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Detti Gozzini, Il Novecento, Sintesi del corso di Storia

Riassunto integrale dell'esame di storia contemporanea integrato da appunti personali; il libro di riferimento utilizzato dal professore è "Il novecento" di detti e Gozzini.

Tipologia: Sintesi del corso

2013/2014

In vendita dal 22/03/2014

S.a.r.a92
S.a.r.a92 🇮🇹

4.2

(16)

24 documenti

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Scarica Detti Gozzini, Il Novecento e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! IL NOVECENTO 1.  LA GRANDE GUERRA La guerra del 1914­18 è impressa nella memoria collettiva come la “Grande Guerra”  per diversi motivi:  Coinvolse le potenze europee ma anche i più importanti stati extraeuropei,  Giappone e USA; fu quindi il primo conflitto ad assumere dimensioni mondiali;  Mai furono messi in campo eserciti tanto grandi e mai si erano fronteggiati così  a lungo, determinando quindi un potenziale distruttivo senza precedenti,  ingigantito dal massiccio uso bellico degli apparati industriali e delle nuove  tecnologie;  Il numero dei caduti superò quello delle vittime delle guerre europee dei 2  secoli precedenti. Gli effetti di tale guerra si misurano su scala mondiale:  Provocò la scomparsa di 4 imperi:  Russo ( abbattuto nel 1917 da una rivoluzione)  Degli Asburgo ( da cui sorsero i nuovi stati nazionali)  Tedesco ( lasciò il posto a una repubblica democratica)  Turco (epilogo di una lunga crisi)  USA soppiantano GB nel ruolo di superpotenza mondiale  I contrasti politici e sociali europei del dopoguerra segnarono definitiva  sconfitta dell’ancien regime e dell’avvento della società di massa  Diede impulso  ai movimenti nazionalisti di liberazione dei popoli coloniali del  Terzo Mondo Fatto scatenante della prima guerra mondiale fu’ l’uccisione, da parte di un gruppo  irredentista slavo, dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria­ Ungheria mentre si trovava in visita a Sarajevo, il 28 giugno nel 1914. Il governo  austro­ungarico reagì dando per certa la corresponsabilità della Serbia (mai  dimostrata): l’attentato fu preso a pretesto per ridimensionare l’influenza  nell’area balcanica della Serbia che aveva ottenuto significative conquiste  territoriali ed era perciò considerata un pericolo. Ottenuto l’appoggio tedesco (6 luglio) l’AU impose alla Serbia un ultimatum per far  cessare ogni attività antiaustriaca nel Paese. Il documento era di tipo  provocatorio, in quanto esigeva risposta entro 48 ore e pretendeva che  rappresentanti austriaci partecipassero all’inchiesta sull’attentato: la Serbia  replica negativamente, non volendo rinunciare alla propria sovranità. Il 28 luglio AU­Ungheria le dichiara guerra. La Russia entra nel conflitto a  sostegno della Serbia in nome della comune religione ortodossa e delle sue mire  egemoniche sulla penisola balcanica e sul Mediterraneo orientale. La Germania chiede alla RU di revocare il provvedimento e alla Francia la  neutralità, ma, non ricevendo risposte positive, dichiara guerra ad entrambe (1 e 3  agosto).  Entrarono in gioco, da allora, linee di alleanza destinate a dividere il  mondo. 1 Il trattato di pace firmato a Versailles nel 1919 individuò nell’aggressione tedesca  la causa scatenante della guerra e anche le analisi condotte successivamente tendono  ad attribuirle le maggiori responsabilità insieme all’AU: cercarono infatti di  imporre la propria volontà su Serbia e RU sviluppando una politica coercitiva che  implicava la possibilità di una guerra e che portarono fino alle estreme  conseguenze. D’altro canto, RU e FR accettarono il rischio di un conflitto, mentre fu solo la GB  che cercò un negoziato, scontrandosi poi con l’intransigenza di altri stati. La storiografia più recente ha concentrato la propria attenzione sulla condotta  concreta dei singoli stati nazionali. Ogni ceto politico e dirigente opera le proprie scelte di politica estera in un  quadro teorico e pratico dominato dal dilemma della sicurezza: accrescere la propria  sicurezza spesso significa aumentare l’insicurezza degli altri (ex AU­Serbia) e  indurli a fare altrettanto, innescando una spirale di tensioni e di corsa agli  armamenti. Il dilemma della sicurezza portò quindi all’adozione di una strategia di rischio e  di una politica coercitiva; ad esse si aggiungeva nel 1914 una disposizione  strategico militare di tipo offensivo, basate su dottrine militari che prevedevano  la guerra di movimento e il culto dell’offensiva. A complicare le cose era poi l’incongruenza delle posizioni dei vari paesi:  la politica mondiale di potenza perseguita dalla Germania (anche per  alleggerire contrasto interno tra autoritarismo statale e spinte  democratizzazione), prevedeva la conquista di un’egemonia continentale  inaccettabile per l’Inghilterra, la cui leadership poggiava sulla  conservazione di un ruolo arbitrale in Europa e quindi su un equilibrio tra  Francia e Germania.  Francia: la sua vita politica si consumava attorno alla rivincita della  sconfitta del 1870.  Austria: aspirava a salvare l’integrità del suo impero  Russia mirava ad espandersi verso Costantinopoli La guerra non fu tuttavia uno sbocco necessario e ineluttabile di una situazione già  determinata, ne è possibile individuarne una sola causa: le rivalità  imperialistiche, la corsa agli armamenti, le tensioni internazionali, i movimenti  nazionalisti e i problemi sociali sono tutti fattori che contribuirono a provocare  il conflitto, ma nessuno basta a chiarirne le cause e le caratteristiche. Nemmeno gli eventi del luglio 1914 sono riconducibili  a una meccanica conseguenza  di fenomeni precedenti, che condizionarono pesantemente le decisioni di quei giorni,  ognuna delle quali determinò a sua volta le successive. Non si poteva stabilire e  non fu previsto il tipo di guerra a cui si andava incontro: tutte le aspettative  fondate sul passato vennero deluse. 1.2 Una Guerra Nuova L'idea dei generali tedeschi era quella di una guerra lampo che cogliesse  impreparato l'esercito francese, attraverso attuazione del piano Schlieffen, il caso  più famoso di disposizione strategico ­ offensiva che prevedeva un attacco  attraverso il Belgio, violandone quindi la neutralità e provocando l’entrata nel  conflitto della GB, la quale insieme a FR e RU costituì la Triplice Intesa  Tra le varie atrocità della guerra vi era anche il genocidio. Ad esserne vittima fu  il popolo armeno,accusato di disfattismo,fu usato dal governo turco  come capro  espiatorio delle sconfitte belliche  sfruttando l’antico contrasto religioso che  divideva i cristiani armeni dai turchi mussulmani. Aspetti distintivi della grande guerra: Tecnologie usate: 2 I popoli europei accolsero la guerra con entusiasmo. Arruolamenti volontari,  manifestazioni entusiastiche per la partenza dei soldati. Perché:  La tensione accumulata dai contrasti internazionali aveva predisposto  l’opinione pubblica ad avvertire la guerra come un fatto liberatorio.  Una lunga abitudine alla pace aveva diffuso insofferenza x la normalità  borghese del vecchio mondo liberale.  Correnti irrazionaliste (guerra=impresa eroica rigeneratrice) e nazionalismo  (spesso aggressivo). Tali fenomeni riguardavano i ceti medi colti (parte influente ma minoritaria della  società).I contadini ne rimasero immuni subendo la guerra come una sorta di calamità  naturale. Nonostante ciò, in pochi rifiutarono la leva e vi furono deboli manifestazioni per  la pace PERCHE’:  I popoli europei erano relativamente ignari della tragicità della guerra  perché da decenni erano stati impegnati in conflitti brevi e in genere non  molto cruenti.  I principali mezzi di socializzazione (scuola e l’esercito) trasmettevano  valori e sentimenti nazionali, oltre ad una retorica patriottica e  imperialistica intrisa di ostilità per l’altro.  Ogni governo sostenne di difendere patria e civiltà da un nemico mortale C’era chi si era stupito della popolarità della guerra, soprattutto alla luce del  fatto che il movimento socialista si era più volte impegnato contro la guerra. In  realtà al suo interno vi era una contraddizione solidarietà nazionale prevaleva su  quella di classe in misura pari al grado di integrazione del movimento operaio nei  diversi paesi. Tra gli effetti della guerra:   Divisione per linee nazionali e per le linee interne (tra favorevoli e  contrari al conflitto) del movimento operaio europeo.  Fallimento della II Internazionale  Lacerazioni in altre e più radicate istituzioni sovranazionali, ex quelle  religiose (pace = imperativo etico). Man mano che la guerra andava avanti il fronte interno si accese di contrasti: alle  varie lotte operaie si unirono proteste spontanee (che videro spesso le donne come  protagoniste). Col tempo anche tra gli intellettuali si estese il disgusto per la  guerra, molti dei quali si erano rifugiati in Svizzera x fuggirla. 1.5 L’Italia In Guerra Lo scoppio della guerra colse l’Italia in una fase di transizione: la crisi del  sistema giolittiano aperta dalla guerra in Libia e dal suffragio universale maschile  aveva lacerato la classe dirigente liberale,mentre interessi economico­finanziari  premevano x una politica espansionistica. 1914: settimana rossa: in Romagna e nelle Marche  divampò una rivolta popolare  espressione di uno spirito di ribellione contro le autorità, ma le preoccupazioni  5 che suscitò si unirono a quelle già esistenti per l’ascesa della conflittualità  operaia: la neutralità al conflitto fu l’esito scontato delle incertezze del paese. Per tale contesto l’Italia si proclamò neutrale anche se faceva parte della Triplice  Alleanza, ma il primo ministro Salandra contrattò le condizioni dell’intervento. INTERVENTISTI:  Salandra (primo ministro)  Interventisti democratici (volontà di sconfiggere autoritarismo e militarismo  imperi centrali +ideali risorgimentali)  Associazione nazionalista italiana (1910 guidata da Corradini) IN MEZZO:  Movimento cattolico: pur non volendo la guerra, colse l’occasione x completare  proprio reinserimento nello stato; univa l’obbedienza patriottica  all’universalismo del papa e al non alienarsi il consenso delle masse popolari NEUTRALI:  Sistema giolittiano  Partito socialista: dopo entrata in guerra adottò però la formula “ne aderire  ne sabotare” 24 maggio 1915 l’Italia entra in guerra : l’entrata in guerra fu decisa da Salandra  e dal ministro degli esteri Sonnino con una sorta di colpo di stato contro la  maggioranza del parlamento e del paese.  Obiettivi dell’intervento sul piano interno:  Affossare il sistema giolittiano  Battere il movimento operaio  Affermare blocco potere conservatore. Politica estera: L’intervento venne passato come una sorta di “quarta guerra d’indipendenza” per  completare i confini naturali del paese e per intraprendere una linea imperialistica  di prestigio e potenza: il trattato di Londra, con cui l’Italia era già stata  segretamente impegnata ad entrare in guerra con L’intesa, mostra che l’obiettivo di  una espansione nei Balcani e nel Mediterraneo contava quanto e più della conquista  di Trento e Trieste.La scelta di campo maturò soltanto dopo che i tedeschi furono  fermati sulla Marna. La Strafexpedition mise a nudo l’impreparazione militare dell’Italia facendo cadere  Salandra: nonostante ciò non fu cambiata la gestione dell’esercito (generale  Cadorna) dirigendola in totale dispregio delle esigenze materiali/morali dei soldati  e fondando la disciplina sul terrore. Una svolta alla conduzione del conflitto vi fu nel 1917: Italia venne sconfitta a  Caporetto (perde il Friuli) e le carenze dell’organizzazione militare trasformarono  la sconfitta in una rotta disordinata. Il trauma di Caporetto fece si che si formasse un nuovo governo presieduto da  Emanuele Orlando e da Armando Diaz, la cui guida dell’esercito portò alla vittoria  finale nel 1918 a Vittorio Veneto. La responsabilità x il disastro di Caporetto venne addossata dagli alti Comandi  all’esercito e al suo disfattismo: l’ampiezza delle contrarietà e dell’estraneità  6 popolare alla guerra emerge dalle numerose denunce x renitenza/diserzione e dalle  condanne, x aver cercato di scampare al fronte, attraverso l’automutilazione. STATO LIBERALE ENTRA IN CRISI PERCHE’:  Malcontento popolare   Il caro prezzi e l’inflazione minarono lo status degli impiegati e dei  percettori di piccole rendite che ne erano il pilastro.  Si acuirono le divisioni tra i gruppi sociali.  Sradicamento degli ex combattenti  l’aumento degli organici e l’ampia delega lasciata agli istituti religiosi in  materia di assistenza (in uno stato ancora oligarchico  L’intervento statale sull’economia fu anche attuato con una subordinazione  degli interessi pubblici al potere economico. La crescita dell’industria  bellica inoltre si concentrò nel triangolo industriale (Milano – Torino –  Genova) aggravando il divario tra nord e sud. Se in Italia i cambiamenti portati dalla guerra risultarono più pesanti che in altri  paesi europei, ciò si dovette alla maggiore arretratezza istituzionale, sociale ed  economica che la caratterizzava quando vi entrò. L’Italia uscì vittoriosa dal confitto, ma la sua situazione era paragonabile a  quella di un paese sconfitto. 1.6 La Rivoluzione In Russia La Russia entra in guerra “portando in grembo la rivoluzione”. SITUAZIONE QUANDO  ENTRA IN GUERRA:  autocrazia (forma di governo in cui un singolo individuo detiene un potere  illimitato) e potere semifeudale,   la disuguaglianza giuridica delle minoranze nazionali corruzione erano appena   Arretratezza sociale  Rapidità di uno sviluppo industriale circoscritto a poche aree e molto  dipendente da capitali esteri  La guerra toccò ogni famiglia non agiata (x morti/prigionieri), già messa a dura  prova dalla scarsità di generi alimentari (leva contadini), vi furono pesanti  sconfitte militari a causa della cattiva preparazione dell’esercito, crebbero gli  scioperi, ma, nonostante le richieste di riforme da parte dei partiti liberali, lo  zar Nicola II non attenuò il dispotismo, rimanendo sempre più isolato assieme alla  Corte, perfino la chiesa ortodossa se ne distaccò. 1917: rivoluzione di febbraio ( per i Russi di Marzo) Il punto di rottura fu raggiunto nel 17 quando una catena di agitazioni spontanee  sfociò a Pietrogrado in un grande sciopero generale, a cui si unirono persino i  reparti incaricati di domarlo. Nella capitale gli insorti formarono un soviet (=consiglio) degli operai e dei  soldati e lo zar dovette abdicare. La Duma (unica assemblea rappresentativa legale del paese) costituì un governo  provvisorio debolissimo, e in brave tempo l’unica autorità riconosciuta dalle masse  furono i soviet. 7 Le speranze di una pace negoziata furono sepolte dalla pace firmata da Lenin: si  ridusse la disponibilità a un accordo da parte degli imperi centrali e il conflitto  ne uscì trasformato in una guerra a oltranza. Solo nella seconda metà del 1918 gli Imperi centrali cedettero; si susseguirono la  resa di Bulgaria, Turchia e l'armistizio tra Austria e Italia e gli imperi  collassarono: 1.Impero asburgico: si disgregò sotto le spinte autonomistiche. 2.Germania: fu sconvolta da un ammutinamento (marinai base Kiel), dalla fuga di  Guglielmo II e dalla proclamazione della repubblica di Weimar; firmò la resa 11  novembre. Quindi: Vincitori: Italia, Francia, Gran Bretagna e stati uniti Perdenti : Germania, Russia, Austria 2.  IL DOPOGUERRA IN EUROPA: RIVOLUZIONE, REAZIONE, STABILIZZAZIONE 2.1 Versailles: speranze e realtà del dopoguerra Nel 1919 i delegati dei paesi vincitori si riunirono a Parigi per ridisegnare  l’assetto dell’Europa, escludendo i paesi vinti, cui i trattati di pace vennero  imposti senza possibilità di discussione.  Il presidente americano Wilson fu fortemente contrario alla politica francese che  mirava   a   sostituire   la   Germania   per   il   controllo   dell’Europa;   l’Inghilterra  assecondò   la   Francia   per   consolidare   conquiste   coloniali. La nuova sistemazione del continente europeo venne sancita con numerosi trattati. Il  più importante fu il trattato di Versailles, il quale imponeva alla Germania con un  vero e proprio diktat:  Restituire Alsazia e Lorena alla Francia  Cedere lo Schleswing del Nord alla Danimarca  Cedere alcuni stati alla Polonia a cui fu dato uno sbocco al mare creando  un corridoio fino a Danzica (dichiarata città libera)  La Prussia orientale venne separata dalla Germania  Saar (che era della Germania) assegnata x 15 anni alla Francia  Inghilterra e Francia si spartirono le colonie tedesche.  Germania costretta a pagare una cifra altissima come riparazione ai danni  di guerra patiti dalle potenze vincitrici Sorti dei paesi sconfitti decise in appositi trattati tra il 1919­1920:  Dissoluzione dell’Impero Asburgico = l’Italia ottiene 4 regioni  Venne riconosciuta l’indipendenza dell’Austria tedesca e dell’Ungheria  Ungheria dovette cedere la Transilvania ai rumeni e la Slovacchia ai ciechi.  NACQUE LA REPUBBLICA CECOSLOVACCA  Galizia fu attribuita alla Polonia  NASCE REGNO DI JUGOSLAVIA (Serbia, Bosnia, Montenegro, Croazia e Slovenia) 10  Bulgaria resta indipendente ma perse alcuni territori che andarono alla  Grecia.  Turchia rimasero Istambul e quasi tutta la penisola anatolica  Italia: ebbe Rodi e Dadanesco  Grecia: ebbe zona di Smirne e isole dell’’Egeo Sorti dei paesi sconfitti decise in appositi trattati tra il 1919­1920:  Stretti dei Dardanelli e di Bosforo vennero internazionalizzati  Francia e Inghilterra si spartirono il medio oriente  Libano e Siria mandati (affidati ad amministrazione esterna) alla Francia  Palestina e Iraq mandati agli inglesi  Nella sfera d’influenza di Londra entrarono Arabia e Yemen (paesi  indipendenti) Ma tracciare i confini nelle regioni centro­orientale secondo criteri  autodeterminazione nazionale non era in effetti possibile perché:  Le divisioni etniche attraversavano aree economicamente unitarie.  Le diverse nazionalità si erano intrecciate e sovrapposte nei secoli. A tali risultati concorse la volontà delle potenze vincitrici di far valere i propri  interessi economici­politici e di impedire la rinascita della Germania:   Vasti territori tedeschi furono annessi alla Cecoslovacchia  alla Polonia   All’Austria venne vietato di unirsi alla Germania Il nuovo assetto europeo scaturì da un compromesso fra la politica imperialistica  della Gran Bretagna ,della Francia e gli orientamenti di Wilson.  Wilson fece introdurre nel trattato di Versailles l’atto costitutivo della società  delle nazioni, la quale avrebbe dovuto risolvere i conflitti internazionali con  un’opera di arbitrato,ricorrendo, se necessario , a sanzioni e all’uso della forza. La società non svolse di fatto tali funzioni, rimase di fatto sottomessa agli  interessi imperialistici di Francia e Inghilterra. Ciò dipese anche dal fatto che  gli stessi USA non vi aderirono, tornando al loro isolazionismo. Quindi: non fu costruito un nuovo ordine europeo ma vennero invece creati nuovi  motivi di antagonismo che si aggiunsero alle insoddisfazioni, nutrite dalle attese  inappagate In Germania la “pace forzata” attizzò rancore e volontà di rivincita, oltre a  contribuire all’indebolimento della nuova repubblica democratica tedesca e  all’aggravarsi della crisi finanziaria, che ostacolò una piena ripresa economica e  costituendo un grave motivo di instabilità. Nel 1923 la Francia, di fronte al  ritardo dei pagamenti, occupò inoltre il più importante bacino industriale tedesco  (Ruhr) con l’effetto di aggravare l’inflazione in Germania e accrescendo la tensione  sul piano internazionale. Equilibrio europeo precario anche per altri fattori:  Frammentazione economica e instabilità politica dei nuovi stati centro­ orientali  Scontento dell’Italia per non aver ottenuto la Dalmazia e le acquisizioni di  Medio Oriente previste dal trattato di Londra. 11 Estranea a questo equilibro era la Russia sovietica :  Non riuscì ad estendere la sua rivoluzione in Europa  In breve tempo sarebbe diventata un importante punto di riferimento per i  popoli extraeuropei che premevano x uscire dal proprio stato di soggezione  coloniale attraverso l’applicazione di quel principio di autodeterminazione  del popolo che Wilson aveva posto alla base della Società delle Nazioni. 2.2 La Guerra Civile Russa E Il “Comunismo Di Guerra” Dal 18 al 20 la Russia fu dilaniata da una spaventosa guerra civile, scatenata dalle  opposizioni di destra e dai socialrivoluzionari con l’appoggio delle potenze  dell’Intesa. Essa fu favorita da una terribile carestia (alla quale i bolscevichi cercarono di  porre rimedio tramite le requisizioni forzate, inimicandosi i contadini), che unita  al collasso dell’industria alienò molti consensi ai bolscevichi. I bolscevichi furono rovesciati in nome dell’assemblea costituente ma il governo  formatovi dai socialrivoluzionari ebbe vita breve per lo scarso seguito tra i ceti  popolari. Molto più pericolosa per le sorti del regime bolscevico si rivelò la reazione degli  alti gradi dell’esercito:   In diverse zone del paese alcuni generali zaristi riuscirono a instaurare  delle dittature militari.  Truppe dell’Intesa sbarcarono in varie località: il loro diretto impegno  militare fu limitato, ma il sostegno alleato dei controrivoluzionari ( i  bianchi)sottolineò l’isolamento internazionale della repubblica sovietica. 1918: social rivoluzionari scatenavano un’ondata di terrorismo. I bolscevichi  riuscirono a superare quel momento grazie alla formazione di un efficiente esercito  regolare: armata rossa (TROCKIJ, ministro guerra, numero 2 del partito) Intanto:  S’intensificarono i sequestri, cercando di far leva sui contadini più poveri  contro i meno poveri.  Si misero fuori legge le opposizioni  I soviet furono esautorati dall’instaurarsi di una dittatura di partito (1918  prese il nome di Partito comunista)  Venne reintrodotta la pena di morte  Venne creata la CEKA (polizia politica per la lotta alla controrivoluzione e  al sabotaggio) diveniva strumento primario di un regime di terrore, di cui  rimasero vittime anche l’ex zar Nicola II e la sua famiglia. Il terrore bianco non fu da meno: sommosse, saccheggi e fenomeni di banditismo  rossi = bolscevichi (comunisti e rivoluzionari)  bianchi = controrivoluzionari ( monarchici, reazionari, democratici e conservatori) 1919: viene minacciata Pietrogrado, ma i crescenti successi dell’Armata Rossa  portarono alla riconquista di quasi tutti i territori occupati dai  controrivoluzionari. 1920:   Si conclude la guerra civile 12 perché l’Ungheria fu assalita dai rumeni e dai cechi, appoggiati dall’Intesa. Kun fu costretto a dimettersi, mentre Horthy (ammiraglio) instaurò una dittatura  controrivoluzionaria. La caduta della repubblica sovietica ungherese segnò la fine della rivoluzione in  Europa, ma non delle speranze bolsceviche, che fondarono nel 1919 l’internazionale  Comunista(Comintern) Convinti che il ritardo della rivoluzione fosse dovuto all’opera di freno dei  partiti socialdemocratici, i bolscevichi puntarono alla creazione di forti e  omogenei partiti comunisti ,e, nel 1920 al congresso del Comintern imposero ai suoi  aderenti di separarsi dai socialisti riformisti (divisione del socialismo). Una svolta decisiva si ebbe nel giugno 1921 con il terzo Congresso, che inaugurò la  politica del ‘fronte unico’, tra comunisti e socialisti, imposta dall’infuriare  della reazione allo spettro della rivoluzione. Essa rimase tuttavia precaria in  quanto la III Internazionale non la assunse mai come scelta strategica di fondo e la  sua politica subordinava il movimento comunista internazionale alla politica estera  dell’Unione Sovietica. 