconosciuta a patto di tenere in tempi brevi libere elezioni (ma esclusione dei collaborazionisti alla politica fece sì che i comunisti giungessero al pieno controllo delle istituzioni). Era iniziata la ‘guerra fredda’, che oppose Usa e Urss nel dopoguerra: Il 9 febbraio del ’46, Stalin dichiarò l’inevitabilità di un conflitto tra mondo socialista e mondo capitalista Pochi giorni dopo un esperto del Dipartimento di stato americano espresse il timore di una virata espansionistica della politica sovietica e suggerì di “contenerla” con ogni mezzo Un mese più tardi Churchill, alla presenza di Truman, mise in guardia gli occidentali della “cortina di ferro” con cui i sovietici avevano circondato l’Europa centroorientale Nel 47 la GB annunciò di non poter + fornire aiuti finanziari e militari alla Turchia e alla Grecia , dove era in atto una guerra civile tra i comunisti e il governo monarchico tornato al potere nel 44 con l’appoggio degli Inglesi. Chiedendo al Congresso di autorizzare un aiuto finanziario in quei paesi nel ’47 il presidente americano enunciò la ‘dottrina Truman’ che fu considerata come la dichiarazione formale della guerra fredda: gli Usa si sarebbero sentiti minacciati da ‘qualunque’ aggressione contro la pace e la libertà ed avrebbero aiutato in ogni modo i popoli liberi a difendersi dai tentativi di asservimento 86 di minoranze o pressioni esterne. La vittoria elettorale del comunismo in Romania, Polonia, Ungheria tra il ’46’47, e in Cecoslovacchia tra il ’47’48, provocò una progressiva subordinazione dei paesi dell’Europa centroorientale all’URSS e fu all’origine della strategia americana del containment dell’URSS entro i confini della sua area d’influenza: con tal politica gli Usa intendevano impedire con ogni mezzo che la sfera d’influenza sovietica si allargasse, contaminando le regioni limitrofe o più lontane. Nell’URSS era intanto prevalsa la linea secondo la quale, anziché mantenere l’alleanza con le potenze occidentali chiedendo aiuti x ricostruire il paese, occorreva esigere forti garanzie di sicurezza sviluppando allo stesso tempo industria pesante e armamenti. La politica americana di “pace e prosperità” si basava su 2 presupposti; che l’influenza americana si estendesse su scala globale e che l’instabilità economica fosse combattuta con un controllo politico indiretto ma ferma, oltre che con aiuti finanziari e una massiccia invasione di merci statunitensi. Espandere i mercati sulla quale vendere i propri prodotti e acquistare materie prime facevano parte della necessità di contenere il comunismo: di fronte a questo piano, l’Urss, devastata dalla guerra, non poteva competere e, alla penetrazione economica degli USA, contrappose l’azione politica dei partiti comunisti. La ricerca di legittimazione mondiale come superpotenze spinse gli USA e l’URSS ad accentuare la propria identità ideologica (anticapitalismo e anticomunismo) ed a rivestirne ogni atto motivato da interessi concreti (quetsioni geopolitiche e interessi economici). 12.4 IL PIANO MARSHALL E LA NASCITA DELLE DUE GERMANIE. Tre mesi dopo l’enunciazione della dottrina Truman, il Segretario di stato americano Marshall emanò un piano di aiuti economici all’Europa (ERP, Piano Marshall) Tale piano fu lo strumento principale dell’attuazione della dottrina Truman e della politica del containment; oltre a ciò la necessità americana di trovare un mercati alle proprie merci x scongiurare le crisi di sovrapproduzione si accompagnava ai bisogni europei di far fronte all’emergenza postbellica, eliminare l’instabilità economica e superare i ritardi della ricostruzione. Gli Usa erano convinti che la loro egemonia e la loro influenza globale