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Dewey - Esperienza ed educazione, Sintesi del corso di Pedagogia

Sintesi schematica del libro di Dewey

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 17/09/2020

elena-fornasieri
elena-fornasieri 🇮🇹

4.8

(10)

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Dewey - Esperienza ed educazione e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! CAPITOLO 1 - EDUCAZIONE TRADIZIONALE vs EDUCAZIONE PROGRESSIVA educazione tradizionale - tecniche isolate acquisite attraverso esercizio - informazioni trasmesse dal passato → percepite come un’imposizione dall’alto e dall’esterno → insegnate come qualcosa di statico, un prodotto finito che invece è culturale e ha una sua motivazione e una sua storia - alunno: ricettivo, obbediente e docile - disciplina e ordine - libri e maestri che fanno da tramite dei libri - preparazione in vista del futuro educazione progressiva - sfruttamento al massimo del momento presente - esperienza diretta invece che libri - libera attività - espressione individuale → percepita come dal di dentro - tecniche utili al superamento di problemi vitali ▪ tutti i principi sono di per sé astratti: sono concreti solo nelle conseguenze delle loro applicazioni: i principi in generale non possono risolvere nessun problema ▪ pericolo: creare una filosofia dell’educazione semplicemente per reazione: pensare che sia sufficiente prendere in blocco tutto ciò che fa la scuola tradizionale e fare il contrario (es: ripudiare l’autorità esterna non coincide col negare ogni tipo di autorità, ma vuol dure trovarne una nuova e valorizzare ancora di più l’idea che una persona più matura può fungere da guida); significa non solo non risolvere il problema, ma nemmeno porlo. Invece bisogna sviluppare nuove domande (es: va bene la libertà, ma cosa vuol dire? Che condizioni le servono? A cosa serve un maestro, come bisogna comportarsi coi libri? Che rapporto esiste tra i risultati del passato e i problemi del presente?) → rischio di diventare dogmatico (qualsiasi sistema o teoria che non ammette un esame critico dei propri presupposti) CAPITOLO 2 – BISOGNO DI UNA TEORIA DELL’ESPERIENZA punto fermo: nesso ESPERIENZA/EDUCAZIONE → serve una filosofia empirica e sperimentale ▪ esperienza è educativa se apre allo svolgimento di un’esperienza ulteriore → esperienza diseducativa = esperienza che arresta o fuorvia lo svolgimento di un’esperienza ulteriore (incallimento, riduzione della sensibilità, automazione…) ▪ esperienza è educativa se si svolge in un continuum = continuità dell’esperienza → esperienza diseducativa = esperienze senza connessione e continuità, anche se magari singolarmente sono vive e interessanti → cominci a prenderle come vengono, ma sicuramente non è una situazione di autocontrollo • non è vero che, siccome la nuova educazione si propone di partire dall’esperienza, allora la classe dell’educazione tradizionale era un luogo di non esperienza: era un luogo di esperienza, ma di esperienza negativa • QUALITA’ dell’esperienza: - immediata (se al momento è piacevole o meno) - a lungo effetto (se apre o influenza esperienze ulteriori): aspetto molto difficile da valutare, che pone un problema all’educatore: cercare esperienze che promuovono un’apertura al futuro 1 CAPITOLO 3 – I CRITERI DELL’ESPERIENZA ▪ principio della CONTINUITA’ ESPERIENZIALE: la continuità esperienziale avviene di per sé, senza fare niente di intenzionale: ogni esperienza fatta e subita modifica chi agisce e chi subisce, influenzando la qualità delle esperienze future. Il punto è capire verso dove tende questa continuità (uno può anche iniziare a fare il bandito e crescere in quell’ambito grazie alla continuità esperienziale, il punto è dove questa “crescita” lo porta e se si può davvero chiamare crescita), ovvero se la sua direzione è la continuazione della crescita → il principio di continuità può anche arrestare la crescita e rendere l’individuo statico → ogni esperienza è una forza propulsiva; il punto è verso dove, e il compito dell’insegnante è capire verso dove si muove, cosa assolutamente non facile: l’educatore deve saper cogliere la forza propulsiva di un evento e direzionarla ▪ principio di INTERAZIONE (l’individuo vive in un mondo, non è isolato) ▪ l’esperienza si compie non solo nella persona, ma all’interno del mondo (oggetti, relazioni) in cui la persona vive: moltissimo di ciò che ci circonda è un prodotto sociale, ovvero qualcosa che qualcuno ha elaborato prima di noi e che ci ha trasmesso → l’esperienza – e quindi l’educazione – è qualcosa di sociale → compito dell’educatore è riconoscere quale ambiente (quale “mondo”) favorisce esperienze educative e saper utilizzare la situazione fisica e sociale di fronte a cui si trova per estrarne elementi di valore educativo → serve una partecipazione attiva dell’insegnante * educazione tradizionale non aveva il problema dell’ambiente: era un ambiente ristretto, controllato, fatto di banchi cortili e lavagne. Non era necessario che il maestro parlasse del mondo esterno, e il farlo non era considerato educativo → subordinare le esigenze oggettive a quelle delle persone educate): si assume che ci siano una serie di modi di essere di per sé desiderabili (sapere tutto di tutto) senza tener conto della risposta degli individui a queste qualità desiderabili → il processo di insegnamento diventava qualcosa di accidentale: chi aveva delle condizioni interne che c’entravano qualcosa riusciva, chi non ce le aveva rimaneva indietro →→→ l’insegnante ha la responsabilità sia di scegliere le condizioni oggettive (ci dev’essere una ragione per cui adottare certi materiali e certi metodi, non basta che si siano dimostrati efficaci in passato) sia di comprendere bisogni e attitudine degli individui ▪ qualsiasi esperienza è un gioco tra condizioni obiettive e condizioni interne, la cui interazione crea una SITUAZIONE (nell’educazione tradizionale si dava la precedenza a fattori obiettivi e quasi mai a quelli interni). L’individuo vive in una serie di situazioni, e vivere in una situazione è diverso da pensare a della vernice IN un bidone: la vernice non interagisce in nessun modo col bidone, mentre l’individuo interagisce con la situazione (le cose e le persone presenti): un’esperienza è quello che è in virtù della transazione che avviene tra l’individuo e il suo ambiente il mancato adattamento del materiale ai bisogni degli individui può provocare un’esperienza non educativa (= mancata interazione tra condizioni obiettive e condizioni interne) ▪ principio di continuità + principio di interazione = latitudine e longitudine dell’esperienza: ci sono situazioni differenti che si succedono una dopo l’altra, ma grazie alla continuità qualcosa passa da una all’altra, e con l’ampliarsi delle situazioni e delle interazioni, il mondo dell’individuo si espande o si contrae ▪ condizioni oggettive: non esiste un oggetto o una materia che di per sé è educativo o promuove la crescita; ma siccome si è pensato così, l’educazione si è ridotta a una serie di materiali predigeriti “da sapere”, basta regolarne la difficoltà man mano che si progredisce di età e se l’alunno si rifiutava era colpa sua, nessuno si chiedeva se era colpa della materia o del modo in cui gli veniva offerta ▪ materie apprese isolatamente: ognuna in un compartimento stagno (→ poi non ce le si ricorda più. Perché non hanno un collegamento; se ci fosse un collegamento sarebbe più facile) e apprese in preparazione al futuro ma senza adoperare il presente, invece l’idea è cercare le condizioni prestare 2
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