2.4 Il Caso Italiano: La Crisi Del Dopoguerra E L’avvento Del Fascismo. L’Italia fu, dopo la Germania, il paese europeo che la III Internazionale ritenne  più prossimo alla rivoluzione. Nel 19­20 aumentarono gli scioperi operai, ottenendo importanti conquiste tra cui la  giornata lavorativa di 8 ore. A essi si aggiunsero agitazioni non operaie (ex  esercito) e soprattutto conflitti nelle campagne. Cosa ottennero scioperi agrari: Lavoratori assunti tramite il sindacato + aumenti  salariali. Questo protagonismo delle masse si riflesse in una crescita dei sindacati e di un  PSI su posizioni massimaliste (=favorevoli all’attuazione del programma massimo del  partito)che divenne nel 1919 un partito di maggioranza relativa.  Ne è derivata l’interpretazione che nel 19­20 in Italia vi fosse stata un’occasione  rivoluzionaria, mancata per la pochezza di leader socialisti. Tuttavia il ciclo di lotte operaie e contadine aveva come limite il non riuscire a  saldarsi in un movimento unitario. Il socialismo italiano era nettamente diviso tra:  I massimalisti che avevano la maggioranza del PSI e si proclamavano  rivoluzionari,   Riformisti che auspicavano una politica di collaborazione con le classi  dirigenti.  Il contrasto tra i due gruppi impedì al partito di operare con efficacia sia per la  rivoluzione sia per le riforme.Inoltre i consensi non erano uniformi nel paese. Alle elezioni del 1919 oltre un quinto dei suffragi andò al partito popolare fondato  da Sturzo che inaugurò un’autonoma presenza dei cattolici nella vita politica  italiana. Sulla carta PSI e PPI avevano la maggioranza della camera ma nella realtà erano  antagonisti:  PSI: anticlericale  PPI (partito popolare italiano) : aconfessionale ma molto dipendente dalla  chiesa ­ erano presenti gruppi moderati con una componente democratica  ­ svolse un ruolo di argine contro i socialisti, spalleggiando i governi. Tra il 1919­21 tali governi presieduti da  Nitti e Giolitti:  Introdussero importanti misure x integrare nel sistema forze sociali e  politiche attivate o irrobustite dalla guerra, tra cui il sistema elettorale  proporzionale (19 Nitti): favorì l’affermazione di partiti su scala nazionale  15 (socialisti) ai danni della vecchia classe dirigente (ristretti gruppi di  potere locale)  Non riuscirono ad adeguare le strutture oligarchiche dello stato italiano a  una società massificata.  Riuscirono a contenere la pressione del movimento operaio, ma non offrirono  alla sua ala riformista prospettive praticabili di trasformazione democratica.  Non furono capaci di recuperare il controllo del parlamento e di un paese  cambiato radicalmente. Intanto le fabbriche vennero occupate , a causa dell’intransigenza degli  imprenditori, decisi a ridimensionare il movimento operaio e sempre più propensi  alla instaurazione di uno stato forte capace di ripristinare l’ordine.In tale  direzione premevano le tendenze nazionaliste, cresciute con la guerra e che si  giovavano del mito della “vittoria mutilata”. Nel settembre 19 un corpo di volontari con a capo D’Annunzio occupò Fiume per  annetterla all’Italia. L’impresa non produsse nessun risultato, venne messa in  evidenza la debolezza della classe dirigente liberale.  Le elezioni amministrative del 20 fotografano un momento di stallo: il PSI ottenne  una buona affermazione ma riuscì conquistare poche grandi città, segno che il  movimento operaio si stava esaurendo; mentre i liberali e i conservatori (uniti  contro i socialisti nei “blocchi nazionali”) diedero segnale di ripresa. Fu in questo momento che balzò alla ribalta una nuova forza politica, fondata nel  marzo 19 dall’ex socialista Mussolini: il fascismo (di vocazione reazionaria). I “Fasci di Combattimento” riunivano gruppi di futuristi, ex sindacalisti  rivoluzionari e membri delle truppe d’assalto della Grande Guerra. Il programma si rifaceva alla tradizione democratica e socialista, come la richiesta  di una assemblea costituente e la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle  imprese.  La vocazione reazionaria del fascismo fu chiarita fin dall’inizio dal sostanziale  allineamento di Mussolini al nazionalismo e le sue prime manifestazioni pubbliche  (ex incendio tipografia Avanti! 19). Con l’appoggio della grande proprietà terriera della Toscana e dell’Emilia il  fascismo si organizzò nel 20 in squadre paramilitari e scatenò una violenta guerra  sociale, che distrusse la rete delle organizzazioni socialiste e in parte quelle  cattoliche: lo squadrismo non trovò resistenza da parte del movimento operaio  (pacifico) e godette del favoreggiamento delle autorità e dell’apparato dello stato.  Alle elezioni del ’21 i fascisti vennero inclusi nei “blocchi nazionali”, ma il  calcolo di Giolitti e dei liberali di poterli riassorbire nella legalità dopo  essersene serviti per “ristabilire l’ordine” si dimostrò illusorio. Sostenuto infine da alcuni settori dell’industria, il fascismo acquisì dimensioni di  massa, guadagnando consensi tra ceti medi, liberali e i cattolici più conservatori. 1921­22 l’impotenza dei successori di Giolitti al governo (Bonomi e Facta) suggellò  l’agonia dello stato liberale e fece si che si compose un nuovo blocco sociale che  si saldava intorno al fascismo, composto dai ceti medi ma egemonizzato dal patronato  agrario e industriale. Di fronte al dilagare della reazione armata squadrista esplosero le divisioni del  movimento operaio :  1921 estrema sinistra uscì dal partito (PSI) per costituire il  PARTITO  COMUNISTA D’ITALIA (a cui aderirono anche Gramsci, Togliatti e Terracini),  esso rimase però minoritario dovuto anche per:  espulsione dei riformisti (leader Turati)  si formò un gruppo favorevole al Comintern , diretto da Serrati ce poi si unì  ai comunisti. 16 Definitivamente sconfitta l’opposizione di sinistra(fallimento partito socialista  con le scissioni) e collasso stato liberale portano nel 21 alla costituzione e  all’affermazione del Partito Nazionale fascista(PNF) Mussolini fece convergere su Roma (22)migliaia di ‘camicie nere’(marcia su Roma),  che potevano essere facilmente disperse dalle truppe poste alla difesa della  capitale, ma il re Vittorio Emanuele Orlando III ne sancì il successo rifiutando di  firmare lo stato d’assedio ed incaricò Mussolini di formare un nuovo governo, al  quale la Camera conferì pieni poteri. L’avvento del fascismo fu quindi un colpo di stato reazionario preannunciato  dall’ostentato dispregio della legalità e delle democrazia, oltre che da un  sistematico ricorso alla violenza organizzata. Esso fu appoggiato da tutti i poteri  forti della società italiana(chiesa cattolica, apparati statali, corona,  industriali).  Il fascismo era giunto al potere senza disporre della maggioranza parlamentare, ma  con l’uso della repressione e del consenso. 2.5 La Stabilizzazione Del Continente Europeo All’Europa dopo la guerra rimasero tre alternative.: rivoluzione, reazione e  stabilizzazione Russia : optò per la rivoluzione, ma non riuscì a diffonderla nel continente Italia: reazione (fascismo), così come in Europa centro­ orientale si formarono  regimi autoritari e conservatori (ex Ungheria e Polonia). Le istituzioni rappresentative erano instabili in Jugoslavia, Grecia, Bulgaria,  Romania, i quali si dettero costituzioni democratiche e vararono riforme elettorali  e agrarie, ma l’arretratezza economica e sociale, la scarsa coesione e i  nazionalismi impedirono alle istituzioni liberali di attecchirvi.   Spagna e Portogallo in preda a gravi crisi finanziarie furono soggette a diversi  tentativi di colpi di stato.  La stabilizzazione seguita alla crisi postbellica fu realizzata nella maggior parte  dei paesi europei con corposi mutamenti dei loro assetti politici. In molti casi  stabilizzazione e reazione coincisero: la seconda fu strumento e forma della prima  (ex dittature militari appoggiate dai vecchi ceti dirigenti o moderno regime  autoritario italiano). Fra gli stati coinvolti nella guerra, i soli a sopravvivere furono la GB e la  repubblica francese ,che grazie ai loro sviluppati sistemi economico­sociali e alla  solidità dei loro assetti costituzionali, superarono il cataclisma della guerra  senza le drammatiche conseguenze, che colpirono gran parte dell’Europa 3.  ECONOMIA E SOCIETA’ NELLE GUERRE 3.1 La Nascita Della Società Di Massa La grande guerra fu un momenti di svolta così radicale da essere considerata da  molti come punto d’inizio dell’età contemporanea. Le novità erano però il prodotto  di una accelerazione di processi già in atto dagli ultimi decenni del XIX secolo (ex  partiti, sindacati, la stampa a grande tiratura, intervento stato nell’economia=  protezionismo imperialista).  L’economia, la società e lo stato ne erano usciti trasformati perché avevano  acquisito una dimensione di massa. La società di massa che si affermò come il connotato fondamentale del Novecento  presentava dei tratti distintivi, determinati da:  Sviluppo dell’industria   Contrazione dell’agricoltura   crescita del settore terziario.  Tra gli effetti :  17 operai di piccole e medie aziende, lavoratori non qualificati, e la massa dei  disoccupati.  Nel dopoguerra in Europa regnavano il debito pubblico, la conflittualità sociale e  l’inflazione. Ad eccezione di quello inglese, molti governi non ostacolarono la  ventata inflazionistica: la svalutazione della moneta riduceva il debito pubblico e  favoriva le esportazioni; tuttavia l’inflazione diventò presto incontrollabile. Il paese che più ne soffrì fu la Germania(generando un clima di paura e incertezza  favorevole per l’avvento di Hitler).  Le potenze europee si ripromettevano di saldare il debito con gli USA con i proventi  delle riparazioni tedesche; l’insolvenza tedesca determinò quindi un circolo vizioso  dal quale se ne uscì solo quando gli Usa vararono nel 1924 il programma di  investimenti ‘’Dawes’’,attivando un flusso di capitali dagli USA alla Germania e da  esse alle sue potenze creditrici, e da queste di nuovo agli Usa.  Tale meccanismo sorresse la ripresa europea  ma contribuì a determinarne la  fragilità: la forza dell’economia statunitense e la dipendenza di quella europea era  tale che una crisi scoppiata negli USA sarebbe stata devastante. A questi fattori di precarietà del sistema economico internazionale si aggiunsero le  politiche monetarie: la GB si era impegnata al controllo dell’inflazione per  restaurare il suo prestigio e ruolo internazionale che sarebbe derivato dalla  rivalutazione della sterlina. Con questo obbiettivo varò Il sistema del gold  exchange standard(1925), secondo il quale all’oro si poteva affiancare la sterlina  come mezzo di pagamento internazionale. Effetto: rigidità nei rapporti di scambio tra le valute e limitò gli spazi di  manovra delle autorità monetarie nazionali x controllare i rispettivi cicli  economici attraverso le leve del tasso di interesse e della svalutazione + il  sistema ruotava intorno all’economia inglese, debole e non più in grado di  controllare l’economia mondiale. 3.3 La Crisi Del 1929  Il 24 ottobre 1929 l’indice della borsa di New York crollò verticalmente. Tutto ciò  fu il risultato di una febbre speculativa che aveva raggiunto livelli elevatissimi  negli anni precedenti. 1928:Gli investitori acquistavano azioni con l’obiettivo di rivenderle  a breve  scadenza nella certezza di lucrare facili guadagni.La crescita del mercato della  borsa era perciò maggiore di quella della produzione e del consumo:il valore dei  titolo si gonfiava senza alcun rapporto con i valori economici reali. Una quantità  senza precedenti di azioni venne svenduta dai suoi detentori nella speranza di  limitare le perdite. Effetto crollo della borsa:  Ripercussioni sul sistema bancario:in preda al panico, i risparmiatori corsero  a ritirare i propri depositi, provocando il fallimento di migliaia di istituti  di credito e il blocco degli investimenti.  Effetti pesanti nell’industria, la cui produzione venne dimezzata, i prezzi  dei prodotti diminuirono  Calo della produzione agricola rese insufficiente l’approvvigionamento delle  città.   Aumento forte della disoccupazione. La sua durata (29­33) e le sue proporzioni (colpendo colosso americano si estese a  macchia d’olio a tutto il mondo) ne fecero una crisi tanto più drammatica, in quanto  sopraggiunse al culmine di una lunga fase di espansione. Chi ne rimase più colpito: 20  Germania, dove erano maggiori la dipendenza dagli investimenti americani e  la fragilità del sistema economico.  Paesi produttori ed esportatori di materie prime e derrate agricole , come  Argentina e Brasile. Cosa emerse: sviluppo ineguale del sistema economico mondiale che penalizzava i  paesi periferici, costretti ad esportare a prezzi sempre più bassi e non più in  grado di importare manufatti dai paesi più forti. Acceleratore della crisi fu il gold Exchange standard, ma  venne risolto grazie alle  misure di svalutazione delle monete con cui i governi cercarono di contrastarla. 1931 la stessa Gran Bretagna svalutò la sterlina. Tali provvedimenti miravano a favorire le esportazioni, ma furono accompagnati da  politiche volte a difendere i rispettivi prodotti. Ne risultò un crollo del  commercio internazionale che avrebbe ricominciato a crescere al termine della  seconda guerra mondiale. Nel ’29­’32 gli Usa vararono un progetto di riforma del sistema capitalistico, il  ‘New Deal’:  assegnò   allo   stato   compiti   di   regolamentazione   dell’economia   e   di  intervento a sostegno delle fasce più deboli della popolazione;  ridimensionò il potere delle grandi cooperazioni   costruì un modello di stato sociale, introducendo assicurazioni contro le  malattie, indennità di disoccupazione e altri ammortizzatori sociali.   Lo stato si trasforma in imprenditore, finanziando opere pubbliche che  crearono nuovi posti di lavoro rialzando il livello di salari e consumi.  La riforma del capitalismo riuscì solo in parte a risolvere gli squilibri economici  e sociali che la crisi aveva fatto esplodere. Sul piano delle percezioni individuali  e collettive contemporanee, la crisi si sommò alla guerra 14­18, generando una  diffusa   disaffezione   x   la   democrazia   e   x   il   sistema   parlamentare:   fascismo   e  comunismo sembravano promettere l’alba di un mondo nuovo, nel quale lo stato avrebbe  provveduto ai bisogni di ciascuno, sacrificando libertà e sicurezza. 4. GLI STATI UNITI 4.1 GLI STATI UNITI COME UNA POTENZA MONDIALE. Il primo conflitto mondiale segnò una svolta nei rapporti di forza economica tra gli  Stati Uniti e il resto del mondo. I paesi europei erano indebitati fino al collo per  sostenere lo sforzo bellico, soprattutto con gli Stati Uniti, che divennero  creditori. Questa straripante potenza non era solo conseguenza dell’essere rimasti  relativamente immuni alla guerra (meno morti, no distruzioni). Oltre a tali motivi gli Stati Uniti sono diventati una superpotenza x:  Trasformazioni strutturali dell’economia americana  Importanti mutamenti del commercio internazionale: o L’avvio dello sviluppo industriale di paesi fino ad ora marginali (ex  Canada, Brasile, India) o Declino scambi di prodotti tradizionali (ex tessili) a favore dei beni  di produzione (ex macchinari,…) Tale aumento d’importanza economica si accompagnò a una politica di isolazionismo  per paura  e diffidenza per le condizioni politiche dell’Europa (responsabile del +  21 grande massacro della storia). La radicalizzazione dei conflitti sociali che si erano scatenati nei diversi paesi  europei alla fine della guerra alimentò tale paura, aggiungendovi il timore che un  contagio rivoluzionario si propagasse dalla Russia dei soviet anche negli Stati  Uniti. Tendenze come ‘la paura dei rossi’ si combinarono con‘l’americanismo’, sviluppando  un sentimento di orgoglio nazionale, misto a un senso di rivincita e separazione  dalla civiltà europea e a un sottofondo puritano e conservatore.  Tutto ciò portò a un forte risentimento nei confronti del presidente  democratico  Wilson e la sua politica estera che tendeva ad assegnare agli Stati Uniti il ruolo  attivo di custode e garante di un nuovo ordine internazionale. 1920 la maggioranza repubblicana del senato respinse il trattato di Versailles e non  ratificò l’adesione alla Società delle Nazioni, voluta da Wilson. Nello stesso anno  Harding vinse le elezioni. Harding confermò la spinta isolazionista, esprimendo una  preoccupazione per l’integrità e la saldezza morale americana:    approvò misure protezionistiche di aumento dei dazi e una serie di leggi  sull’immigrazione;   varò legge proibizionista (1919 al ’33 la fu vietata la fabbricazione e la  vendita di alcoolici);   venne considerato reato la militanza nel partito comunista e nel  sindacato  radicale IWW (industrial workers of the world) Nacque   il   ‘Ku   klux   klan’  coniugava   la   difesa   dell’americanismo   col   razzismo,  praticando la violenza nei confronti degli avversari nemici della patria.  Il proibizionismo favorì la diffusione di organizzazioni criminali(gangster), dedite  al contrabbando di alcoolici e gestione del gioco d’azzardo e della prostituzione(Al  capone). 4.2. IL BOOM DEGLI ANNI VENTI: AMERICANISMO E FORDISMO. La vera ragione del nuovo ruolo economico internazionale degli Stati Uniti stava  nella crescente potenza del loro apparato industriale; salvo per un breve momento  recessivo nel 21, l’economia americana entrò in un ciclo espansivo che durò tutto il  decennio: “i ruggenti anni 20”. Il rilancio produttivo si dovette ad un incremento della produttività, grazie alle  innovazioni tecnologiche applicate alla produzione di serie e ad una più razionale  organizzazione del lavoro secondo i principi del taylorismo: si svolgevano una  sequenza di mansioni in tempi rigorosamente cronometrati attorno alla catena di  montaggio di un unico prodotto realizzato in serie. I   salari   aumentarono   di   pari   passo   alla   produttività   migliorando   il   potere  d’acquisto dei lavoratori: si diffusero infatti nuovi consumi di massa e stili di  vita,   fondati   sull’acquisizione   e   sull’ostentazione   di   oggetti­simbolo   (a   tale  proposito si diffuse sempre di più la pubblicità, che ora occupava più della metà  delle pagine dei giornali); in più buona parte dei beni di consumo durevole erano  venduti a rate. La prosperità americana si concentrava quindi nelle classi urbane medio­alte, mentre  il calo mondiale dei prezzi fu risentito soprattutto dal mondo agricolo,che vide  dimezzarsi il proprio reddito di settore. La   filosofia   dominante   del   “sogno   americano”   credeva   al   mito   del   successo  individuale e considerava le disuguaglianze come il frutto naturale delle diverse  qualità personali. Anche nel mondo dei ricchi le risorse tesero a concentrarsi:  22 Roosevelt chiese al Congresso un significativo aumento delle spese militari: per  riassorbire la disoccupazione e potenziare l’industria bellica(necessità impellente  visto il precipitare della situazione internazionale). IL NEW DEAL (RIQUADRO) Scuola progressista ha tracciato una distinzione tra :  primo   New   Deal.   Compreso   nell’ottica   della   ricostruzione   e   della   ripresa  economica in termini tradizionali  Secondo New Deal avviato nel 35 che mise in moto un processo riformatore in  senso antimonopolistico. IDEA LIBERALE:sostenuta da Flynn. Nella trasformazione dello stato in  accumulatore e investitore , avvenuta con il New Deal, si espresse una deviazione  dello stato estranea alla tradizione liberista americana e + vicina alle  esperienze dittatoriali europee. POSIZIONE INTERMEDIA: SCUOLA DEL CONSENSO che ha sottolineato  l’eccezionalismo  della storia degli USA rispetto ai modelli europei. Tale visione della storia americana ne ha enfatizzato i dati peculiari:  Assenza di stratificazioni giuridiche feudali e quindi di ceti nobiliari  Capacità di comporre  profonde diversità etniche e culturali in un quadro  comune di cittadinanza democratica. HOFSTADTER: In accordo con tali orientamenti ha visto nel New Deal il frutto della  strategia politica di Roosvelt tra gli interessi contrapposti delle organizzazioni  sindacali e delle grandi corporation. PUNTO DI NOVITA’ DEL NEW DEAL: nuova alleanza tra mondo intellettuale ed economico,  resa necessaria dalla crisi del 1929. PUNTO DI CONVERGENZA: società senza classi entro la quale ciascuno potesse essere  artefice del proprio futuro. SHLESINGER: sintesi tra teoria progressista e quella di Hosftadter.  Ha ricollegato la dicotomia tra popolo e monopoli ai due partiti tradizionali,  quello democratico e quello repubblicano.  Ha sottolineato la natura sperimentale e antideologica della politica di  Roosvelt. Seconda metà anni 60 New Deal criticato da parte della nuova sinistra studentesca  e giovanile. LEUCHTENBURG: la politica  di Roosvelt rappresentò solo una mezza rivoluzione,  incapace di aggredire e modificare i meccanismi di fondo, i rapporti di potere e  le gerarchie sociali dell’economia americna. HAWLEY: ha visto nei mandati presidenziali di Roosvelt il succedersi di tre fasi  distinte corrispondenti al prevalere di altrettanti orientamenti diversi:  Fase di pianficazione ( fino al 1935)  Lotta consapevole al monopolio ( tra 34 e 37)  Applicazione degli indirizzi keynesiani in materia di spesa pubblica alla  vigilia della guerra. 25 Secondo Hawley furono le regole dello scambio politico a impedire il predominio di  un orientamento sugli altri. COMKYN: ha ricondotto l’insufficienza riformatrice della politica della politica di  Roosvelt a una carenza di fondo della cultura progressista americana che rimase  dipendente dalla logica del profitto e finì quindi x assumere come priorità il  rilancio dell’impresa pvt piuttosto che obiettivi di trasformazione sociale.  5. L’EUROPA TRA DEMOCRAZIA E AUTORITARISMO 5.1 LA GRAN BRETAGNA Nel periodo tra le due guerre la Gran Bretagna incarnò un modello di sistema  politico democratico, fondato sull’alternanza dei partiti di governo e capace di  assorbire senza grandi difficoltà le turbolenze della vita economica/sociale ma  anche il ridimensionamento della supremazia economica internazionale e della  leadership coloniale del paese.  