rendessero inevitabile l’imposizione delle proprie regole finanziarie e commerciali: scelsero quindi il terreno degli aiuti economici per definire e rafforzare il loro coinvolgimento politico in Europa ( anche x ridare stabilità ai governi e paesi più esposti alla minaccia comunista). Il piano Marshall si rivolgeva soprattutto ai paesi occidentali, ma presto si prospettò la possibilità che vi adesissero anche quelli dell’est e la stessa URSS. In vista di una conferenza aperta a tutti i paesi interessati, convocata a Parigi nel 47, il ministro degli Esteri Molotov rigettò le proposte americane e respinse la costituzione di un comitato anglorussofrancese che compilasse un rapporto sulle priorità e i bisogni dei singoli stati. L’Urss temeva che qualsiasi forma di controllo indebolisse la sua influenza sull’Europa Orientale e temeva la minaccia rappresentata da una Germania ricostruita (grazie al piano). 87 Dopo il ritiro delle truppe di occupazione americane e sovietiche il paese era rimasto diviso in 2: Nord il regime comunista della Repubblica democratica popolare di Corea, Sud quello autoritario e filoamericano della Repubblica di Corea guidata da Rhee. L’esercito nordcoreano (convinto di poter contare sull’appoggio cinese e sovietico)attraversò il 38°parallelo(che segnava il confine tra i due stati) conquistando per intero il sud del paese; il Consiglio di sicurezza dell’Onu, autorizzò allora un’azione militare contro gli aggressori, che gli Stati Uniti organizzarono e gestirono da soli. In due settimane la situazione venne ribaltata dal comandante MacArthur (14.5) e gli eserciti americani e sudcoreani si spinsero quasi fino alla frontiera tra Corea e Cina. I dirigenti cinesi inviarono quindi i propri volontari a sostegno della Corea del nord, consentendo e una nuova offensiva nordcoreana e cinese che respinse americani e sudisti al confine. Mac Arthur propose di attaccare direttamente la Cina e minacciò l’uso della bomba atomica x vincere. Benché le due superpotenze fossero impegnate in una battaglia propagandistica, Truman era preoccupato quanto Stalin di un allargamento del conflitto e richiamò in patria MacArthur. Iniziarono le trattative x l’armistizio. La guerra finì il 27 luglio del ’53 (a Truman era succeduto Eisenhower), senza modificare la situazione coreana, lasciando solo morti e distruzione. La fine della guerra di Corea lasciò inoltre intatte le preoccupazioni degli Stati Uniti dell’estensione del comunismo in Indocina. 1953: In Iran il governo nazionalista tentò di nazionalizzare i giacimenti petroliferi, ma venne rovesciato dal colpo di stato dello shah Pahlavi con l’appoggio dei servizi segreti statunitensi (la CIA,47, iniziò una serie di operazioni x garantire con mezzi illegali la difesa degli interessi americani nei paesi esteri) Berlino venne scossa da manifestazioni operaie(complicazione relazioni con URSS) Morte di Stalin: introdusse elementi di instabilità ma anche di distensione, infatti i nuovi leader del Cremlino, furono propensi ad una politica di ‘coesistenza pacifica’ con l’Occidente. Segretario di stato americano Dulles valutava tali novità come espedienti x dividere le potenze occidentali e affermò la necessità di una nuova strategia della politica estera degli USA opponendo alla dottrina di Truman il roll back: controffensiva per ridimensionare l’influenza sovietica nel mondo (a ogni atto ostile della politica estera sovietica veniva opposta una massiccia rappresaglia x scoraggiare ulteriori offensive). L’irrigidimento della Casa Bianca si tradusse quindi in una forma di pressione sull’Europa afficnè accettasse di partecipare in misura più consistente alle spese militari della