1918 una riforma elettorale fece alzare considerevolmente il numero degli elettori,  per la prima volta votarono anche le donne con più di 30anni, insieme a strati  consistenti della classe operaia EFFETTO= vittoria della coalizione dei conservatori  e liberali guidata da Lloyd George. Il partito laburista perse a causa di una legge elettorale rigidamente uninominale. Si consolidò il moderatismo del movimento operaio, grazie allo stretto rapporto tra  Labour Party e Trade Unions, mentre il partito comunista fondato nel 1920 rimase  sempre una forza irrilevante. Un problema importante x il sistema politico fu la questione irlandese: la guerra  aveva fatto rinviare l’applicazione dell’HOME RULE ( autogoverno concesso nel  1914),una rivolta scoppiata nel 1916 fu repressa duramente e nel 19 il partito  nazionalista Sinn Fein (=noi soli) proclamò l’indipendenza. La guerriglia che si oppose alla repressione inglese terminò solo nel ’21 col  riconoscimento delle stato libero d’Irlanda, riconosciuto come dominion ( comunità  associata all’impero britannico, ma con un proprio parlamento e poteri autonomi). Ne  rimasero però escluse alcune contee a maggioranza protestante e la piena  indipendenza fu conseguita solo nel 49.  L’esaurirsi dell’inflazione aveva determinato una grave recessione e la  disoccupazione portò alle elezioni del ’22­’23 all’avanzamento dei laburisti col  governo McDonald nel ’24 (cadde dopo poco xk privo di maggioranza parlamentare) I conservatori tornati al governo col premier Baldwin e il ministro Churchill,  attuarono una politica economica di rigore per restituire alla sterlina la  supremazia internazionale: ci fu il raggiungimento della parità aurea e la valuta  inglese poté riprendere la propria funzione guida nel gold Exchange standard. EFFETTO = l’obbiettivo fu pagato a caro prezzo soprattutto dai settori industriali  più arretrati, come per es. le miniere, dove l’impiego di nuove fonti di energia, la  contrazione dei mercati esteri e i riflessi negativi sulle esportazioni di una  sterlina ipervalutata nei mercati esteri costituirono fattori di crisi. Il rigore dei Conservatori,che esclusero misure protezionistiche a favore  dell’industria nazionale, non riuscì a portare il paese fuori dalla stagnazione  economica(nel ’31 aumentarono disoccupazione, e il debito della banca d’Inghilterra  e il bilancio dello stato era in ‘rosso’). Nel 29 i laburisti riportarono al governo  MacDonald, il quale, contro il parere del partito, formò un governo di unità  nazionale(4laburisti, 4 conservatori, 2 liberali), adottando inoltre pesanti tagli  alla spesa pubblica e prelievi sugli stipendi pubblici.  26 1931 fu abbandonata la parità aurea la sterlina si svalutò di un terzo, determinando  però l’aumento degli investimenti e delle esportazioni, che si valsero anche di  rapporti preferenziali introdotti con la creazione del Commonwealth.  1935 MacDonald fu sostituito alla guida del governo dal conservatore Baldwin e due  anni dopo ci fu Chamberlain. La British Union of Fascists (32)non riuscì mai ad esercitare un peso  significativo : l’opinione pubblica era di orientamento pacifista  e ciò contribuì  ad orientare la politica estera su una linea conciliante con la Germania nazista  (linea dell’appeasement), in più gli stati del Commonwealth erano piuttosto  favorevoli ad un intervento militare in Asia contro l’espansionismo del Giappone. 5.2 LA FRANCIA La Francia aveva vinto la guerra ,ma non ne era uscita in condizioni molto migliori  della   Germania. Per pagare la ricostruzione Parigi dipendeva in buona misura dalle riparazioni di  guerra pagate dalla Germania e dai prestiti degli alleati, non riuscendo però a  coprire tutte le uscite. Il governo di centro destra avviò una politica deflattiva di riduzione delle spese e  stabilità monetaria; sciolse inoltre la Confederazione generale del lavoro per  opporsi alle agitazioni contro la disoccupazione. EFFETTO: non si ridusse il deficit di bilancio inoltre, la radicalizzazione sociale  e i limiti della politica governativa spinsero gli investitori a disfarsi dei  capitali in valuta francese, cosicché i prezzi salirono e il franco si deprezzò. EFFETTO: favorì il cartello delle sinistre formato dai socialisti e radicali che nel  1924 conquistarono la maggioranza con Herriot. HERRIOT: la sua politica di governo fu incerta e la richiesta socialista di un  prelievo fiscale sui capitali venne osteggiata dal mondo finanziario e dal Senato. 1925:  Cade Il Governo   Poimcaré alla guida dell’esecutivo che formò un governo di unità nazionale  senza i socialisti. 1928:ottenuti i consensi necessari per invertire la politica economica il franco  venne svalutato: le esportazioni ne ricevettero subito impulso ed il bilancio dello  stato tornò in attivo. 1930:  Popolazione urbana supera quella rurale, grazie anche ad un aumento degli  immigrati. Intorno alle grandi città nascevano i sobborghi operai (le  banlieue), mentre il mondo rurale rimase legato alla piccola proprietà e  orientato all’autoconsumo. EFFETTI CRISI DEL 29:   Sterlina e dollaro si svalutarono penalizzando le esportazioni,   La produzione industriale scese sotto i livelli postbellici e i conti pubblici  tornarono in rosso.   34 fallisce l’industria automobilistica Citroen Dal ’29­’32 : 27 La sistemazione postbellica aveva lasciato molti problemi nei paesi dell’Europa  centro­orientale.   I nuovi stati costruiti anche in funzione antitedesca erano deboli e spesso minati  da contrasti etnici interni, che in alcuni casi(Polonia, Ungheria) prendevano a  bersaglio le minoranze ebraiche. La struttura sociale rispecchiava, in genere un  agricoltura   arretrata,   dominata   da   una   proprietà   autoritaria   e   chiusa  all’innovazione.  Solo  in   Romania  e   Bulgaria   la   distribuzione  delle   terre   ebbe  dimensioni rilevanti. In tale quadro fecero eccezione l’Austria e la Cecoslovacchia,  contraddistinte da una importante base industriale, ma ciò non valse ad evitare la  fine della democrazia alla prima e la perdita dell’indipendenza alla seconda. AUSTRIA:    forte divisione tra città e campagna. 1919: alle elezioni vinsero per pochi voti i socialisti (contro i cristiano­ sociali, espressione del mondo rurale, e la destra nazionalista favorevole  all’unione con la Germania) ma nel 21 furono espulsi dal governo e ci fu una  situazione economico­sociale pessima: vi furono scontri tra ceti agrari e la  “Vienna rossa”, con l’apparizione di milizie legate ai partiti.  Ripercussione della crisi del 29: o Crollo di un’importante banca o Accentuazione delle propensioni filotedesche e filonaziste dei  nazionalisti  1932: o Il partito nazista ottiene un clamoroso successo alle elezioni, ma i  cristiano­sociali al governo vararono una costituzione che attribuiva  poteri dittatoriali al capo del governo (Dollfuss) e sciogliendo i partiti  nazista e socialista: nuovo regime “clericofascista”  1934: insurrezione delle forze di sinistra venne repressa e segnò la sconfitta  del movimento operaio. DULFUSS assassinato nel corso di un fallito colpo di  stato nazista.   il nuovo cancelliere Schuschnigg : o proseguì l’opera di Dollfuss inserendo la Heimwer (raggruppamento, poi  partito politico, di estrema destra sorto in Austria dopo la prima guerra  mondiale e basato su formazioni paramilitari di carattere regionale)  nella struttura statale,  o Ma l’asse tra Roma e Berlino (1937) privò l’indipendenza austriaca  del  sostegno che l’Italia le aveva garantito in funzione antitedesca, aprendo  la strada all’annessione dell’Austria alla Germania (Anschluss) CECOSLOVACCHIA:  Consolidò la democrazia grazie ad un’economia e una società progredite e  alle personalità dei presidenti  Politica di riforme   Sistema amministrativo fondato sulle autonomie delle province che  permise di contenere le tensioni derivanti dalle differenze etniche ,  religiose  e culturali del Paese; ma nel 30 i conflitti etnici si  aggravarono per effetto della crisi economica. 30  Non trovando alleati che la difendessero nel 38­39 dovette arrendersi  alle pretese espansionistiche della Germania. POLONIA:  Con trattato di Versailles aveva frontiere sicure a occidente ma senza confini  definiti ad est  La linea Curzon assegnava la sovranità del paese a regioni abitate in  maggioranza da polacchi, ma il movimento nazionalista rivendicò i territori  orientali anticamente appartenuti alla Polonia impegnando nel 20 in una guerra  senza risultati con la Russia sovietica.  Movimento nazionalista fa colpo di stato e instaura una dittatura. UNGHERIA:  Repressa la rivoluzione, Horthy fu proclamato reggente e instaurò regime  autoritario che si oppose con successo ai tentativi di un colpo di stato della  dx fascista e nazionalista, fautrice di una revisione dei trattati di pace.  Problema di fondo rimase la questione agraria  Movimento nazista delle Croci Frecciate si affermò come la maggiore forza di  opposizione (39), conquistando sempre più consensi : nel 38 il governo inasprì  la legislazione antisemita che aveva introdotto, primo in Europa, nel 20. ROMANIA:  Problema della questione agraria, dove x tutti gli anni 20 si contrapposero il  partito liberale e il partito contadino .  30: il rientro in patria del re Carol II impresse al paese una svolta a dx,  determinando la sempre più frequente violazione delle norme costituzionali da  parte del sovrano e la legittimazione dei movimenti antisemiti/fascisti, tra  cui il corpo paramilitare della Guardia di Ferro.  37: Introduzione di leggi  antisemite   38: re Carol sospese la costituzione, mise fuorilegge i partiti e formò un  governo di unità nazionale (poi sostituito da una dittatura militare durante  la guerra) L’involuzione autoritaria da parte di un sovrano avvenne anche in:  Jugoslavia (Re Alessandro I sciolse il parlamento e i partiti per domare la  ribellione indipendentista di croati e sloveni.   Bulgaria ( il leader contadino, che si era impegnato in una politica di  riforme fu rovesciato e ucciso nel 1923 da un colpo si stato militare  sostenuto dal re Boris III, che limitò la libertà dei partiti e ridusse il  parlamento ad organo consultivo) 6. IL FASCISMO 6.1 LA COSTRUZIONE DEL REGIME. Il governo di coalizione di Mussolini formato dopo la marcia su Roma, poteva contare  solo su 34 deputati fascisti, ma godeva di una larga maggioranza alla Camera grazie  al ‘fiancheggiamento’ dei liberali e di parte dei cattolici, oltre che della corona  (+ ambienti economici dominanti e ceto medio x riportare ordine al paese,  distruggendo opposizione socialcomunista e movimento operaio) 31 Mussolini s’impegnò in un’opera di trasformazione delle istituzioni liberali:  1922 fu costituito il Gran Consiglio del Fascismo, organo consultivo, col  compito di elaborare la linea d’azione del governo.  1923 fu istituita la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, corpo  militare che inglobava le ‘camicie nere’.: la trasformazione istituzionale  dall’alto si affiancò alla prosecuzione dell’opera eversiva dal basso avviata  prima della marcia (squadrismo).  Dopo l’introduzione di una legge elettorale maggioritaria (legge Acerbo 23),  alle elezioni del ’24 ottennero una vittoria schiacciante (anche grazie alle  violenze squadriste), x le quali prepararono il “listone”, in cui trovarono  posto liberali e cattolici mentre le opposizioni si presentarono divise. Proprio nello stesso anno il fascismo visse il suo momento di crisi, per l’uccisione  del leader socialista riformista Giacomo Matteotti, da parte di  un gruppo di  squadristi,x le accuse per i brogli elettorali e x le violenze nella campagna  elettorale. I partiti dell’opposizione(guidati da Amendola, che poi fu vittima delle violenze  squadriste) reagirono abbandonando il Parlamento (secessione dell’Aventino) e  chiedendo invano un intervento del re Vittorio Emanuele III. Mussolini superò la crisi con un’accelerazione del processo di fascistizzazione  dello stato. Rivendicò (25) alla Camera la responsabilità “politica, morale e  storica” dell’avvenuto e con la collaborazione del nuovo ministro della giustizia  Rocco varò una serie di leggi che trasformarono il volto dello stato italiano:  Fu ripristinata lettera dello statuto albertino, svincolando il governo dal  voto di fiducia del Parlamento e abolendo la distinzione tra i poteri  affermatosi nello stato liberale.  Nel ’26 introdusse una legge ‘per la difesa dello Stato’, con pesanti  restrizioni alla libertà personale e alla vita politica:  o Scioglimento dei partiti antifascisti,  o Confino di polizia per gli oppositori, o  Un Tribunale speciale per la difesa dello Stato composto da ufficiali  della Milizia e dell’esercito.  o Pena di morte x chi attentasse alla sicurezza dello stato o Soppressione delle libertà di associazione e di stampa  Furono eliminate le autorità locali, i sindaci e le giunte vennero sostituite  con podestà e consulte nominate dall’alto. Si intervenne anche nelle decisioni sindacali,nel ’25 Patto di Palazzo Vidoni, tra  Confindustria e i sindacati fascisti, che escludeva dalla firma di accordi  contrattuali tutte le altre  organizzazioni sindacali.  L’anno dopo il patto fu sancito da una legge che:  proibì lo sciopero,    riservò ai soli sindacati fascisti il diritto di stipulare contratti  collettivi ,  istituì la magistratura del lavoro per concludere le controversie  individuali tra lavoratori e imprese = primo passo per l’elaborazione del  32 1927 si avviò una recessione, causata dal crollo delle esportazioni le merci erano  troppo care a causa della rivalutazione lira), dalla caduta della domanda interna  per consumi privati (tutto ciò venne poi accentuato dalla crisi del 29); ciò portò a  una svolta protezionistica che negli anni ’30 fu accompagnata da un massiccio  intervento dello stato nell’economia x salvare i settori industriali in crisi e x  avviare una imprenditoria di stato (fase dirigismo). Si costituirono:  IMI (istituto mobiliare italiano 31) ente pubblico che concentrò nelle sue  mani la concessione di finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese.   IRI(Istituto per la ricostruzione industriale 33) compagnia finanziaria  statale che provvide al salvataggio delle principali banche miste. Banca d’Italia fu trasformata in ente di diritto pubblico con rafforzati poteri di  controllo sulle altre banche, tramite il quale il denaro dei risparmiatori fu  rastrellato in cambio di titoli obbligazionari di stato e immesso nel circuito degli  investimenti industriali. Una scelta per sviluppare la produzione agricola fu compiuta e propagandata nel ’26  con la ‘battaglia del grano’, consistente in un tentativo di estendere la superficie  coltivata (avvenne a danno dell’allevamento) e proteggere la produzione nazionale  con tariffe doganali sulle importazioni. I dazi sul grano e la politica protezionistica entrò a svantaggio del Mezzogiorno,  dove le culture ortofrutticole entrarono in crisi x il blocco delle esportazioni. Un altro progetto ambizioso fu il piano della “bonifica integrale”, che ebbe i suoi  maggiori successi con la bonifica delle paludi pontine e la nascita di città nuove  come Littoria(=Latina), Sabaudia,… Tuttavia il regime realizzò solo poco di ciò che  era previsto e tra il 29 e il 32 i ‘rurali’ manifestarono il loro malcontento. Incapace di imporsi agli interessi forti del paese e impegnato a tutelare i ceti  medi, il fascismo scaricò i costi di tale compromesso sulle classi subalterne ,  private di ogni possibilità di resistenza organizzata, determinando così un profondo  disagio sociale e una stagnazione della domanda interna e dei consumi privati. Le  politiche interventiste degli anni trenta ebbero aspetti innovativi e lo sviluppo  economico dell’Italia, fu rilevante: il PIL aumentò  come  la produzione  industriale, non fu così però pe le condizioni economiche e il tenore di vita del  Mezzogiorno. 6.4 LA MODERNITÀ DEL FASCISMO. Aspetti di modernità:  Gli strumenti dell’organizzazione del consenso  Ampio ricorso ai mezzi di comunicazione di massa: o Fu fondato nel ’27 l’ente italiano audizioni radiofoniche che curò i  programmi   della   radio   alternando   l’informazione   ufficiale   con  programmi leggeri di musica, canzoni e varietà.  o I cinegiornali furono proiettati in tutte le sale cinematografiche o Sostegno dell’industria del cinema (“la cinematografia è l’arma più  forte”): 37 fu inaugurata Cinecittà 35  I processi di mobilità sociale avvennero nel segno di una forte dipendenza  dallo stato e dalla sicurezza offerta dal pubblico impiego (ex nuova  burocrazia nacque per esigenza posti di lavoro e si identificò nella  soggezione al potere piuttosto che in un’etica di servizio alla cittadinanza),  più che come espressione di un dinamico e autonomo protagonismo sociale.  Privilegiati (ex ricorso a domestici, vacanze estive nelle colonie, pensioni, …)e garantiti nella sicurezza del posto di lavoro, i dipendenti statali furono  fondamentali x il  regime,il quale trovò nelle loro file convinti sostenitori  disposti ad infiammarsi per i miti della romanità e della superiore civiltà  dei latini.   nel campo delle assicurazioni dei lavoratori si affermò un sistema che  destinò le pensioni e i regimi previdenziali contro infortuni, malattie e  disoccupazione, all’industria, penalizzando specialmente l’agricoltura e il  lavoro femminile.   il sistema sanitario fu frammentato in molteplici casse mutue, che per erogare  le loro prestazioni si appoggiavano spesso a istituti religiosi  negli anni 30 la politica sociale del regime fu sempre più orientata a  sostenere l’incremento demografico (M. voleva una nazione giovane e fertile),  soprattutto nelle campagne: o Nasce l’OMNI (opera nazionale maternità e infanzia) (1925) fornì  assistenza alle madri e favorì la professionalizzazione femminile nella  pediatria e nell’ostetricia, ma espresse una politica che relegava le  donne al ruolo di madri di famiglia e riproduttrici della razza o Alle famiglie con più figli si concessero sgravi fiscali e i celebi  vennero tassati  politica urbanistica era volta a costruire città a misura del ceto medio e  delle pretese imperiali e monumentali del regime. Prevedeva l’abbattimento dei  quartieri fatiscenti nelle zone periferiche, dove crebbero borgate prive dei  servizi essenziali: tali scelte favorirono la speculazione edilizia, ma non  mancarono realizzazioni importanti ( stazione di Firenze). Il problema è capire quanto le novità di questo periodo venissero consapevolmente  sollecitate e prodotte dal regime e quanto invece fossero parte di un’evoluzione  della società. Un bilancio del complesso rapporto tra modernizzazione e fascismo deve tener conto  del fatto che la fisionomia del regime (statalismo, assenza pluralismo,  nazionalismo) condizionò e limitò i progressi della società: il ritardo dei processi  di modernizzazione presenti altrove fu dovuto alla destinazione delle risorse in  favore delle spese militari. NB La gran parte degli italiani, fedele al regime per conformismo e piccoli  privilegi, non condivise lo squadrismo ne le pratiche militaristiche della seconda  parte degli anni 30. Mussolini ebbe parole aspre contro il carattere imbelle degli  italiani, i quali si identificarono solo con alcuni aspetti dell’ideologia (ordine,  repressione conflitti sociali, conformismo, religione e famiglia). 6.5 LA POLITICA ESTERA.  Pur attraversando fasi diverse, la politica estera del fascismo fu caratterizzata  da elementi di continuità che sono stati interpretati a seconda che si insistesse: 1. Coerenza ideologica interna al regime 2. Interessi strategici dell’Italia 36 Storici che hanno sottolineato il primo aspetto: hanno messo in evidenza la rottura  operata da Mussolini nella tradizione diplomatica italiana con il suo tentativo di  attuare un disegno imperialista, sprovvisto di adeguate basi economiche e militari.  La partecipazione dell’Italia ala 2GM fu l’epilogo coerente di un’aggressiva  politica di potenza che ne fece un costante fattore di destabilizzazione degli  equilibri europei. Storici che hanno sottolineato il secondo aspetto ;hanno distinto varie fasi della  politica estera fascista, leggendone le oscillazioni del peso che il paese poteva  esercitare a seconda delle alleanza continentali (prima con la Francia poi con la  Germania). Il crescente allineamento di Mussolini a Hitler nel corso degli anni trenta fu in  larga misura strumentale e la sua entrata in guerra a fianco della Germania fu il  risultato contraddittorio di scelte non convinte. Per tutti gli anni 20 la politica estera del fascismo fu volta ad accreditare  all’Italia un ruolo di mediazione tra le potenze e di mantenimento degli equilibri  europei. Mussolini era in cerca di una legittimazione internazionale, che in qualche  misura ottenne partecipando nel 25 assieme all’Inghilterra alla conferenza di  Locarno. Stabilizzato il regime e recuperato il controllo della Libia, crebbero le ambizioni  espansionistiche negli anni ’30. Le ambizioni di M (dal 32 ministro degli Esteri)  furono condizionate dalla debolezza dell’Italia, che lo indusse ad appoggiarsi ora  all’una ora all’altra delle grandi potenze, atteggiandosi di volta in volta a  difensore della pace e a fautore di una revisione degli equilibri internazionali. 1933 l’Italia firmò un patto con Francia, Gran Bretagna e Germania, che espresse la  volontà di inserire il nuovo regime hitleriano nel concerto europeo, ma l’uscita  della Germania dalla Società delle Nazioni unite e l’avvio del riarmo tedesco  tolsero spazio alla funzione mediatrice dell’Italia.  La   minaccia   tedesca   all’indipendenza   dell’Austria   costituì   un   forte   motivo   di  attrito tra Italia e Germania, quando Dollfuss fu assassinato Mussolini manifestò la  sua volontà di tutelare l’Austria avvicinandosi alla Francia. Nel ’35 l’Italia partecipò con Francia e Gran Bretagna a una conferenza delle  nazioni   vincitrici   della   Grande   Guerra   a   Stresa   e   ne   ribadì   l’intenzione   di  respingere le violazioni dei trattati del 19 e i pericoli per la pace dell’Europa. A   quella   l’Italia   fascista   preparò   l’azione   che   mutò   la   sua   politica   estera:  l’attacco all’Etiopia. Nel maggio del ’36 venne piegata la resistenza etiopica con  una ‘guerra totale’ che scatenò la dura reazione da parte della Società delle  Nazioni,   disponendo   sanzioni   economiche,   bloccando   i   rifornimenti   esteri  dell’industria bellica (“inique sanzioni” x la propaganda).  La guerra d’Etiopia rovesciò gli equilibri europei, l’Italia ottenne la solidarietà  della   Germania,   alla   quale   notificò  la   fine   della   sua   ostilità   all’annessione  dell’Austria, e nell’ottobre del ’36 la nascita dell’asse Roma­Berlino consacrò  l’intesa tra i due dittatori assegnando a Germania e Italia aree d’influenza diverse  (Germania verso Oriente,Italia nel Mediterraneo). Banco di prova di quest’alleanza  fu   la   guerra   civile   spagnola   dove   entrambi   appoggiarono   Franco   contro   i  repubblicani. Passi successivo alla politica estera italiana: (1937­38)  Firma patto antisovietico tra Germania e Giappone  Uscita dell’Italia dalla società delle Nazioni  Annessione dell’Austria al Terzo Reich. 37 L’ascesa nazista fu favorita da altre formazioni di destra e da alcuni settori  dell’esercito, che si illusero di potere utilizzare la NSDAP a proprio vantaggio.  La vittoria non dipese dal modo più radicale e brutale con cui proseguì obbiettivi  analoghi a quelli delle altre forze di dx (repressione movimento operaio e  democrazia),ma si ebbe per aver compreso e utilizzato la nuova natura della politica  di massa.  La conquista dell’egemonia della NSDAP si ebbe tramite quattro risorse decisive:  1)Una tattica legalitaria.  Dopo il tentativo fallito di colpo di stato nel 23 Hitler capì che nella società  moderna la conquista del potere non poteva avvenire con una sollevazione militare ma  andava preparata ottenendo il consenso delle masse e rassicurando gli alleati sul  rispetto formale della legalità. Solo dopo la conquista del potere x via elettorale  il nazismo avrebbe imposto i suoi veri obbiettivi (arrivare legalmente al potere ma  non usarlo legalmente). 2) Un’ efficiente organizzazione paramilitare della violenza sul modello del  fascismo italiano. Accanto alle strutture di partito si affiancarono formazioni  paramilitari come le SA (21), protagoniste della violenza indirizzate soprattutto  contro socialisti e comunisti), e le SS, che fungevano da guardie del corpo di  Hitler.  Erano formate da giovani che incarnavano la purezza dello stato razziale, e le loro  violenze seminarono terrore accrescendo il potere contrattuale di Hitler, il solo  che potesse riportarle all’ordine. 3) Un’abile propaganda attuata con nuovi mezzi di comunicazione.  Il massimo artefice della propaganda fu Goebbels, creatore del mito del Fuhrer e  regista delle coreografie di massa delle manifestazioni naziste col compito di  suscitare emozioni e adesione fideistica . Incrementò l’uso della radio rendendole  più economiche. 4) un leader carismatico che nelle parole e nei comportamenti esprimeva l’adesione  totale a un’idea.  H. illustrò l’ideologia nazista in Mein Kampf:  per sopravvivere il popolo/nazione  aveva bisogno di uno spazio vitale in cui abitare preservando la sua purezza dalla  contaminazione di altre razze che lo avrebbero indebolito e condannato  all’estinzione. Controparte negativa degli ariani era il popolo ebreo, dimorante  nello spazio degli altri popoli. Gli ebrei erano indicati come i responsabili della  prostrazione della Germania(assieme ai socialisti e ai comunisti).  Per Hitler antisemitismo e antibolscevismo erano collegati e fornivano la  piattaforma ideologia dei progetti di politica estera. La Germania doveva  conquistare il suo spazio vitale con una spinta verso est (x nuovo ordine europeo  fondato su supremazia tedesca)contro il nemico russo, asiatico e comunista. Moto del nazionalismo fu l’idea di riscossa per l’umiliazione subita dalla Germania  con la sconfitta nella guerra mondiale e la pace punitiva inflitta dai vincitori.  Per raggiungere tale obbiettivo il popolo tedesco doveva costituirsi in una comunità  nazionale organizzata secondo rigidi modelli militari di gerarchia e obbedienza, che  escludesse gli ebrei e le sinistre. Con tali premesse la NSDAP guadagnò ampi  consensi non solo nel ceto medio, ma nell’insieme della società tedesca.  Alle elezioni presidenziali del 32 però venne riconfermato Hindenburg. Hitler si  accordò col capo dell’esercito per far cadere Bruning, al quale succedette Von  Papen. Nel mentre le SA scatenarono la violenza contro i socialdemocratici e  soprattutto contro i comunisti, che vennero sconfitti nonostante si fossero  organizzati militarmente. Le nuove elezioni sancirono il successo di Hitler ed il crollo dei partiti moderati  di centro. Provati da anni di privazioni e di disoccupazione, i tedeschi esasperati  40 per la lunga e difficile crisi economica si dimostrarono disposti a seguire  qualsiasi ideologia estremista che promettesse un rapido cambiamento della  situazione. Ciò permise ai nazisti ed ai comunisti di schiacciare in modo evidente  le forze moderate che persero centinaia di migliaia di voti. Il Fuhrer tentò subito di sfruttare i successi elettorali appena ottenuti a suo  vantaggio richiedendo la Cancelleria in quanto leader del partito che aveva preso  più voti.  Papen non era disposto a perdere la carica e cercò di placare Hitler offrendogli il  posto di vice­cancelliere. Hindenburg rifiutò la richiesta, nutrendo una profonda  avversione per il capo nazista. ** 7.2 IL TERZO REICH I nazisti seppero creare un nuovo regime (dittatura fondata sul partito unico)in  soli sei mesi, servendosi della decretazione d’urgenza.  ‘L’allineamento’ delle istituzioni al regime si svolse in apparente continuità con  la precedente opera di svuotamento della democrazia, mentre il terrore scatenato  dalle SA completava la ‘normalizzazione’ del paese. 1933 fu sciolto il parlamento (1 febbraio) e fu incendiata la sede del parlamento  (attentato attribuito ai comunisti, pretesto x ulteriore giro di vite). EFFETTI:  Vennero arrestati i principali esponenti del partito comunista   Hindenburg (presidente del Reich) firmò un nuovo decreto che soppresse a tempo  indeterminato la libertà di stampa, di opinione e associazione, consentì la  violazione del segreto epistolare e il controllo dei telefoni. Alle elezioni del ‘33 la NSDAP ottenne il 44% dei voti, la stessa percentuale  dell’insieme   dell’opposizione(socialdemo,   comunisti   e   cattolici),   costringendo  Hitler a formare un altro governo di coalizione con il Partito Nazionalpopolare.  Nello stesso giorno il capo delle SS aprì a Dachau un campo di concentramento x  oppositori   politici;   nasceva   così   un   sistema   carcerario   parallelo   e   autonomo  rispetto a quello statale, sottratto al controllo della legge e gestito dalle  milizie naziste.  Il nuovo parlamento fu subito chiamato a votare una legge che conferiva pieni poteri  al governo (aveva strumenti legali x imporre sua volontà), il quale poteva:  Legiferare in contrasto con la Costituzione,   Gestione trattati internazionali     Attribuire   al   cancelliere   la   facoltà   di   firmare   decreti   al   posto   del  presidente. EFFETTI: (allineamento)  Sottopose le istituzioni pubbliche e private al controllo degli uomini della  NSDAP   Partiti   operai   e   sindacati   furono   distrutti   (Dirigenti   dei   sindacati  arrestati)  Partito Cattolico del centro si sciolse dopo la firma di un concordato tra la  chiesa e il regime (33) 41  Poteri dei governi regionali passarono a governatori nominati dal centro.  Allineamento dell’agricoltura e dell’industria avvenne in base a un accordo  con le associazioni patronali: espulsi gli ebrei dalle cariche direttive, la  stessa associazione degli industriali rinunciò alla propri autonomia,  accettando di integrarsi in uno stato che garantiva la fine di ogni  opposizione sindacale.  Radio divenne la voce del regime  Censura della stampa e soppressione delle pubblicazioni non allineate (nel 33  dati pubblicamente alle fiamme libri di autori antinazionali) Il 6 luglio 33 Hitler poteva annunciare che la “rivoluzione” nazista era conclusa.  Nello stesso mese vietò la ricostruzione dei partiti: l’unico riconosciuto era la  NSDAP, ormai identificata con lo stato. 1934:   notte dei lunghi coltelli  (dopo aver rafforzato alleanza con le forze armate  e prendendo a pretesto le notizie di un colpo di stato organizzato dalle  SA)dove le SS eliminarono buona parte dello stato maggiore delle SA il capo di  Azione   cattolica,   oppositori     e   concorrenti   di   Hitler.   Tale   notte   venne  accolta con favore dalla popolazione, ansiosa che finissero le angherie delle  SA, e dai poteri forti dell’economia e della società: H. consolidò il proprio  potere e alimentò il mito del Fuhrer, che appariva come un capo duro ma  giusto.  con la morte di Hindenburg, un referendum plebiscitario (19 agosto) accettò  Hitler come presidente della repubblica e il suo potere divenne illimitato:  con la fusione delle cariche di capo dello stato, del governo, del partito e  delle forze armate (venne adottato un nuovo giuramento che obbligava soldati e  ufficiali all’obbedienza al Fuhrer) nella persona di Hitler l’edificio del  Terzo Reich era ultimato. Quello nazista si qualificò come un doppio stato:  normativo: espresso dalla burocrazia, rispettoso delle regole e impegnato ad  applicarle, senza riguardo per i contenuti etici dei provvedimenti adottati  discrezionale: che agiva in odo arbitrario avvalendosi di strutture e sistemi  di partito Col   tempo   vinse   la   concezione  discrezionale  del   ruolo  dello  stato:  l’elemento  dinamico   della   trasformazione   fu   il   partito,   attraverso   gli   uomini   immessi  nell’apparato   amministrativo   e   la   creazione   di   organi   nuovi   (ex   SS)   che  prevaricarono i centri tradizionali del potere = elemento di differenza con caso  italiano dove il dualismo tra stato e partito si risolse a favore dello stato. Privo  del contrappeso della monarchia, il nazismo affermò la supremazia del partito allo  stato,   senza   eliminare   la   concorrenza   tra   i   diversi   organismi   per   ottenere  l’approvazione di Hitler. Il sistema nazista era in primo luogo un sistema di dominio: la repressione violenta  degli oppositori e dei “diversi” (ebrei, criminali, omosessuali, zingari, vagabondi, …)era connaturata nel disegno di uno stato riservato a cittadini razzialmente puri e  rispettosi delle direttive del regime. L’allineamento della magistratura, pena di  morte, efficienza Gestapo (polizia segreta di stato)e delle S.S furono gli strumenti  con cui venne realizzato tale progetto.  Segno distintivo del nazismo fu la politica razziale: 42 ad est, tra cui Unione Sovietica e Polonia. Il fallimento del primo tentativo di annessione dell’Austria 34  x colpo di stato  dei nazisti locali non dissuase la Germania all’obbiettivo di riunire tutti i  tedeschi nel suo territorio. 35 riottengono il Saar violando il trattato di Versailles e accelerando la sua  politica di riarmo, superando di 5 volte il contingente fissato dalla pace. La prima dimostrazione della sua forza si ebbe nel ’36 con l’ingresso senza ostacoli  nella   Renania,   che   la   Conferenza   di   Versailles   stabilì   invece   dovesse   essere  smilitarizzata, e nel 37 Hitler dichiarò che la guerra sarebbe stata scatenata entro  il 38 e ne indicò gli obbiettivi iniziali: Austria e Cecoslovacchia. Ribadì inoltre la priorità strategica dell’espansione a est per conquistare lo  ‘spazio vitale’, non escludendo un conflitto con Francia e Gran Bretagna, ed  espose  per la prima volta il concetto di ‘guerra lampo’: le campagne militari dovevano  essere velocissime per evitare di sottoporre l’economia e la società tedesca a una  pressione intollerabile. La proposta del Fuhrer suscitò perplessità negli ultimi conservatori(che avevano  aiutato Hitler nella conquista del potere), i quali vennero sostituiti in quanto il  potere doveva essere concentrato nelle mani di esecutori  ciecamente sottomessi al  Fuhrer e di provata fede nazista. La   pressione   totalitaria   da   allora   non   ebbe   più   limiti:   venne   accentuata   le  persecuzione antiebraica (notte dei cristalli)e si accelerò l’arianizzazione delle  attività economiche gestite da ebrei. Nel 38 vennero annessi l’Austria e i Sudeti,nel 39 la Boemia e la Moravia, con lo  smembramento della Cecoslovacchia. Il primo settembre del ’39, con l’invasione della  Polonia, la Germania nazista scatenò la seconda guerra mondiale. LEVIATHAN O BEHEMONTH? STATO, PARTITO E FUHRER NEL NAZIONALSOCIALISMO (RIQUADRO) TERZO REICH: società totalitaria, nella quale i vertici politici del partito nazista  erano riusciti a sottomettere gli apparati dello stato e ad esercitare attraverso di  essi un controllo totale sulla società. Nel corso della guerra era stata avanzata un’interpretazione diversa. NEUMANN: riprese l’immagine dei due mostri della tradizione ebraica: Leviathan e  Behemoth, nei quali Thomas Hobbes aveva  rispettivamente raffigurato lo stato,  ovvero:  un sistema politico di coercizione in cui sono conservate le tracce del  dominio della legge e dei diritti individuali. (L)  Un non stato, un caos, una situazione d’illegalità, disordine e anarchia. (B)  punto in cui Neumann assimilava il nazismo, individuando nella dittatura  tedesca la coesistenza di 4 tipi di poteri :partito, esercito, burocrazia e  industria. BRACHER:  si rifà alla categoria di totalitarismo, rifiutandosi di considerare il  nazismo come appartenente alla  famiglia dei fascismi.Legge la storia del nazismo  culminata nello sterminio degli ebrei come una realizzazione coerente e  consequenziale delle intenzioni dichiarate dal dittatore.Per questo la sua proposta  è stata definita INTENZIONALISTA. FUNZIONALISTI:   storici che , riallacciandosi a Neumann, individuano nei rapporti tra gli  apparati della Germania nazista la manifestazione di spinte e tendenze  diverse. ( Boroszat, MasonKershaw). 45  Sarebbero i rapporti di forza e i conflitti tra i vari centri potere del  sistema (esercito, SS, burocrazia statale e di partito) a determinare le  scelte del regime.  Potere di Hitler sarebbe il prodotto di una straordinaria popolarità e di un  ruolo di arbitro tra le varie parti del sistema.  Fanno distinzione tra i primi anni del regime e la fase che si è aperta con la  preparazione della guerra. Prima fase: scelte di Hitler sarebbero state bilanciate e condizionate dai  settori conservatori e tradizionalisti dello stato e dalle forze armate. Seconda Fase =  (1937­38) i posti chiave dell’amministrazione sarebbero stati  occupati dai seguaci del dittatore. Intenzionalisti accusano i funzionalisti di aver banalizzato il fascismo, perché la  loro definizione farebbe riferimento a funzioni del sistema e rinuncerebbe a un  giudizio morale nei confronti del nazismo, equiparando la dittatura di Hitler ad  altri sistemi di potere complessi. Funzionalisti accusano intenzionalisti di ridurre la storia del regime all’ideologia  demoniaca di Hitler, non sottolineando la corresponsabilità delle vecchie classi  dirigenti nell’avvento del regime. Più in generale  è stato loro rimproverato di non prendere in considerazione il  problema della continuità della storia tedesca.Hitler è solo una parentesi in quadro  positivo della storia tedesca. NOLTE =  il sistema dei campi di concentramento sovietici precedette il lager  nazista cme modello di riferimento.Il Nazismo , inoltre, si presenta come il  difensore dell’Occidente dalla minaccia asiatica portata dal comunismo sovietico. In  tal caso l’accusa di voler banalizzare ( normalizzare) il nazismo in chiave  occidentale è stata ritorta contro Nolte e gli altri storici che hanno invitato a  liberare l’identità odierna della Germania dal peso del passato nazista. 8.  LA RUSSIA SOVIETICA 8.1 LA NEP E Il SOCIALISMO IN UN PAESE SOLO Uscita distrutta dalle vicende del 14­20 la società sovietica entrò in una fase di  ripresa grazie alla NEP (nuova politica economica 21). ATTI DI TALE POLITICA:  Settore Agricolo   : revoca delle requisizioni dei generi alimentari e la loro  sostituzione con un’imposta in natura, pagata la quale i contadini potevano  disporre dei loro prodotti. Autorizzare i contadini a vendere le loro eccedenze significava reintrodurre  il mercato.Inoltre, l’inefficienza degli scambi diretti di merci spinse il  governo a sostituire l’imposta in natura sui prodotti agricoli con una tassa  in denaro, ripristinando un’economia monetaria. Permise anche ai contadini di  affittare la terra e di assumere manodopera salariata.  settore industriale:    abolì il lavoro obbligatorio, favorì gli investimenti di  capitale straniero, ammise l’esistenza di piccole imprese private. EFFETTI:  risanamento   delle   finanze   statali,eliminazione  dell’inflazione,stabilizzazione del rublo ancorandolo al gold standard. La   Nep   fu   un’economia   mista,   in   cui   le   forze   del   mercato   convivevano   con  l’iniziativa pubblica. 46 Si svilupparono la cooperazione e molti imprenditori e commercianti, ma lo stato  mantenne il controllo dei settori chiave dell’economia, assumendo anche un ruolo di  pianificazione (nel 21 viene creato ente di pianificazione economica Gosplan) I risultati della NEP furono positivi:  Crescita della popolazione  Economia recupera  Emerse un nuovo ceto di piccoli imprenditori e commercianti (=nepmen)  Nelle   campagne   si   accentuarono   le   differenze   tra   braccianti   e   contadini  poveri,   medi   e   ricchi,   tra   i   quali   si   sviluppò   uno   strato   di   piccoli  imprenditori rurali (=kulaki). Lenin definì la NEP come una sorta di “capitalismo di stato”, considerandola un  passo avanti e una tappa intermedia verso l’industrializzazione e il socialismo  (mentre Stalin ne propose un’immagine polemica, derivata dalla sopravvalutazione  degli elementi capitalistici della NEP e del ruolo del kulaki) . In realtà la NEP  permise alla Russia di riprendersi dal disastro in cui era piombata, ma non di  uscire dalla sua arretratezza. L a società e l’economia Russa erano dominate dal settore rurale, dalla piccola  produzione autonoma, e dalle piccole unità commerciali a cui si accompagnavano  l’industria  e l’amministrazione statale. Un importante elemento di novità fu infatti il consolidarsi del ruolo dello stato e  del partito comunista nella società sovietica, che controbilanciò la  democratizzazione dei rapporti economico e sociali portati dalla NEP. I contadini, poverissimi e ignoranti, permearono della loro mentalità arcaica  l’intera società, uscita dalla guerra con una fisionomia più accentuatamente rurale  e un’agricoltura più arretrata del passato, costituendo un ostacolo x la  modernizzazione e la trasformazione in senso socialista del paese. Inoltre la priorità della crisi economica spinse il regime a trascurare fattori di  sviluppo   decisivi  come  la   lotta   all’analfabetismo  e   la   crescita  culturale.  La  gestione della società e la pianificazione economica furono piene di errori e  ritardi, che incepparono i meccanismi della NEP lasciando incerte le prospettive del  a paese.  Passi importanti per consolidare il regime furono attuati nel 1922, quando si ruppe  l’isolamento diplomatico partecipando alla conferenza internazionale di Rapallo,  stipulando un accordo commerciale con la Germania(riconosciuto poi anche da altri  paesi). Sempre nel 22 Russia, Bielorussia, Ucraina e Transcaucasia costituirono l’Unione  delle repubbliche sovietiche(URSS), a cui aderirono poi anche le altre regioni  dell’ex impero zarista.  1924 muore Lenin  EFFETTO: lotta nel gruppo dirigente bolscevico x la successione, riguardante anche  la politica economica e le prospettive della rivoluzione. Bolscevichi: la NEP era un’implicita presa d’atto che la rivoluzione in Europa non  si era verificata e sostenevano che il nuovo regime, per sopravvivere, doveva  contare solo sulle proprie forze. Di diverso avviso era sinistra guidata da Trockij (Fu presidente del Soviet di  Pietroburgo durante le rivoluzioni del 1905 e del 1917)  puntava sulla riapertura  del ciclo rivoluzionario internazionale e proponeva una forte pressione sulle  campagne per realizzare l’accumulazione necessaria a industrializzare rapidamente il  47 il XVII Congresso del partito optò x una crescita moderata per allentare le tensioni  generate dal primo piano quinquennale. L’esigenza di normalizzazione era sostenuta da vari elementi dell’oligarchia  stalinista, ma Stalin attaccò la burocrazia: si aprì così una nuova fase  caratterizzata da un rapporto sempre più diretto tra Stalin e la polizia politica,  esercitando un controllo illimitato sull’amministrazione statale e su un partito  ormai privo di potere.  Nel ’34 con l’assassinio di Kirov (esponente di spicco nell’oligarchia stalinista,  aveva sostenuto normalizzazione), e un ondata repressiva contro i ‘trockisti’,  iniziò il periodo delle ‘purghe’: parola già usata x espulsione dal partito e la  perdita del lavoro, divenne più brutale nel ’36 con il processo­farsa contro 16  oppositori (poi giustiziati) x essersi dichiarati colpevoli dell’uccisione di Kirov  dopo essere stati sopposti a dure pressioni fisiche e morali. Poi toccò a Bucharin nei processi del 37­38 e a Trockij nel ’40 (assassinato in  Messico da un sicario). Oltre alla vecchia guardia bolscevica, nelle purghe  scomparve gran parte della dirigenza stalinista: pena capitale, costretti al  suicidio o arrestata e deportata nei campi di lavoro forzato, dove si unrono anche i  contadini “dekulakizzati” Riorganizzato nel 29, il sistema concentrazionario sovietico, prese nel ’31 il nome  di Gulag  (amministrazione centrale dei campi). Nel 40 esistevano 53 campi con oltre  un milione di detenuti, usati come forza lavoro schiavizzata in condizioni  proibitive: il tasso di mortalità, per freddo, stenti ed epidemie raggiunse il 30%  (in totale si contano circa 1 milione di morti a cui vanno aggiunte le esecuzioni  capitali).  La maggior parte dei reclusi erano giovani  con un’alta scolarizzazione: segno che  il terrore fu rivolto soprattutto contro i quadri intermedi dello stato, del partito  e del sindacato, per evitare che sorgessero nuclei di opposizione. Colpendo la macchina che egli stesso aveva costruito e mantenendo la classe  dirigente in uno stato di precarietà, Stalin eliminò ogni vincolo al suo potere  personale.  Il marxismo – leninismo fu ridotto a un sistema dogmatico di credenze e contaminati  da un forte recupero di valori patriottici e religiosi. Così si affermarono  un’ortodossia laica e una liturgia di massa, basate sul culto di Stalin, a cui  contribuirono: le farse giudiziarie ai “nemici del popolo” , il recupero dei simboli  della tradizione zarista (rispondevano ad un diffuso bisogno di sicurezza e  stabilità reso pressante dagli sconvolgimenti degli anni 30), e la nuova  Costituzione del 36 (aveva dato al terrore staliniano la copertura della legalità. Nel ’38 la destituzione e l’esecuzione di Nikolaj Ezov (capo delle NKVD che aveva  diretto la fase culminante della repressione), segnò la fine del ‘Grande terrore’. L’anno dopo Stalin dichiarò che le purghe, inevitabili e benefiche, erano state  accompagnate da numerosi errori e che non ne occorrevano altre. 8.4 LA POLITICA ESTERA DELL’URSS E IL COMUNISMO INTERNAZIONALE La Russia uscita dalla guerra civile era uno stato bisognoso di stabilità e di pace,  ma anche il punto di riferimento dei rivoluzionari di tutti i paesi. Al dilemma tra  privilegiare gli interessi statali o quelli del movimento comunista internazionale  prevalse la linea del “socialismo in un paese solo”. Negli anni ’20 l’URSS adottò una politica estera per normalizzare le relazioni  internazionali con gli stati capitalistici, senza rinunciare al ruolo di perno della  rivoluzione mondiale. L’ambiguità che ne derivò fu dissolta nel 1928 quando Stalin  sostenne che l’incombere di una grave crisi economica capitalistica avrebbe aperto  nuove prospettive rivoluzionarie e che in tale situazione il nemico principale della  classe operaia era la socialdemocrazia. Tali posizioni entrano in relazione con il  rifiuto della NEP e dettero inizio alla lotta contro Bucharin (presidente del  Commintern) 50  In seguito i partiti comunisti dei diversi furono allontanati e interamente  subordinati alla politica estera sovietica..  