NATO. 90 La guerra fredda significò infatti una forte corsa agli armamenti e la crescente complessità della tecnologie incrementò le spese militari. Tali spese vennero ammortizzate bene dagli USA, ma in URSS esse implicarono una costante penalizzazione dell’industria produttrice di beni di consumo, con conseguente peggioramento della qualità della vita. La sperimentazione di ordigni nucleari sempre più potenti (5253 prime bombe all’idrogeno) accrebbe il timore di un conflitto nucleare, ma il pericolo di distruzione globale che portavano con sé i nuovi ordigni costituiva un fattore di dissuasione (nonostante ciò entrambe le superpotenze avevano capacità di rispondere ad un eventuale attacco nucleare). L’Europa dipendeva dalla protezione nucleare statunitense e rimaneva la più esposta ad un eventuale attacci o rappresaglia sovietica. Le perplessità per il carattere asimmetrico e ineguale dell’alleanza militare e diplomatica con gli Usa, portarono la Francia nel ’54 a rinunciare al trattato per la Comunità europea di difesa ( l’alleanza militare sottoscritta nel ’52 assieme a Italia, Gran Bretagna, Olanda, Lussemburgo, Belgio, e Germania occidentale, la quale rappresentò un tenttivo di dotarsi di un apparato difensivo autonomo, anche se integrato ala NATO). I problemi del riarmo tedesco e della protezione nucleare statunitense trovarono nuove soluzioni con: l’ingresso della Germania alla NATO la creazione nel 54 dell’Unione europea occidentale: un’agenzia per il controllo degli armamenti nazionali che comprendeva Germania e Italia, finalizzata al mantenimento degli equilibri in Europa. A questa sistemazione del vecchio continente il sistema difensivo USA affiancò una serie di trattati: 54 SEATO: univa USA, Australia, Nuova Zelanda, Filippine, Thailandia 55 PATTO DI BAGHDAD: tra G.B, Turchia, Iraq, Iran e Pakinstan 1955 fu l’anno in cui si fossilizzò la divisione dell’Europa: Quando la Germania occidentale entra nella NATO, gli otto paesi dell’Est stipularono il Patto di Varsavia: un trattato di cooperazione e mutua assistenza che stabilì un comando militare sotto la guida di Mosca. La stabilizzazione tra le due superpotenze( “coesistenza pacifica”)venne sancita da conferenze internazionali nel 54: La prima si svolse a Berlino con la partecipazione delle nazioni vincitrici della guerra ma si concluse con un nulla di fatto La seconda, a Ginevra, fu estesa alla Cina . Si raggiunse una situazione provvisoria: divisione del Vietnam lungo il 17 parallelo in due autonome entità statali appartenenti alle opposte sfere d’influenza: o Nord: fedele al blocco sovietico, guidato da Ho Chi Minh o Sud: in appoggio alla presenza francese e alla crescente influenza americana. (13.3) 91 Il rischio di rimanere isolati o di piegarsi alla forza delle due superpotenze, portò i paesi ‘non schierati’, (India e Indonesia e 29 paesi) a riunirsi a Bandung(Indonesia), per sottoscrivere un documento che ribadiva i principi della Carta delle Nazioni Unite sulla limitazione armamenti, sul diritto dei popoli all’autodeterminazione e sul rispetto della sovranità degli Stati. 12.6 EQUILIBRIO BIPOLARE ED EUROPA UNITA. 