1929:venne enunciata una teoria secondo cui la socialdemocrazia era considerata  socialfacismo, ciò esasperò le divisioni del movimento operaio con conseguenze  pesanti in Germania, dove la divisione tra socialisti e comunisti aggravò la crisi  della repubblica di Weimar  e facilitò la vittoria di Hitler.  Negli anni del primo piano quinquennale l’URSS si chiuse in un isolamento da cui  uscì nel ’34 L’aggressività e l’antisovietismo della Germania nazista e del Giappone spinsero  Stalin a una politica estera distensiva e di apertura alle democrazie occidentali:  si abbandonò la linea di contrapposizione frontale del socialfascismo per  un’alleanza antifascista con la socialdemocrazia e le forze progressiste (politica  dei ‘fronti popolari’ per l’alleanza tra comunisti,socialisti e radicali creatasi in  Francia nel ’34).  Nel ’39 dopo l’invasione tedesca della Cecoslovacchia, Stalin però stipulò un  trattato di non aggressione alla Germania, per la sua diffidenza per Francia e Gran  Bretagna (intenzionate a dirottare espansionismo nazista a est)e per  l’impreparazione dell’armata rossa decimata dalle purghe.  Il protocollo segreto allegato al patto, che fissava le sfere di influenza  assegnando all’Urss  Polonia, Estonia, Lettonia, Finladia dimostra che la mossa di  Stalin non aveva un semplice carattere difensivo ma rispondeva a una chiara politica  di potenza. Quel patto ebbe delle CONSEGUENZE:   Screditò la politica unitaria dei comunisti europei  Disorientò i movimenti antifascisti per la pace  Facilitò aggressione nazista alla Polonia. Tale patto non servì ad evitare l’attacco tedesco nel ’41 all’URSS, che, non  avendolo previsto, si trovò impreparata e solo dopo tale aggressione venne ripresa  la politica della lotta per la libertà dal fascismo. 1943: Stalin sciolse il Comintern x rassicurare gli alleati sul fatto che la  rivoluzione mondiale non era più tra gli obiettivi dell’Unione Sovietica. LO STALINISMO (RIQUADRO) Vi sono state varie correnti di pensiero: TROCKIJ : stalinismo è stato un tradimento della rivoluzione e una forma di  restaurazione capitalistica. ARENDT =  si è servito del totalitarismo per individuare le peculiarità dello  stalinismo nel controllo sociale della massa ad opera di una dittatura autocratica e  distinguerlo così sia dai sistemi democratici, sia dalle forme tradizionali di  autoritarismo, accostandolo ai regimi fascisti.  Tale approccio ha dato origine alla SCUOLA SOVIETOLOGIA ANGLOAMERICANA, che ha visto  nello stalinismo una dittatura fondata sul terrore.Nazismo e stalinismo, condividono  in tale visione, privano le persone dei diritti individuali e di ogni possibilità di  scelta, piegate all’obbedienza e costrette  alla sospensione della propria coscienza  umanitaria. LEWIN: posizione meno ideologica .Identifica come fenomeni costitutivi dello  stalinismo  l’industrializzazione e la collettivizzazione delle campagne. Il dispotismo,il culto della personalità, la burocratizzazione e il nazionalismo che  ne furono i tratti distintivi appaiono come l’esito di un cortocircuito  determinato  dalla coesistenza nella soc russa di forme economiche sociali avanzatissime e altre  arretrate :elitè di tecnocrati e  burocrati creata dall’industrializzazione e mondo  51 rurale.Lo stato che sorse dallo stalinismo nasce dalla tensione tra questi due poli  ed è anche lo strumento per dominarla. Per LEWIN  l’autocrazia di Stalin è l’incarnazione dello squilibrio: attraverso lo  stato si espresse l’incapacità del sistema, in tempi di transazione e crisi, di  adattarsi ai cambiamenti da lui stesso prodotti. REVISIONISTI: posero l’accento sull’articolazione di poteri interna al regime,  sull’esistenza di divergenze  e conflitti tra centro e periferia e tra i diversi  settori dello stato.Tali ricercatori hanno tentato di ricostruire una storia della  società sovietica sotto lo stalinismo con particolare riguardo alla realtà delle  comunità locali e non solo alle scelte e alle lotte dell’eleitè emergente. AA 30.:  apice repressivo del grande terrore  raggiunto dal sistema staliniano.Il  grande terrore causò la morte di migliaia di persone. 1993  lavoro di ricerca tramite il quale si è arrivati ad avere un quadro più  concreto del sistema di terrore staliniano.I Gulag  erano solo l’anello centrale di  una catena reclusiva che comprendeva anche penitenziari e colonie di confino per  misure detentive temporanee. Il vero obiettivo della repressione sembra piuttosto l’èlite della cultura e delle  professioni. CAP 9 ASIA, AFRICA E AMERICA LATINA TRA LE DUE GUERRE 9.1 I PRIMI MOVIMENTI ANTICOLONIALI La prima guerra mondiale aveva sparso vittime non solo tra le popolazioni europee ma  anche  tra i soldati indiani e magrebini: la razza bianca aveva preteso dai popoli  delle colonie un drammatico tributo di sangue.  Quei soldati avevano assistito ad un massacro che aveva incrinato il mito di una  civiltà europea superiore, e al tempo stesso avevano incontrato idee di indipendenza  e libertà applicabili anche allo stato di soggezione e sfruttamento dei loro paesi  d’origine. Tra i 14 punti di Wilson come base x un ordine internazionale vi era anche il  “mandato”, che stabiliva il principio della salvaguardia degli interessi dei popoli  nativi delle colonie e attribuiva alla potenza coloniale europea un ruolo di  sostegno per il raggiungimento della capacità di autogoverno. Il blocco commerciale connesso alla guerra aveva portato a uno sviluppo degli scambi  tra le colonie e la loro madrepatria, ma l’arretratezza economica di quei paesi li  rendeva  inefficienti come mercati x le merci europee in eccedenza. Si poneva così  il problema di un’organizzazione più razionale del dominio coloniale, che non si  fondasse sulla spoliazione di materie prime. L’art 22  dello statuto della società  delle nazioni indicava una soluzione preventiva ponendo tre tipi di mandato: 1. periodo transitorio di tutela istituzionale x il raggiungimento della piena  indipendenza (Francia e GB) 2. un’amministrazione coloniale sotto la supervisione della società delle nazioni  (Germania) 3. un’incorporazione nel dominio della madrepatria (Germania). La guerra mondiale aveva indebolito la forza e l’autorità degli imperi, e in più la  rivoluzione del 17 aveva mostrato al mondo una rivoluzione vittoriosa x i paesi alla  ricerca della libertà. Tra i principi del nuovo regime sovietico Lenin aveva posto anche  l’autodeterminazione dei popoli e nel corso degli anni venti nacquero partiti  affiliati all’Internazionale comunista in India,Cina, Indonesia,Sudafrica, Egitto,  Palestina e Siria. Ognuno di questi partiti s’identificava come difensore degli  interessi delle masse rurali più povere ( proletariato dei paesi preindustriali), ma  era pronto ad appoggiare le rispettive borghesie nazionali x una comune lotta  antimperialista contro il dominio coloniale. 52 1938: una legge di mobilitazione nazionale attribuì pieni poteri allo stato nella  vita economica della nazione. I sindacati vennero sciolti e sostituiti con una associazione patriottica  industriale di stampo corporativo. 9.3 LA CINA E IL SUDEST ASIATICO SITUAZIONE DOPO LA GRANDE GUERRA: La repubblica cinese, istituita nel 1912, non godeva di un adeguato consenso  popolare e il controllo del paese rimase nelle mani dei governatori militari delle  province, ”signori della guerra”, il cui potere si accrebbe dopo il primo conflitto  mondiale. Inoltre agricoltura :  Arretrata e fondata sull’autoconsumo.Tuttavia la penetrazione occidentale  commercializzò almeno parzialmente l’economia rurale, favorendo la formazione  di latifondi basati sulla proprietà privata.  A questo strato di proprietari si contrapponevano i MINIFONDI: insieme di  piccoli appezzamenti di terra della maggioranza dei contadini e quasi sempre  insufficienti a garantire la sopravvivenza. Forte incremento demografico x abbassamento della mortalità, dovuto alle  vaccinazioni e ad alcuni miglioramenti igienici. ( aggrava situazione dei scarsità  del terreno) Dopo la guerra non mancarono segni di una reazione alla presenza occidentale e alla  disgregazione del paese:  1919: studenti, impiegati e commercianti manifestarono contro la  subordinazione della Cina agli interessi stranieri.  1921 (dalle ceneri del movimento del 19) fu fondato il partito comunista a  Shangai.  Il partito al potere, ovvero Partito nazionale del popolo ( Guomindang)  con  presidente Sun YAT SEN  radicalizzò la propria battaglia x l’indipendenza  nazionale e promosse una collaborazione con i comunisti cinesi e con l’Unione  Sovietica   Successore Chiang lanciò nel 1926 una spedizione a nord  contro i “signori della  guerra” e ponendo poi fine all’alleanza con i comunisti, che vennero massacrati. Chiang sostenuto dai grandi proprietari terrieri, dai ceti sociali medio­alti e  dalle potenze straniere che lo appoggiavano in funzione antisovietica e  antigiapponese, instaurò il proprio governo nazionalista a Pechino, coronando almeno  sulla carta il sogno di unificare la Cina. Diverse zone del paese però sfuggivano ancora al controllo del partito e il partito  comunista si riorganizzò nelle campagne sviluppando le proprie basi sociali tra i  contadini poveri. 1930: Chiang sferra armate contro i comunisti, i quali risposero con una guerriglia  basata su mobilità e logoramento del nemico con attacchi improvvisi. Vincono  comunisti con a capo Mao Zedong. In contrasto con Stalin e il Comintern, che concepivano la lotta anticoloniale come  alleanza tra proletariato industriale e borghesia nazionale, Mao identificava nel  proletariato rurale il soggetto decisivo di una battaglia sociale (per una radicale  riforma agraria che desse la terra ai contadini)  e antimperialistica ( per liberare  la Cina dall’occupazione giapponese, Chiang aveva ceduto terreni a giapponesi in  speranza di intervento USA). I comunisti, in accordo con le direttive antifasciste del Comintern, proposero di  porre fine alla guerra civile x fronteggiare il comune nemico straniero: nel 1936  55 (costretto dai generali del partito nazionale del popolo)Chiang tratta con il  rappresentante comunista Enlai, da cui nacque una strategia comune contro il  Giappone. Nel 37 le truppe giapponesi iniziano l’invasione al nord e le crudeltà esercitate  rafforzarono il prestigio e l’autorità del partito comunista. Dopo seconda guerra mondiale, con la resa del Giappone, la Cina avrebbe dovuto  rimanere nell’orbita occidentale sotto il governo di Chiang, almeno secondo il  progetto di spartizione concordato tra Stalin, Roosevelt e Churchill. Fedele a tale  consegna nel 46­47 Chiang portò ripetuti attacchi militari alle basi del partito  comunista nelle campagne cinesi. RISPOSTA DI MAO: intensificazione della politica di confische di terre ai danni dei  contadini ricchi, ciò rafforzò il consenso del suo partito anche nelle zone della  Cina meridionale dove non si era radicata la resistenza antigiapponese. 1948 = comunisti sconfissero in guerra le truppe nazionaliste e nel 1949 entrarono a  Pechino mentre Chiang e la parte a lui fedele del Guomindang si rifugiavano a  Taiwan. 1949: proclamata la Repubblica popolare cinese. INDOCINA FRANCESE: 1927 venne creato un partito nazionale ispirato al Guomindang, i cui rappresentanti  sedevano negli organismi consultivi della Francia ma erano privi di poteri  effettivi.Opponendosi alla strategia di collaborazione del Partito nazionale nel  1931 Nguyen Ai Quoc (=Ho Chi Minh) fondò il Partito comunista del Vietnam e  organizzò la rivolta indipendentista tra i soldati e i contadini. Si riprodusse una dialettica politica analoga a quella cinese, tra un partito  moderati ( espressione di una borghesia nazionale propensa all’accordo con la  potenza coloniale) e un partito radicale (espressione dei contadini poveri e fautore  di una rivoluzione sociale nelle campagne da raggiungere assieme all’indipendenza). Lo scoppio della seconda guerra mondiale e la sconfitta della Francia rafforzarono  le posizioni del partito comunista.  1941: per iniziativa dei comunisti si costituì il Vietmith, il fronte per  l’indipendenza del Vietnam, che alla resa del Giappone mosse l’offensiva verso le  campagne e le montagne del nord x effettuare un’insurrezione nazionale. Il governo provvisorio di Minh proclamò l’indipendenza del Vietnam. COLONIA OLANDESE DELL’INDONESIA: Il risveglio del sentimento nazionale  venne guidato da un partito musulmano, il  Saraket Islam  a cui, negli anni 20, si contrappose il partito comunista  indonesiano, il quale organizzò isurrezioni popolari duramente represse dagli  olandesi. 1927 in alternativa all’islamismo e al marxismo fu fondato il Partito nazionale che  sotto la guida  di Sukarno si pose l’obiettivo di un’indipendenza limitata alla  politica interna, su modello Commonwealth. L’Olanda respinse tale richiesta, mise fuorilegge il Partito nazionale e imprigionò  Sukarno. Con la dominazione giapponese durante l seconda guerra mondiale Sukarno fu prima  costretto all’esilio, poi chiamato a far parte del governo di occupazione Giapponese  nel quadro della “sfera di coprosperità della grande Asia orientale”.  Dopo la resa Giapponese Sukarno proclamò l’indipendenza dell’Indonesia , ma le  truppe alleate inglesi e australiane restaurarono il potere coloniale dell’Olanda  che si ritirò dal paese solo nel 49. Movimenti nazionalisti si svilupparono anche nelle Filippine e nel Siam (Thailandia  nel 1939), dove l’avvento di un regime costituzionale fu accompagnato da una  politica volta a limitare lo sfruttamento delle risorse del paese da parte delle  56 potenze occidentali (anni 30). 9.4 L’INDIA Le campagne erano ancora più povere di quelle cinesi, con le ferrovie e  l’irrigazione l’impero britannico aveva promosso la commercializzazione  dell’agricoltura e l’abbondanza di cotone e juta aveva favorito l’industria tessile,  ma  i profitti economici erano assorbiti dall’èlite di ricchi proprietari  cointeressata alla gestione del potere coloniale di Londra. Nonostante la miseria, il regime coloniale britannico prosperava perché sfruttava la  divisione religiosa esistente tra hindu e musulmani, appoggiandosi ai musulmani  perché li riteneva più moderati sul problema dell’indipendenza nazionale. Il movimento anticoloniale indiano era dominato dalla figura di Gandhi, che elaborò  una forma di lotta fondata sulla resistenza passiva e la disobbedienza pacifica alle  leggi ritenute ingiuste (ex giornata di astensione al lavoro, digiuno e preghiera  contro legge che prevedeva carcere senza processo agli agitatori politici, fu però  repressa violentemente dalla polizia). Alla fine del 1919 la Gran Bretagna concesse all’India una nuova costituzione che  fissava la diarchia tra il parlamento indigeno e il governo ( che però rispondeva  del suo operato sol a Londra). 1920= Seguaci di Gandhi che volevano l’indipendenza conquistarono la maggioranza nel  Partito del Congresso, l’associazione che riuniva i rappresentanti dell’élite  indiana legata agli inglesi. VISIONE DI GANDHI DELL’INDIPENDENZA:  ricerca di una via di sviluppo alternativa a  quella occidentale, fondata sul rifiuto della civiltà industriale e sul rilancio  della filatura e tessitura a mano, tramite boicottaggio delle merci di importazione  inglese e il ritorno ad un’economia di autoconsumo. Gandhi si battè anche per gli aspetti + arcaici del costume religioso indiano  (estrema subordinazione della donna, segregazione casta dei contadini più poveri  destinati a lavori degradanti) 1929 Gandhi arrestato insieme ad altri x la disobbedienza civile (cui il regime  coloniale inglese si mostrava impreparato a rispondere). Dopo essere stato rilasciato lanciò una campagna x la produzione di sale contro il  monopolio britannico, che li costò una nuova detenzione, la quale risultò in un  negoziato da parte del governo inglese. 1930­31 si tennero a Londra due “Conferenze della Tavola rotonda” ( alla seconda  partecipò Gandhi) ma non si raggiunsero risultati definitivi. EFFETTO: Gandhi riperse la disobbedienza civile e nel 32 fu ancora arrestato. Fu  sciopero della fame (da lui intrapreso in carcere) che fece riprendere il negoziato  che nel 35 condusse all’elaborazione di una nuova costituzione che ampliò  l’autonomia e i poteri legislativi dei governi provinciali eletti dagli indiani. Rimase però la diarchia tra governatorato inglese e autogoverno indiano. Nel partito  del congresso si fece strada un’opposizione guidata da Nehru, vicina ai modelli del  socialismo europeo e fautrice della piena indipendenza dalla Gran Bretagna  e di un  moderno sviluppo industriale. Negli anni della guerra mondiale andò contro Gandhi  che ribadiva la non collaborazione e sostenne le ragioni del sostegno agli eserciti  alleati contro la minaccia giapponese. 1945: al governo di Londra c’è Attlee , laburista favorevole ad una ripresa delle  trattative. Tali trattative si conclusero nel 47 con la costituzione di due  dominions separati: l’Unione indiana ( Hindu) e il Pakistan ( musulmana). 9.5 IL MEDIO ORIENTE E IL MAGHREB 57 molti italiani. Una politica di insediamenti colonici venne perseguita anche dalla Francia nei suoi  protettorati (Algeria, Tunisia, Marocco. NB. è uno stato o un territorio  controllato/protetto da uno stato più forte.Lo Stato protetto mantiene una certa  autonomia per quanto riguarda gli affari interni e non è un possedimento dello stato  protettore, il quale si impegna a tutelarne gli interessi e di solito ne dirige gli  affari esteri e la difesa), dove la reazione alla presenza straniera assunse forme  diverse:  Marocco: rivolta armata  Algeria: movimento anticoloniale puntava su riappropriazione della lingua  araba e della cultura musulmana come condizione x indipendenza.  Tunisia: movimento anticoloniale vicino x contenuti ideali e forme  organizzative alle sinistre del parlamento francese. 9.6 L’AFRICA In Africa colpiva l’assenza dei requisiti condivisi (lingua, religione) che erano  alla base dei movimenti nazionali, ma la presenza delle potenze occidentali ebbe  effetti più devastanti che in altri contesti. Generalmente gli stati coloniali  africani (subsahariani) erano formazioni artificiali, i cui confini ignoravano  quelli preesistenti, comprendendo popoli di cultura, religione e lingua eterogenee:  Sistemi sociali e istituzioni indigene distrutti/radicalmente modificati  Differenze tribali e etniche vennero alterate o inventate in funzione degli  interessi coloniali (ex hutu e tutsi, facevano solo parte di gruppi sociali  diversi ,ma vennero “etnicizzati” dai colonizzatori che si erano appoggiati  all’”aristocrazia” tutsi). Dopo la 1GM la trasformazione delle ex colonie tedesche in mandati accrebbe la forza  della presenza aglofrancese.  La Francia esercitò il proprio potere attraverso governatori che controllavano  consigli consultivi composti da funzionari coloniali e rappresentanti delle  aristocrazie locali, a cui venne concessa la cittadinanza. Vennero fatti sforzi x  porre fine alla schiavitù e combattere analfabetismo, venne potenziata rete stradale  e ferroviaria. Nell’impero britannico la maggiore autonomia politica introdotta dal Commonwealth  portò all’inasprimento della legislazione razziale in Sudafrica, l’unico dominion  dove i bianchi erano in minoranza: fin dal 26 la popolazione nera fu esclusa da  impieghi qualificati e nel 36 una legge stabilì le elezioni separate. Seguendo l’esempio di Gandhi, l’African national congress (organizzazione  rappresentativa della maggioranza nera sudafricana) cominciò a boicottare le  elezioni separate. Fu solo dopo la 2GM , con l’affermarsi della sensibilità antirazzista scaturita  dallo scontro col nazismo, che l’attenzione internazionale si concentrò sulla  politica di apartheid del Sudafrica, che fondava il predominio politico di una  minoranza sul postulato della superiorità della razza bianca e sulla divisione della  vita civile in tutti i suoi aspetti in ambiti razziali non comunicanti (ONU fece  serie di mozioni contro questa politica). Il modello di segregazione sudafricano costituì un esempio anche x altre colonie  inglesi governate da minoranze bianche: ex Kenya. In altri possedimenti privi di coloni bianchi (Ghana, Uganda, Nigeria), un élite  locale (la cui formazione fu favorita dal governo) assicurava la subordinazione  60 lavorativa, economica e culturale delle popolazioni nere, in cambio di parte dei  profitti delle vendite di materie prime . 9.7 L’AMERICA LATINA Mentre in Europa si combatteva la 1GM, gli USA intensificarono una politica di  intervento militare nell’America centrale, sia x ragioni strategiche sia economiche:  le debolezza dei regimi politici latino­americani metteva a rischio sia la sicurezza  militare sia gli investimenti finanziari degli USA. Il capitalismo statunitense non era l’unico a muoversi nell’area, ma vi era anche  quelle di Francia, Germania e GB. La guerra ridusse di colpo gli scambi tra America  latina ed Europa e permettendo agli USA di approfittarne: nel 19 il Congresso  autorizzò le banche ad aprire filiali estere, rilanciando così gli investimenti  diretti (costruzione ferrovie e impianti elettrici, sfruttamento giacimenti  minerari, petroliferi e piantagioni), e fornendo la possibilità di prestiti e aiuti  ai latinoamericani. Il flusso commerciale che si istituì tra Usa e AL non era però paritario: gli USA  scambiavano prodotti finiti x materie prime , precludendo agli stati latinoamericani  uno sviluppo industriale autonomo. Le società private statunitensi erano  proprietarie , in condizioni di quasi monopolio, delle risorse di un intero paese  (ex banane della United Fruit Company e della Standard Fruit Company), e la  dipendenza dai capitali stranieri favoriva lo sviluppo monoculturale delle economie  dei paesi dell’area (“repubbliche delle banane”, senza possibilità di entrate e di  crescita produttiva che non dipendessero dalle ordinazioni dei mercati  nordamericani). Una svolta disastrosa vi fu con la crisi del 29, la quale colpì soprattutto le  esportazioni, provocando disoccupazione x i lavoratori delle piantagioni e delle  miniere, i quali emigrarono in massa verso le città in cerca di opportunità. Si  trattò di una urbanizzazione passiva ( attiva della rivoluzione industriale), in≠   quanto frutto di una fuga dalla povertà delle campagne ma senza prospettiva di  impiego, e che determinò la crescita delle bidonvilles (abitazioni di fortuna, prive  di condizioni igieniche). La crisi del 29 determinò anche una rottura degli equilibri politici del continente:  la metà dei paesi della AL conobbero colpi di stato violenti organizzati dalle forze  armate, frutto dell’incapacità dei governi di mantenere il potere in condizioni  democratiche di fronte alle pressioni degli strati più poveri. La sospensione della  democrazia era il mezzo più semplice x far fronte alla perdita di consenso senza  alterare equilibri socioeconomici interni e internazionali. Tra questi paesi fece eccezione il Messico, dove il presidente Diaz guidò la  modernizzazione del paese all’insegna del dominio della grande proprietà terriera  (possedente anche degli ejidos, terre pubbliche comunali) e sfruttava il lavoro dei  contadini poveri (peones). La rivolta di questi ultimi rovesciò Diaz nel 11 e nel 14  i capi militari consegnarono il potere al nuovo presidente Carranza, il quale varò  una nuova Costituzione, che, oltre alla riforma agraria sanciva la nazionalizzazione  delle risorse del sottosuolo, petrolio compreso.  Le compagnie petrolifere inglesi e statunitensi vennero colpite nei loro interessi,  così come quelli della grande proprietà terriera, tanto che nel 20 venne ucciso  Carranza e venne eletto presidente Obregon, dopo aver garantito il rispetto dei  dritti petroliferi americani e della grande proprietà terriera. Seguirono anni di guerre e rivolte, concluse  con l’avvento alla presidenza di  Cardenas (34­40), il quale rilanciò la riforma agraria e mise in discussione i  rapporti di subordinazione economica che legavano il Messico all’Occidente,  61 nazionalizzando prima i diritti di compagnie come la Standard Oil e Shell e poi  rilevandone i giacimenti petroliferi. Nonostante l’eccezione messicana, gli USA predominavano nell’America centrale,  spesso testimoniato dalla presenza militare diretta( l’intervento militare da parte  di una potenza che proclamava la propria fede nella libertà e  nell’autodeterminazione dei popoli era peraltro fonte di imbarazzo). Fu il nuovo presidente Roosevelt ad affermare nel 33 la volontà di un mutamento,  sostenendo la necessità di una politica “di buon vicinato”, rispettoso dei diritti  propri e altrui (pochi mesi dopo il segretario di stato firmò una risoluzione che  proibiva l’ingerenza negli affari di un’altra nazione, seguito poi dall’effettivo  disimpegno militare tranne che a Guantánamo e nel canale di Panama). Il disimpegno militare degli USA però favorì l’avvento delle dittature  centroamericane, in quanto lasciarono vacante il ruolo di garanti dell’equilibrio.  Ex Batista a Cuba: comandante militare che prese il potere nel 33 e successivamente  assunse incarichi di governo formando un regime nazionalista. Anche in Sudamerica la crisi del 29 mise in evidenza i limiti dell’economia priva di  basi produttive indipendenti (ex Venezuela, sviluppo condizionato basato  sull’esportazione del petrolio).  Altre nazioni volsero a sostituire almeno parzialmente le importazioni con uno  sviluppo produttivo autonomo, con un capitalismo nazionale autonomo: era l’idea base  del populismo, un progetto politico che intendeva ampliare le basi sociali dello  stato con la formazione di partiti di massa, o comunque di una forte mobilitazione  dei ceti popolari urbani. In Perù il populismo trovò il proprio strumento nell’APRA, il quale si proponeva di  realizzare l’unità politica dell’AL come condizione x sconfiggere l’imperialismo  statunitense, nazionalizzando terre e industrie (non si riuscì però a realizzare  tale programma). Il progetto populista riscosse i maggiori successi in Brasile con la presidenza di  Vargas, che si avvalse dello scontro tra partito integralista (carattere fascista) e  comunista. Vargas promulgò una nuova Costituzione che conferiva pieni poteri al  presidente e istituiva un sistema economico di tipo corporativo, avvicinandosi  sempre di più ai regimi dittatoriali europei x quanto riguarda soppressione diritti­ interventi sociali e produzione industriale. 10.LE ORIGINI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE. 10.1 UN CONFLITTO ANNUNCIATO A differenza della prima, la seconda guerra mondiale fu un evento previsto dagli  osservatori dell’epoca. Le previsioni traevano origine principalmente dai trattati di pace della 1GM, che  non avevano risolto le divisioni del continente europeo ma contenevano le premesse  di nuovi conflitti (si è parlato di “guerra civile europea” cm sfondo/causa del  conflitto o come “guerra dei 30 anni” comprendendo le 2 guerre). Le vicende internazionali tra due guerre furono contraddistinte da una  contraddizione insanabile: le potenze europee non erano + in grado di risolvere da  sole i conflitti, ma gli USA decisero di restringere la loro sfera di influenza al  continente americano e al Pacifico. Sugli equilibri continentali pesò anche  l’assenza dell’URSS (isolamento dovuto sia x scelte dirigenza sia x contrapposizione  ideologica). 62 disposta a entrare nella Società e concludere patti difensivi con i paesi  europei. Per combattere il fascismo infine spinse il movimento comunista a una  politica di fronte popolare. Questa offensiva di pace non ebbe però successo: il nuovo ministro degli Esteri  francese preferì tentare accordi con Germania e Italia, le aperture sovietiche  furono lasciate cadere (le potenze occidentali consideravano URSS un’incognita o una  minaccia). Questo fallimento aprì la strada ad un’alternativa diplomatica basata  sulla tolleranza nei confronti di Hitler come mezzo x conservare la pace  (=appeasement), riconoscendo la legittimità di una revisione degli accordi di pace e  accettava la Germania nazista come interlocutore più affidabile dell’URSS. L’appeasement, fondata sul presupposto che una politica conciliante avrebbe  arrestato l’aggressività del nazismo, ne sottovalutava la vocazione bellica: la  guerra (preparata già dal 36) era x Hitler una scelta ideologica, e la sua volontà  di metterla in atto gli diede un vantaggio rispetto ai paesi contrari. La mancata  comprensione della natura del nazionalsocialismo, unita al pregiudizio sovietico,  impedirono di contrastarlo con efficacia. 10.2 LA PENISOLA IBERICA E LA GUERRA DI SPAGNA Rimasta neutrale durante la 1GM,l a Spagna era un paese diviso.  sviluppo dell’industria( per incremento domanda estera connesso allo sforzo  bellico) favorì un movimento autonomista( nord)  resto del territorio agricoltura arretrata in mano ad un’aristocrazia  nazionalista  Il ceto politico che governava sotto la guida di Alfonso XIII era espressione  di oligarchia che si poggiava sulla chiesa e sulle forze armate. Nel 21 si aprì una grave crisi causata da un sanguinoso smacco inferto dai ribelli  in Marocco che si risolse nel 23 con un colpo si stato effettuato da De Rivera con  l’appoggio del re. Proclamata la legge marziale, sciolto il parlamento e istituita  la censura, il dittatore ebbe però l’accortezza di non cancellare le conquiste  sociali degli anni precedenti e ottenne  la collaborazione di Caballero( segretario  del sindacato socialista) , in base ad un disegno di sostituzione degli istituti  parlamentari con un sistema corporativo, mai compiutamente definito. Una politica di lavori pubblici ingigantirono il debito pubblico ma si ridusse la  disoccupazione e  si diede nuovo impulso alla produzione industriale Grazie all’alleanza con la Francia tra il 25 e il 27 De Rivera portò a termine  la  repressione della rivolta anticoloniale in Marocco. Tali successi non arrestarono il malcontento x la miseria delle masse rurali e x le  aspirazioni democratiche che si diffusero nelle università e nelle forze armate.  1930 Rivera si dimette in seguito alla disfatta subita dai monarchici alle elezioni  (31 re abbandona il paese).  Nell’ elezione x assemblea costituente vince alleanza formata dai socialisti e dai  repubblicani di sx. Venne promulgata una Costituzione repubblicana che: ­ istituì il suffragio universale ­ sancì la libertà religiosa ­ introdusse la separazione tra stato e chiesa. 65 Il problema da affrontare x la repubblica fu la riforma agraria:  la struttura  sociale delle campagne era infatti divisa in estesi latifondi arretrati e un  minifondo. Concordi nell’espropriare le terre non coltivate socialisti e repubblicani la  pensavano diversamente sulla loro destinazione: socialisti = uso collettivo repubblicani = proprietari indipendenti. La repubblica perse così popolarità e fornì un’arma potente ai suoi avversari, resa  evidente da una sommossa organizzata dal movimento anarchico 33. Alla divisione e radicalizzazione delle classi popolari faceva riscontro la volontà  di reazione dell’aristocrazia terriera e della chiesa a cui si unì la borghesia  imprenditoriale e dei ceti urbani: 1933 alle elezioni vince la destra. Si aprì così il “biennio nero” in cui  le sinistre risposero con scioperi generali,  sotto la spinta di anarchici e comunisti si accesero delle rivolte ed anche il  partito socialista di Caballero si spostò su una linea rivoluzionaria tentando nel  34 un’insurrezione ma senza successo. Questi insuccessi spinsero le sinistre a unirsi in un fronte popolare che raccolse  repubblicani, socialisti, comunisti e in parte anarchici, conquistando nel 36 la  maggioranza dei voti: il paese si presentava dunque diviso in 2 parti, entrambe  dominate dalla paura – l’una della reazione, l’altra della rivoluzione. La vittoria  del fronte spinse i cattolici ad abbandonare l’idea di una conquista pacifica del  potere.  Questa scelta rafforzò i partiti estremi, tra cui la Falange (fondata dal figlio di  Primo De Rivera), con un programma vicino a quello del fascismo e fondato sulla  triade “autorità, gerarchia, ordine”; ma furono soprattutto le forze armate a  raccogliere il messaggio di sovversione della legalità come mezzo x difendere gli  assetti sociali esistenti: nel 36 si sollevarono contro la repubblica, dando inizio  ad una guerra civile. Il  conflitto ebbe cause interne ma un processo di internazionalizzazione ne fece  anche uno scontro tra fascismo e antifascismo, anticipatore della 2GM. Benché tutti  i governi europei avessero sottoscritto un patto di non intervento, l’Italia  sostenne la ribellione franchista, rifornendola con la propria flotta e inviando un  contingente. La Germania utilizzò il conflitto come banco di prova della propria  aviazione, sperimentandovi il bombardamento a tappeto di insediamenti civili  (Guernica rasa al suolo x dissuadere al sostegno della repubblica). Sul fronte repubblicano consistenti aiuti militari provennero dall’URSS e da  migliaia di volontari antifascisti raccolti nelle “Brigate internazionali”. Sostenuti da chiesa e esercito i ribelli conquistarono vaste zone della Spagna con  al comando Franco. Madrid, Barcellona e le regioni più ricche e industrializzate  rimasero in mano ai repubblicani, cui restò fedele la marina. Nel 37 i partiti di destra si unificarono nella falange ( strumento di propaganda di  ideologia di Franco e dell’esercito). Le forze  repubblicani furono invece minati da contrasti interni: anarchici e alcune  forme di sx privilegiavano misure rivoluzionarie di socializzazione della terra,  mentre i comunisti davano priorità alla conduzione della guerra (1937 scontro  militare a Barcellona). 66 Tali divisioni e il venir meno degli aiuti internazionali (preoccupazione guerra  generale) assieme a una minore efficienza militare, segnarono le sorti della  repubblica spagnola. Guerra civile si concluse nel 39 con la caduta di Madrid. Il  governo di Franco aderì all’asse tra Italia, Germania e Giappone, mantenendo però  nel conflitto mondiale una posizione di neutralità, interrotta solo nel 41 con un  contingente “volontario” contro l’URSS. Portogallo: paese molto arretrato in cui le forze armate era l’unica struttura  organizzata e capace di intervento su tutto il territorio nazionale. L’esempio del  fascismo e della dittatura di Primo de Rivera fu imitato nel 26 con un colpo di  stato che insediò alla presidenza il generale Carmona (fino a 51), il quale affidò  poteri straordinari e la carica di ministro delle finanze a Salazar (oi prende  poteri primo ministro, ristrutturazione dello stato): venne fondato Unione nazionale  (unico partito tollerato dalla legge), promulgata una nuova Costituzione, ridotto il  Parlamento a organo consultivo e in rappresentanza delle professioni, concentrato  potere nelle mani del governo, istituita la Pide (polizia politica), la Legione  portoghese (milizia paramilitare al servizio del regime) e organizzazioni di massa x  il tempo libero. 10.3 LA VIGILIA DELLA GUERRA Per molti aspetti la guerra civile spagnola fu una sorta di laboratorio di quella  mondiale, anticipandone gli schieramenti che si sarebbero affrontati tra il 1939 e  45. Il suo contesto diplomatico venne definito dal riavvicinamento Italia e Germania, e  tra Germania e GB: dopo arruolamento obbligatorio in Germania, il governo inglese  aveva sottoscritto un accordo navale con Hitler e non aveva contrastato l’ingresso  in Renania, in più aveva firmato con Mussolini un gentlemen’s agreement che  intendeva garantire lo status quo del Mediterraneo. Secondo la sua tradizionale diplomazia del pendolo, la G.B si rifiutava di  spalleggiare la Francia nella ricerca di una “sicurezza collettiva”  del continente  europeo e perseguiva una politica di apertura nei confronti di Italia e Germania,  per dirottarne l’aggressività verso i governi di sx di Francia, Spagna e Unione  Sovietica.                         Scoppiata la guerra civile in Spagna Mussolini e  Hitler si impegnavano al sostegno di Franco, la G.B indusse la Francia al non  intervento, impedendo saldatura del fronte antifascista. Fino al 1934 la prospettiva dell’annessione dell’Austria alla Germania aveva  incontrato l’opposizione delle potenze europee, ma dopo guerra in Etiopia l’Italia  si era riavvicinata alla Germania, Francia perde peso internazionale, G.B segue  politica lineare di appeasement. Austria:  non aveva + protettori in Europa  e venne imposto da Hitler l’ingresso al  ministero degli interni del nazista austriaco Seyss Inquart EFFETTO: nazisti austriaci provocarono ulteriori disordini in favore dell’annessione  alla Germania , cancelliere austriaco opta x referendum popolare ma Hitler lancia un  ultimatum minacciando la guerra. Cosi’ il cancelliere accettò  Seyss Inquart,  che, nel 38, fece entrare Hitler a Vienna, accolto dalla folla.  Dopo l’Anschluss il fuhrer si impegnò nella questione dei Sudeti, una regione  cecoslovacca   di   confine   abitata   da   molti   tedeschi,   dove   vi   era   un   movimento  irredentista incoraggiato dalla Germania. Ne seguì una schermaglia diplomatica che  si concluse con un ultimatum di Hitler alla Cecoslovacchia   perché cedesse alla  Germania i Sudeti e altri territori rivendicati da Polonia e Ungheria. 67 guerra rappresentava un piano espansionistico che restituisse alla Germania una  posizione continentale predominante. 11. IL SECONDO CONFLITTO MONDIALE 11.1 GUERRA SU DUE FRONTI: 1939­1940 1GM 2GM  Le   operazioni   belliche  si  erano   svolte in larga misura nel vecchio  continente.  33   nazioni   coinvolte,   10  milioni di morti   Le   operazioni   belliche  assunsero   una   dimensione  effettivamente mondiale.  72   nazioni   coinvolte,   51  milioni di morti In   gran   parte   delimitata  agli  eserciti Coinvolse   massicciamente     le  popolazioni Dopo il 1939 si ebbe una ‘guerra totale’, che presento 3 caratteri nuovi rispetto a  quelle del passato:  Fu una guerra di movimento: i fronti attraversarono continenti ed oceani x  effetto dell’impiego di aviazione e mezzi corazzati veloci, che resero  obsolete fortificazioni e trincee   Fu una guerra ideologica: fondata sulla contrapposizione radicale di sistemi  politici (anche x questo vi fu mobilitazione dei civili).  Non venne combattuta x spostare frontiere e guadagnare territori, ma venne  combattuta per annientare il nemico e cancellarlo dalla faccia della terra. Modificò gli equilibri internazionali, segnando il definitivo tramonto della  centralità dell’Europa e l’inizio del dominio degli Stati Uniti e dell’Unione  Sovietica, i quali, pur essendo i vincitori, rimasero neutrali x i primi 2 anni di  conflitto. La prima fase della guerra: (POV ideologico) vide la  contrapposizione tra nazismo  tedesco e democrazie occidentali, con la neutralità del comunismo sovietico  Dopo l’aggressione della Germania all’URSS (1941) e quella del Giappone agli Stati  Uniti la guerra divenne uno scontro mondiale tra fascismo e antifascismo. L’offensiva della Germania partì dalla Polonia per poi estendersi ai paesi  scandinavi, concentrandosi poi sul Belgio, Olanda e Francia.  I successi tedeschi furono il risultato della strategia militare della ‘guerra  lampo’37 (attaccare il nemico con campagne brevi, con mezzi corazzati e aere, i  territori conquistati avrebbero poi fornito materie prime, fabbriche, manodopera per  incrementare la produzione e continuare la guerra) e della tempestiva preparazione  militare unita ad un’efficace mobilitazione delle risorse. Nel 39 nonostante Francia e GB avessero dichiarato guerra alla Germania, la Polonia  non poté contare sul loro aiuto dovette cadere. A sua volta l’URSS entrò nel paese  da est, spartendosi il territorio con l’alleato tedesco. 70 Caduta la Polonia Hitler decise di puntare sui paesi scandinavi per il controllo del  Baltico e il ferro scandinavo. L’URSS dopo aver occupato Ucraina e Bielorussia si  mosse alla conquista della Finlandia, dove venne mostrata l’impreparazione e  l’inefficienza dell’esercito sovietico.  Hitler attaccò in aprile Danimarca e  Norvegia(la prima non riuscì a resistere, la seconda cedette il 9 giugno dopo una  forte resistenza anche a causa del collaborazionismo dei politici locali di destra).  Sul fronte occidentale si ebbe la drole de guerre, ‘guerra farsa’, in cui gli  eserciti nemici si fronteggiavano senza avviare scontri diretti. I tedeschi erano  superiori in uomini e in corazzate, mentre la Francia era arretrata dal punto di  vista strategico(attrezzata x una lunga guerra di posizione, fu eretta la linea  Maginot – sistema di fortificazioni­  alla frontiera tra Germania e Svizzera).  L’attacco tedesco si ebbe il 10 maggio secondo un piano che prevedeva offensive  secondarie verso l’Olanda e il Belgio.  I tedeschi sfondarono al centro lo schieramento alleato, i 15 maggio cadde  l’Olanda, il 28 il Belgio.  Il 20 maggio i Tedeschi avevano raggiunto la Manica costringendo alla ritirata le  truppe alleate e circa un mese dopo le truppe naziste occuparono Parigi: il  maresciallo Pétain, divenne capo del governo dopo la firma dell’armistizio, la  Francia fu divisa in due (il nord sotto il controllo tedesco, il sud e le colonie  sotto l’amministrazione collaborazionista di Pétain, con capitale Vichy). L’Italia entrò in guerra il 10 giugno del ’40 firmando anch’essa un armistizio con  la Francia. Sul territorio europeo la vittoria tedesca era completa, l’ultimo ostacolo rimaneva  la Gran Bretagna, dove Churchill aveva assunto la guida di un governo di  coalizione(conservatori e laburisti), che chiese e ottenne (40)aiuti e armi dagli  Usa e che accolse i rappresentanti dei paesi sconfitti diventando così la capitale  della resistenza europea al nazismo. Denunciata l’alleanza con la Francia collaborazionista, la GB ne attaccò la flotta  in Algeria e instaurò un blocco navale nell’Atlantico e nel Mediterraneo. Le truppe tedesche non incalzarono con decisione gli alleati a Dunkerque (40)e il  piano d’invasione dell’Inghilterra fu rinviato. L’aviazione tedesca concentrò i  bombardamenti sull’area abitata di Londra x indebolire il morale della popolazione e  costringere il governo a trattare la pace, ma non fu così grazie all’efficace difesa  dell’aviazione e delle postazioni antiaeree inglese, le prime a sperimentare il  radar . La “battaglia d’Inghilterra” segnò la prima battuta d’arresto dei tedeschi,  che ripiegarono sull’adozione di un blocco navale x impedire l’arrivo degli aiuri  statunitensi (‘battaglia dell’Atlantico’ ,scontro tra la flotta britannica e i  sottomarini tedeschi, tra il 39­41) 11.2 DALLA GUERRA EUROPEA ALLA GUERRA MONDIALE. La sconfitta della Francia e l’ingresso dell’Italia avevano allargato l’area del  conflitto perché vi coinvolsero le rispettive colonie.  Da Lomdra il generale De Gaulle lanciò un proclama ai francesi chiamandoli alla  resistenza: al suo movimento x la “Francia libera” si schierarono anche le colonie,  e nel 40 vi fu lo sbarco di un contingente anglofrancese in Senegal. 71 L’ingresso dell’Italia aprì nuovi fronti: in Africa orientale (colonie italiane  vicine a quelle inglesi e francesi), al confine fra Libia e Egitto e nella penisola  balcanica. Nell’agosto   del   ’40   gli   italiani  invasero  la   Somalia  britannica   e   attaccarono  l’Egitto, per acquistare il controllo delle aree petrolifere del Medio Oriente e del  nodo Strategico di Suez, ma furono bloccate dalla G.B. Quello africano non fu l’unico fronte della “guerra parallela” voluta da Mussolini x  marcare la propria autonomia dall’alleato tedesco: all’insaputa di Hitler l’Italia  invase la Grecia, ma dopo alcuni successi iniziali l’esercito fascista subì la  controffensiva greca e venne ricacciato in Albania. Nel 41 uno sbarco britannico a  Salonicco rese evidente il fallimento dell’iniziativa e portò Mussolini a richiedere  l’intervento dei tedeschi, che fu risolutore nei Balcani e modificò a favore delle  forze dell’Asse la situazione in Africa del nord.  Nei Balcani, dove Romania e Bulgaria si erano schierate con la Germania, il nodo più  intricato restava la Jugoslavia. Abbattuto con un colpo di stato militare il governo  che aveva aderito all’Asse, la risposta  nazista  fu immediata e portò alla resa  dell’esercito jugoslavo:  lo stato federale creato nel ’19 fu smembrato tra Croazia  e Serbia, mentre Germania e Italia si divisero la Slovenia. L’intera area passò sotto il controllo tedesco e anche la Grecia subì la stessa  sorte, nonostante l’aiuto di Churchill. Altri successi furono conseguiti dall’Asse  in Africa del nord: l’Afrikakorps (spedizione nazista) e gli italiani respinsero gli  inglesi fino a frontiera egiziana.  In compenso la G.B occupando l’Iraq e liberando la Siria e il Libano, riuscì ad  allontanare dal Medio Oriente la minaccia tedesca. Italiani furono inoltre costretti  dalla controffensiva britannica ad abbandonare l’Etiopia.   Alla metà del 41 le sorti del conflitto erano favorevoli alle potenze dell’Asse (ad  eccezione della penisola iberica e dei paesi neutrali, l’europa era sotto controllo  diretto/indiretto dei tedeschi) fino all’intervento di Usa e Urss nella seconda metà  del ’41.  Per Hitler l’attacco all’URSS era cruciale sia dal punto di vista ideologico  (comunisti e ebrei nei posti di responsabilità=guerra di sterminio), sia x aprire ai  coloni tedeschi uno spazio vitale a est, inoltre, una vittoria sui sovietici avrebbe  costretto la Gran Bretagna alla pace, scoraggiando un intervento Americano. Come in Polonia, la guerra a est fu combattuta dai nazisti in totale spregio delle  convenzioni internazionali: venne sospeso il codice militare e le leggi  internazionali di guerra (=lecita la rappresaglia su civili e fucilazione sul  posto). L’operazione barbarossa (=attacco URSS) iniziò nel 22 giugno 41(fu la più colossale  operazione mai realizzata): l’armata rossa non resse l’urto e i tedeschi giunsero in  qualche settimana vicino Mosca, dove l’offensiva si arrestò. Hitler assegnò la  priorità al fronte sud, per aprirsi la strada verso il grano dell’Ucraina, carbone  di Donetz, petrolio del Caucaso.  Dopo aver occupato Kiev e Crimea, Hitler ordinò di riprendere l’avanzata verso  Leningrado e Mosca, arrestandosi l’8 dicembre, per la controffensiva sovietica, i  72 Fu in queste aree che venne programmato ed eseguito lo sterminio delle ‘razze  inferiori’, in primis ebrei, ma anche slavi e zingari.   