1956: la stabilizzazione europea sembrò sul punto di andare in frantumi a causa delle contraddizioni del blocco orientale. Cruchev ( nuovo leader del Cremlino) denuncia i crimini di Stalin Furono soppresse sommosse operaie in Polonia L’Armata rossa pose fine ad una rivolta antisovietica in Ungheria (16.4) Nonostante il roll back di Dulles, Gli Stati Uniti rinunciarono ad ogni intervento diretto nella crisi. Più cresceva l’estensione spaziale della loro zona di influenza, più aumentava la difficoltà di esercitare efficacemente il proprio dominio (in più la decolonizzazione aveva moltiplicato il numero degli stati sovrani): una prova di tale principio fu alla fine del 56 la questione del canale di Suez. FORMAZIONE STATO D’ISRAELE: Dal ’48 la regione era stata riorganizzata su indicazione delle Nazioni Unite x far posto allo stato di Israele(x la pressione dell’opinione pubblica mondiale, consapevole che la Shoah fu possibile x la mancanza di uno stato ebraico). Si realizzarono così gli obiettivi del movimento sionista, ma la nacsita dello stato venne vista come un sopruso dagli stati arabi confinanti (soggetti a limitazioni territoriali e spostamenti di popolazione): nel ’48’49 Egitto, Giordania, Siria, Iraq e Libano attaccarono gli israeliani, che ebbero la meglio. Sotto la leadership del socialista Gurion, venne consolidato un regime democratico parlamentare , contraddistinto da un’originale esperienza di colonizzazione del deserto attraverso strutture collettivistiche(kibbutz). Diverso fu il processo di modernizzazione seguito da altri stati arabi, in particolare dall’Egitto, che nel ’52 aveva istaurato un regime militare nazionalista, sotto la guida di Nasser, che aspirava alla piena indipendenza economica . Nasser aderì alla conferenza di Bandung, stringendo relazioni con il blocco orientale, offrendo appoggio all’Urss.( perché si era rivolto agli USA per averne forniture militari ma americani non accettarono x via dei rapporti privilegiati che avevano con Israele) Nel 56 annunciò la nazionalizzazione del canale di Suez (ancora controllato dalle truppe britanniche), allarmando G.B e Francia. Truppe egiziane attaccate da israeliani e paracadutisti anglofrancesi vennero lanciati nella zona del canale. Ma USA presentarono all’assemblea delle Nazioni Unite una risoluzione che chiedeva il ritiro degli aggressori, la cui approvazione sancì l’isolamento di Israele, Francia e G.B (ribadendo la logica bipolare e l’impossibilità di iniziate esterne ad essa) 92 riconosciuto l’indipendenza di Cuba e ritirato i propri missili dalla Turchia e dall’Italia: ciò sottolineò il carattere di gioco “a somma zero” tra le superpotenze, dove ogni punto perso doveva corrispondere a un punto guadagnato dall’interlocutore. Nessuno dei contendenti poteva accettare sconfitte troppo cocenti, pena la disgregazione del blocco; nessuno poteva usare l’arma nucleare, troppo pericolosa e distruttiva, ma continuava ad usarla come strumento di pressione. Il mondo era imprigionato in un “equilibrio del terrore”, ma tra le superpotenze si apriva uno spazio negoziale. Nel 61 lo svantaggio USA derivante dal fallimento dell’invasione di Cuba era stato sfruttato da Chruscev per riaprire la questione di Berlino x affidarne il pieno controllo alla Repubblica democratica tedesca. Gli USA risposero con durezza x difendere il principio di libero accesso alla città. La contromossa sovietica fu immediata e radicale: nell’agosto 61 fu costruito un muro che tagliava in 2 la città: non attraverso una migliore qualità della vita , ma soltanto con la repressione le autorità di Berlino est riuscivano a bloccare la continua insistenza di cittadini che cercavano illegalmente rifugio all’Ovest. 