Nella parte della Polonia in mano ai tedeschi le direttive emanante nel ’39  prevedevano il trasferimento coatto degli ebrei dalle campagne in recinti edificati  nella  maggiori  città(i  ghetti):  il  governatore  nazista  della  Polonia  intendeva  sfruttare la manodopera ebraica x incrementare produzione industriale, ma si scontrò  col capo delle SS (Himmler)che prevedeva invece la deportazione degli ebrei verso  est   x   far   posto   ai   coloni   tedeschi   ed   eliminare   ogni   contatto   con   le   razze  inferiori.   Dopo l’attacco all’Urss si avviò l’elaborazione di un ‘Piano generale dell’est’  che programmò la deportazione in Siberia di 31 milioni di persone “razzialmente  indesiderabili” (non gli ebrei, x i quali era prevista l’eliminazione).  Alcuni storici sostengono che lo sterminio fosse la soluzione da sempre immaginata  da Hitler x la questione ebraica. Altri sostengono invece che fosse una scelta  maturata durante la guerra: fino alla guerra il regime hitleriano aveva favorito  l’emigrazione di massa degli ebrei nel Reich dopo le annessioni dell’Austria e dei  Sudeti (cercò di non concentrarla in un solo luogo così da non far nascere uno stato  ebraico antitedesco). Le conquiste territoriali fecero però cadere in mano nazista  un così alto numero di ebrei che l’idea di trasferirli fuori dal Reich divenne  impraticabile. Prese allora corpo l’ipotesi di fare della Polonia un contenitore di  ebrei, in attesa di altre destinazioni. Nei ghetti polacchi le condizioni di vista  divennero insostenibili (43 insurrezione ghetto di Varsavia), portando a numerose  vittime.   Nel 41 un decreto chiamato ‘notte e nebbia’ dispose le deportazioni nei Lager di  parte dei prigionieri di guerra e di tutti i sospetti di resistenza al terzo Reich.  I campi (esecuzioni più “asettiche”, in modo più segreto e meno stressanti di una  fucilazione di massa) si diffusero in tutte lo zone occupate e all’interno di essi  entrarono in azione la camere a gas e forni crematori. Messa in pratica con diverse modalità a partire dall’estate 41 (fucilazioni di massa  o campi), la soluzione finale del ‘problema ebraico’, fu pianificata il 20 gennaio  del ’42, dai massimi gradi di SS, polizia, ministeri, partito nazista e presidenza  Polonia(Himmler), e portò al rastrellamento degli ebrei ,che, sarebbero prima stati  trasferiti nel ghetti di transito in Polonia e poi ai lavori forzati. Qui decimati  da stenti e malattie, i rimanenti venivano eliminati perché ‘pericolosi’ in quanto  “seme di una rinascita ebraica”. L’olocausto, o Shoah fu deciso senza esitazioni, sterminando circa 6 milioni di  persone, e al quale collaborò circa un milione di individui (non solo tedeschi e  nazisti ma anche italiani, francesi, polacchi) con rastrellamenti e deportazioni. Nonostante la massima segretezza imposta dalle autorità naziste, notizie sulla sorte  degli ebrei trapelarono in Occidente fin dell’estate 42, ma le reazioni degli  angloamericani, del popolo tedesco della Santa Sede furono caute e silenziose. 11.5 LA GUERRA TOTALE. VITTIME CIVILI, COLLABORAZIONISMO E RESISTENZA. La guerra di sterminio condotta del nazismo sul fronte orientale determinò una  rottura di civiltà, che non mancò di avere effetti sui suoi stessi nemici. L’Armata  rossa uccise a maggioranza delle 800.000 vittime civili tedesche. I bombardamenti angloamericani non distinsero tra obbiettivi militari e obbiettivi  75 civili, con l’unico fine di fiaccare il morale delle popolazioni. Negli USA i  cittadini di origine giapponese vennero chiusi in campi di concentramento. Nell’agosto 45 gli Usa  sganciarono le bombe atomiche sulle città di Hiroshima e  Nagasaki(provocando 200.000 vittime civili).  Se il crescente numero di vittime civili tra i caduti rende il carattere totale  della guerra, collaborazionismo e Resistenza mostrano la faccia della guerra vissuta  attivamente da uomini politici, governi e semplici cittadini. Le vicende degli stati e dei collaborazionisti europei furono diverse per:  Specifiche tradizioni nazionali  Situazioni geopolitiche particolari  Tempi diversi della dominazione tedesca  Diverso peso esercitato dall’estrema dx nella vita politica. Tratti comuni:  Scarsa o nulla autonomia del terzo reich  Antisemitismo e persecuzione degli ebrei  Durezza della repressione contro gli oppositori e la popolazione civile  Intreccio tra un nazionalismo contraddittorio ( perché combinato con la  soggezione all’occupante tedesco) e un’appartenenza religiosa intollerante e  persecutoria. POLITICA COLLABORAZIONISTA:   in Norvegia e Olanda, politica basata su una convinta adesione al nazismo e su  comuni pregiudizi razziali e antibolscevichi.  In Slovacchia e Croazia: connubio tra nazionalismo e cattolicesimo, che  alimentò lo sviluppo di regimi di tipo fascista antisemiti.  In Ungheria:  politica collaborazionista  dove la soluzione fascista era stata  combattuta prima della guerra da governi nazionali autoritari, costretti ad  arrendersi nel 44 all’occupazione tedesca.  In Romania: movimento fascista Croce di ferro era riuscito fin dal 39 a  favorire un colpo di stato militare, e i governi successivi si schierarono a  fianco dell’Asse.  Francia di Vichy: caso più complesso x il tradizionale antagonismo con la  Germania.  Fino al 42 l’amministrazione francese governò il sud e le colonie,  poi i tedeschi estesero l’occupazione in tutto il paese (pur mantenendo la  parvenza di un governo autonomo). Il maresciallo Pétain, simbolo della  vittoria contro i tedeschi nella Grande Guerra,  fu prima fu presidente del  consiglio e poi capo di uno stato con una nuova Costituzione, segnando la fine  della terza repubblica. Il regime di Vichy sintetizzò un modello di stato  autoritario che si ricollegava a una tradizione antidemocratica di destra con  profonde radici nel paese. Anche x questo godette di gran consenso durante la  prima fase (Petain era colui che aveva posto fine alla guerra + collaborazione  che lasciava autonomia alla Francia).  Dopo il 42 con Laval capo del governo, il collaborazionismo divenne  totale(legislazione antisemita molto severa e applicata con zelo, Francia e  Ungheria deportarono ebrei da zone non occupate dalle truppe tedesche). 76  In risposta al collaborazionismo, c’era la Resistenza, un comportamento di  opposizione attiva per ragioni esistenziali, politiche, sociali, di dignità  nazionali tramite la “collaborazione” con gli alleati angloamericani. Pur essendo un movimento di minoranza, fu importante contributo alla guerra(per le  azioni di sabotaggio, scontri a fuoco col nemico, impegnando il nemico, ottenendo la  solidarietà della popolazione e alienando consenso agli invasori).  La Resistenza si sviluppò con modalità  e caratteristiche diverse:   Urss: guerriglia di appoggio all’Armata rossa,   Balcani: si divise tra fiancheggiatori e oppositori dell’Armata Rossa. Nei Balcani il movimento più forte fu quello jugoslavo(Tito, comunista), che riuscì  a creare un vero esercito capace di infliggere perdite a italiani e tedeschi e di  liberare il paese Anche in Francia e in Italia fu forte la partecipazione dei  comunisti alla resistenza. Gravi episodi di violenza si verificarono nei confronti  dei residenti italiani, non solo fascisti o collaborazionisti: migliaia di persone  vennero uccise e gettate nelle foibe. Anche in Francia e in Italia fu forte la partecipazione dei comunisti alla  Resistenza. In Italia costituirono la maggioranza dei combattenti e ebbero un ruolo  di primo piano nella direzione della guerra partigiana.  In Francia l’unità del movimento fu incarnata in De Gaulle, il cui luogotenente  Moulin fu principale organizzatore della lotta all’interno del paese. Il Consiglio  nazionale della Resistenza fu l’organo unitario della lotta che si sviluppò “alla  macchia” attraverso una rete organizzativa clandestina. In Germania invece, la Resistenza ebbe gravissime difficoltà a crescere : la  repressione durissima, la passività e il consenso diffusi ostacolarono la nascita di  una forte opposizione. Con obiettivi diversi, gruppi della vecchia opposizione  nazionalconservatrice, esponenti socialdemocratici e comunisti fecero un attentato a  Hitler nel 44  (bomba nel quartier generale del Fuhrer)dove rimase illeso e scatenò  una brutale vendetta, condannando a morte migliaia di persone. 11.6 GLI ULTIMI ANNI DI GUERRA. Nella primavera del ’42 ripresero le operazioni belliche, con i tedeschi che sul  fronte orientale lanciarono un offensiva a sud, che raggiunse il fiume Don, fallendo  però il tentativo di accerchiare le difese sovietiche. Hitler divise le proprie forze per raggiungere simultaneamente tre obiettivi:  1)raggiungere Stalingrado;  2)indirizzare l’offensiva principale a sud,(verso il Caucaso);  3)conquistare Leningrado nell’estremo nord.  Scopo: conseguire un vantaggio strategico prima del prevedibile intervento  americano. Raggiunte tramite il Caucaso l’Iran e l’Iraq e minacciando le posizioni britanniche  nel Vicino Oriente le truppe tedesche avrebbero dovuto incontrare quelle giapponesi  provenienti dall’India :la tenaglia sarebbe stata poi chiusa a  ovest dalle truppe  italo­tedesche in Egitto. 77 sopportati dalla popolazione, mentre il mercato nero colpiva pesantemente le  categorie a reddito fisso  le   distruzioni,  i   disagi  economici,  i   lutti   e   la   paura   determinarono  un  progressivo indebolimento del fronte interno:  iniziò nel ’42 a maturare un  ostilità nei confronti del fascismo, e nel ’43 si registrarono gli scioperi di  massa nelle città del triangolo industriale(sintomo dell’incapacità del regime  di garantire pace e ordine sociale = la ragione del sostegno che Mussolini  ricevette da imprenditori e monarchia).  Se la credibilità del fascismo era consumata, era tuttavia evidente la debolezza dei  gruppi  dell’opposizione  antifascista. Il  Fascismo cadde per  una  congiuntura  di  palazzo da parte di gerarchi dissidenti e vertici dell’esercito sotto la direzione  della monarchia. Nel 43, messo in minoranza nel Gran Consiglio, Mussolini fu fatto arrestare dal re,  che affidò il governo al maresciallo Pietro Badoglio, il quale però proseguì la  guerra,  richiese alla Germania aiuti x contrastare gli alleati e allo stesso tempo  vennero  aprite  trattative  segrete  con  gli  angloamericani  x  l’armistizio  (nella  speranza che il loro appoggio salvasse governo e monarchia da reazione tedesca).  Badoglio ottenne l’armistizio, il quale venne annunciato l’8 settembre del ’43 dagli  alleati, provocando la fuga dello stesso Badoglio e del re, lasciando il paese in  balia delle truppe tedesche, che riuscirono facilmente a conquistare la capitale. Il  9 settembre sbarcarono a Salerno le truppe alleate, ma furono duramente contrastate  dai   tedeschi   e   il   fronte   si   attestò   sulla   ‘linea   Gustav’,   lasciando   l’Italia  centrosettentrionale in mano tedesca. Le vicende dell’8 settembre segnarono una profonda crisi dell’identità nazionale ,  dell’idea   di   nazione   come   valore   unificante   degli   italiani.   A   questa   crisi  corrispose tuttavia una minoranza che spontaneamente, senza coperture istituzionali  o militari, iniziò la lotta x la liberazione del paese. Il 9 settembre 43 il  Comitato di liberazione nazionale (CLN, 43, organismo clandestino costituito da  partiti antifascisti) chiamò gli italiani alla resistenza contro i tedeschi. L’Italia del sud rimase sotto la giurisdizione del governo Badoglio, ma sotto la  tutela   angloamericana,   e   nel   ’43   dichiararono   di   voler   liberare   l’Italia   dal  fascismo. Ciò portò all’erronea previsione dei partiti antifascisti di poter avere  gli angloamericani al loro fianco contro il “Regno del Sud”, giudicato responsabile  dell’8 settembre e pesantemente compromesso con il fascismo. In realtà gli inglesi (che definirono la politica alleata in Italia) sostenevano la  monarchia ed erano restii a legittimare i partiti del CLN (nel timore che ciò  potesse alterare a favore dell’Italia le clausole dell’armistizio). I   partiti   antifascisti  dettero  vita  al   Comitato  di   liberazione  nazionale,   per  organizzare la resistenza e per assumere, in prospettiva, la guida politica del  paese. Aderirono al CLN:  Partito democratico del lavoro di Bonomi (politici del periodo prefascista)  Partito liberale  Partito socialista di unità proletaria (PSIUP)  Democrazia cristiana (DC, fondata da De Gasperi)  Partito d’azione  80  Partito comunista (PCI) Uniti nella lotta al nazifascismo, questi partiti esprimevano diversi orientamenti  politici. Privo di larghe basi sociali e della legittimazione degli alleati, il CLN  soffriva di una grave debolezza politica e chiese invano l’allontanamento del re,  cui attribuiva gravi responsabilità a partire dall’ascesa al potere del Fascismo.  Una svolta si ebbe nel ’44, con il riconoscimento del governo Badoglio da parte  dell’Urss ,che aprì la strada alla “svolta di Salerno”: tornato in patria, il leader  comunista Togliatti inviò la “questione istituzionale” al dopoguerra e su tali basi  i partiti del CNL entrarono nel governo del sud per estendere l’unità del fronte  antifascista e non contrastare la volontà degli alleati. Dopo la liberazione di Roma  (4   giugno   44)   il   compromesso   di   Salerno   fu   confermato:   al   re   subentrò   come  luogotenente il figlio Umberto e il predidente del CLN Bonomi assunse la guida del  governo. Intanto   nel   centro­nord   Mussolini   fu   liberato   dai   tedeschi   formò   uno   stato  collaborazionista, contrapposto a quello del sud (la repubblica sociale italiana  RSI), insediato il 23 settembre ’43 a Salò sul lago di Garda.  La RSI (repubblica sociale italiana), composta da migliaia di fedeli all’alleanza  tedesca, ebbe scarso successo, dovuto anche allo stato di profonda dipendenza dai  tedeschi   (evidente   nella   feroce   repressione   della   guerra   partigiana   e   al  rastrellamento degli ebrei).  Alla Resistenza non parteciparono solo combattenti partigiani, ma anche italiani che  non accettavano il dominio tedesco e la rinascita fascista. Come scrisse lo storico Pavone, nel 43­45 vennero combattute contemporaneamente 3  guerre, che si intrecciarono nella coscienza stessa dei combattenti: una guerra  nazionale di liberazione dello straniero, una guerra di classe che mirava a una  trasformazione dei rapporti sociali e una guerra civile tra italiani. La politica fu una componente decisiva della Resistenza: i partiti ne assunsero la  guida, e le formazioni partigiane si differenziarono per le linee di appartenenza  politica: brigate Garibaldi (comunisti), brigate Matteotti (socialiste), Giustizia e  libertà (azioniste) e “verdi” (cattolici, monarchici e “senza partito”).   Alla fine del ’44 il comitato di liberazione dell’alta Italia(CLNAI) ottenne  l’appoggio degli alleati e x qualche tempo riuscì a mantenere il controllo di alcune  zone libere, dove si costituirono le repubbliche partigiane. Nonostante le feroci  rappresaglie da parte tedesca a Boves (Piemonte), Marzabotto(Emilia) e a Roma, il  movimento partigiano superò le difficoltà preparando infine l’insurrezione nazionale  in concomitanza con l’offensiva angloamericana del 1° aprile ’45. La liberazione di alcune città del nord prima dell’arrivo degli alleati confermò il  contributo dato dalla Resistenza alla vittoria degli eserciti italiani, dimostrando  che in Italia esisteva un interlocutore in grado di far valere il proprio peso nelle  trattazioni x la pace. 12.BIPOLARISMO E GUERRA FREDDA 12.1 IL MONDO NUOVO DEL DOPOGUERRA Il ciclo di conflitti conclusi con la seconda guerra mondiale aveva segnato la  definitiva scomparsa dell’antico regime e dei grandi imperi multietnici, cancellati  dalla Grande Guerra. 81 2GM segnò l’apice e la fine di un periodo pieno di catastrofi, contrassegnata dalla  concentrazione nelle mani dello stato di una capacità di controllo e di una potenza  tecnologica senza precedenti nella storia umana: Auschwitz e Hiroshima  rappresentavano i luoghi simbolo di questo lato oscuro e distruttivo della forza  raggiunta dal genere umano. La fase che si aprì nel 1945 segnò invece l’avvio di un nuovo ciclo economico che in  Occidente si svolse x quasi 30 anni all’insegna di una crescita straordinaria dei  consumi e della produzione (“età d’oro” del capitalismo): beni di consumo durevoli  (auto, tv, frigorifero,…) entrarono nell’uso quotidiano e cambiarono la vita delle  persone. Anche gli equilibri del mondo cambiarono radicalmente:  Il baricentro del potere mondiale si spostò verso USA e URSS (vincitrici della  guerra).  Il mondo si trovò spartito a metà in zone d’ influenza riconducibili a Usa e  URSS , depositarie di armi nucleari che dettero corpo ad una “guerra fredda”  sempre sul punto di scaldarsi in un conflitto armato    (Il rigido equilibrio  bipolare imposto da USA  URSS venne messo alla prova soprattutto dalle nuove  instabilità e conflitti che di accesero in Corea, Vietnam e in Medio Oriente) In ogni paese vi fu una trasformazione del rapporto tra politica interna ed  estera: l’egemonia delle due superpotenze non si limitava al loro predominio  militare (cm in passato) ma si traduceva in modelli politico­istituzionali e  di crescita economica al quale rifarsi (scegliere la protezione e l’alleanza  diplomatica di una delle due significava optare x un’idea precisa di società). Dovettero effettuare tale scelta anche i nuovi stati­nazione sorti dalle  ceneri del dominio coloniale: negli anni 50 e 60 un moto d’indipendenza scosse  l’Africa e Asia , le quali ottennero il proprio seggio nell’ONU. Tali processi raggiunsero il culmine tra la fine  60s e inizio 70s, facendo di quel  momento uno spartiacque storico:  La baby boom generation, concepita e  nata dopo la fine della guerra,  raggiunse allora l’età  adulta, sovraccaricando le strutture formative e  produttive.  La sconfitta degli USA in Vietnam aprì una nuova fase d’instabilità negli  equilibri internazionali: Unione Sovietica ne approfittò x cercare di  espandersi militarmente dando vita ad una seconda guerra fredda.  Imprese multinazionali e nuovi mercati cresciuti nell’ombra statunitense  potenziarono le proprie reti di scambio commerciale e produzione industriale,  mettendo in crisi la capacità della valuta statunitense di funzionare da  moneta base della nuova economia mondiale.  Dopo quasi 30 anni di stabilità del sistema monetario internazionale ( grazie  agli accordi di Bretton­Woods, il sistema entra in una fase di fluttuazione.  Nuovi soggetti economici, come l’Organizzazione dei paesi produttori di  petrolio, salirono alla ribalta della scena mondiale imponendo alti prezzi al  petrolio e contribuendo a provocare una recessione in tutto l’Occidente.  Trasformazioni delle economie più sviluppate: gli addetti al terziario  sopravanzavano i lavoratori di fabbrica (=nuova società post­industriale),  82 12.3 LA DEFINIZIONE DELLE SFERE D’ INFLUENZA E LE ORIGINI DELLA GUERRA FREDDA. Gli assetti attorno ai quali sarebbe ruotata la storia dell’Europa e del mondo nel  cinquantennio successivo alla 2GM furono stabiliti in una serie di incontri fra  Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica, che si svolsero tra il ’43­’45 (il  conflitto era ancora in corso).Quindi, tali assetti, prima ancora di rispecchiare  gli esiti della guerra, risentirono dell’andamento e delle esigenze delle operazioni  militari. Il primo incontro si tenne nel 43 a Teheran, il secondo nel 45 a Yalta e l terzo  incontro  a Potsdam definì le condizioni della pace. Nel primo incontro a Teheran 1943:  si posero le premesse degli accordi (ma anche le tensioni e le rotture) degli  gli anni successivi.  Roosevelt (sostenitore della necessità di costruire un ordine  internazionale fondato sui principi della Carta Atlantica)(11.3)  espose la  sua teoria dei 4 poliziotti che avrebbero dovuto reprimere ogni tentativo di  alterare con la guerra gli equilibri internazionali ( il quarto poliziotto era  la Cina nazionalista di Kai Shek): la pace doveva essere garantita dalle 4  potenze (dopo l’esperienza fallimentare della Società). Gli equilibri mondiali dovevano essere ridisegnati secondo il principio della  “porta aperta”, rifiutando il protezionismo doganale (no isolazionismo).  questione dell’assetto dell’Europa postbellica ( cominciando dalla sorte dei  paesi sconfitti): • Le sfere d’influenza delle potenze vincitrici furono dettate dalla  situazione militare (affidare controllo del paese agli eserciti che  l’avevano sconfitto =Italia) •  In Polonia e Romania l’URSS si vide riconoscere le frontiere del 1941 e  una cintura di sicurezza di “governi amici” soggetti alla sua influenza. Gli Alleati occidentali sono spesso stati giudicati troppo accondiscendenti nei  confronti di Stalin, ma va considerato che in quel momento il loro primo interesse  era mantenere la compattezza della coalizione ( la guerra non era ancora vinta e  l’Armata rossa aveva liberato quei paesi). Angloamericani impegnarono Stalin a rispettare i risultati delle elezioni da tenersi  nell’Europa Orientale, ritenendo che la prosecuzione della loro alleanza avrebbe  reso possibile qualche forma di controllo sul loro svolgimento. USA e Unione  Sovietica auspicavano infatti che la collaborazione bellica proseguisse e lo  provarono con la conferenza di San Francisco nel 1945 dove costituirono  l’organizzazione delle nazione unite (ONU). Originariamente concepita come un organismo internazionale finalizzato alla  salvaguardia della pace, l’ONU estese la propria area di intervento in altri settori  attraverso agenzie specializzate (ex UNESCO, OMS,…), ciascuna delle quali operava x  l’attuazione della Dichiarazione universale dei diritti umani (48). Così l’ONU si  strutturò in un’Assemblea generale degli stati membri, in un Consiglio di sicurezza  di 5 membri permanenti con diritto di veto (USA, Russia, Cina, GB, Francia) più  altri 10 a rotazione e un Segretario generale. Gli accordi tra Stalin, Roosevelt e Churchill prevedevano che:  gli stati baltici rimanessero all’URSS. 85  Le frontiere polacche avrebbero coinciso a est con quelle fissate dal patto  russo­tedesco nel 1939, mentre a Ovest sarebbero state tracciate lungo la  linea dei fiumi Oder e Neisse, a spese cioè della Germania. La sorte della Germania fu intensamente dibattuta:   A Teheran prevalse l’idea di smembrarla, e nel 44 venne proposto un piano x farne  un paese agricolo, smantellandone l’industria e impedendole il riarmo  A Yalta si decise di mantenere unita la Germania, dividendola provvisoriamente in  quattro zone di occupazione, una delle quali fu affidata alla Francia. La  Germania sarebbe stata inoltre  gravata di pesanti spese per riparazioni di  guerra (molte delle quali erano rivendicate dall’URSS). La conferenza di Yalta, che  in seguito divenne l’emblema della spartizione del  mondo tra le superpotenze americana e sovietica, segnò anche il passaggio tra guerra  e dopoguerra: prefigurò equilibri futuri e fotografò la situazione esistente in quel  momento. Il vero incontro al vertice tra le potenze vincitrici fu la conferenza di Potsdam,  anche se sul Pacifico la guerra era ancora in corso. Roosevelt e Churchill furono  sostituiti da Harry Truman e dal laburista Attlee.   Il confine tedesco­polacco restò provvisoriamente fissato sulla linea Oder­ Neisse;   Prussia orientale divenne parte dell’Urss, così come le regioni orientali  della Polonia.  In   Germania   fu   creato   il   Consiglio   di   controllo   x   la   denazificazione   e  riconversione economica del paese.  La supremazia dell’Urss nell’Europa centro­orientale fu riconosciuta a patto  di tenere in tempi brevi libere elezioni (ma esclusione dei collaborazionisti  alla politica fece sì che i comunisti giungessero al pieno controllo delle  istituzioni). Era iniziata la ‘guerra fredda’, che oppose Usa e Urss nel dopoguerra:  Il 9 febbraio del ’46, Stalin dichiarò l’inevitabilità di un conflitto tra  mondo socialista e mondo capitalista  Pochi giorni dopo un esperto del Dipartimento di stato americano espresse il  timore di una virata espansionistica della politica sovietica e suggerì di  “contenerla” con ogni mezzo  Un mese più tardi Churchill, alla presenza di Truman, mise in guardia gli  occidentali della “cortina di ferro” con cui i sovietici avevano circondato  l’Europa centro­orientale  Nel 47 la GB annunciò di non poter + fornire aiuti finanziari e militari  alla Turchia e alla Grecia , dove era in atto una guerra civile tra i comunisti  e il governo monarchico tornato al potere nel 44 con l’appoggio degli Inglesi. Chiedendo al Congresso di autorizzare un aiuto finanziario in quei paesi nel  ’47 il presidente americano enunciò la ‘dottrina Truman’ che fu considerata  come la dichiarazione formale della guerra fredda: gli Usa si sarebbero sentiti  minacciati da ‘qualunque’ aggressione contro la pace e la libertà ed avrebbero  aiutato in ogni modo i popoli liberi a difendersi dai tentativi di asservimento  86 di minoranze o pressioni esterne.   La vittoria elettorale del comunismo in Romania, Polonia, Ungheria tra il ’46­’47,  e in Cecoslovacchia tra il ’47­’48, provocò una progressiva subordinazione dei paesi  dell’Europa centro­orientale all’URSS e fu all’origine della strategia americana del  containment dell’URSS entro i confini della sua area d’influenza: con tal politica  gli Usa intendevano impedire con ogni mezzo che la sfera d’influenza sovietica si  allargasse, contaminando le regioni limitrofe o più lontane. Nell’URSS   era   intanto   prevalsa   la   linea   secondo   la   quale,   anziché   mantenere  l’alleanza   con   le   potenze   occidentali   chiedendo  aiuti   x   ricostruire  il   paese,  occorreva   esigere   forti   garanzie   di   sicurezza   sviluppando   allo   stesso   tempo  industria pesante e armamenti. La  politica  americana di  “pace  e prosperità”  si basava  su  2 presupposti; che  l’influenza americana si estendesse su scala globale e che l’instabilità economica  fosse combattuta con un controllo politico indiretto ma ferma, oltre che con aiuti  finanziari e una massiccia invasione di merci statunitensi. Espandere i mercati  sulla quale vendere i propri prodotti e acquistare materie prime facevano parte  della   necessità   di   contenere   il   comunismo:   di   fronte   a   questo   piano,   l’Urss,  devastata dalla guerra, non poteva competere e, alla penetrazione economica degli  USA, contrappose l’azione politica dei partiti comunisti. La ricerca di legittimazione mondiale come superpotenze spinse gli USA e l’URSS ad  accentuare  la propria identità ideologica (anticapitalismo e anticomunismo) ed a  rivestirne   ogni   atto   motivato   da   interessi   concreti   (quetsioni   geopolitiche   e  interessi economici). 12.4 IL PIANO MARSHALL E LA NASCITA DELLE DUE GERMANIE. Tre mesi dopo l’enunciazione della dottrina Truman, il Segretario di stato americano  Marshall emanò un piano di aiuti economici all’Europa (ERP, Piano Marshall) Tale  piano fu lo strumento principale dell’attuazione della dottrina Truman e della  politica del containment; oltre a ciò la necessità americana di trovare un mercati  alle proprie merci x scongiurare le crisi di sovrapproduzione si accompagnava ai  bisogni europei di far fronte all’emergenza postbellica, eliminare l’instabilità  economica e superare i ritardi della ricostruzione.  Gli Usa erano convinti che la loro egemonia e la loro influenza globale rendessero  inevitabile l’imposizione delle proprie regole finanziarie e commerciali: scelsero  quindi   il   terreno   degli   aiuti   economici   per   definire   e   rafforzare   il   loro  coinvolgimento politico in Europa ( anche x ridare stabilità ai governi e paesi più  esposti alla minaccia comunista). Il piano Marshall si rivolgeva soprattutto ai paesi occidentali, ma presto si  prospettò la possibilità che vi adesissero anche quelli dell’est e la stessa URSS.  In vista di una conferenza aperta a tutti i paesi interessati, convocata a Parigi  nel 47, il ministro degli Esteri Molotov rigettò le proposte americane e respinse la  costituzione di un comitato anglo­russo­francese che compilasse un rapporto sulle  priorità  e  i  bisogni  dei  singoli  stati.  L’Urss  temeva  che  qualsiasi  forma  di  controllo indebolisse la sua influenza sull’Europa Orientale e temeva la minaccia  rappresentata da una Germania ricostruita (grazie al piano). 87 Dopo il ritiro delle truppe di occupazione americane e sovietiche il paese era  rimasto diviso in 2:  Nord il regime comunista della Repubblica democratica popolare di Corea,   Sud quello autoritario e filoamericano della Repubblica di Corea guidata da  Rhee.   L’esercito nordcoreano (convinto di poter contare sull’appoggio cinese e  sovietico)attraversò il 38°parallelo(che segnava il confine tra i due stati)  conquistando per intero il sud del paese; il Consiglio di sicurezza dell’Onu,  autorizzò allora un’azione militare contro gli aggressori, che gli Stati Uniti  organizzarono e gestirono da soli.  In due settimane la situazione venne ribaltata dal comandante MacArthur (14.5) e  gli eserciti americani e sudcoreani si spinsero quasi fino alla frontiera tra Corea  e Cina. I dirigenti cinesi inviarono quindi i propri volontari a sostegno della  Corea del nord, consentendo e una nuova offensiva nordcoreana e cinese che respinse  americani e sudisti al confine.  Mac Arthur propose di attaccare direttamente la Cina e minacciò l’uso della bomba  atomica x vincere. Benché le due superpotenze fossero impegnate in una battaglia propagandistica,  Truman era preoccupato quanto Stalin di un allargamento del conflitto e richiamò in  patria MacArthur. Iniziarono le trattative x l’armistizio. La guerra finì il 27 luglio del ’53 (a Truman era succeduto Eisenhower), senza  modificare la situazione coreana, lasciando solo morti e distruzione.  La fine della guerra di Corea lasciò inoltre intatte le preoccupazioni degli Stati  Uniti dell’estensione del comunismo in Indocina. 1953:   In Iran il governo nazionalista tentò di nazionalizzare i giacimenti  petroliferi, ma venne rovesciato dal colpo di stato dello shah Pahlavi con  l’appoggio dei servizi segreti statunitensi (la CIA,47, iniziò una serie di  operazioni x garantire con mezzi illegali la difesa degli interessi americani  nei paesi esteri)  Berlino venne scossa da manifestazioni operaie(complicazione relazioni con  URSS)  Morte di Stalin: introdusse elementi di instabilità ma anche di distensione,  infatti i nuovi leader del Cremlino, furono propensi ad una politica di  ‘coesistenza pacifica’ con l’Occidente.   Segretario di stato americano Dulles  valutava tali novità come espedienti x  dividere le potenze occidentali e affermò la necessità di una nuova strategia  della politica estera degli USA opponendo alla dottrina di Truman il roll  back: controffensiva per ridimensionare l’influenza sovietica nel mondo (a  ogni atto ostile della politica estera sovietica veniva opposta una massiccia  rappresaglia x scoraggiare ulteriori offensive). L’irrigidimento della Casa Bianca si tradusse quindi in una forma di pressione  sull’Europa afficnè accettasse di partecipare in misura più consistente alle  spese militari della NATO. 90 La guerra fredda significò infatti una forte corsa agli armamenti e la crescente  complessità della tecnologie incrementò le spese militari. Tali spese vennero  ammortizzate bene dagli USA, ma in URSS esse implicarono una costante penalizzazione  dell’industria produttrice di beni di consumo, con conseguente peggioramento della  qualità della vita. La sperimentazione di ordigni nucleari sempre più potenti (52­53 prime bombe  all’idrogeno) accrebbe il timore di un conflitto nucleare, ma il pericolo di  distruzione globale che portavano con sé i nuovi ordigni costituiva un fattore di  dissuasione (nonostante ciò entrambe le superpotenze avevano capacità di rispondere  ad un eventuale attacco nucleare). L’Europa dipendeva dalla protezione nucleare statunitense e rimaneva la più esposta  ad un eventuale attacci o rappresaglia sovietica. Le perplessità per il carattere  asimmetrico e ineguale dell’alleanza militare e diplomatica con gli Usa, portarono  la Francia nel ’54 a rinunciare al trattato per la Comunità europea di difesa  ( l’alleanza militare sottoscritta nel ’52 assieme a Italia, Gran Bretagna, Olanda,  Lussemburgo, Belgio, e Germania occidentale, la quale rappresentò un tenttivo di  dotarsi di un apparato difensivo autonomo, anche se integrato ala NATO).  I problemi del riarmo tedesco e della protezione nucleare statunitense trovarono  nuove soluzioni con:   l’ingresso della Germania alla NATO   la creazione nel 54 dell’Unione europea occidentale: un’agenzia per il  controllo degli armamenti nazionali che comprendeva Germania e Italia,  finalizzata  al mantenimento degli equilibri in Europa. A questa sistemazione del vecchio continente il sistema difensivo USA affiancò una  serie di trattati:  54 SEATO: univa USA, Australia, Nuova Zelanda, Filippine, Thailandia  55 PATTO DI BAGHDAD: tra G.B, Turchia, Iraq, Iran e Pakinstan 1955 fu l’anno in cui si fossilizzò la divisione dell’Europa:  Quando la Germania occidentale entra nella NATO,  gli otto paesi dell’Est  stipularono il Patto di Varsavia: un trattato di cooperazione e mutua  assistenza che stabilì un comando militare sotto la guida di Mosca.  La stabilizzazione tra le due superpotenze( “coesistenza pacifica”)venne sancita da  conferenze internazionali nel 54:  La prima si svolse a Berlino con la partecipazione delle nazioni vincitrici  della guerra ma si concluse con un nulla di fatto   La seconda, a Ginevra, fu estesa alla Cina .  Si raggiunse una situazione  provvisoria: divisione del Vietnam lungo il 17 parallelo in due autonome  entità statali appartenenti alle opposte sfere d’influenza: o Nord: fedele al blocco sovietico, guidato da Ho Chi Minh o Sud: in appoggio alla presenza francese e alla crescente influenza  americana. (13.3) 91 Il rischio di rimanere isolati o di piegarsi alla forza delle due superpotenze,  portò i paesi ‘non schierati’, (India e Indonesia e 29 paesi) a riunirsi a  Bandung(Indonesia), per sottoscrivere un documento che ribadiva i principi della  Carta delle Nazioni Unite sulla limitazione armamenti, sul diritto dei popoli  all’autodeterminazione e sul rispetto della sovranità degli Stati. 12.6 EQUILIBRIO BIPOLARE ED EUROPA UNITA. 1956: la stabilizzazione europea sembrò sul punto di andare in frantumi a causa  delle contraddizioni del blocco orientale.  Cruchev ( nuovo leader del Cremlino) denuncia i crimini di Stalin  Furono soppresse sommosse operaie in Polonia  L’Armata rossa pose fine ad una rivolta antisovietica in Ungheria (16.4)  Nonostante il roll back di Dulles, Gli Stati Uniti rinunciarono ad ogni  intervento diretto nella crisi. Più cresceva l’estensione spaziale della loro zona di influenza, più aumentava la  difficoltà di esercitare efficacemente il proprio dominio (in più la  decolonizzazione aveva moltiplicato il numero degli stati sovrani): una prova di  tale principio fu alla fine del 56 la questione del canale di Suez. FORMAZIONE STATO D’ISRAELE: Dal ’48 la regione era stata riorganizzata su indicazione delle Nazioni Unite x far  posto allo stato di Israele(x la pressione dell’opinione pubblica mondiale,  consapevole che la Shoah fu possibile x la mancanza di uno stato ebraico). Si  realizzarono così gli obiettivi del movimento sionista, ma la nacsita dello stato  venne vista come un sopruso dagli stati arabi confinanti (soggetti a limitazioni  territoriali e spostamenti di popolazione): nel ’48­’49 Egitto, Giordania, Siria,  Iraq e Libano attaccarono gli israeliani, che ebbero la meglio.  Sotto la leadership del socialista Gurion, venne consolidato un regime democratico  parlamentare , contraddistinto da un’originale esperienza di colonizzazione del  deserto attraverso strutture collettivistiche(kibbutz). Diverso fu il processo di modernizzazione seguito da altri stati arabi, in  particolare dall’Egitto, che nel ’52 aveva istaurato un regime militare  nazionalista, sotto la guida di Nasser,  che aspirava alla piena indipendenza  economica .  Nasser aderì alla conferenza di Bandung, stringendo relazioni con il blocco  orientale, offrendo appoggio all’Urss.( perché si era rivolto agli USA per  averne forniture militari ma americani non accettarono x via dei rapporti  privilegiati che avevano con Israele)  Nel 56  annunciò la nazionalizzazione del canale di Suez (ancora controllato  dalle truppe britanniche), allarmando G.B e Francia.  Truppe egiziane attaccate da israeliani e paracadutisti anglo­francesi vennero  lanciati nella zona del canale.  Ma USA presentarono all’assemblea delle Nazioni Unite una risoluzione che  chiedeva il ritiro degli aggressori, la cui approvazione sancì l’isolamento di  Israele, Francia e G.B (ribadendo la logica bipolare e l’impossibilità di  iniziate esterne ad essa) 92 riconosciuto l’indipendenza di Cuba e ritirato i propri missili dalla Turchia e  dall’Italia: ciò sottolineò il carattere di gioco “a somma zero” tra le  superpotenze, dove ogni punto perso doveva corrispondere a un punto guadagnato  dall’interlocutore. Nessuno dei contendenti poteva accettare sconfitte troppo  cocenti, pena la disgregazione del blocco; nessuno poteva usare l’arma nucleare,  troppo pericolosa e distruttiva, ma continuava ad usarla come strumento di  pressione. Il mondo era imprigionato in un “equilibrio del terrore”, ma tra le  superpotenze si apriva uno spazio negoziale. Nel 61 lo svantaggio USA derivante dal fallimento dell’invasione di Cuba era stato  sfruttato da Chruscev per riaprire la questione di Berlino x affidarne il pieno  controllo alla Repubblica democratica tedesca. Gli USA risposero con durezza x  difendere il principio di libero accesso alla città. La contromossa sovietica fu immediata e radicale: nell’agosto 61 fu costruito un  muro che tagliava in 2 la città: non attraverso una migliore qualità della vita  ,  ma soltanto con la repressione le autorità di Berlino est riuscivano a bloccare la  continua insistenza di cittadini che cercavano illegalmente rifugio all’Ovest. 1961: MURO DI BERLINO: muro che divide la città. PERCHè: La questione tedesca  rimaneva il maggior elemento di attrito fra Stati Uniti e Unione Sovietica e in  particolare Berlino, continuava a dare problemi. Berlino Ovest grazie agli aiuti  della Germania  Federale e degli USA era divenuta in breve tempo una città ricca,  all’opposto Berlino Est era diventata povera. Questo rapporto, Berlino est­Berlino  Ovest, faceva apparire il comunismo come perdente nei confronti del capitalismo  Americano. Questo fece irritare molto Mosca e i governanti della Germania  Democratica. Berlino Ovest però era diventata la principale porta per uscire dal  comunismo, infatti Berlino est perse in dieci anni dal 1948 al 1958 circa 2 milioni  di abitanti. Per porre fine a questo esodo di gente Chruscev fece erigere  nell’agosto del 61 un muro tra la parte Orientale e quella Occidentale. Questo fu  denominato “Il muro di Berlino” presso il quale persero la vita numerosi tedeschi  dell’Est in fuga verso l’Ovest. Questo muro fu il simbolo della “Guerra Fredda”. 12.8 LA DIFFICILE COESISTENZA DEGLI ANNI SESSANTA. Guerra fredda: fino al 91 (dissoluzione URSS) Alcuni studiosi ritengono però sostengono che durò dal 47 al 63, perché in  seguito  il confronto fu meno aspro e venne avviato un processo di distensione. Nel 63 vi fu la firma di un trattato per la sospensione degli esperimenti nucleari  da parte degli Usa, Urss e Gran Bretagna = il primo vistoso segnale di un inversione  di tendenza, anche se ebbe delle contraddizioni. Il rifiuto di firmarlo di Cina e Francia, evidenziò l’insufficienza dei due blocchi  a garantire la pace: il trattato non fermò la corsa agli armamenti (anzi, fu ripreso  dall’URSS), l’egoismo statunitense tollerava i missili puntati contro l’Europa ma  era pronto all’attacco quando si vennero a trovare vicini al proprio suolo  nazionale. In  Europa fu la Francia a farsi portavoce della protesta contro l’egoismo  statunitense.  De Gaulle : 1) dette impulso ad un programma nucleare indipendente 95 2)’63 si oppose all’ingresso della Gran Bretagna nella CEE e promosse un  avvicinamento alla Germania occidentale.  Prima scelta motivata da:  Rapporti militari preferenziali intrattenuto da Londra con Washington  (indebolivano autonomia europea)   rete britannica di rapporti commerciali internazionali. Seconda scelta: suggellata da un trattato tra De Gaulle e Adenauer. Ma il Parlamento  tedesco riaffermò un preambolo che riaffermava l’importanza degli USA e  dell’Alleanza Atlantica. Il risultato fu che la Francia radicalizzò ulteriormente le proprie posizioni:  nel’65 si ritirò dal comando militare della NATO e adottò la politica della ‘sedia  vuota’, astenendosi dal partecipare alle riunioni comunitarie.  Intransigenza gollista riproponeva alla comunità Europea il conflitto tra:  organismi e politiche comunitarie  interessi e sovranità nazionali 1966: Nuovi accordi a Lussemburgo imposero uno stop al processo d’integrazione e  ribadirono la preminenza degli stati nazionali sulle istituzioni comunitarie. La sedia vuota fu rioccupata dai delegati Fr, ma da allora la CEE procedette sulla  strada dell’unificazione doganale: una strada + neutra e senza implicazioni  politiche , che implicava la rinuncia temporanea a ogni proposito d’incidere sugli  equilibri mondiali. D’altra parte, l’attenzione degli USA x l’Europa negli anni 60 fu ridotta dal loro  crescente impegno militare in Vietnam. Eisenhower appoggiò il regime sudvietnamita di Dinh (a causa della “teoria del  domino”: ogni passo indietro degli USA nel Sudest asiatico rischiava di azzerare  l’egemonia occidentale nell’intera area). Nel ’60 si costituì nel Vietnam del sud un  Fronte nazionale di liberazione chiamato Vietcong (appoggiato dal nord)che avviò una  guerriglia.  La precarietà del Vietnam del sud pose gli americani di fronte a un alternativa tra  disimpegno o incremento del proprio impegno militare: il presidente Johnson (dopo  assassinio Kennedy) sceglie la seconda (vince x due volte le elezioni ma poi il  consenso venne meno). L’impegno bellico degli USA non riuscì infatti a piegare il Vietnam del nord e la  prospettiva della vittoria si allontanò. La svolta si ebbe nel ’68, con un offensiva  in grande stile dei nordvietnamiti che minò le certezze dell’opinione pubblica  americana: si  giunse quindi all’apertura di negoziati di pace, che si avviarono a  Parigi nel maggio del ’68.  Fu in seguito avviata dal nuovo presidente Nixon, e il suo segretario Kissinger, la  linea di un graduale disimpegno americano e di ‘vietnamizzazione’ del conflitto  (strategia del low profile in politica estera, USA non più polixxiotti del mondo). 1973  fu raggiunto l’accordo per il cessate il fuoco, ponendo fine all’impegno  militare statunitense, lasciando il Vietnam del sud abbandonato al suo destino.  96 Un altro importante focolaio di crisi internazionale negli anni 60 restava in Medio  Oriente,la cui importanza strategica era accresciuta grazie al ridimensionarsi degli  entusiasmi x lo sfruttamento dell’energia nucleare, lasciando il petrolio la  principale fonte di energia dell’Occidente.  Le popolazioni arabe evacuate nel ’48 dai territori occupati dal nuovo stato  israeliano, mantennero la loro identità palestinese, soprattutto per opera di alcuni  movimenti politici(Al Fatah guidato da Yasser Arafat).  1964 si formò l’organizzazione per la liberazione della Palestina(OLP, membri in  stati contigui a Israele). Ciò che avevano in comune tali sviluppi era l’ostilità  verso Israele(la sua costituzione era simbolo del sopruso occidentale e in più  l’ostilità aumentò a causa del ruolo di Israele nella crisi di Suez). Nella prima metà degli anni ’60 Nasser aumentò le tensioni aggravando l’insicurezza  di Israele                              EFFETTO:1967 l’Egitto a chiuse il golfo di  Aqaba alle sue navi, portando Israele (forte dell’appoggio americano)all’uso  preventivo della forza, attaccando di sorpresa Egitto, Giordania e Siria = guerra  ‘dei sei giorni’, dove un milione di arabi furono inclusi nello stato di Israele (la  sua superficie era triplicata), ignorando una soluzione diplomatica posta dall’Onu  nel ’67 ( invitò Israele a ritirarsi dai territori occupati e ad aprire trattative  con gli stati arabi sulla base di un reciproco riconoscimento).    Unione Sovietica aveva sostenuto militarmente e politicamente i paesi arabi,  sconfitta di questi aggrava le difficoltà derivanti dalle sue tensioni con la Cina.  La crisi nel blocco comunista esplose nell’Europa orientale , dove forti spinte  riformatrici presero corpo nel 68:  in Polonia vennero represse dal regime  in Cecoslovacchia portarono alla sua invasione da parte delle truppe del Patto  di Varsavia, che nel 68 repressero ‘la primavera di Praga’, segnalando la  fragilità del blocco sovietico, a conferma della quale nel ’70 si ebbero  diversi moti operai in Polonia. Il Vietnam e la Cecoslovacchia simboleggiavano due diversi modi con cui le  superpotenze tentarono di affrontare la crisi degli anni 60, provocando forti  ripercussioni: nel 68 esse si espressero in un grande movimento giovanile che ebbe  un epicentro nella “primavera di Praga” e in Occidente trovò nel Vietnam, in Cuba e  nella Palestina gli emblemi contro l’imperialismo. 13. LA DECOLONIZZAZIONE 13.1 IL DIRITTO ALL’AUTOGOVERNO. Alla vigilia del conflitto(2GM), 710 milioni di persone erano sottoposti al dominio  coloniale, il diritto all’autodeterminazione dei popoli era stato riconosciuto solo  in minima parte. Il principio del mandato coloniale, istituito dalla Società delle  Nazioni, e concepito come strumento finalizzato al raggiungimento delle capacità di  autogoverno, restò inapplicato.  Nel 41 Churchill e Roosevelt avevano riaffermata nella Carta Atlantica  l’idea della  “decolonizzazione” come base x un futuro retto da rapporti pacifici e paritari tra  stati: questo ideale restò però spesso disatteso da entrambi, si trattasse delle  “repubbliche delle banane” o dell’India di Gandhi. 97
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