1961: MURO DI BERLINO: muro che divide la città. PERCHè: La questione tedesca rimaneva il maggior elemento di attrito fra Stati Uniti e Unione Sovietica e in particolare Berlino, continuava a dare problemi. Berlino Ovest grazie agli aiuti della Germania Federale e degli USA era divenuta in breve tempo una città ricca, all’opposto Berlino Est era diventata povera. Questo rapporto, Berlino estBerlino Ovest, faceva apparire il comunismo come perdente nei confronti del capitalismo Americano. Questo fece irritare molto Mosca e i governanti della Germania Democratica. Berlino Ovest però era diventata la principale porta per uscire dal comunismo, infatti Berlino est perse in dieci anni dal 1948 al 1958 circa 2 milioni di abitanti. Per porre fine a questo esodo di gente Chruscev fece erigere nell’agosto del 61 un muro tra la parte Orientale e quella Occidentale. Questo fu denominato “Il muro di Berlino” presso il quale persero la vita numerosi tedeschi dell’Est in fuga verso l’Ovest. Questo muro fu il simbolo della “Guerra Fredda”. 12.8 LA DIFFICILE COESISTENZA DEGLI ANNI SESSANTA. Guerra fredda: fino al 91 (dissoluzione URSS) Alcuni studiosi ritengono però sostengono che durò dal 47 al 63, perché in seguito il confronto fu meno aspro e venne avviato un processo di distensione. Nel 63 vi fu la firma di un trattato per la sospensione degli esperimenti nucleari da parte degli Usa, Urss e Gran Bretagna = il primo vistoso segnale di un inversione di tendenza, anche se ebbe delle contraddizioni. Il rifiuto di firmarlo di Cina e Francia, evidenziò l’insufficienza dei due blocchi a garantire la pace: il trattato non fermò la corsa agli armamenti (anzi, fu ripreso dall’URSS), l’egoismo statunitense tollerava i missili puntati contro l’Europa ma era pronto all’attacco quando si vennero a trovare vicini al proprio suolo nazionale. In Europa fu la Francia a farsi portavoce della protesta contro l’egoismo statunitense. De Gaulle : 1) dette impulso ad un programma nucleare indipendente 95 2)’63 si oppose all’ingresso della Gran Bretagna nella CEE e promosse un avvicinamento alla Germania occidentale. Prima scelta motivata da: Rapporti militari preferenziali intrattenuto da Londra con Washington (indebolivano autonomia europea) rete britannica di rapporti commerciali internazionali. Seconda scelta: suggellata da un trattato tra De Gaulle e Adenauer. Ma il Parlamento tedesco riaffermò un preambolo che riaffermava l’importanza degli USA e dell’Alleanza Atlantica. Il risultato fu che la Francia radicalizzò ulteriormente le proprie posizioni: nel’65 si ritirò dal comando militare della NATO e adottò la politica della ‘sedia vuota’, astenendosi dal partecipare alle riunioni comunitarie. Intransigenza gollista riproponeva alla comunità Europea il conflitto tra: organismi e politiche comunitarie interessi e sovranità nazionali 1966: Nuovi accordi a Lussemburgo imposero uno stop al processo d’integrazione e ribadirono la preminenza degli stati nazionali sulle istituzioni comunitarie. La sedia vuota fu rioccupata dai delegati Fr, ma da allora la CEE procedette sulla strada dell’unificazione doganale: una strada + neutra e senza implicazioni politiche , che implicava la rinuncia temporanea a ogni proposito d’incidere sugli equilibri mondiali. D’altra parte, l’attenzione degli USA x l’Europa negli anni 60 fu ridotta dal loro crescente impegno militare in Vietnam. Eisenhower appoggiò il regime sudvietnamita di Dinh (a causa della “teoria del domino”: ogni passo indietro degli USA nel Sudest asiatico rischiava di azzerare l’egemonia occidentale nell’intera area). Nel ’60 si costituì nel Vietnam del sud un Fronte nazionale di liberazione chiamato Vietcong (appoggiato dal nord)che avviò una guerriglia. La precarietà del Vietnam del sud pose gli americani di fronte a un alternativa tra disimpegno o incremento del proprio impegno militare: il presidente Johnson (dopo assassinio Kennedy) sceglie la seconda (vince x due volte le elezioni ma poi il consenso venne meno). L’impegno bellico degli USA non riuscì infatti a piegare il Vietnam del nord e la prospettiva della vittoria si allontanò. La svolta si ebbe nel ’68, con un offensiva in grande stile dei nordvietnamiti che minò le certezze dell’opinione pubblica americana: si giunse quindi all’apertura di negoziati di pace, che si avviarono a Parigi nel maggio del ’68. Fu in seguito avviata dal nuovo presidente Nixon, e il suo segretario Kissinger, la linea di un graduale disimpegno americano e di ‘vietnamizzazione’ del conflitto (strategia del low profile in politica estera, USA non più polixxiotti del mondo). 1973 fu raggiunto l’accordo per il cessate il fuoco, ponendo fine all’impegno militare statunitense, lasciando il Vietnam del sud abbandonato al suo destino. 96 Un altro importante focolaio di crisi internazionale negli anni 60 restava in Medio Oriente,la cui importanza strategica era accresciuta grazie al ridimensionarsi degli entusiasmi x lo sfruttamento dell’energia nucleare, lasciando il petrolio la principale fonte di energia dell’Occidente. Le popolazioni arabe evacuate nel ’48 dai territori occupati dal nuovo stato israeliano, mantennero la loro identità palestinese, soprattutto per opera di alcuni movimenti politici(Al Fatah guidato da Yasser Arafat). 1964 si formò l’organizzazione per la liberazione della Palestina(OLP, membri in stati contigui a Israele). Ciò che avevano in comune tali sviluppi era l’ostilità verso Israele(la sua costituzione era simbolo del sopruso occidentale e in più l’ostilità aumentò a causa del ruolo di Israele nella crisi di Suez). Nella prima metà degli anni ’60 Nasser aumentò le tensioni aggravando l’insicurezza di Israele EFFETTO:1967 l’Egitto a chiuse il golfo di Aqaba alle sue navi, portando Israele (forte dell’appoggio americano)all’uso preventivo della forza, attaccando di sorpresa Egitto, Giordania e Siria = guerra ‘dei sei giorni’, dove un milione di arabi furono inclusi nello stato di Israele (la sua superficie era triplicata), ignorando una soluzione diplomatica posta dall’Onu nel ’67 ( invitò Israele a ritirarsi dai territori occupati e ad aprire trattative con gli stati arabi sulla base di un reciproco riconoscimento). Unione Sovietica aveva sostenuto militarmente e politicamente i paesi arabi, sconfitta di questi aggrava le difficoltà derivanti dalle sue tensioni con la Cina. La crisi nel blocco comunista esplose nell’Europa orientale , dove forti spinte riformatrici presero corpo nel 68: in Polonia vennero represse dal regime in Cecoslovacchia portarono alla sua invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia, che nel 68 repressero ‘la primavera di Praga’, segnalando la fragilità del blocco sovietico, a conferma della quale nel ’70 si ebbero diversi moti operai in Polonia. Il Vietnam e la Cecoslovacchia simboleggiavano due diversi modi con cui le superpotenze tentarono di affrontare la crisi degli anni 60, provocando forti ripercussioni: nel 68 esse si espressero in un grande movimento giovanile che ebbe un epicentro nella “primavera di Praga” e in Occidente trovò nel Vietnam, in Cuba e nella Palestina gli emblemi contro l’imperialismo. 13. LA DECOLONIZZAZIONE 13.1 IL DIRITTO ALL’AUTOGOVERNO. Alla vigilia del conflitto(2GM), 710 milioni di persone erano sottoposti al dominio coloniale, il diritto all’autodeterminazione dei popoli era stato riconosciuto solo in minima parte. Il principio del mandato coloniale, istituito dalla Società delle Nazioni, e concepito come strumento finalizzato al raggiungimento delle capacità di autogoverno, restò inapplicato. Nel 41 Churchill e Roosevelt avevano riaffermata nella Carta Atlantica l’idea della “decolonizzazione” come base x un futuro retto da rapporti pacifici e paritari tra stati: questo ideale restò però spesso disatteso da entrambi, si trattasse delle “repubbliche delle banane” o dell’India di Gandhi. 97